14 Set 2014 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo
Non è possibile costruire la pace senza il contributo delle religioni. Sono di questi giorni i numerosi appelli di leader religiosi e civili del calibro di Shimon Peres, con la sua idea di una ONU delle Religioni come antidoto alla violenza e al terrorismo globale, o da meeting interreligiosi come quello appena promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. Tassello importante e contributo verso un presente e un futuro di pace è stata anche l’VIII Assemblea Asiatica delle Religioni per la Pace (ACRP) che si è svolta ad Incheon, Corea del Sud, dal 25 al 29 agosto scorsi. E non si sarebbe potuto scegliere luogo migliore per lanciare un messaggio di unità e riconciliazione tra popoli e Paesi: nonostante il suo essere culla delle principali religioni monoteiste, “contenitore” di un’estrema varietà culturale, l’Asia è soprattutto teatro dei principali conflitti e guerre. Anche i Focolari hanno dato il proprio contributo: Christina Lee, incaricata del Dialogo interreligioso del Movimento ha svolto un intervento all’appuntamento pre-assembleare dedicato alle donne. Nel suo intervento “Preghiera interreligiosa e meditazione” ha evidenziato il ruolo della donna quale costruttrice di pace nel mondo e in Asia: “che osiamo sognare – affermava – come una comunità in dialogo, fatta di persone diverse per cultura e religioni, che sperimentano dolore e povertà ma che desiderano un’Asia unita”. Quale primo passo, ha proposto la creazione di un itinerario formativo per le diverse comunità religiose, alla scoperta del patrimonio spirituale asiatico, per dar vita a segni visibili di unità e armonia. Anche la presidente dei Focolari nel suo messaggio ha auspicato che un impegno fondato sull’amore, la compassione, la misericordia e la devozione possa contribuire a realizzare unità e armonia in Asia e oltre. Nel suo messaggio papa Francesco ha ribadito che il dialogo e la cooperazione tra religioni rimane il cammino più sicuro verso la pace e “senza la fraternità è impossibile la costruzione di una società giusta e di una pace solida”. Parole che sono risuonate al contempo un monito e un augurio per i 450 partecipanti alla ACRP, provenienti da diciassette Paesi dell’Asia, con rappresentanze anche da Iraq e Kyrgyzstan. Il titolo “Unità e armonia in Asia” la diceva lunga sulle premesse e le attese di questa conferenza che conta ormai quarant’anni di vita e rappresenta il credo religioso di oltre due terzi della popolazione mondiale.
Alle tre commissioni di lavoro in cui si sono distribuiti i partecipanti – educazione alla pace e alla riconciliazione, dignità dell’uomo e benessere, sviluppo e ambiente ecologico – si è aggiunto anche un quarto gruppo sul tema dell’unificazione della penisola coreana e pace nel Nord Est asiatico. Quest’ultimo, guidato dalla Conferenza coreana delle Religioni per la Pace (KCRP), ha formulato una propria dichiarazione in sostegno al processo di riunificazione nazionale. “Ma il vero lavoro inizia ora – ha dichiarato un partecipante – nelle nostre comunità religiose e negli ambienti della società civile”. E la “Dichiarazione di Incheon”, documento finale dell’Assemblea ne indica le piste: comune impegno per la pace, chiamata a lavorare per la coesione sociale nel continente, lavoro per l’unificazione della penisola coreana. (altro…)
11 Set 2014 | Chiesa, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Parla lentamente d. Justin Nary, 42 anni, della Repubblica Centrafricana a Net-working, il recente appuntamento per sacerdoti e seminaristi svoltosi a Loppiano, mentre racconta del suo Paese, balzato agli onori delle cronache da poco più di un anno in seguito alla sanguinosa guerra civile tra musulmani, cristiani e animisti. Un conflitto semi dimenticato che non fa più audience, ma che continua ad avere tutt’oggi pesanti risvolti quotidiani sulla popolazione. «Da tre anni ero parroco in una grande città che, come tutto il Paese, viveva con la psicosi di un imminente conflitto etnico-religioso. Tutto è iniziato quando mi sono reso conto con dolore che tra noi sacerdoti, Pastori e Imam non ci conoscevamo neppure. Dovevo fare qualcosa perché era in gioco la vita della nostra gente». E’ stato così che d. Justin ha coinvolto gli altri leader religiosi in appuntamenti periodici di condivisione, per trovare insieme il modo di indirizzare i fedeli verso uno stile di vita pacifico. Il colpo di stato ad opera di una minoranza musulmana ha fatto velocemente precipitare la situazione e sono iniziati i massacri a danno della popolazione non musulmana. Ma non era finita: una fazione ribelle composta da cristiani e militari di tradizione religiosa locale ha rovesciato nuovamente la situazione, prendendo il potere e mettendo in atto una feroce vendetta verso i musulmani. Chi poteva lasciava la città, ma circa 2.000 musulmani sono corsi a chiedere rifugio in parrocchia e d. Justin ha aperto loro le porte. Non è passato molto tempo che, saputa la cosa, i ribelli vi si sono recati con l’intento di uccidere tutti, a meno che d. Justin avesse trovato una soluzione, prima dello scadere del loro ultimatum.
Il sacerdote continua il racconto: «Avevo fatto il possibile per cercare aiuto presso i militari e le autorità, ma invano. E’ stato mentre celebravo la messa, che ho capito che Dio mi chiedeva di donargli la cosa più grande che avevo, la mia vita. Ho così deciso che sarei rimasto con la mia gente musulmani e non, fino alla fine, cosciente che stavo rischiando con loro di essere massacrato. Di fronte alla mia determinazione anche i miei confratelli, che erano venuti per portarmi via, hanno deciso di fare lo stesso». Mancavano ormai pochissime ore allo scadere dell’ultimatum, quando, all’improvviso, ha squillato il cellulare di d. Justin: era il capo dell’esercito dell’Unione africana che assicurava il suo aiuto con l’invio dell’esercito, arrivato precisamente 17 minuti prima dei ribelli, salvando la vita di tutti. «Dopo un fallito tentativo d’assalto, la maggior parte dei rifugiati è riuscita ad emigrare in Camerun – conclude d. Justin –, mentre circa 800 di loro si trovano ancora in parrocchia. Ciò che mi ha dato la forza nei momenti più difficili è stato domandarmi cosa avrebbero fatto gli amici dei Focolari e Chiara Lubich al mio posto. Mi sono ricordato i suoi incontri con gli amici musulmani, quanto lei li amasse ed è stato subito chiaro: avrebbe dato la sua vita per loro». (altro…)
8 Set 2014 | Centro internazionale, Cultura, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Alle elezioni della Presidente, del Copresidente e dei componenti eletti del Consiglio generale saranno premessi tre giorni di ritiro spirituale, affinché gli elettori, uniti nel nome di Gesù […] siano docili alla grazia dello Spirito Santo, così che la loro scelta sia per il maggior bene dell’Opera»: sta scritto negli Statuti generali del Movimento dei Focolari. Una sfida notevole, considerata la grande varietà dei partecipanti: focolarini, famiglie, giovani, religiosi e sacerdoti. Sono invitati anche alcuni vescovi, in rappresentanza dei vescovi “amici” dei Focolari. Bella e nutrita la presenza ecumenica con la partecipazione di cristiani di varie Chiese. Inoltre, a nome dei tanti fedeli di altre religioni che fanno parte dei Focolari ci sono anche Metta, buddista e Racim, musulmano. Il gruppo di persone di convinzioni non religiose, giunto negli ultimi giorni, esprime anch’esso l’universalità del Carisma dell’unità.
I tre giorni di ritiro spirituale sono stati definiti da tanti necessari, affinché le scelte in campo siano frutto di un discernimento collettivo. Si è poi presentato un punto della spiritualità dell’unità: “L’Eucarestia mistero di comunione” che verrà offerto alla riflessione di tutti gli appartenenti ai Focolari. Un argomento potenzialmente “scomodo”, se considerato nell’ottica ecumenica o interreligiosa, ma che è divenuto spunto per un dialogo profondo tra tutti. Ha preceduto la presentazione del tema la lettura della preghiera di Gesù per l’unità (Gv 17), fatta da un gruppo di focolarine e focolarini delle varie Chiese presenti. Alcuni di loro hanno poi commentato il tema: «Per Lutero l’Eucarestia è un mistero – spiega Heike, luterana – quindi già dal titolo mi sento ‘a casa’. Rimane ancora qualcosa che ci divide, ma secondo me più del 90% possiamo viverlo insieme». Cathy, della Chiesa anglicana, confidava che: «Il non poter partecipare all’unica mensa mi dà l’occasione di riconoscere ed accettare il dolore della divisione, e quindi di amare di più». Metta, buddista tailandese, si sente parte della famiglia dei Focolari. «Come posso vivere io questo punto della spiritualità? – si chiede – Ho capito che devo purificarmi ogni giorno, essere nulla, per accogliere i fratelli». E c’è anche Racim, giovane musulmano algerino, che racconta che quanto Chiara dice sull’Eucarestia gli ricorda un Hadit del Profeta in cui si dice che Dio entra nel cuore e nel corpo di ciascuno.
Luoghi privilegiati per un confronto a tutto campo su temi e sfide presenti e future sono i gruppi di lavoro – oltre una trentina – composti da partecipanti diversi per provenienza, età e vocazione. Sono vere e proprie sessioni di dialogo e confronto quotidiano, che danno voce al popolo dei Focolari. Molto partecipati anche i momenti di dialogo in plenaria: si condividono storie, testimonianze e sfide nei diversi contesti nazionali e culturali. Jean Paul, burundese, studia in Algeria e racconta la sfida quotidiana che comporta il suo essere minoranza cristiana in un Paese al 90% musulmano. Esprime la sua soddisfazione per l’attenzione che Maria Voce ha rivolto anche a loro, i giovani presenti all’Assemblea.
Momento centrale della prima settimana è stata la relazione della Presidenza. In essa Maria Voce e Giancarlo Faletti hanno tracciato un bilancio del percorso fatto dal 2008 ad oggi. Tanti gli aspetti toccati: dalla diffusione del pensiero di Chiara Lubich in vari campi, fino alla richiesta alla Chiesa cattolica di aprirne il processo di beatificazione; la distribuzione degli appartenenti ai Focolari per aree geografiche; i dolori vissuti, eco dei mali che affliggono l’intera società; i dialoghi con le chiese, le religioni, la cultura; i giovani; le prospettive per il sessennio che segue e che sono al vaglio dell’Assemblea. Una plenaria è stata dedicata ad una riflessione sul panorama culturale attuale, guidato dalla “Scuola Abba”, centro di studi interdisciplinare dei Focolari. Si è parlato di mondializzazione, tecnologia e ambiente, relazioni umane, della questione di Dio, tematiche presenti nelle oltre 3.000 istanze giunte dai membri del Movimento nel mondo. Molti gli interventi che sono seguiti, come quello di Eddie di Hong Kong sulla ricerca di strade per portare Dio in Oriente, evidenziando la necessità di associare alle parole, più fatti e maggior concretezza di vita. In questa settimana proseguono i lavori di gruppo su sfide culturali e apertura sociale, formazione, vita delle comunità dei Focolari in contesti diversi, famiglia e nuove generazioni, dialogo interreligioso, con la cultura, i rapporti con la Chiesa cattolica e con le altre Chiese. Questa sarà la settimana dell’elezione della Presidente e del Copresidente. (altro…)
30 Ago 2014 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Arrivare in Terra Santa a fine luglio, con notizie drammatiche sui telegiornali, è stata, come qualcuno l’ha definita, “un’autentica pazzia”. Questo del ‘focolare temporaneo’, cioè un Focolare di un mese nella Palestina, era un progetto partito in primavera, quando sembrava tutto calmo. Poi, poche settimane prima della partenza, la situazione è precipitata: “Che fare?”, ci siamo chiesti e subito la risposta:“È questo il momento più opportuno per andare e testimoniare che l’amore è più forte della paura”. Sicuramente la presenza dei Focolari presenti nel territorio, da decenni ormai, era ed è la nostra sicurezza. Perciò, il 30 luglio ci siamo insediati a Betlemme, in un piccolo appartamento. Risvegliarsi nella città dove è nato Gesù, è stata un’impressione forte. “È un sogno?”, ci siamo domandati. Abbiamo presto iniziato con le visite alle famiglie, sacerdoti, giovani: tutti sorpresi e felici di vedere che due focolarini dall’Italia erano davvero arrivati ed uno da Gerusalemme si era unito a loro. Ci sono stati anche alcuni appuntamenti forti, come la Mariapoli a Nazareth, che ha avuto un bel numero di partecipanti (nonostante la situazione), con una lettera e delle foto arrivate dai nostri residenti a Gaza che non potevano essere fisicamente presenti. Poi l’8 agosto, nel pieno dei combattimenti, un incontro interreligioso a Gerusalemme, con arabi cristiani ed amici ebrei e musulmani insieme: lo scopo era pregare e chiedere la pace. Un’ora di ‘luce intensa’ nella notte della guerra, con momenti intensi ed emotivi. Un rabbino ha sorpreso tutti con una commovente preghiera per i bambini di Gaza. In tutto circa 80 partecipanti. Un piccolo miracolo, data la situazione.
Ci sentiamo profondamente cambiati per tre aspetti: il dolore, l’amore e la preghiera. Il primo è il dolore per le storie che i nostri ci raccontano: le aspirazioni ad uno Stato, quelle di una pace vera e duratura; dall’acqua, alla libertà di movimento, ad un futuro migliore per i propri figli e, soprattutto, l’aspirazione a vivere in armonia ed in pace con tutti i vicini. Il secondo elemento è l’amore: quanto amore abbiamo ricevuto in queste tre settimane! Molto più di quanto abbiamo dato. E il terzo, la preghiera: momenti lunghi, a volte anche giorni interi passati in silenzio a pregare per tutti: per chi muore e per chi spara; e preghiera affinché arrivi perdono reciproco in questa terra imbevuta di sangue. La caratteristica di tutta l’esperienza è stata vivere in mezzo alla gente, mescolati tra tutti. Non un comodo appartamento nella grande città: abbiamo imparato a razionare l’acqua che scarseggia, per esempio. Questa è praticamente la vita dei palestinesi. Volevamo e stiamo provando cosa significhi passare i check-point; cosa significhi sorridere e salutare ad un soldato con un mitra in spalla; oppure essere gentile con una nonna che, sotto il sole, cerca di vendere piantine di menta. In tutto questo abbiamo sperimentato la presenza di Dio. E Dio, in Terra Santa, lo senti camminare fianco a fianco a te ancora una volta, per queste strade. Un’esperienza vissuta insieme a quelli che sono qui per contribuire a realizzare il sogno di Gesù: ‘che tutti siano una cosa sola’ (Gv 17,21). Quella preghiera per cui Chiara Lubich ha dato la sua vita. Un giorno arriverà il mondo unito anche in Terra Santa: sarà il mondo del perdono reciproco, la vera acqua che disseterà questa sete di pace. E quel giorno, noi tutti insieme, dobbiamo essere qui per continuare ad amare». Luigi Butori (Italia) (altro…)
26 Ago 2014 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Mentre da tutto il mondo si levano voci per la pace, e anche il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso invita a prendere posizione, arriva una lettera dei musulmani dei Focolari in Maghreb a sostegno della dichiarazione dei Focolari in Giordania, condivisa dall’intero Movimento. «Noi, musulmani del Focolare dell’Africa del Nord (Marocco, Algeria e Tunisia) vogliamo testimoniare la nostra totale adesione e il nostro pieno sostegno alla dichiarazione dei Focolari in Giordania. Le nostre religioni sono un tesoro a disposizione dell’umanità, esse sono là per magnificare ciò che c’è di meglio nell’essere umano. Ma, come nell’ora attuale, esse sono manipolate per servire disegni di potere e di forza e non di giustizia e di pace. Le religioni sono ‘innocenti’. Le vittime appartengono a tutte le religioni ma, purtroppo, anche i manipolatori. L’ultimo inganno, in ordine di data, si svolge davanti ai nostri occhi inermi in Iraq e Siria, sotto il vessillo dell’ISIS. Che si chiami Califfato, Emirato o Sultanato non cambia il carattere violento, selvaggio e disumano del suo essere. Il suo rifarsi all’Islam è usurpazione, peggio ancora, una falsificazione, tanto più che le sue prime vittime sono stati altri musulmani. Solo considerazioni politiche e geostrategiche irresponsabili hanno guidato questi attori e i loro macchinatori. Uniamo le nostre voci a quelle che in tutto il mondo stanno esortando alla pace e al dialogo tra culture e religioni. Vogliamo gridare forte perché il silenzio uccide. La nostra lontananza dai luoghi delle operazioni militari non ci impedisce di sentire fortemente le sofferenze. Nei nostri ricordi, sono ancora vive. Solo qualche mese fa, persone di tutte le religioni si sono riunite per dialogare e dichiararsi reciprocamente l’amore per ogni fratello, ognuno nella propria fede [Chiara e le religioni. Insieme verso l’unità della famiglia umana – Roma, 20 marzo 2014 – ndr]. I nostri scambi hanno dimostrato che sono di più le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono. Esprimiamo la nostra disponibilità a partecipare a qualsiasi azione sia orientata ad una giusta soluzione dei conflitti in corso; ricordando che è nel fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi, che tracceremo il percorso della fratellanza». (altro…)
15 Ago 2014 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo
Nel contesto dell’attuale situazione in Medio Oriente, il Movimento dei Focolari in Giordania rende pubblica una dichiarazione – condivisa dall’intero Movimento dei Focolari – nella quale si fa un appello alla pace e si manifesta il proprio impegno nell’aiuto a quanti sono vittime della violenza.
“Noi, Cristiani e Musulmani del Movimento dei Focolari in Giordania, vogliamo esprimere il nostro grande sgomento per quello che sta accadendo in questi giorni e in queste ore in Medio Oriente. In Siria una guerra che dura ormai da più di tre anni sta distruggendo una nazione costringendo milioni di persone a sfollare per sopravvivere. Il conflitto a Gaza che non risparmia civili e bambini innocenti, mette in rilievo una situazione non risolta tra due popoli e la mancanza di un serio e articolato impegno della comunità internazionale per contribuire a risolverlo. Ultimamente l’avanzata di una milizia di estremisti nel nord Iraq sta seminando il terrore fra appartenenti a religioni diverse, costringendoli a vivere da sfollati nel proprio Paese. Tra questi più di centomila cristiani, da quasi 2000 anni radicati in questa terra, sono stati obbligati a lasciare le proprie case, in mezzo alla notte. Una vera catastrofe! Si aggiunge poi la distruzione deliberata del loro patrimonio religioso e culturale, che è anche patrimonio dell’intera umanità.
Noi siamo impegnati a fare il possibile per alleviare la sofferenza di quelle persone (tante le conosciamo personalmente) anzitutto pregando per loro ma anche raccogliendo fondi per sopperire alle loro necessità più urgenti e aprendo le nostre case per accoglierli se fosse necessario. Allo stesso tempo esortiamo la comunità internazionale ad adoperarsi immediatamente per far sì che queste comunità prese di mira in Iraq possano tornare alle proprie case al più presto!
Condanniamo ogni atto di violenza contro la persona umana! Condanniamo la produzione e la vendita smisurata di armi da guerra, qualsiasi sia l’istituzione che le finanzia, così come tutti coloro che le mettono in mano a gruppi terroristici e sovversivi!
Vogliamo sottolineare, soprattutto per gli avvenimenti in Iraq, che chi compie questi atti abominevoli non ha religione e, se dichiara di averla, non fa altro che sovvertirla. Infatti l’essenza della religione è proprio l’incontro tra Dio, l’uomo e l’intero creato.
Siamo stanchi che la religione venga strumentalizzata allo scopo di dividere l’umanità e per fomentare lo scontro. Siamo indignati con chi – gruppi, persone o Stati – abbiano piani e strategie per dividerci e creare dei ghetti separati in luoghi dove da centinaia di anni si vive fianco a fianco.
Siamo consapevoli che il dialogo tra appartenenti alle comunità cristiane e musulmane non è sempre facile; vogliamo però ricordare che da tempo si stanno facendo sforzi notevoli per colmare le incomprensioni con uno spirito di rispetto reciproco, sapendo che l’unico Dio ha suscitato strade diverse che convergono nella stessa direzione: la misericordia, l’amore, la compassione, e tutte le virtù che Lui solo possiede in pienezza. Lui ci ha creati a Sua immagine per viverle fra noi in armonia perciò vogliamo seguire i Suoi insegnamenti per costruire le nostre società sulla base del pluralismo dove viene rispettato il diritto di ogni cittadino o comunità di professare la propria fede senza costrizione.
La Giordania ha una lunga storia di buona convivenza tra cristiani e musulmani e l’ultima visita di Papa Francesco, invitato dal nostro amato Re Abdallah Ibn Al-Hussein, l’ha ancora di più rinforzata con un grande impulso a lavorare insieme, più intensamente, per il bene della società.
Vogliamo anche noi, Focolari di Giordania, confermare il nostro impegno a lavorare fianco a fianco per costruire una società pacifica e armoniosa, nella difesa della dignità di ogni essere umano – a prescindere della convinzione religiosa, dall’etnia, dalle tradizioni – e continuare con più sollecitudine la realizzazione di azioni concrete per promuovere insieme la pace, la fratellanza e la salvaguardia della natura. Siamo certi che agendo cosi possiamo suscitare il bene e sostenerlo e allargarlo dove è già presente. Siamo fiduciosi e sicuri che il male non potrà mai avere l’ultima parola. La fede in Dio ce lo garantisce così come il saldo rapporto tra noi”.
Amman, 13 Agosto 2014.
Vedi: Area Press
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