Ott 30, 2014 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Meditazioni” (Μελέτες) è la prima raccolta di pensieri e meditazioni di Chiara Lubich ad essere pubblicato, nel 1959. Alle numerose traduzioni esistenti si aggiunge oggi anche il greco. Assieme all’altro titolo, “Saper perdere” (Μάθε να χάνεις), centrato sulla figura di Maria ai piedi della croce, è finalmente avvenuta l’attesa pubblicazione dei primi due titoli tradotti in greco. “Salutiamo l’edizione greca di questo libro, che coincide con il 50°anniversario dell’incontro del Patriarca Atenagora con il Papa Paolo VI a Gerusalemme e ci auguriamo che queste Meditazioni siano una lettura amata e che portino beneficio a quanti cercano la via dell’amore e della pace nel mondo contemporaneo…” scrive il Patriarca Bartolomeo I nella prefazione che arricchisce il volume “Meditazioni”. “Ho conosciuto personalmente da cinque decenni, la memorabile Fondatrice e Presidente del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich, quando è stata invitata dal nostro predecessore, l’indimenticabile Patriarca Atenagora, e ho seguito da vicino il suo sincero sforzo per l’unità ed il restauro della comunione fra le Chiese dell’antica e nuova Roma, nell’ambito del dialogo dell’amore…”. È noto l’amore di Chiara Lubich per la chiesa ortodossa: dal 1967 al 1972 sono state 25 udienze col Patriarca Atenagora, rapporti poi continuati con il Patriarca Demetrio e con l’attuale Bartolomeo I.
A Salonicco e ad Atene, in Grecia, il 6 e l’8 ottobre scorso, due eventi hanno dato modo di far conoscere meglio, nella Chiesa ortodossa come in quella cattolica delle due città, la figura di Chiara Lubich. Emblematico il fatto che intorno al tavolo degli oratori sedessero insieme il Metropolita ortodosso Chrisostomos di Messinia, incaricato per i rapporti con la chiesa cattolica in Grecia e membro della commissione teologica bilaterale, padre Kontidis, gesuita, che ha curato la pubblicazione dei libri, Dimitra Koukoura professoressa ortodossa di Omiletica, Florence Gillet, teologa, rappresentante del Centro Chiara Lubich. Nikos Papaxristou, giornalista ortodosso, ha moderato entrambe le presentazioni, con un tocco autobiografico: “La prima volta che ho sentito parlare del Movimento è stato dallo stesso Patriarca Bartolomeo”. Universalità, “femminilità che è di Maria”, profondità spirituale, risvolti ecclesiali e sociali del carisma dell’unità, tra i temi toccati. “In Chiara c’è una profezia che ha dato una nuova svolta al capitolo dell’ecumenismo”, ha affermato il Metropolita Chrisostomos. “L’Ideale di Chiara è a servizio dell’umanità”, continua, e “Chiara ci presenta Maria come vero modello di laica”. Padre Kontidis, ne delinea la figura come “un esempio di spiritualità vivo che si rivolge soprattutto ai laici, aprendo una strada di fede per tante persone…”. Lina Mikelliddou, cipriota, e Anna Kuvala, greca, ortodosse appartenenti al Movimento, hanno dato la loro testimonianza: “Conoscendo questo Ideale – dice Lina – la mia vita è cambiata: ogni persona era candidata all’unità”. Tra i presenti a Salonicco l’Archimandrita Ignathios, rappresentante del Metropolita della città ed il Metropolita Nikiforos, abate del monastero ortodosso Vlatadon. Presenti anche professori di diverse facoltà dell’Università Aristotele della città, tra i quali il prof. Vassiliadis, Decano della Facoltà di Teologia. Il vescovo di Corfù-Zante, Mons. Spiteris, impossibilitato a partecipare, ha inviato un messaggio. Anche ad Atene, presenti diverse personalità della chiesa ortodossa: padre Thomas vicario e rappresentante dell’Arcivescovo Ieronimo, il Metropolita di Syros, Polykantriotis, l’Archimandrita Sotiriadis responsabile della Diakonia (per le opere caritative) del Santo Sinodo ortodosso della Grecia (conferenza episcopale). Della chiesa cattolica erano presenti: il Nunzio apostolico Mons. Adams, il vescovo uscente Mons Foskolos, don Rossolatos, nuovo vescovo nominato di Atene. Un’ulteriore presentazione dei due libri avrà luogo il 31 ottobre, a Nicosia – Cipro. (altro…)
Ott 28, 2014 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Al ristorante «Dopo una discussione con un vecchio amico, egli, sentendosi offeso, rompe il rapporto con me. Gli scrivo una lettera di scuse: forse ho usato senza volerlo parole poco adatte alla sua sensibilità. Non ottengo risposta. Attraverso amici comuni, vengo a sapere che lui è irremovibile: si è ormai alzato fra noi un muro. Comincio ad avere un certo timore a incontrarlo, e talvolta per strada cambio direzione se lo intravedo da lontano. Finché arriva un sabato sera. Mia moglie ed io decidiamo di cenare al ristorante. Abbiamo già ordinato, quando dalla porta vedo entrare proprio quella persona insieme alla moglie. Appena anche lui si accorge di me, esita, come volesse andar via. Mia moglie ed io ci guardiamo un attimo: ci capiamo al volo. Con un sorriso andiamo incontro alla coppia per invitarla al nostro tavolo. Lui accetta, all’inizio perplesso, ma poi visibilmente contento dell’invito. La serata trascorre serena. È bastato poco perché il rapporto tra noi ritornasse quello di prima, come se nulla fosse mai accaduto» .R. S.- Francia Miracolo? «Durante una prova scritta un mio compagno, da tutti ritenuto il peggiore della classe, mi chiedeva insistentemente di fargli copiare il compito. Non lo ritenevo giusto e non gliel’ho passato. Siccome all’uscita voleva farmela pagare, le mie amiche mi suggerivano di avvertire l’insegnante. Io però avevo in mente un’altra tattica. L’ho avvicinato e gli ho chiesto: «Cosa avresti risolto ingannando i professori? Se vuoi, possiamo studiare insieme ricominciando il programma da capo». Ha accettato. Ora si impegna e studia. Tutti mi dicono che ho fatto un miracolo… ma io so che questi sono gli effetti dell’amore». E. – Camerun Il terrorista «Sono una maestra elementare e spesso vengo mandata a insegnare nei villaggi di montagna, dove trovano rifugio anche terroristi dell’estrema sinistra. Mi era già capitato di imbattermi in quei drappelli, ma ero riuscita a nascondermi fra le rocce. Una volta però mi hanno rapita e trascinata nel loro campo. Ricordo interminabili giorni durante i quali sono stata sottoposta a lunghi interrogatori. Nonostante la paura, ho cercato di rispondere con molto rispetto. Ad uno di loro, che ha cercato per ore di indottrinarmi sull’ideologia socialista, ho obiettato che occorre prima cambiare se stessi se vogliamo trasformare le strutture di potere che ci sembrano ingiuste: «A cambiarci è l’amore che ognuno ha per l’altro». Forse le mie parole lo hanno toccato. Fatto sta che dopo l’interrogatorio mi ha lasciata andare. Da quel giorno ho sempre continuato a pregare per quell’uomo. Recentemente l’ho riconosciuto in televisione, mentre davano la notizia di un terrorista che aveva consegnato le armi ai militari, lasciando il suo gruppo».N. – Filippine (altro…)
Ott 27, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
Jánoshalma è una cittadina di circa 10mila abitanti nell’Ungheria meridionale, con una presenza dell’etnia Rom di circa il 3%, dove l’integrazione sociale è un tema caldo. È l’ultima ad aver conferito la cittadinanza onoraria a Chiara Lubich, ancora in vita, nel febbraio 2008. In questo contesto, lo scorso 7 ottobre è stata inaugurata un’istallazione del Dado della Pace, come già nella città natale di Chiara, Trento, qualche anno fa. Il Dado è nel parco al centro della città, di fronte al municipio, quasi come simbolo dell’aspirazione della cittadina; vicino al parco giochi realizzato alcuni anni fa con il lavoro della comunità locale dei Focolari e il Comune su richiesta di alcuni bambini del Paese, che dicevano al Sindaco di non aver un posto bello e pubblico per giocare. La proposta è partita dal Movimento dei Focolari, ma l’idea è stata accolta all’unanimità dal Comune. Nella realizzazione del Dado, i cui lati sono di 120 centimetri, con la struttura portante a misura d’uomo, in posizione diagonale, si è lavorato insieme a tanti, attirando la generosità di qualcuno: la ditta che ha fatto una buona parte dei lavori, ad esempio, ha offerto tutto il suo lavoro gratis…
L’originalità di questo grande Dado è che si può “tirare”, come si fa con quello di piccole dimensioni: si può girarlo, cioè, in varie direzioni per lasciarsi poi ispirare dalla frase che esce… All’inaugurazione erano presenti 150 persone, tra cui diversi alunni di scuole elementari e medie e alcuni bambini più piccoli, che frequentano ancora l’asilo. I rappresentanti della scuola cattolica che da anni usano il dado nelle loro classi, volevano proporlo a tutti i cittadini. C’erano anche le e i gen4, i bambini che vivono la spiritualità dei Focolari, che hanno raccontato davanti a tutti alcune loro esperienze e di come cercano di amare tutti. La mattina seguente alcuni bambini, andando a scuola, hanno cambiato strada per passare accanto al dado e poter “tirare”. Per chi volesse esercitarsi con un po’ di ungherese, ecco le sei frasi del dado: megbocsátok a másiknak – perdono l’altro meghallgatom a másikat – ascolto l’altro mindenkit szeretek – amo tutti elsőként szeretek – amo per primo szeretem a mellettem lévőt – ci amiamo a vicenda szeretem a másikat – amo l’altro (altro…)
Ott 26, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità

La protagonista al workshop dell’EdC a Loppiano
«L’anno scorso ho avuto il piacere di partecipare ad un workshop dell’Economia di Comunione a Loppiano. Lì mi si sono aperti gli occhi: fino a quel momento ero proiettata nel capire “cosa faccio”, senza pormi la domanda di “chi sono”. Ho capito che il lavoro è una vocazione: dovevo trovare, quindi, la mia vocazione, ciò che mi avrebbe resa felice. Ero alla conclusione del mio percorso universitario in ingegneria biomedica. A ottobre 2013 mi sono laureata al Politecnico di Torino, dopo aver fatto una tesi al Politecnico di Losanna in Svizzera. 5 anni trascorsi all’interno del Politecnico, 8 ore al giorno di lezione. Studiavo di notte, passando intere giornate senza instaurare relazioni vere tra colleghi. In ambienti di una certa fama è molto forte l’individualismo, la paura di essere scavalcati e anche i professori trasmettono l’ “ansia da primato”. Dopo tanti sacrifici mi stavo per laureare in tempo e anche col massimo dei voti. C’era una buona probabilità che stessi per vincere il dottorato in Svizzera con uno stipendio alto, casa sul lago e ottimi amici che mi attendevano. Era un momento fondamentale della mia vita, dove potevo decidere grandi cose. Ma qualcosa mi faceva paura: l’attaccamento alla carriera, ai soldi. Desideravo avere gli strumenti per poter iniziare a lavorare, direi, “controcorrente”. In tempo di crisi tanti giovani come me hanno difficoltà a trovare lavoro ed io non volevo chiudermi nella carriera senza guardare nessuno. Così sono arrivata al workshop EdC con tante domande. Non ho trovato tutte le risposte, ma un clima di apertura, dove imprenditori, professori e giovani erano tutti insieme, alla pari, a guardare l’Italia di oggi con le sue sfide. Ho capito che i tanti soldi sarebbero stati il primo ostacolo per la mia felicità, per me fatta di altro. Conferma l’ho avuta quando sono andata nelle Filippine, prima di iniziare il dottorato che, in aereo, ho saputo di aver vinto! Si trattava di un viaggio sociale che avevo già organizzato, in cui ho toccato con mano una cultura ben diversa dalla mia.
Lì mi sono trovata sotto il tifone più forte del mondo, il tifone Yolanda, nel novembre 2013. Il popolo filippino, seppur spesso abbattuto da simili tragedie, aveva quella dignità che faceva sentire anche a me… di avere tutto per essere felice! Ho capito la differenza tra “povertà” e “miseria”. La “povertà” era quella che avevo visto nelle Filippine, la “miseria” è una povertà senza fiducia, senza speranza, che avevo visto nei volti di molti amici italiani in seguito a questa crisi. Qui in Europa entrano in gioco la depressione e gli psicologi… È vero, c’è la crisi. Ma c’è la casa sopra la testa e il pasto quotidiano pure. La dignità che ho scoperto nelle Filippine è una lezione che servirà per la mia carriera lavorativa. Per questo ho rinunciato alla carriera in Svizzera ed ora lavoro a Loppiano, in un’azienda di Economia di Comunione nata per formare giovani non solo a livello relazionale-sociale ma anche attraverso il lavoro. Qui non faccio l’ingegnere, ma la manovale, dove non esistono macchine automatiche. Lavoro la creta con le mie mani. E sento che, per essere un bravo ingegnere, dopo anni vissuti sui libri, serve anche mettersi dalla parte dell’operaio. Magari a qualcuno sembrerà che stia perdendo tempo, ma vorrei essere quell’ingegnere che, quando guarda gli operai, sa di guardare delle persone con una loro dignità, mettendole al centro del proprio lavoro». (Maria Antonietta Casulli, 25 anni, Italia) (altro…)
Ott 25, 2014 | Chiesa, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Quando ci siamo sposati avevamo tanti progetti, e tra questi il desiderio più grande era quello di avere un figlio. È stata una grande delusione scoprire che c’erano problemi che impedivano il concepimento. Io non l’accettavo, anzi ero convinta che una soluzione c’era e che avremmo presto risolto con l’aiuto della medicina, che ci dava buone speranze. Avevo 22 anni, quindi non ci è stato subito proposto di ricorrere alle tecniche di fecondazione in vitro (FIVET), ma di fare inizialmente delle cure meno invasive. In quel tempo, in attesa che qualcosa accadesse, ho cercato l’aiuto e il consiglio di un sacerdote della mia parrocchia che mi ha aiutata a considerare il vero valore della vita, dono prezioso che Dio ha voluto affidare alla responsabilità dell’uomo. La sofferenza che vivevo era causata dal mio forte desiderio di maternità da realizzare al più presto. C’era in me un conflitto sulla scelta della strada da seguire. Da una parte c’era il parere di alcuni medici che proponevano la FIVET come la soluzione giusta. L’altra strada era fidarci di Dio. Così abbiamo deciso con molta fatica di fermarci e non fare più nulla. La fecondazione omologa, infatti, pensiamo che smentisca alcuni aspetti importanti della verità dell’uomo. Noi crediamo che la vita è dono di Dio e non un “prodotto” da fabbricare in un laboratorio, senza la donazione d’amore tra gli sposi. Infatti, con questa tecnica il figlio non viene concepito nella loro carne, ma in una provetta. Avevo sempre considerato l’adozione come una esperienza bellissima, un grande atto d’amore, ma il mio forte desiderio di vivere la gravidanza mi portava a non prendere in considerazione questa via. La sofferenza mi ha aperto gli occhi per vedere oltre e capire che, come dice S. Giovanni Paolo II nella Familiaris Consortio, che “ la vita coniugale non perde il suo valore ma si può essere fecondi al di là della capacità procreativa, si può realizzare la paternità e la maternità in maniera splendida in tante forme di relazioni, di solidarietà verso chi ha bisogno”. Nasce, allora, in me l’idea di adottare un bambino e quando questa è stata condivisa con mio marito e accolta, ecco che avevamo appena “concepito” in maniera affettiva il figlio che Dio voleva donarci. Nell’autunno del 2004 abbiamo presentato al Tribunale per i minorenni la nostra dichiarazione di disponibilità all’adozione nazionale ed internazionale. Inizia l’attesa, il nostro bambino non era ancora nato ma era già nel nostro cuore, nei nostri pensieri. Non esisteva ancora, ma già pregavamo per lui. Samuele è nato in Vietnam e, il 19 aprile 2007, l’associazione a cui ci eravamo rivolti, ci comunicò che c’era un bimbo abbinato a noi. È stato l’inizio di una grande emozione che non è facile descrivere. Abbiamo subito condiviso questa gioia con familiari e amici; eravamo così felici che avremmo voluto gridarlo al mondo intero. Avevamo solo una sua fotografia che per noi genitori adottivi è come la prima ecografia, in cui vedi tuo figlio ma non puoi ancora abbracciarlo. Dopo aver affrontato un viaggio all’interno delle nostre emozioni, si trattava ora di affrontare il viaggio reale, salire a bordo di un aereo che ci avrebbe portato dall’altra parte del mondo per raggiungere nostro figlio. Il 29 maggio 2007 lo abbracciammo per la prima volta, e fu una gioia incontenibile. Questo giorno viene ricordato ogni anno come un secondo compleanno perché Dio ha benedetto la nostra famiglia con il dono di Samuele. Vogliamo ringraziare il Signore per tutti i doni che ci ha fatto: Dorotea, adottata nel 2012, e Michele, che abbiamo accolto in affidamento». (G. e G. – Italia) (altro…)
Ott 24, 2014 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Foto – EPA
A soffrire dell’assurda violenza degli estremisti islamici sono anche i musulmani. Non è il vero islam, sostengono infatti, quello che istiga all’odio. Le comunità dei Focolari presenti nei Paesi arabi vogliono mettere in pratica l’amore evangelico, come stanno affrontando l’avanzata dell’Is? La risposta di Rita al microfono di Adriana Masotti, per Radio Vaticana: «In questa situazione, l’amore e l’unità vengono purificati dal dolore che si vive. Eravamo scioccati davanti ad un’ultima tragedia, quando i terroristi sono entrati nei villaggi del nord dell’Iraq e da un giorno all’altro abbiamo visto migliaia di persone arrivare, senza niente. Un dolore molto grande! Ti domandi cosa sta succedendo e se è ancora vero quello in cui crediamo. Ma poi forse è proprio questo il momento della verifica. Quello che ci ha dato la certezza è uscire da noi stessi e andare incontro a queste persone. Una nostra famiglia in Iraq, ad esempio, ne ha accolto 40 in casa propria e ad un certo punto il padre, dopo aver sistemato tutti, rendendosi conto che non c’era più un angolo libero nella casa, si è ritrovato a dormire in macchina. Una quarantina di persone, invece, si erano rifugiate in un’altra zona del nord dell’Iraq, dove abbiamo due o tre famiglie, che hanno aperto loro le proprie case. Vedendo che erano angosciati e turbati si sono radunati, tutti insieme, a pregare il Rosario: adesso sono in 60 e ogni sera si aggiunge qualcuno del villaggio e pregano per la pace, ma pregano anche per i terroristi. Rendendosi conto che qualcuno aveva bisogno di coperte, hanno messo insieme un po’ di soldi per andare a comprare una cosa e poi un’altra; ma poi mancava ancora dell’altro e la Provvidenza ha fatto arrivare altri soldi… Dicevano: “La piccola somma che noi abbiamo messo, pur non avendo granché, ne ha attirata un’altra e un’altra e questa somma piccola non finiva più! Mi rendo conto che questo amore autentico, forse distillato dal dolore, ci fa vedere che l’amore è più forte. Personalmente ho visto gente che non aveva più niente, ma aveva mantenuto la fede e, sentendo la solidarietà degli altri, ha ritrovato il senso della vita, dell’amore, della pace vera e ci crede. Anzi ora sono testimoni ancora più forti». I rapporti tra le comunità dei Focolari nei Paesi che tu conosci e i musulmani come sono attualmente? «Adesso in Iraq è più difficile, perché le parti sono un po’ divise: dove sono i cristiani, ci sono praticamente pochi musulmani. Non abbiamo tantissimi contatti. Però la gente si vuole bene: ha sempre vissuto insieme. È questa politica che viene a manipolare i rapporti. In Giordania, invece, c’è un gruppo di musulmani che condivide la nostra spiritualità. Ricordo che quando sono arrivate in Giordania alcune famiglie irachene sfollate, abbiamo raccontato alla nostra comunità quanto stesse accadendo in Iraq. Erano presenti anche una decina di musulmani – noi eravamo un centinaio – e la prima reazione, immediata, veniva proprio dai musulmani che hanno detto: “Non è possibile quanto sta accadendo! Questi sono nostri fratelli: apriamo noi per primi le nostre case!”. C’è un dolore grande, in loro, per quanto sta accadendo a causa della violenza degli estremisti. Non osavano dirlo, perché si vergognavano, ma volevano farci capire che questa non è la loro religione. Questo è sfruttare la religione per la violenza, per l’odio… Con alcuni abbiamo dei rapporti molto belli, nella verità. Anzi, ancora di più tu senti di dover essere vero cristiano per entrare in rapporto con un musulmano: non ci sono compromessi, non c’è confusione. Ognuno di noi cerca con l’altro di essere il meglio di sé, di essere un vero cristiano; e il meglio di sé, per loro, è avere il coraggio di far cadere ciò che non è per l’uomo, che non è amore, che loro dicono “misericordia”». Fonte: Radio Vaticana (altro…)