Nov 7, 2016 | Focolari nel Mondo
Si tratta di un nuovo “laboratorio” promosso dall’Istituto Universitario Sophia, in collaborazione con i Centri di formazione e di azione pastorale che sono sorti negli anni dalla proposta del Movimento dei focolari: il Centro dei presbiteri e diaconi focolarini, il Centro dei presbiteri e diaconi volontari, il Centro gen’s, il Centro dei religiosi, il Centro delle consacrate, la Segreteria del Movimento parrocchiale e la Segreteria del Movimento diocesano. Come suggerito dal suo nome, il Centro intende rispondere all’invito rivolto da Papa Francesco alla Chiesa in Italia – nel corso del Convegno nazionale a Firenze del 2015 – a riprendere in mano l’Esortazione “Evangelii Gaudium” per dare slancio, contenuto e direzione all’opera di rinnovamento, di aggiornamento e di conversione pastorale necessario alla nuova tappa dell’evangelizzazione cui la Chiesa è oggi chiamata per “uscire” verso le periferie esistenziali del nostro mondo e del nostro tempo. I corsi, i seminari, gli stages e i laboratori attivati dal Centro saranno indirizzati a presbiteri, persone di vita consacrata, operatori pastorali, laici impegnati nei diversi ambiti della vita ecclesiale e sociale, e soprattutto ai giovani. Essi intendono offrire un contributo a questo impegnativo e urgente compito, convogliando – in dialogo e sinergia con le diverse istanze ed espressioni della vita della Chiesa e della società – gli impulsi spirituali e le esperienze suscitati dal carisma dell’unità di Chiara Lubich nei decenni del post-Concilio che tuttora si mostrano ricchi di frutti e promettenti. Il CEG (Centro Evangelii Gaudium), in particolare, ha la missione di promuovere e sostenere, in sintonia con il progetto formativo e il metodo accademico di Sophia e con attenzione alla ricchezza dei diversi contesti socio-culturali ed ecclesiali, la formazione, lo studio e la ricerca nell’ambito dell’ecclesiologia, della teologia pastorale e della missione, della teologia spirituale e della teologia dei carismi, nella vita della Chiesa oggi in uscita missionaria. Il programma dell’atteso convegno inaugurale, oltre ai saluti iniziali di alcune personalità del mondo ecclesiale e civile, tra cui il card. Joao Braz de Aviz e mons. Vincenzo Zani, prevede la presentazione del Centro da parte del preside dell’Istituto Universitario Sophia, prof. Piero Coda, una prolusione sui punti-forza dell’Esortazione apostolica di Papa Francesco affidata alla prof.ssa Tiziana Merletti (già Superiora generale delle Suore Francescane dei Poveri) e una tavola rotonda con la partecipazione, in particolare, di esponenti del mondo della cultura e della politica come Massimo Toschi e Damiano Tommasi. «Si tratta di un evento significativo – ha dichiarato Piero Coda –, nel contesto italiano ma non solo: perché gli enti promotori dell’iniziativa e i membri del Comitato scientifico che farà da supporto e da stimolo al Centro sono di rilievo internazionale. La sfida è quella di dare un contributo a quel cambio di paradigma, nella cultura e nella relazione tra comunità ecclesiale e società civile, che il nostro tempo chiede e a cui la profezia di Papa Francesco ci dice con forza essere giunto il momento di porre mano con fedeltà e creatività». Conferenza Stampa di presentazione del “CENTRO DI ALTA FORMAZIONE EVANGELII GAUDIUM” (C.E.G.) 8 novembre 2016 alle ore 11,30. presso la sede di “Toscana Oggi” – Via dei Pucci, 2 – Firenze Modera: Don Giovanni Momigli, collaboratore CEG Intervengono: Don Emilio Rocchi (Segretario Centro Evangelii Gaudium), Prof. Sergio Rondinara (Docente allo I.U.S. di Epistemologia e Cosmologia) Info: relazioni.esterne@iu-sophia.org Istituto Universitario Sophia: Via San Vito 28, Loppiano – 50063 Figline e Incisa Valdarno (FI) ITA Tel. +39 055 9051500 – Fax +39 055 9051599 (altro…)
Nov 7, 2016 | Focolari nel Mondo

Arriva in porto la produzione di uno spettacolo musicale/teatrale dedicato alla storia di
Alberto Michelotti,
Carlo Grisolia (
A&C) e del loro gruppo di amici con le loro passioni (sport, musica, amicizie) che si ritrova al “Muretto”, una piazzetta della periferia di Genova, sul finire degli anni 70. E’ la storia di ragazzi che si impegnano in un contesto di fatica e di condivisione: il porto, luogo di confine, luogo di passaggio e di incontro, soprattutto fra giovani, perché quelli che sbarcano sono principalmente giovani;
ragazzi che sanno dare attenzione all’altro, spendere per questo il proprio tempo, facilitare l’incontro con il nuovo e con il diverso (che i giovani, a differenza degli adulti, non temono).
L’amicizia è la “
philadelphia” che fa scoprire l’altro profondamente, perfettamente, ontologicamente uguale a sé, che sostanzia e rende reale l’appartenenza, la solidarietà, la pace, il dialogo, l’apertura. E’ la decisione di dare la vita per i propri amici che fa essere davvero solidali, aperti, rispettosi, propositivi. E’ questo l’”amore più grande”. Lo spettacolo, in una prima “
short version” debutta a novembre 2016 in due teatri romani
il 17 al “Tor Bella Monaca”, il 21 e
22 al “Vascello”. Ad esso e collegato un interessante ed articolato progetto educativo e sociale che verrà successivamente proposto, in collaborazione con il
M.I.U.R. Dipartimento per il Sistema Educativo di Istruzione e Formazione e la
Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione, agli istituti Secondari grazie anche al sostegno di
Fondazione Migrantes,
Caritas Italiana,
Comitato Alberto&Carlo,
Movimento dei Focolari,
Fondazione Ente dello Spettacolo,
Liceo Bertolucci Parma,
Diocesi di Genova. Una squadra di professionisti (autore/compositore, regista, scenografo, direttore musicale, coreografo, tecnici luce e suono) sono i veri e propri “coach” di un giovane cast di artisti provenienti da varie Regioni di istituti Superiori ed Università italiane. Particolarmente significativa la presenza tra loro di un giovane nigeriano ‘richiedente asilo’. Anzitutto questi sono i primi invitati a rivivere e sperimentare quanto la storia di Alberto & Carlo contiene. Fonte:
rerum.eu
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Nov 7, 2016 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Alcuni anni fa, mio marito ed io abbiamo rilevato una piccola azienda meccanica, con 6 dipendenti e una numerosa clientela. Era un piccolo sogno che si avverava anche per il fatto che così potevamo assicurare un futuro lavorativo ai nostri figli. Pur avendo ricevuto dai clienti tutte le rassicurazioni che nulla sarebbe cambiato, già nei primi sei mesi di attività ci siamo scontrati con la dura realtà del lavoro in proprio: discontinuità, burocrazia e anche qualche velato tentativo di corruzione. Per noi era importante rimanere nella legalità ignorando queste richieste ma, anche a causa di questo atteggiamento e alla crisi del settore automobilistico, nell’arco di un anno abbiamo riscontrato che il fatturato dell’azienda si era dimezzato. Ci siamo ritrovati quindi con tanti debiti da pagare, senza risorse e di conseguenza abbiamo dovuto affrontare la durissima scelta di licenziare gran parte degli operai, dando loro il tempo di trovare un nuovo lavoro e siamo stati anche costretti a vendere i macchinari per poter dar loro tutto quanto gli spettasse. Abbiamo vissuto tutto questo come un fallimento ma non ci siamo arresi. Intorno a noi la comunità dei Focolari, della quale facciamo parte da alcuni anni, ci sosteneva con la preghiera e noi ci siamo affidati a Dio perché ci guidasse nelle nostre scelte. La provvidenza, non si è fatta attendere. Si è presentata l’occasione di cambiare settore di lavoro, che ci dava più garanzie di una continuità; mio padre ha messo a nostra disposizione una somma per far fronte alle cose più urgenti; un nostro rappresentante ci ha lasciato in comodato d’uso un macchinario per un lungo periodo e i fornitori ci agevolavano con pagamenti dilazionati. Così pian piano ci siamo ripresi.
Il frutto più bello di quel periodo è stato che i nostri figli sono cresciuti dando valore alle cose importanti come la scelta di una vita sobria e poter sperimentare così l’amore di Dio attraverso tanti piccoli ma importanti segni. Tutto questo ha rafforzato il legame nella nostra famiglia. Il 2009 ha segnato l’inizio della crisi economica a livello internazionale e quindi anche noi ne abbiamo molto risentito. A volte lo scoraggiamento ha prevalso ma siamo andati avanti tra mille difficoltà senza nessuna certezza sul domani, sempre confidando nella provvidenza che ci ha stupito in tante occasioni. Per esempio, quella volta in cui eravamo molto preoccupati perché non avevamo avuto neppure un ordine! Ho chiesto alle volontarie del mio gruppo, con le quali condivido la spiritualità dei Focolari, di pregare e nella tarda mattinata il fax ha cominciato a stampare 72 pagine di ordini! Veramente abbiamo toccato con mano la potenza della preghiera e la concretezza dell’amore di Dio per noi. Quest’e
state un nostro cliente, che ci commissionava dei lavori saltuari, ci ha affidato un lavoro importante, durato un paio di mesi ma che per il futuro prospettava la possibilità di grosse commesse e quindi una tranquillità economica che sognavamo da tempo. Verso la conclusione di questo lavoro scopriamo che i pezzi prodotti verranno impiegati nell’industria delle armi pesanti. Avevamo negli occhi le immagini della disperazione dei tanti profughi che fuggono dalle guerre nei loro paesi. La scelta di non accettare di lavorare per questa azienda è stata difficile perché ci avrebbe assicurato il lavoro per molti mesi ma non avevamo dubbi. La cosa che ci ha resi più felici è il fatto che nostro figlio, che ha iniziato a lavorare con noi, è stato pienamente d’accordo e siamo certi che la provvidenza di Dio, sperimentata molte volte in questi anni, non verrà a mancare. (altro…)
Nov 6, 2016 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
«Poiché le guerre hanno origine nello spirito degli uomini, è nello spirito degli uomini che si debbono innalzare le difese della pace». Così recita il preambolo dell’atto costitutivo dell’Unesco, presso la cui sede, a Parigi, il prossimo 15 novembre, si ricorda Chiara Lubich e l’impegno del Movimento dei Focolari per la pace. Proponiamo dagli scritti di Igino Giordani (protagonista di due guerre) alcuni pensieri sulla pace: «Le ferite sociali si chiamano guerre, dissidi; e lacerano il tessuto sociale con piaghe che a volte sembrano non marginabili. L’anima antica, nelle ore migliori, sospirava la pace. “si vis pacem, para bellum” [se vuoi la pace prepara la guerra], dicevano i romani; ma nello spirito evangelico è vera pace non quella procurata dalla guerra, ma quella germinata da una disposizione pacifica, da una concordia d’animi. Non si fa male per avere bene. “Se vuoi la pace, prepara la pace”. Anche qui si rinnova, costruendo alla pace, per piattaforma, non le armi, fatte per uccidere, ma la carità, fatta per vivificare. La carità, movendosi, genera fraternità, eguaglianza, unità, ed elimina invidie, superbie e discordie, tenendo a raccogliere gli uomini in una famiglia di una sola mente. La vita umana è sacra. Non uccidere! Non vendicarti ! Ama il nemico. Niente taglione… L’umanità che ha seguito Cristo ha inteso nel Vangelo il messaggio angelico cantato nella notte della sua nascita: “Pace in terra”. Basta che ci sia uno che ami la pace. Condizione prima delle relazioni. Gesù opponeva a generali ed eroi insanguinati gli eroi pacifici, vittoriosi su sé stessi, suscitatori di pace con sé, coi cittadini, coi forestieri; creava un eroismo nuovo e più arduo; quello di evitare la guerra sotto tutte le sue forme, spezzandone continuamente la dialettica con il perdono e la remissione. Questa pace è frutto di carità, quella per cui ci è imposto di amare anche i nemici, anche i calunniatori: essa impedisce le rotture, o le ripara. In regime d’amore la discordia è un assurdo, un rinnegamento; e chi lo provoca, si mette senz’altro fuori dello spirito di Cristo, e fuori resta sino a che non restaura la concordia». Igino Giordani, Il messaggio sociale del cristianesimo, Editrice Città Nuova, Roma (1935) 1966 pp. 360-368 (altro…)
Nov 5, 2016 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Nel 1956 l’Ungheria veniva invasa dall’esercito sovietico in seguito alla rivolta poi repressa nel sangue e Chiara Lubich, rispondendo all’appello lanciato da Pio XII, scrive una lettera che diventerà la “magna carta” della nuova vocazione che sboccerà all’interno del Movimento dei Focolari: “i volontari e le volontarie di Dio”, uomini e donne formati dalla spiritualità dell’unità, che s’impegnano a portare Dio nella società con la propria testimonianza, nei vari ambiti in cui agiscono. Dal 28 al 30 ottobre si sono incontrati a Castel Gandolfo (Roma) 1840 volontarie e volontari provenienti da tutta Italia. «C’è una grande voglia di mettersi in gioco per il nostro Paese e si sente una grande necessità, non più rimandabile, di superare la frammentazione e mettersi concretamente e definitivamente in rete, perché le buone pratiche possano diventare stimolo, aiuto e sostegno reciproco; è quanto mai forte l’esigenza di impegno intergenerazionale per essere una risposta comune, concreta e replicabile alle sfide e alle sofferenze della nostra società». Il commento a caldo di una giovane partecipante che riassume le tre giornate vissute intensamente. Il messaggio di Maria Voce, presidente dei Focolari, sigla l’apertura del Convegno, incoraggiando tutti a testimoniare il carisma dell’unità nelle sue espressioni più concrete e con lo sguardo fisso alla preghiera di Gesù “che tutti siano uno”. Si entra nel vivo del convegno con alcune riflessioni e testimonianze puntate ad approfondire il nuovo tema proposto quest’anno a tutto il Movimento: “Gesù Abbandonato, finestra di Dio, finestra dell’umanità”.
Toccante la testimonianza, narrata quasi a fil di voce per l’emozione, di Pina e Tanina, due volontarie di Lampedusa, che con forza e semplicità, raccontano veri e propri atti di eroismo quotidiano nell’affrontare l’accoglienza di migliaia di profughi sbarcati nella piccola isola in questi ultimi anni: «Li sentiamo nostri questi fratelli africani prima di consegnarli all’umanità; e quando partono da qui per disperdersi nel mondo ci invade una grande commozione per il futuro incerto che li attende». Riccardo Balaarm, giornalista, racconta come dalla sofferta esperienza di disabilità di un figlio, nasce l’impegno con i giovani della nazionale paralimpica di nuoto, presentando la testimonianza di Arjola Trimi, argento nei 50 stile libero a Rio (Brasile).
Durante i pomeriggi, 150 gruppi affrontano 35 tematiche: dalla formazione, all’impegno nel sociale e in politica; dall’economia alla salute e l’ecologia, all’arte, ecc. Tutti campi con i quali i volontari fanno i conti nella loro quotidianità, e attraverso i quali cercano di realizzare la vocazione dei “primi cristiani del XX secolo”, come la chiamava Chiara Lubich: laici che vivono il Vangelo con lo stesso ardore dei primi cristiani, decisi a spendersi per costruire un mondo unito. Un momento solenne è stato la firma dell’atto costitutivo, alla presenza di don Andrea De Matteis, vicario del vescovo e cancelliere della diocesi di Albano, attraverso il quale i volontari assumono l’impegno di essere promotori del processo di canonizzazione di un “primo cristiano” dei nostri tempi, Domenico Mangano, volontario di Viterbo scomparso nel 2001. https://youtu.be/SKn_JlYryxU https://youtu.be/EDCfdVUGa6s (altro…)
Nov 4, 2016 | Chiesa, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Sarà stata la partecipazione di papa Francesco e dei massimi rappresentanti della Federazione luterana mondiale. Saranno state le toccanti espressioni della Dichiarazione Congiunta letta nella cattedrale di Lund (città di 115.000 abitanti nel sud della Svezia). Oppure la grande partecipazione di popolo. Sta di fatto che il successo dell’evento di commemorazione del V centenario della Riforma ha superato ogni aspettativa anche per l’impatto sui media. «Cristo desidera che siamo uno, così che il mondo possa credere», hanno proclamato insieme luterani e cattolici, convinti che «il modo di relazionarci tra di noi incide sulla nostra testimonianza del Vangelo». Lo sguardo del Documento è rivolto al futuro e nel quotidiano: uscire fuori da se stessi, dalla propria comunità, dalla propria chiesa per intraprendere azioni comuni «nel servizio, difendendo la dignità e i diritti umani, specialmente dei poveri, lavorando per la giustizia e rigettando ogni forma di violenza». Un proposito di lavorare insieme «per accogliere chi è straniero, per venire in aiuto di quanti sono costretti a fuggire a causa della guerra e della persecuzione, e a difendere i diritti dei rifugiati e di quanti cercano asilo» e per la difesa di tutto il creato «che soffre lo sfruttamento e gli effetti di un’insaziabile avidità». Una Dichiarazione che diventa globale nell’appello finale ai cattolici e ai luterani del mondo intero affinché «tutte le parrocchie e comunità luterane e cattoliche» siano «coraggiose e creative», dimenticando i conflitti del passato perché «l’unità tra di noi guiderà la collaborazione e approfondirà la nostra solidarietà». In Svezia la Riforma di Lutero venne introdotta per motivi puramente politici. Il re Gustav Vasa prese il controllo della Chiesa e fu soltanto nel 2000 che avvenne la separazione tra Stato e Chiesa. Nel corso dei secoli il luteranesimo ha poi acquisito tante sfaccettature che si riflettono nelle diverse caratteristiche nazionali. Ma al di là della storia di ogni singolo Paese, vediamo oggi farsi strada la “Riforma dell’unità” voluta con convinzione da entrambe le chiese, luterana e cattolica. Una riforma destinata a diventare cultura popolare e quindi possibile. Essa si fonda su 5 impegni: 1) Cominciare sempre dalla prospettiva dell’unità e non dal punto di vista delle divisioni; 2) Farsi continuamente trasformare dall’incontro con gli altri; 3) Cercare una unità visibile elaborando insieme dei passi concreti; 4) Riscoprire la forza del Vangelo; 5) Testimoniare insieme la misericordia di Dio. Impegni questi che portano a testimoniare la bellezza di essere cristiani nella diversità, proprio perché ciò che ci unisce è molto più di quello che ci divide. È questa la convinzione che ha guidato anche la lunga amicizia tra i Focolari e i luterani e l’azione di tanti altri movimenti. Antje Jackelen, la prima donna arcivescovo della chiesta luterana svedese (61 anni, sposata con due figlie) da noi intervistata, riguardo al contributo dei movimenti sostiene che essi «Sono ecumenici nella loro stessa configurazione per cui con loro i pregiudizi sono abbattuti». E che l’evento di questi giorni «è anche il frutto di 50 anni di dialogo e di lavoro fatto insieme». Nel pomeriggio, all’Arena di Malmö, gremita da 10 mila persone, si sono alternate le testimonianze: Pranita (India), Hector Fabio (Colombia), Marguerite (Burundi), Rose (Sud Sudan), Antoine (Siria). Essi, più di tanti discorsi, hanno dimostrato che già esiste una collaborazione tra le chiese, con azioni comuni per il creato, per la giustizia sociale, per i bambini, per sostenere i poveri, i contadini, le vittime delle guerre. «Queste storie – ha concluso il Papa – ci motivino e ci offrano nuovo impulso per lavorare sempre più uniti. Quando torniamo alle nostre case, portiamo con noi l’impegno di fare ogni giorno un gesto di pace e di riconciliazione, per essere testimoni coraggiosi e fedeli di speranza cristiana». Dalle parole ai fatti. Per essere veri, per essere credibili. Dichiarazione Congiunta cattolico-luterana (Fonte vatican.va) (altro…)