


La conoscenza è cammino e risposta
Mentre si moltiplicano, su diversi paralleli del mondo, processi di strappo e isolamento dal contesto globale, all’Istituto Universitario Sophia apre i battenti un nuovo Centro coraggioso e prospettico, il Sophia Global Studies, per «fornire strumenti di comprensione, gestione e trasformazione di processi e relazioni globali – spiega Pasquale Ferrara, ambasciatore d’Italia in Algeria e presidente del nuovo Centro di ricerca –. È il frutto di dieci anni di esperienza accademica e ha l’obiettivo di formare una nuova generazione di leader capaci di affrontare la complessità e motivati a operare per il dialogo e la pace».
«Nessun paese, nessun gruppo può permettersi di isolarsi dall’altro – afferma Paolo Frizzi, docente di Religioni e Processi Globali e coordinatore del Centro –. Siamo nel mezzo di un passaggio incerto, transitorio e molteplice». L’Istituto Sophia, nato da un’intuizione di Chiara Lubich, da quest’anno triplica l’offerta: Laurea Magistrale in Economia e Management, Ontologia Trinitaria e Cultura dell’Unità, con i rispettivi dottorati. Spiega il Preside, mons. Piero Coda: «La complessità degli orizzonti nazionali e mondiali richiede un’azione instancabile orientata all’unità della famiglia umana e guidata da un nuovo pensiero. Sophia, in questi dieci anni, è cresciuta come centro interculturale, inter e trans-disciplinare, dove si promuove una relazione integrale tra studi, esperienze e ricerca». Ad oggi oltre 400 studenti, di 50 diverse nazioni, hanno scelto Sophia come percorso di studi superiori. Circa 130 finora i laureati e una ventina i dottorati.

La souffrance
Au cours d’entretiens avec des groupes d’origines diverses, Chiara Lubich répond à des questions sur la souffrance, suscitées par des événements auxquels nous pouvons être confrontés tous les jours : découragements, maladies, catastrophes naturelles, injustices, la mort… Elle donne des conseils pratiques, des indications précieuses, comparables à des panneaux de la circulation utiles sur la route de la vie. Ce sont des réponses simples, à la lumière de la spiritualité de l’unité, de quelqu’un qui a vécu les situations douloureuses auxquelles elle se réfère. En toile de fond, le cri du Christ en croix : » Mon Dieu, pourquoi m’as tu abandonné ? « Éditions Nouvelle Cité

Resurrezione di Roma
Dialoghi interdisciplinari su città, persona e relazioni a partire da un testo di Chiara Lubich Presentazione di Fabio Ciardi Approfondimenti a più voci illuminano uno degli scritti più famosi di Chiara Lubich, testo ancora attuale per chi oggi avverta l’esigenza di un rinnovamento sociale. Ai nostri giorni metà dell’umanità vive nelle città, sempre più grandi, evoluzione di una millenaria storia che ha conosciuto tensioni feconde tra mondo urbano e mondo rurale; tra città ideale e reale, tra la città degli uomini e quella di Dio. Lungo i secoli, il pensiero e la prassi hanno oscillato tra il desiderio di rinnovare la città e quello di fondare città alternative. Davanti all’attuale urbanizzazione sempre più massiccia, la città è oggetto d’interesse, di indagine, di dibattito tra sociologi ed economisti, urbanisti e architetti, politici e ambientalisti, scrittori, pensatori, teologi. Il volume di carattere interdisciplinare intende offrire un contributo in merito, a partire da uno degli scritti più famosi di Chiara Lubich nel quale si concentra in qualche modo l’essenza del suo carisma: “Resurrezione di Roma” (1949). Un testo che riflette la sua esperienza e che Chiara stessa ha considerato un vero programma per il rinnovamento della società. (dalla Presentazione) LA COLLANA “Studi della Scuola Abbà” nasce come espressione culturale pluridisciplinare del Centro studi del Movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich per l’enucleazione e l’elaborazione della dottrina contenuta nel carisma dell’unità. Oggetto fondamentale di 1950, alla quale i membri della Scuola Abbà, esperti nelle diverse scienze, attingono per rileggere le studio sono gli scritti legati alla luminosa esperienza mistica vissuta dalla Fondatrice negli anni 1949-proprie discipline. Ciò che caratterizza la Scuola è una profonda comunione di vita e di pensiero, di cui questa collana vuole essere espressione; pertanto ogni studio pubblicato, anche quando è di un singolo autore, si può dire realizzato con il contributo di tutti. La “Scuola Abbà” ha sede a Rocca di Papa (Roma) ed è in collegamento, con altri studiosi sparsi nel mondo. Ed. Città Nuova

Le frère
Ces textes de Chiara Lubich sur l’amour du frère offrent beaucoup d’espoir pour notre monde. Cet espoir n’est ni utopique ni illusoire car la proposition de Chiara Lubich a convaincu au cours des décennies des milliers de personnes qui, chaque jour, se mettent ou se remettent à l’école de l’amour. Dans la spiritualité de l’unité de Chiara Lubich, l’amour du prochain constitue le premier pas pour réaliser le commandement de l’amour réciproque. Cet objectif n’est jamais perdu de vue. Du reste, comment l’amour du frère pourrait il être authentique s’il n’y avait le désir qu’il aime à son tour, s’il n’y avait le désir que lui aussi connaisse la plénitude de la joie qui vient de l’unité ? Chez Chiara Lubich, le concept de «l’amour du prochain» est fortement et explicitement enraciné dans la Parole de Dieu. Elle l’annonce avec courage dans le monde entier, à l’ONU comme dans les temples de toutes religions, orientales et occidentales, et met en évidence les fondements anthropologiques de l’amour. Puisant à l’amour divin, celui qui aime son frère demeure en Dieu et cette expérience ouvre une «voie» nouvelle dans l’histoire de la spiritualité, celle du «frère», voie de sainteté. « Si tous les hommes, ou au moins un peut groupe d’entre eux, se faisaient vrais serviteurs de Dieu dons le prochain, bien vite le monde appartiendrait au Christ» Éditions Nouvelle Cité

La mia vita è Maria
«Il rosario è il dramma della Redenzione visto dalle pupille di Maria, la vergine e la Madre: le gioie di Nazareth, le luci di Betlemme, le vicende di Giuseppe, e poi la tragedia della croce e infine le glorie celesti son fatte patrimonio di famiglia, cose nostre. La nostra storia, la vita nostra. (Igino Giordani, Una stella accesa nella notte», Città nuova, Roma, 2004, pag. 81). 1922-1925. «Se non è possibile la casta quiete dei vesperi nella casa dei nonni, riscaldata da una monumentale fiammata, ove raccogliere alla preghiera avi e nipoti, figli e collaterali: diciamoci il Rosario in tram, in piroscafo, nel rombo del tunnel e nello spasimo d’una locomotiva: sarà più meritorio il nostro sforzo d’astrarci in un impeto di spiritualità dall’orgia… della materia meccanizzata. Un quarto d’ora in chiesa non sarà la consuetudine sonnacchiosa… e la preghiera sarà refrigerio di fontana nell’arsura massacrante della civiltà impostaci». (Igino Giordani, Diario di fuoco, Città Nuova, Roma, 2005 [1980] p.19). 1933. «La Madre… C’è una preghiera a Lei particolarmente grata, la quale rappresenta un ciclo dei misteri della vita di Gesù ricordati a titolo di onore di Lei: il rosario. Riconduce la serenità nell’ora stanca e fosca della sera, nelle ore ardue della vita, e dà la forza per sperare nel domani e ricominciare: quella rude collana di perle di quattro soldi trasmette correnti di vita ultraterrena nelle povere ossa sfiancate dalla fatica, rialluminando la sola luce in anime bersagliate dall’iniquità sociale o dalle sventure multiple. Dà anche a chi vive la speranza d’un congiungimento col Padre, della morte con l’immortalità, del finito con l’Eternità ». (Igino Giordani, Diario di fuoco, cit. p.28). 1° ottobre 1945. «Perché tra noi Maria ha sì gran parte? Perché tra noi, quelli che seguono davvero l’Evangelo si sentono e si diportano come bambini, ai quali la madre è tutto e serve a tutto: ella è cercata perché li introduca a Dio. La prendono per mano, si attaccano alle sue vesti, perché li conduca al Padre. Non c’è maniera più rassicurante, più amorosa e bella di presentarsi a Lui. E poi, in compagnia della Mamma, tutta la vita è più bella: la natura ride, gli uomini stessi non sembrano più selvaggi». (Igino Giordani, Diario di fuoco, cit. p.68) 9 ottobre 1965.« Basta che veda l’immagine di Maria, perché mi balzino avanti all’anima le realtà più belle della mia vita. Vedo allora che la gioia dell’esistere si chiama per me Maria; la mia gloria è Lei, la mia forza è la Sua maternità; la bellezza che m’affascina è la Sua verginità; l’accettazione del dolore è la partecipazione alle Sue prove di Desolata. Non vedo in quale aspetto positivo dell’esistenza mia Ella non entri: la mia vita è Maria. E Maria è la Madre di Gesù: è Lei che mi dà Dio, sposa l’anima allo Spirito Santo, l’avvicina alla paternità dell’Eterno. Chi Ti ringrazierà, Mamma? ».(Igino Giordani, Diario di fuoco, cit. p.180). (altro…)