Nov 10, 2012 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Come nella notte del deserto le stelle si fanno più luminose, così nel cielo del nostro cammino risplende con vigore la luce di Maria, Stella della nuova evangelizzazione… È lei che ci orienta nel cammino». È in profonda consonanza con queste parole del messaggio al popolo di Dio lanciato dal Sinodo, l’esperienza vissuta da oltre 80 sacerdoti e diaconi convenuti dalle diverse regioni del Brasile alla cittadella dei Focolari che sorge nei pressi di San Paolo, la Mariapoli Ginetta. Maria, “trasparenza di Dio, modello di fecondità pastorale, luce per la missione” è stata al centro del congresso promosso dal settore sacerdotale dei Focolari del Brasile per offrire il contributo del carisma dell’unità al “sacerdozio mariano”, quello stile di vita presbiterale inaugurato dal Concilio Vaticano II per i tempi nuovi della Chiesa. Nel tratteggiare l’influsso di Maria sul sacerdozio, monsignor Francesco Biasin, vescovo di Barra do Pirai–Volta Redonda ha parlato del servizio come «la maggiore promozione» per un sacerdote, della fraternità evangelica come stile di vita che «crea non rapporti di sottomissione, ma di collaborazione e corresponsabilità». Uno stile di vita teso a lanciare ponti ovunque, evidenziato da esperienze personali: «Il popolo ha sapienza. Dobbiamo insieme ascoltare lo Spirito e non chiuderci nella nostra programmazione». La teologa Sandra Ferreira Ribeiro ha richiamato la nuova impostazione mariologica data dal concilio e ha delineato alcuni tratti della storia del Movimento dei Focolari, «nato col Vangelo in mano e, da cui è fiorita una spiritualità che porta elementi originali alla mariologia, aprendo un varco anche nel dialogo ecumenico». «La gente oggi vuole vedere e sperimentare Gesù, toccare il mistero di Dio, sentire la sua presenza con i sensi dell’anima. Gesù che si fa presente nella comunione fraterna fa sperimentare a chi lo incontra i frutti dello Spirito: pace, luce, amore, forza», ha affermato padre Antonio Capelesso, responsabile della scuola permanente per seminaristi e sacerdoti della Mariapoli, nel ricco approfondimento sulla stretta connessione tra «questa presenza di Gesù nella comunità e l’ecclesiologia del Vaticano II».
Un’esperienza che si è fatta tangibile nello stesso congresso sacerdotale per l’intensa comunione costruita tra sacerdoti e con i laici, nota dominante che aveva animato gli approfondimenti teologici, lo scambio di esperienze tra sacerdoti, giovani e famiglie, i brani artistici, la visita alle concretizzazioni in campo economico, lavorativo, culturale, che compongono la cittadella. Maria, “tutta rivestita della Parola” è apparsa modello per la vita sacerdotale: i molti aspetti della sua vita approfonditi e vissuti nel corso del congresso hanno preparato una migliore comprensione di quella visione della Chiesa delineata dal teologo Urs von Balthasar e più volte richiamata da Papa Wojtyła e Papa Ratzinger: la coessenzialità tra profilo mariano e profilo petrino-istituzionale della Chiesa e hanno reso evidenti le sue implicazioni concrete. Fonti: Radio Vaticana – RG del 1.11.2012 Ufficio Stampa della Mariapoli Ginetta (altro…)
Nov 9, 2012 | Centro internazionale, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Dalla chiesa riformata e dalle chiese libere, metodisti e cattolici, personalità del mondo ecumenico, pastori e pastoresse, parroci, assistenti pastorali, membri di diversi movimenti da tutte le regioni linguistiche della Svizzera. 250 persone, al di là di ogni previsione, affollano la sala dell’Hotel Kreuz a Berna dove, l’8 novembre, si è svolto un simposio ecumenico organizzato dal Movimento dei Focolari dal titolo “Ecumenismo: dove sta andando?”. Al tavolo dei relatori tre ospiti di riguardo: un cardinale, una donna laica, un pastore riformato. Da Roma sono venuti infatti il card. Koch, svizzero, ora presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani e la presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce; a fare gli onori di casa, Gottfried Locher, presidente della Federazione delle chiese evangeliche della Svizzera (Fces) . Le loro relazioni indagano vari aspetti dell’impegno ecumenico con approcci diversi e una convinzione comune forte: il cammino ecumenico è irreversibile ed irrinunciabile, nonostante i segnali di stanchezza che a volte lo caratterizzano, facendolo apparire talora una missione impossibile. “Finché lotteremo per l’unità – afferma la presidente della Comunità di lavoro delle chiese cristiane in Svizzera (Clcc), Rita Famos – siamo sulla via giusta, vuol dire che non abbiamo deposto le armi. Oggi vogliamo stimolare il dialogo fra chi spera sognando, con chi lotta per l’unità”. In effetti uno dei “pericoli” nel cammino ecumenico è quello di “abituarsi alle differenze pensando di stare bene senza l’altra Chiesa”, sostiene Locher. Forse “ci siamo messi comodi”, non troviamo più che “questa divisione è scandalosa”. Da qui il suo invito a “costruire più unità lì dove per ora è possibile”, a partire dalle chiese riformate cantonali spesso tanto indipendenti fra di loro, per trovare più comunione e una voce, un messaggio comune in quanto chiesa riformata Svizzera nei temi importanti. Forte il suo richiamo costante alla forza trasformante della Parola.
Tanti sono i protagonisti di questo percorso che vive ora momenti di entusiasmo, ora fasi di stallo. Fra questi i papi, come ricorda il card. Koch citando la passione ecumenica che ha portato ad esempio Giovanni XXIII ad istituire nel 1960 il segretariato per la promozione dell’unità dei cristiani – l’attuale Pontificio consiglio da lui presieduto -; che ha visto Paolo VI molto vicino al mondo dell’ortodossia di Costantinopoli con la cancellazione, tra l’altro degli anatemi reciproci che hanno “espulso il veleno della scomunica” dopo 900 anni, e lo hanno portato ad incontrare il primate anglicano Ramsey. E poi Giovanni Paolo II coi suoi tanti gesti concreti per l’ecumenismo, fino a Benedetto XVI, che nel suo primo messaggio ha affermato di voler lavorare con tutte le forze per l’unità dei cristiani. Non solo l’ecumenismo promosso dai responsabili delle Chiese, né solo quello portato avanti dai teologi; c’è, ed è vitale, un ecumenismo della base, un ecumenismo della vita, un ecumenismo di popolo. Ed è quello di cui parla Maria Voce che racconta – citando esperienze concrete di bambini e di adulti in diversi paesi – quanto l’accento posto sulla vita della Parola, la fede nella promessa di Gesù di essere presente “dove due o più sono uniti” nel Suo nome (Mt 18,20), l’amore a Gesù crocifisso e abbandonato simbolo di ogni disunità, punti forti della spiritualità dei Focolari, si siano rivelati “ecumenici” attraverso la vita; quanto abbiano aperto, cioè, campi di dialogo fra cristiani di diverse chiese (attualmente 350) che ritrovano ora in un punto, ora nell’altro, aspetti fondamentali del loro credo. Un “ecumenismo dal basso che non si oppone a quello dall’alto. È un tipo di dialogo che può servire come humus, sul quale gli altri possono fiorire e svilupparsi”, sostiene la presidente dei Focolari.
Tanti sono i dialoghi esistenti fra le Chiese, tanti i tipi di dialogo, diversi i livelli raggiunti. E le difficoltà, che non mancano, spesso fanno vedere lontana la meta del testamento di Gesù realizzato. A volte si perde di vista la strada da intraprendere, ci si allontana più che avvicinarsi. In sala viene ricordato che Gesù, nella sua preghiera, non ha comandato l’unità: l’ha chiesta al Padre. Quello a cui noi cristiani siamo dunque chiamati è collaborare con passione e pazienza; ma l’unità è un dono di Dio da invocare insieme. Così come insieme dobbiamo sentire il dolore della divisione, insieme riconoscere la colpa della disunità, insieme lavorare perché “tutti siano uno”. Una società sempre più scristianizzata esige la testimonianza e l’impegno di cristiani uniti. Anche questa è convinzione comune. di Aurora Nicosia, inviata (Fonte: Città Nuova online) (altro…)
Nov 9, 2012 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
Dopo il passaggio dell’uragano Sandy nella parte orientale dell’Isola ci scrivono da L’Avana: «La città di Santiago e altri paesi della regione circostante sono stati fortemente colpiti. Si prevedeva una ‘tormenta tropicale’, ma, in pochissime ore, si è convertita in un uragano di categoria 3. Le situazioni più gravi sono dovute alla distruzione delle abitazioni e delle coltivazioni». Secondo fonti governative, da una prima valutazione risultano 15.392 le case distrutte totalmente, e 36.544 parzialmente, senza contare gli effetti sugli ospedali, scuole, chiese ed altre infrastrutture pubbliche. I danni provocati dall’uragano hanno compromesso una situazione abitativa in tanti casi già precaria. La situazione è molto difficile: scarseggiano i viveri, i materiali per la ricostruzione. Dopo una settimana comincia a ripristinarsi la corrente elettrica. La comunità dei Focolari, in particolare i giovani e i ragazzi, sono attivissimi nell’aiutare a sgombrare le strade, ad effettuare piccole riparazioni nei loro quartieri, a preparare le mense per i poveri nelle parrocchie.
“Da L’Avana – scrivono- un gruppo, si è subito recato a Santiago con un pulmino carico di viveri e generi di prima necessità, ma soprattutto per stare con la gente e condividere i loro pesi e sofferenze, cercando di aiutarli in quel poco che è possibile. Abbiamo portato gli aiuti nelle case. Le persone non trovavano parole per ringraziare! Tutto è arrivato al momento giusto. In una famiglia non c’era più sale, in un’altra mancavano candele e fiammiferi, altri, da giorni, non avevano da mangiare a sufficienza…Soprattutto abbiamo fatto arrivare il conforto e la solidarietà del Movimento in tutto il mondo. La nostra città è stata devastata, ma, nonostante questo, l’amore reciproco tra noi si è rafforzato e la fraternità verso tutti ci aiuta a non essere sopraffatti dalla tristezza”. L’ONGs AMU (Azione per un Mondo Unito) sostiene a Cuba alcune micro imprese con la prospettiva di nuovi sviluppi. Inoltre, ha offerto aiuto per la ricostruzione o ristrutturazione di alcune abitazioni danneggiate dagli uragani precedenti. È in corso un progetto pilota col quale fare esperienze utili da ampliare poi su vasta scala. ______________________________________ Per saperne di più o per sostenere il progetto: AMU – http://www.amu-it.eu Associazione Azione per un Mondo Unito presso Banca Popolare Etica, filiale di Roma. Codice IBAN: IT16G0501803200000000120434 Codice SWIFT/BIC CCRTIT2184D Causale: Progetto: La mia casa è la tua casa (altro…)
Nov 8, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
I bambini ascoltano con occhi stupefatti le spiegazioni di Pietro, mentre vivono il loro giorno di scuola in un’aula dove non ci sono né banchi né lavagne, ma l’unica “cattedra” è la natura. Passano molte scolaresche dalla Fattoria Loppiano, dove si impara a coltivare l’amore per le piante e gli animali. Pietro Isolan è un giovane perito agrario, da 18 anni in forza alla Fattoria Loppiano: «È stata anche la crisi economica a spingerci a cercare nuove idee per dare un futuro all’azienda. Una di queste è la “fattoria didattica”, un progetto che offre ai bambini, come agli studenti di istituti tecnici e professionali, un laboratorio a cielo aperto, con uno spazio dedicato all’allevamento e all’orto aziendale. L’obiettivo è quello di far sperimentare sul campo un metodo di produzione, conoscendo la diversità delle specie animali e vegetali, offrendo la nostra esperienza che ha al suo centro il rispetto della persona e dell’ambiente». L’offerta didattica presenta diversi moduli, adattabili alle esigenze delle scuole, che prevedono anche percorsi a tappe distribuite durante l’anno. Alla base di questo nuovo sviluppo c’è un’esperienza personale che Pietro ha condiviso con gli altri colleghi dell’azienda, facendo di una possibile fragilità un punto di forza per tutti: «Dopo tanti anni di lavoro, a seguito di una crisi spirituale e personale, mi sono reso conto di avere una certa esperienza per dare un contributo all’azienda, ma di avere delle competenze non ancora del tutto sviluppate; e forse, in caso di necessità, non avrei saputo procurarmi il sostentamento per la mia famiglia».
Pietro racconta di una profonda ricerca personale che, nel rapporto con la natura, scoperta come manifestazione della creazione di Dio, ha avuto il centro fondamentale. Una ricerca spirituale che ha portato il giovane perito ad approfondire i segreti della “permacultura” (l’utilizzo sostenibile della terra) e di varie tecniche che mirano all’ottenimento delle produzioni agricole, ma anche alla conservazione dell’agro ecosistema. Un’agricoltura dunque “sostenibile”, adatta alla filosofia di produzione della Fattoria da sempre attenta a questi valori: « È nato così un orto completamente sostenibile, lavorato in modo da arricchire l’ecosistema agricolo e che è stato impiantato e curato con i bambini che sono passati in questi primi anni. Oggi vi si coltivano verdure di stagione e si allevano alcuni animali da cortile». Anche in questo ulteriore sviluppo della Fattoria Loppiano è possibile ritrovare la radice comune che ha animato ogni passo compiuto in questi anni: cercare rapporti di fraternità, rapporti genuini per le persone ma anche per l’ambiente: «Sono convinto infatti – conclude Pietro – che, come in natura tutto è collegato, anche i rapporti tra singole persone, e nei rapporti tra istituzioni, si possano creare sinergie e collegamenti che aumentano in modo esponenziale l’efficacia e la diffusione di queste buone pratiche. Alla fine mi sono ritrovato tra le mani la realizzazione di una frase che lessi qualche tempo fa e che mi colpì moltissimo… Il tuo vero lavoro è creare bellezza, la tua vera azione sociale è creare coscienza». A cura di Paolo Balduzzi (Fine V Parte… continua) (altro…)
Nov 7, 2012 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
È il 1967: Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, si rivolge ai giovani con queste parole “Giovani di tutto il mondo unitevi!”. Una frase, la sua, che segnerà, nell’anno successivo, l’atto di nascita del Movimento Gen (Generazione nuova): la prima generazione lasciava il testimone alla nuova; è l’immagine di una cordata che insieme, ma attraverso esperienze diverse, vuole realizzare il testamento di Gesù: “che tutti siano una cosa sola” (Gv 17,21). Nel 1985 sarà il momento dei Giovani per un Mondo Unito: il loro obiettivo è costruire la fraternità universale, attraverso iniziative concrete quali raccolte fondi per progetti di solidarietà e attività di valorizzazione del territorio. In tutto il mondo ci sono tantissimi giovani che vivono per questo ideale, ma hanno l’opportunità di incontrarsi tutti insieme? Chiara aveva pensato a tutto: il Genfest. La prima edizione si tenne nel 1973 a Loppiano (Toscana) con circa 8000 giovani. Soltanto due anni dopo ben 20000 giovani si ritrovarono al PalaEur di Roma alla presenza del papa Paolo VI che li salutò dicendo: «Nasce un mondo nuovo». Seguirono altre edizioni del Genfest, fino all’ultima, la decima, che si è svolta quest’anno dal 31 agosto al 2 settembre. I giovani di Chiara, ben 12500 provenienti dai 5 continenti, hanno potuto ritrovarsi a Budapest, che per 3 giorni si è trasformata in “capitale della cultura dell’unità”. Il titolo del Genfest 2012 “Let’s Bridge!” è esplicativo dell’esperienza vissuta; tre giorni trascorsi a costruire ponti di condivisione tra giovani diversi per culture e tradizioni religiose e no, ma tutti mossi dallo stesso desiderio di vivere seguendo la Regola d’Oro, “Fai all’altro quel che vorresti fosse fatto a te” trasversale ad ogni credo, accogliere il prossimo che ci passa accanto come un fratello da amare senza riserva alcuna.
Su questa scia, il 3 novembre circa 200 Giovani per un Mondo Unito si sono ritrovati presso l’istituto Don Luigi Guanella di Scampia (NA). Hanno così dato inizio al loro Let’s bridge… NOW!!! È lì che vogliono far sentire la loro presenza, portare la fiamma viva del loro amore. Il parroco ha messo a disposizione la struttura, il suo tempo; il presidente della municipalità, ha accolto con entusiasmo questa presenza. «Noi volevamo fare qualcosa per i giovani di quel quartiere (raccontano i GMU). Ci siamo organizzati con attività di animazione nelle piazze, abbiamo dato vita ad un’attività ecologica per ripulire un campo da basket e permettere ai bambini di tornare a giocare; alcuni di noi sono stati con un padre gesuita, nel campo rom, per riparare una tettoia e costruire un muretto per impedire all’acqua di entrare in una baracca. Il tutto accompagnato da canzoni e musiche di un gruppo di ragazzi che ha allietato noi e le persone che, curiose, si affacciavano dai balconi. Un pomeriggio per colorare Scampia, per rendere la città più accogliente. Siamo entrati lì in punta di piedi, non volevamo che la nostra fosse un’iniziativa isolata che diventasse una vetrina da mostrare ai media o alle istituzioni, vogliamo che sia il punto di partenza di una serie di iniziative che matureranno nel tempo e con i rapporti». Al termine della giornata i piedi erano ancorati a terra: lì abbiamo trovato una famiglia nelle persone, nei bambini che salutandoci ci hanno detto: “Ritornate presto ché vi aspettiamo”. Le fondamenta del ponte sono state gettate; la strada è lunga, ma noi ci crediamo! Il 1° dicembre ci troveremo ancora a Scampia. Un popolo di santi? Sì, se viviamo la santità come Chiara ci ha insegnato: pensare e agire con amore». Fonte: La discussione (altro…)
Nov 7, 2012 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

(da sinistra) Maria-Goretti con le focolarine
in Burundi
«Ho perso la mamma, uno zio e sua moglie all’inizio della guerra del 1993. Tutti e tre sono stati uccisi da persone del nostro stesso quartiere che conoscevamo bene. Papà ha preso con noi i nostri cugini rimasti orfani. Tutti insieme eravamo in 14 e il babbo non ha mai fatto differenza tra noi. Per tenerci uniti nostro padre ha deciso di non risposarsi. Essendo la più grande, l’aiutavo perché i più piccoli non sentissero troppo la mancanza della mamma. Alla mia proposta di fare giustizia nei confronti di chi aveva ucciso i nostri, papà ci ha sempre aiutato a perdonare e ci ha spiegato cosa significasse per lui la riconciliazione. Ha incoraggiato i miei fratelli a iniziare un “club”: un’associazione di giovani per promuovere la pace e la riconciliazione. Questo club ha contribuito tanto a riappacificare gli animi nel nostro quartiere e nel nostro Comune.
Adesso vivo in Italia. Quando, in primavera è giunta la notizia del suo ricovero in ospedale, mi è venuta l’idea di scrivere e di comunicarlo ad alcuni per chiedere preghiere. Poi è stato trasferito nel reparto di terapia intensiva, così mi sono affrettata per tornare in Burundi. Arrivata lì l’ho trovato molto sofferente; i miei fratelli facevano di tutto per lui; ho pensato allora a tutto il suo amore per noi figli, all’amore manifestato in tanti modi a tante persone, compresi quelli che avevano ucciso i nostri genitori, alla Parola di Vita che stavamo vivendo: “A chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha” (Mt 13,12), e a Gesù sulla croce. Un giorno dopo il mio arrivo, papà è partito serenamente per il Paradiso, come se mi avesse aspettato. Ripensando in seguito alle parole del nostro arcivescovo durante la messa del funerale –in cui ricordava i loro colloqui riguardo alla riconciliazione e alla pace – mi si è confermato, come ci ricordava Chiara Lubich, che il Paradiso è una casa che abiteremo lassù, ma che costruiamo già da questa terra». Maria-Goretti (Burundi) (altro…)