28 Nov 2014 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Spiritualità
È noto che Chiara Lubich ebbe un rapporto privilegiato con Athenagoras, allora Patriarca di Costantinopoli. Pochi giorni prima dello storico viaggio di Papa Montini a Istanbul, lei era stata a trovare il Patriarca. La Radio Vaticana la intervistò il 18 luglio 1967: Quali le prime impressioni che ha ricavato dal recente incontro con il Patriarca Athenagoras? Appena mi sono trovata alla presenza di questa grande personalità del nostro tempo, ho avuto l’impressione di trovarmi di fronte al cuore di un padre totalmente aperto, amante delle anime, che pur nella sua veneranda età presenta uno spirito giovanile e fresco, ricco della più grande speranza e fede. La prima impressione non è stata quella di trovarmi di fronte ad un fratello separato, ma con un’anima con la quale ci si trova come già si fosse della stessa casa. In tutto il colloquio ha mostrato sempre il più alto apprezzamento per il Santo Padre Paolo VI e ho avuto l’impressione che segua tutti gli avvenimenti della Chiesa cattolica e in particolare l’azione del Santo Padre con estrema attenzione e venerazione.
Dopo questo recente colloquio avuto con Athenagoras, cosa pensa dell’incontro ormai imminente tra Paolo VI e il Patriarca? Data la profonda fede di Athenagoras nella carità verso Cristo e verso i fratelli, come essenza del cristianesimo, mi sembra che l’atto del Santo Padre di prevenire la visita del Patriarca a Roma, sia il gesto più indovinato per dimostrare che la Chiesa cattolica è la Chiesa della carità, dove il Papa, successore di Pietro, è colui che più ama. Crede, dunque, anche lei che siano positive le prospettive e le attese, dopo questo incontro? Penso che il Patriarca Athenagoras manifesterà la sua convinzione che la strada per arrivare all’unità nella verità è la carità; strada che è stata anche indicata da Paolo VI in un recente discorso rivolto ad un gruppo di studenti ortodossi. Per questa identità di prospettiva sulla via per raggiungere l’unità, si può sperare che il Santo Padre ed Athenagoras trovino efficacissime soluzioni per dare l’avvio a colloqui teologici e penso che in questa atmosfera si può sperare tutto. D’altra parte la figura di questo grande vegliando, che come un profeta si erge con la sua fede e il suo amore a Costantinopoli, non può non avere una grande influenza sul mondo ortodosso, che visiterà egli stesso fra poco, prima di giungere a Roma.
Può dirci come si è espressa, durante il vostro colloquio, la visione del Patriarca Athenagoras sul problema ecumenico? La visione ecumenica del Patriarca, la cui umiltà e santità traspaiono da ogni atteggiamento e da ogni parola, era chiara nell’ultima parte del lungo colloquio, quando ci ha parlato del suo recente messaggio pasquale: “Ho l’abitudine di pubblicare ogni Pasqua un messaggio – ha spiegato. L’ultimo dice: ‘I primi dieci secoli del cristianesimo sono stati per i dogmi e per l’organizzazione; nei dieci secoli dopo, vennero le disgrazie, gli scismi, la divisione. La terza epoca – questa – è quella dell’amore. Per questa via della carità ci incontriamo nello stesso calice. Beninteso – continuava -, abbiamo bisogno di teologi, ma le differenze sono troppo piccole e scolorite dal sole dell’amore. Le differenze hanno perduto il loro colore grazie al sole della carità. Nei primi mille anni abbiamo vissuto nella comunione; poi ci siamo separati”. Quindi, alludendo al recente annullamento delle reciproche scomuniche da parte della Chiesa cattolica e di quella ortodossa, egli affermava: “Ora lo scisma è scomparso; perché non ritorniamo allo stesso calice? Crediamo che abbiamo la stessa Madre, la Vergine, Madre della Chiesa, come ha detto il Papa; abbiamo lo stesso battesimo: la porta della Chiesa. Mi dica: perché non ritorniamo allo stesso calice?”. Radio Vaticana (altro…)
11 Nov 2014 | Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Ecumenismo, Spiritualità
Un evento che cade a 50 anni dalla prima udienza concessa da papa Paolo VI a Chiara Lubich (31 ottobre 1964) e all’indomani della beatificazione del pontefice. Un’occasione per illustrare, con un contributo paradigmatico, il pensiero di Paolo VI sui movimenti ecclesiali e sul loro significato in relazione alla visione di Chiesa proposta dal Concilio Vaticano II. È il concentrato delle Giornate di Studi (Castel Gandolfo, 7-8 novembre), che aperte da Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, e dal prof. don Angelo Maffeis presidente dell’Istituto Paolo VI, hanno visto succedersi gli interventi di studiosi specialisti di discipline diverse. Questo grande Papa ha avuto un ruolo importante nella storia del Movimento dei Focolari: «Gli siamo debitori per più motivi – afferma la presidente Maria Voce – prima di tutto per il suo luminoso magistero che ha segnato in modo chiaro e forte la formazione di quanti si sono avvicinati al nostro Movimento». Ma anche perché, continua, «nell’esercizio del suo ministero petrino, papa Paolo VI è stato determinante nel riconoscere, nel promuovere ed anche nell’individuare le vie giuridicamente praticabili per esprimere la fisionomia specifica di quest’Opera nuova nella Chiesa».
Le relazioni dei prof. Andrea Riccardi e Alberto Monticone hanno offerto uno sfondo storico generale sulla nascita dei movimenti ecclesiali, la loro novità nel ‘900 e sulla maturazione della visione e del ruolo del laicato. Si è passati poi ad un’indagine analitica, sulla base di documenti inediti, sulle due figure. Lucia Abignente (Centro Chiara Lubich), partendo dal primo incontro di Chiara Lubich con mons. Montini nel ’53 attraverso Giulia Folonari, passando anche per momenti delicati della storia, fino ad arrivare al ’64, sulla base di diari e di pagine inedite ha mostrato cosa fosse stata per Chiara quella prima udienza, in un periodo in cui era in pericolo proprio la laicità del nascente Movimento dei Focolari. Per i Focolari stessi, dunque, è importante rendersi conto di chi sia stato Paolo VI. Chiara Lubich parla di lui come «padre dell’Opera». Al prof. Paolo Siniscalco, è poi affidato il compito di analizzare l’importanza che per Paolo VI rivestiva il Movimento dei Focolari nel mantenere vivo lo spirito cristiano nei Paesi dell’Est, e come il pontefice abbia incoraggiato le iniziative concrete in tal senso.
Un’altra tematica di centrale importanza, il dialogo ecumenico, è stata presa in esame dalla dott.ssa Joan Back. Basti ricordare la storia che lega Paolo VI, Chiara Lubich e il Patriarca Atenagora. La giurista Adriana Cosseddu ha sottolineato la difficoltà nel venir fuori all’interno del Codice di Diritto Canonico (del 1917) di forme completamente nuove come sono le realtà dei movimenti. Sembrava che un’opera con diverse vocazioni non fosse possibile perché… nel diritto canonico non era prevista! «Il Papa ha voluto prendersi cura lui stesso, personalmente, della cosa e si è così arrivati all’approvazione», affermava Chiara in un’intervista a Città Nuova nel 1978.
Il prof. Alberto Lo Presti, direttore del Centro Igino Giordani, ha offerto una prospettiva inedita della concezione della dottrina sociale della Chiesa in Giordani – considerato cofondatore del Movimento dei Focolari – in relazione al magistero sociale di Paolo VI. Il prof. Piero Coda, rettore dell’Istituto Universitario Sophia ha coronato il tutto con una riflessione teologica che, sullo sfondo dell’Enciclica Ecclesiam Suam, programmatica del pontificato di Paolo VI e dell’esperienza mistica vissuta da Chiara negli anni ’49-’50, ha evidenziato la profonda sintonia e sinergia tra il ministero petrino di papa Montini ed il carisma dell’unità di Chiara Lubich. «È stato per me particolarmente arricchente poter vedere il Movimento dei Focolari e la sua fondatrice, attraverso gli occhi di Paolo VI – scrive Fabio Ciardi, tra i partecipanti al convegno – Questo grande, che aveva uno sguardo amplissimo sulla Chiesa e sulla società del suo tempo, ha avuto anche uno sguardo particolare su quest’opera di Dio, provando insieme gioia e dubbi, apprezzamenti e perplessità, entusiasmo e speranze… Collocandosi nella sua prospettiva si colgono aspetti nuovi di questo carisma e del suo farsi strada nella Chiesa». A conclusione dei lavori il prof. José-Román Flecha Andres, ha voluto paragonare l’esperienza mistica di Chiara a quella dei mistici spagnoli del ‘500, Teresa d’Avila in particolare, e ricordando come essi avessero intuito la necessità di far dono della vita interiore alla Chiesa intera si è così espresso: «Qui l’abbiamo visto come, grazie allo spirito di Dio, allo Spirito Santo, ciò si è realizzato nella vita di Chiara, di questo Movimento». Comunicato stampa finale Abstract delle relazioni (altro…)
7 Nov 2014 | Centro internazionale, Chiesa, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Terrorismo, persecuzioni contro i cristiani e altre minoranze, secolarismo e fondamentalismo sono alcune delle sfide che interpellano a cercare con rinnovato impegno, costanza e pazienza le vie che conducono verso l’unità tra i cristiani. E tra queste, la via maestra è l’Eucaristia. È quanto ha affermato Papa Francesco incontrando, in Vaticano, i partecipanti al Convegno ecumenico dei vescovi amici del Movimento dei Focolari incentrato sul tema: “L’Eucaristia, mistero di comunione”. Il servizio di Amedeo Lomonaco: “L’amore alla Parola di Dio e la volontà di conformare l’esistenza al Vangelo” fanno germogliare in diverse Chiese e comunità ecclesiali “solide amicizie e momenti forti di fraternità”. Ricordando questa “ricca esperienza”, il Papa esorta ad essere sempre “attenti ai segni dei tempi”, a chiedere al Signore “il dono dell’ascolto reciproco e la docilità alla sua volontà”. Nel nostro mondo travagliato – sottolinea il Pontefice – ha grande valore una chiara testimonianza di fraternità e di unità tra i cristiani: “Questa fraternità è un segno luminoso e attraente della nostra fede in Cristo risorto. Se infatti intendiamo cercare, come cristiani, di rispondere in modo incisivo alle tante problematiche e ai drammi del nostro tempo, occorre parlare ed agire come fratelli, e in modo tale che tutti lo possano facilmente riconoscere”. Anche questo è un modo – aggiunge il Santo Padre – “di rispondere alla globalizzazione dell’indifferenza con una globalizzazione della solidarietà e della fraternità”: “Il fatto che in diversi Paesi manchi la libertà di manifestare pubblicamente la religione e di vivere apertamente secondo le esigenze dell’etica cristiana; le persecuzioni nei confronti dei cristiani e di altre minoranze; il triste fenomeno del terrorismo; il dramma dei profughi causato da guerre e da altre ragioni; le sfide del fondamentalismo e, dall’altro estremo, del secolarismo esasperato; tutte queste realtà interpellano la nostra coscienza di cristiani e di pastori”. Tali sfide – spiega il Santo Padre – sono un appello a cercare le vie che conducono verso l’unità. E tra queste vie, una è la strada maestra: l’Eucaristia come mistero di Comunione. Nell’Eucaristia – conclude il Papa – “sentiamo chiaramente che l’unità è dono e che al tempo stesso è responsabilità, responsabilità grave (cfr 1 Cor 11,17-33)”. Fonte: Radio Vaticana Discorso del Santo Padre (testo integrale) (altro…)
6 Nov 2014 | Chiara Lubich, Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

31 ottobre 1999 – Firma della Dichiarazione congiunta
15 anni fa la Federazione Luterana Mondiale e la Chiesa cattolica firmavano la “Dichiarazione Congiunta sulla Giustificazione”. Che ricordi ha di quel giorno in cui lei ha apportato da parte luterana la firma su questo importante documento? «Era il 31 ottobre 1999: siamo riusciti a firmare prima di entrare nel 21° secolo, grazie anche a Giovanni Paolo II. Non è stato fatto facile arrivarci, c’era una forte discussione anche all’interno della Chiesa evangelica, soprattutto in Germania. Ho preso coscienza dell’importanza di questo atto quando ho visto alla Chiesa di S.Anna (Augsburg) persone venute da tutto il mondo. Ho provato un grande senso di gratitudine, di libertà e di speranza. Nel pomeriggio dello stesso giorno si sono incontrati, per la prima volta, un gruppo di fondatori e responsabili di movimenti e comunità, evangelici e cattolici. Si è svolto alla cittadella di Ottmaring, assieme a Chiara Lubich ed altri. Quello che ne è nato lo considero “un miracolo”: il cammino di “Insieme per l’Europa”, che ha generato una comunione sentita e sperimentata tra movimenti e comunità molto diversi tra loro». Cosa è cambiato in questi 15 anni? «Si è messo fine alle condanne reciproche del 16° secolo, e sono caduti pregiudizi. Questa mi sembra la cosa più importante. Ora ci si può incontrare come fratelli e sorelle. Il fatto che lo stesso documento sia stato firmato nel 2006 anche dalle Chiese metodiste mette in luce la sua importanza. Purtroppo da allora le Chiese non hanno fatto passi ulteriori, ma in tante questioni possiamo dire che siamo insieme in cammino; nelle parrocchie e nelle comunità si vive di questa speranza». Qual è il significato del documento “Dal conflitto alla comunione”, firmato ancora una volta da entrambe le Chiese, in vista dell’anniversario della Riforma? «È un “inventario” del dialogo cattolico-luterano a livello mondiale. Questo documento è potuto nascere sulla base della Dichiarazione congiunta sulla Giustificazione. È un resoconto della situazione attuale in cui si sottolinea quello che ci unisce, senza tacere i punti che ancora ci dividono. Sono molto grato di questo documento perché ci mette in una dimensione globale e dà una apertura importante proprio in vista del giubileo del 2017, che desideriamo che cristiani luterani e cattolici commemorino congiuntamente». Un augurio per il 2017? «Far vedere al mondo che come cristiani andiamo insieme verso Cristo, questo dovrebbe emergere. Non si tratta di fare diventare Lutero un eroe, ma di concentrarci sul contenuto della Riforma: come possiamo oggi annunciare al mondo il Vangelo della grazia, che Dio è con noi? Sarebbe bello se nel 2017 arrivassimo ad una comune e pubblica “confessione di Cristo, e a vivere su molti piani una vera unità in Lui ».
Che significato hanno per lei gli incontri dei vescovi di varie Chiese a cui partecipa da diversi anni? «È stato il vescovo Klaus Hemmerle che mi ha messo in contatto con il Movimento dei Focolari. Questi incontri sono come dei ‘segnali stradali’ che ci indicano una via. È molto arricchente potersi incontrare con fratelli di altre nazioni e Chiese. Per esempio mi colpisce cosa stanno vivendo i fratelli vescovi nel Medio Oriente. Nel nostro dialogo – lontano dai riflettori della stampa e dei mass-media – posso conoscere e condividere le loro sofferenze, ma anche la loro vitalità. Viviamo una comunione profonda e preghiamo insieme. Certamente c’è sempre questo dolore di non poter ancora celebrare insieme la Santa Cena – ma è sempre un’immensa gioia rivedere i fratelli. È un livello di comunione spirituale profondo, unico direi, come è unico che un Movimento laicale convochi dei vescovi ad incontrarsi. È meraviglioso che ci venga donata dai Focolari questa possibilità ogni anno. È una comunione sperimentata, e questa ha un grandissimo significato. Ed insieme siamo in cammino». Vedi anche: Tv2000it (altro…)
1 Nov 2014 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità

Foto © Giancarlo Nuzzolo
Sono 415 le e i Volontari presenti alle Assemblee delle due diramazioni del Movimento dei Focolari, in rappresentanza dei 23mila membri in tutto il mondo. Si sono radunati a Castel Gandolfo (Roma) dal 22 al 26 ottobre scorso. Viene in evidenza la loro specifica vocazione: mentre condividono le difficoltà di tutti, sono chiamati ad irradiare la luce dello Spirito in azioni concrete, preparandosi costantemente ad affrontare le sfide del presente, in ogni campo. In bilancio il percorso compiuto negli ultimi sei anni, sia nella crescita spirituale che nelle opere sociali intraprese e nell’impegno a diffondere la cultura della fraternità nei diversi ambiti umani. Oltre le 223 volontarie e i 162 volontari dei cinque continenti, con 17 lingue in traduzione simultanea, è presente anche un folto gruppo di invitati. Tra loro persone di varie Chiese. «È importante la vostra presenza che ci fa essere ecumenici, universali in senso pieno» – ha affermato in apertura Maria Ghislandi, responsabile internazionale uscente. 
Foto © Giancarlo Nuzzolo
Il 23 ottobre – proprio durante lo svolgimento dei lavori – è l’anniversario dei fatti d’Ungheria: nell’ottobre 1956, in seguito alla repressione sovietica, l’appello di Pio XII di riportare Dio nel mondo. In risposta a questo appello, dall’ispirazione di Chiara Lubich nascono nel seno del Movimento dei Focolari, i “Volontari di Dio”. Maria Voce li definisce «una realtà concreta e matura», evidenziando come – in quanto portano l’Ideale dell’unità nelle fabbriche, negli uffici, nelle famiglie, nella società con le sue sofferenze, i suoi dolori, con le guerre – i Volontari richiamino l’Eucarestia, nel suo essere amore che si incarna. Li ha invitati poi ad essere, insieme a tutto il Movimento dei Focolari, capaci di portare messaggi di verità e di speranza, come ha detto il Papa all’ultimo Sinodo. 
Maria Ghislandi, Maria Voce, Paolo Mottironi, Jesús Morán Foto. © Giancarlo Nuzzolo
Il copresidente Jesús Morán ha ricordato che la peculiarità e bellezza dei Volontari consiste nel ‘mediare’ la luce del Carisma affinché entri in tutte le strutture. Lo dimostrano le esperienze di persone di diversi continenti e professioni, situate nei più svariati contesti e campi di lavoro: funzione pubblica, imprenditoria, giustizia, relazioni pubbliche, immigrazione e accoglienza, mondo dell’educazione, legalità. E aggiunge: «Tutti siamo coinvolti nell’uscire, ma voi, con la vostra vocazione, siete all’avanguardia nel portare la dimensione dell’uomo-mondo che deve nascere». Quanto dicono nell’ora successiva volontarie e volontari provenienti dalla Siria e da altri Paesi del Medio Oriente testimonia che questo tipo di “uomo-mondo”, che crede nella rivoluzione che opera il carisma dell’unità, in qualsiasi situazione, esiste già. 
Paolo Mottironi, Patience Mollè Lobè – Foto © Giancarlo Nuzzolo
Nei 5 giorni, spazio ai lavori di gruppo che hanno raccolto istanze arrivate dalle zone, con l’obiettivo di formulare proposte, suggerimenti, raccomandazioni da presentare all’Assemblea in plenaria, in continuità con il lavoro svolto nel mese di settembre dall’Assemblea generale dei Focolari. Due le tematiche sulle quali si concentrano i lavori: vocazione/formazione, con l’impegno nel sociale, la realtà di Umanità Nuova, i dialoghi col mondo ecumenico, interreligioso, con la non credenza e la cultura, le comunità locali. L’Assemblea dei Volontari ha rieletto per un secondo mandato Paolo Mottironi, 50 anni, italiano, sposato con due figli, funzionario dello Stato. Le Volontarie hanno scelto Patience Félicité Mollè Lobè, 57 anni, camerunese, vedova, ingegnere civile e impegnata in politica. «Vedo in tutto quello che ho vissuto – confida Patience – che Dio mi preparava ad un piano d’amore che io non conoscevo». E conclude Paolo Mottironi: «Stiamo scrivendo il libro della nostra storia, con un capitolo nuovo che continua sulle pagine precedenti. Aiutateci ad essere sempre di più un servizio». (altro…)
31 Ott 2014 | Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Congresso internazionale 2013
In Germania ricorre il 31 ottobre, in memoria di Martin Lutero e in Svizzera la prima domenica di novembre, in memoria di Huldrich Zwingli e di altri riformatori svizzeri, come Giovanni Calvino, del 16° secolo. Nel 2017 ricorre il 500° anniversario della Riforma e alcuni si chiedono come si possa oggi celebrare in modo fruttuoso la memoria di quei tempi di mutamento, che ha prodotto anche divisioni tra i cristiani; ma a livello europeo è iniziato uno scambio di riflessioni che già hanno maturato un primo frutto. I cristiani luterani e riformati hanno deciso, per la prima volta dopo la Riforma, di preparare e celebrare insieme, questo avvenimento. A questo scopo ha avuto luogo nell’ottobre 2013 una prima conferenza preparatoria internazionale a Zurigo, con circa 240 rappresentanti da oltre 35 paesi. In vista dell’anniversario del 2017 anche i lati oscuri della Riforma sono considerati un aspetto importante da trattare. Le chiese riformate in Svizzera hanno rivalutato la storia della persecuzione centenaria degli anabattisti (Mennoniti, Amish) e nel 2004, hanno iniziato un processo di riconciliazione a Zurigo, dove il movimento anabattista ha le sue radici. C’è speranza che in questo tempo di preparazione si sviluppi fra tante chiese un percorso di riconciliazione e comprensione reciproca; del tutto in linea con papa Francesco, che nella sua catechesi sull’ecumenismo dell’8 ottobre 2014 ha sottolineato come nel corso della storia purtroppo si sono avverate separazioni gravi e dolorose, ma che non possiamo rassegnarci o rimanere indifferenti. 
Kathrin (prima fila a sinistra) con Maria Voce e Giancarlo Faletti e un gruppo di riformati svizzeri del Movimento dei Focolari – novembre 2012
Intervistiamo a riguardo Kathrin Reusser, focolarina riformata svizzera. Qual è la tua esperienza degli ultimi anni? «”Ecclesia semper reformanda” (la chiesa deve costantemente rinnovarsi): questo motto essenziale della Riforma mi è molto caro. Durante la crisi adolescenziale, nel 1972, sono stata affascinata a Loppiano da come i focolarini attuavano il Vangelo nel quotidiano. A casa, cercando di ravvisare in tutti il volto di Cristo, ho visto cambiare rapporti difficili. I miei genitori, con la loro vita coerente, mi avevano impresso fortemente i valori cristiani. La spiritualità dei Focolari mi ha aperto in seguito un orizzonte più grande verso l’umanità, per la quale viverli come strumento per un’unità e una comunione maggiore». Questo ha avuto risvolti anche nella tua professione di giurista? «Sì, mi ha guidato nell’elaborare le sentenze e nel gestire i processi e mediazioni e vivere anche qui una “riforma”: cioè un “mutamento” di una situazione e un “nuovo inizio”. Se, per esempio, nel conflitto disperato fra le parti intravedevo la presenza di “Gesù Abbandonato” – che Chiara Lubich mi aveva fatto capire come “chiave dell’unità” – e quando nel buio di prove ingarbugliate che rendevano impossibile una decisione vera e giusta, volevo solo accogliere e accettare LUI completamente, allora – in modo sempre diverso e sorprendente – si prospettava una soluzione accettabile per tutte le parti». 
Chiara Lubich in Grossmünster (2001)
Non ci sono contrasti tra una spiritualità nata nella Chiesa cattolica e l’appartenenza alla Chiesa riformata? «A dire il vero la vita di questa spiritualità mi fa andare in profondità anche con le radici della mia Chiesa Riformata. Così ho trovato, per esempio, attraverso la prassi del Focolare, nel rinnovare il ‘patto’ dell’ amore reciproco (Gv 13,34), in particolare prima di andare al Culto, una nuova e profonda comprensione del significato della Santa Cena. Con gioia ho scoperto poco dopo che per il riformatore Zwingli la Santa Cena è IL luogo dove la comunità cristiana tutta si rinnova nella sua unità come corpo di Cristo. Questa esperienza mi è preziosa, anche nel dialogo con altri riformati per le quali a volte la Santa Cena non ha un significato vitale. Cresce in me la fiducia di poter dare un contributo – seppur piccolo – ad una futura nuova unità fra tutti i cristiani. Chiara Lubich il 17 novembre 2001, parlando nel Grossmünster a Zurigo, luogo in cui operò Zwingli, così descriveva l’effetto tonificante di questa unità: “Non diamoci pace! Dio ci aiuterà (…). E quando fra noi ci sarà la piena comunione visibile, un fremito di vita nuova invaderà la terra per il bene dell’umanità, a gloria di Dio ed a gioia nostra. Che Dio ci dia la grazia, se non di vedere questa Chiesa una, almeno di contribuire a prepararla”». (altro…)