Nov 26, 2014 | Centro internazionale, Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Quella gioia che vedo nei tuoi occhi la voglio anch’io” dice un ragazzo a Daniela della Comunità Nuovi Orizzonti, quella notte in cui, vincendo le sue paure era andata alla Stazione Termini. Quel giovane che per 3 volte aveva tentato il suicidio, diventa per Daniela l’inizio di una nuova vita. Portano in cuore storie come questa i 300 membri, rappresentanti di 100 movimenti e nuove comunità di 40 Paesi, convenuti a Roma dal 20 al 22 novembre per il loro terzo Congresso Mondiale sul tema: “La gioia del Vangelo: una gioia missionaria”. Voluto dal Pontificio Consiglio per i Laici (PCPL) per rispondere alla chiamata alla conversione che papa Francesco ha rivolto a tutti i cristiani, l’appuntamento ha desiderato essere in continuità con gli incontri promossi da Giovanni Paolo II nel 1998 e da Benedetto XVI nel 2006. Improvvisa e inaspettata è stata negli anni la fioritura di tante nuove realtà ecclesiali, e il card. Rylko, presidente del PCPL, nella sua relazione di apertura, ha ricordato come la chiesa la consideri “una risposta tempestiva dello Spirito Santo alla difficile sfida dell’evangelizzazione del mondo contemporaneo”. Anche papa Francesco insiste nel dire che i nuovi carismi sono “regali dello Spirito integrati nel corpo ecclesiale, attratti verso il centro che è Cristo, da dove si incanalano in una spinta evangelizzatrice”.
Appassionanti esperienze si sono intrecciate agli approfondimenti ricchi e variegati, densi di dottrina, tesi ad approfondire i passaggi cruciali dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, magna charta dell’intero convegno. I temi trattati? Vanno dal rinnovamento personale per il rinnovamento ecclesiale, alla comunione tra movimenti (collaborare per non correre invano), dalla rivoluzione della tenerezza al genio femminile nell’evangelizzazione. Attenzione massima dunque a cogliere i “segni dei tempi” che richiedono nuove risposte a nuove domande. Tre giorni che hanno annullato differenze e chiusure: in un crescente clima di fraternità tra i rappresentanti di movimenti di storia più che cinquantennale e quelli delle nuove comunità che da poco hanno assunto una dimensione internazionale. Cospicua la presenza dei vescovi e dei sacerdoti, immersi insieme ai laici, in un clima di ascolto reciproco. Ciascuno era assetato di conoscere le reciproche esperienze per “imparare a discernere la voce dello Spirito oggi, che spinge a prendere il largo e annunciare a tutti l’amore di Dio per ogni uomo”, come ha detto uno dei presenti. Per il Movimento dei Focolari, insieme alla presidente Maria Voce, al neo copresidente Jesús Morán, al copresidente uscente Giancarlo Faletti una delegazione composta da Anna Pelli, Severin Schmidt, Gisela Lauber e Marta Chierico.
“Un incontro di vera e profonda comunione, dove si era tutti fratelli”, lo definisce Maria Voce in un’intervista rilasciata a focolare.org “che viene tanto più in evidenza se pensiamo da dove siamo partiti nel 1998”. “Quando siamo andati dal Papa – continua – si sentiva in lui la gioia di aver potuto sperimentare questa comunione, e in fondo era questo il dono che volevamo portargli”. Quali passi nuovi si aprono adesso per i Movimenti? Per Maria Voce due possibili piste da esplorare sono l’apertura “verso i Movimenti che appartengono ad altre Chiese, non cattoliche, perché lì ci sono esperienze molto forti di persone che vivono come noi il Vangelo”; e la “comunione ancora più profonda tra laici e clero”, “per cui non si debba separare la parte ecclesiastica dalla parte laica nei vari Movimenti e neanche nell’insieme”. Uscita che sottolineerebbe “un’unità più vitale, fra pastore e gregge”. Ogni scusa era buona per conoscersi: la pausa caffè, il momento del pranzo, la cena a fine giornata. Missioni di strada, comunità per tossicodipendenti, evangelizzazione nei luoghi più impensati del pianeta, adorazione e lavoro, cura degli anziani e dei disabili, coinvolgimento dei giovani: Philadelfia, Kansas, Filippine, Ecuador, Corea, Messico, Roma, Palermo. Il dialogo fitto e ininterrotto è culminato nell’incontro con papa Francesco: «Voi avete portato già molti frutti alla Chiesa e al mondo intero, ma ne porterete altri ancora più grandi con l’aiuto dello Spirito Santo», afferma il Papa nel suo discorso. «Per raggiungere la maturità ecclesiale mantenete la freschezza del carisma, rispettate la libertà delle persone e cercate sempre la comunione», sintetizza nel consegnare un nuovo programma ai presenti, e infine: «Andate avanti: sempre in movimento … Non fermatevi mai! Sempre in movimento!».
«Per me, che partecipavo per la prima volta a un incontro di questo tipo, l’esperienza è stata davvero straordinaria – afferma Jesús Morán -. Ho gustato una comunione speciale con tanti movimenti e comunità in questo kairos o tempo di Dio formidabile che vive la Chiesa con il dono di papa Francesco. A questo riguardo, ho risentito con nuova forza il suo richiamo alla conversione missionaria, che interpella tutti i carismi e li porta a raggiungere una maturità all’altezza dei tempi (lasciando da parte ogni tentazione di autoreferenzialità) e una radicalità ancorata nella freschezza del carisma». «Un plus di ecclesialità e di impegno sociale» è l’esigenza avvertita ancora da Morán. «In questo senso – conclude – dobbiamo tendere verso un pensare veramente “trinitario” che qualifichi con maggiore profondità la nostra comunione. Non basta più una qualsiasi e cordiale collaborazione ma un vivere l’uno nell’altro, un reciproco potenziarsi e arricchirsi per poter uscire e farsi carico insieme dei dolori dell’umanità». Altre notizie su: www.laici.va (altro…)
Nov 26, 2014 | Centro internazionale, Chiesa, Focolari nel Mondo
«Un’impressione a caldo su quanto vissuto in questi giorni? Mi sembra che sia stato un incontro di vera e profonda comunione. E questo veniva tanto più in evidenza se pensiamo da dove siamo partiti, perché dal ’98 – quando Papa san Giovanni Paolo II sul sagrato di San Pietro ha dovuto quasi chiedere ai Movimenti di mettersi d’accordo fra di loro, di volersi bene, di conoscersi, di stimarsi, di collaborare – siamo arrivati al punto che adesso veramente non si avvertiva più a quale Movimento si appartenesse, tanta era la fraternità che c’era fra tutti. Era bellissimo vedere i Movimenti nati da poco che cercavano i Movimenti più anziani non per farsi controllare, ma per chiedere il loro aiuto, il loro pensiero, anche il loro giudizio sulle loro opere, per vedere insieme come portare avanti le cose. E i Movimenti più anziani cercavano i Movimenti più giovani, gli ultimi nati, non tanto per vedere se funzionavano, se andavano bene, ecc., ma per gioire che era nata una nuova vita. Quindi era tutto un gioire dei frutti gli uni degli altri, sperimentare questo essere una cosa sola nella Chiesa. Mi è sembrato veramente un passo importantissimo, una vera comunione, una vera fraternità, dove si era tutti fratelli, più grandi, più piccoli ma tutti fratelli. Per cui quando poi insieme siamo andati dal Papa, lui ha colto questo aspetto e ce lo ha anche espresso nel suo discorso; si sentiva in lui la gioia di aver potuto partecipare, di aver potuto sperimentare questa comunione che c’era stata fra di noi. In fondo era questo il dono che volevamo portargli: questa comunione, e lui l’ha sottolineato fortemente nel suo discorso, invitandoci a portarla avanti e definendo proprio la comunione come il sigillo dello Spirito Santo. Quindi è stata una conferma e un incoraggiamento forte ad andare avanti in questa direzione. Poi il Papa è tornato sul discorso dell’uscire, del non fermarsi nel proprio recinto, un’idea fondante che c’è in tutti i suoi discorsi. Allora mi sono domandata cosa vorrà significare questo per noi come Movimenti, questo passo nuovo che dobbiamo scoprire come fare? Certamente sempre di più questa comunione con la Chiesa; però, proprio perché siamo arrivati a questa unità profonda fra i Movimenti, forse Dio ci chiede adesso di aprirci di più in uscita verso i Movimenti che appartengono ad altre Chiese, non cattoliche, perché anche lì ci sono esperienze molto forti di persone che vivono come noi il Vangelo e che testimoniano questa vita. Conoscere anche loro, aprirsi di più potrebbe contribuire ad una comunione più ampia e, perché no?, anche ad avvicinare il momento dell’unità di tutti i cristiani. Questa potrebbe essere una pista, forse, da aprire ancora. E un’altra cosa che vorrei sottolineare è questa: l’uscita verso un’unità più vitale fra “pastore” e “gregge”, per quanto possibile. C’erano, infatti, tanti pastori, vescovi, sacerdoti presenti, sia appartenenti ai Movimenti, sia no. Mi sembra che l’uscita che Dio ci chiede ora è di fare una comunione ancora più profonda fra laici e clero, sia col clero che appartiene ai Movimenti, che quindi è già profondamente unito al proprio Movimento, ma forse ancora non con questa comunione orizzontale del clero di tutti i Movimenti; sia anche per cercare le forme più adatte, per cui non si debba separare la parte ecclesiastica dalla parte laica nei vari Movimenti e neanche nell’insieme». (altro…)
Nov 24, 2014 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo
«Creare una rete di donne, trascendendo la diversità di religioni e culture; approfondire i testi sacri per recuperare il posto della donna nella società d’oggi; e promuovere il dialogo interreligioso con una dimensione più umana», ecco alcune delle conclusioni del Simposio internazionale che ha avuto luogo nei giorni 12 e 13 novembre scorsi, a Rabat, capitale del Marocco. Organizzato dal Centro per gli Studi sulle Donne nell’Islam (Centre for Women’s Studies in Islam), affiliato al Consiglio dell’Ulema del Marocco (Moroccan Council of Ulama), l’incontro si è svolto nel quadro del Dialogo Strategico tra il Marocco e gli USA sotto l’alto patronato del Re Mohammed VI. Presenti un centinaio di esperte provenienti da 25 nazioni, in maggioranza musulmane, ma anche cristiane ed ebree, studiose e impegnate nel campo giuridico e negli organismi per i diritti delle donne. L’incontro, dal titolo “Donne nel cuore dei monoteismi: una storia plurale”, ha voluto affrontare l’importante contributo delle donne nel dialogo interreligioso, dove spesso la loro voce rimane emarginata. Si è iniziato con uno sguardo sul ruolo della donna nella storia delle tre religioni monoteiste. Quindi, si è sottolineata l’importanza di partire dai testi sacri, anziché da logiche di rottura, con l’obiettivo di ritrovare la dignità della donna puntando ad una maggiore uguaglianza tra uomo e donna, sia a livello spirituale, che morale e sociale. Da qui la necessità di interpretazioni corrette dei testi sulla figura femminile, spesso condizionati dal costume del tempo e da altri fattori: politici, economici e sociali.
Christina Lee, corresponsabile del dialogo interreligioso dei Focolari, ha presentato l’esperienza, nel dialogo interreligioso, del Movimento dei Focolari fondato da una donna, Chiara Lubich. Ha parlato del “genio femminile” – come lo ha definito Giovanni Paolo II -, e cioè quella capacità delle donne di vivere per gli altri, di avere cura degli altri e di allacciare i rapporti tra le persone. Questa visione è stata apprezzata per la profondità, la spiritualità e le prospettive future. Ci sono stati altri importanti interventi su varie forme di dialogo condotte dalle donne d’oggi con le loro difficoltà, speranze e testimonianze. La prof.ssa Aicha Hajjami del Marocco si domandava perché in molte nazioni islamiche persistono tuttora certe leggi ingiuste verso le donne. «È una situazione che richiede una profonda riflessione – aggiungeva – su come arrivare a modificare tali leggi con i valori sostenuti dall’Islam». Yolande Iliano, presidente di Religions for Peace Europe, ha dato una testimonianza su come la sensibilità femminile fa nascere degli impegni collettivi interreligiosi a livello sociale e politico. Non sono mancate le giovani con le loro esperienze ed aspettative, che hanno evidenziato il ruolo cruciale che la donna ha da svolgere per costruire l’unità della famiglia umana. Come affermava la prof.ssa Asma Lamrabet, direttrice del Centro per gli Studi, «il simposio è stato già una realtà e una sfida, non più solo un sogno». (altro…)
Nov 23, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Christopher Dawson, in The Making of Europe, scrive: “L’influenza del cristianesimo nella formazione della unità europea è un’impressionante esempio del modo con cui il corso della storia viene modificato e determinato dall’intervento d’influssi spirituali nuovi. Così, nell’antico mondo, vediamo che l’artificiale civiltà materiale dell’Impero romano abbisognava di qualche ispirazione religiosa, di una specie più profonda di quella del culto ufficiale…”. Essa venne; e fu il cristianesimo. […] Si potrebbe dire che le divisioni religiose, sanzionate dalla norma: cuius regio eius religio, fossero escogitate soprattutto per consentire le divisioni politiche, gli isolamenti nazionali e, come corollario, le guerre. Nell’unità religiosa i conflitti erano considerati fratricidi e ci si sforzava di eliminarli. Poi, nella divisione della cristianità, i conflitti divennero glorie nazionali. E tuttavia, non essendo la coscienza cristiana ed europea mai morta, quelle guerre in Europa, a più spiriti apparvero ancor guerre intestine. Ché la coscienza della comunanza europea non è mai venuta meno. Non basta una burocrazia comune Il russo Soloviov, ebbe a scrivere che la Chiesa, come aveva unificato l’Europa prima coi Franchi, poi coi Sassoni, oggi l’avrebbe riunificata con la giustizia sociale, scavalcando le divisioni di classe e casta e razza. E cioè, eliminando le maggiori cause di conflitto. Giustizia sociale significa quella comunione di beni spirituali e materiali, che la concezione cristiana, per cui gli uomini son tutti figli dello stesso Padre, eguali tra di loro, propone e suscita in vista della pace, nel benessere e nella libertà. Pensare di ottenere questo ordine razionale con la sola lotta di classe equivale a ripetere l’errore del militarismo germanico, slavo, ecc., che pretese di unificare l’Europa con le sole armi. Il cristianesimo significa una unificazione nella libertà e nella pace, con la eliminazione delle guerre e di tutti i motivi di attrito. L’apporto della religione, in questo senso, non è diretto tanto alla strutturazione degli istituti quanto alla formazione degli spiriti. Dalla religione muovono oggi due spinte unificatrici: 1) il progredente senso del Corpo mistico; 2) il rinato ecumenismo, per cui l’unità della Chiesa provoca l’unità dei popoli. Due impulsi, che, mentre rettificano correnti ed eliminano passioni, da cui venne la vivisezione dell’Europa, suscitano energie spirituali capaci di dare un’anima a questa unione politica; d’infondere una ispirazione soprannaturale a questa operazione umana; di rendere popolare la istanza dell’unità. Se questa fosse riservata ai soli fattori economici e politici e militari, fallirebbe. Non basta a far l’Europa un esercito comune o una burocrazia comune. Non per nulla gli uomini politici tendono ad inserirvi ideologie; cioè, tengono a dare al corpo un’anima. L’Europa ha già una anima: il cristianesimo, sua essenza e sua genesi».
Igino Giordani
(Città Nuova n. 5 del 10.3.1972 pp.23-23) (altro…)
Nov 21, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
“Non dimenticherò mai il suo sorriso con cui mi salutava quando la sera tardi tornava stanco a casa… Anche se le sue ore di sonno erano sempre poche, mai mancava alla Messa di mattina presto… Non portava in focolare i problemi della politica, anche se in alcune circostanze chiedeva anche il nostro parere. Infatti, doveva spesso andare controcorrente, però mai ho visto da parte sua odio verso i suoi avversari”. “Partendo la mattina per il lavoro ci salutava dicendo: ‘Sempre, subito, con gioia’. Era un suo modo per dire che era pronto ad accogliere qualunque situazione anche difficile che la giornata gli avrebbe riservato. Questo atteggiamento era il vero segreto della sua vita che gli rendeva possibile il dialogo con tutti, anche in situazioni spesso difficili”. Così lo ricordano due focolarini del focolare al quale apparteneva Josef Lux. Nato il 1° febbraio del ‘56, aveva conosciuto la spiritualità di Chiara Lubich alla fine degli anni ‘70, a Chocen, la sua città natale nella Boemia orientale, dove lavorava come zootecnico in una cooperativa agricola. Nell’86, già sposato con Vera, sente la chiamata a seguire Gesù nel focolare. Chiara gli indica una frase del Vangelo che orienta la sua vita:“Rendete a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio” (Mt 22, 21).

Josef Lux con sua moglie Vera
Gli avvenimenti del novembre dell’89, seguiti dalla caduta del comunismo, cambiano la sua vita in modo decisivo. Dall’inizio del processo dei cambiamenti politici è tra gli organizzatori delle manifestazioni in piazza, e nel gennaio del ‘90 viene eletto al Parlamento nazionale per il Partito popolare. La sua decisione di entrare in politica è frutto di una riflessione profonda. È, infatti, convinto che essa possa essere purificata da persone pronte all’offerta personale. Nel settembre del ‘90, dopo un brillante discorso davanti al congresso del Partito popolare, ne viene eletto presidente. Lavora per la trasformazione di questo raggruppamento politico in un partito moderno d’orientamento cristiano. Nel suo studio, troneggia un grande quadro di Gesù sulla Croce. Vuole averlo sempre davanti, specie durante le intense trattative nel suo impegnativo lavoro. Nel ‘92 viene rieletto come deputato e diventa vice Primo Ministro e Ministro dell’Agricoltura del Governo Ceco fino al ‘98, essendo per molti un “segno di contraddizione”: stimato da tanti che condividono le sue scelte e rifiutato dagli avversari politici. Vera e i sei figli sono per lui di grande sostegno. 
Josef Lux con Vaclav Havel
Nel ‘98 l’annuncio di una grave malattia: leucemia. La notizia suscita una catena di solidarietà: tanti cittadini della Repubblica Ceca e non solo, si offrono come possibili donatori del midollo osseo. Pur essendo molto difficile trovarne uno adatto, Josef è contento, perché in questo modo si arricchisce la banca dati dei possibili donatori che potranno aiutare altri malati. Infine si trova in Italia un donatore idoneo e si decide di fare l’intervento chirurgico a Seattle (USA). L’intervento riesce bene, ma durante la convalescenza prende un’infezione ed il suo stato si aggrava. Arrivano a Seattle i figli, accompagnati da un focolarino sacerdote che celebra la Messa nella sua stanza. Sono momenti vissuti in un clima spirituale speciale. Ripete spesso che offre il suo dolore per la diffusione del Regno di Dio e per i giovani. Chiara Lubich lo segue da vicino e gli assicura la sua preghiera quotidiana. Con Vera e i figli si tengono per mano, cantano e pregano il salmo preferito di Josef: “Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio in cui confido” (Sal 90, 2). Pur cosciente della gravità della sua situazione, è calmo e chiede di pregare per lui. E ancora: “Sorridete, non piangete” – frase che diventerà il suo testamento. Chiara, annunciando la sua “partenza” il 21 novembre 1999, esprime il desiderio che Josef Lux sia, con Igino Giordani, protettore del Movimento politico per l’unità. Il primo “miracolo” suscitato dalla sua partenza è un momento d’unità in tutta la nazione, quasi mai visto dopo la “rivoluzione di velluto”: sui giornali, nella radio e in televisione, tutti – inclusi i suoi avversari politici – esprimono la stima verso di lui e verso i valori che difendeva e diffondeva nella sua funzione pubblica. Sono molti a scoprire la sua figura di “uomo di Stato”, ma anche di un cristiano che ha attinto dalla fede in Dio la forza del suo coraggioso agire in favore del proprio Paese. (altro…)
Nov 20, 2014 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Kheit Abdelhafid non trova le parole per concludere la giornata: «Credetemi, non ho parole, io non ho parole alla fine di questa bellissima giornata. Perché lo scorso anno prima dell’incontro sul tema della famiglia ci chiedevamo se saremmo stati capaci di fare insieme un convegno. E ora che stiamo concludendo il secondo, mi rendo conto che ci siamo riusciti, la giornata di oggi lo dimostra. Il futuro, lo vedo dai nostri figli insieme, sarà migliore di quello che vediamo oggi nel mondo». Non è stato facile nemmeno per l’Imam – abituato alle grandi folle – trovare un modo per concludere il secondo convegno promosso dal Movimento dei Focolari e la Comunità islamica di Sicilia, il 16 novembre a Catania, sul tema “Cultura del dono e bene comune”. Circa 450 persone provenienti da varie città della Sicilia orientale hanno affollato la sala del convegno in uno strano intreccio di lingue e dialetti. Di grande spessore i relatori che hanno dato il loro contributo alla tavola rotonda moderata da Michele Zanzucchi, direttore di Città Nuova. Mons. Gaetano Zito, Vicario episcopale per la cultura dell’Arcidiocesi di Catania, ha sottolineato il valore della cultura dello stare insieme e della convivialità. Samia Chouchane, delegata al dialogo interreligioso dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia (U.CO.I.I.) in Sicilia, nel suo intervento ha posto l’accento sulle motivazioni dell’agire: «Le motivazioni sono al cuore di tutto: figuriamoci se la motivazione è l’amore per Dio. Questo ci porta a non essere indifferenti a quanto accade accanto a noi e nel mondo».
Kamel Layachi del Comitato Scientifico del dipartimento del dialogo interreligioso dell’U.CO.I.I. ha lanciato una grande sfida ad entrambe le comunità ad aprirsi non solo al dialogo interreligioso ma anche intra-religioso per avviare riflessioni all’interno delle singole esperienze religiose. Margaret Karram del Movimento dei Focolari in Terra Santa ha condiviso la sua particolare esperienza: cristiana, palestinese, cresciuta in un contesto a prevalente presenza giudaica, è nata – di fatto – in un mondo di dialogo, anche se faticoso e costellato da numerose battute d’arresto. E tuttavia occorre sempre cercare di conoscere l’altro, le sue diversità, la sua storia, la sua cultura: «Occorre conoscersi a fondo, non basta l’amicizia, ci vuole una conoscenza approfondita: è l’ignoranza che porta la paura». Giusy Brogna incaricata del dialogo interreligioso del Movimento dei Focolari in Sicilia, esprime grande soddisfazione per il convegno: «Il percorso che abbiamo avviato alcuni anni fa sta portando i suoi frutti, sento una grande speranza e sono certa che le due comunità, quella focolarina e quella musulmana, porteranno avanti il dialogo non solo a Catania ma anche in altre città siciliane». Al termine dei lavori è stato assunto l’impegno di contribuire economicamente al completamento dello scavo di un pozzo in Cameroun promosso da un progetto dell’Azione per un mondo unito (AMU). «L’acqua è vita – ha concluso Kheit Abdelhafid – e il pozzo che costruiremo insieme sarà il segno della vita che c’è tra noi». (altro…)