Video: Politics for Unity. Making a world of difference
https://vimeo.com/121448230 (altro…)
https://vimeo.com/121448230 (altro…)
Da Montecitorio al mondo: questo percorso di Igino Giordani ha inizio verso la fine degli anni Quaranta, quando Igino è arrivato a un punto della vita un po’ problematico. Il mondo lo riconosce come un grande intellettuale cristiano, un fulgido studioso dei Padri della Chiesa, uno scrittore apologeta e coerente, ma lui avverte di vivere una certa “noia dell’anima”. A risvegliare la sua fede e la sua carità è l’incontro con Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari. L’incontro fra i due fu qualcosa di straordinario e lo dicono le circostanze speciali in cui avvenne: Igino Giordani era un uomo sposato, aveva 54 anni, 4 figli già grandi. Chiara era una giovane che aveva più o meno la metà dei suoi anni e chiedeva udienza per una necessità concreta: trovare un appartamento a Roma. Giordani, già membro dell’Assemblea costituente, era anche un deputato della Democrazia cristiana, di quelli “storici”, perché fu tra i primi – già negli anni Venti – a lavorare per il neonato Partito Popolare, il partito d’ispirazione cristiana fondato dal sacerdote Luigi Sturzo. Chiara era una giovane laica, e l’incontro avvenne ben prima del Concilio Vaticano II, quando normalmente non era frequente che alle signorine laiche venisse riconosciuto qualche ruolo nella Chiesa. Eppure, nonostante queste enormi differenze, l’incontro con Chiara trasformò Giordani, e da quel momento egli porterà in politica l’Ideale dell’Unità. Il suo annuncio giunse in un parlamento dove il contrasto ideologico era fortissimo. Il 16 marzo 1949 c’è in ballo il Patto Atlantico. «Giusto quando conoscevo da pochi mesi Chiara, – sono parole di Giordani – c’era una discussione sul Patto Atlantico, c’era la formazione dei due blocchi: uno che faceva capo all’America, agli Stati Uniti, uno che faceva capo alla Russia; si preparavano i preliminari per fare una nuova guerra, un massacro, la guerra definitiva. E un giorno si discuteva alla Camera nella discussione più aspra; mi ricordo: eravamo così arrabbiati quella sera nella Camera, che io temevo che qualcuno tirasse fuori una rivoltella e sparasse, tanto odio c’era tra i due gruppi. Io avevo chiesto di parlare ed ecco che prima di parlare si viene a mettere a sedere vicino a me un deputato cristiano, cattolico: Pacati, l’onorevole Pacati. Dunque mi disse: ‘Mettiamo Gesù in mezzo adesso che parli’. E io prendo la parola. Sul principio chiasso, urla, ecc.; piano piano si fa il silenzio, alla fine la Camera pareva diventata una chiesa, c’era un silenzio perfetto e io esprimevo le idee che noi impariamo nel nostro Movimento, cioè che la guerra non serve a niente, la guerra è la più grande stupidità, la guerra serve per la morte; noi non vogliamo la morte, noi vogliamo la vita e la vita sta nell’amore, nel cercare l’accordo. (…) Noi tutti quanti dobbiamo reagire, di qualsiasi parte del paese, di qualsiasi partito o fede noi siamo, perché si tratta veramente, sotto tante lacrime, sotto le brutture accumulate dalla guerra e dal fango, si tratta veramente di riscoprire il volto dell’uomo, in cui si riflette il volto di Dio». Lo stenografo parlamentare conclude il suo resoconto della discussione descrivendo gli applausi e le congratulazioni che da ogni parte dell’emiciclo giunsero all’indirizzo di Giordani. Ben presto, attorno a Igino si radunano numerosi parlamentari desiderosi di seguire l’ideale dell’unità. Ricordiamo solo qualche nome: Gaetano Ambrico, Palmiro Foresi, Tarcisio Pacati, Enrico Roselli, Angelo Salizzoni e Tommaso Sorgi, colui che diverrà il principale biografo di Giordani. Con loro, Giordani fa delle cose controcorrente, rispetto al clima dell’epoca. Per esempio, nel 1951 lavora all’«Intesa interparlamentare per la difesa della pace», insieme ad altri 40 parlamentari provenienti dal partito liberale, da quello repubblicano, socialdemocratico e democristiano. Sempre controcorrente, in pieno clima di guerra fredda, il suo pacifismo lo porta nel 1949 a promuovere con un parlamentare socialista, Calosso, la prima legge sull’obiezione di coscienza. Figurarsi le difficoltà che incontrò Giordani quando, come relatore, presentò la proposta alla Camera! Ma le sue convinzioni erano inossidabili: uccidere l’uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio, significa commettere deicidio. «Nasce una nuova coscienza civica, – scrive Giordani – la quale abbatte le divisioni di partiti o fazioni o correnti e di privilegi di casta, di razza, di classe, e, dilatandosi, supera i confini statali. L’impulso comunitario suscitato dall’amore cristiano e spinto sino ad inserirvi Gesù, è un risveglio religioso e sociale, che, se, come noi crediamo, riesce, muta la storia dell’umanità». Certo, proclamare oggi gli ideali di amore e di comunione in politica sembra quanto mai spericolato… ma era spericolato (e forse di più) pure ai tempi di Giordani. Sì, Giordani viveva nella profezia; e pur vivendo con profondo impegno le sfide del tempo, non vi rimaneva intrappolato. La sua era una profezia forte di un Ideale immenso, quello dell’unità, sorretto da una spiritualità moderna e avvincente, che Chiara Lubich ha donato al mondo, e che Igino Giordani ha vissuto anche in politica. Alberto Lo Presti (Direttore del Centro Igino Giordani) (altro…)
«Ieri un uomo è stato ucciso con 13 colpi di pistola». È quanto racconta la prima persona che apre la porta di casa ad alcuni ragazzi che nel fine settimana tra il 20 e il 22 febbraio si presentano da lui solo con un sorriso. Siamo nelle periferie di Juiz de Fora, stato di Minas Gerais, in Brasile, in un quartiere a rischio. Dopo alcune ore trascorse insieme, la stessa persona dice ai giovani: «Se ieri abbiamo provato il terrore, oggi sentiamo l’amore». Sono giovani del Movimento dei Focolari, del Rinnovamento nello Spirito, di Shalom, giovani di gruppi parrocchiali: in tutto un centinaio. In poco più di un anno, hanno visitato 10 città, e incontrato circa 5.000 famiglie con le quali condividono gioie e dolori, annunciando loro con coraggio che Dio li ama immensamente. La gente esprime la gioia per la loro presenza: i sacerdoti, infatti, sono pochi e non riescono ad arrivare a tutti quelli che hanno bisogno. «Tutto comincia durante la Giornata Mondiale della Gioventù 2013 e l’incontro di milioni di giovani con il Papa nella spiaggia di Copacabana – raccontano i Gen di Minas Gerais –. Nella messa conclusiva, una ragazza del nostro gruppo sente forte in cuore il messaggio centrale della GMG: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”». Di ritorno a Juiz de Fora, la loro città, Leticia – questo il suo nome – comunica ciò che ha sentito agli altri Gen e, insieme, decidono che sarebbe stato opportuno parlarne con il loro arcivescovo, don Gil Antônio Moreira. Leticia, quindi, va a trovarlo incoraggiata dagli amici. L’arcivescovo, dal canto suo, aveva pregato perché la GMG non restasse solo un grande evento, ma che quella intensa esperienza spirituale vissuta collettivamente da tanti giovani di tutto il mondo avesse una continuità.
Nasce così il progetto “Giovani Missionari Continentali”, nome proposto dallo stesso arcivescovo, con l’obiettivo di lanciare i giovani ad andare all’incontro degli altri, per vivere una Chiesa che “esce, insieme e preparata”. Tre parole che si traducono nei tre punti principali del progetto: missione, preghiera e formazione. «È molto bello andare insieme, giovani di parrocchie e Movimenti diversi, ma come fratelli – spiega Vinicius – rispettando le diversità di ognuno, nel modo di pregare e di parlare nell’intimità con Dio. È anche importante il dialogo che si genera con alcune famiglie di altre religioni». «Arrivando nelle case delle persone (tanti ci aprono e ci fanno entrare) – aggiunge Ana Paula – scopriamo dei tesori bellissimi, come quando abbiamo trovato una donna cristiana evangelica che aveva perso il marito pochi giorni prima. Dopo essere stati insieme ci ha detto: “Non posso rimanere nella tristezza, perché lui è con il Padre, nel paradiso”». «Andiamo nelle periferie delle città senza sapere a cosa andiamo incontro – conclude Cristiano – ma fidandoci di Dio; sentiamo che Lui ci ripete ancora oggi “Amatevi l’un l’altro come Io vi ho amati”. In particolare amare quelli che hanno più bisogno, anche quando siamo stanchi o sbagliamo. Sempre si può ricominciare!». (altro…)
https://vimeo.com/121040670 (altro…)
“Per un’educazione affettivo-sessuale libera e responsabile “La vita affettiva sessuale e di relazione richiede preparazione e un impegno che parta da lontano e che si dispieghi lungo tutto l’arco dell’esistenza dell’individuo e della coppia… un tema quanto mai delicato, soprattutto in questo periodo e in questo contesto culturale, caratterizzato da grandi cambiamenti, lotte e rivendicazioni, circa diritti veri e/o presunti di questa o quella posizione…” (dal libro) IL VOLUME Imparare a dire “ti amo” ha a che fare necessariamente con l’educazione, per cui il testo vuole offrire innanzitutto un ampio e articolato contributo di riflessione sull’educazione e, più specificamente, sull’educazione all’amore e al saper amare. In realtà, ciò non sarà possibile e mai separabile da una più ampia formazione della persona umana come essere in relazione: solo alla maturità della persona, infatti, potrà corrispondere una maturità nell’amare. In tal senso, l’educazione sessuale non è né scissa né scindibile dall’educazione globale dell’individuo e dall’educazione emotiva e affettiva in particolare. In tal prospettiva, il libro prende in considerazione le varie competenze da promuovere per una piena maturità socio-affettiva e sessuale dei giovani. L’AUTORE Domenico Bellantoni è psicologo, counsellor e psicoterapeuta, di orientamento analitico-eistenziale frankliano, accreditato presso il Viktor Frankl Institute di Vienna. Insegna Psicologia della religione all’Università Salesiana di Roma e Analisi esistenziale frankliana all’ Università “La Sapienza” di Roma. E’ vice-presidente dell’Associazione di Logoterapia e Analisi Esistenziale Frankliana (ALӔF) e Direttore della Scuola di Counselling Esistenziale Frankliano. E’ autore di diversi volumi, tra cui: Ascoltare i figli (2007); Riscoprirsi nel perdono (2010); L’Analisi esistenziale di Viktor E. Frankl. Voll. 1 e 2 (2011); Dall’amore per bisogno al bisogno per amore (2011). E’ inoltre autore di numerosi articoli, in particolare sulla rivista Ricerca di senso, di cui è anche Direttore. LA COLLANA Percorsi dell’educare, diretta da Ezio Aceti, Michele De Beni e Giuseppe Milan, propone qualificati contributi sull’educazione adottando una prospettiva interdisciplinare che attinge alle diverse scienze della formazione e al contempo recupera il senso dell’unità e dell’integrità del fatto educativo, esperienza fondamentale e costitutiva del singolo e della comunità. (pp. 264 – prezzo: € 18,00)
IL VOLUME Con il sacramento dell’Eucarestia sperimentiamo in noi la presenza di Gesù. Per questo motivo la prima comunione è un punto di inizio e non un punto di arrivo della nostra esperienza di fede. Dietro il pane e il vino ci attende Gesù vivo, desideroso di incontrarci, amarci ed incoraggiarci nella vita di ogni giorno. La comunione intima, riflessiva e spirituale con Cristo ci guida nel mondo come “altri piccoli Gesù”. In questo modo possiamo vivere tutte le nostre esperienze in modo evangelico, testimoniando concretamente ed in prima persona l’amore di Dio per noi. L’esperienza dell’Eucarestia ci rende costruttori della famiglia cristiana che ci ha accolto il giorno del battesimo e promotori della fraternità fra tutti. Il libretto si propone di affiancare i sussidi specifici nella preparazione alla prima comunione, attraverso un dialogo tra alcune delle domande più frequenti dei bambini e le risposte offerte dalle storie tratte dal Vangelo o di “altri Gesù” che hanno saputo portare l’amore di Dio al prossimo. L’AUTORE Mario Iasevoli, laureato in psicologia dello sviluppo e dell’educazione e dottore di ricerca in Scienze Mediche, Cliniche e Sperimentali. Consulente per progetti di formazione e prevenzione nell’infanzia. Ha già collaborato con Città Nuova alla riedizione dei Quaderni Attivi di Sussidio ai primi due cicli del Catechismo Ufficiale CEI ed attualmente è membro della redazione del giornalino BIG – bambini in gamba. Da studioso del fine vita in ambito bioetico ha collaborato, inoltre, alla realizzazione di alcuni libri della collana Bordeline e autore di diverse pubblicazioni scientifiche. LA COLLANA La collana FORMAZIONE CRISTIANA E LITURGIA presenta testi di approfondimento e strumenti per la catechesi, per la preghiera e le celebrazioni liturgiche, che accompagnano il credente nella vita personale e comunitaria. DATI TECNICI f.to 21×14 pp. 32 prezzo: € 3,00