Mar 14, 2016 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Con la caduta del muro di Berlino sembrava tutto risolto. Nessuno immaginava che i muri della diffidenza, dell’odio, del pregiudizio continuavano ad ergersi nella ex Jugoslavia a ostacolare ciò che per tanti anni le comunità dei Focolari lì presenti avevano cercato di costruire: l’unità tra tutti, nonostante la varietà di etnie, lingue, religioni. Diversità che tutti loro erano giunti a percepire come altrettante ricchezze. L’annunciarsi del conflitto è stato un vero shock, ma anche uno sprone per continuare a credere che pur nell’assurdità di una guerra fratricida, l’immenso amore di Dio non veniva meno.
«Era l’agosto ‘91 – racconta a nome della comunità di Zagabria Minka Fabjan, esperta di amministrazione e attiva nel campo dell’Economia di Comunione – e tra mille peripezie un gruppo di noi siamo andati a Katowice (Polonia) perché sapevamo che vi avremmo incontrato Chiara Lubich. Lei lì ci ha invitati a testimoniare il Vangelo con tutti i mezzi possibili, di ‘gridarlo sui tetti’. In Croazia già c’erano le prime avvisaglie di guerra: le scuole chiuse, le autostrade bloccate… Fra questi venti di guerra faceva impressione sentire ripetere alla TV e alle radio i nostri messaggi di pace che, seguendo l’incoraggiamento di Chiara, avevamo inviato alle diverse emittenti. Ciononostante le ostilità continuavano ad intensificarsi. Chiara spesso ci telefonava per sentire come stavamo e per incoraggiarci: “Dimostrate con la vostra vita che l’amore vince tutto”. È stata lei a suggerirci una raccolta di firme per la pace: nelle scuole, davanti le chiese, sulle piazze, in Slovenia, Serbia, ovunque. In Croazia, per via degli allarmi, le raccoglievamo nei rifugi. In pochi giorni abbiamo inviato a vari Capi di Stato 65.000 firme». «Nel frattempo le nostre case si riempivano di profughi: erano i nostri parenti, gli amici, ma anche persone sconosciute. Chiara allora ha invitato il Movimento nel mondo a mobilitarsi per inviare aiuti. Nell’autunno è arrivato il primo camion con viveri e generi di prima necessità, un’azione che durerà per anni. Scantinati, case in costruzione, sede della Croce Rossa, sale di conferenze sono stati trasformati in magazzini per smistare ciò che arrivava e condividerlo con vicini di casa e profughi, siano stati serbi, musulmani o cristiani. Facevamo anche 300 pacchi al giorno. Con questi aiuti umanitari siamo riusciti ad aiutare regolarmente 7000 persone». «Sentivamo già la stanchezza, quando nel ’93 papa Giovanni Paolo II ha chiesto di aprire i nostri cuori e le nostre case alle donne bosniache che arrivavano a Zagabria dopo le indicibili crudeltà subite nei lager. Sentivamo che Chiara era al nostro fianco così ci siamo mobilitati tutti. Nel Familyfest ’93 abbiamo lanciato in mondovisione una raccolta fondi che ha permesso di dare casa a 50 famiglie profughe e di aiutare più di 150 donne. Attraverso il sostegno a distanza, sono stati soccorsi anche migliaia di bambini. Alcune di queste donne, vittime di stupro, hanno trovato la forza eroica di portare a termine la gravidanza. In Serbia erano state mobilitati 700 uomini, fra cui tanti del Movimento, per essere arruolati nell’esercito federale. Quando Chiara l’ha saputo ci ha invitati tutti a pregare per loro, affinché avessero la forza di opporsi alla violenza e di non sparare. E le preghiere sono state esaudite: ai ‘nostri’ hanno assegnato un servizio civile». La guerra aveva coinvolto anche Kosovo e Belgrado; nonostante ciò Chiara ha voluto recarsi nella vicina Croazia. Alla domanda di un giornalista (Ottone Novosel per Večernji list, il quotidiano lì più diffuso) se aveva una parola per queste popolazioni, Chiara non ha esitato: «Dimostrate che il miracolo dell’unita è possibile anche tra modi di pensare diversi, tra popoli diversi, tra religioni diverse. È Dio che guida la storia. Questa guerra potrebbe per reazione far suscitare una grande corrente di amore che potrebbe diventare un esempio per tanti e tanti popoli» (12.4.99). Un messaggio, questo della Lubich, di impressionate attualità anche per i tanti conflitti che ancora oggi continuano a deturpare il pianeta e a disonorare la nostra umanità. (altro…)
Mar 12, 2016 | Chiara Lubich, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Aleppo, 8 marzo 2016 – Mi sono svegliato alle 4 del mattino per il rumore dei bombardamenti e non sono più riuscito a dormire. Cercavo di non credere alle mie orecchie. No, non è vero Signore! Un’altra volta i bombardamenti! Adesso che si sperava che la situazione cominciasse a migliorare, ché l’elettricità è tornata dopo 5 mesi e l’acqua dopo 45 giorni! Perchè? Questa tregua doveva durare e diventare definitiva! Era una supplica che dal profondo saliva al Signore della Storia chiedendogli aiuto perché si consolidi il cessate il fuoco proclamato solo una settimana fa in tutta la Siria. Ma il rumore degli scontri sulla linea di fronte che divide la città di Aleppo in due, cresceva con esplosioni forti che si sentono molto bene di notte. Nell’attesa dell’alba e del ritorno della calma mentre cercavo di pregare, riflettevo: Certo che tutti vogliamo la Pace, ma ci crediamo davvero, o forse pensiamo che la si acquista a buon prezzo? C’è gente convinta che la guerra sia la via da percorrere! Sono pronti a sacrificare non solo la loro vita ma anche quella degli altri perché ci credono, e ci sono i potenti che ricavano profitto di tutto quello che succede, perciò non vogliono che si fermi la guerra e, anzi, mettono benzina sul fuoco.
E noi, la gente che crede in grandi ideali, in una vita civile e pacifica di rispetto fra le culture e di solidarietà, ci crediamo davvero? E quale prezzo siamo disposti a pagare? Veramente la guerra in Siria non è una piccola cosa. Chi è che ha la forza di distruggere un Paese che 6 anni fa cresceva pieno di vita e di speranze, dove convivevano musulmani e cristiani di diverse confessioni e tante altre etnie in rispetto e pace fra di loro? Sicuramente non sono dei semplici individui. Mi è venuta alla mente una risposta che Chiara Lubich aveva dato nel 2002 ad uno dei nostri amici musulmani che le chiedeva riguardo alla speranza che l’amore e la pace vincano sulla guerra. Ella gli rispose – ricordando gli attentati dell’11 settembre 2001 – che «il terrorismo è frutto di forze del Male con la M grande, contro il quale non bastano le forze umane […]. Occorrono le forze del Bene, con la B grande […] quelle di chi ama Dio. E allora che cosa bisogna fare? La preghiera! Noi dobbiamo congiurarci, tutti noi della fratellanza universale, uniti a pregare che veramente si vinca il terrorismo. Noi lo potremmo fare, Gesù dice che dove due o tre sono uniti nel suo nome, nel suo amore, qualsiasi cosa chiedono la otterranno. E noi siamo molto di più di due o tre […], partire di qua coll’idea: noi insieme ci uniamo tutti a pregare. Ma non basta. La causa principale del terrorismo è questa insofferenza di fronte a un mondo mezzo povero e mezzo ricco. Loro vorrebbero – e non hanno torto – che ci fosse un po’ di più comunione di beni […], un po’ di più solidarietà. Dobbiamo cambiare i cuori. Soltanto se noi facciamo un’opera di fratellanza universale, riusciremo a convincerci e a convincere che bisogna mettere insieme anche i beni, e dapprima cominceremo come popolo, ma poi le idee vanno su, vanno su anche ai capi di Stato. Avere questa sicurezza: che con Dio sono possibili le cose impossibili, che con Dio – incominciando con la fratellanza fra noi – arriveremo anche a questo obiettivo grandioso: di fare di tutta l’umanità veramente una famiglia sola […]. Questo è il nostro obiettivo».
Non ci illudiamo: la Pace dipende da noi. Non possiamo aspettare che gli altri facciano qualche cosa. Siamo anche noi responsabili! Se crediamo davvero che Dio può vincere il Male e che ci ascolta dobbiamo pregare incessantemente il Padre con fede che ci aiuti, altrimenti pecchiamo di omissione. Tutti ricordiamo come due anni fa si sono fermati i bombardamenti sulla Siria grazie all’influenza del digiuno e della preghiera fatti dal Papa e tante altre personalità. E Dio ci ha esaudito! E lo può fare ancora. Facciamolo allora e sempre, affinché avvenga il regno della Pace, non solo in Siria ma su tutta la Terra. CFR: Chiara Lubich, Castel Gandolfo, 3 novembre 2002, risposte agli amici musulmani dei Focolari. (altro…)
Mar 11, 2016 | Chiara Lubich, Spiritualità
«Donna di intrepida fede, mite messaggera di speranza e di pace», così papa Benedetto XVI definiva Chiara Lubich nel messaggio inviato per il suo funerale, otto anni fa. E papa Francesco, all’avvio della causa di beatificazione nel gennaio 2015, esortava a «far conoscere al popolo di Dio la vita e le opere di colei che, accogliendo l’invito del Signore, ha acceso per la Chiesa una nuova luce sul cammino verso l’unità». Così sono centinaia le iniziative nel mondo che ricordano il suo messaggio di pace. Oltre 200 gli eventi promossi dalle comunità dei Focolari in Europa: a Minsk, Bielorussia, una giornata dal titolo Viviamo per l’unità. In Svezia incontri nelle sei città dove sono presenti comunità del Movimento. A Monaco, Germania, il primo “Chiaratag”. A Lisbona, Portogallo, una tavola rotonda su Chiara e la pace con giornalisti e membri della Commissione Giustizia e Pace. A Siviglia, Spagna, il focus andrà su Chiara Lubich, educatrice alla pace, con il contributo dell’Imam Baschar della Moschea del Re Abdul Aziz al Saud di Marbella e di d. Manuel Palma Ramírez, vice direttore del Centro Studi Teologici di Siviglia. A Sarajevo, in Bosnia e Erzegovina, la comunità dei Focolari composta da cattolici, ortodossi, musulmani e persone di convinzioni non religiose raccoglierà nell’incontro Il messaggio di dialogo e di pace il risultato di anni di impegno fianco a fianco. Sarà aperto alla città, con la partecipazione dell’arcivescovo cardinale Vinko Puljić. Una convinzione che attraversa il dialogo in atto anche negli altri Paesi balcanici e che passa dal reciproco riconoscimento di tradizioni e nazionalità. Lo mostra il programma educativo Perle di Skopje, in Macedonia: un asilo, legato all’università, che accoglie bambini delle varie etnie, coinvolge le famiglie e fonda il suo progetto educativo sugli ideali di fratellanza della Lubich. Un’iniziativa del professore Aziz Shehu, musulmano, già ordinario e pro-decano presso la facoltà di Pedagogia. Che si tratti di un processo irreversibile lo hanno testimoniato anche i 110 giovani croati, serbi, ruteni, ungheresi, albanesi e macedoni, con altri della Bulgaria e Romania, insieme per la prima volta agli inizi di marzo, all’insegna di Balcani: noi siamo uno. Numerosi sono nelle Americhe gli incontri, simposi, conferenze e concerti, dalla dimensione spirituale e di preghiera, a quella interreligiosa o ambientale, da New York e San Francisco, negli USA, a Santiago del Cile, passando da La Habana, in Cuba, Neza, nello Stato messicano di Nezahualcoyotl, Caracas, in Venezuela, Rio de Janeiro, in Brasile, Mendoza, in Argentina. Nel Pacifico, significativi gli incontri ad Honolulu, nelle isole Hawaii, e a Noumea, in Nuova Caledonia. A Medellín, Colombia, non c’è famiglia che non abbia perso, in questi 50 anni di conflitto, almeno uno dei componenti. Così anche tra i membri della comunità dei Focolari: tre generazioni con storie come quella di Rosa, che dopo l’assassinio del figlio per mano di un amico, non si abbandona alla vendetta, ma impugna con tutte le forze il coraggio del perdono, lavorando nel centro sociale del quartiere per diffondere riconciliazione, cure, cultura. Progetti di formazione in diverse città della Colombia, Ecuador, Venezuela e Messico vedono l’alternarsi di generazioni di bambini che, diventati professionisti e insegnanti, si assumono il compito della formazione dei nuovi cittadini alla cultura della fratellanza e alla pace. In Australia focus sulla pace e l’accoglienza, con appuntamenti a Canberra, Melbourne, Sydney e Perth, quest’ultimo preparato dai giovani e tenuto all’aperto nella centrale Northbridge Piazza. In Nuova Zelanda incontri a Wellington e Christchurch su Politics for Unity: Making a World of Difference. In Corea del Sud appuntamenti animati da trentuno comunità nei diversi territori per approfondire il legame tra Chiara Lubich e la pace. Nelle Filippine, all’università De La Salle di Manila, il simposio Carisma dell’unità, una eredità senza tempo indagherà nei percorsi che hanno avuto luogo in 50 anni di vita del Movimento dei Focolari nel continente asiatico. In Vietnam, a Vung Tau, 300 persone provenienti da tutto il Paese si raduneranno per più giorni all’insegna della condivisione e della spiritualità dell’unità. In Pakistan sono previsti incontri di spiritualità e Messe per la pace in sette città. Appuntamenti anche in Burkina Faso, Costa d’Avorio, Camerun, Nigeria, Kenya, Uganda per nominare solo alcuni tra i paesi africani coinvolti. In Burundi, nell’attuale situazione di tensione sociale, si raccoglieranno intorno al tema Misericordiosi come il Padre Celeste, siamo costruttori di pace. Nella Rep. Democratica del Congo un collegamento telefonico unirà le grandi città del Paese: Lubumbashi, Goma, Kikwit e Kinshasa. Qui 1500 persone, alla presenza di ambasciatori, membri dell’UNESCO, esponenti di diverse confessioni cristiane, autorità musulmane, rifletteranno su come vivono La pace nella famiglia. In Italia, la presenza diffusa di comunità dei Focolari suscita localmente numerose iniziative. A Roma, 280 giovani si danno appuntamento presso il Parlamento con la presidente della Camera Laura Boldrini, il Ministro degli Esteri Gentiloni e altri parlamentari. Pasquale Ferrara, diplomatico, Michele Zanzucchi, direttore di Città Nuova, Shahrzad Houshmand, teologa musulmana, saranno gli interlocutori per discutere i contenuti di un manifesto con proposte concrete sulla pace, il disarmo e la riconversione industriale. All’università di Pisa una lezione di Antonio M. Baggio nel Corso di Giurisprudenza: L’amore degli amori. Ispirazione religiosa e laicità della politica in Chiara Lubich. Al Palazzo Ducale di Genova un approfondimento della Laudato si’ durante l’evento Le religioni dialogano per la pace e per l’ambiente, con Husein Salah, presidente della Comunità islamica, Giuseppe Momigliano, rabbino capo, Gnanathilaka Mahauswewe, monaco buddista, Andrea Ponta, ingegnere ambientale, Roberto Catalano, centro dialogo interreligioso dei Focolari. Me attraverso te è il titolo di un evento itinerante a Milano, una sorta di “abbraccio” alla città e di interazione tra gruppi diversi. E ancora dialogo, integrazione, perdono per il ciclo di appuntamenti Il mio mondo è come il tuo? …passi per ri-conoscersi. All’auditorium del Centro Mariapoli di Castelgandolfo, Roma, si ritroveranno membri del Corpo diplomatico, accreditati presso l’Italia e presso la Santa Sede, e esponenti del mondo della cultura, accolti dalla presidente dei Focolari Maria Voce, per ricordare Chiara Lubich sotto il profilo La cultura del dialogo come fattore di Pace. In Medio Oriente, mentre i conflitti armati continuano a seminare distruzione e ad uccidere la speranza, le comunità dei Focolari in Siria affermano che «della pace siamo responsabili anche noi. Se crediamo che Dio, Signore della Storia, può vincere il Male e ci ascolta, pecchiamo di omissione se non preghiamo incessantemente Lui, per il quale sono possibili le cose impossibili». Il senso del 14 marzo 2016 sta proprio in questo: far convergere l’impegno e la preghiera di molti, da tanti punti della terra, per rendere il mondo più unito. Parallelamente la Causa di Beatificazione di Chiara Lubich, iniziata il 27 gennaio 2015, sta seguendo l’iter previsto dalla normativa. Molte le persone che ad oggi hanno potuto offrire la loro testimonianza, di diverse Chiese e di convinzioni non religiose. Un mosaico che evidenzia l’esemplarità della sua vita, impegnata con quanti Dio poneva sul suo cammino a «farsi santi insieme». Fonte: comunicato stampa (altro…)
Mar 10, 2016 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Non possiamo parlare di evangelizzazione a Fontem senza il Movimento dei Focolari», afferma mons. Nkea davanti alle telecamere a conclusione della sua visita al Centro Internazionale di Rocca di Papa lo scorso 8 marzo. «Chiara Lubich è venuta a Fontem 50 anni fa e ha portato l’Ideale dell’unità. Per questo siamo venuti qui: per ringraziare Chiara e il Movimento per tutto quello che hanno fatto per noi in questi 50 anni. È un pellegrinaggio di ringraziamento». 50 anni fa la Diocesi di Mamfe non esisteva. E Fontem era uno sperduto villaggio nella foresta camerunense, difficilmente raggiungibile. Non si possono capire le parole del Vescovo senza rifarsi un po’ alla storia di questa regione, da qualcuno descritta come un “miracolo nella foresta”. Fontem è la prima delle cittadelle africane: nel 1966 alcuni focolarini medici vi si recarono in aiuto al popolo Bangwa, decimato dalle malattie, con una mortalità infantile del 98%. Pochi mesi dopo la stessa Chiara Lubich li raggiunse: «Quella grande massa di persone radunate in una vasta spianata davanti all’abitazione del loro re, il Fon – racconterà nel 1995 – mi è apparsa talmente unita, e talmente ansiosa di elevazione, che mi è sembrato un popolo preparato già da tempo da Maria per il cristianesimo nella sua forma più integrale e genuina». «I focolarini sono stati creduti, perché hanno fatto a Gesù ciò che hanno fatto ai Bangwa, donando anzitutto la testimonianza dell’amore tra di loro e poi verso tutto il popolo».
Oggi a Fontem sorge un ospedale, Mary Health of Africa, che serve gran parte della regione, e un college, Mary Seat of Wisdom, in cui si formano i ragazzi delle scuole superiori. Sono sorte parrocchie a Menji, Fotabong, Fonjumetaw, cominciate con l’aiuto di sacerdoti focolarini. «Principalmente abbiamo imparato l’amore reciproco e l’unità – dichiara ancora il vescovo Nkea -. Anche io sono Bangwa quindi sto parlando a nome del mio popolo». «Abbiamo imparato il dialogo interreligioso: quello che importa adesso è amarci l’un l’altro, cristiani o no, vivere l’unità fra noi». A rendere omaggio a Chiara Lubich c’era una delegazione composta da vescovi – mons. Nkea e il vescovo emerito mons. Lysinge, nel 50° della sua ordinazione sacerdotale – sacerdoti, suore e molti laici, testimonianza di quella comunione in atto nella diocesi, che entrambi i vescovi auspicano. Ad accoglierla, al Centro Internazionale dei Focolari, la presidente Maria Voce – che ha fatto il suo primo viaggio da neo presidente dei Focolari proprio a Fontem nel gennaio 2009 – e il copresidente Jesús Morán, che visiterà invece la cittadella del Camerun per la prima volta il prossimo dicembre. La visita della delegazione ha dato infatti inizio alle celebrazioni del 50° anniversario dell’arrivo della spiritualità dell’unità a Fontem (1966-2016), celebrazioni che dureranno tutto l’anno. Un momento particolarmente toccante è stato la visita alla casa dove Chiara Lubich ha vissuto negli ultimi decenni. A conclusione una Messa raccolta e solenne nella cappella dove riposa la sua salma.
«Il vostro “pellegrinaggio” qui oggi mostra i frutti di quella prima visita di Chiara, che dava inizio ad un’avventura Divina che nessuno immaginava – afferma Maria Voce nel benvenuto alla delegazione -. Voi siete il frutto della vita di questi 50 anni. Per noi è una grande gioia: ci fa vedere la grande vitalità dell’Africa. 50 anni sono passati, l’augurio adesso è di cominciare un nuovo periodo, speriamo lungo, per offrire a Dio alberi pieni di fiori e frutti maturi». «Con l’Africa – commenta Jesús Morán – viviamo uno scambio di doni: il carisma dell’unità dono per l’Africa, l’Africa dono per tutto il Movimento». Maria Chiara De Lorenzo Leggi anche: Il 50° dei Focolari in Africa La testimonianza del Fon di Fontem Lucas Njifua https://vimeo.com/91699633 (altro…)
Mar 6, 2016 | Chiara Lubich, Spiritualità
«Ciò che non doveva accadere è successo; è scoppiata la guerra terrificante e in tutto il mondo si è col fiato sospeso nel dubbio che essa dilaghi e coinvolga altri popoli». Siamo a poche settimane dall’invasione degli Stati Uniti in Iraq (17 gennaio 1991) in risposta all’invasione delle truppe irachene in Kuwait (2 agosto 1990). Sulle pagine di Città Nuova Chiara Lubich torna a parlare della pace. Quelle che riportiamo sono le sue parole in un editoriale del febbraio 1991. «Nonostante le molte preghiere, Dio ha permesso la guerra. Perché? Perché la volontà di qualcuno responsabile non ha coinciso con la sua, espressa dalla voce corale di coloro che avevano più ragione e che il Santo Padre, la più grande autorità spirituale e morale del mondo, riassume e concentra nei suoi appelli costanti alla pace, all’inutilità della guerra per risolvere ogni problema, ad evitare così le sue conseguenze catastrofiche. Speriamo soltanto che nei misteriosi piani di Dio, egli, col suo infinito amore, sappia e voglia trarre qualcosa di bene anche da questo immenso male. Non lo si meriterebbe, ma conosciamo l’immensità della sua misericordia. Per questo e anzitutto perché la pace ritorni, non smettiamo di pregare. Dovrà essere ancora più intenso il time-out ogni giorno alle ore 12 italiane per chiedere, uniti, la pace. In questo momento, poi, dobbiamo tutti sentirci chiamati a seguire con decisione una linea di vita che corregga, almeno dentro di noi (ma per la comunione dei santi in molti), lo sbaglio che è stato commesso. Gli uomini non hanno fatto la volontà di Dio, del Dio della pace, hanno fatto la loro. Dobbiamo imporci, come non l’abbiamo mai fatto, di compiere perfettamente la sua volontà. «Non la mia, ma la tua volontà sia fatta». Queste parole di Gesù per noi oggi devono assumere un’importanza tutta particolare. Di fronte ad esse ogni altra cosa deve diventare secondaria. Non deve avere tanta importanza nella nostra vita, ad esempio, essere sani o ammalati, studiare o servire, dormire o pregare, vivere o morire. Importante sarà far nostra la sua volontà, essere la sua volontà viva. Così si viveva nei primi tempi del nostro Movimento quando, sullo sfondo appunto di un’altra guerra, lo Spirito ci aveva appena illuminato sul valore delle cose. Di fronte al crollo provocato dall’odio, Dio si era rivelato come l’unico ideale che non muore, che nessuna bomba poteva far crollare. Dio Amore. Era, questa grande scoperta, una bomba spirituale di tale portata, da farci dimenticare letteralmente tutte quelle che cadevano attorno per la guerra. Scoprivamo che al di là di tutto e di tutti, c’è Dio che è Amore, c’è la sua provvidenza che fa concorrere al bene ogni cosa per quelli che lo amano. Coglievamo la traccia del suo amore in ogni circostanza, anche sotto la sferza del dolore. Lui ci amava immensamente. E noi come riamarlo? «Non chi dice Signore, Signore, ma chi fa la mia volontà, quegli è che mi ama». Potevamo dunque amarlo facendo la sua volontà. Vivendo così ci siamo abituati ad ascoltare con crescente attenzione “la voce” dentro di noi, la voce della coscienza che ci sottolineava la volontà di Dio espressa nelle più varie maniere: attraverso la sua Parola, i doveri del nostro stato, le circostanze, le ispirazioni. Avevamo la certezza che Dio avrebbe trascinato la nostra vita in una divina avventura, dapprima a noi ignota, dove, spettatori e attori a un tempo del suo disegno d’amore, portavamo, momento per momento, il contributo della nostra libera volontà. Poco dopo ci faceva intravedere spiragli sul nostro futuro, facendoci cogliere con sicurezza lo scopo per cui il Movimento stava nascendo: attuare la preghiera del testamento di Gesù: «Padre, che tutti siano uno», collaborare a realizzare un mondo più unito. In questo modo possiamo vivere anche ora. Abbiamo avuto un brusco e doloroso cambiamento di vita? Dobbiamo correre nei rifugi tanto spesso, esattamente come in quei tempi lontani? Abbiamo momenti di paura, di angoscia, di dubbio persino che la vita ci sia tolta? O conduciamo la vita di sempre, coi nostri impegni quotidiani, lontani ancora dal pericolo? Per tutti valga ciò che più vale: non questo o quello, ma la volontà di Dio: porci in “ascolto”, metterla al primo posto nel nostro cuore, nella memoria, nella mente; porre, prima di ogni altra cosa, tutte le nostre forze al suo servizio.Rettificheremo così, almeno in noi, lo sbaglio che è stato fatto. Per essa Cristo rimarrà nel nostro cuore e saremo così tutti più compatti, più uniti, più “uno”, condividendo ogni cosa, pregando con efficacia gli uni per gli altri e perché torni la pace». Chiara Lubich: Attualità leggere il proprio tempo, Città Nuova Ed., pag.85-87. Originariamente pubblicato su Città Nuova n. 4/1991 (altro…)
Mar 1, 2016 | Chiara Lubich, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Quando la Segreteria ci ha comunicato che si trattava della laurea n. 100, ho pensato che non poteva che andare così. Ogni laurea ha segnato un momento importante del nostro percorso, ma il fatto che la centesima tesi fosse proprio quella di Akie Otomo, ci ha colpito molto!». A parlare è Judith Povilus, vice-preside dell’Istituto Universitario Sophia (IUS), che ha accompagnato il percorso di Akie Otomo e di Yukie Ohi, due studentesse del movimento buddhista Rissho Kosei-kai che hanno portato a termine il corso di laurea in Fondamenti e Prospettive di una Cultura dell’Unità. Yukie Ohi si è laureata nella sessione estiva, mentre lo scorso 11 febbraio è stata la volta di Akie Otomo. Il successo della sua ricerca è stato salutato da un applauso tra i più calorosi, a sottolineare l’apprezzamento della comunità accademica per il risultato della ricerca. Il soggetto della tesi, una comparazione tra “La Hoza nella Rissho Kosei-kai e la vita di unità nella spiritualità del Movimento dei Focolari”, è andato maturando in un clima di reciproco ascolto e accoglienza con l’attivo coinvolgimento delle due docenti che hanno seguito la candidata in qualità di relatrice e correlatrice, Anna Pelli, docente di Filosofia, e Antonella Deponte, docente di Psicologia. «Il punto focale è di grande interesse: si trattava di indagare come all’interno di realtà aggregative diverse, come la Rissho Kosei-kai e il Movimento dei Focolari, pulsi un analogo ritmo di vita: la comunione. E ciò ponendo in atto due singolari pratiche: da una parte la Hoza, caratteristico “circolo di compassione”, costituito da un gruppo di persone che si ritrovano per condividere i loro problemi personali e trovare aiuto reciproco alla luce degli insegnamenti di Buddha; e dall’altro, la “comunione spirituale” guidata dalle Parole del Vangelo, in cui si rende possibile la condivisione delle esperienze vissute, per camminare insieme verso Dio». Man mano che il lavoro procedeva, si è fatto sempre più chiaro che esso poteva essere compreso solo se collocato nell’alveo di quella profetica esperienza di dialogo scaturita dall’incontro tra Nikkyo Niwano e Chiara Lubich, figure eminenti del XX secolo: il primo, leader buddhista, fondatore della Rissho Kosei-kai, unico osservatore non cristiano al Concilio Vaticano II; e la seconda, personalità del mondo cattolico che ha ispirato un movimento mondiale di rinnovamento spirituale che ha saputo parlare a uomini e donne di fedi e culture diverse. Lungo gli anni, numerose similarità li hanno condotti a collaborare fattivamente a favore della pace e della comprensione reciproca tra gli uomini e i popoli, giungendo a farsi dono della propria peculiare esperienza di fede. Tra l’altro, la tesi documenta la corrispondenza epistolare intercorsa tra loro, riportandone alcuni brani che hanno permesso alla studentessa giapponese di soffermarsi in maniera sorprendente su alcuni capisaldi della cultura dell’unità, che, a suo avviso, aprono profondi spazi di dialogo e di condivisione.
«È su questa radice – commenta la prof. Pelli – che ha preso forma l’intuizione da cui Akie è stata guidata nella sua ricerca. Lungo il percorso, ciascuno ha visto incontrarsi il vero che abita in sé con il vero che abita nell’altro: abbiamo scoperto che tale incontro era qualcosa che in certo modo già ci apparteneva e che, allo stesso tempo, si apriva su prospettive più vaste. Sono convinta che tale esperienza è stata resa possibile grazie a quel luogo privilegiato che è Sophia, nel suo quotidiano tendere a far sì che vita e pensiero, ricerca intellettuale e approccio esistenziale si traducano in un sostanziale convergere verso il bene, attraverso il dono reciproco della nostra diversità». «Sono molto grata per il tempo che ho vissuto a Sophia – Akie ha concluso con queste parole la sua presentazione –. Non solo ho avuto modo di avvicinarmi di più al pensiero di Chiara Lubich che apprezzo molto, ma anche di conoscere più in profondità la vita e il messaggio di Nikkyo Niwano. Ora porterò avanti la ricerca. Vorrei impegnarmi sempre di più nella vita quotidiana affinché con il contributo di tutte le religioni possiamo portare al mondo armonia, unità e pace». Fonte: IUS online (altro…)