Mag 2, 2017 | Focolari nel Mondo
Il 2 maggio nel Palazzo Presidenziale di Attard, Maria Voce sarà l’ospite d’onore al workshop di “Comunione e Diritto” dal titolo “Il Diritto come mezzo per l’integrazione in una societa’ multiculturale“, con esperti impegnati nel mondo dell’immigrazione, dell’educazione e del lavoro. Il 4 maggio incontrerà la Presidente di Malta, Marie-Louise Coleiro Preca. A invitare Maria Voce è stata la diocesi di Malta, attraverso la sua Commissione Ecumenica, in occasione del 40° anniversario della fondazione della stessa. In quel contesto, il 5 maggio Maria Voce parlerà su “Dialogo o dialoghi? Uno stile di Vita”. E incontrerà l’Arcivescovo mons. C.J. Scicluna. Il 7 maggio la celebrazione di apertura dello State of Europe Forum dal titolo “Verso una Europa di speranza, guarigione e ospitalità”. Sono previsti gli interventi dell’Arcivescovo e di Maria Voce. (altro…)
Mag 2, 2017 | Focolari nel Mondo
La Conferenza Episcopale Italiana, insieme all’Unione Buddhista Italiana e all’Unione Induista Italiana, si fanno promotori di un Seminario di Confronto e Progettazione. In collaborazione con: Comunità di Sant’Egidio, Movimento dei Focolari Italia, Organizzazione Buddhista Rissho Kosei-kai, Fondazione Maitreya. Si tratta di una giornata di riflessione, di dialogo e di progettazione tra esponenti di diverse tradizioni religiose, rappresentanti del mondo dell’educazione e della cultura, membri delle comunità immigrate in Italia, operatori sociali e dell’associazionismo coinvolti nel settore immigrazione, accoglienza provenienti da esperienze differenti e con prospettive diverse. L’iniziativa è rivolta in particolar modo agli insegnanti e al mondo della scuola al fine di elaborare un progetto didattico comune da lanciare auspicabilmente nel prossimo anno scolastico. Le iscrizioni si chiuderanno il 10 maggio 2017 o,ad esaurimento dei posti disponibili. brochure incontro cristiani induisti buddhisti
Mag 2, 2017 | Chiesa, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolari nel Mondo

Foto: Roger Anis
Sami lavora come program manager al Centro Culturale dei gesuiti ad Alessandria di Egitto. Si è trovato coinvolto nell’organizzazione di questo importante e coraggioso viaggio del Santo Padre nel suo Paese. Visita che ha tenuto in bilico l’attenzione del mondo intero, anche per i rischi di nuovi attentati, come quelli avvenuti recentemente. Gli chiediamo che ci racconti come nasce questo viaggio. «Al Papa erano arrivati tre inviti, in momenti diversi, per venire in Egitto. Il primo gliel’ha rivolto il Patriarca Tawadros II, quando è andato in Vaticano (10/05/2013) nel suo primo viaggio all’Estero. Tornando parlava del “fratello Francesco” ed ha indetto il 10 maggio come la “Festa della fratellanza cattolica-ortodossa”, di cui mi sono occupato insieme ad un amico ortodosso che lavora con il Patriarca, per le edizioni 2015/16. Abbiamo allora capito il grande desiderio del Patriarca di andare avanti in questo rapporto. L’incontro di preghiera ecumenica con cinque patriarchi e due leader di chiese evangeliche, si è svolto nella Chiesa dove c’è stato uno degli attentati. Il Papa ha parlato più volte dell’”ecumenismo del sangue” che ci unisce. Bisogna dire che quest’anno, proprio per via degli attentati, non avevamo celebrato la Pasqua, ma la visita di papa Francesco è stata una riconciliazione, una grande gioia, una vera Pasqua.
Il secondo invito è arrivato dal Presidente Al-Sisi, quando si è recato in Vaticano (2014). Lui sta cercando di portare avanti una cultura di pace, con non poche difficoltà. Ma il Papa è andato oltre la politica, più in profondità. Il terzo invito gliel’ha fatto il Gran Imam di al-Azhar (2016). In quell’occasione il Papa gli regalò l’enciclica “Laudato sii”, cercando sempre ciò che ci unisce. Dal mio punto di vista è stato molto coraggioso Il Gran Imam a fare questo invito, dati i precedenti. Il discorso del Papa all’Università al-Azhar è stato molto importante, forse un inizio. Ora credo che ci vorrà più coraggio per affrontare le domande più sensibili, per andare a fondo anche nella storia … Ora tocca a noi egiziani lavorare per andare avanti». 
Foto: Philippe Fabre Photography
Oltre questi importanti eventi papa Francesco si è trovato anche con i e le religiose, sacerdoti e seminaristi cattolici. «A loro ha parlato come lo fa un pastore con i suoi discepoli. La comunità cattolica in Egitto è una minoranza nella minoranza (meno dell’1°), eppure è un referente importante nel dialogo interreligioso, specie attraverso i religiosi: con il loro modo di essere, sempre aperti al dialogo. E poi è il nostro specifico, vivendo il “dialogo della vita”, aiutati dalla spiritualità dell’unità. Nella settimana che ha preceduto la visita di Francesco, erano qui i genitori di Chiara Luce Badano (la giovane del Movimento dei Focolari, morta a soli 19 anni a causa di un tumore, che la Chiesa cattolica indica come esempio di santità per i giovani, ndr). Avevano fatto un viaggio nel Paese facendo conoscere la vita della figlia beata. La loro visita si è conclusa nell’incontro con 1500 giovani cattolici, arrivati da tutto l’Egitto in preparazione alla Messa del giorno dopo con il Santo Padre. Il momento più forte della serata è stato conoscere la vita di Chiara Luce». Cosa, secondo te, può cambiare con questa breve ma intensa visita? «Credo che si siano aperte nuove vie da percorrere, specie nel dialogo interreligioso ed ecumenico. C’è ora più fiducia nel Papa, nella Chiesa. Perciò penso che sarà più facile andare avanti. Occorre restare aperti, anche se, penso, ci vorrà tempo per “digerire” e capire in profondità i vari discorsi del Papa. Durante la messa nell’omelia sui discepoli di Emmaus, lui stesso ha sottolineato che loro ci hanno messo del tempo per capire l’evento del Risorto. Anche noi dopo questa visita sentiamo, come quei discepoli, che “ci arde il cuore in petto” dalla grande gioia». (altro…)
Mag 1, 2017 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Mio fratello era nato il 12 marzo 1995 nella città di Bié, nel sud dell’Angola. Era un bambino allegro, amava la natura, gli piaceva salire sugli alberi, raccogliere la frutta e portarla agli altri. Era vivace attivo e fin da piccolo aveva cominciato a lavorare. A 15 anni ha iniziato a raggiungere i suoi obiettivi. Non volendo pesare sui genitori, ha cominciato a lavorare come aiutante muratore. Poi, a 16 anni, come meccanico di moto e biciclette. Sognava di diventare medico per aiutare le persone, come nostro padre. Sì, perché vi sto raccontando la storia di mio fratello. Due anni fa, insieme a tre suoi amici, sono andati al mare. Mentre stavano ritornando a casa, sono stati sorpresi dai poliziotti. In quel periodo c’era una forte tensione in città, tanta violenza. Per arginarla, la polizia aveva posto un coprifuoco: tutti quelli che erano in giro dopo le 18 dovevano essere arrestati. Era un modo per spaventare i delinquenti e tranquillizzare la popolazione. La maggioranza delle persone, però, non era stata ancora avvertita di questa decisione, al suo primo giorno di applicazione. Tra questi, mio fratello e i suoi amici, che si sono ritrovati semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato. Mio fratello, scambiato per un delinquente, è stato arrestato. Il tempo passava e lui non tornava a casa. Angosciati, siamo andati a cercarlo dappertutto: a casa dei nostri familiari, negli ospedali, in carcere, nella spiaggia dove era andato. Ma nessun indizio della sua presenza. Alla fine, uno zio ci ha proposto di cercare nell’ultimo posto in cui mai saremmo voluti andare: l’obitorio. Il suo corpo era lì. Aveva solo 20 anni e tutto il futuro davanti. È stato un momento molto duro, un dolore grandissimo per la nostra famiglia. Dai segni sul suo corpo si capiva che i poliziotti erano stati molto crudeli e che aveva sofferto tantissimo prima di morire. Questa tragedia ha provocato una crisi profonda, specie in mio padre. Lui che aveva scelto di lavorare per salvare vite umane, ora si trovava davanti al dramma di un figlio che non aveva potuto aiutare… Conoscevo la spiritualità del Movimento dei Focolari da lungo tempo, e cercavo di mettere in pratica concretamente il Vangelo. Nel donarmi agli altri avevo trovato pienezza nella mia vita. Ma con la morte di mio fratello è nato in me un sentimento di odio verso i poliziotti che avevano commesso questa atrocità. Il dolore scavava dentro di me un vuoto incolmabile. Ho vissuto un lungo travaglio interiore: nel profondo del mio cuore, infatti, sentivo di voler avviare un processo verso il perdono. Non è stato facile. Solo Dio poteva riempire quel vuoto e rendere il mio cuore capace di misericordia. In questo percorso, l’amore della comunità dei Focolari nella mia città è stato fondamentale. Mi sono sentita amata, accolta e aiutata da tutti. Così ho trovato dentro di me la forza per poter fare questa scelta. Ho riscoperto il dono della pace ricostruendola prima di tutto dentro di me. Fino ad arrivare a guardare ogni poliziotto con gli occhi e il cuore pieni di misericordia». (altro…)
Apr 30, 2017 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Carissimi giovani, Dio chiama in maniere diverse e varie: chiama molti con compiti e missioni particolari; ad esempio chiama giovani alla sublime vocazione del sacerdozio, ad essere altri Cristo; chiama uomini e donne in quelle variopinte aiuole del giardino della Chiesa che sono le Famiglie religiose, per far costantemente profumare la Sposa di Cristo delle più splendide virtù. Chiama uomini e donne nei moderni movimenti ecclesiali a donarsi a Dio singolarmente e comunitariamente, o a comporre famiglie modello, tante altre piccole Chiese. Ricordate: egli chiama ad ogni età. Chiama anche i ragazzi, anche i bambini; chiama su tutti i punti della terra. Ma come si fa a conoscere la propria vocazione? Per esperienza vi devo dire che occorre una particolare disposizione in genere. Siccome la chiamata di Dio è un atto di amore suo, se lui trova amore nelle anime è più libero di chiamare. Allora cosa bisogna fare per sentire la voce di Dio? Bisogna amare, ma di amore vero. Se si fa così rendiamo facile il compito di Dio, e se già si conoscesse la propria vocazione, si trova nell’amore il modo migliore per realizzarla. Ma, occorre l’amore vero. È talmente importante l’amore vero, che se tu lo vivi scateni nel mondo una rivoluzione, che è la rivoluzione cristiana. L’amore vero ha quattro qualità: ama tutti, perché Gesù è morto per tutti; Maria è madre di tutti. Quindi un amore vero è di colui che non guarda tanto gli uomini o perché è simpatico, o antipatico, giovane o vecchio, bianco o nero, tedesco o italiano, di una religione o di un’altra, se è amico o nemico. L’amore vero ama tutti, provate a viverlo. Noi siamo abituati un po’ ad amare gli amici, ad amare i genitori, i parenti, tutte cose meravigliose. Ma abbiamo in cuore l’amore per tutti? Provate, provate. È la rivoluzione. Perché la gente non capisce e dice dopo un po’ di tempo: “Ma perché tu fai questo? Perché mi vuoi bene? Perché mi hai dato quella penna? Perché mi hai fatto quel compito? Perché?” “Perché? Perché voglio amare tutti”, e lì incomincia il dialogo fra di noi cattolici, con gli altri di altre Chiese o di altre religioni, incomincia un dialogo perché incomincia l’interesse nelle altre persone. Quindi, ricordatevi che il primo punto dell’amore vero è amare tutti. Secondo punto: amare per primi. Quando Gesù è venuto sulla terra noi non lo amavamo, eravamo tutti peccatori. Lui ci ha amato per primo. Bisogna avvicinare tutti, non aspettarsi l’amore, amare perché sei amato, no! Bisogna amare per primi. Questo è quell’amore che lo Spirito Santo ha diffuso nel nostro cuore; è l’amore stesso presente nella Santissima Trinità, del quale noi partecipiamo, ma che bisogna mettere in pratica. Poi bisogna vedere Gesù in tutti, perché l’ha detto: al giudizio finale l’esame sarà questo: l’avete fatto a me, quello che di bene facciamo e quello che di male purtroppo facciamo. Quindi terza cosa: amare tutti, amare per primi, vedere Gesù nel prossimo. Ma un amore che non deve essere un amore platonico, sentimentale; un amore concreto e per essere concreto occorre, come dice Paolo, farsi tutto a tutti, farsi uno con quello che soffre, farsi uno con quello che gode, e condividere gioie, dolori, necessità. Condividere. Allora: amare tutti, amare per primi, vedere Gesù, e poi amare concretamente. Questo è quello che possiamo fare noi, mettere nel nostro cuore l’amore vero. La chiamata è la sua parte, questa è la nostra, la chiamata è la sua parte, è compito suo. Carissimi giovani, Dio non cessa di chiamare specie se amiamo. A noi rispondere e comporre con la nostra vita quel divino, meraviglioso disegno che Dio ha su ciascuno di noi per il bene di tutti. Sapete cosa significa mettere Dio al primo posto? sia che ti chiami a consacrarsi a lui? sia che ti chiami formare una bella famiglia? Mettere Dio al primo posto nella vita significa trovare già da quaggiù la felicità. Ed è quella che auguro a tutti voi! Puntate in alto, giovani, abbiamo una vita sola, non si ripete: conviene spenderla bene». (altro…)