Nov 1, 2014 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità

Foto © Giancarlo Nuzzolo
Sono 415 le e i Volontari presenti alle Assemblee delle due diramazioni del Movimento dei Focolari, in rappresentanza dei 23mila membri in tutto il mondo. Si sono radunati a Castel Gandolfo (Roma) dal 22 al 26 ottobre scorso. Viene in evidenza la loro specifica vocazione: mentre condividono le difficoltà di tutti, sono chiamati ad irradiare la luce dello Spirito in azioni concrete, preparandosi costantemente ad affrontare le sfide del presente, in ogni campo. In bilancio il percorso compiuto negli ultimi sei anni, sia nella crescita spirituale che nelle opere sociali intraprese e nell’impegno a diffondere la cultura della fraternità nei diversi ambiti umani. Oltre le 223 volontarie e i 162 volontari dei cinque continenti, con 17 lingue in traduzione simultanea, è presente anche un folto gruppo di invitati. Tra loro persone di varie Chiese. «È importante la vostra presenza che ci fa essere ecumenici, universali in senso pieno» – ha affermato in apertura Maria Ghislandi, responsabile internazionale uscente. 
Foto © Giancarlo Nuzzolo
Il 23 ottobre – proprio durante lo svolgimento dei lavori – è l’anniversario dei fatti d’Ungheria: nell’ottobre 1956, in seguito alla repressione sovietica, l’appello di Pio XII di riportare Dio nel mondo. In risposta a questo appello, dall’ispirazione di Chiara Lubich nascono nel seno del Movimento dei Focolari, i “Volontari di Dio”. Maria Voce li definisce «una realtà concreta e matura», evidenziando come – in quanto portano l’Ideale dell’unità nelle fabbriche, negli uffici, nelle famiglie, nella società con le sue sofferenze, i suoi dolori, con le guerre – i Volontari richiamino l’Eucarestia, nel suo essere amore che si incarna. Li ha invitati poi ad essere, insieme a tutto il Movimento dei Focolari, capaci di portare messaggi di verità e di speranza, come ha detto il Papa all’ultimo Sinodo. 
Maria Ghislandi, Maria Voce, Paolo Mottironi, Jesús Morán Foto. © Giancarlo Nuzzolo
Il copresidente Jesús Morán ha ricordato che la peculiarità e bellezza dei Volontari consiste nel ‘mediare’ la luce del Carisma affinché entri in tutte le strutture. Lo dimostrano le esperienze di persone di diversi continenti e professioni, situate nei più svariati contesti e campi di lavoro: funzione pubblica, imprenditoria, giustizia, relazioni pubbliche, immigrazione e accoglienza, mondo dell’educazione, legalità. E aggiunge: «Tutti siamo coinvolti nell’uscire, ma voi, con la vostra vocazione, siete all’avanguardia nel portare la dimensione dell’uomo-mondo che deve nascere». Quanto dicono nell’ora successiva volontarie e volontari provenienti dalla Siria e da altri Paesi del Medio Oriente testimonia che questo tipo di “uomo-mondo”, che crede nella rivoluzione che opera il carisma dell’unità, in qualsiasi situazione, esiste già. 
Paolo Mottironi, Patience Mollè Lobè – Foto © Giancarlo Nuzzolo
Nei 5 giorni, spazio ai lavori di gruppo che hanno raccolto istanze arrivate dalle zone, con l’obiettivo di formulare proposte, suggerimenti, raccomandazioni da presentare all’Assemblea in plenaria, in continuità con il lavoro svolto nel mese di settembre dall’Assemblea generale dei Focolari. Due le tematiche sulle quali si concentrano i lavori: vocazione/formazione, con l’impegno nel sociale, la realtà di Umanità Nuova, i dialoghi col mondo ecumenico, interreligioso, con la non credenza e la cultura, le comunità locali. L’Assemblea dei Volontari ha rieletto per un secondo mandato Paolo Mottironi, 50 anni, italiano, sposato con due figli, funzionario dello Stato. Le Volontarie hanno scelto Patience Félicité Mollè Lobè, 57 anni, camerunese, vedova, ingegnere civile e impegnata in politica. «Vedo in tutto quello che ho vissuto – confida Patience – che Dio mi preparava ad un piano d’amore che io non conoscevo». E conclude Paolo Mottironi: «Stiamo scrivendo il libro della nostra storia, con un capitolo nuovo che continua sulle pagine precedenti. Aiutateci ad essere sempre di più un servizio». (altro…)
Ott 31, 2014 | Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Congresso internazionale 2013
In Germania ricorre il 31 ottobre, in memoria di Martin Lutero e in Svizzera la prima domenica di novembre, in memoria di Huldrich Zwingli e di altri riformatori svizzeri, come Giovanni Calvino, del 16° secolo. Nel 2017 ricorre il 500° anniversario della Riforma e alcuni si chiedono come si possa oggi celebrare in modo fruttuoso la memoria di quei tempi di mutamento, che ha prodotto anche divisioni tra i cristiani; ma a livello europeo è iniziato uno scambio di riflessioni che già hanno maturato un primo frutto. I cristiani luterani e riformati hanno deciso, per la prima volta dopo la Riforma, di preparare e celebrare insieme, questo avvenimento. A questo scopo ha avuto luogo nell’ottobre 2013 una prima conferenza preparatoria internazionale a Zurigo, con circa 240 rappresentanti da oltre 35 paesi. In vista dell’anniversario del 2017 anche i lati oscuri della Riforma sono considerati un aspetto importante da trattare. Le chiese riformate in Svizzera hanno rivalutato la storia della persecuzione centenaria degli anabattisti (Mennoniti, Amish) e nel 2004, hanno iniziato un processo di riconciliazione a Zurigo, dove il movimento anabattista ha le sue radici. C’è speranza che in questo tempo di preparazione si sviluppi fra tante chiese un percorso di riconciliazione e comprensione reciproca; del tutto in linea con papa Francesco, che nella sua catechesi sull’ecumenismo dell’8 ottobre 2014 ha sottolineato come nel corso della storia purtroppo si sono avverate separazioni gravi e dolorose, ma che non possiamo rassegnarci o rimanere indifferenti. 
Kathrin (prima fila a sinistra) con Maria Voce e Giancarlo Faletti e un gruppo di riformati svizzeri del Movimento dei Focolari – novembre 2012
Intervistiamo a riguardo Kathrin Reusser, focolarina riformata svizzera. Qual è la tua esperienza degli ultimi anni? «”Ecclesia semper reformanda” (la chiesa deve costantemente rinnovarsi): questo motto essenziale della Riforma mi è molto caro. Durante la crisi adolescenziale, nel 1972, sono stata affascinata a Loppiano da come i focolarini attuavano il Vangelo nel quotidiano. A casa, cercando di ravvisare in tutti il volto di Cristo, ho visto cambiare rapporti difficili. I miei genitori, con la loro vita coerente, mi avevano impresso fortemente i valori cristiani. La spiritualità dei Focolari mi ha aperto in seguito un orizzonte più grande verso l’umanità, per la quale viverli come strumento per un’unità e una comunione maggiore». Questo ha avuto risvolti anche nella tua professione di giurista? «Sì, mi ha guidato nell’elaborare le sentenze e nel gestire i processi e mediazioni e vivere anche qui una “riforma”: cioè un “mutamento” di una situazione e un “nuovo inizio”. Se, per esempio, nel conflitto disperato fra le parti intravedevo la presenza di “Gesù Abbandonato” – che Chiara Lubich mi aveva fatto capire come “chiave dell’unità” – e quando nel buio di prove ingarbugliate che rendevano impossibile una decisione vera e giusta, volevo solo accogliere e accettare LUI completamente, allora – in modo sempre diverso e sorprendente – si prospettava una soluzione accettabile per tutte le parti». 
Chiara Lubich in Grossmünster (2001)
Non ci sono contrasti tra una spiritualità nata nella Chiesa cattolica e l’appartenenza alla Chiesa riformata? «A dire il vero la vita di questa spiritualità mi fa andare in profondità anche con le radici della mia Chiesa Riformata. Così ho trovato, per esempio, attraverso la prassi del Focolare, nel rinnovare il ‘patto’ dell’ amore reciproco (Gv 13,34), in particolare prima di andare al Culto, una nuova e profonda comprensione del significato della Santa Cena. Con gioia ho scoperto poco dopo che per il riformatore Zwingli la Santa Cena è IL luogo dove la comunità cristiana tutta si rinnova nella sua unità come corpo di Cristo. Questa esperienza mi è preziosa, anche nel dialogo con altri riformati per le quali a volte la Santa Cena non ha un significato vitale. Cresce in me la fiducia di poter dare un contributo – seppur piccolo – ad una futura nuova unità fra tutti i cristiani. Chiara Lubich il 17 novembre 2001, parlando nel Grossmünster a Zurigo, luogo in cui operò Zwingli, così descriveva l’effetto tonificante di questa unità: “Non diamoci pace! Dio ci aiuterà (…). E quando fra noi ci sarà la piena comunione visibile, un fremito di vita nuova invaderà la terra per il bene dell’umanità, a gloria di Dio ed a gioia nostra. Che Dio ci dia la grazia, se non di vedere questa Chiesa una, almeno di contribuire a prepararla”». (altro…)
Ott 30, 2014 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Meditazioni” (Μελέτες) è la prima raccolta di pensieri e meditazioni di Chiara Lubich ad essere pubblicato, nel 1959. Alle numerose traduzioni esistenti si aggiunge oggi anche il greco. Assieme all’altro titolo, “Saper perdere” (Μάθε να χάνεις), centrato sulla figura di Maria ai piedi della croce, è finalmente avvenuta l’attesa pubblicazione dei primi due titoli tradotti in greco. “Salutiamo l’edizione greca di questo libro, che coincide con il 50°anniversario dell’incontro del Patriarca Atenagora con il Papa Paolo VI a Gerusalemme e ci auguriamo che queste Meditazioni siano una lettura amata e che portino beneficio a quanti cercano la via dell’amore e della pace nel mondo contemporaneo…” scrive il Patriarca Bartolomeo I nella prefazione che arricchisce il volume “Meditazioni”. “Ho conosciuto personalmente da cinque decenni, la memorabile Fondatrice e Presidente del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich, quando è stata invitata dal nostro predecessore, l’indimenticabile Patriarca Atenagora, e ho seguito da vicino il suo sincero sforzo per l’unità ed il restauro della comunione fra le Chiese dell’antica e nuova Roma, nell’ambito del dialogo dell’amore…”. È noto l’amore di Chiara Lubich per la chiesa ortodossa: dal 1967 al 1972 sono state 25 udienze col Patriarca Atenagora, rapporti poi continuati con il Patriarca Demetrio e con l’attuale Bartolomeo I.
A Salonicco e ad Atene, in Grecia, il 6 e l’8 ottobre scorso, due eventi hanno dato modo di far conoscere meglio, nella Chiesa ortodossa come in quella cattolica delle due città, la figura di Chiara Lubich. Emblematico il fatto che intorno al tavolo degli oratori sedessero insieme il Metropolita ortodosso Chrisostomos di Messinia, incaricato per i rapporti con la chiesa cattolica in Grecia e membro della commissione teologica bilaterale, padre Kontidis, gesuita, che ha curato la pubblicazione dei libri, Dimitra Koukoura professoressa ortodossa di Omiletica, Florence Gillet, teologa, rappresentante del Centro Chiara Lubich. Nikos Papaxristou, giornalista ortodosso, ha moderato entrambe le presentazioni, con un tocco autobiografico: “La prima volta che ho sentito parlare del Movimento è stato dallo stesso Patriarca Bartolomeo”. Universalità, “femminilità che è di Maria”, profondità spirituale, risvolti ecclesiali e sociali del carisma dell’unità, tra i temi toccati. “In Chiara c’è una profezia che ha dato una nuova svolta al capitolo dell’ecumenismo”, ha affermato il Metropolita Chrisostomos. “L’Ideale di Chiara è a servizio dell’umanità”, continua, e “Chiara ci presenta Maria come vero modello di laica”. Padre Kontidis, ne delinea la figura come “un esempio di spiritualità vivo che si rivolge soprattutto ai laici, aprendo una strada di fede per tante persone…”. Lina Mikelliddou, cipriota, e Anna Kuvala, greca, ortodosse appartenenti al Movimento, hanno dato la loro testimonianza: “Conoscendo questo Ideale – dice Lina – la mia vita è cambiata: ogni persona era candidata all’unità”. Tra i presenti a Salonicco l’Archimandrita Ignathios, rappresentante del Metropolita della città ed il Metropolita Nikiforos, abate del monastero ortodosso Vlatadon. Presenti anche professori di diverse facoltà dell’Università Aristotele della città, tra i quali il prof. Vassiliadis, Decano della Facoltà di Teologia. Il vescovo di Corfù-Zante, Mons. Spiteris, impossibilitato a partecipare, ha inviato un messaggio. Anche ad Atene, presenti diverse personalità della chiesa ortodossa: padre Thomas vicario e rappresentante dell’Arcivescovo Ieronimo, il Metropolita di Syros, Polykantriotis, l’Archimandrita Sotiriadis responsabile della Diakonia (per le opere caritative) del Santo Sinodo ortodosso della Grecia (conferenza episcopale). Della chiesa cattolica erano presenti: il Nunzio apostolico Mons. Adams, il vescovo uscente Mons Foskolos, don Rossolatos, nuovo vescovo nominato di Atene. Un’ulteriore presentazione dei due libri avrà luogo il 31 ottobre, a Nicosia – Cipro. (altro…)
Ott 28, 2014 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Al ristorante «Dopo una discussione con un vecchio amico, egli, sentendosi offeso, rompe il rapporto con me. Gli scrivo una lettera di scuse: forse ho usato senza volerlo parole poco adatte alla sua sensibilità. Non ottengo risposta. Attraverso amici comuni, vengo a sapere che lui è irremovibile: si è ormai alzato fra noi un muro. Comincio ad avere un certo timore a incontrarlo, e talvolta per strada cambio direzione se lo intravedo da lontano. Finché arriva un sabato sera. Mia moglie ed io decidiamo di cenare al ristorante. Abbiamo già ordinato, quando dalla porta vedo entrare proprio quella persona insieme alla moglie. Appena anche lui si accorge di me, esita, come volesse andar via. Mia moglie ed io ci guardiamo un attimo: ci capiamo al volo. Con un sorriso andiamo incontro alla coppia per invitarla al nostro tavolo. Lui accetta, all’inizio perplesso, ma poi visibilmente contento dell’invito. La serata trascorre serena. È bastato poco perché il rapporto tra noi ritornasse quello di prima, come se nulla fosse mai accaduto» .R. S.- Francia Miracolo? «Durante una prova scritta un mio compagno, da tutti ritenuto il peggiore della classe, mi chiedeva insistentemente di fargli copiare il compito. Non lo ritenevo giusto e non gliel’ho passato. Siccome all’uscita voleva farmela pagare, le mie amiche mi suggerivano di avvertire l’insegnante. Io però avevo in mente un’altra tattica. L’ho avvicinato e gli ho chiesto: «Cosa avresti risolto ingannando i professori? Se vuoi, possiamo studiare insieme ricominciando il programma da capo». Ha accettato. Ora si impegna e studia. Tutti mi dicono che ho fatto un miracolo… ma io so che questi sono gli effetti dell’amore». E. – Camerun Il terrorista «Sono una maestra elementare e spesso vengo mandata a insegnare nei villaggi di montagna, dove trovano rifugio anche terroristi dell’estrema sinistra. Mi era già capitato di imbattermi in quei drappelli, ma ero riuscita a nascondermi fra le rocce. Una volta però mi hanno rapita e trascinata nel loro campo. Ricordo interminabili giorni durante i quali sono stata sottoposta a lunghi interrogatori. Nonostante la paura, ho cercato di rispondere con molto rispetto. Ad uno di loro, che ha cercato per ore di indottrinarmi sull’ideologia socialista, ho obiettato che occorre prima cambiare se stessi se vogliamo trasformare le strutture di potere che ci sembrano ingiuste: «A cambiarci è l’amore che ognuno ha per l’altro». Forse le mie parole lo hanno toccato. Fatto sta che dopo l’interrogatorio mi ha lasciata andare. Da quel giorno ho sempre continuato a pregare per quell’uomo. Recentemente l’ho riconosciuto in televisione, mentre davano la notizia di un terrorista che aveva consegnato le armi ai militari, lasciando il suo gruppo».N. – Filippine (altro…)
Ott 27, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
Jánoshalma è una cittadina di circa 10mila abitanti nell’Ungheria meridionale, con una presenza dell’etnia Rom di circa il 3%, dove l’integrazione sociale è un tema caldo. È l’ultima ad aver conferito la cittadinanza onoraria a Chiara Lubich, ancora in vita, nel febbraio 2008. In questo contesto, lo scorso 7 ottobre è stata inaugurata un’istallazione del Dado della Pace, come già nella città natale di Chiara, Trento, qualche anno fa. Il Dado è nel parco al centro della città, di fronte al municipio, quasi come simbolo dell’aspirazione della cittadina; vicino al parco giochi realizzato alcuni anni fa con il lavoro della comunità locale dei Focolari e il Comune su richiesta di alcuni bambini del Paese, che dicevano al Sindaco di non aver un posto bello e pubblico per giocare. La proposta è partita dal Movimento dei Focolari, ma l’idea è stata accolta all’unanimità dal Comune. Nella realizzazione del Dado, i cui lati sono di 120 centimetri, con la struttura portante a misura d’uomo, in posizione diagonale, si è lavorato insieme a tanti, attirando la generosità di qualcuno: la ditta che ha fatto una buona parte dei lavori, ad esempio, ha offerto tutto il suo lavoro gratis…
L’originalità di questo grande Dado è che si può “tirare”, come si fa con quello di piccole dimensioni: si può girarlo, cioè, in varie direzioni per lasciarsi poi ispirare dalla frase che esce… All’inaugurazione erano presenti 150 persone, tra cui diversi alunni di scuole elementari e medie e alcuni bambini più piccoli, che frequentano ancora l’asilo. I rappresentanti della scuola cattolica che da anni usano il dado nelle loro classi, volevano proporlo a tutti i cittadini. C’erano anche le e i gen4, i bambini che vivono la spiritualità dei Focolari, che hanno raccontato davanti a tutti alcune loro esperienze e di come cercano di amare tutti. La mattina seguente alcuni bambini, andando a scuola, hanno cambiato strada per passare accanto al dado e poter “tirare”. Per chi volesse esercitarsi con un po’ di ungherese, ecco le sei frasi del dado: megbocsátok a másiknak – perdono l’altro meghallgatom a másikat – ascolto l’altro mindenkit szeretek – amo tutti elsőként szeretek – amo per primo szeretem a mellettem lévőt – ci amiamo a vicenda szeretem a másikat – amo l’altro (altro…)
Ott 26, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità

La protagonista al workshop dell’EdC a Loppiano
«L’anno scorso ho avuto il piacere di partecipare ad un workshop dell’Economia di Comunione a Loppiano. Lì mi si sono aperti gli occhi: fino a quel momento ero proiettata nel capire “cosa faccio”, senza pormi la domanda di “chi sono”. Ho capito che il lavoro è una vocazione: dovevo trovare, quindi, la mia vocazione, ciò che mi avrebbe resa felice. Ero alla conclusione del mio percorso universitario in ingegneria biomedica. A ottobre 2013 mi sono laureata al Politecnico di Torino, dopo aver fatto una tesi al Politecnico di Losanna in Svizzera. 5 anni trascorsi all’interno del Politecnico, 8 ore al giorno di lezione. Studiavo di notte, passando intere giornate senza instaurare relazioni vere tra colleghi. In ambienti di una certa fama è molto forte l’individualismo, la paura di essere scavalcati e anche i professori trasmettono l’ “ansia da primato”. Dopo tanti sacrifici mi stavo per laureare in tempo e anche col massimo dei voti. C’era una buona probabilità che stessi per vincere il dottorato in Svizzera con uno stipendio alto, casa sul lago e ottimi amici che mi attendevano. Era un momento fondamentale della mia vita, dove potevo decidere grandi cose. Ma qualcosa mi faceva paura: l’attaccamento alla carriera, ai soldi. Desideravo avere gli strumenti per poter iniziare a lavorare, direi, “controcorrente”. In tempo di crisi tanti giovani come me hanno difficoltà a trovare lavoro ed io non volevo chiudermi nella carriera senza guardare nessuno. Così sono arrivata al workshop EdC con tante domande. Non ho trovato tutte le risposte, ma un clima di apertura, dove imprenditori, professori e giovani erano tutti insieme, alla pari, a guardare l’Italia di oggi con le sue sfide. Ho capito che i tanti soldi sarebbero stati il primo ostacolo per la mia felicità, per me fatta di altro. Conferma l’ho avuta quando sono andata nelle Filippine, prima di iniziare il dottorato che, in aereo, ho saputo di aver vinto! Si trattava di un viaggio sociale che avevo già organizzato, in cui ho toccato con mano una cultura ben diversa dalla mia.
Lì mi sono trovata sotto il tifone più forte del mondo, il tifone Yolanda, nel novembre 2013. Il popolo filippino, seppur spesso abbattuto da simili tragedie, aveva quella dignità che faceva sentire anche a me… di avere tutto per essere felice! Ho capito la differenza tra “povertà” e “miseria”. La “povertà” era quella che avevo visto nelle Filippine, la “miseria” è una povertà senza fiducia, senza speranza, che avevo visto nei volti di molti amici italiani in seguito a questa crisi. Qui in Europa entrano in gioco la depressione e gli psicologi… È vero, c’è la crisi. Ma c’è la casa sopra la testa e il pasto quotidiano pure. La dignità che ho scoperto nelle Filippine è una lezione che servirà per la mia carriera lavorativa. Per questo ho rinunciato alla carriera in Svizzera ed ora lavoro a Loppiano, in un’azienda di Economia di Comunione nata per formare giovani non solo a livello relazionale-sociale ma anche attraverso il lavoro. Qui non faccio l’ingegnere, ma la manovale, dove non esistono macchine automatiche. Lavoro la creta con le mie mani. E sento che, per essere un bravo ingegnere, dopo anni vissuti sui libri, serve anche mettersi dalla parte dell’operaio. Magari a qualcuno sembrerà che stia perdendo tempo, ma vorrei essere quell’ingegnere che, quando guarda gli operai, sa di guardare delle persone con una loro dignità, mettendole al centro del proprio lavoro». (Maria Antonietta Casulli, 25 anni, Italia) (altro…)