Movimento dei Focolari
Gesù Abbandonato, luce per la teologia

Noi crediamo nell’amore

Il testo è nato dal dialogo che l’autore ha avuto con centinaia di giovani in vari paesi d’Europa ed oltre in occasione di vari weekend sull’essenziale della fede cristiana. «Un viaggio nella vita di Gesù» – lo ha definito Maria Voce nella prefazione al volume – «Questa l’impressione durante la lettura di queste pagine. Un viaggio affascinante con una dimensione di mistero e anche di confidenza». Pure chi non crede in Gesù o in Dio troverà in questo libro la possibilità di conoscere cosa pensano veramente i cristiani e come danno ragione della loro fede. Ancora dalla prefazione di Maria Voce: «Mentre mi addentravo nella lettura, pensavo a chi lo avrebbe letto. Soprattutto ai giovani a cui in primis è diretto e li ho ritenuti fortunati. Fortunati per il fatto che qualcuno, senza porsi a maestro ma offrendo competenza e esperienza, abbia provato ad aprire un dialogo con loro, cercando di dipanare una questione, la fede, così decisiva nella vita e per la vita. Ho apprezzato che qualcuno si sia messo loro vicino per provare a sciogliere nodi e interrogativi che accompagnano l’intimo desiderio di conoscere la verità. Meglio, di avvicinare la Verità». (…) «Ho incontrato molti giovani in questi ultimi anni. In contesti geografici e culturali molto differenti. A questi sto pensando. Da loro ho raccolto preziose domande e altrettante preziose testimonianze. Anche nei confronti di questi grandi temi, su cui spesso confessano di non sentirsi preparati. “Perché io credo? Solo perché qualcuno mi ha introdotto?”, “Dove ho le prove della verità della mia fede?”». «Il mio augurio è che le pagine di questo libro diano ai giovani che vi si accosteranno la spinta ad entrare in colloquio con Gesù. Per conoscerlo meglio, quindi per amarlo di più e per lasciarsi liberamente amare da Lui. Un’avventura che auguro a molti». L’Autore: Michel Vandeleene (Bruxelles, 1957), laureato in psicologia clinica e in teologia dogmatica all’Università Cattolica di Lovanio (Belgio). Ha conseguito il dottorato in teologia spirituale all’Istituto di Spiritualità Teresianum (Roma). Ha insegnato per venti anni la teologia dogmatica e la teologia spirituale nella cittadella di testimonianza a Loppiano (Incisa in Val d’Arno – Firenze), ove ha vissuto la fraternità con giovani provenienti da tutto il mondo. Scheda editoriale (altro…)

Gesù Abbandonato, luce per la teologia

Natalia Dallapiccola: una biografia

“Mi accingo a scrivere questa biografia in punta di piedi, e non senza un certo timore” così inizia la prefazione Matilde Cocchiaro, autrice della biografia di Natalia Dallapiccola la prima a seguire Chiara Lubich. Determinante il suo ruolo nella diffusione dell’ideale dell’unità nei Paesi del Blocco Comunista, l’allora Oltrecortina e nel campo del “Dialogo Interreligioso” per i quali ha speso talenti ed energia per 30 anni, fino agli ultimi giorni della sua vita terrena. “Natalia non ha lasciato una sua storia scritta, così com’era sempre protesa ad amare e a donarsi ad ogni prossimo – conclude l’autrice –. Ho cercato quindi di ricostruirla… insostituibile il contributo delle prime e dei primi focolarini che, insieme a lei, hanno vissuto con Chiara Lubich gli albori del Movimento. Ho potuto attingere, anche ad alcuni pensieri spirituali di Natalia, molto preziosi, scritti di suo pugno spesso su foglietti volanti o trasmessi a voce a chi lavorava con lei, raccolti poi dai testimoni oculari e ricostruiti con fedeltà” . (Matilde Cocchiaro, “Natalia: la prima compagna  di  Chiara  Lubich”, Città Nuova Editrice, Roma, 2013. Collana Città Nuova Per). Per informazioni: 06.96522200 (Città Nuova Editrice). Email: info@focolare.org (altro…)

Gesù Abbandonato, luce per la teologia

Carceri in Italia, sviluppare la relazione

«Devo raccontare, tra i tanti, un fatterello. I ragazzi sono in corridoio che passeggiano. Uno dei nostri vede un nuovo arrivato. Ha gli occhi spaventati, immobile. Il nostro si avvicina e gli chiede: “Cosa c’è? “. L’altro è ammutolito. Lui lo capisce benissimo: è stata anche la sua esperienza. Gli dice: “Dai, vieni nella mia cella che ti offro un buon caffè! “.  Mentre lo prepara, continua: “Guarda! qui si sta bene, oggi c’è il sole e poi hai trovato un amico cosa vuoi di più dalla vita?”. Nel giorno dei colloqui sono, casualmente, tutti e due presenti nella stessa stanza. Il figlio e la moglie del nuovo arrivato si alzano e vanno a ringraziarlo per il bene che ha donato al loro familiare». È il racconto di P.B. che opera come volontario nel carcere di Padova, testimonianza di una dignità che varie storie mettono in rilievo e che nasce dai piccoli gesti quotidiani. È stata raccolta nell’ambito di un laboratorio, il primo, per gli operatori delle carceri in Italia organizzato dal Movimento Umanità Nuova (Focolari) insieme alla rete internazionale Comunione e Diritto (CeD). L’incontro si è tenuto il 9 e 10 Novembre scorsi a Castelgandolfo (RM). Cinquanta persone, tra volontari carcerari, insegnanti, un assistente sociale, una ex carcerata, un magistrato di sorveglianza, un ex presidente di tribunale ora in pensione. C’è anche un sacerdote anglicano con la moglie, che, insieme ad altri, vuole approfondire il tema. Sono loro i protagonisti di questo primo seminario: laboratorio quanto mai attuale per la situazione carceraria che vive l’Italia, e che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha recentemente denunciato. Qualche dato: 45.647 posti nelle carceri a fronte di 65.831 carcerati, più di 20.000 persone in esubero che si trovano a scontare la pena in situazioni umanamente invivibili per la mancanza di spazi e delle più elementari norme igieniche: per non parlare delle violenze e dei soprusi che notoriamente si vivono in questi ambienti. Come rispondere a questo stato di cose? «Abbiamo cercato di addentrarci nella sofferenza e, a volte, impotenza umana di fronte a queste situazioni» racconta Francesco Giubilato, assistente sociale – «abbiamo puntato così all’essenziale: la persona e la relazione. La persona con le sue sofferenze, i suoi bisogni e le aspettative del carcerato, della guardia carceraria, dell’operatore carcerario fino alle loro famiglie e alla Comunità. La relazione, quella vera, quella che allieva la solitudine ed il dolore e che a volte risana. Relazione attenta al bisogno e creativa nelle soluzioni pur nel rispetto della norma». Il programma del laboratorio ha messo in rilievo le varie esperienze che ci sono in Italia per rispondere a questa situazione. Come G.D. che ha vissuto un anno di servizio civile con l’Associazione “La fraternità” all’interno del Carcere di Montorso a Verona ed ora continua a dare la propria disponibilità all’interno dell’Associazione nel Centro di Ascolto per le famiglie dei carcerati e per le necessità degli ex carcerati. O come Alfonso Di Nicola, che lavora nelle carceri romane. Queste esperienze hanno evidenziato le criticità, legate anche alla difficoltà di relazione fra tutti i soggetti coinvolti, e al tempo stesso dimostrato come l’interazione, se è vissuta nella dimensione della fraternità, può cambiare radicalmente le persone e l’ambiente. Gianni Caso, Presidente Aggiunto Onorario emerito della Corte di Cassazione ha aperto un altro fronte che è quello dell’informazione. Informazione vera, onesta che fa crescere la coscienza dei cittadini e che la smuove fino a promuovere o modificare la legge e la sua applicazione in una dimensione di giustizia, equità e rispetto della dignità umana. (altro…)