Gen 30, 2015 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Da sinistra: Natalia Dallapiccola, Peppuccio Zanghì, Luce Ardente
«Quando Luce Ardente iniziò a testimoniare l’Ideale dell’unità tra i monaci buddhisti, Giuseppe Maria Zanghì, Peppuccio per tanti, scomparso in questi giorni, lo definì “Un nuovo san Paolo per il buddhismo”. Sapendo quanto fosse difficile per un monaco far parte di un movimento cristiano e straniero, avevo nutrito dei dubbi a proposito della realizzazione concreta della sua affermazione. Dopo 20 anni esatti, posso dire che quelle parole si stanno avverando. Tutto è iniziato nel 1995, quando al centro del Movimento dei Focolari, un monaco buddhista faceva la sua prima comparsa: si chiamava, a quel tempo, Phramaha Thongrattana Thavorn. Era giunto a Roma per accompagnare un suo discepolo, Somjit, che stava facendo l’esperienza da monaco per un breve periodo prima del matrimonio, seguendo la tradizione di tutti i giovani buddhisti. Phra Mahathongrat, che vuol dire ‘oro fino’, conobbe in quell’occasione Chiara Lubich e ne fu molto impressionato. Anche lei fu colpita da questa persona e gli diede, su sua richiesta, un nome nuovo: Luce Ardente. Mai avevo notato in lui, in questi anni di frequentazione, una forza ed entusiasmo così forte come in questi giorni, nell’annunciare la fratellanza universale, l’ideale di ‘mamma Chiara’ (come ancora oggi la chiama). Oggi, in una cerimonia importante, alla quale Luce Ardente mi ha invitato, di fronte a più di 120 monaci, tra cui le più alte autorità buddhiste della regione, Luce Ardente ha chiesto la parola, dando spontaneamente, ma molto chiaramente la testimonianza della sua esperienza con Chiara Lubich e col Focolare e dicendo apertamente che lui è un membro della grande famiglia di Chiara sparsa in più di 120 nazioni con milioni di membri.
I monaci hanno ascoltato, per niente infastiditi: alcuni divertiti, altri interessati, qualcuno anche perplesso, come è normale in qualsiasi ‘comunità religiosa’. Prima, durante e dopo la cerimonia Luce Ardente, spesso al di là delle regole, ha voluto salutare ciascuno, manifestando il massimo rispetto ed affetto verso i monaci più anziani. Luce Ardente ama ripetere in questi giorni: «È giunto il momento per me di dire a tutti i buddhisti quanto mamma Chiara ha fatto di bene alla mia vita come monaco. Io sento che lei continua a darmi una spinta interiore ed una forza per portare a tutti l’ideale della fraternità tra tutti». La morte di Peppuccio – che tanto ha fatto per il dialogo interreligioso – , l’inizio del processo di beatificazione di Chiara, sono momenti forti ed importanti, non solo per noi cristiani ma per tutti i membri del Movimento. Luce Ardente ebbe a dire, all’indomani del 14 Marzo del 2008, giorno in cui Chiara lasciava questa terra: «Chiara non appartiene più a voi cristiani solamente, ma ora lei e il suo ideale sono eredità dell’umanità intera». In questi giorni, direi speciali, questi fatti testimoniano che quelle parole di Peppuccio si stanno avverando sotto i nostri occhi. Seguendo via internet la cerimonia di apertura della causa di beatificazione di Chiara Lubich, Luce Ardente commenta: «Ora dobbiamo testimoniare, ancora di più, insieme, la santità di Chiara». (altro…)
Gen 19, 2015 | Centro internazionale, Dialogo Interreligioso, Spiritualità

Tg1, edizione delle 8.00 – 19 gennaio 2015 (Intervista a Maria Voce dal minuto 8’ 10’’ circa)
A proposito delle recenti stragi avvenute a Parigi, in Nigeria e in Pakistan, la presidente dei Focolari ha rilasciato una dichiarazione e il 19 gennaio è intervenuta a “Uno mattina” sul tema del terrorismo, e a seguire ha rilasciato un’intervista per il Tg1 delle 8. «Il dialogo tra le religioni è la vera risposta vincente contro la violenza», ha detto rispondendo a Letizia Cioffarelli. «E non solo il dialogo con l’Islam, ma pensiamo il dialogo con qualsiasi uomo che ci viene incontro al di là della sua convinzione religiosa, di qualsiasi ideologia possa essere la propria. Pensiamo che bisogna diffondere una cultura dell’incontro, del rispettare l’altro come fratello, perché è nostro fratello, perché siamo figli di Dio in quanto uomini. Se si diffonde questa cultura si può contrastare validamente il terrorismo, altrimenti è una pianta che ormai abbiamo lasciato crescere troppo, proprio con una cultura della diffidenza, dello scontro, della sfiducia l’uno nell’altro». La questione delle vignette ha riproposto il tema della libertà di espressione. Come va difesa veramente? Chiede ancora la giornalista del Tg1. «Non esiste una libertà che si permetta di offendere gli altri, questa non è vera libertà. La libertà è quella che permette di amare l’altro donandosi completamente. Quindi se noi vediamo nel limite la possibilità di un amore più grande, lasciamo gli altri liberi e siamo liberi anche noi». 
Uno Mattina del 19 gennaio – dal minuto 21’ 38” e dal minuto 28’ 33”
Ribadisce così un concetto già espresso nell’intervento a Uno Mattina, quando il conduttore fa riferimento all’espressione del Papa “se insulti mia madre devi aspettarti un mio pugno”: «La forma un po’ estrema con cui il Papa si è espresso dice bene una cosa fondamentale – afferma Maria Voce – cioè che non si può pensare di avere una libertà senza limiti, perché la libertà della persona ha valore in quanto serve al bene comune». «Nessuno di noi – continua – vuole essere limitato nella libertà, ma se questo limite è un esercizio di un amore più grande, perché per amore dell’altro io limito quello che potrei fare (nessuno me lo impedisce, però io lo limito per amore), sono veramente libera». (altro…)
Gen 19, 2015 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Sociale
Da noi il 25 dicembre non è vacanza – racconta una volontaria di un Centro per bambini con disabilità. Tuttavia, avvisando con anticipo le famiglie dei bambini disabili che stanno facendo la riabilitazione da noi, almeno quel giorno ci fermiamo. Così, di comune accordo con i ragazzi del team, abbiamo pensato di trascorrere il Natale presso il Centro, pranzando insieme. I ragazzi hanno invitato anche alcuni giovani che durante l’anno ci hanno aiutato nel servizio presso gli orfanotrofi, contenti di esserci. Alcuni fra loro sono cristiani, altri no, come la maggior parte delle persone attorno a noi, ma il desiderio di essere una famiglia è nel cuore di ognuno. Quando ci salutiamo c’è in tutti uno sguardo di gioia, come quando si attende qualcosa di bello. In questo periodo sono alloggiate vicino al Centro, dove cerchiamo di mettere in pratica la spiritualità dell’unità, alcune famiglie con i loro bambini che stiamo seguendo: vengono da lontano. Stanno vivendo situazioni molto difficili e dolorose, per tanti motivi. Anche se il servizio è sospeso, abbiamo detto loro se volevano venire per trascorrere insieme un momento di festa. Tutte hanno detto di sì. Una mamma ha pianto, tanto era felice della proposta: “So che il Natale per voi è una festa molto importate, se mi invitate vuol dire che allora anch’io sono importante!”. Un’altra mamma, circa tre settimane prima aveva preso il treno per venire in città col marito e far visitare la loro bambina affetta da una forma severa di paralisi cerebrale. Ha girato alcuni posti ma tutti le hanno detto che non valeva la pena fare tanta fatica, era meglio tornare a casa e lasciare le cose come stavano. Con una grande pena in cuore, ha già in mano il biglietto del treno per il pomeriggio. Si ricorda però di una sua parente cristiana che tempo prima le aveva parlato di una chiesa dove era stata. Anche se lei non è cristiana, sente un impulso a cercare questa chiesa. La trova, e vi incontra un sacerdote. Questi conosce un giovane del nostro team, che canta nel coro della chiesa, e le dice: “Guardi, qui ad un quarto d’ora a piedi c’è un posto dove visitano i bambini come la sua, provi ad andare”. Le spiega la strada e arrivano da noi. Anche se non c’è appuntamento, due di noi le accolgono. Dopo poco lei chiama il marito che le aspettava alla pensione e gli dice: “Non partiamo più”. Abbiamo poi compreso che il rapporto fra di loro sta attraversando un momento di crisi, a motivo della bambina:“Quando sono arrivata qui, la cosa che mi ha colpito di più è stato il sorriso delle persone. Ho ritrovato la speranza ed anche mio marito è meno depresso”. L’invito alla Festa è esteso anche a loro. Natale… un Dio che si fa piccolo per renderci tutti fratelli! (altro…)
Gen 18, 2015 | Centro internazionale, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo
Ci si domanda oggi, dopo gli omicidi di Parigi e le stragi in Nigeria e in Pakistan, se sia necessario il dialogo tra persone di religioni e culture diverse. «Mi permetto di ribaltare il quesito», dichiara Maria Voce: «si può vivere senza il dialogo in un mondo ormai globalizzato?». Ricordando come ai crescenti flussi migratori volontari, si aggiungono intere popolazioni costrette a fuggire per le persecuzioni in atto, «sradicate dal loro mondo e dal loro futuro» e forzate a convivere con persone di etnie, culture, opinioni e fedi diverse, la presidente dei Focolari riporta la domanda pressante dei Paesi occidentali: come si vive con queste persone? «La risposta è chiara – afferma –. O si dialoga o ci si combatte gli uni gli altri. Ma combattersi porta alla distruzione, tanto dei residenti come degli immigrati. Mentre l’apertura e il dialogo creano vita e portano alla vita». «L’ho potuto costatare nei viaggi compiuti nei drammatici contesti del Medio Oriente, dell’Africa e dell’Asia – spiega –. Il coraggioso impegno per il dialogo è vissuto da bambini nelle scuole, da famiglie con i loro vicini, da tante persone negli ambienti di lavoro». Ricorda come il dialogo più efficace sia quello «che poggia sulla vita, sulla condivisione dell’esistenza quotidiana», e che «non inizia tanto da un immediato confronto tra le idee» ma «dalla conoscenza dell’altro – e non dalla religione dell’altro – per poter scoprire il vincolo di fraternità che lega tutti gli esseri umani». Maria Voce è convinta che la diversità non sia «necessariamente motivo di opposizione, ma può essere motivo di arricchimento reciproco. E veramente ci si arricchisce, perché Dio è generoso e sparge i suoi doni in tutti gli uomini, a qualsiasi fede appartengano». «Scoprirlo – ribadisce – ci rende tutti più ricchi e anche più liberi nel rapporto reciproco».
Non manca un accenno a quanto papa Francesco manifesta «con la parola e con i suoi atteggiamenti, sottolineando l’accoglienza, l’empatia, l’ascolto pieno delle ragioni dell’altro». Ed è «altrettanto preziosa l’indicazione del Papa a non fare sconti sulla nostra identità di cristiani, in modo da prepararci a questo dialogo, perché resta vero che possiamo dialogare solamente se siamo profondamente e autenticamente cristiani». «Un cristiano o un musulmano – conclude Maria Voce – sono migliori camminando sulla strada del dialogo e scoprono che si progredisce insieme e che questo progresso porta ad opere comuni, ad incominciare dalla pace, che vanno a beneficio di tutta l’umanità». Leggi il testo completo della dichiarazione (altro…)
Gen 18, 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Chiara Lubich – Imam W.D. Mohammed
Di fronte ad una così grande tragedia e assurdità che ci supera tutti, si è alla ricerca di un senso. A tanta paura e angoscia, quale risposta? «Quando ho visto incredibilmente quelle torri crollare, di fronte a questa immane tragedia, allo shock di una super-potenza che si scopre di colpo vulnerabile e tocca con mano il crollo di tante certezze, di fronte alla paura dello scoppio di una guerra dagli esiti imprevedibili, m’è parso di rivivere a Trento sotto i bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Tutto crollava e forte era la domanda se c’era qualcosa che nessuna bomba potesse distruggere? La risposta era stata: sì c’è. È Dio. Dio che scoprivamo Amore. Una scoperta folgorante che ci aveva dato la certezza che lui non può abbandonare noi uomini, che Lui non è mai assente dalla storia, anzi che sa convogliare qualunque cosa succede al bene. E l’ho toccato con mano in modo sorprendente. E mi sono chiesta: non sarà che proprio ora, all’inizio di questo XXI secolo Dio voglia ripetere questa grande lezione e darci di rimettere lui al primo posto nella nostra vita, costringendoci a mettere in sott’ordine tutto il resto? E questo mi dice speranza e futuro». Però non si può negare che ci sia anche un crescente sentimento anti-islamico. Che cosa si può fare per evitare questi sentimenti che criminalizzano l’intero mondo musulmano? «Da tempo nel nostro Movimento – ma non solo – abbiamo costruito una profonda unità in Dio con i musulmani; e proprio negli Stati Uniti, con un vasto Movimento musulmano afro-americano. Ed ho saputo che in questo momento li aiuta tanto l’essersi uniti con noi cristiani nell’impegno di portare nel mondo la fraternità universale. Dobbiamo riconoscerci fratelli, cristiani e musulmani. Siamo tutti figli di Dio. Perciò comportiamoci noi cristiani in questa maniera». Com’è possibile, a suo avviso, tanto odio da parte di alcuni fondamentalisti musulmani? Che cosa si può fare? «Secondo me, qui c’è di mezzo il Male con la “M” maiuscola. Per questo io sento profondamente una cosa, che forse è un po’ originale: adesso si stanno mobilitando tutte le forze, a livello politico, tra capi di Stato, ecc. Ma bisogna che anche il mondo religioso si mobiliti per il bene, si unisca per il bene. Già lo si fa. Per esempio il Santo Padre, domenica scorsa ha parlato con così tanta forza – e tutti i giornali, ho visto, lo riportano – che bisogna che l’America non si lasci tentare dall’odio. Di continuo ripete i suoi appelli per la pace. Il nostro Movimento, nella sua espressione più politica, Movimento politico per l’Unità, porta questa idea della fraternità che è foriera di pace, attraverso i Comuni, attraverso i Parlamenti, in molte parti del mondo». Testo integrale (altro…)
Gen 18, 2015 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Come tutti i francesi, siamo sotto lo choc per gli avvenimenti della scorsa settimana, tragedia che ha portato circa 4 milioni di persone a manifestare domenica 11 gennaio 2015 – scrive Dominique Bonnet, direttore del gruppo editoriale francese Nouvelle Cité –». «In quanto casa editrice – continua – abbiamo sentito il dovere di reagire all’attentato e alle uccisioni dei vignettisti di Charlie Hebdo, ma cercando di offrire un messaggio positivo. Sottolineando cioè il “vivere insieme” che noi vogliamo costruire con tutti e tutte le religioni. Per questo abbiamo scelto di esprimerci attraverso una vignetta che non riprende lo slogan “Je suis Charlie” ma “Je suis avec Charlie” [sono con]. Infatti non condividiamo la linea editoriale di quel giornale. La nostra vignetta mostra in alto i 4 vignettisti uccisi. Rispettando la loro rivendicazione in quanto atei, ci è sembrato che la frase “Il ne vont quand même pas nous canoniser” [“Non vorranno mica farci santi?!”], potesse corrispondere loro. Gli slogan in fondo alla vignetta esprimono la nostra visione del “vivere insieme”». La vignetta è stata pubblicata il 10 gennaio sul sito di Nouvelle Cité, e rilanciata su Facebook e Twitter. La marcia di Parigi per la pace ha raccolto un’adesione impressionante, con ripercussione in tutto il mondo. «Le luci sulla “festa di essere insieme” si sono spente. Domani dovremo vivere insieme. Ma nelle varie interviste vengono date a questa espressione interpretazioni diverse. Questioni, queste, che in Francia, ci si pone seriamente. La laicità è la Religione che rimpiazza le religioni? La religiosità appartiene ormai ad un campo strettamente privato? Fin dove arriva la libertà d’espressione? A Parigi, sotto un sole invernale, per tre ore, migliaia di cuori si sono riscaldati parlandosi». I membri dei Focolari in Francia, e non solo, s’impegnano a restare fedeli al Time out per la pace, che si svolge in tutto il mondo ogni giorno alle ore 12 locali. E a raddoppiare le energie nel dialogo interreligioso, con azioni di ogni genere come quella di “Vivre ensemble a Cannes”, ormai alla sua quarta edizione. La città di Cannes è vincitrice del “Premio Chiara Lubich 2015 per la fraternità”. La consegna del premio in Campidoglio, a Roma, il 17 gennaio: a riceverlo una delegazione composta da 15 persone con rappresentanti del dialogo interreligioso. (altro…)