Giu 4, 2015 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Si discute di gender nel mondo occidentale; nei paesi in via di sviluppo preoccupa il dramma dello sfruttamento; in Medio Oriente i diritti delle donne e la pace. Ancora in occidente, costrette a scegliere tra lavoro e famiglia; vite che subiscono violenza… Sono alcune delle sfide e problematiche – differenti a seconda delle varie zone geografiche – in discussione alle Nazioni Unite, in vista della nuova agenda per gli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile da attuare dopo il 2015 (data entro la quale i 193 stati membri si erano auspicati di raggiungere i famosi Obiettivi del millennio). Sfide e problematiche discusse anche nei tre giorni promossi dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace (Roma, 22-24 maggio 2015), in collaborazione con l’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche e la World Womens’ Alliance for Life and Family. Non solo una panoramica sulle questioni più urgenti legate alle condizioni della donna, neppure solo un momento di denuncia delle violazioni della sua dignità e dei suoi diritti. Le 120 donne provenienti da diversi paesi del mondo hanno voluto offrire un contributo di esperienze e idee, tradotte poi in un documento finale verso la nuova agenda delle Nazioni Unite per lo Sviluppo post-2015. Nel suo messaggio al Cardinale Turkson, presidente di Giustizia e Pace, papa Francesco ha voluto proprio dare voce alle istanze promosse dall’universo cattolico femminile nei processi internazionali, invitando quanti sono «impegnati nella difesa della dignità delle donne e nella promozione dei loro diritti» a lasciarsi «guidare dallo spirito di umanità e di compassione nel servizio al prossimo». «Così – continua il papa – farete emergere i doni incommensurabili di cui Dio ha arricchito la donna, facendola capace di comprensione e di dialogo per ricomporre i conflitti grandi e piccoli, di sensibilità per sanare le ferite e prendersi cura di ogni vita, anche a livello sociale, e di misericordia e tenerezza per tenere unite le persone». I contributi spaziavano da: antropologia femminile, donne e educazione, donne e dialogo interreligioso, tecnologie legate alla vita e alla procreazione, i diritti umani, donne e lavoro agricolo, impresa e finanza ecc., seguiti poi da lavori negli atelier tematici (termine che richiama all’arte del “lavoro artigianale” di finezza e laboriosità, proprie delle donne) sugli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, per una elaborazione di proposte. Rita Mousallem, co-direttrice del Centro per il dialogo interreligioso del Movimento dei Focolari, è intervenuta sul “Dialogo interreligioso, via per una pace duratura. Ruolo delle donne”, rifacendosi anche alla propria personale esperienza di cristiana in Medio Oriente. Nelle diverse interviste a lei rivolte, ha ribadito la capacità di ascolto, caratteristica tipica della donna, che dà la possibilità di entrare nell’interiorità di sè e negli altri; di saper soffrire e sperare fino all’ultimo, perché – essendo madre – sa molto bene quanto valga la vita. Questi aspetti, insieme ad altri, fanno parte di quel “genio femminile” – ricordato anche da papa Francesco – dono e bellezza tipica della donna, chiamata a dare suo contributo nella società odierna, a beneficio di tutti. Leggi anche:.Aleteia. (altro…)
Giu 1, 2015 | Centro internazionale, Dialogo Interreligioso, Spiritualità
In Polonia, con i suoi 38 milioni di abitanti, di cui il 90% cristiani, i musulmani figurano tra le minoranze religiose: sono 25mila, lo 0,08% della popolazione. La loro presenza risale ai Tartari nel XIV secolo; c’è poi l’immigrazione della seconda metà del XX secolo e del dopo muro di Berlino. La giornata di dialogo appena vissuta si inserisce nel percorso dei tre eventi portanti del dialogo tra cristiani e musulmani in Polonia. È don Adam Was, del Comitato per le religioni non cristiane della Conferenza Episcopale Polacca, a tracciarne le caratteristiche: la Giornata dell’Islam nella chiesa cattolica in Polonia istaurata nell’anno 2000 dalla Conferenza Episcopale Polacca su richiesta del Consiglio Misto di Cattolici e Musulmani, viene celebrata ogni 26 gennaio; la “Preghiera per la Pace e Giustizia nel Mondo”, nata dopo l’11 settembre 2001, promossa dai musulmani tartari polacchi; infine – l’evento “senza precedenti in tutto il mondo”, come ha sottolineato il mufti Nedal Abu Tabaq, della “Giornata del Cristianesimo tra Musulmani in Polonia”, stabilita per il 29 maggio, e iniziata tre anni fa dai musulmani della Lega Musulmana in Polonia. All’appuntamento, su invito dell’imam Abdul Jabbar Koubaisy, direttore del Centro e vicepresidente della Lega Musulmana in Polonia, sono intervenute circa 50 persone: rappresentanti delle autorità locali, delle chiese cattolica, ortodossa e luterana; dell’Università della Slesia e anche della Comunità Ebraica di Katowice. Ospiti d’onore: Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari e Jesús Morán copresidente.
«Il dialogo interreligioso è una condizione necessaria per la pace nel mondo, e pertanto è un dovere per i cristiani, come per le altre comunità religiose» (EG, 250), ha ricordato il metropolita di Katowice, arcivescovo Wiktor Skworc, nel suo messaggio letto da don Tadeusz Czakański, suo delegato per il dialogo con l’Islam. E, focalizzando il tema dell’incontro, ha sottolineato come «il fondamento dell’intero insegnamento di Gesù Cristo sta nell’amore misericordioso verso il prossimo», augurando che questo incontro interreligioso a Katowice aiuti tutti «a vivere più profondamente il mistero della Misericordia di Dio» e che «contribuisca a una più grande apertura gli uni verso gli altri per collaborare più efficacemente sul campo della cura verso gli oppressi e gli esclusi». Parole di saluto sono state rivolte anche dal mitrato della Chiesa otodossa, don Sergiusz Dziewiatowski; dal rappresentante del vescovo evangelico-luterano, don Michal Matuszek; dal prodecano della Facoltà Teologica dell’Università della Slesia a Katowice, prof. don Jacek Kempa; dal corresponsabile da parte dei musulmani del Consiglio Misto dei Cattolici e Musulmani, Andrzej Saramowicz, e inoltre Danuta Kamińska, a nome di Marcin Krupa, sindaco di Katowice, e dagli ambasciatori del Qatar, Iraq e Arabia Saudita.
Quindi Maria Voce nel suo discorso ha ricordato alcuni passaggi delle Scritture cristiane che parlano di Gesù fin da prima della sua nascita, ponendo l’accento sul suo amore concreto verso ogni uomo. «È questo amore universale, senza riserve, che ha affascinato tutti quelli che fanno parte del Focolare ed è diventato la nostra regola di vita», ha costatato la presidente dei Focolari. «Una delle intuizioni di Chiara Lubich, che costituisce uno dei fondamenti della spiritualità dell’unità fin dai primi giorni, fu la scoperta del valore del comandamento per eccellenza di Gesù: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv15,12-13)». «Amare sempre così non è facile – ha constatato Maria Voce – a volte o molto spesso questo amore al fratello costa fatica, sacrificio… Ma anche qui Gesù ci è di modello: egli ha amato fino al punto di dare la sua vita per noi». E infine ha augurato a tutti: che Dio – «il più grande e il più misericordioso, ci aiuti a guardarci tutti da fratelli con la misura che lui ci ha rivelato, per costruire insieme un mondo dove regni la fratellanza e quindi la pace piena e vera che tutti attendiamo».
Mufti Nedal Abu Tabaq, responsabile di tutti gli imam in Polonia, parlando di Gesù Cristo, ha affermato che nel Corano è scritto “Gesù è il segno”. “Lui non solo è stato concepito miracolosamente – ha proseguito -, ma anche ha compiuto dei miracoli, ha curato gli infermi, ha risuscitato i morti”.
Ognuno di noi, ha sottolineato inoltre, deve «risuscitare la luce in chi soffre (…). Non siamo delle candele, che si possono spegnere, ma siamo la luce che ormai è uscita da esse, e questa luce è presente in ogni uomo, noi però dobbiamo sempre rivelarla, farla emergere (…) nei bisognosi, come ha fatto Gesù Cristo (…). Ecco il Gesù che io amo, che conosco, che lodo». Azione comune in favore del dialogo interreligioso, la minaccia del valore della famiglia e la necessità di proteggerla insieme in quanto credenti, educazione dei figli al dialogo, sono alcune delle problematiche trattate in un fraterno dialogo con Maria Voce e Jesús Morán nella seconda parte dell’incontro. La preghiera del “Padre Nostro” recitata dai cristiani e la la preghiera “D’ua” dai musulmani hanno concluso l’evento. Il “Segno della Pace”, con una stretta di mano o con un abbraccio, scambiato fra tutti ha espresso l’amore fraterno vissuto in queste ore tra cristiani, musulmani ed ebrei. Una Giornata del Cristianesimo tra i musulmani in Polonia da ricordare. (altro…)
Giu 1, 2015 | Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Roberto Catalano (a destra) con accanto la Sig.ra Minoti Aram, dello Shanti Ashram in Combiatore (India), e altri amici indù (foto di repertorio).
«Cinquant’anni fa ero un ragazzino e mai avrei immaginato di poter vivere un’avventura così affascinante come quella del dialogo, sulla strada aperta da Nostra Aetate [il profetico documento conciliare che ha segnato l’apertura della Chiesa ad un dialogo costruttivo e positivo con le diverse tradizioni religiose del mondo]. Guardando a ritroso non posso non essere riconoscente a Dio, ma anche a decine di persone incontrate su questa strada, che mai avrei immaginato di percorrere. A cominciare dalla mia famiglia, dove ho imparato che dialogare è sempre meglio che scontrarsi, con i compagni universitari della contestazione degli anni settanta, con giovani dei movimenti cattolici dove sono cresciuto, con il mondo del lavoro dove mi sono inserito ancora ventenne e, poi, con persone dell’Asia, delle Americhe, dell’Africa e di diverse parti del mondo, compresa la Nuova Zelanda e l’Australia Una ricchezza immensa, su una strada che il mondo nel 1965 non poteva nemmeno immaginare». È un ricordo personale, a margine del convegno per celebrare i cinquant’anni della conclusione del Concilio Vaticano II (Georgetown, Washington, 22-24 maggio), organizzato da Ecclesiological Investigation, un gruppo di teologi che si incontrano una volta l’anno e discutono su un argomento particolare. Quest’anno, il tema scelto è Vatican II, Remembering the future, e non mancano rappresentati provenienti da Roma, tra cui il card. Kasper ed il Card. Tauran.
«La conferenza è di grande valore – continua Roberto Catalano -: interventi in plenaria, ma anche sessioni parallele di grande spessore teologico e culturale. Grande apertura umana ed intellettuale, desiderio di approfondire un evento come il Concilio da diversi punti di vista: geografico senza dubbio, ma soprattutto di prospettiva e di contenuti. Ci sono interventi che cercano di contestualizzare quanto e perché avvenuto fra il 1962 ed il 1965. Altri hanno affrontato l’aspetto storico che ha portato allo svolgimento dell’evento conciliare. Ma sono state importanti anche le letture su quanto successo dopo e di come questi cinquant’anni non siano stati sufficienti alla sua realizzazione. Le opinioni si susseguono in un clima di grande ascolto, interesse e apertura intellettuale e spirituale». «Pur fra le diverse posizioni, il Concilio esce da questi giorni di studio a mezzo secolo dalla conclusione, come un evento che ha cambiato la Chiesa e l’umanità. Colpisce soprattutto la dimensione profetica che ha caratterizzato soprattutto i documenti che sono stati promulgati al termine dell’assise conciliare». E proprio su questa dimensione della profezia si è fondato anche il suo intervento, sul ruolo di alcuni movimenti, come i Focolari e Sant’Egidio, nell’attualizzazione di Nostra Aetate. Dialogo come dovere, dialogo come cultura dell’incontro, dialogo come pellegrinaggio e dialogo come pensiero aperto ed empatico sono alcuni dei punti sviluppati da Catalano. Una delle giornate del convegno è stata dedicata interamente all’ecumenismo e a quanto il Concilio ha significato per questo aspetto. Si sono susseguiti interventi di cattolici, luterani, presbiteriani, ortodossi e episcopaliani: «Non sono mancati toni scuri per appuntamenti mancati e per ostacoli che ancora restano per una vera comunione fra le varie Chiese. Ma l’intervento più significativo sottolineato da alcuni minuti di applauso scrosciante all’interno della National Cathedral (episcopaliana) è stato quello del cardinale Walter Kasper che, dopo un’analisi magistrale della storia e degli aspetti teologici della questione ecumenica, ha concluso con il suo ottimismo pragmatico ma di grande respiro: “Unity perhaps has already started!” [l’unità forse è già cominciata]». «Ci si rende conto – conclude – di come in questi 50 anni si siano fatti passi avanti enormi e che l’unità non sarà mai un ‘ritorno’ o una unificazione, ma una ‘comunione’». http://whydontwedialogue.blogspot.it/ (altro…)
Mag 27, 2015 | Centro internazionale, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Città del dialogo, è uno dei nomi di Katowice – nel sud della Polonia, città mineraria per eccellenza – perché, tra i comuni polacchi, è quello con la maggiore rappresentanza interreligiosa. È li che oltre un Centro Islamico di Cultura destinato alla preghiera e all’insegnamento, esiste anche il Centro di Cultura e Dialogo ‘Doha’, destinato primariamente al dialogo. Un centro che celebra il 29 maggio la III «giornata del cristianesimo tra i musulmani», col tema “Gesù-fratello di ognuno di noi”, nella prospettiva cristiana e in quella musulmana. Ne prenderanno parte, tra gli altri, anche Maria Voce e Jesús Morán, presidente e copresidente dei Focolari, in questi giorni in viaggio tra Bielorussia e Polonia per visitare le comunità del Movimento. Ma facciamo un passo indietro. A Katowice, da tempo un gruppo di persone sta tessendo una rete di rapporti fraterni e di collaborazione tra cristiani di varie chiese, ebrei, musulmani, mondo accademico e istituzioni civili. In occasione dei 150 anni di fondazione della città, viene invitata la band internazionale del Gen Verde, che porta con la sua musica un messaggio di fraternità. Da alcuni anni propone un progetto artistico educativo che, attraverso dei workshop, porta sul palco i giovani che assieme alle artiste si sono esercitati in varie discipline: danza, canto, teatro, percussioni su strumenti vari e perfino “body percussion”. In Polonia erano 140 le ragazze e i ragazzi che hanno contribuito allo spettacolo con i loro talenti. Ma ciò che ha suscitato un vero interesse è che nel progetto avrebbero partecipato ai workshop giovani musulmani, ebrei e cristiani di varie denominazioni. I manifesti che annunciavano l’evento hanno richiamato l’attenzione di molti, tanto che dopo sei ore dell’apertura della vendita, 1450 biglietti erano già esauriti.
Una ragazza musulmana che ha partecipato ai workshop e poi allo spettacolo, ringraziava perché non si era mai “sentita così accolta”. E questo si evince sullo sfondo dei recenti fatti terroristici. «Abbiamo lavorato nei workshop con 140 giovani meravigliosi, bravissimi, espressione di un popolo aperto, profondo e sensibile, plasmato da una fede provata da tante sofferenze. Ci hanno detto di avere sperimentato un’unità e una fiducia che li hanno trasformati e fatti volare», scrive il Gen Verde al rientro dalla Polonia. «Lo spettacolo era nella NOSPR, nuovissima sala costruita su una vecchia miniera, tempio della musica sinfonica che si è aperto (per la prima volta nella sua storia) al nostro rock. Il pubblico assiepato dappertutto ha vibrato con noi fin dall’inizio e poi in crescendo; alla prima parola cantata in polacco (abbiamo tradotto il ritornello di due brani) è scoppiato un applauso di commozione, e alla fine del concerto c’era una grande gioia». Spettacolo nello spettacolo, vedere alla fine sul palco in un abbraccio non solo ideale il sindaco, un rappresentante della comunità cattolica, un rappresentante della comunità ebraica e un imam: testimonianza di una fraternità coltivata da anni. Un sacerdote commentava: “Siamo testimoni forse di un miracolo. Se abbiamo tra noi questi giovani, come vi abbiamo visto oggi, il mondo non morirà. Con questo metodo di dialogo potete salvare il mondo”. E il rabbino: “Non dobbiamo avere paura del futuro”, perché – continuava l’imam – “siamo insieme”.
Il Sindaco di Katowice – detto “Presidente della città” – Marcin Krupa, salutando le artiste del Gen Verde nella sua sede, le ha invitate ufficialmente in questa «città del dialogo» in occasione della grande Giornata Mondiale della Gioventù del 2016 organizzata dalla diocesi di Cracovia.
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Mag 8, 2015 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Da oltre tre anni a Catania si attua un fecondo dialogo interreligioso con i fratelli musulmani, che ha il suo inizio nel maggio 2012 grazie all’incontro con l’Imam di Catania, presidente delle Comunità islamiche di Sicilia, Abdelhafid Keith. Da allora è vivo e operante e pienamente inserito nel percorso di fraternità condiviso con altre comunità del Movimento dei Focolari e diverse comunità islamiche in tutta Italia. Aderendo all’invito dell’Iman alcuni membri dei Focolari parteciparono al loro campo estivo a Furci Siculo e su invito dello stesso Iman, salutando i partecipanti, si sono presentati. Il secondo anno la conoscenza si era approfondita e già si sperimentava l’essere famiglia. Dal dialogo fraterno alle partecipazioni alle rispettive attività, alle cene comuni, si è in seguito avvertita l’esigenza di fare qualcosa insieme in Sicilia. Nell’aprile 2013 venne realizzato un convegno sul tema della “famiglia”. La gioia di tutti, cristiani e musulmani, gli interventi dell’Arcivescovo, del Sindaco, del Magnifico Rettore dell’Università di Catania con il loro apprezzamento e incoraggiamento hanno confermato la validità della strada intrapresa. Le difficoltà per le diversità di cultura, mentalità, sensibilità non sono mancate, ma più forte è stato il desiderio di dimostrare a fatti, in particolare alla società catanese ma non solo, che il dialogo e la fraternità sono possibili. Giusy Brogna, siciliana, dopo 12 anni in Egitto, rientra in Italia. Conosce l’arabo e diventa quasi naturalmente “ponte” in questo dialogo. Le chiediamo di raccontarci come prosegue la sua attività. «Come segno tangibile di questo cammino, il giorno dopo il Convegno del 2013, abbiamo incominciato un doposcuola alla Moschea per i bambini musulmani che continua tuttora. Sono seguiti due convegni organizzati da musulmani della Sicilia a cui l’Imam ci ha invitati. All’ultimo mi ha chiesto di essere relatrice nella tavola rotonda.
Insieme continuiamo a vivere “l’emergenza siriani” che giungono a Catania e si fermano per qualche giorno o in stazione o in Moschea prima di ripartire verso il Nord Europa. Hanno bisogno di tutto, arrivano senza niente, neanche le scarpe. Con la comunità islamica abbiamo raccolto cibo, indumenti, medicine… I nostri giovani hanno organizzato una serata intitolata “Siriamente” nella quale, grazie al Vicepresidente della comunità islamica di Sicilia, Ismail Bouchnfa, abbiamo compreso maggiormente la situazione in Medio Oriente. Portando alla Moschea tutto quanto è stato donato, i nostri amici musulmani ci hanno invitati a visitarla, mostrandoci il dormitorio da loro allestito per i profughi. Per terra, su materassi di fortuna, c’erano molte donne che subito si sono alzate, venendoci timidamente incontro. Gesti e sorrisi sono stati strumento di reciproca comprensione. Dopo averci offerto nei loro bicchieri il loro caffè e dopo gli abbracci, ci hanno condotto dai bimbi, ponendoceli fra le braccia. La più piccola aveva 2 o 3 mesi. Altri erano magrissimi o febbricitanti. Narravano di un viaggio di 3 giorni in barca ed esprimevano la speranza di poter raggiungere la Svezia. Quegli occhi ci sono rimasti impressi nel cuore.
Altro momento comune è stata la commemorazione del VI anniversario della morte di Chiara Lubich:“Verso l’unità della famiglia umana. Chiara: maestra di dialogo”. Un bel gruppo di musulmani ha partecipato all’evento nella Chiesa che lo ospitava. Il saluto dell’Imam esprimeva tutta la sua adesione e sottolineava la profondità e l’importanza di questo dialogo della vita che mette in luce quello che ci unisce. Infine tutti i 300 partecipanti si sono trasferiti in Moschea per un momento di convivialità e condivisione. Nel novembre 2014 abbiamo realizzato il II Convegno: “Cultura del dono e bene comune. Insieme per una crescita umana e spirituale nella vita personale, familiare, sociale”. Eravamo circa 500 persone e non c’era differenza fra cristiani e musulmani. Abbiamo visto crescere il rapporto, frutto di un percorso, tanto da sperimentare reciprocamente stima, amore, libertà. A marzo 2015 ci siamo fatti promotori di una campagna di donazione di sangue con l’AVIS di Catania per rispondere concretamente a questa necessità. Davanti alla Moschea, cristiani e musulmani abbiamo donato il sangue. Una testimonianza di quanto il dialogo e l’amore per la città sono condivisi da tanti, che – come veri fratelli – danno “insieme” testimonianza d’unità».
Mag 7, 2015 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«I fatti che sono successi hanno risvegliato la solidarietà nella comunità cittadina. Tanti leader e gruppi religiosi, e organizzazioni civili, si sono messi a lavorare insieme per pulire strade ed edifici e per aiutare in tanti modi, facendo vedere il volto positivo della città, pur ferita profondamente», scrive Lucia, corresponsabile del Movimento dei Focolari, da Washington. I fatti di cui parla sono ben noti, e cioè le proteste popolari che si sono scatenate a Baltimora, nello scorso mese e tuttora in corso, dopo la morte del 25enne afroamericano Freddie Gray mentre era in stato di arresto. Baltimora, la più grande città del Maryland con più di 600.000 abitanti, è un crogiuolo di gruppi etnici in particolare afroamericani. Leonie e Jennifer, due volontarie dei Focolari, abitano in centro città. «La situazione rimane molto tesa; ieri il sindaco aveva chiuso le scuole e il governatore dello stato ha dispiegato le forze armate. Comunque tutti quelli che conosciamo stano bene». Leonie è proprio vicina ai luoghi degli scontri e insegna in una scuola elementare di quasi tutti afro e dove c’è molta povertà. «Alla TV ho visto un mio allievo di 3° elementare partecipare a saccheggi di edifici e proprietà». «Non possiamo restare indifferenti, vogliamo fare qualcosa di concreto, con la consapevolezza che il nostro contributo per stabilire rapporti veri tra le persone è più urgente che mai. Non solo, ma che ogni atto d’amore costruisca rapporti nuovi e che contribuisca a far crescere la fraternità tra le persone », scrivono Marilena e Mike. «Intanto, parteciperemo ai diversi momenti di preghiera organizzati dalle autorità religiose, a cominciare dalla messa che l’arcivescovo Lori celebrerà nel nostro quartiere, invocando la pace». «Oggi sono ritornata a scuola – racconta Leonie –, cercando di vedere i miei allievi (che hanno partecipato ai saccheggi) con “occhi nuovi”. Ho contattato un insegnate afroamericana musulmana che conosce due rappresentati religiosi neri nella scuola per offrire solidarietà e ci siamo messi d’accordo per lavorare insieme». Jennifer lavora in una ditta dove sono quasi tutti bianchi. «Una mia collega che abita vicino ai luoghi delle violenze è venuta oggi a trovarmi e mi diceva la sua sofferenza nel vedere quello che sta accadendo, ma non aveva il coraggio di dirlo a nessuno per timore di essere emarginata dai colleghi. È stata l’occasione per dire che possiamo cominciare noi a costruire il dialogo con tutti, una persona alla volta, e diffondere così una mentalità nuova. La mia collega non è praticante, ma si è illuminata in volto e mi ha detto che questo è proprio quello che vuole anche lei». Intanto, i leader delle diverse comunità religiose cominciano a lavorare insieme per la pace. «Sono stata invitata dall’Imam Talib della moschea di Washington a offrire, il 5 maggio, la mia testimonianza come focolarina, e l’ideale che ci anima», continua Lucia. «Vuole che parli in un incontro aperto al pubblico e organizzato da loro insieme al Procuratore Distrettuale, per integrare la prospettiva religiosa come una dimensione essenziale per calmare la violenza. Il titolo dell’evento è: “Heal the Hurt, Heal the Heart” (Cura la ferita, cura il cuore). Ci sembra un’ottima possibilità di dialogo fra religioni, ma anche un’opportunità per far vedere, più che lo scontro, la ricchezza delle diversità etniche della nostra società». (altro…)