Set 20, 2017 | Focolari nel Mondo
A solo due settimane dal precedente sisma, ieri sera il Paese azteco è stato nuovamente colpito da un terremoto di magnitudo 7.1 (scala Richter). Al momento si contano 217 vittime, di cui 117 nella capitale, bilancio purtroppo destinato a salire. Ventisei i bambini e 4 adulti hanno perso la vita nel crollo di una scuola nell’area sud-est di Città del Messico. Anche se sono stati salvati 11 bambini, devono ancora essere estratti dalle macerie una trentina di minori e 4 adulti. Ci sono stati dei crolli di alcuni edifici e almeno 4 milioni di persone sono rimaste senza elettricità. 72 le vittime registrate nello stato di Morelos e 43 a Puebla, dove si trova la cittadella dei Focolari “Mariápolis El Diamante”. «Eravamo a tavola quando abbiamo sentito il forte sisma – raccontano –. Al momento i membri della nostra comunità di Puebla non hanno subito danni e stiamo tutti bene». La solidarietà si è subito fatta sentire da tanti Paesi della regione e del mondo. «In questo momento di dolore chiedo di manifestare solidarietà a tutta la popolazione messicana», l’appello di Papa Francesco, oggi, nell’Udienza Generale. (altro…)
Set 20, 2017 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
https://youtu.be/C8NvjNYgNEc (altro…)
Set 19, 2017 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Le parole di Papa Francesco pronunciate nella Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro 2013, “Andate per servire senza paura”, hanno provocato nei giovani dei Focolari la spinta a mettersi in gioco. Così, quelli della città di Juiz de Fora (500.000 abitanti), nello Stato brasiliano di Minas Gerais, hanno lanciato un progetto che raduna giovani di diversi carismi. «L’intento è quello di testimoniare l’unità nella diversità della Chiesa – dicono i giovani–, essendo discepoli di Cristo e missionari, in continuità con l’invito dei vescovi latinoamericani rivolto a tutti i cristiani. Certo, non mancano le difficoltà, ma questo non ci scoraggia». È stato l’arcivescovo Gil Antonio Moreira a consegnare al gruppo – circa 60 – la denominazione di “Giovani Missionari Continentali” (GMC). «Proveniamo da diverse esperienze spirituali – ci spiegano –: Rinnovamento nello Spirito; nuove Comunità; gruppi parrocchiali e Movimento dei Focolari. L’inizio della missione si apre con la consacrazione personale a Dio per un anno, che si può rinnovare per un altro ancora. E ci sono tre punti che ci aiutano ad orientare la bussola: preghiera, formazione e missione, mettendoci al servizio».
A 4 anni dall’avvio del progetto, sono numerose le missioni svolte nelle parrocchie dell’arcidiocesi di Juiz di Fora con un centinaio di visite alle famiglie delle comunità rurali, alle periferie e rioni violenti della città, ad asili e orfanotrofi e al centro rieducativo per minorenni con reati. «Abbiamo intrapreso itinerari socio-sanitari, come nel caso della lotta contro il dengue (malattia tropicale), operando lì dove si registra l’indice più alto di morti. Ci siamo adoperati in particolare per curare l’igiene dell’ambiente, eliminando spazzatura e discariche che favoriscono la proliferazione delle zanzare che trasmettono la malattia, ma anche informando la popolazione attraverso dei dépliant e cartelloni. In questo periodo siamo impegnati in missioni speciali ad Haiti e nella città di Obidos (Stato del Pará), nel Centro Educativo per minorenni delinquenti e con i “cartoneros” (raccoglitori di carta dai cassonetti, che poi viene riciclata). Abbiamo messo in evidenza il loro importante lavoro in beneficio del nostro pianeta». Non è mancato il sostegno economico e psicologico a giovani con situazioni particolarmente difficili. «Inoltre, il “Natale solidale” ci consente di raccogliere cibo non deperibile e altri generi di prima necessità che poi consegniamo ad un ente caritatevole».
I GMC, con il tempo, hanno voluto cimentarsi in altri luoghi, spingendosi fino a Obidos (Stato del Pará), cuore dell’Amazzonia. «A contatto con le persone, abbiamo visto risuonare in esse la chiamata ad una vita missionaria e nascere una varietà di vocazioni». Superati i confini del Brasile, sono approdati fino ad Haiti. Il 17 luglio scorso, un gruppo di sei persone dell’arcidiocesi di Juiz de Fora con il loro arcivescovo, fa rotta verso Haiti. La situazione di quel paese conosce grandi sfide a 7 anni dal terremoto che lo ha devastato: in appena 35 secondi sono crollati più di 300 mila edifici tra civili e istituzionali, provocando la morte di 200 mila persone. Con i suoi 7,2 gradi della scala Richter è stato il peggior terremoto registrato nelle Americhe. «Haiti è la periferia più povera dell’America Latina. È verso quel posto – scrive mons. Gil Antonio Moreira – che si dirigono i miei occhi e gli occhi dei Giovani Missionari Continentali. Con grande gioia andiamo per servire, senza paura, perché il motivo, il nostro traguardo è Gesù Cristo». I giovani dei Focolari concludono: «Ciò che ci dà la sicurezza che siamo nella strada giusta sono paradossalmente le difficoltà che incontriamo, nelle quali cerchiamo di amare un volto di Gesù Abbandonato. É Lui il segreto della nostra gioia e dei frutti che costatiamo». (altro…)
Set 18, 2017 | Focolari nel Mondo
Una giornata di studi sul tema:” ILLUMINAZIONE E VIA TANTRICA “. Programma
Set 18, 2017 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
L’imprevisto Aspettavamo il nostro primo bambino. Subito dopo questa scoperta un imprevisto: un piccolo nodulo al seno. Gli esami evidenziavano che si trattava di un cancro. Per me e per mio marito, che è medico, è stato un duro colpo. Tre giorni dopo il colloquio con uno specialista sono stata operata. Secondo lui tenere il bambino costituiva un fattore aggravante: bisognava procedere subito a un aborto terapeutico per cominciare la chemioterapia. Non volevamo rassegnarci. Confidando in Dio abbiamo consultato altri medici, cercando soluzioni alternative. Infine abbiamo deciso per un parto cesareo al settimo mese di gravidanza, quando il bambino sarebbe stato perfettamente in grado di sopravvivere. Solo dopo avrei iniziato la chemioterapia e la radioterapia. Da allora sono passati 8 anni e siamo in attesa del terzo figlio. M.D. – Francia Lo sconosciuto Un giorno ero in macchina con un uomo che mi aveva chiesto un passaggio. Era mezzogiorno. Gli chiesi dove avrebbe pranzato, e rispose: «Non ho un soldo in tasca e non so proprio come farò a mangiare». Ero attraversato da sospetti e diffidenza. Ma cacciai quei pensieri, dicendo a Gesù: «Non mi importa chi è, quello che faccio a lui lo faccio per te». Frugai in tasca e gli diedi quello che avevo, aggiungendo, per non umiliarlo: «A suo tempo provvederai a restituirmelo». Qualche giorno dopo mi fu recapitata da un cliente una busta con dentro la somma esatta che avevo dato a quello sconosciuto. Mi è sembrato di ravvisare in questo fatto la conferma che il Vangelo è vero. A.G. – Italia Festa in famiglia A diverse famiglie amiche era venuto in mente di organizzare una grande festa per i senegalesi presenti nella nostra città. Da parte di tutti noi c’è stato l’impegno per far sentire a quei giovani emigrati il calore della famiglia. Uno di loro a un certo punto ha osservato: «Tutto è andato al di là delle nostre aspettative. Nessuno di voi ci ha fatto sentire diversi e per questo eravamo come a casa nostra. Abbiamo lo stesso Dio che ci rende fratelli». La festa è finita, l’amicizia no. G.L.- Italia Abbiamo un Padre Per caso ci eravamo rincontrate dopo tanti anni. Non la vedevo dagli anni del liceo. Per varie vicende tristi, lei, laureata in matematica, si trovava nella mia città senza un soldo, a fare una vita da barbona. Era disperata e l’ho ascoltata. Sul momento non avevo nulla da darle, ma le ho promesso di aiutarla: doveva esserne sicura, perché – le ho detto – «abbiamo un Padre in Cielo». Ci siamo date appuntamento per il giorno dopo. Nel frattempo, con l’aiuto di altri, ho trovato una sistemazione temporanea e messo insieme una sommetta: almeno per poter vivere, mangiare e lavarsi. Dopo due giorni lei si è rifatta viva e, restituendomi i soldi, mi ha spiegato che le avevano proposto un lavoro in un posto dove avrebbe trovato anche vitto e alloggio. Ed ha aggiunto: «Devo dirti grazie, più che per i soldi, perché quel giorno mi hai ridato quello che più mi serviva: la speranza e la certezza che ho un Padre che mi segue». Franca – Italia (altro…)
Set 16, 2017 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“In Gesù Abbandonato si manifesta l’infinito amore di Dio che viene messo dal Padre nel cuore dei credenti per realizzare fin d’ora il suo disegno sull’umanità: l’unità. Amare Gesù Abbandonato significa allora rivivere in noi stessi la sua Pasqua, il passaggio continuo, per noi ancora in cammino, dalla morte alla vita, dall’assenza di Dio alla sua presenza, che caratterizza l’esistenza cristiana. Non si tratta di rassegnarsi o di voler soffrire come Gesù ha sofferto, ma piuttosto di ripercorrere la strada da lui aperta e di riconoscere – al di là delle apparenze – la sua presenza attiva in tutto ciò che non è Dio in noi e attorno a noi. È un dire di sì a Lui e come Lui, così che lo Spirito Santo possa irrompere nel nostro nulla voluto ed espandervi il dono dell’agape divina che ci apre alla vita futura, eterna, e ce ne rende partecipi. Gesù Abbandonato, al contempo, ci fa andare incontro all’umanità, proprio là dove essa maggiormente soffre e vive nell’oscurità. Gesù Abbandonato abbracciato e amato mette così amore dove c’è odio, vita dove c’è morte, comunione e unità dove c’è divisione. Amare Gesù Abbandonato è quindi speranza contro ogni speranza, vicinanza di Dio dove non c’è Dio, presenza di Dio dove c’è il silenzio di Dio. E questa speranza è certezza di un mondo e di una storia umana che non si chiudono su se stesse, ma si aprono al sempre nuovo incontro con Dio e, in Lui, si aprono al sempre nuovo incontro degli uomini tra di loro, in una comunione fraterna dalle dimensioni veramente universali”. Da Pasquale Foresi – LUCE CHE SI INCARNA – Città Nuova 2014 pagg. 172-3 (altro…)