Mar 17, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
6 settimane di preparazione, 34 attori protagonisti, e 250 spettatori. 36mila rupie raccolte, l’equivalente di ca. 500 €, non male se si pensa che la cifra consentirà a ca. 10 ragazzi della città di partecipare al programma di 5 giorni che si svolgerà a Mumbai. Il Movimento dei Focolari è presente in India dal 1980. Oggi ci sono centri a Mumbai, Bangalore, Goa e New Delhi che promuovono varie attività: Mariapoli, incontri mensili per adulti, famiglie, e giovani. In diverse città –Vasai, Pune, Panjim, Margao, Vasco, Trichy – sono attivi gruppi di persone che aderiscono allo spirito dei Focolari. Quest’anno c’è una grande meta davanti: la Settimana Mondo Unito (SMU), appuntamento annuale dei Giovani per un Mondo Unito con l’obiettivo di rendere visibili i tanti passi che in varie parti del mondo si compiono nel cammino verso la fraternità. La SMU 2015 passa dall’India. Come l’anno scorso in Africa, attorno al concetto di Ubuntu, stavolta è il subcontinente culla di un’enorme varietà etnica e religiosa ad ospitare l’evento centrale della settimana a Mumbai, dal 27 aprile al 1° maggio, e la conclusione a Coimbatore, nel Tamil Nadu (sud dell’India), il 4 maggio. Già nel 2009 Coimbatore aveva ospitato il “Supercongresso Gen3”, con adolescenti da tutto il mondo, e con la collaborazione col movimento gandhiano Shanti Ashram. Si può immaginare il carico di lavoro per la preparazione di tutti i particolari. Per questo tutta la comunità dei Focolari sul posto ha deciso di rimboccarsi le maniche e sostenere i giovani nell’iniziativa. Una prima realizzazione è stata proprio il musical “Il ruscello nella foresta”, andato in scena il 22 febbraio scorso. Una storia scritta a partire dal messaggio di unità che i Gen4 (i bambini del Movimento dei Focolari) portano anche nelle loro canzoni. Ore di prove, con l’entusiasmo e l’impegno dei bambini, e con qualche inconveniente: il giorno prima del musical due di loro si sono ammalati con febbre alta e gli autori hanno dovuto cambiare il testo! «I miei figli sono strafelici! – spiega una mamma – Hanno fatto nuove amicizie e mi dicono che già hanno nostalgia delle prove. Gli mancano più che gli amici di scuola, perché, mi dicono, c’era una tale gioia di incontrarsi, diversa da quando incontrano i compagni di classe». «Anche se i bambini hanno talento, per cantare o ballare – racconta un’altra mamma – è bellissimo vedere questi talenti usati per una cosa così bella, con dei valori». भारत की ओर से आप सभी को बधाई (Bharat ki ora se aap sabhi ko badhai) A tutti un grandissimo saluto dall’India! https://vimeo.com/122305928 (altro…)
Mar 15, 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
SOR sta per School for Oriental Religions (Scuola per le religioni orientali). «È stata una delle idee tipiche della genialità del carisma di Chiara Lubich» scrive Roberto Catalano, co-responsabile del Centro per il Dialogo Interreligioso del Movimento dei Focolari, nel suo blog. Giunta quasi al termine del suo primo viaggio in Asia nel gennaio del 1982, la fondatrice dei Focolari lanciò un’idea che pareva un sogno. Si trattava di avviare, nella cittadella delle Filippine, Tagaytay, punto di riferimento per i Focolari in Asia, corsi di formazione che permettessero ai cattolici di aprirsi, adeguatamente preparati, al dialogo con fedeli di altre religioni. Chiara Lubich arrivava dal Giappone dove aveva avuto l’occasione, su invito del rev. Nikkyo Niwano, fondatore della Rissho Kosei-kai, movimento di rinnovamento buddhista giapponese, di parlare della sua esperienza cristiana a migliaia di buddhisti. L’impatto era stato forte non solo nei buddhisti che ascoltavano una donna cattolica parlare nell’Aula Sacra di fronte alla grande statua del Buddha, ma per Chiara stessa. All’arrivo nelle Filippine, nazione cristiana dell’Asia, aveva intuito la necessità di lanciare il Movimento dei Focolari, particolarmente quello di quel continente, a dialogare con buddhisti, musulmani e indù. Ma aveva colto anche la necessità di prepararsi adeguatamente per un compito impegnativo che non doveva andare a scapito delle identità religiose di ciascuno. Dopo aver confidato il suo sogno ad alcuni dei dirigenti del Movimento, una persona aveva offerto una casa che poteva ospitare professori e piccoli corsi. È così che è nata la SOR che, nel corso di questi tre decenni, ha svolto week-end di formazione a cristiani dell’Asia su argomenti che riguardano le varie religioni. A partire dal 2009, poi, con il diffondersi di tensioni religiose e del fondamentalismo, si è pensato di affrontare temi specifici, trasversali: Dio nelle tradizioni asiatiche, il comandamento dell’amore, il ruolo delle Sacre Scritture e, quest’anno, il posto ed il significato della sofferenza.
Dal 26 febbraio al 1° marzo la Cittadella Pace (Tagaytay) ha così ospitato circa 300 persone provenienti per la maggior parte dalle Filippine, ma con delegazioni anche da Pakistan, India, Myanmar, Thailandia, Vietnam, Hong Kong, Taiwan, Indonesia, Giappone e Corea. Sono quasi tutti cattolici, ma tre buddhisti membri attivi dei Focolari hanno voluto essere presenti, provenienti da Giappone e Thailandia. L’argomento: Il senso della sofferenza nelle religioni asiatiche: induismo, buddhismo, islam e cristianesimo. L’obiettivo: mettere in evidenza il valore e il significato che le rispettive tradizioni danno al dolore in generale, quello fisico, come quello spirituale e psichico o quello provocato dai disastri naturali. I relatori erano esperti dei vari settori, presenti anche tre vescovi (Roberto Mallari, di S. José Nueva Ecija nelle Filippine, Brenan Leahy, di Limerick in Irlanda, e Felix Anthony Machado di Vasai in India) e un professore americano esperto di buddhismo (Donald Mitchell della Purdue University) collegato via skype. La scuola ha, poi, offerto l’occasione di condividere esperienze di dialogo in Paesi dove i cristiani sono una sparuta minoranza, come India, Thailandia, Giappone, Taiwan. «Sono venuti per imparare a dialogare con le altre religioni, ma quello che hanno riscoperto è stato il cristianesimo nella sua dimensione più profonda e, allo stesso tempo, aperto a tutti coloro che si incontrano a qualsiasi credo appartengano» conclude Catalano. Chiara ha capito la necessità di formare cristiani al dialogo in un continente che vive in un caleidoscopio di fedi. Un dialogo che non relativizza né appiattisce, dove ognuno deve essere se stesso ed incontrando l’altro riscoprire le sue radici. (altro…)
Mar 13, 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Esiste “una politica che ne valga la pena”, in un momento storico che vede la politica in piena crisi, spesso identificata col potere corrotto o con interessi particolari? Se ne è discusso nel pomeriggio del 12 marzo, nell’ambito del primo dei numerosi eventi mondiali in occasione del 7° anniversario di (1920-2008). «La sua fede semplice e forte – afferma nel suo messaggio Sergio Mattarella, presidente della Repubblica italiana –, unita ad una straordinaria capacità di leggere la modernità accettandone le sfide, ispira la vita di migliaia di persone in tutto il mondo, esortando costantemente istituzioni nazionali e internazionali a promuovere i valori della fraternità e del rispetto reciproco a favore del dialogo nella famiglia, nella comunità, tra i popoli». Per il presidente del Senato Pietro Grasso, Chiara Lubich ha elevato «la fraternità universale a “paradigma politico” capace di superare le differenze», e può essere considerata «soprattutto per le nuove generazioni, una grande maestra» che continua ad essere «un importante punto di riferimento, non solo per il mondo cristiano ma per tutti coloro che sono al servizio della pace e della solidarietà».
Per Chiara impegnarsi in politica significava rispondere ad una vocazione: «L’amore degli amori», la definiva. Una chiamata, cioè, la cui risposta «è anzitutto un atto di fraternità: si agisce per qualcosa di pubblico, che riguarda gli altri, volendo il loro bene come fosse il proprio». A tal fine, ha affermato la presidente dei Focolari, Maria Voce, nel saluto di apertura del convegno “Chiara Lubich: l’unità e la politica”, «è indispensabile partire proprio dall’unità, la sola a poter dare giusta rilevanza alla libertà e all’uguaglianza». «Unità e fraternità – continua – secondo il pensiero e l’azione di Chiara Lubich si affacciano appena sulla scena politica, ma non sono piccole le esperienze positive che ‐ come sinteticamente accennate nel video e come anche i giovani ci hanno mostrato ‐ si vanno realizzando in varie parti del mondo e ci incoraggiano a diffonderle e moltiplicarle per quanto arduo e audace possa essere».
Cosa significa vivere la fraternità universale in un ambiente tanto delicato? L’ha testimoniato Iole Mucciconi, che riveste un ruolo dirigenziale presso la Presidenza del Consiglio dei ministri: «Tutte le mattine è importante impegnarsi a fare bene il proprio lavoro fino in fondo; ho sempre presente i consigli di Chiara Lubich per vivere la fraternità: puntare all’onestà della vita, alla purezza dei costumi, al distacco dal denaro e alla condivisione di gioie e dolori con i fratelli».
Il problema della corruzione che, purtroppo, pervade lo Stato, è molto sentito anche da Raffaele Scamardì, assessore ai lavori pubblici nel XII municipio di Roma, in un momento in cui i magistrati e le forze dell’ordine stanno cercando di smantellare la rete di malaffare che ha intrappolato Roma Capitale. «Eppure, una politica per gli altri è possibile: aggiustando una strada rotta, ascoltando i cittadini e il loro bisogno di legalità e lavorando con una trasparenza che tenga lontana la corruzione».
La mattina, la stessa aula, aveva visto 300 giovani dei Focolari a colloquio con la presidente della Camera, Laura Boldrini, che li ha invitati ad agire ed influenzare le decisioni della politica.
Leggi anche: Per una politica che ne valga la pena
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Mar 13, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Sociale, Spiritualità
“La ‘Rete Fagotto Permanente’ vuol essere un’iniziativa concreta e immediata rivolta a molte persone in difficoltà dovuta alla situazione di crisi economica in cui viviamo”. Inizia così il testo che illustra il progetto che dal maggio scorso ha dato il via all’iniziativa. Il termine fagotto, che ricorda la raccolta di poche, povere cose in un fazzoletto ed è quindi sinonimo di povertà, ha assunto per Chiara Lubich e il primo nucleo dei nascenti Focolari, a metà degli anni ’40, il significato di condivisione, dono e ridistribuzione dei beni materiali. È nata così una prassi che consiste nel privarsi liberamente del sovrappiù e talvolta di quanto si crede necessario, per condividerlo e farne dono a chi è in necessità. Sono queste le radici del fagotto che ha trovato casa presso il Polo Lionello Bonfanti, nei pressi di Loppiano, divenuto luogo d’incontro tra chi ha da condividere beni e chi ha necessità. «Sono già passate circa 3.000 persone – raccontano Roberta Menichetti e Araceli Bigoni, del team che coordina l’iniziativa -, soprattutto famiglie che risiedono nel territorio. Ad oggi sono migliaia i capi di abbigliamento, per l’arredamento della casa, libri, piccoli utensili, giochi, servizi immateriali quali tempo, talenti e disponibilità, che sono arrivati e ripartiti con i nuovi proprietari». «Non è un caso che ad ospitare l’iniziativa sia il Polo Lionello Bonfanti – ribadisce Eva Gullo, presidente della EdiC spa, società che gestisce il Polo -, essendo questo spazio ‘casa’ di tutti i componenti dell’Economia di Comunione esso ha fra le sue motivazioni quella di diffondere “la cultura del dare”, ovvero la possibilità di contribuire al benessere sociale a partire da se stessi». Sono molte le storie di generosità nate attorno a questa iniziativa. Come quella della famiglia alloggiata presso i locali parrocchiali di una cittadina dei dintorni, che, avendo ricevuto la possibilità di trasferirsi in una piccola abitazione, ha trovato al fagotto i mobili per arredare la casa. La rete di amici ha organizzato anche il trasporto e il montaggio dei mobili a costo zero.
Voci come “provvidenza” e “fiducia” sono elementi insostituibili di quest’esperienza: come quel pomeriggio in cui, appena partito dal fagotto un lettino da neonato, è arrivata una richiesta per lo stesso genere di articolo. Neppure mezz’ora dopo è arrivato un altro lettino! Il progetto fagotto ha vinto il bando “Intraprendere nel sociale”, attivato dalla Fondazione Cattolica Assicurazioni per la sezione “Nuove povertà” che elargisce fondi ad enti che si occupano di progetti di aiuto agli indigenti. I fondi verranno utilizzati per un allestimento più funzionale dei locali. Dalla pratica della condivisione e del dono sono nate anche serate di approfondimento su tematiche come consumo, beni relazionali e fiducia, con esperti qualificati, oltre a percorsi di formazione, sugli stili economici che mettono al centro l’uomo e la sua dignità. All’entrata del locale, poi, si trova la “cassetta dei contributi” a disposizione di chi voglia lasciare qualche euro in cambio di ciò che ha trovato. Il contenuto della cassetta ha permesso di coprire le spese di assicurazione dei locali e, a volte, anche le prime necessità di qualcuno. Fonte: Loppiano online (altro…)
Mar 12, 2015 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Spiritualità
Da Montecitorio al mondo: questo percorso di Igino Giordani ha inizio verso la fine degli anni Quaranta, quando Igino è arrivato a un punto della vita un po’ problematico. Il mondo lo riconosce come un grande intellettuale cristiano, un fulgido studioso dei Padri della Chiesa, uno scrittore apologeta e coerente, ma lui avverte di vivere una certa “noia dell’anima”. A risvegliare la sua fede e la sua carità è l’incontro con Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari. L’incontro fra i due fu qualcosa di straordinario e lo dicono le circostanze speciali in cui avvenne: Igino Giordani era un uomo sposato, aveva 54 anni, 4 figli già grandi. Chiara era una giovane che aveva più o meno la metà dei suoi anni e chiedeva udienza per una necessità concreta: trovare un appartamento a Roma. Giordani, già membro dell’Assemblea costituente, era anche un deputato della Democrazia cristiana, di quelli “storici”, perché fu tra i primi – già negli anni Venti – a lavorare per il neonato Partito Popolare, il partito d’ispirazione cristiana fondato dal sacerdote Luigi Sturzo. Chiara era una giovane laica, e l’incontro avvenne ben prima del Concilio Vaticano II, quando normalmente non era frequente che alle signorine laiche venisse riconosciuto qualche ruolo nella Chiesa. Eppure, nonostante queste enormi differenze, l’incontro con Chiara trasformò Giordani, e da quel momento egli porterà in politica l’Ideale dell’Unità. Il suo annuncio giunse in un parlamento dove il contrasto ideologico era fortissimo. Il 16 marzo 1949 c’è in ballo il Patto Atlantico. «Giusto quando conoscevo da pochi mesi Chiara, – sono parole di Giordani – c’era una discussione sul Patto Atlantico, c’era la formazione dei due blocchi: uno che faceva capo all’America, agli Stati Uniti, uno che faceva capo alla Russia; si preparavano i preliminari per fare una nuova guerra, un massacro, la guerra definitiva. E un giorno si discuteva alla Camera nella discussione più aspra; mi ricordo: eravamo così arrabbiati quella sera nella Camera, che io temevo che qualcuno tirasse fuori una rivoltella e sparasse, tanto odio c’era tra i due gruppi. Io avevo chiesto di parlare ed ecco che prima di parlare si viene a mettere a sedere vicino a me un deputato cristiano, cattolico: Pacati, l’onorevole Pacati. Dunque mi disse: ‘Mettiamo Gesù in mezzo adesso che parli’. E io prendo la parola. Sul principio chiasso, urla, ecc.; piano piano si fa il silenzio, alla fine la Camera pareva diventata una chiesa, c’era un silenzio perfetto e io esprimevo le idee che noi impariamo nel nostro Movimento, cioè che la guerra non serve a niente, la guerra è la più grande stupidità, la guerra serve per la morte; noi non vogliamo la morte, noi vogliamo la vita e la vita sta nell’amore, nel cercare l’accordo. (…) Noi tutti quanti dobbiamo reagire, di qualsiasi parte del paese, di qualsiasi partito o fede noi siamo, perché si tratta veramente, sotto tante lacrime, sotto le brutture accumulate dalla guerra e dal fango, si tratta veramente di riscoprire il volto dell’uomo, in cui si riflette il volto di Dio». Lo stenografo parlamentare conclude il suo resoconto della discussione descrivendo gli applausi e le congratulazioni che da ogni parte dell’emiciclo giunsero all’indirizzo di Giordani. Ben presto, attorno a Igino si radunano numerosi parlamentari desiderosi di seguire l’ideale dell’unità. Ricordiamo solo qualche nome: Gaetano Ambrico, Palmiro Foresi, Tarcisio Pacati, Enrico Roselli, Angelo Salizzoni e Tommaso Sorgi, colui che diverrà il principale biografo di Giordani. Con loro, Giordani fa delle cose controcorrente, rispetto al clima dell’epoca. Per esempio, nel 1951 lavora all’«Intesa interparlamentare per la difesa della pace», insieme ad altri 40 parlamentari provenienti dal partito liberale, da quello repubblicano, socialdemocratico e democristiano. Sempre controcorrente, in pieno clima di guerra fredda, il suo pacifismo lo porta nel 1949 a promuovere con un parlamentare socialista, Calosso, la prima legge sull’obiezione di coscienza. Figurarsi le difficoltà che incontrò Giordani quando, come relatore, presentò la proposta alla Camera! Ma le sue convinzioni erano inossidabili: uccidere l’uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio, significa commettere deicidio. «Nasce una nuova coscienza civica, – scrive Giordani – la quale abbatte le divisioni di partiti o fazioni o correnti e di privilegi di casta, di razza, di classe, e, dilatandosi, supera i confini statali. L’impulso comunitario suscitato dall’amore cristiano e spinto sino ad inserirvi Gesù, è un risveglio religioso e sociale, che, se, come noi crediamo, riesce, muta la storia dell’umanità». Certo, proclamare oggi gli ideali di amore e di comunione in politica sembra quanto mai spericolato… ma era spericolato (e forse di più) pure ai tempi di Giordani. Sì, Giordani viveva nella profezia; e pur vivendo con profondo impegno le sfide del tempo, non vi rimaneva intrappolato. La sua era una profezia forte di un Ideale immenso, quello dell’unità, sorretto da una spiritualità moderna e avvincente, che Chiara Lubich ha donato al mondo, e che Igino Giordani ha vissuto anche in politica. Alberto Lo Presti (Direttore del Centro Igino Giordani) (altro…)
Mar 11, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
https://vimeo.com/121040670 (altro…)