Mag 10, 2013 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Contribuire a far sperimentare, per poi insegnare e diffondere nei Seminari, uno stile di vita evangelico centrato sulla comunione: ecco il nocciolo del paradigma su cui si è basato il corso per formatori che si è svolto nella capitale thailandese dal 15 aprile al 5 maggio. Il piccolo manipolo di sacerdoti europei giunti da Roma si trova di fronte una realtà ecclesiale viva, giovane e aperta al soffio dello Spirito. I seminari sono ancora pieni, come lo erano una volta quelli del vecchio continente, anche se il contesto sociale ed economico è in grande evoluzione. I 60 partecipanti al corso provengono da diverse zone dell’Asia: Pakistan, India, Malesia, Myanmar, Vietnam, Laos, Timor Este e Thailandia; sono dunque portatori essi stessi di impostazioni culturali diverse, ma la sfida a volgere in occasione di conoscenza ciò che può sembrare un ostacolo, è accettata da tutti con gioia. L’inizio dei lavori è preceduto dalla celebrazione eucaristica presieduta da mons. Francesco Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok e responsabile nella Conferenza episcopale locale per i seminari e la formazione del clero. Nel susseguirsi delle lezioni e dei giorni, molti colgono la testimonianza d’unità degli animatori del Corso, impegnati in prima persona a vivere coerentemente a quanto insegnato.
Don Silvestre Marques, direttore del Corso, nota “la crescente comunione tra tutti di esperienze, di difficoltà e di tante domande in un clima di grande unità e apertura”. Per Brendan Purcell, della diocesi di Sydney (Australia), un frutto di questo clima è la condivisione profonda: “Specialmente coloro che provengono dal Myanmar e Vietnam hanno parlato di come la loro vita umana e sacerdotale sia stata marcata da esperienze tragiche – uccisioni, morte violenta dei genitori – avvenute quando erano tanto giovani”. La seconda parte del Corso, è stata impostata sul modo di attuare la spiritualità dell’unità, presentata nelle varie aree della formazione, attraverso una dinamica di laboratorio di esperienze, identificando le sfide più urgenti e assumendo l’impegno di concretizzare quanto appreso nei propri seminari. “Stiamo facendo un corso vitale – si esprime uno di loro –, nel senso che impariamo in questi giorni a mettere in pratica la vita di comunione, con un beneficio diretto su ciascuno di noi ma anche per le chiese locali che rappresentiamo”. Dopo tre settimane di vita vissuta insieme e di una concreta esperienza di comunione, tutti indistintamente hanno testimoniato la realtà “di famiglia” creatasi ed il desiderio di continuare a portare avanti questa sfidante avventura: la formazione e preparazione dei futuri presbiteri, sia in Asia come in qualsiasi altra parte del mondo. (altro…)
Mag 9, 2013 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
I giovani del Movimento dei Focolari di tutto il mondo si sono dati appuntamento in Terra Santa: “Be the bridge” è lo slogan di quest’anno, con la certezza di cominciare a costruire un mondo unito. Guarda il video: http://www.fmc-terrasanta.org/it/attualita-eventi-e-societa.html?vid=4337 (altro…)
Mag 9, 2013 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Via alla santità”: Giovanni Paolo II al N. 87 dell’esortazione Apostolica Ecclesia in Africa così presenta il processo di inculturazione, avendo incoraggiato in tale direzione i vescovi del Kenya già dal 1980. Chiara Lubich nel maggio 1992 in profonda sintonia con il pensiero del pontefice, fa nascere a Nairobi (Kenya) una scuola di inculturazione secondo la spiritualità dell’unità ed intuisce come nel “farsi uno più profondo, che è il ‘farsi tutto a tutti’ di San Paolo (1Cor 9,22)”, vi sia “un’arma strapotente”. “Non si può entrare nell’animo di un fratello – spiega Chiara – per comprenderlo, per capirlo…se il nostro spirito è ricco di un’apprensione, di un giudizio”; “Farsi uno” – prosegue – significa mettersi di fronte a tutti in posizione di imparare, perché si ha da imparare realmente, significa tagliare completamente la radice della tua cultura e entrare nella cultura dell’altro e capirlo e lasciar che si esprima, finché l’hai compreso dentro di te, e quando l’hai compreso, allora sì, potrai iniziare il dialogo con lui e passare anche il messaggio evangelico attraverso le ricchezze che lui già possiede”. È, dunque, l’inculturazione, concepita da Chiara come uno “scambio di doni”: “Così il fratello ha prima dato e noi, poi, abbiamo fatto altrettanto… e su quel qualcosa di ‘vivo’ noi possiamo – servendo – innestare con dolcezza, con amore, con illimitata discrezione, quegli aspetti della verità, del messaggio evangelico che portiamo e danno pienezza e completezza a ciò che quel prossimo già crede e sono da lui spesso attesi, quasi agognati; aspetti che trascinano con sé, poi, tutta la verità”. In sostanza, sintetizza Chiara nel 2000 visitando la cittadella di Fontem (Camerun), “è l’amore che deve guidarci nell’inculturazione, così che agisca lo Spirito Santo”. In questi 21 anni si sono succedute, con cadenza biennale, varie edizioni della scuola di inculturazione; esse hanno, di volta in volta, preso in esame un singolo aspetto, culturale o esistenziale del vissuto: la proprietà e il lavoro; il concetto di Dio; persona e comunità; riconciliazione; sofferenza, malattia e morte; educazione; comunicazione; il sacro nella religiosità tradizionale dell’Africa sub-sahariana. Quest’anno, dal 10 al 13 maggio, l’oggetto di riflessione sarà “la persona nelle culture africane”, esaminato come di consueto, da tre prospettive: nella cultura africana tradizionale, nella Sacra Scrittura e nel Magistero della Chiesa alla luce del carisma dell’unità. Fonte: stralci di Chiara Lubich dalla Presentazione al volume “Il senso del sacro nell’Africa subsahariana” Opus Mariae, Nairobi, Centro per l’inculturazione, 2012, pp.5-7. (altro…)
Mag 8, 2013 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Spiritualità

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Aprile 2013. Uno dei tanti incontri che da oltre 20 anni in tutto il mondo creano occasioni di dialogo nel Movimento tra amici di convinzioni diverse. Un’apertura tanto più necessaria oggi in un mondo dove certe antiche distinzioni fra atei, credenti, agnostici e quant’altro appaiono sempre meno adeguate a catalogare gli esseri umani. Tanto più che nei paesi dove il senso religioso è più sviluppato, l’ateismo assume spesso i connotati di un semplice anticlericalismo. Chiara Lubich è stata tra le prime ad intuire l’importanza del dialogo tra cristiani e persone di convinzioni non religiose con una delicatezza ed una fraternità d’approccio decisamente innovativa. È stata proprio lei a ribadirlo ad un gruppo radunato Loppiano nel maggio del ’95: «Noi abbiamo una vocazione universale. Perciò il nostro motto è “Che tutti siano uno”. Ora, nei tutti ci siete dentro anche voi. Noi non possiamo fare a meno di voi, perché ci siete nei “tutti». Da allora le occasioni di incontro e di scambio si sono moltiplicate. Dialoghi a 360 gradi, costruiti abbattendo stereotipi e pregiudizi epocali. «L’anima umana è qualcosa di meraviglioso, e questo fa parte del mio materialismo – spiega Peter Fleissner, austriaco -. Perché mi impegno col Movimento dei Focolari? Perché abbiamo un’eredità comune: il mondo». Mentre il neozelandese James Hall-Kenney, afferma che «nel Movimento dei Focolari le persone comunicano dall’amore, dal cuore, anche se ci possono essere differenze di terminologia». Luan Omari, viene dall’Albania, e propone una traccia di valori comuni: «Credo nei valori che predica Gesù Cristo, pur non credendo che Gesù sia figlio di Dio, per esempio. Ma abbraccio i suoi valori, sono solidale con questi valori. È questo il terreno comune che ci unisce».
Claudio Vanni è responsabile delle relazioni esterne presso la Unicoop di Firenze; parla dell’individualismo come una delle caratteristiche che accompagnano il consumismo: «L’individualismo, se si afferma come cultura e come concetto, è l’opposto del dialogo, e quindi ognuno guarda i propri interessi non guarda agli interessi degli altri e senza dialogo non c’è bene comune, non c’è crescita sociale e ci sono conflitti». E dall’Argentina, Ruben Durante, parla di ascolto: «Se io rimango con tutta la mia idea dentro di me non ho la capacità di ascolto che tu hai bisogno per dirmi e donarmi la tua idea e la tua esperienza umana». Si tratta, dunque, di un dialogo in continuo divenire cercando di definire sempre meglio i rapporti e le prospettive tra un “noi” e un “voi”che tuttavia sottintende l’appartenenza ad un unico corpo. Maria Voce, presente allo scorso convegno, alla domanda su cosa aspettarsi dagli amici di convinzioni non religiose, risponde: «Mi aspetto che portino all’estremo, fuori del Movimento, gli ideali che animano il Movimento». «E cosa possono aspettarsi i nostri amici dal Movimento? Penso che possono aspettarsi quello che ognuno di noi vuole: che cioè si sentano accolti». A cura di Franz Coriasco (altro…)
Mag 5, 2013 | Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
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La Chiesa ortodossa, il 5 maggio, ha celebrato la Santa Pasqua. Ai fratelli e alle sorelle ortodosse di tutto il mondo, porgiamo l’augurio festoso con l’antico annuncio della Risurrezione del Signore preso dalla liturgia bizantina, il Tropario Pasquale (una breve preghiera ritmica composta di pochissime frasi, elemento costitutivo dell’innografia greca cristiana):
Cristo è risorto dai morti, con la sua morte ha vinto la morte, e a quelli nelle tombe ha donato la vita!
Greco: Χριστός ανέστη εκ νεκρών, θανάτω θάνατον πατήσας, και τοις εν τοις μνήμασι ζωήν χαρισάμενος. Christós anésti ek nekrón, thanáto thánaton patísas, kié tis en tis mnímasi zoín harisámenos.
Inglese: Christ is risen from the dead, trampling down death by death, and to those in the tombs, granting life.
Russo: Христос Воскресе из мертвых, смертию смерть поправ и сущим во гробех живот даровав
Romeno: Hristos a înviat din morţi, cu moartea pre moarte călcând, Şi celor din morminte viaţă dăruindu-le!
Arabo: المسيح قام من بين الاموات و وطيء الموت بالموت و وهب الحياة للذين في القبور
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Mag 4, 2013 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Sono le 16.30 del 1° maggio a Gerusalemme: una piccola folla di giovani è radunata nelle vicinanze della scala nella valle del Cedron che, secondo la tradizione, Gesù avrebbe percorso pregando il Padre: “Che tutti siano una cosa sola” (Gv, 17 21). Nei giorni precedenti hanno percorso le strade di questa terra culla di una cultura millenaria ma spesso teatro di contrasti e di divisioni alternando momenti artistici e workshop con incontri e approfondimenti all’insegna del dialogo e della multiculturalità. Quest’oggi hanno appena concluso una marcia, accompagnati da uno striscione che esprime un programma di vita: Be the bridge. “Essere noi stessi ponti fra tutti con la nostra vita”, spiega Nalik, portoghese, durante il collegamento che unisce Gerusalemme, Mumbai, Budapest e Loppiano (Italia), in un unico grande abbraccio che si irradia via internet e via satellite. A Budapest più di 150 giovani sono convenuti nell’Angolo della Fratellanza, inaugurato in occasione del Genfest: cinque panchine in pietra che portano incisa la Regola d’oro, fondamento della fraternità, in altrettante lingue diverse. Accanto a loro il dott. Miklos Rethelyi, Presidente della Commissione Nazionale Ungherese per l’Unesco, riceve le schede che descrivono i tanti “Frammenti di fraternità” attuati nel Paese. Sono definiti Frammenti di Fraternità azioni che puntano a costruire la fraternità a livello locale, nelle città, nei quartieri, e a livello mondiale con una vasta tipologia di gesti che vanno da esperienze personali vissute nel quotidiano ad interventi immediati per assistere vittime di terremoti, alluvioni, guerre, carestie. Per il rappresentante Unesco non si tratta solo di “buone intenzioni, ma anche attività di numerosi uomini e donne ungheresi che hanno approfondito i legami di fratelli e sorelle”. Mumbai contribuisce con un’esperienza di perdono, e Loppiano con la canzone Crossin’ the Bridge, in sintonia con il messaggio inviato ai circa 3000 giovani presenti da Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari : “Il ponte serve proprio per unire (…); non vi stancate di voltarvi verso il giovane che avete affianco. Il primo passo è a volte il più costoso, ma abbiate coraggio, lo facciamo insieme”. A Loppiano prende vita anche la prima esposizione delle iniziative dei GMU italiani: il servizio alle mense Caritas a Roma; il laboratorio musicale per l’Africa a Catania; l’associazione Arcobaleno per l’integrazione dei migranti a Milano; il progetto “Spot si gira” a Brescia; la Clown terapia a Perugia, per citarne alcune. Si presenta poi lo United World Project, nato nella cornice del Genfest e lo United World Watch (l’osservatorio sulla fraternità) che raccoglie gesti quotidiani, realizzazioni originali e fantasiose. La dott.sa Shyami Puvimanasinghr, Officer dell’ONU per il Diritto allo sviluppo, in un video-messaggio incoraggia i giovani a partecipare ai lavori del prossimo Social Forum (Sud Africa, 11-13 dicembre 2014) con entusiasmo ed idealità. La giornata appena conclusa segna l’inizio dell’annuale Settimana Mondo Unito (United World Workshop), expo di uno stile di vita e di iniziative che esprimono accoglienza, disponibilità, condivisione, rapporti autentici; i giovani delle Filippine hanno scelto di essere discretamente a servizio dei “più poveri tra i poveri” in alcuni quartieri di Manila. A Bruxelles, giovani provenienti dalle varie comunità linguistiche del Belgio, col progetto ‘Let’s peace- together4peace’ contagiano gli oltre 600 presenti con la gioia di vivere “l’arte di amare”. In Portogallo si alternano caffè concerto, azioni di volontariato, performance artistiche. In Zambia si presenta il progetto ad altri giovani. A Yogyakarta, in Indonesia, si prepara il primo Youth Day dei Giovani per un Mondo Unito, anche qui con l’intento di mostrare che la fraternità non solo non è un’utopia, ma già comincia a scrivere le pagine di una nuova storia.
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