Feb 25, 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo
«Sono le 7 del mattino del 28 aprile alla stazione centrale. Un giorno e un luogo che gli studenti del Campus non dimenticheranno più. Qualcosa di imprevisto sta per succedere e… devono fare la loro scelta: questa è l’ora!». Una scena ad alto impatto emotivo e teatrale apre CAMPUS, il nuovo musical del Gen Rosso, in anteprima il 14 e 15 marzo prossimi a Loppiano, presso l’Auditorium del Centro Internazionale. La prima mondiale del Tour sarà a Napoli il 28 e 29 marzo al Teatro Mediterraneo Mostra d’Oltremare. Partita da un’idea originale di Chiara Lubich, l’opera s’ispira a fatti realmente accaduti e arriva sulle scene dopo 10 anni di ricerca contenutistica e artistica. Il campus come le nostre città Valerio Ciprì racconta che: «Mi è subito sembrato che l’ambiente del campus ben rappresentasse la metafora della quotidianità delle nostre convivenze urbane globalizzate. Le città oggi sono contenitori di pesanti contraddizioni che vanno dal degrado della delinquenza, della droga, della corruzione, alla presenza di luoghi di riscatto in cui i cittadini si riappropriano di spazi di solidarietà, di umanità. E il messaggio di Campus è proprio questo: una società unita non si realizza annullando le differenze, ma guardando in faccia alle sfide e rimboccandosi le maniche per costruire rapporti autentici. Sullo sfondo di un tempo, quello attuale, segnato dal dramma di paure e terrorismi, s’intrecciano le storie di un gruppo di studenti, ciascuno con sogni e progetti per il futuro e con un presente marcato da un faticoso carico di ferite, angosce e domande». Uno spettacolo coraggioso, tra sonorità coinvolgenti e pressante attualità Il musical si compone di 23 brani, passaggi coreografici che interagiscono con sequenze filmate, azioni teatrali e movimento. «Il progetto artistico è il risultato della collaborazione di un team di professionisti internazionali» – spiega Beni Enderle. «Le sonorità sono forti e ricche di contaminazioni, d’intrecci armonici coinvolgenti, con liriche che spaziano dalla leggerezza delle atmosfere latine, al pathos di ritmiche afro, in una sintesi sonora che colpisce e cattura». «Man mano che ci s’immerge nella storia e nell’atmosfera dello spettacolo – prosegue Josè Manuel Garcia – si avverte il respiro globale che emerge da un impianto narrativo che va dritto al cuore delle sfide della contemporaneità, all’interno di una colonna sonora originale e rigorosamente live che spazia nei ritmi e nelle sonorità Rock, Pop, Reggae, Samba-axe, Elettronica contemporanea, Hip-hop fino al Dubstep…». L’impatto scenico è d’avanguardia. Jean Paul Carradori spiega: «Ho lavorato in molte produzioni di carattere internazionale. Campus è stata per me una sfida inattesa per il suo impianto drammaturgico e teatrale molto forte. Era necessario creare un clima che ne valorizzasse i contenuti e allo stesso tempo conducesse lo spettatore a immergersi nella storia». Prodotto da Gen Rosso International Performing Arts Group (16 artisti di 9 nazioni) in un’innovativa metodologia di lavoro artistico, tecnico, direttivo e manageriale, il Musical è il frutto della convergenza e sinergia di un team internazionale. Pre-vendita biglietti: CLICCA QUI (tel.055 9051102 – mail genrosso.campus@loppiano.it) Punti vendita territoriali di BOX OFFICE TOSCANA (per lista completa clicca QUI). On-line: l’evento è acquistabile su Internet agli indirizzi concerto 14/03 – concerto 15/03 Punto vendita presso il Polo Lionello Bonfanti – Burchio -Firenze tel.0558330400 Scarica qui la locandina (altro…)
Feb 24, 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Spiritualità
https://www.youtube.com/watch?v=09wOQs_tXXg (altro…)
Feb 23, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
«Ricordati, Luigino, l’Economia di comunione l’ho fatta nascere per i poveri. Voi fate bene a studiare, ma ricordati sempre dei poveri». Queste parole Chiara Lubich me le ha ripetute molte volte nei dieci anni nei quali l’ho affiancata, con la commissione internazionale, per coordinare l’EdC. Riscattare dalla povertà subita (ben diversa da quella scelta) continua ad essere lo scopo ultimo del progetto, il senso della nostra azione. Finché ci saranno sulla terra persone che non possono vivere una esistenza decente per mancanza di risorse, nessun sistema economico e sociale può definirsi giusto, tantomeno di comunione. Le povertà amate e alleviate dall’EdC in questi 23 anni di vita si sono diversificate, ampliate. Dalle favelas di San Paolo e del Brasile, si è subito passati alle favelas di tante città; poi abbiamo capito, per l’azione tenace di imprenditori come Paco Toro (Spagna), che per ridurre le povertà potevamo creare posti di lavoro e assieme alla Ong Azione Mondo Unito (AMU) abbiamo iniziato a sostenere lo sviluppo di micro attività produttive in vari Paesi del mondo. Infine, abbiamo constatato che la presente crisi aveva riportato povertà antiche e nuove anche nella ricca Europa. Tra queste la piaga dell’azzardo, che sta devastando centinaia di migliaia di famiglie, soprattutto quelle più povere. Da qui l’impegno dell’EdC Italia per sostenere la campagna Slotmob, che in un anno è stata presente in oltre 70 città e sta cambiando la mentalità in tante persone. Negli ultimi anni poi l’Economia di Comunione si sta diffondendo in particolare nel continente africano, le cui aziende che da quest’anno hanno iniziato a versare utili per sostenere i poveri del mondo sono salite a 10 mentre altre 12 si sono avvicinate al progetto; varie sono le borse di studio per giovani africani, alcuni dei quali frequentano con impegno l’Istituto Universitario Sophia. Così, attratti da questa vita nuova e fiorente, come espressione di reciprocità, abbiamo pensato di tenere a Nairobi, in Kenya, il nostro congresso internazionale, a quattro anni da quello in Brasile nel 2011.
Saremo in quella grande città dal 27 al 31 maggio e dal 22 al 26 vi si svolgerà la prima scuola panafricana per giovani. L’Africa – che oggi soffre ancora molto anche per i rapporti predatori che tanti Paesi industrializzati hanno avuto e continuano ad avere con essa, prima dimenticandola e poi isolandola – quando sente il pericolo di contagio – è destinata ad essere la grande protagonista dell’economia e della società di domani. La sua voglia di vivere, i suoi giovani, le sue culture antichissime, lo dicono già con forza. L’EdC vuole andare in Africa per amarla, per apprendere dalla sua cultura della vita, per praticare la comunione e la reciprocità. E per costruire insieme un nuovo modello di sviluppo e una nuova economia. Ma assieme, e nella mutua stima. Nella festa dei popoli. di Luigino Bruni Fonte: EdC online Iscrizioni: www.eoc-nairobi-2015.info Info: info@eoc-nairobi-2015.info (altro…)
Feb 22, 2015 | Cultura, Spiritualità
«In un mondo razionale lo scrittore dovrebbe situarsi al centro della vita collettiva: come colui che dirige e interpreta l’anima del popolo. Ma il mondo è per una frazione retto dalla razionalità: per più frazioni è retto dall’istinto, da passioni irrazionali: per esempio dalla paura, e allora lo scrittore in tanto diviene popolare in quanto raccoglie e magari esaspera gli istinti della massa. Oggi imperano la tecnica, la meccanica, lo sport, il cinema da una parte, la demagogia, l’affarismo, la politique d’abord dall’altra: e lo scrittore – se non vuol ridursi alla funzione marginale – deve mettersi al servizio di interessi materiali e passionali; scrivere per un giornalismo spesso necessariamente asservito, per il suo enorme costo, a gruppi industriali, a partiti politici, a ideologie ed a professioni redditizie. Cala la libertà di stampa, poiché la stampa libera si rarefà sotto la pressione finanziaria; e cala la libertà dello scrittore. Questo aiuta a spiegare il diradarsi del tipo di grande scrittore; e aiuta a spiegare perché più d’uno trasferisca il suo esercizio nell’agone politico o cerchi sfogo su altri piani. Peraltro, se è la decadenza razionale dei popoli a produrre la rarefazione dello scrittore e il suo ridursi ai margini, è pur vero che è anche la decadenza spirituale, morale e intellettuale di chi scrive a produrre l’allontanamento dei lettori. La verità è che lo scrittore è causa ed effetto del suo ambiente sociale. Occorrerebbe che fosse più causa o meno effetto. Che se fosse quel che ha da essere: un maestro, o, quasi direi, un apostolo o un profeta, il popolo lo seguirebbe o lo lapiderebbe: insomma mostrerebbe un interesse vivo alle manifestazioni del suo spirito. Il posto dello scrittore è di avanguardia: quasi di avanscoperta: in tutti i casi di rischio. Difatti per adempiere una missione apostolica, di formazione e di elevazione, lo scrittore rischia povertà e incomprensione. La posizione dello scrittore è relativa al valore del messaggio che porta e alla forza e ai modi della espressione artistica con cui lo porta. In un mondo, dove la tecnica e l’organizzazione, la pianificazione e l’accentramento, il gregarismo e la stanchezza della libertà, hanno sopraffatto l’anima dell’uomo, oberandola di rumori e di comandi, uno scrittore libero che concorresse alla liberazione spirituale – alla redenzione dell’uomo -, aiutando a superare lo «scompenso» tra mondo esterno immane e mondo interno esiguo, svolgerebbe un compito più grande di quello degli statisti più in voga. In un mondo logorato dalle scissioni e tremebondo per la paura, fruttata dall’odio, una parola di fraternità e umanità, cioè di carità, detta con chiarezza, bellezza e potenza, consacrerebbe alla gratitudine dei popoli il suo autore, conferendogli una situazione di centro nell’orbita della civiltà». (Da: Igino Giordani, Il compito dello scrittore, «La Via», 2.2.1952, p. 3) (altro…)
Feb 20, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Giovanni Martinelli è un piccolo-grande uomo», scrive Michele Zanzucchi su Città Nuova online dopo un colloquio telefonico col vescovo di Tripoli. «Un uomo di coraggio che, nonostante un grave problema di salute che l’ha colpito due anni fa, continua “testardamente” a voler rimanere nella sua Libia, per accudire come un pastore amoroso le sue pecore, ormai ridotte a un manipolo di filippine che lavorano negli ospedali come infermiere e che “non possono” lasciare il Paese». Riportiamo da Città Nuova online alcuni passaggi della telefonata: «Non ho nulla di particolare da dire – esordisce –, siamo diventati orfani dell’ambasciatore partito. Ma lo ripeto, non ho nulla da dire, siamo qui perché Gesù ci vuole qui. Sono al servizio di questo popolo, non sono qui per chissà quale potere». E la comunità cattolica? «La comunità cristiana esiste ancora, siamo tranquilli». Siete tranquilli? «Abbiamo appena celebrato la messa, Dio è con noi, perché dobbiamo temere? ». Anche il vicario apostolico, padre Sylvester, è ancora a Bengasi? «Certamente – risponde mons. Martinelli –, anche lui dice che si può ancora restare per essere vicini a questo popolo così provato». Che cosa ipotizzate per il futuro? «Le previsioni sono molto difficili da fare, anzi è meglio non farne, perché troppe volte abbiamo fatto ipotesi che poi non si sono realizzate. Meglio vivere giorno dopo giorno, anzi momento dopo momento. Nel momento presente c’è tutto. In quel momento incontro Gesù, incontro i fratelli, amo questo popolo». Come è la situazione a Tripoli? «Mi sembra abbastanza calma, non ci hanno proibito niente. Il clima è tranquillo e pacifico. Non c’è grande pericolo a circolare durante il giorno. Certo, la sera stiamo a casa». Paura? «Per il momento non abbiamo avuto minacce dirette. Stiamo a vedere come si svilupperanno le cose. Forse ci taglieranno la testa… Ma io gliela darò su un piatto, perché sono qui per morire per la mia gente». Come vede il ruolo dell’Italia in questa vicenda? «Si è molto impegnata, in particolare l’ambasciatore, per tenere aperto il canale del dialogo tra le diverse tribù, tra le diverse fazioni. L’Italia ha fatto finora propaganda di pace». Come vede un intervento armato straniero? «Non credo proprio che sia la soluzione». Nel 2011, quando spiravano venti di guerra, lei disse che se ciò fosse accaduto la Libia rischiava di esplodere nelle sue divisioni tribali e politiche. Ma purtroppo gli europei sembravano sicuri che la democrazia elettiva avrebbe contagiato positivamente il Paese… «La prudenza sarebbe stata utile, allora come ora. La diplomazia internazionale dovrebbe fare la sua parte per rimettere assieme i pezzi della Libia. Non si debbono imporre visioni politiche che non appartengono a questa gente». Poi riprende e conclude: «Se si viene qui solo con le armi e senza una forte volontà di dialogo, non serve a nulla. Bisogna venire qui per amare questo popolo, non per fare gli interessi degli occidentali, non per sfruttare il petrolio e altre risorse. Qui ci si può venire solo se si ha la volontà di dialogare coi musulmani. Io sono qui per questo e per null’altro scopo». Fonte: Città Nuova online (altro…)
Feb 19, 2015 | Cultura
En agosto de 1942, en una gran estufa de metal, arden unas hojas llenas de apuntes. Las ha escrito Pío XII con letra menuda. En esos días, en los Palacios Vaticanos se hacen desaparecer o se ponen a buen recaudo otros documentos. Por Roma circula una voz cada vez más insistente: Adolf Hitler planea invadir la Ciudad del Vaticano y arrestar al Papa. Más vale prepararse para lo peor. ¿Cómo se ha llegado a esto? Y ¿qué más deben temer Roma y Europa antes de librarse de la nube negra del nazifascismo? Una sugestiva narración de los hechos dramáticos de la Segunda Guerra Mundial a través de los «ojos» de Pío XII y de su gran antagonista, Adolf Hitler, con un estilo que aúna la sólida reconstrucción histórica con el magnetismo del relato. EL ARCHIVO SECRETO DEL VATICANO Más de mil años de historia en 85 km de anaqueles. El Archivo Secreto del Vaticano, al servicio de la Santa Sede desde hace 400 años, es uno de los centros de investigación histórica más importantes y célebres del mundo. Un cofre de tesoros incomparables: millones de legajos y pergaminos a disposición de estudiosos de cualquier nacionalidad y credo religioso. Sobre el autor Mario Dal Bello, redactor de la revista Città Nuova, ha podido acceder al Archivo Secreto del Vaticano. Fruto de su investigación es esta crónica que se lee como una novela y esclarece hechos históricos aún poco conocidos. Docente de literatura italiana y de historia, es periodista, crítico de arte, cine y música y colabora con diversas revistas culturales. Editorial Ciudad Nueva – Madrid