Movimento dei Focolari

Dio è vicino a chi soffre

Oggi il calore del Natale porta a sentirci tutti più famiglia, più uno fra noi, più fratelli: a condividere quindi ogni cosa: gioie e dolori. Dolori soprattutto con quelli che, per le più varie circostanze, trascorrono questo Natale a tu per tu con la sofferenza: una malattia, una disgrazia, una prova, una circostanza dolorosa … […] Se guardiamo con occhio umano la sofferenza, siamo tentati di cercarne la causa o in noi, o fuori di noi, nella cattiveria umana ad esempio, o nella natura, o in altro … Quell’incidente è colpa di Tizio; quella malattia è colpa mia; quella prova dolorosa risale a Caio … E tutto ciò può essere anche vero, ma, se pensiamo solo in tal modo, dimentichiamo il più. Ci scordiamo che dietro la trama della nostra vita sta Dio con il suo amore, che tutto vuole, o permette, per un motivo superiore, che è il nostro bene. […] Che dire allora, oggi, ai nostri che si dibattono nella sofferenza? Che augurio far loro? Come comportarci nei loro riguardi? Avviciniamoli anzitutto con sommo rispetto: anche se ancora forse non lo pensano, essi sono in questo momento visitati da Dio. Poi condividiamo, in tutto quanto è possibile, le loro croci. Assicuriamoli del nostro continuo ricordo e della nostra preghiera, perché sappiano prendere direttamente dalle mani di Dio quanto li angustia e li fa soffrire. Aiutiamoli poi ad avere sempre presente il valore della sofferenza. E ricordiamo loro quel meraviglioso principio cristiano per il quale un dolore amato come volto di Gesù crocifisso e abbandonato si può tramutare in gioia. […] Essendo a conoscenza che chi si mette a camminare nella via di Dio non può sottrarsi al patire, auguriamo a tutti di saper cogliere ogni piccolo o grande dolore che incontreranno con amore, con grande amore, per donarlo a Gesù Bambino, come i Magi hanno offerto i loro doni. Sarà il migliore incenso, il migliore oro, la migliore mirra che potremo deporre nel presepio. Chiara Lubich, 25 dicembre 1986 (altro…)

Nel cuore dei Caraibi

Nel cuore dei Caraibi

Nuvoletta_VenezuelaEmergenze continue, ma anche solidarietà e desiderio di ripartire. In Venezuela, un difficile quadro socio politico, l’inflazione alle stelle, l’aumento persistente del numero di persone in stato di povertà estrema, la mancanza per molti del necessario, gli scontri violenti. A Cuba e Portorico, dopo il passaggio dell’uragano, una difficile ricostruzione, l’esodo di migliaia di persone, la mancanza di elettricità, acqua potabile e comunicazione. Eppure, anche in mezzo a difficoltà estreme, la vitalità del popolo caraibico e la volontà di ricominciare non mancano. María Augusta e José Juan, della comunità dei Focolari della zona dei Caraibi, riferiscono: «La situazione generale in Venezuela è molto dolorosa, per la mancanza di cibo, medicine, per l’impotenza e la precarietà sempre più grandi e, in più, anche per il continuo esodo di persone che lasciano il Paese. L’elenco di nostri amici che sono già partiti, e di altri che si stanno accingendo a farlo, è lungo. Nonostante questo dobbiamo “rimanere ai piedi della croce”, in mezzo a tanto dolore, ma con la speranza nella resurrezione. Resurrezione che già vediamo nelle persone, nella loro profondità e nella solidarietà evangelica che le anima». Ofelia, a nome della comunità venezuelana, racconta: «Non è facile trovare soluzione ai problemi che stiamo vivendo, come la carenza di cibo, vestiti e medicinali. Ma abbiamo vive nel cuore le parole di Gesù “Date e vi sarà dato”, che possiamo vivere giorno dopo giorno. Se qualcuno non ha niente da mangiare, condividiamo il pacchetto di riso o le medicine e tutto ciò che ci arriva in mille modi. E tra coloro che ne hanno più bisogno circola tutto, senza distinzione. Ognuno pensa e tiene presenti gli altri, la vita circola e la comunità cresce. In mezzo alla violenza e alla precarietà di ogni giorno, la presenza di Gesù tra noi è come una fiamma che attrae e dà speranza». MeetingSulla situazione della comunità presente a Cuba, sono sempre María Augusta e José Juan a dare notizie: «Lo scorso fine settimana, a Santiago, si è tenuta una Mariapoli con circa 200 persone, un segno della vita che sorge sempre nuova in mezzo alle difficoltà che tutti devono affrontare». E sulle comunità di Porto Rico: «Come sapete bene, vivono dei mesi veramente tragici per i devastanti effetti dell’uragano che ha distrutto l’isola. Da lì riceviamo continue e commoventi testimonianze d’amore evangelico e di solidarietà tra tutti». Eccone alcune: «56 giorni senza luce e acqua per soli 30 minuti al giorno. Non è facile lavorare in ufficio col grande caldo, ma si può! La torcia illumina un po’, le bottiglie d’acqua si possono esporre presto al sole e a mezzogiorno hai già un po’ di acqua tiepida per lavarti. Per il forte caldo… un ventaglio o dello spray con acqua e alcool rinfresca per un pò…». «Alcuni giovani del Movimento e della parrocchia Inmaculado Corazón de María del paese di Patillas, insieme agli studenti del Colegio San Ignacio, hanno distribuito razioni di alimenti alle comunità bisognose. Complessivamente 237 sacchi di viveri». «La mia esperienza a Palma Sola è stata molto forte a causa della distruzione e della mancanza di tutto. Mettermi a servizio, insieme alla mia famiglia, è stata la cosa più bella che ho fatto nella vita». «Abbiamo sempre qualcosa da dare, valutando bene ciò che ci occorre e offrendo con gioia il resto a chi ne ha bisogno». «Siamo andati alla comunità di Recio del ‘barrio’ Guardarraya di Patillas. Era difficile arrivare per via delle strade distrutte dell’uragano. Cominciando dalla periferia dove la devastazione era totale, aggiungendo povertà a quella che già c’era, abbiamo trovato anziani con i volti stanchi e scoraggiati, persone con problemi di asma, ulcere nelle gambe, diabete (e il problema di come conservare l’insulina in assenza di energia elettrica), pressione alta. Un bambino aveva una allergia sulla pelle… Si è cercato di riutilizzare l’antico acquedotto comunitario per supplire alla mancanza d’acqua». «A Gurabo c’è stata la possibilità di conoscerci meglio con i nostri vicini, mentre li aiutavamo nelle loro necessità». «Andare avanti e rimetterci in piedi non dipende solo dal Governo, né dai militari, né da aiuti esterni. Dipende anche da noi, da me, da te. Insieme ce la faremo!». (altro…)