Set 5, 2015 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
7 kilometri addentrandosi nella foresta, dove si arriva a piedi o con un furgoncino (il baka) che supera tutte le buche di acqua e fango scavate durante la stagione delle piogge. Nel villaggio di Glolé, uno dei 18 del Cantone (nella regione del Tonkpi, a Man, nordovest della Costa d’Avorio), non c’è l’elettricità, di conseguenza neanche la televisione, non c’è internet, non ci sono negozi. Molti dei suoi abitanti sono stati toccati dall’ideale di fraternità di Chiara Lubich. Lo vivono nel quotidiano a partire dalla parola del Vangelo messa in pratica, e anche la struttura sociale e politica che li tiene insieme, viene gradualmente arricchita e illuminata da questa esperienza. Gilbert Gba Zio, è un leader comunitario naturale, catechista, capo di una delle famiglie: «Un giorno ci siamo chiesti cosa fare per il nostro piccolo villaggio», racconta nel recente convegno dell’Economia di Comunione a Nairobi (Kenya). «Vedevamo che la Parola del Vangelo vissuta poteva darci delle indicazioni». Ed ecco alcune delle concretizzazioni che sono seguite a quella domanda.
Casa dello “straniero” (ospite) – L’espressione locale “Kwayeko”, “Da noi c’è posto”, a Glolé non è un modo di dire. «Qui di frequente arrivano persone di passaggio – racconta Gilbert – gente che fa chilometri a piedi, costretta a dormire per strada prima di arrivare nei propri villaggi. Ogni volta si cede il proprio letto all’ospite. Anche questo è Vangelo, ma ci siamo detti: “Non possiamo fare di più? Perché non costruiamo piccole casette, così, quando qualcuno arriva, possiamo offrirgli un tetto per dormire?”. Abbiamo iniziato, tra canti di gioia, a fabbricare mattoni. Nel gruppo c’erano dei muratori e abbiamo costruito 12 piccole case composte da una stanza e un piccolo salone. Adesso agli stranieri che arrivano possiamo dire: “Abbiamo la casa, venite a dormire”. Il cibo non manca, siamo contadini. Così abbiamo fatto i primi passi». Casa della salute – La difficoltà di accesso alla strada asfaltata durante la stagione delle piogge, e i successivi 30 km per raggiungere la città di Man, il centro urbano più vicino, rendono impossibile un soccorso tempestivo in caso di necessità medica. «Un giorno una donna doveva partorire d’urgenza – racconta ancora Gilbert – L’abbiamo trasportata con la carriola fino alla strada asfaltata per trovare un veicolo. Grazie a Dio, la donna è stata salvata; ma farcela è stata dura. Dunque, occorreva costruire una casa della salute e mettere al lavoro alcune “ostetriche tradizionali”. Ma dove trovare i soldi? Da noi c’è la mezzadria: il proprietario di un campo lo può dare a un altro che lo coltiva per una stagione. Il frutto del raccolto è diviso a metà. La nostra comunità ha preso una piantagione di caffè: gli uomini hanno pulito il terreno, le donne hanno raccolto il caffè. Con questi soldi abbiamo acquistato il cemento e costruito la casa della salute».
Bambini malnutriti – «C’erano dei bambini che morivano nel villaggio e non sapevamo come poterli salvare. Alla cittadella Victoria del Movimento dei Focolari, c’è un Centro nutrizionale che si sarebbe potuto occupare di loro. Abbiamo spiegato il problema e iniziato a portare i bambini. Eravamo sorpresi nel vedere che da loro i bambini guarivano senza medicine. Ci hanno insegnato come dargli da mangiare. Un giorno la responsabile ci ha detto: «Se volete, possiamo venire da voi». Eravamo d’accordo. Nella nostra cultura il bambino appartiene all’intero villaggio! Ci hanno spiegato come evitare e curare questa malattia. Abbiamo iniziato a cambiare le nostre abitudini alimentari e imparato come conservare gli alimenti, per nutrire i nostri bambini in tempo di carestia». Banca del riso – «Conserviamo il riso in piccoli granai, ma spesso è visitato da ladri e topi. Abbiamo allora costruito un magazzino e ciascuno ha inviato ciò che aveva. Eravamo all’inizio 30 persone. Oggi anche i contadini che non sono del gruppo si sono associati e 110 persone portano i loro sacchi di riso per conservarli in questa banca. Nei mesi di marzo e aprile, durante la semina, vengono a prendere quello che serve per arare; mettono da parte il necessario per i propri figli. Al momento opportuno, quando i prezzi sono buoni, prendono il riso per la vendita. Ognuno, secondo la propria coscienza, dona una parte del raccolto e lo deposita nella banca come contributo per i bisogni della comunità e per i guardiani della banca». Un villaggio non basta – «Non potete venire da noi con il “vostro affare”?», chiedono dai villaggi vicini. Oggi sono 13 i villaggi che vivono come a Glolé. «L’unità è la nostra ricchezza», afferma Gilbert. «Un giorno qualcuno dall’esterno voleva aiutarci a costruire un pozzo nel villaggio. Ma non siamo arrivati ad un accordo. Se avessimo insistito, questo pozzo avrebbe portato la divisione nel villaggio. Abbiamo preferito non accettare questo dono e mantenere l’unità fra di noi». Cfr. “Economia di Comunione – una cultura nuova” n.41 – Inserto redazionale allegato a Città Nuova n.13/14 – 2015 – luglio 2015 Cfr. Nouvelle Cité Afrique Juillet 2015 Costa d’Avorio (Nairobi): Congresso di Economia di comunione 2015 (altro…)
Set 4, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo
De 18 a 20 de setembro será realizado na Mariápolis Santa Maria, em Igarassu (PE), o VIII Encontro de Psicologia e Comunhão, intitulado “O encontro com o outro: Empatia e Diálogo”. O Encontro deseja ser um momento de diálogo entre as diversas linguagens e experiências que o saber psicológico proporciona na compreensão das relações interpessoais. O evento é direcionado a psicólogos e psiquiatras, profissionais e estudantes. “Psicologia e Comunhão” é um grupo que nasceu inspirado na cultura da unidade, vivida por Chiara Lubich e o Movimento dos Focolares, a partir do Doutorado honoris causa em Psicologia recebido por ela na Universidade de Malta, em 1999. Conta com pesquisadores de diversos países e realiza encontros que possibilitam o diálogo entre os diversos olhares e perspectivas que a Psicologia proporciona. Mais informações e inscrições podem ser feitas pelo site http://psicologiacomunhao.wix.com/site
Set 4, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo

Set 2, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Nel 1998, Chiara Lubich inaugura il “Centro per l’Educazione al Dialogo”, con sede nella Mariapoli Luminosa, cittadella dei Focolari vicina a New York. In quell’occasione scrive: «Che tutti i partecipanti alle sue attività si sentano ugualmente costruttori di questa nuova realtà collaborando con amore, pazienza, mutua comprensione e solidarietà a creare un’isola di pace e un segno di unità per il mondo di oggi … che sia soprattutto una scuola dove si impara a vivere quest’amore che solo può fare degli uomini e donne di questa terra un’unica famiglia». Questo augurio di Chiara era ben presente nell’incontro che si è svolto il 15 e 16 agosto scorsi, nella cittadella statunitense, intitolato “Il Dialogo e le domande difficili”. Una sfida accolta da un centinaio, circa, di partecipanti e «centrata – come scrivono gli organizzatori – su come possiamo dialogare e comunicare quando si affrontano tematiche importanti e quando a farlo ci sono persone con profonde differenze di pensiero».
Il programma si è svolto con il contribuito di quattro esperti in teologia morale e teorie politiche, provenienti dalle Università di Fordham (New York), Providence College (Rhode Island) e Georgetown (Washington). «Abbiamo iniziato – raccontano – con pensieri di Chiara Lubich sul dialogo, dove emerge la specificità della spiritualità dell’unità che, se vissuta, aiuta a trasformare i rapporti tra le persone».
Charlie Camosy (Fordham) ed Amy Uelmen (Georgetown), hanno approfondito «i motivi per i quali la società negli USA è tanto polarizzata su posizioni opposte e come si potrebbero rompere questi muri tra le persone, sapendo ascoltare e avendo un atteggiamento aperto ad imparare dall’altro». Dana Dillon (Providence College) ha affrontato il delicato rapporto tra “amore e verità”, a partire da uno dei punti forza della spiritualità dell’unità: Gesù abbandonato. La teologa l’ha presentato come il vero modello per il dialogo in quanto «Lui che – nel momento in cui si sente abbandonato dal Padre – è entrato nella disunità, unificando la più grande divisione possibile, quella tra cielo e terra».
Nel pomeriggio un momento interattivo: Claude Blanc, leadership coach (consulente che promuove il lavorare a squadra), ha guidato i presenti a realizzare alcuni esercizi «per imparare ad ascoltare fino in fondo e senza pretese». Una riflessione su “Diversi modi di comunicare” (imporre, discutere, cercare di convincere l’altro, oppure puntare al bene comune), svolta da Bill Gould (Fordham), ha completato l’argomento. Alla tavola rotonda della domenica, nelle domande ai professori veniva in evidenza la necessità da parte dei presenti di essere preparati ad affrontare tematiche scottanti quali la procreazione artificiale, matrimoni omosessuali, e altre sfide che si presentano nella vita di ogni giorno. «Il workshop sull’ascolto mi ha aiutato a capire quanto esso possa essere fecondo nei rapporti quotidiani»; «Sono partito molto arricchito da questa esperienza». Due impressioni, tra le tante. (altro…)
Ago 31, 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo, Senza categoria
I contributi raccolti nel presente volume analizzano i rapporti che si sono intrecciati tra Giovanni Battista Montini-Paolo VI, Chiara Lubich, Igino Giordani e il Movimento dei Focolari (Opera di Maria). È una storia che risale a ben prima della stagione del Vaticano II e che ha avuto un seguito anche dopo la metà degli anni Sessanta, in un periodo che ha visto la crescita e l’affermazione all’interno della Chiesa cattolica di numerosi movimenti ecclesiali. Dall’analisi di documenti d’archivio inediti emerge il profondo legame tra Chiara Lubich e Giovanni Battista Montini, il quale, fin dagli anni del servizio in Segreteria di Stato e durante il suo pontificato, seppe valorizzare e incoraggiare la dimensione cristocentrica, fraterna ed ecumenica del carisma del Movimento dei Focolari. A testimonianza le parole di Chiara Lubich dopo la morte di Paolo VI: «Per me il Papa non è morto, ha cambiato sede: dalla cattedra di Pietro dalla quale vigilava anche su di noi e ci proteggeva, alla presenza di Dio dove non può non continuare a proteggerci con quell’amore sensibile, fattivo, materno, costante di cui ci aveva colmati quando era su questa terra». Quaderni dell’Istituto Paolo VI
Ago 31, 2015 | Chiesa, Cultura, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Una mossa dal timbro decisamente ecumenico, questa di papa Francesco di dedicare una “Giornata di preghiera mondiale per la cura del Creato”. Egli infatti non solo ha individuato nell’attuale crisi ecologica una delle urgenze più scottanti del nostro tempo, ma ha voluto evidenziare l’improrogabile esigenza di agire – in ecologia, come nelle altre sfide che interpellano l’umanità – non più frammentati e isolati ma “insieme”. L’idea della “Giornata di preghiera” gliel’aveva proposta il Metropolita greco-ortodosso Ioannis di Pergamo, intervenuto alla presentazione dell’enciclica Laudato sì nel giugno scorso. E per sottolineare quel valore aggiunto alla preghiera che è il “si consenserint” (se chiedete uniti) del Vangelo, nella lettera con cui istituisce la “Giornata” (6.8.15), il Papa esordisce: «Condividendo con l’amato fratello il Patriarca Ecumenico Bartolomeo le preoccupazioni per il futuro del Creato, ed accogliendo il suggerimento del suo rappresentante, il Metropolita Ioannis …». Come a dire: non è importante a chi sia venuta l’idea: si può sempre imparare gli uni dagli altri! E per ribadire il concetto, verso la fine della lettera, il Papa sollecita il card. Koch, presidente del dicastero per l’Unità dei cristiani, a «curare il coordinamento con iniziative simili intraprese dal Consiglio Ecumenico delle Chiese». Tale Consiglio Ecumenico (CEC), infatti, dedica al periodo che va dall’1° settembre (primo giorno dell’anno liturgico nella tradizione ortodossa) al 4 ottobre (giorno di San Francesco d’Assisi nella tradizione cattolica), il motto “Il tempo per il creato”, con iniziative per l’ambiente e la sua interrelazione con la giustizia e la pace. Significativa dunque la scelta del Papa di voler celebrare la “Giornata” il 1° settembre di ogni anno, la stessa dei fratelli ortodossi e giorno d’inizio del “tempo” che vi dedica il CEC. Come pure significativo è il suo auspicio che si uniscano anche altre chiese e comunità ecclesiali, facendola diventare un’occasione proficua per «testimoniare la nostra crescente comunione». Questa “Giornata” che offre «la preziosa opportunità di rinnovare la personale adesione alla propria vocazione di custodi del creato, elevando a Dio il ringraziamento per l’opera meravigliosa che Egli ha affidato alla nostra cura», proprio perché destinata a coinvolgere cristiani appartenenti a varie Chiese ma che parlano con una sola voce, diventa un ulteriore passo concreto per dare al mondo un messaggio cristiano comune. La passione per il Creato caratterizza l’impegno dei Focolari, che con la sua rete internazionale EcoOne offre a quanti lavorano nel campo ambientale uno spazio di confronto sia a livello di pensiero che di iniziative concrete. Come è pure significativo l’impegno del Movimento in campo ecumenico, con il suo tipico dialogo della vita. Per i Focolari dunque la “Giornata” rappresenta un provvidenziale, magnifico appuntamento planetario che riunisce in preghiera tutti i suoi membri per impetrare da Dio la salvaguardia della Casa che ospita la grande Famiglia Umana. Ma anche per individuare, insieme a persone di buona volontà, di qualunque credo o convinzione esse siano, nuove strategie e nuove risposte, in ordine all’ambiente e, a partire da esso, alla realizzazione di un mondo più unito. (altro…)