Set 17, 2018 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Nell’emisfero dove l’estate sta lasciando il passo all’autunno, di colpo molte città hanno cambiato ritmo, dovendosi in parte uniformare ai tempi di apertura e chiusura delle scuole, causa di traffico mattutino, ingorghi, o del formarsi di capannelli di persone all’uscita degli edifici scolastici. Ma se rientrare in classe con uno zainetto in spalla, trovare gli insegnanti, i compagni, un banco e una sedia sono cose scontate per tantissimi bambini e ragazzi, in altre parti del mondo, colpite da dolorose situazioni di guerra o povertà, andare a scuola, mantenersi agli studi o fare i compiti a casa è impresa ardua. Di questi problemi si occupa dal 1986 l’AMU, Azione per un Mondo Unito – Onlus, Organizzazione Non Governativa di Sviluppo che, ispirandosi alla spiritualità di Chiara Lubich, opera per diffondere una cultura del dialogo e dell’unità tra i popoli attraverso progetti di sviluppo in diverse parti del mondo.
Così in Siria, ad esempio. Oggi, finiti gli scontri armati più duri, ma non l’emergenza, il Paese si trova a fare i conti con la distruzione di molte infrastrutture ed edifici scolatici, la migrazione di capitali verso l’estero, l’embargo economico. A Homs, lo spostamento di moltissime persone da alcuni quartieri bombardati verso altri considerati “sicuri” e la diminuzione del numero di professori, emigrati all’estero, ha portato a un sovraffollamento delle scuole e quindi alla mancanza di un accompagnamento adeguato per ogni studente. D’altra parte, la spesa per frequentare una scuola privata è diventata per i più un onere insostenibile. L’impegno dell’AMU è quello di offrire una maggiore cura e attenzione ai bambini sfollati, accompagnandoli con un sostegno educativo e scolastico. A Damasco, invece, nell’antico quartiere di Tabbale, il sostegno è rivolto al centro “Bayt al Atfal” che accoglie, per quattro giorni a settimana, 120 bambini tra i 6 e i 10 anni. Alcuni di loro vivono con la famiglia in una sola stanza e non hanno un luogo dove studiare, altri hanno difficoltà di apprendimento o sindromi come la dislessia, oppure semplicemente non possono contare sull’aiuto di nessuno per lo studio, per l’assenza o l’analfabetismo dei genitori. Ad Aleppo, AMU sostiene un centro per bambini sordi, che nel Paese non vengono ammessi nelle scuole pubbliche o private. La Scuola “EHIS” ospita oggi 75 bambini e offre lavoro a 30 persone, tra professori, assistenti e operai. Sempre ad Aleppo, il progetto di apprendimento “Impara e produci”, organizzato dal Centro Artigianato Siriano e sostenuto da AMU, porta avanti un corso di formazione, rivolto a 20 adolescenti, che imparano a lavorare e vendere prodotti di artigianato locale, come il sapone a base di alloro, oggetti in rame e ricami.
In Egitto, al Cairo, la dispersione scolastica e l’accesso per le donne a percorsi educativi e professionali, per riuscire a sviluppare le proprie capacità professionali sono temi “caldi”. “Change For Tomorrow” della Fondazione Koz Kazah, nella comunità di Shubra, uno dei quartieri più popolosi della grande capitale sul Nilo, sostiene un gruppo di donne nell’avviare attività come la lavorazione del vimini, la cucina, la stampa ecologica. In Italia, AMU (Ente accreditato MIUR con DM n. 170/2016) propone a docenti ed educatori un percorso formativo dal titolo “Living peace: la pace come progetto di scuola”. Alle scuole e a gruppi di ragazzi, invece, è dedicato “Basta conoscersi”. È possibile sostenere i progetti AMU di educazione e assistenza allo studio. In questo modo, per molti più bambini e ragazzi settembre potrà diventare tempo di ritorno in classe. Chiara Favotti (altro…)
Set 16, 2018 | Chiara Lubich, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Focolari ambulanti per il mondo” li aveva definiti Chiara Lubich. Sono formati da giovani, adulti, o famiglie, religiosi, adolescenti. Un progetto che si ripete, grazie alle esperienze positive e ai frutti che questa originale modalità di incontro e scambio sta portando in varie parti del mondo. Una di queste si è svolta a Maputo, la capitale e maggiore città del Mozambico, nonché il principale porto sulla baia di Delagoa, che si affaccia sull’Oceano indiano. Nella città sudafricana, piena di affollati e colorati mercati, molto animata soprattutto nelle ore serali, con una stazione ferroviaria progettata da Gustave Eiffel, dal 1 al 30 agosto si è “stabilito” il focolare “temporaneo” composto da Antonietta, Giovanni e Perga (di Loppiano), Padre Rogelio (Religioso di Maputo), D. Stefan (della Svizzera) e Fatima (del focolare di Johannesbourg). «All’arrivo a Maputo abbiamo subito stretto tra noi un patto d’unità. Nei vari incontri che abbiamo avuto nei giorni successivi con le persone del posto, giovani, famiglie riunite nelle case insieme con i loro colleghi di lavoro e amici, religiosi e religiose, abbiamo visto che la luce del carisma di Chiara Lubich entrava nei loro cuori, affascinati dal Vangelo che diventa vita. Altri bei momenti di famiglia sono stati quelli con l’arcivescovo D. Francisco Chimoio, che ci ha raccomandato “di non perdere la nostra gioia e di portarla nel mondo”, e con il Nunzio Edgar Pĕna, che ha sottolineato l’importanza del “seminare”».
Un “tour”, non certo turistico, nello Zimbabwe, per due settimane nel mese di agosto, è stata l’esperienza vissuta da tre focolarine. «Una esperienza – scrive Cielito del Portogallo – che consiglierei a tanti, perché apre il cuore, la mente e l’anima ai bisogni dell’umanità. Due settimane che mi sono sembrate mesi, tale è stata l’intensità di ogni giornata». Dopo un breve giro di Johannesburg (Repubblica del Sudafrica), «primo approccio alla povertà di questo continente, ma ancora ben diverso da quello che abbiamo avuto dopo», il piccolo gruppo si è trasferito a Bulawayo, ospiti di una signora in un quartiere della periferia, condividendo in tutto le sue condizioni di vita e la povertà. «Lo Zimbabwe – spiega – è un paese per lo più cristiano e la vita delle persone ruota attorno alla vita delle parrocchie, con un forte senso di appartenenza. I nostri amici del Movimento avevano preparato per noi, come programma, un “tour” delle varie parrocchie della città. Sono più di mille le persone che abbiamo incontrato in quei giorni, molte delle quali bambini e giovani, a cui ci siamo presentate raccontando le nostre esperienze basate sul Vangelo. Partivamo ogni mattina affidandoci a Maria, senza sapere chi avremmo incontrato. Mettevamo quello che ci poteva essere utile negli zaini e via, confidando unicamente nello Spirito Santo. Lasciando a Dio la “regia” della giornata, assistevamo con stupore a quello che Lui operava. Abbiamo trovato generosità, prontezza e impegno, pur nella povertà dei mezzi, e questa è stata per noi una grande testimonianza». «Nella seconda settimana – conclude – ci siamo trasferite all’interno del Paese, in una missione (un “college” fondato dai Gesuiti 130 anni fa), e da lì per due giorni in uno sperduto villaggio rurale, per visitare un gruppo di persone che da anni vive la Parola di vita. Gente poverissima, ma capace di un’accoglienza squisita. La loro generosità, la loro fede semplice e profonda e la purezza del loro cuore ci hanno conquistato. In questo luogo sperduto, in mezzo al nulla, abbiamo visto con i nostri occhi che il carisma dell’unità è davvero universale». Chiara Favotti (altro…)
Set 12, 2018 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Con una lettera indirizzata «alla stimata Presidente Maria Voce», Asabaton Fontem Njifua, la massima autorità tradizionale del luogo dove sorge una cittadella dei Focolari (sud-ovest del Camerun), scrive: «Non ho nulla da dire in particolare – si legge nella missiva inviata il 28 agosto dal Palais d’Azi – se non quello di esprimere la mia più profonda e sincera gratitudine ai membri dell’intero Movimento dei Focolari e soprattutto a coloro che lavorano a Fontem». «Sei ormai al corrente – scrive rivolgendosi a Maria Voce – della crisi sociopolitica che ha colpito il nostro Paese, in particolare le regioni anglofone. Fontem è uno dei villaggi in cui l’impatto della crisi era ed è molto forte». Ricordando l’appellativo attribuito a Chiara Lubich da un suo predecessore, nel 2000, quale “regina inviata da Dio”, il Fon usa parole amare per descrivere la situazione attuale: «Come esseri umani, abbiamo tentato in diversi modi di ripristinare la pace che esisteva una volta e a portare la gente a vivere la vita che Mama Chiara – Mafua Ndem ci ha insegnato, ma la maggior parte, se non tutti i nostri sforzi si sono rivelati inutili. Molti del mio popolo e persino membri del Movimento sono stati vittime della crisi. Mi viene da pensare che proprio le persone che hanno portato a Fontem la vita, la speranza, l’amore, l’unità e la luce di Dio sono sottoposte ora a un trattamento inumano. Il mio cuore piange quando penso che gli sforzi di sviluppo e le infrastrutture portate dal Movimento dei Focolari sono stati distrutti, e non possiamo fare molto per salvarli. Questo e molte altre cose mi spingono a esprimere una sincera gratitudine a tutti i membri del Movimento residenti a Fontem, che hanno resistito alla prova del tempo e sono rimasti fedeli alla causa dell’unità, della pace e dell’amore».
«Nell’attuale crisi – spiega il sovrano – migliaia di persone che sono fuggite dalle loro case hanno trovato rifugio al Centro Mariapoli di Fontem. La mia gratitudine è ancora più grande per il fatto che i focolarini hanno scelto di restare con la mia gente, nonostante il fatto che molti siano scappati dal Paese. Una ricompensa attende ciascuno di loro in Paradiso. In tutto ciò, ho imparato una grande lezione – indicata in maiuscolo dal Fon – quella di VIVERE INSIEME COME UNA FAMIGLIA. Loro sono davvero una famiglia leale. Non ci hanno abbandonato e prego che non ci abbandonino. Il Movimento dei Focolari è come la spina dorsale di Fontem, senza la quale non siamo nulla». Dopo aver chiesto con parole accorate di pregare il Padre per il suo popolo, e perché ritorni la pace nel Camerun, il Fon conclude: «Il nostro più grande desiderio è quello di vivere le parole di Mama Chiara “CHE TUTTI SIANO UNO”. Ricordatevi di noi nella preghiera perché è l’unica cosa di cui abbiamo bisogno ora. L’uomo ha fallito ma Dio non può fallire». A cura di Chiara Favotti Leggi la lettera (in inglese) (altro…)
Set 11, 2018 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Era il 1975 e frequentavo la V ginnasio della cittadina in cui sono nato. Cicerone e la congiura di Catilina animano una disputa fra noi adolescenti: la libertà. La saggia professoressa apre un dibattito fra i sostenitori di Cicerone, relatore un mio compagno, e Catilina, relatore il sottoscritto. La difesa della libertà mi appassiona a tal punto che un applauso conclude la mia arringa. Da quel momento la libertà diventa il leitmotiv della mia vita. Ma cos’è la libertà? Ed io sono libero?». Francesco, italiano originario della Sicilia, ha 59 anni ed è sposato con Paola. Per il progredire della malattia, non può più muovere il corpo, né parlare. Ma può muovere gli occhi. L’anno scorso ha aperto un blog, su consiglio di un giornalista che l’aveva contattato per una breve intervista. Prima con i pollici, poi, per il progredire della malattia, con un lettore oculare, che richiede più tempo, Francesco comunica ciò che nel suo cuore acquista forza e dinamismo, mentre il corpo si va progressivamente immobilizzando. Titolo del blog: “SLA. Io sono libero”. Libero Di Amare. «Non sono uno scrittore, ma una voce interiore mi suggerisce le parole. Inizio a vedere un film della mia vita che non conoscevo. È la mia forza: comincio a scrivere alcune pagine. Ricevo messaggi che mi emozionano. Ho semplicemente donato alcuni miei pensieri e ricevo tanto amore: mi comunicano emozioni, dolori, gioie, vita!».
«Per tutta la vita ho cercato di ritagliarmi un momento, durante la giornata, per avere un colloquio intimo e personale con Dio. Non sempre ci sono riuscito, ma ogni volta che passavo accanto ad una Chiesa, salutavo, con un ciao, Gesù presente nel tabernacolo. Spesso entravo, per dedicargli un po’ del mio tempo. Rimanevo in silenzio, perché fosse Lui a parlarmi. Prima di andare via gli affidavo le difficoltà della giornata. A volte scherzavo: Gesù questo è un problema tuo, da solo non ci riesco. E non sono mai stato deluso». «Quante volte, pur avendo una vita piena di tutto, avvertiamo un senso di vuoto, di apatia, che vela la nostra vita di un velo di infelicità. Un uomo mi ha aperto uno spiraglio di luce: Agostino d’Ippona. Le sue Confessioni mi hanno preparato ad un incontro, che il primo agosto del 1976 mi avrebbe cambiato la vita: Dio è Amore e ti ama immensamente. Come posso corrispondere a questo amore infinito? Il Vangelo, che avevo letto ma non vissuto, mi diede la risposta: come puoi amare Dio che non vedi, se non ami il fratello che vedi? Fu una rivoluzione copernicana. Eravamo un gruppetto di amici a fare questa esperienza. Leggevamo il Vangelo e cercavamo di metterlo in pratica. Il mio cuore scoppiava di gioia e cominciai a sperimentare che il dolore è vita!».
«Ricordo ancora l’odore del mare, seppure la malattia mi abbia tolto l’olfatto, (…) sento l’acqua che mi sfiora la pelle, anche se non nuoto da tre anni. Eppure non ho nostalgia, né dolore, per quello che ero e per quello che sono. Chiudo gli occhi, e il mio corpo galleggia, non è un sogno, o mera follia, è il mio Signore, che mi ripete: non temere». «La SLA era impressa nel mio cuore, da quando ero nato, ma non ne ero consapevole, fino a qualche anno fa. Il mio codice fiscale inizia con SLA, e non è una coincidenza. Non credo nel fato, ma nella Fata che mi ha scelto come figlio suo e non mi ha mai abbandonato. Maria, la madre di Gesù, è la mia rete, come quella del trapezista. (…) È un’esperienza che si ripete, ogni qualvolta il dubbio mi assale e la speranza diventa una zavorra. Maria è sempre lì, e non posso più aver paura! (…) Maria mi aveva tracciato la via e Chiara Lubich mi ha insegnato a orientare, ogni mattina, la bussola su Gesù Abbandonato in Croce. È Lui il segreto per cercare la Verità». «Vivi l’attimo presente perfettamente e sarai in Dio eternamente, mi ha insegnato Chiara. E nell’attimo presente posso gridare, non con la voce, ma con il cuore: Sono Libero di Amare». Fonte: Il blog di Francesco (altro…)
Set 9, 2018 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale

Maurizio Certini, direttore del Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira.
Giovani universitari, provenienti da tutto il mondo. È particolarmente a loro che si dedica il Centro La Pira, cercando di rispondere alle nuove sfide poste dal mondo delle migrazioni. Come valorizzate il sogno che muove questi giovani a venire a studiare in Italia? Sono ragazzi e ragazze con un “potenziale umano” preziosissimo, che possono diventare “ponti” di buone relazioni culturali, economiche e politiche, tra Paesi. Accoglierli e sostenerli era il sogno del Card. Benelli, che volle istituire per loro un Centro diocesano internazionale, intitolandolo al prof. Giorgio La Pira, promotore di pace nel mondo intero e per tanti anni sindaco di Firenze, di cui si è appena concluso l’iter canonico del processo di beatificazione. Era il 1978, appena quattro mesi dopo la sua morte, quando Benelli si rivolse a Chiara Lubich per chiedere la disponibilità di alcune persone del Movimento per avviare questa esperienza. Le scrisse: «[…] Molti giovani si sono ritrovati soli, nel più impressionante disagio e amaro disorientamento. Vogliamo servirli, conoscerli, fare che si sentano accolti, porci al loro fianco, rispettandoli e aiutandoli in tutto, stabilire con loro un dialogo che coinvolga la nostra realtà di uomini. Se sono musulmani, li aiuteremo a esserlo meglio, se ebrei ad essere ebrei. Vogliamo offrire loro un servizio che tonifichi l’anima e con finezza cristiana li ponga nel rispetto della loro dignità».
Qual è la situazione quarant’anni dopo? Le condizioni di vita degli studenti universitari stranieri, meritevoli ma con pochi mezzi, sono sicuramente migliorate, grazie all’esonero dalle tasse e alla messa a disposizione di alloggi e mense. Ma il percorso formativo resta, per molti, una corsa a ostacoli: la lontananza da casa, la necessità di mantenersi da soli, la difficoltà di studiare in un contesto culturale poco noto, la burocrazia, le sirene del consumismo. Chi conosce le storie di tanti di questi ragazzi rimane colpito dal loro coraggio, dall’esempio di fortezza nelle prove e di resistenza nelle difficoltà. I problemi più seri si manifestano al secondo o al terzo anno quando, anche se volenterosi e motivati, non riescono a conseguire i crediti necessari per rimanere nelle residenze universitarie. Per loro si apre all’improvviso una voragine, e può essere l’avvio di un processo deprimente, che porta all’abbandono dello studio e all’infrangersi di un sogno. Negli anni, quanti giovani sono transitati dal Centro? Numerosissimi. Si è cercato di far fronte con entusiasmo a tanti bisogni, cercando soluzioni, dando loro speranza. Molti, delusi e scoraggiati, sono riusciti a riprendere in mano la propria vita, completando il percorso di studio. L’esperienza universitaria all’estero rappresenta una singolare occasione culturale e professionale. Ma occorre una speciale attenzione per adeguare con creatività l’impegno istituzionale e associativo, che deve essere coordinato e attento alle differenze culturali e religiose, ponendo al “centro” gli studenti, per accompagnarli integralmente nel loro cammino.
Un’associazione sostenuta prevalentemente dal volontariato può incidere sulla società e sulla politica? Giorgio La Pira fece sue le parole di un grande architetto rinascimentale, Leon Battista Alberti: «Che cos’è la città? È una grande casa per una grande famiglia». Oggi il mondo è una città globale. Con la nostra azione, guardiamo alle città del mondo attraverso gli sguardi e le storie dei numerosi “ospiti”, aprendoci alla reciprocità. In italiano, “ospite” è colui che accoglie, ma anche colui che è accolto. Al Centro cerchiamo di generare comunità, consapevoli di trovarci in un contesto sociale sempre più plurale, che necessita di persone aperte al dialogo, capaci di reciproca integrazione. Oggi il bisogno sociale di comunità è fortissimo: il mondo è di corsa, spesso alienato, crescono le sopraffazioni, le falsità, il sospetto, la paura. Il nostro piccolo “campo di gioco” si dilata ogni giorno a livello cittadino, nazionale, internazionale: siamo convinti che si vince solo se si genera comunità, volendo costituire la società come un corpo civile, ponendo al centro la persona umana con la sua dignità. Chiara Favotti (altro…)
Set 7, 2018 | Chiara Lubich, Spiritualità
«L’Antico e il Nuovo Testamento formano un solo albero. La fioritura avvenne nella pienezza dei tempi. E l’unico fiore era Maria. Il frutto che ne seguì fu Gesù. Anche l’albero dell’umanità era stato creato ad immagine di Dio. Nella pienezza dei tempi, alla fioritura, avvenne l’unità fra Cielo e terra e lo Spirito Santo sposò Maria. Abbiamo dunque un solo fiore: Maria. Ed un solo frutto: Gesù. Ma Maria, seppure una, è la sintesi della creazio¬ne intera al culmine della sua bellezza, quando si presenta come sposa al suo Creatore. […] Maria è il fiore fiorito sull’albero dell’umanità nato da Dio che creò il primo seme in Adamo. È Figlia di Dio suo Figlio. Guardando una piantina di geranio, che s’apriva in un fiore rosso, mi domandavo e le domandavo: «Perché fiorisci in rosso? Perché dal verde cambi in rosso?» Mi sembrava una cosa così strana! Oggi ho capito che tutta l’umanità fiorisce in Maria. Maria è il Fiore dell’umanità. Ella, l’Immacolata, è il Fiore della Maculata. L’umanità peccatrice è fiorita in Maria, la tutta bella! E, come il fiore rosso è grato alla piantina verde con le radici e il concime che la fece fiorire, così Maria è, perché vi fummo noi peccatori, che costringemmo Dio a pensare a Maria. Noi dobbiamo a Lei la salvezza, Ella la vita sua a noi». Chiara Lubich, Maria trasparenza di Dio, pp. 85-87 (altro…)