Nov 5, 2014 | Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Fiorella e Andrea Turatti
«Come tutti i giovani, seppur in modo diverso, eravamo alla ricerca della felicità. Andrea era un tipo molto “popolare”, soprattutto con le ragazze, non credeva nell’amore per sempre ed era ateo. Un po’ alla volta mi adeguai alle sue teorie liberiste. Dopo due anni di fidanzamento, attraverso i giovani dei Focolari incontro Dio, che è amore anche per me. Sento mia la proposta di vivere il Vangelo, di vedere Gesù in ogni persona. Ci provo: è la rivoluzione! Mi si capovolge la vita». «Nel tempo Fiorella mi ha chiesto di accompagnarla a degli incontri per famiglie. Sono rimasto conquistato dal loro stile di vita: volevano vivere il “comandamento nuovo” di Gesù, l’amore reciproco. Mi colpì una coppia, il loro volersi bene: approfittando dell’assenza di Fiorella andai a trovarli, parlammo della vita di famiglia, del rapporto tra noi due, della fede, sentivo di aver sperimentato qualcosa di superiore all’amore pur bello che c’era fra noi due: anch’io avevo incontrato Dio». «In un congresso di “Famiglie Nuove”, sentiamo l’esperienza di famiglie le quali, messo Dio al primo posto della loro vita, partono con i figli per portare il messaggio del Vangelo nel mondo. Siamo affascinati e trascinati. Scriviamo a Chiara Lubich che anche noi siamo pronti a lasciare tutto per andare dove Dio vuole. Dopo qualche anno improvvisamente c’è la possibilità di partire. Ho un momento di paura, in un attimo vedo tutto quello che devo lasciare, poi gli occhi mi cadono sul Crocefisso e penso che in Lui ho la chiave per affrontare qualsiasi situazione. Chiara ci dà una consegna: “Non dovete fare niente di particolare, basta che teniate Gesù in mezzo a voi”. E perché Lui sia in mezzo a noi, dobbiamo intensificare ogni giorno di più il nostro amore reciproco, che ci porta a vederci ogni giorno nuovi, perdonandoci a vicenda, cercando di non andare mai a dormire senza aver fatto pace». 
La comunità di Honduras
«Sono passati otto anni di vicende di ogni tipo in una cultura molto diversa dalla nostra, in Honduras. Alla piccola comunità che abbiamo trovato si sono aggiunti diversi giovani. E questo proprio perché i nostri figli si sono dedicati semplicemente e volentieri, mescolandosi con ricchi e poveri, senza problemi: giocavano tra le baracche, facevano amicizia. Abbiamo fatto una grande esperienza di inculturazione e imparato, a volte con difficoltà, a immergerci nella vita delle persone, nelle loro sofferenze e gioie, e abbiamo trovato degli amici stupendi, un popolo generoso… da cui abbiamo ricevuto moltissimo».
«Alla nostra porta bussavano continuamente bambini poveri che chiedevano un po’ di cibo. Un giorno mi sono stancata, e al bambino che bussava ho detto: “Oggi no!”. Nostro figlio era lì vicino che mi ascoltava e mi ha detto: “Ma mamma c’è Gesù in lui”. Facevamo molti viaggi per incontrare comunità lontane, e in macchina genitori e figli potevamo parlarci, dirci quello che desideravamo per crescere nell’amore tra noi. Anche il nostro vescovo, il Card. Maradiaga ci ha sostenuto, incoraggiato. Aveva una grande stima per Chiara e un profondo rapporto con la nostra famiglia. Spesso su suo invito abbiamo lavorato con altri movimenti e associazioni cercando di portare fra tutti lo specifico del carisma dell’unità». 
La famiglia Turatti
«La provvidenza ci ha sempre accompagnato. Arrivando ci è stata messa a disposizione per un anno una casa e una utilitaria. Una volta, dai miei ex colleghi italiani, ci è arrivata una somma per i biglietti aerei, per un viaggio che dovevamo fare. Periodicamente scarseggiavano alcuni prodotti alimentari basici come lo zucchero, il latte, ecc. E molte volte arrivava qualcuno con una borsetta di latte o zucchero giusto quando ne avevamo bisogno. Dopo qualche tempo che cercavo lavoro, sono stato assunto da una ditta italiana per un ottimo lavoro. Inoltre, un signore ci ha persino regalato una casa, e poi sono arrivati anche i fondi per ristrutturarla ed ampliarla con un salone da 180 posti per gli incontri della comunità. Veramente abbiamo sperimentato quanto sono vere le parole del Vangelo». «Dopo 8 anni abbiamo lasciato il Centro America per far proseguire gli studi ai figli. È stato un vero taglio, che ci è costato, perché partendo dall’Italia avevamo lasciato i nostri ‘campi’, partendo dall’Honduras abbiamo dovuto staccarci soprattutto della gente con la quale si era stabilito un rapporto straordinario di reciprocità. Con Andrea abbiamo sentito che il nostro amore è per sempre, non solo per questa vita ma per l’eternità». (altro…)
Nov 3, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Sinfonia Via della Seta”, “Terra Promessa”, “Fratello Sole, Sorella Luna”, “Matteo Ricci”… sono alcune delle originali sculture presentate alla Mostra di Macao (26 settembre-9 novembre). Sono frutto delle esperienze personali di Lau Kwok-Hung, in arte Hung. Nato nel 1953 a Hong Kong, l’artista risiede dal 2000 nel centro internazionale di Loppiano, dove lavora nel suo Atelier traendo ispirazione dalla spiritualità dell’unità. Invece del tradizionale scalpello, Hung usa una fiamma ossiacetilenica a 3000 C°. Goccia a goccia: è così che Hung realizza le sue sculture, che sembrano simulare pennellate calligrafiche cinesi, ma uno sguardo più attento rivela un intreccio di tondini di ferro che formano figure umane in movimento.
Ciascuna delle opere esposte a Macao è insita la qualità “andante”che dà il titolo alla mostra. Un termine che ci tuffa nel panorama musicale, con metrica e ritmo, ma anche indica un movimento di uscita, alla scoperta dell’altro. Incontriamo Hung al suo rientro dall’Asia. Come è nata questa straordinaria esperienza della prima personale in Cina? «Nel mese di febbraio di quest’anno, trovandomi a Macao, sono stato invitato alla Sede del Governo da Madam Florinda Chan (Secretária para a Administração e Justiça), per incontrarmi con diversi responsabili dell’Instituto para os Assuntos Cívicos e Municipais. Al termine della mia presentazione sul mio “iter” artistico, i responsabili erano unanimi nel decidere di realizzare, entro l’anno, una mostra delle mie sculture. Hanno proposto come luogo dell’esposizione il prestigioso Casas-Museu da Taipa. Inoltre, hanno deciso di provvedere al viaggio, alla la pubblicazione di un catalogo trilingue (cinese, portoghese, inglese), all’allestimento della mostra e alle spedizioni via aerea delle mie sculture». È la tua prima personale in Cina? «In passato ho fatto delle mostre collettive, ma questa è la mia prima mostra personale in Asia. Dietro le quinte, tanti hanno collaborato per il buon esito del progetto. Voglio ricordare in particolare Nico Casella, il quale ha guidato il percorso burocratico per ottenere tutti i documenti necessari e si è prodigato per assicurare il buon esito delle spedizioni; e Julián Andrés Grajales, mio stretto collaboratore all’Atelier; ma dovrei nominarne tanti… Il Vernissage, il 25 settembre, ha segnato l’apertura dell’evento che sarebbe durato un mese e mezzo. Per l’occasione, Madam Florinda Chan mi ha invitato a condurre un tour guidato, presentando brevemente le mie sculture agli ospiti».
Quanto tempo sei rimasto a Macao? «10 giorni, durante i quali ho potuto incontrare tante persone e dialogare con loro, sia nelle conferenze che nelle visite da me guidate. Particolarmente interattivo è stato l’incontro con 700 studenti del Colégio Mateus Ricci, che manifestavano genuine espressioni di stupore e di gratitudine; ma, anche s’interessavano sulla tecnica, sulle ispirazioni, sullo stile». Ci sono state sorprese? «Sì! Una delle tante è stata che la Direzione del Colégio Mateus Ricci, per anticipare le celebrazioni nel 2015 del 60° anniversario dell’Istituto, ha deciso di acquistare una mia opera: il tondo dedicato proprio a Matteo Ricci, uomo di dialogo». Cosa ti rimane di questa esperienza asiatica? «Ho una grande gratitudine in cuore per i rapporti costruiti con tanti… l’unità è stata protagonista». (altro…)
Nov 2, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Avendo saputo dei gravi disordini che si sono verificati in Burkina Faso, ho telefonato ai focolarini di Bobo-Dioulasso per chiedere notizie e per assicurare l’unità e le preghiere. Ho parlato con Dominique che mi ha rassicurato che la situazione, pur se tesa, è calma», scrive Augusto Parody Reyes, medico spagnolo, 24 anni vissuti in Africa, adesso al Centro internazionale dei Focolari. Ecco in breve la situazione secondo l’Agenzia Misna, in continua evoluzione: nei giorni scorsi a Ouagadougou e nelle principali città del paese si sono tenuti cortei di protesta senza precedenti per bloccare la strada alla candidatura del presidente Blaise Compaoré, al potere dal 1987, alle elezioni del 2015. Ma queste proteste sono degenerate il 30 ottobre nella capitale, ma anche a Bobo Dioulasso, la seconda città del Burkina Faso, proseguendo nel pomeriggio dopo l’assalto e l’incendio del parlamento. Fonti di stampa locali hanno riferito di almeno una persona uccisa negli scontri tra dimostranti e forze dell’ordine. Segnalati anche saccheggi di negozi e di banche. Nel pomeriggio i dimostranti hanno circondato anche la sede della presidenza. Proclamazione dello stato di emergenza, dissoluzione del governo e appello per un negoziato con i dimostranti: sono gli elementi chiave di un messaggio trasmesso alla radio dal capo di Stato, dopo ore di disordini e violenze nel cuore di Ouagadougou. Poi, si è saputo che il presidente Blaise Compaoré non ha rassegnato le dimissioni e ha cancellato lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale, decretato poche ore prima. Gli ultimi provvedimenti sono stati annunciati direttamente da lui con un’allocuzione televisiva. Le dichiarazioni del presidente hanno aggiunto ulteriore confusione ad una situazione già intricata ed incerta. Di fatto, a Ouagadougou la capitale, non è chiaro chi sia attualmente al potere. Infatti, poche ore prima il capo di stato maggiore delle forze armate aveva fatto sapere che “i poteri esecutivi e legislativi verranno affidati ad un organismo di transizione che sarà costituito tramite consultazioni tra tutte le forze vive della nazione”. Inoltre l’obiettivo della transizione sarebbe “il ritorno all’ordine costituzionale entro 12 mesi”. L’esercito ha anche decretato un cessate il fuoco su tutto il territorio nazionale dalle ore 19 alle 6. Questa la situazione al 30 ottobre, che è in continuo sviluppo. Infatti, nel frattempo il presidente si è dimesso e non si sa dove sia. I militari si sono divisi in due gruppi: l’esercito e la guardia presidenziale, ognuno con un leader a capo. “Stiamo pregando per la pace. Chiediamo a tutte le parti di dare prova di ritegno e di limitare i danni in questo momento particolarmente critico per la nostra nazione”: è l’appello rivolto dal vescovo di Bobo Dioulasso e presidente della Caritas Burkina Faso, monsignor Paul Ouédraogo, “nel quale tutti – dicono i Focolari del Burkina Faso – ci sentiamo espressi”. Aggiornato al 3 novembre 2014 (altro…)
Nov 1, 2014 | Chiara Lubich, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=L7HYXR8mrNo
«Cari fratelli e sorelle abitanti tutti di Loppiano, buonasera. Con voi saluto anche tutte le persone che oggi popolano la cittadella voluta da Chiara Lubich, ispirata al Vangelo della fraternità – quella fraternità universale – e coloro che da ogni angolo del mondo sono collegati e partecipano alla festa per i primi 50 anni della sua fondazione. Loppiano è una realtà che vive al servizio della Chiesa e del mondo, per la quale ringraziare il Signore; una cittadella che è testimonianza viva e efficace di comunione tra persone di diverse nazioni, culture e vocazioni, avendo anzitutto cura nel quotidiano, di mantenere tra voi la mutua e continua carità. Sono contento che abbiate scelto per questa vostra ricorrenza il giorno in cui in tutta la Chiesa si festeggia San Francesco di Assisi, testimone e artefice di pace e fraternità. È una felice coincidenza anche per me, davvero. Gli abitanti di Loppiano, quelli che vivono stabilmente e quelli che vi trascorrono un periodo di esperienza e di formazione, vogliono diventare esperti nell’accoglienza reciproca e nel dialogo, operatori di pace, generatori di fraternità. Proseguite con rinnovato slancio su questa strada, vi auguro che sappiate restare fedeli e possiate incarnare sempre meglio il disegno profetico di questa cittadella fiorita dal carisma dell’unità proprio 50 anni fa. Vivere questo in sintonia profonda con il messaggio del Concilio Vaticano II che allora si stava celebrando, il disegno cioè di testimoniare, nell’amore reciproco verso tutti, la luce e la sapienza del Vangelo. Loppiano scuola di vita, dunque, in cui vi è un unico maestro: Gesù. Si, una città scuola di vita per far ri-sperare il mondo, per testimoniare che il Vangelo è davvero il lievito e il sale della civiltà nuova dell’amore. Ma per questo, attingendo alla linfa spirituale del Vangelo, occorre immaginare e sperimentare una nuova cultura in tutti i campi della vita sociale: dalla famiglia alla politica, all’economia. Cioè la cultura delle relazioni. Principio della sapienza è il sincero desiderio di istruzione, la cura dell’istruzione è amore. Non è un caso che a Loppiano abbia sede, da qualche anno, l’Istituto Universitario Sophia eretto dalla Santa Sede. C’è un urgente bisogno, infatti, di giovani, di uomini e donne che, oltre ad essere opportunamente preparati nelle varie discipline, siano al tempo stesso, impregnati della sapienza che sgorga dall’amore di Dio. Cari amici, di cuore auguro, a Loppiano e a tutti voi, di guardare avanti e guardare avanti sempre, guardare avanti e di puntare in alto con fiducia, coraggio e fantasia. Niente mediocrità. Vi affido a Maria Theotokos, Madre di Dio, che vi accoglie tutti nel santuario al cuore della cittadella. E a voi chiedo di pregare per me. Vi saluto e vi benedico. Arrivederci».
Servizio della Radio Vaticana: Loppiano compie 50 anni. Il Papa: è testimonianza viva di fraternità (altro…)
Nov 1, 2014 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità

Foto © Giancarlo Nuzzolo
Sono 415 le e i Volontari presenti alle Assemblee delle due diramazioni del Movimento dei Focolari, in rappresentanza dei 23mila membri in tutto il mondo. Si sono radunati a Castel Gandolfo (Roma) dal 22 al 26 ottobre scorso. Viene in evidenza la loro specifica vocazione: mentre condividono le difficoltà di tutti, sono chiamati ad irradiare la luce dello Spirito in azioni concrete, preparandosi costantemente ad affrontare le sfide del presente, in ogni campo. In bilancio il percorso compiuto negli ultimi sei anni, sia nella crescita spirituale che nelle opere sociali intraprese e nell’impegno a diffondere la cultura della fraternità nei diversi ambiti umani. Oltre le 223 volontarie e i 162 volontari dei cinque continenti, con 17 lingue in traduzione simultanea, è presente anche un folto gruppo di invitati. Tra loro persone di varie Chiese. «È importante la vostra presenza che ci fa essere ecumenici, universali in senso pieno» – ha affermato in apertura Maria Ghislandi, responsabile internazionale uscente. 
Foto © Giancarlo Nuzzolo
Il 23 ottobre – proprio durante lo svolgimento dei lavori – è l’anniversario dei fatti d’Ungheria: nell’ottobre 1956, in seguito alla repressione sovietica, l’appello di Pio XII di riportare Dio nel mondo. In risposta a questo appello, dall’ispirazione di Chiara Lubich nascono nel seno del Movimento dei Focolari, i “Volontari di Dio”. Maria Voce li definisce «una realtà concreta e matura», evidenziando come – in quanto portano l’Ideale dell’unità nelle fabbriche, negli uffici, nelle famiglie, nella società con le sue sofferenze, i suoi dolori, con le guerre – i Volontari richiamino l’Eucarestia, nel suo essere amore che si incarna. Li ha invitati poi ad essere, insieme a tutto il Movimento dei Focolari, capaci di portare messaggi di verità e di speranza, come ha detto il Papa all’ultimo Sinodo. 
Maria Ghislandi, Maria Voce, Paolo Mottironi, Jesús Morán Foto. © Giancarlo Nuzzolo
Il copresidente Jesús Morán ha ricordato che la peculiarità e bellezza dei Volontari consiste nel ‘mediare’ la luce del Carisma affinché entri in tutte le strutture. Lo dimostrano le esperienze di persone di diversi continenti e professioni, situate nei più svariati contesti e campi di lavoro: funzione pubblica, imprenditoria, giustizia, relazioni pubbliche, immigrazione e accoglienza, mondo dell’educazione, legalità. E aggiunge: «Tutti siamo coinvolti nell’uscire, ma voi, con la vostra vocazione, siete all’avanguardia nel portare la dimensione dell’uomo-mondo che deve nascere». Quanto dicono nell’ora successiva volontarie e volontari provenienti dalla Siria e da altri Paesi del Medio Oriente testimonia che questo tipo di “uomo-mondo”, che crede nella rivoluzione che opera il carisma dell’unità, in qualsiasi situazione, esiste già. 
Paolo Mottironi, Patience Mollè Lobè – Foto © Giancarlo Nuzzolo
Nei 5 giorni, spazio ai lavori di gruppo che hanno raccolto istanze arrivate dalle zone, con l’obiettivo di formulare proposte, suggerimenti, raccomandazioni da presentare all’Assemblea in plenaria, in continuità con il lavoro svolto nel mese di settembre dall’Assemblea generale dei Focolari. Due le tematiche sulle quali si concentrano i lavori: vocazione/formazione, con l’impegno nel sociale, la realtà di Umanità Nuova, i dialoghi col mondo ecumenico, interreligioso, con la non credenza e la cultura, le comunità locali. L’Assemblea dei Volontari ha rieletto per un secondo mandato Paolo Mottironi, 50 anni, italiano, sposato con due figli, funzionario dello Stato. Le Volontarie hanno scelto Patience Félicité Mollè Lobè, 57 anni, camerunese, vedova, ingegnere civile e impegnata in politica. «Vedo in tutto quello che ho vissuto – confida Patience – che Dio mi preparava ad un piano d’amore che io non conoscevo». E conclude Paolo Mottironi: «Stiamo scrivendo il libro della nostra storia, con un capitolo nuovo che continua sulle pagine precedenti. Aiutateci ad essere sempre di più un servizio». (altro…)
Ott 31, 2014 | Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Congresso internazionale 2013
In Germania ricorre il 31 ottobre, in memoria di Martin Lutero e in Svizzera la prima domenica di novembre, in memoria di Huldrich Zwingli e di altri riformatori svizzeri, come Giovanni Calvino, del 16° secolo. Nel 2017 ricorre il 500° anniversario della Riforma e alcuni si chiedono come si possa oggi celebrare in modo fruttuoso la memoria di quei tempi di mutamento, che ha prodotto anche divisioni tra i cristiani; ma a livello europeo è iniziato uno scambio di riflessioni che già hanno maturato un primo frutto. I cristiani luterani e riformati hanno deciso, per la prima volta dopo la Riforma, di preparare e celebrare insieme, questo avvenimento. A questo scopo ha avuto luogo nell’ottobre 2013 una prima conferenza preparatoria internazionale a Zurigo, con circa 240 rappresentanti da oltre 35 paesi. In vista dell’anniversario del 2017 anche i lati oscuri della Riforma sono considerati un aspetto importante da trattare. Le chiese riformate in Svizzera hanno rivalutato la storia della persecuzione centenaria degli anabattisti (Mennoniti, Amish) e nel 2004, hanno iniziato un processo di riconciliazione a Zurigo, dove il movimento anabattista ha le sue radici. C’è speranza che in questo tempo di preparazione si sviluppi fra tante chiese un percorso di riconciliazione e comprensione reciproca; del tutto in linea con papa Francesco, che nella sua catechesi sull’ecumenismo dell’8 ottobre 2014 ha sottolineato come nel corso della storia purtroppo si sono avverate separazioni gravi e dolorose, ma che non possiamo rassegnarci o rimanere indifferenti. 
Kathrin (prima fila a sinistra) con Maria Voce e Giancarlo Faletti e un gruppo di riformati svizzeri del Movimento dei Focolari – novembre 2012
Intervistiamo a riguardo Kathrin Reusser, focolarina riformata svizzera. Qual è la tua esperienza degli ultimi anni? «”Ecclesia semper reformanda” (la chiesa deve costantemente rinnovarsi): questo motto essenziale della Riforma mi è molto caro. Durante la crisi adolescenziale, nel 1972, sono stata affascinata a Loppiano da come i focolarini attuavano il Vangelo nel quotidiano. A casa, cercando di ravvisare in tutti il volto di Cristo, ho visto cambiare rapporti difficili. I miei genitori, con la loro vita coerente, mi avevano impresso fortemente i valori cristiani. La spiritualità dei Focolari mi ha aperto in seguito un orizzonte più grande verso l’umanità, per la quale viverli come strumento per un’unità e una comunione maggiore». Questo ha avuto risvolti anche nella tua professione di giurista? «Sì, mi ha guidato nell’elaborare le sentenze e nel gestire i processi e mediazioni e vivere anche qui una “riforma”: cioè un “mutamento” di una situazione e un “nuovo inizio”. Se, per esempio, nel conflitto disperato fra le parti intravedevo la presenza di “Gesù Abbandonato” – che Chiara Lubich mi aveva fatto capire come “chiave dell’unità” – e quando nel buio di prove ingarbugliate che rendevano impossibile una decisione vera e giusta, volevo solo accogliere e accettare LUI completamente, allora – in modo sempre diverso e sorprendente – si prospettava una soluzione accettabile per tutte le parti». 
Chiara Lubich in Grossmünster (2001)
Non ci sono contrasti tra una spiritualità nata nella Chiesa cattolica e l’appartenenza alla Chiesa riformata? «A dire il vero la vita di questa spiritualità mi fa andare in profondità anche con le radici della mia Chiesa Riformata. Così ho trovato, per esempio, attraverso la prassi del Focolare, nel rinnovare il ‘patto’ dell’ amore reciproco (Gv 13,34), in particolare prima di andare al Culto, una nuova e profonda comprensione del significato della Santa Cena. Con gioia ho scoperto poco dopo che per il riformatore Zwingli la Santa Cena è IL luogo dove la comunità cristiana tutta si rinnova nella sua unità come corpo di Cristo. Questa esperienza mi è preziosa, anche nel dialogo con altri riformati per le quali a volte la Santa Cena non ha un significato vitale. Cresce in me la fiducia di poter dare un contributo – seppur piccolo – ad una futura nuova unità fra tutti i cristiani. Chiara Lubich il 17 novembre 2001, parlando nel Grossmünster a Zurigo, luogo in cui operò Zwingli, così descriveva l’effetto tonificante di questa unità: “Non diamoci pace! Dio ci aiuterà (…). E quando fra noi ci sarà la piena comunione visibile, un fremito di vita nuova invaderà la terra per il bene dell’umanità, a gloria di Dio ed a gioia nostra. Che Dio ci dia la grazia, se non di vedere questa Chiesa una, almeno di contribuire a prepararla”». (altro…)