Mag 26, 2011 | Centro internazionale, Spiritualità
“I sacerdoti in Cechia siamo pochi ed è praticamente impossibile vivere insieme almeno in due, però quando il sacerdote che aveva sposato i miei genitori è diventato anziano ho proposto che venisse ad abitare con me perché potessi occuparmi di lui. La presenza di una persona anziana ha influenzato l’architettura della canonica come della chiesa, adattata alle sue esigenze. Poco dopo è stato colpito da un ictus e quindi è stata necessaria una maggiore cura. Ma se devo dire la cosa più bella della mia esperienza sacerdotale non è tanto il numero delle persone che ho visto convertirsi, quanto questa condivisione profonda di vita”. “Dopo nove anni di duro impegno nella vita sacerdotale ho avuto un esaurimento nervoso e allora mi è stata data la possibilità di vivere con un altro confratello. Questa è stata per me la salvezza. Ho potuto continuare a dare il mio apporto in parrocchia e pian piano mi sono ripreso”. Queste due delle testimonianze offerte durante l’incontro di un gruppo di sacerdoti in contatto col Movimento dei focolari, il 24 maggio, nella giornata conclusiva del viaggio di Maria Voce a Praga. Non è facile la vita dei sacerdoti nella Repubblica ceca. In un Paese dove i cattolici sono il 25 per cento e i praticanti si attestano intorno al 4 per cento, anche il numero dei sacerdoti è molto basso così che ognuno di loro deve seguire contemporaneamente più parrocchie. I sacerdoti riuniti al Centro Mariapoli, che sin dai tempi del comunismo (nella maggior parte dei casi) hanno fatta propria la spiritualità di comunione proposta da Chiara Lubich, non mancano di sottolineare quanto condividere gioie e dolori, fatiche e successi con altri confratelli sia stato per loro un vero e proprio punto di forza, e per qualcuno, come si diceva, la salvezza.
Non manca di sottolinearlo il nunzio a Praga, mons. Diego Causero, venuto a salutare il gruppo: “Ringrazio i sacerdoti che hanno parlato. Mi hanno fatto piacere due aspetti in particolare: la disponibilità di vivere con un sacerdote anziano e il fervore con cui hanno raccontato la loro vita. A tanti di noi manca questo fervore; magari sappiamo tante cose, ma abbiamo bisogno di appassionarci. Tra i focolarini questo succede ancora e dà energia, creatività, forza espansiva. Essi hanno avuto un ruolo importante negli anni del comunismo: auguro loro di riprendere quella stessa forza perché il popolo ceco ha bisogno di leader con una ricchezza umana, una capacità di entrare in rapporto. Adoperiamoci!”. Intenso il dialogo con Maria Voce e Giancarlo Faletti su vari argomenti: dalla novità della spiritualità collettiva portata dal carisma dell’unità, all’impegno nella chiesa locale e all’interno del Movimento, dalle vocazioni ai giovani. Un sacerdote chiede: “Nelle terre con un tenore di vita più alto le vocazioni calano; viceversa, in quelle magari meno ricche si hanno più vocazioni. Secondo voi questo ha una motivazione spirituale o sociale?”. Maria Voce risponde: “Certamente le motivazioni sociali non mancano perché dove ci sono maggiori possibilità economiche ci sono più distrazioni che rischiano di soffocare la voce di Dio. Non penso che ci siano meno vocazioni perché Dio continua a chiamare, ma sicuramente ci sono meno risposte positive. Però, anche se i giovani hanno la possibilità di fare qualsiasi tipo di esperienza, a volte, proprio per questo, provano un’insoddisfazione più profonda. Tutto ciò può dare a Dio l’occasione di farsi sentire ancora di più. Io penso quindi che più che l’aspetto sociale vada curato quello spirituale. Preoccupiamoci di mostrare una forte spiritualità e di far vedere che siamo felici”. Anche in campo giovanile l’apporto dei sacerdoti qui risulta determinante: è normale che i giovani facciano riferimento a loro. E grande è l’attenzione della Chiesa in tutto il Paese verso le nuove generazioni. Nelle nove diocesi della Repubblica sono attivi i “Centri giovanili”, case con la presenza stabile di un sacerdote, una famiglia e dei giovani laici, centri di spiritualità dove vengono gruppi organizzati e giovani di passaggio, battezzati e non credenti. Saranno circa tremila i giovani cechi che parteciperanno alla prossima Gmg di Madrid. Una speranza per la Chiesa e per il Paese. Dall’inviata Aurora Nicosia (altro…)
Mag 24, 2011 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Spiritualità

Grottaferrata. Don Foresi, Igino Giordani, il canonico anglicano Bernard Pawley, la signora Margaret Pawley, Chiara Lubich, Eli Folonari (1962).
Il 14 gennaio Chiara si incontrò con un gruppo di luterani in Germania e quell’incontro le fece capire che la spiritualità dell’unità, basata sul Vangelo vissuto, non era per i cattolici soltanto, ma per tutta la cristianità. Nel mese di maggio, Chiara incontrò a Roma il canonico anglicano Bernard Pawley, che fu poi invitato come osservatore al Concilio Vaticano II. E il 24 maggio 1961 Chiara annotò nel suo diario: «La volontà di Dio è l’amore scambievole. Perciò per suturare questa rottura è necessario amarsi”. Questi i prodromi che portarono Chiara a fondare a Roma il “Centro Uno”, per l’unità dei cristiani. Affidò la direzione a Igino Giordani, pioniere ecumenico già dagli anni ’20. Il 1961 fu un anno carico di intuizioni. È l’inizio di quel promettente dialogo basato sul Vangelo vissuto. La spiritualità dell’unità con gli anni interessò anglicani in Gran Bretagna, riformati in Svizzera, Olanda e Ungheria. Fu accolta da cristiani di varie Chiese in Europa, dalle Chiese orientali in Medio Oriente e successivamente negli altri continenti. Il Patriarca Atenagora si interessò alla spiritualità dell’unità e chiamò Chiara ad Istanbul nel 1967 incoraggiando la diffusione di questo spirito nelle Chiese ortodosse. 
Chiara Lubich, Gabri Fallacara, Frère Roger Schutz (1978).
Dopo quasi 30 anni di impegno ecumenico del Movimento, nel 1996 a Londra, altra tappa storica. Incontrando un migliaio di anglicani, cattolici, metodisti e battisti che vivevano la spiritualità dell’unità, Chiara constatò che stava emergendo uno specifico dell’impegno ecumenico del Movimento: il “dialogo della vita”, “dialogo del popolo”, che non si contrappone agli altri tipi di dialogo ma che li sostiene. Oggi ci sono cristiani di 350 Chiese nei 5 continenti che vivono questo dialogo e testimoniano che è possibile vivere in unità con Cristo fra noi. Il 50° del Centro “Uno” è stato ricordato a Trento nel Teatro Sociale il 12 marzo scorso con una Giornata ecumenica internazionale intitolata: “Chiara Lubich: un carisma, una vita per l’unità dei cristiani”, che faceva parte di una “Settimana ecumenica” commemorativa dall’11 al 16 marzo a Cadine (Trento), dove, anche con testimoni della prima ora, si sono ripercorsi i frutti di questi cinquant’anni di impegno ecumenico di Chiara e del Movimento. 
Istanbul. Il gruppo della 18ª scuola di ecumenismo promossa dal Centro “Uno” sulla Chiesa ortodossa ricevuto al Fanar dal Patriarca Bartolomeo I (2010).
Nel suo messaggio, il card. Koch, tra l’altro, dice: “La testimonianza ed il servizio reso da Chiara Lubich alla promozione dell’unità dei cristiani sono doni preziosi ed inestimabili” perché “ha tracciato scie di luce e ha toccato in profondità il cammino di vita di tanti cristiani di diverse generazioni ed appartenenti a tante tradizioni ecclesiali”. E il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, invita i focolari sparsi nel mondo “ad alimentare ovunque il ‘dialogo della vita’ nel popolo cristiano, lievito nel Movimento ecumenico”, nella consapevolezza che “solo l’intensa spiritualità può accelerare il cammino verso la piena comunione visibile mediante la ricezione dei progressi conseguiti dai dialoghi ufficiali da parte di un popolo ecumenicamente preparato”. È arrivato anche un messaggio dal Rev. Olav Fykse Tveit, Segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese: “La ricordiamo come dono dell’amore premuroso di Dio, che ispira così tanti di noi col suo carisma e la sua spiritualità dell’unità”. Poi ricorda la sua prima visita nel 1967 che ha gettato “le fondamenta per decenni di stretta collaborazione, da cui, in tanti modi la fraternità delle Chiese membra del Consiglio delle Chiese ha tratto beneficio”. Il Centro “Uno” segue l’impegno ecumenico del Movimento nel mondo anche attraverso una rete di incaricati e promuove “settimane ecumeniche” e corsi di formazione. Sede attuale del Centro “Uno” Via della Pedica 44 A 00046 Grottaferrata (Roma) Email: centrouno@focolare.org (altro…)
Mag 20, 2011 | Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Bairro Coroado, della sterminata città di Manaus in piena foresta amazzonica. Una metropoli di 2 milioni di abitanti in continua espansione. Coroado in portoghese significa incoronato e ricorda la corona di spine che abbraccia tante metropoli brasiliane. Un abbraccio di poveri. Al cielo fa da contraltare il fiume, alle palazzine di periferia le palafitte sulla spiaggia. Specchio delle contraddizioni sociali che separano i poveri dai più poveri.
Poco distante, dieci minuti a piedi, il Centro Roger Cunha Rodrigues, fondato nel 1994 dai Focolari e da subito diventato progetto di Azione per Famiglie Nuove (AFN onlus). Da allora più di mille bambini hanno ricevuto istruzione, alimentazione, supporto alla famiglia e strumenti culturali sostanziati di valori solidi che favoriscono la crescita e le relazioni interpersonali. Per avviare un risanamento delle famiglie e della comunità. C’è chi è diventato pasticcere, chi elettricista, chi frequenta l’università.
Quest’anno il centro è frequentato da circa 300 persone e i bambini sostenuti a distanza sono 236. Solo nel 2010 i fondi inviati hanno raggiunto la cifra di 85 mila euro. Ora occorrono fondi per: ristrutturare l’edificio principale perché da quando è stato costruito non ha mai avuto lavori di manutenzione; costruire una nuova mensa; ampliare il refettorio troppo piccolo per i bambini presenti costretti a più turni per i pasti e tirar su le cinta murarie per difendersi dai ladri. È acqua che scorre e risana. di Aurelio Molé, pubblicato su Spazio Famiglia – Aprile 2011 (altro…)
Mag 18, 2011 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Spiritualità
(…) A guerra divide os homens, aliás, os massacra; e o terrorismo produz imensos danos, por rancor ou vingança, causados sobretudo pelo desequilíbrio que existe no mundo entre países ricos e países pobres. Portanto, mais do que nunca é necessário almejar a unidade e suscitar em toda a parte a fraternidade que pode gerar partilha, inclusive de bens. Como é possível promover no mundo a fraternidade, para que ela faça da humanidade uma única família? Isso é possível, se descobrirmos quem é Deus. Nós, cristãos, acreditamos em Deus, sabemos que Ele existe, mas Deus, embora o vejamos perfeitíssimo, onisciente e todo-poderoso, muitas vezes é imaginado por nós muito distante, inacessível e por isso não temos um relacionamento com ele. São João Evangelista nos diz quem é Deus: «Deus é amor» (1 Jo 4,8) e por isso é Pai nosso e de todos. Essa afirmação, bem compreendida, muda radicalmente as coisas. De fato, se Deus é Amor e é Pai, ele está muito perto de nós, de mim, de você, de vocês. Ele acompanha cada passo que dão. Ele se esconde por trás de todas as circunstâncias da vida de vocês, alegres, tristes ou indiferentes. Conhece tudo de vocês e de nós. Por exemplo, é o que diz a seguinte frase de Jesus: «Também os cabelos da vossa cabeça estão contados» (Lc 12,7), contados pelo seu amor, pelo amor de um Pai. Portanto, devemos estar certos de que Ele nos ama. Mas não basta: devemos colocar Deus no primeiro lugar do nosso coração, antes de nós mesmos, antes das nossas coisas, antes dos nossos sonhos, antes dos nossos parentes. Jesus disse claramente: «Quem ama o pai e a mãe mais do que a mim não é digno de mim» (Mt 10,37). E nasce outra pergunta: se Deus é Amor, é nosso Pai, qual deve ser a nossa atitude em relação a Ele? É óbvio: se Ele é Pai de todos nós, devemos nos comportar como seus filhos e irmãos entre nós; no fundo, devemos viver aquele amor que é a síntese do Evangelho, isto é, tudo aquilo que o Céu exige de nós. (…) Chiara Lubich
Mag 18, 2011 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Spiritualità
(…) War divides people, indeed it massacres them; and terrorism causes immense harm, through resentment or vengeance, due especially to the inequality between rich and poor countries in the world. Therefore, more than ever before, it is necessary to aim at unity and to foster brotherhood everywhere, a brotherhood which can also generate the sharing of goods. But how is it possible to kindle a brotherhood in the world that will draw all humanity into one single family? It can be done, certainly, by rediscovering who God is. We Christians believe in God, we know that he exists, but while we see him as being all-perfect, all-knowing and all-powerful, we often consider him to be far from us, unapproachable, consequently we do not have a relationship with him. John the Evangelist tells us who God is: “God is Love” (1 Jn 4:8) and for this reason he is our Father and the Father of all. Everything changes if we understand this statement in depth. If God is Love and he is our Father, he is close to us, to me, to each one of you, to us all; he follows our every step, he hides behind all the circumstances of our life, happy, sad or indifferent; he knows all about you, about us. Jesus tells us this, for example when he says: “Even the hairs of your head have all been counted” (Lk 12:7), counted by his love, by the love of a Father. Therefore, we must be certain that he loves us. But this is not enough: we must put God in the first place in our heart: before ourselves, before our possessions, before our dreams, before our relatives. Jesus says this very clearly: “Whoever loves father or mother more than me is not worthy of me” (Mt 10:37). This leads to another question: if God is Love, if he is our Father, what attitude should we have towards him? It’s obvious: if he is the Father of all of us, we must behave as his children and as brothers and sisters to one another; in practice we should live that love which is the synthesis of the Gospel, everything that heaven expects of us. Chiara Lubich
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Mag 18, 2011 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Spiritualità
(…) La guerra divide gli uomini, anzi li massacra; e il terrorismo arreca immensi danni, per rancore o per vendetta, causati soprattutto dallo squilibrio esistente nel mondo fra Paesi ricchi e Paesi poveri. E’ quindi più che mai necessario puntare all’unità e suscitare dovunque la fratellanza che può generare condivisione anche di beni. Ma come si può accendere quella fratellanza nel mondo che compagini l’umanità in una sola famiglia? Lo si può certamente riscoprendo chi è Dio. Noi cristiani crediamo in Dio, sappiamo che egli esiste, ma Dio, se lo vediamo perfettissimo, onnisciente e onnipotente, è spesso pensato da noi lontano, inaccessibile, e perciò non abbiamo un rapporto con lui. E’ Giovanni evangelista che ci dice chi è Dio: “Dio è Amore” (1 Gv 4,8) e per questo è Padre nostro e di tutti. Affermazione questa che, ben compresa, cambia radicalmente le cose. Infatti, se Dio è Amore ed è Padre, è allora vicino a noi, a me, a te, a voi; vi segue in ogni vostro passo, si nasconde dietro tutte le circostanze della vostra vita, liete o tristi o indifferenti; conosce tutto di voi, di noi. Lo dice, ad esempio, una frase di Gesù: “Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati” (Lc 12,7), contati dal suo amore, dall’amore di un Padre. Dobbiamo dunque essere certi che egli ci ama. Ma non basta: dobbiamo porre Dio al primo posto nel nostro cuore: prima di noi stessi, prima delle nostre cose, prima dei nostri sogni, prima dei nostri parenti. Gesù lo dice chiaro: “Chi ama il padre e la madre più di me non è degno di me” (Mt 10,37). E qui viene un’altra domanda: se Dio è Amore, è Padre nostro, quale il nostro atteggiamento nei suoi confronti? E’ ovvio: se egli è Padre di tutti noi, noi dobbiamo comportarci da figli suoi e da fratelli fra noi; vivere in pratica quell’amore che è la sintesi del Vangelo, e cioè tutto quello che il Cielo esige da noi. (…)
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