Ott 1, 2012 | Cultura
Politica e diritto, Istituzioni e Codici scritti, ma anche relazioni tra esseri umani. Vivere governandosi attraverso leggi condivise è difficile, ma inevitabile. Lo riassume bene la figura di Caino: egli rifiutò suo fratello; ma fu poi il fondatore, nella tradizione biblica, della prima città, nella quale la convivenza fraterna era resa possibile attraverso la legge. Il libro costituisce uno dei frutti più maturi delle ricerche sulla fraternità, mettendo al centro dell’interesse la fraternità intesa come principio relazionale. I contributi affrontano le prospettive diverse e complementari del dibattito contemporaneo. Antonio Maria Baggio è professore di Filosofia politica all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, dove coordina il Dipartimento di Studi politici. Nell’ambito delle ricerche sulla fraternità in politica ha curato diversi volumi, tra i quali: Il principio dimenticato. La fraternità nella riflessione politologica contemporanea, Roma 2007; La fraternidad en perspectiva política. Exigencias, recursos, definiciones del principio olvidado, Buenos Aires 2009. Contributi di Antonio Maria Baggio – Adriana Cosseddu – Paolo Giusta – Rodrigo Mardones – Antonio Márquez Prieto La collana IDEE / POLITICA, sotto la direzione di Antonio Maria Baggio, intende offrire al pensiero politologico un contributo di riflessione ispirato alla cultura della fraternità, coinvolgendo esponenti significativi del dibattito contemporaneo. Della stessa collana:
- Filippo Pizzolato – Il principio costituzionale di fraternità – Itinerario di ricerca a partire dalla Costituzione Italiana
- A.Marzanati / A.Mattioni (ed.) – La fraternità come principio del diritto pubblico
- A.M. Baggio (ed.) – Il principio dimenticato – La fraternità nella riflessione politologica contemporanea
Ordinazioni: Citta’ Nuova Editrice (altro…)
Ott 1, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Sabato sera, al tramonto del sole. La sala d’esposizione del complesso comunale “Il Cortile” di Berazategui è affollata di pubblico che ammira le opere su tela e foto plastica dell’artista Maria Cristina Criscola, presentate nella mostra che sta per essere inaugurata. Improvvisamente qualcuno incomincia a cantare e, nella sorpresa generale, gli altri si uniscono al coro. Sono i membri del Coro del Municipio di Berazategui che, con i loro canti, danno inizio all’inaugurazione. Alcuni sono al pian terreno, altri nel soppalco, e la melodia riempie tutto lo stabile. A seguire i discorsi rituali e il brindisi. Il catalogo della mostra – che riunisce opere dal 1978 al 2012 – dice: “Incontrare l’eterno nella marea del futile” e, come dice il curatore, Dott. Claudio Villareal, “È, nel contempo, presenza e spogliamento. È lo spirito della materia. Davanti alle sue opere, “tacere è abbastanza azzeccato”, come diceva Rothko. Le grandi dimensioni delle sue tele ci mettono in contatto con questo TUTTO che abita in tutto. Con questo spirito che prevale, che è il contenuto della materia alla quale dà forma, liberandola nella luce. I colori sono più che dei mezzi, più che dei simboli. Il bianco, il nero, il rosso …”. Potremmo dire che la vita di Maria Cristina Criscola è ricca sia nella ricerca della crescita umano artistica, che in quella spirituale. Infatti le sue opere accompagnano questo processo nella ricerca della luce, come lei stessa dice: “Non mi sono mai posta un modello come stile; per me dipingere è andare incontro al mistero. Cerco di essere rigorosa con le tecniche; nello stesso tempo, cerco di approfondire lo spogliamento per arrivare all’intimità più profonda di ciascuno”.
L’artista è nata nel 1943 a Buenos Aires. Nella decade del ’70 esce dalle Scuole delle Belle Arti “Manuel Belgrano”, “Prilidiano Pueyrredón” e Ernesto de la Cárcova” come Professoressa Nazionale Superiore di Dipinto, Specialità Dipinto Murale. È stata docente fino al 2007 (direttrice negli ultimi 10 anni) della Scuola delle Belle Arti “Manuel Belgrano”. Nel 1989 nella Facoltà delle Belle Arti dell’Università Complutense di Madrid, assiste al corso di Dottorato “Colore, Forma e Contenuto”. In seguito si succedono molteplici esposizioni e mostre in Argentina e in altri paesi. Momenti importanti per la Criscola sono i lunghi periodi al Centro Ave Arte, a Loppiano (Firenze, Italia), durante i quali realizza diversi progetti di vetrate e porte per chiese. A coronamento di questa esperienza il bozzetto e la realizzazione, nel 2004, della porta principale del santuario della Diocesi di Fiesole intitolata a Maria Thèotokos (madre di Dio) sempre nella Cittadella di Loppiano (Firenze, Italia). Criscola ha anche un suo atelier, “Il Bello”, nella Mariapoli Lia (O’Higgins, Buenos Aires). La mostra che percorre tutta la sua produzione artistica rimarrà aperta fino al 7 ottobre. (altro…)
Set 28, 2012 | Cultura, Spiritualità
Il volume fa parte della nuova collana dell’editrice Città Nuova “Studi della Scuola Abbà”, espressione culturale pluridisciplinare del Centro studi del Movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich per l’elaborazione della dottrina contenuta nella spiritualità dell’unità. Oggetto fondamentale di studio sono gli scritti legati alla luminosa esperienza mistica vissuta dalla Fondatrice negli anni 1949-1950, e che è all’origine del Movimento dei Focolari, alla quale i membri della Scuola Abbà, esperti nelle diverse scienze, attingono per rileggere le proprie discipline. In questo testo si approfondisce il momento iniziale di tale esperienza, avvenuto il 16 luglio 1949, con un “Patto di unità” tra lei e l’onorevole Igino Giordani. I contributi – a firma di Atzori, Rossé, Leahy, Ciardi, Morán, Henderson, Blaumeiser, Araújo, Cosseddu, Ferrara, Bruni – commentano il racconto fatto da Chiara Lubich di tale Patto secondo diverse prospettive di lettura che, spaziando dall’ambito teologico, ecclesiologico, spirituale all’ambito letterario, sociologico, giuridico, politologico, economico, ne offrono una attualizzazione ricca per la vita della Chiesa, delle comunità ecclesiali, e per la società. Ordinazioni: Città Nuova (altro…)
Set 28, 2012 | Cultura
Si è svolto al “Mondo Migliore” di Rocca di Papa dal 30 agosto al 1° settembre scorso il seminario internazionale: “Servizio sociale professionale e agire agapico: riflessioni teoriche, processi operativi” proposto da Social-One e dalla Fondazione Zancan. Una trentina di studiosi del servizio sociale provenienti prevalentemente dall’Italia, ma con presenze importanti da: Brasile, Argentina, Stati Uniti e Romania, si sono confrontati per focalizzare meglio il rapporto tra l’agire agapico – innovativa chiave interpretativa per le scienze sociali proposta da Social One ormai da alcuni anni – e il servizio sociale. Ma cos’è il servizio sociale? Il servizio sociale è un sistema di valori, teoria e pratica e nelle sue varie forme esso è orientato verso le molteplici, complesse interazioni tra le persone e il loro ambiente. La sua missione è abilitare tutte le persone a sviluppare il proprio potenziale, arricchire le loro vite e prevenire i disagi. Il servizio sociale professionale è focalizzato sulla soluzione dei problemi e sul cambiamento. Così, gli assistenti sociali che del servizio sociale sono i professionisti principali, sono agenti di cambiamento nella società e nelle vite delle persone, delle famiglie e delle comunità di cui sono al servizio. Ma oggi, come sappiamo, i sistemi dei servizi alle persone stanno cambiando: tutto può essere messo in discussione e i principi cardine del pensiero sociale sono sottoposti a sollecitazioni forti che si ripercuotono sulle persone e sui professionisti che vi operano. Ecco perché Social-One si è interrogata su queste sfide. Nella sua presentazione introduttiva la coordinatrice di Social One, Vera Araújo, ha così espresso l’intento che ci si prefiggeva per quei giorni: «Vogliamo comporre anche in questo Seminario una comunità dialogante, consapevole che per una miglior comprensione della realtà sociale e delle persone che ne sono attori, è utile ascoltare e confrontarsi (…),e che il cammino della storia non si ferma, dunque bisogna lanciarsi verso il futuro con coraggio nonché verso spazi non ancora esplorati».
La relazione che ha dato il via al seminario è stata proposta da Tiziano Vecchiato, Direttore Scientifico della Fondazione Zancan, che da alcuni anni condivide il cammino di Social-One. Egli ha evidenziato che «il servizio sociale affonda le proprie radici professionali proprio nell’incontro con le persone. L’intenzione è di valorizzare le loro capacità e potenzialità. L’impegno di ascolto, orientamento e accompagnamento sono altrettanti modi di esprimerla, per aiutare promuovendo e condividendo responsabilità». Poi si è chiesto se e in che misura l’agire agapico possa rappresentare una componente costitutiva nell’esperienza professionale. Una possibile risposta: «una caratteristica dell’agire agapico è la capacità di essere generativo e di poter dare risposte in più di quanto ci si aspetta (l’eccedenza che è più del dono)». Sono seguiti i contributi di due docenti universitari di Siena – Angelo Lippi e Anna Maria Zilianti – che hanno commentato la relazione di Vecchiato. In particolare la Zilianti sottolineava che «l’agire agapico può essere la leva per dare impulso al cambiamento necessario in questo momento» fatto, come si diceva di smarrimento, crisi di valori e non solo. Angelo Lippi ha affermato che «con l’agire agapico ci sono le condizioni per esplorare relazioni “generative” che possono diventare un surplus da sviluppare anche all’interno delle organizzazioni pubbliche, private e del terzo settore». Da subito è scattato tra i presenti un clima collaborativo e stimolante che si avvertiva anche nei momenti di pausa e di intervallo dove si continuava a discutere e a elaborare insieme.
Il seminario ha previsto tre sessioni di approfondimento: la prima coordinata da Rosalba De Martis, dottore di ricerca in Scienze Sociali dell’università di Sassari, su “La relazione agapica come condizione generativa di eccedenza riconoscibile in termini di valore professionale, personale e sociale”, una seconda coordinata da Paolo De Maina del Comune di Roma su “Cura e prendersi cura” ed una terza da Michele Colasanto dell’Università Cattolica di Milano su “Agire agapico nelle organizzazioni e nelle istituzioni: ostacoli e criticità per nuovi modi di intendere la costruzione del bene comune”. In tutte le sessioni vi è stato un continuo scambio, ricco di prospettive. Molto importanti ed apprezzati gli interventi di alcuni professionisti provenienti da zone extraeuropee come Angela Maria Bezzera Silva del Brasile che ha delineato la storia e i tratti fondamentali del Servizio Sociale nel suo Paese che è il secondo corpo professionale del mondo, con circa 104 mila assistenti sociali, secondi solo agli USA. In Brasile, come in tutto il Latino America il Servizio Sociale non viene definita come una professione di aiuto, ma piuttosto come una professione che lavora per la trasformazioni delle cause strutturali della povertà e emarginazione, attraverso la mobilitazione, coscientizzazione, partecipazione delle classi popolari e di tutta la società civile. Maritza Vasquez Reyes proveniente dagli Stati Uniti che ha dato uno spaccato di questa Nazione con una ricca tradizione di servizio sociale e Rolando Cristão, dell’Argentina, che ha posto il problema del rapporto del servizio sociale e la comunità partendo dall’esperienza del suo Paese affermando che l’agire agapico è importante anche per migliorare le alternative di soluzioni ai problemi sociali attuali per moltiplicare le potenzialità delle comunità (problema sentito in America Latina) per il suo sviluppo e raggiungimento del bene comune. Importante e preziosa anche la presenza di due assistenti Sociali della Romania, Paese che sta riannodando il filo della propria storia dopo anni difficili. Nelle conclusioni Tiziano Vecchiato e Vera Araújo hanno sottolineato che il seminario ha indicato strade nuove da sperimentare perché «insieme possiamo rigenerare speranza, risorse, possibilità. E questo vale anche in tempi di crisi, di recessione, di razionalizzazione del nostro sistema di protezione sociale». Tutti i partecipanti hanno avvertito che questo seminario ha rappresentato un passo nuovo nel lavoro di ricerca che Social-One sta svolgendo. A cura di Paolo De Maina (altro…)
Set 25, 2012 | Centro internazionale, Chiesa, Cultura, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Tre sale collegate, 3.000 persone e la diretta streaming, a sottolineare la grande attesa suscitata dalla presentazione del libro-intervista in cui Maria Voce si è prestata volentieri a rispondere alle domande a tutto campo dei giornalisti Michele Zanzucchi e Paolo Lòriga (rispettivamente direttore e caporedattore del quindicinale Città Nuova): “Cosa fanno e cosa pensano i focolarini dopo Chiara Lubich? Sono progressisti o conservatori? Lavorano per conquistare posti di rilievo nella Chiesa e in politica? Sono dei buonisti che sorridono troppo?…”. “La scommessa di Emmaus”, questo il titolo del volume che è stato presentato in anteprima il 22 settembre, in un dialogo tra la stessa presidente dei Focolari e Lucetta Scaraffia (storica ed editorialista de “L’Osservatore Romano”) e Marco Politi (scrittore ed editorialista de “Il Fatto Quotidiano”). Scaraffia e Politi non si sono lasciati sfuggire l’occasione di avere di fronte Maria Voce in persona e l’intervista ha toccato gli argomenti più diversi: come affrontare il tema dell’immagine dopo un tempo di nascondimento; la richiesta che i Focolari si facciano promotori della riflessione di grandi temi come il protagonismo dei laici, l’ecumenismo, il dialogo interreligioso e con persone di convinzioni diverse; la donna, fine vita, famiglia e lavoro, i musulmani in Europa; il carisma femminile di Chiara Lubich come dono per la Chiesa; il ridotto numero dei focolarini che fanno una scelta radicale di vita in confronto al vasto Movimento, e altro ancora.
Maria Voce sembra trovarsi nel salotto di casa sua con due amici. Non si scompone e risponde con immediatezza e lucidità. “Non siamo ammalati di nascondimento, ma non ci teniamo a farci pubblicità. Desidereremmo, piuttosto, che le persone conoscessero quel tanto di incisività positiva che riusciamo a mettere nelle realtà umane. Non sento di avere cose significative da dire come Maria Voce, ma come Movimento dei Focolari”. “I laici non hanno bisogno di incoraggiamento, ma piuttosto di essere lasciati liberi di agire in un contesto ecclesiale di maggiore fiducia”, si legge nel libro. Questa frase, particolarmente apprezzata dalla Scaraffia, è lo spunto per riflettere su laici e donna: “Chiara, prima ancora di essere una donna, è laica. (…) [La sua] è stata una grande anticipazione, quella di far sentire la forza vitale del laicato nella Chiesa. Per quanto riguarda la presenza femminile, Chiara amava dire che la donna ha, come caratteristica propria, una capacità più grande di amare e di soffrire. Questo è manifestato soprattutto nella maternità. Quindi direi che la donna ha, in modo particolare, la capacità di far famiglia. (…) In una Chiesa che si vuole sempre di più famiglia, comunione, sintesi di tutte le aspirazioni dell’umanità, la donna ha la sua funzione importante. Però – così come sempre Chiara ha detto – sono convinta che la donna e l’uomo sono davanti a Dio ugualmente responsabili. Nel Vangelo c’è scritto che non c’è nè uomo nè donna, nè giudeo nè greco, quindi l’importante è che sia la donna che l’uomo diventino quello che devono essere, cioè Cristo nella Chiesa”. Dopo un intermezzo musicale Marco Politi propone “un focolare del colloquio”: promuovere regolarmente delle riflessioni sui grandi temi. “È una sfida più che una domanda” ribatte Maria Voce. “Sarebbe, questa, una cosa più congeniale al nostro stile, al nostro modo di fare, perché non sarebbe tanto un mettere a confronto grandi idee, ma delle esperienze – come è stato d’altra parte in questi due giorni a LoppianoLab –. La testimonianza che vogliamo dare è quella del rapporto con chi ci sta accanto, non con i grandi sistemi”.
Riguardo al “problema della costruzione delle moschee, per esempio, ritengo che la cosa più importante sia che i musulmani si sentano accolti e compresi dai cristiani anche nel modo di esprimere la propria religiosità”. Continua affermando che il Movimento arriva alla riflessione dei grandi temi con il proprio stile, di vicinanza, di esperienza vitale. “Ad esempio in una scuola, in un ospedale, si mettono insieme le persone del Movimento che vi operano e condividono le esperienze della loro professione vissuta cristianamente. Dalla vita spesso nasce anche una riflessione che genera delle iniziative concrete, insieme a delle linee di pensiero che poi vengono offerte”. “Il carisma di per sè ha le risposte. Sono le domande che cambiano secondo i tempi. A nuove domande, si esigono nuovi modi di formulare le risposte che comunque si trovano nel carisma”. Riguardo all’ecumenismo: “Credo che sia un cammino difficile. È una vergogna per tutti i cristiani essere divisi. Se ce ne rendiamo conto, ne soffriamo. E il partecipare tutti della stessa sofferenza, non potrà non farci fare dei passi per superarla. Allora può darsi che si faranno, anche se con fatica, dei passi verso l’unità. Per arrivarci, bisogna saper perdere qualcosa, tutti! E questo costa. Noi crediamo che, come Movimento, la nostra funzione è proprio quella di metterci in questa spaccatura. Dobbiamo camminare! Credo che sia una ricerca che dobbiamo fare insieme”. Sul numero esiguo dei focolarini: “Proprio perché è una scelta radicale, il consumarsi nell’unità – che significa amarsi reciprocamente, perdendosi completamente nell’altro, perché Dio sia fra di noi – è una scelta esigente per la quale non tutti sono chiamati; anche se la scelta di Dio la fanno tutti nel Movimento”. E conclude: “A noi interessa che vada avanti l’idea della fraternità universale. È Dio che conduce la storia, dunque non dobbiamo aver paura”. L’ora è volata via. Tra i tre sul palco e i 3.000 presenti si è creato un feeling che non si vorrebbe interrompere. Ma la “scommessa di Emmaus” ormai è stata lanciata e accolta.
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Set 24, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
4 giorni per dare voce ad economia, cultura, territorio e politica, ai giovani. Molti i ‘fatti di cittadinanza attiva’ raccontati al LoppianoLab, in un programma che si è snodato attraverso laboratori, seminari, testimonianze di imprenditori, spazio all’Economia di Comunione, alle scuole di partecipazione politica del Movimento politico per l’unità, all’Istituto Universitario Sophia. Zoom su “cosa fanno e cosa pensano i focolarini dopo Chiara Lubich”, con la presentazione in anteprima del libro-intervista a Maria Voce: “La scommessa di Emmaus”. Le prime cifre di questa terza edizione parlano di 3.000 partecipanti da tutte le regioni italiane, cui aggiungere i 5.000 collegamenti alle dirette streaming di vari momenti del programma e quanti sono passati da Loppiano solo per un giorno. Una redazione social ha permesso al pubblico dei social network (soprattutto nella fascia 18-34) di partecipare e interagire: 300.000 i contatti. Quali i temi principali affrontati in questi giorni? Legge elettorale, intercultura, legalità, arte, sviluppo sostenibile e molto altro nei 15 laboratori, confluiti nel pomeriggio di sabato nell’evento “Italia Europa. Un unico cantiere tra giovani, lavoro, innovazione”. Vivace il confronto che ne è seguito con gli esperti su economia, formazione ed Europa dove i giovani hanno offerto il proprio contributo per la rinascita dell’Italia. E sui rapporti tra le generazioni, la giornalista Tiziana Ferrario ha ribadito l’importanza di crescere insieme, giovani e adulti, in un reciproco scambio tra passione ed esperienza. “C’è bisogno di più Europa dei cittadini – ha dichiarato Paolo Ponzano, consigliere speciale Commissione Europea. Gli ha fatto eco Stefano Zamagni, economista, richiamando la necessità a livello nazionale di una forma più matura di democrazia deliberativa, dove i cittadini partecipino quotidianamente alla gestione della cosa pubblica.
Momento clou dei 4 giorni è stata la doppia intervista a Maria Voce, presidente dei Focolari, appena nominata uditrice al prossimo sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione, che ha risposto alle provocazioni di Lucetta Scaraffia (Osservatore Romano) e Marco Politi (Il Fatto quotidiano), sulle grandi questioni della chiesa e della società: il ruolo della donna, l’impegno dei laici cattolici, la visibilità dei Focolari oggi, il problema ecumenico, il dialogo interreligioso e i rapporti con i “diversamente credenti”. A LoppianoLab cittadini, esperti, professionisti hanno raccontato l’Italia della crisi ma anche quella della risalita, con un unico comune denominatore: la passione per la partecipazione civile. Affollato il laboratorio “Lo stallo dei partiti. La politica dei tecnici. E i cittadini?” dove si è affrontata la questione della legge elettorale, tema molto caldo in Italia. In piena sintonia il seminario delle Scuole di partecipazione politica, oggi 24 in tutta la penisola, 500 i giovani coinvolti. “Dateci educatori veri e vi daremo un mondo migliore” è il titolo del laboratorio nel quale si è ribadita la centralità del fatto educativo come risorsa per il futuro.
Storie di lotta e speranza hanno illuminato il laboratorio sulla legalità, come quella di Salvatore Cantone, imprenditore impegnato in prima linea con un’associazione anti-racket e Giuseppe Gatti, magistrato anti mafia e sotto scorta, che hanno messo in luce che solo dalla fraternità può nascere una nuova legalità. Comunic@ando, il workshop sui media, ha presentato un ventaglio di iniziative: laboratori civici, uso critico dei media, fino ad un progetto europeo che ha visto giovani italiani in partnership con altri coetanei di altre quattro nazioni. Al Polo Lionello, nell’ambito di LoppianoLab, si è svolta la 3ª convention nazionale di Economia di Comunione. Novità di quest’anno, la nascita di AIPEC, l’associazione italiana delle imprese EdC, e la voce dei giovani: bilancio di un anno e mezzo di attività dell’incubatore di impresa del Polo, che ha sostenuto l’avvio di 52 idee imprenditoriali; il progetto Policoro, risposta alla disoccupazione giovanile nel sud Italia. Concluso l’evento, ora i laboratori civili ‘riaprono’ sul territorio. La partecipazione attiva è la chiave per guardare al 2013. Flickr Photostream (altro…)