Nov 30, 2014 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Il motivo principale della lettera è attirare l’attenzione sull’Anno della Vita Consacrata che inizia domenica 30 novembre. Da varie parti ci arrivano notizie di iniziative locali, diocesane e nazionali. Siamo sicuri della vostra adesione a queste iniziative sulla base delle possibilità che ogni singolo o gruppo ritiene opportuno». È l’invito che parte dai centri internazionali dei religiosi e delle religiose a quanti, di varie famiglie religiose nel mondo, condividono la spiritualità dei Focolari, in sintonia con quanto scrive papa Francesco nella sua lettera a tutti i consacrati. C’è un pullulare di iniziative, e ne portano alcuni esempi: nella diocesi di Homa Bay (Kenya) il vescovo ha affidato ad un gruppo di religiosi, suore e sacerdoti, guidato da Fr. Leo van de Weijer CMM, il coordinamento delle iniziative riguardanti la Vita Consacrata di quest’anno. Il 24, 25 e 26 novembre a Nairobi, come debutto, si tiene un seminario, dove sono invitati tutti i gruppi delle altre diocesi. Questi giorni di riflessione e studio si concludono il 27 novembre con una celebrazione inaugurale presieduta dal cardinale e dal nunzio. Anche la stampa, e soprattutto le riviste della vita consacrata, parlano di quest’Anno speciale: su Vida Religiosa di novembre si legge che «Papa Francesco ha lanciato l’Anno della Vita Consacrata perché percepisce come la Chiesa e l’umanità intera abbiano bisogno della fedeltà, dell’allegria e della capacità di ristoro che il Signore ha posto nella vita religiosa. E lui crede in questo. Ci invita a essere fedeli al progetto in cui il Padre ci ha coinvolti per il bene di tutta l’umanità»; Unità e Carismi, nelle varie edizioni linguistiche, dedicherà all’argomento un numero del 2015. Anche su www.focolare.org una rubrica seguirà con attenzione gli appuntamenti principali di quest’anno, dando spazio soprattutto alla vita di tanti religiosi e religiose che nel mondo testimoniano scelte coraggiose. Nella lettera si pone poi la domanda su quale potrebbe essere «il contributo specifico che lo Spirito Santo suggerisce per quest’Anno della Vita Consacrata» ai religiosi e alle religiose che conoscono e vivono la spiritualità dell’unità. Questo specifico è indicato attraverso due sfide che richiedono nella risposta «inventiva e creatività, nella concretezza della vita del singolo o di gruppo, con una particolare attenzione per i giovani religiosi». Si tratta di «dare nuovo slancio alla spiritualità di comunione indicata da S. Giovanni Paolo II nella “Novo Millennio Ineunte”, e poi dare «un ulteriore contributo, forse più nascosto ma sicuramente più efficace e apprezzato» entrando «in tutte le piaghe della vita consacrata di oggi» riconoscendovi una presenza di Gesù nel suo Abbandono, «per abbracciarLo e farlo proprio». In questo momento, in cui tutto il Movimento dei Focolari è inviato – secondo gli orientamenti dell’Assemblea generale e l’invito di papa Francesco – ad essere in uscita, insieme e opportunamente preparati, i religiosi si accingono a vivere con questo spirito la tappa di quest’anno. «Vorremmo iniziare con quest’anima – conclude la lettera – partecipando all’apertura dell’Anno della Vita Consacrata con un cuor solo, come un solo corpo». (altro…)
Nov 30, 2014 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Le persone consacrate sono segno di Dio nei diversi ambienti di vita, sono lievito per la crescita di una società più giusta e fraterna, sono profezia di condivisione con i piccoli e i poveri. Così intesa e vissuta, la vita consacrata ci appare proprio come essa è realmente: è un dono di Dio, un dono di Dio alla Chiesa, un dono di Dio al suo Popolo! Ogni persona consacrata è un dono per il Popolo di Dio in cammino». Così, Papa Francesco, all’Angelus del 2 febbraio scorso. L’Anno della vita consacrata, «un tempo di grazia per la vita consacrata e per la Chiesa», è stato pensato nel contesto dei 50 anni del Concilio Vaticano II; e più in particolare nella ricorrenza dei 50 anni dalla pubblicazione del Decreto conciliare Perfectae caritatis sul rinnovamento della vita consacrata. Nella presentazione alla stampa, il Card. João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, spiega come il «Concilio abbia rappresentato un soffio dello Spirito non soltanto per l’intera Chiesa ma, forse in modo particolare, per la vita consacrata. Siamo pure convinti che in questi 50 anni essa ha percorso un fecondo cammino di rinnovamento, non esente certamente da difficoltà e fatiche, nell’impegno di seguire quanto il Concilio ha chiesto loro: fedeltà al Signore, alla Chiesa, al proprio carisma e all’uomo di oggi (cf. PC 2)». È proprio sul rinnovamento che, alla vigilia dell’apertura dell’Anno, insiste papa Francesco rivolgendosi ai religiosi: «Non dobbiamo avere paura di lasciare gli “otri vecchi”: di rinnovare cioè quelle abitudini e quelle strutture che, nella vita della Chiesa e dunque anche nella vita consacrata, riconosciamo come non più rispondenti a quanto Dio ci chiede oggi per far avanzare il suo Regno nel mondo».
Quali gli obiettivi? Innanzitutto, «Vogliamo che sia un’occasione per fare “memoria grata” di questo recente passato – continua il cardinale – (…); riconoscere e confessare la nostra debolezza, ma anche ‘gridare’ al mondo con forza e con gioia la santità e la vitalità che sono presenti nella vita consacrata». Secondo obiettivo: «Abbracciare il futuro con speranza. Siamo ben coscienti che il momento presente è delicato e faticoso (…) ma vogliamo assumere questa crisi come un’occasione favorevole per la crescita in profondità (…). Di fronte a tanti “profeti di sventura”, vogliamo rimanere uomini e donne di speranza». Terzo obiettivo: «Vivere il presente con passione. La passione parla di innamoramento, di vera amicizia, di profonda comunione (…). Di testimoniare la bellezza del seguire Gesù nelle molteplici forme in cui si esprime la nostra vita. In quest’Anno i consacrati vogliono “svegliare il mondo” con la loro testimonianza profetica, particolarmente con la loro presenza nelle periferie esistenziali della povertà e del pensiero». Mons. José Rodríguez Carballo, segretario della Congregazione, ha illustrato alcune iniziative che si terranno durante l’anno: «Diversi incontri internazionali a Roma, per giovani religiosi e religiose, incontro dei formatori e formatrici; congresso internazionale di teologia della vita consacrata, con la collaborazione delle Università Pontificie, sul tema: “Rinnovamento della vita consacrata alla luce del Concilio e prospettive di futuro”; mostra internazionale su: “La vita consacrata e Vangelo nella storia umana”, con diversi stand secondo i vari carismi; un simposio sulla gestione dei beni economici e patrimoniali da parte dei religiosi; anche per le suore contemplative proporremo una “Catena mondiale di preghiera fra i monasteri”». I religiosi e le religiose del Movimento dei Focolari, invitano attraverso una lettera, a «vivere con un cuor solo, come un solo corpo, affinché quest’Anno possa segnare un’ulteriore tappa verso l’ut omnes», l’unità chiesta da Gesù al Padre. La chiusura dell’Anno è prevista per il 2 febbraio 2016, Giornata mondiale della vita consacrata. Programma (altro…)
Nov 29, 2014 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Riproponiamo un pensiero di Chiara Lubich sull’Europa, tratto dal suo intervento al primo appuntamento di “Insieme per l’Europa” nel maggio 2004. Erano riunite 10.000 persone nella città tedesca di Stoccarda, e oltre 100.000 erano collegate in eventi contemporanei in varie capitali europee. L’evento era stato promosso da oltre 150 movimenti e comunità ecclesiali di varie chiese, di tutto il continente europeo.
«La fratellanza universale è stata anche il programma di persone non ispirate da motivi religiosi. Il progetto stesso della Rivoluzione francese aveva per motto: “Libertà, uguaglianza, fraternità”. Ma, se poi numerosi Paesi, nel costruire regimi democratici, sono riusciti a realizzare, almeno in parte, la libertà e l’uguaglianza, non è stato certo così per la fraternità, più annunciata che vissuta. Chi invece ha proclamato la fraternità universale, e ci ha dato il modo di realizzarla, è stato Gesù. Egli, rivelandoci la paternità di Dio, ha abbattuto le mura che separano gli “uguali” dai “diversi”, gli amici dai nemici, e ha sciolto ciascun uomo dalle mille forme di subordinazione e di schiavitù, da ogni rapporto ingiusto, compiendo, in tal modo, un’autentica rivoluzione, esistenziale, culturale e politica. (…) Lo strumento che Gesù ci ha offerto per realizzare questa fraternità universale è l’amore: un amore grande, un amore nuovo, diverso da quello che abitualmente conosciamo. Egli infatti – Gesù – ha trapiantato in terra il modo di amare del Cielo. Questo amore esige che si ami tutti, non solo quindi i parenti e gli amici; domanda che si ami il simpatico e l’antipatico, il compaesano e lo straniero, l’europeo e l’immigrato, quello della propria Chiesa e quello di un’altra, della propria religione e di una diversa. Domanda oggi ai Paesi dell’Europa occidentale di amare quelli dell’Europa centrale e orientale – e viceversa -, e a tutti di aprirsi a quelli degli altri continenti secondo la visione dei fondatori dell’Europa unita. Quest’amore chiede che si ami anche il nemico e che lo si perdoni qualora ci avesse fatto del male. Dopo le guerre che hanno insanguinato il nostro continente, tanti europei sono stati modelli di amore al nemico e di riconciliazione (…). Quello di cui parlo è, dunque, un amore che non fa distinzione e prende in considerazione coloro che stanno fisicamente accanto a noi, ma anche quelli di cui parliamo o si parla, coloro ai quali è destinato il lavoro che ci occupa giorno per giorno, coloro di cui veniamo a conoscere qualche notizia sul giornale o alla televisione. Perché così ama Dio Padre, che manda sole e pioggia su tutti i suoi figli: sui buoni, sui cattivi, sui giusti e sugli ingiusti (cf Mt 5,45). (…). L’amore portato da Gesù non è poi un amore platonico, sentimentale, a parole, è un amore concreto, esige che si scenda ai fatti, e ciò è possibile se ci facciamo “tutto a tutti”: ammalato con chi è ammalato; gioiosi con chi è nella gioia; preoccupati, privi di sicurezza, affamati, poveri con gli altri. E, sentendo in noi ciò che essi provano, agire di conseguenza. Quante forme di povertà conosce oggi l’Europa! Pensiamo, a mo’ d’esempio, all’emarginazione dei disabili e degli ammalati di Aids, al traffico delle donne costrette a prostituirsi, ai barboni, alle ragazze madri… Pensiamo ancora a chi rincorre i falsi idoli dell’edonismo, del consumismo, della sete di potere e del materialismo. Gesù in ognuno di loro aspetta il nostro amore concreto e fattivo! Egli ritiene fatto a sé qualsiasi cosa si faccia di bene o di male agli altri. Quando ha parlato del giudizio finale ha detto che ripeterà ai buoni e ai cattivi: “L’hai fatto a me; l’hai fatto a me” (cf Mt 25,40). Quando poi questo amore è vissuto da più persone, esso diventa reciproco ed è quello che Gesù sottolinea più di tutto: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato” (Gv 13, 34); è il comandamento che egli dice suo e “nuovo”. A questo amore reciproco non sono chiamati solo i singoli, ma anche i gruppi, i Movimenti, le città, le regioni e gli Stati. I tempi attuali domandano, infatti, ai discepoli di Gesù di acquistare una coscienza “sociale” del cristianesimo. E’ più che mai urgente e necessario che si ami la patria altrui come la propria: la Polonia come l’Ungheria, il Regno Unito come la Spagna, la Repubblica Ceca come la Slovacchia… L’amore portato da Gesù è indispensabile all’Europa perché essa diventi una famiglia di nazioni: la “casa comune europea”». Chiara Lubich, Stoccarda 8 maggio 2004 (altro…)
Nov 29, 2014 | Chiara Lubich, Cultura, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Saper perdere», un binomio “scioccante”. Così lo ha definito il metropolita Chrisostomos di Kyrinia, riferendosi al titolo di uno dei primi volumi di Chiara Lubich tradotti in greco, e presentato in una serata a Nicosia, lo scorso 31 ottobre. Scioccante e paradossale, perché «tutti nella vita vogliamo vincere, ma in effetti la vita del cristiano è piena di paradossi, è fatta di martirio e di testimonianza. Chiara riesce con parole semplici a toccare questo mistero aiutandoci a viverlo nella nostra quotidianità». La Metropolìa di Kyrinia ha patrocinato la serata, alla quale è intervenuto anche l’arcivescovo cattolico-maronita Youssef Soueif e padre Dimostenis, ortodosso. Tra i presenti, un’ottantina di persone, l’ambasciatore italiano a Cipro Guido Cerboni. Il metropolita e l’arcivescovo hanno espresso in vari momenti la loro grande gioia per questa occasione di presentare il Movimento dei Focolari in modo più ufficiale a Cipro. E questa gioia era di molti altri che conoscono i Focolari da anni. Ripercorrere insieme anche le tappe storiche dell’incontro tra Paolo VI e Athenagoras, ha richiamato i presenti ad una storia che cammina verso l’unità visibile tra le Chiese cristiane.
«Il messaggio di Chiara è un richiamo al mondo intero che tende a rinchiudersi – ha affermato l’arcivescovo Youssef Soueif–. Il suo è un messaggio di un’unità che rafforza la volontà di aprirsi l’uno all’altro… per noi qui a Cipro l’appello all’unità è una responsabilità comune». E continuando in un colloquio personale, a conclusione della serata, sottolineava: «Il vostro carisma ha innato l’andare verso l’altro, è dialogo ed è quello di cui il nostro Medio Oriente ha estremamente bisogno oggi». Vedeva in questo incontro un passo emblematico per la comunione fra le due chiese: «abbiamo bisogno di questi gesti!». Apprezzato l’intervento di Florence Gillet riguardo al legame del pensiero di Chiara Lubich con la ricchezza dei Padri orientali. Particolarmente significativa la testimonianza di Lina, cipriota, che da anni anima la piccola comunità del movimento nell’isola. Attraverso il carisma dell’unità Lina ha riscoperto Dio Amore e Padre, e questo l’ha spinta a conoscere piu profondamente la sua chiesa greco-ortodossa e a tornare ai sacramenti. Diceva fra altro: «Vivendo il Vangelo, ho trovato un rapporto vitale coi Padri della Chiesa e con i loro insegnamenti, che non avevo mai approfondito. Mi trovavo a fare l’esperienza di quanto dice San Giovani Chrisostomo:”Vedo il mio fratello, vedo il mio Dio”». (altro…)
Nov 27, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo

Nov 27, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Ogni anno a settembre nella cittadella Lia, in Argentina, si svolge la Festa dei Giovani; questa volta ha avuto come titolo: “Viviamo questa pazzia” e si è svolta presentando uno spettacolo in cui, in mezzo ad una festa di carnevale, si mostra come tante persone, indossando maschere, perdono così la loro identità, diventando parte di una moltitudine disordinata e senza volto. Lo spettacolo ha mostrato, con workshop, teatro, esperienze, musica e coreografie, l’importanza della scelta di uno stile di vita controcorrente, basato sull’amore evangelico. La giornata è stata così bella e coinvolgente che ha contagiato i 120 partecipanti di Mendoza, città ai piedi delle Ande argentine, che hanno lasciato la cittadella Lia con nel cuore il desiderio di fare ripetere la Festa dei Giovani nella loro città. Per trasformare questo sogno in realtà c’è stato bisogno, però, di molto lavoro: basti solo pensare che si dovevano far arrivare a Mendoza i quasi 100 giovani attori che avevano dato vita allo spettacolo alla Cittadella Lia, con un viaggio di più di 900 chilometri, ed ospitarli per tre giorni.
Il 10 novembre è stato il primo show davanti a 500 persone, tra cui diverse classi di scuole, ma anche giovani delle periferie della città. «Vediamo molti problemi nel nostro mondo – esordiscono i giovani attori dal palco –, e qualcuno aspetta che siano gli altri a cercare soluzioni. Qui siamo 90 giovani di 20 Paesi che hanno deciso di non aspettare più. Vogliamo essere i protagonisti di questo cambiamento, e abbiamo scoperto la ricetta: lavorare per costruire l’unità della famiglia umana». Il giorno dopo, il secondo spettacolo, in un Centro Congressi a 40 km da Mendoza. Anche questo tutto esaurito, con le 500 poltroncine piene e gente in piedi e con alcuni ragazzi che erano arrivati appositamente da una scuola distante ben 250 km. I giovani che hanno assistito allo spettacolo sono rimasti positivamente sorpresi nel vedere il centinaio di coetanei provenienti da 20 nazioni diverse che, con una grande qualità artistica, hanno presentato loro un modo di vivere del tutto diverso da quello imposto dalla società attuale. In entrambi gli spettacoli la proposta di uno stile di vita basato sull’amore che diventa servizio concreto agli altri, è stata accolta e tutti sono ripartiti con il cuore pieno di gioia.
Ma anche per gli stessi “attori”, cioè i ragazzi che trascorrono un periodo della loro vita nella cittadella Lia, questa trasferta è stata importante in quanto ha dimostrato che vivere la “pazzia dell’amore” è possibile se ognuno si propone di fare la propria parte, senza guardare ciò che è stato né ciò che sarà, ma solo puntando al presente, sfruttandolo bene. Uno tra i tanti messaggi ricevuti a caldo per WhatsApp: «TUTTO È STATO BELLISSIMO! È stato vivere davvero il titolo della giornata: “Viviamo questa pazzia”, perché questi 3 giorni sono stati indimenticabili. Anche le mie amiche che sono venute sono rimaste entusiaste ed emozionatissime! Per me è stato speciale anche poter conoscere meglio i giovani venuti dalla Cittadella Lia. Continuiamo a vivere insieme questa pazzia!». Leggi anche: Argentina, mille giovani per una pazzia (altro…)