Movimento dei Focolari
Una felicità misteriosa

Dalla Sardegna, un invito all’unità e al perdono

Il Vescovo Mons. Meloni con Silvana Veronesi e membri della comunità locale.

Martedì 21 settembre,  nel contesto del Congresso Eucaristico diocesano di Nuoro, si è realizzata la giornata dedicata ai movimenti e gruppi ecclesiali preparata dalla consulta diocesana. Presenti più di 500 persone, appartenenti a 40 aggregazioni laicali, nella Cattedrale dedicata a Nostra Signora della Neve. Alla preghiera ed introduzione fatta dal Vescovo Mons. Meloni, è seguito  l’intervento di Silvana Veronesi, che ha così esordito:  “Su invito espressomi dal vostro amato Vescovo di parlare su: “l’Eucarestia fonte di unità nella missione”, offro – per quanto può essere utile – una mia testimonianza, su come il carisma dell’unità  si è manifestato a noi prime focolarine e su come possiamo viverlo nella  nostra  realtà ecclesiale oggi”. “Amare e amarci, perché l’Eucaristia che riceviamo abbia il suo pieno effetto, e attiri la grazia dell’unità con la presenza di Gesù Risorto fra noi”, il nucleo centrale del suo messaggio. Questa testimonianza e forte invito a vivere l’unità, accolto calorosamente dai presenti è stato sottolineato in modo particolare dai responsabili dei movimenti  nei successivi interventi, confermando l’impegno di un cammino comunitario. Al suo arrivo,  Silvana Veronesi aveva incontrato prima di tutto  la comunità dei focolari presente sul posto. E’ stata accolta, domenica 19 settembre con tanta gioia, calore e commozione.  Per due ore di conoscenza e comunione, Silvana ha fatto dono del suo rapporto personale con Chiara Lubich ed ha risposto alle loro domande. “Un pomeriggio di luce e di gioia – come hanno scritto in seguito nel loro messaggio – la tua venuta  ci ha lasciato  nell’anima una sola cosa:  Dio ci ama immensamente. E con la sua grazia vogliamo rispondere con rinnovata generosità”. E’ stata presentata anche l’originale iniziativa “L’ora della pace”, a proposito del perdono. Presa coscienza della difficoltà per la gente di concedere il perdono, nasce un’idea. Così raccontano: “Dieci anni fa quando è stato ucciso un sacerdote, abbiamo capito che non bastava più piangere, condannare, pregare, dovevamo fare qualche cosa in più. E’ nata così l’Ora della pace. Tutta la comunità alle ore 20.00 prega per chiedere al Signore la pace per la nostra terra… s’impegna secondo l’insegnamento di San Paolo: “Non tramonti il sole sulla vostra ira”. Se per qualche motivo spezziamo l’unità con qualcuno facciamo pace in giornata, prima delle ore 20, prima cioè dell’Ora della pace. Con il permesso del vescovo parliamo di questa iniziativa a tutti. Dai sacerdoti ai bambini. Con il programma televisivo A sua Immagine, venuto a Orani per intervistarci, ne abbiamo parlato a tutta l’Italia. S’iniziano a perdonare anche le cose più gravi. Quest’anno grazie ad alcune insegnanti che lavorano ad un progetto di pace nella scuola, l’Ora della pace è arrivata all’ONU”. (altro…)

Una felicità misteriosa

“Per voi”

Audio mp3 – Discorso Maria Voce all’Aula Nervi (Vaticano) 25 settembre 2010


Una standing ovation aveva salutato i genitori di Chiara Luce quando sono saliti sul palco dell’Aula Nervi, la sera del 25 settembre, pienissima e con maxi-schermi collegati in Piazza San Pietro.  Sorprendente la testimonianza di papà Ruggero: “Questi sono stati giorni specialissimi,  ma quello che voglio dire adesso è che stando con Chiara abbiamo vissuto momenti eccezionali. Vivevamo in un’atmosfera che non si può spiegare. Questi due anni son stati i più belli della nostra vita, i più benedetti da Dio, perché Gesù ci faceva vivere in una dimensione soprannaturale che ci sollevava da terra.  Come quando si sale sull’aereo, e dal finestrino si vede la terra, le nuvole. Tutti i nostri dolori e quelli di Chiara che erano ancora più grandi, li vedevamo laggiù, non ci toccavano. E’ stato il frutto dell’amore di tante persone che hanno pregato e ci hanno sostenuto.” “Vorrei salutare tutti, ma in particolare i giovani. Questa esperienza vale per tutti, ma la vita lei l’ha offerta per voi, l’ha data per voi!”.  Anche queste parole della mamma della neo-beata Chiara Luce Badano, sono state accolte con un lunghissimo applauso. Nella prima tappa Life (vita) –  130 i giovani attori coordinati da 70 tecnici –  hanno delineato, con musiche, coreografie, esperienze, servizi filmati, la nascita e l’infanzia di Chiara Luce che all’età di 9 anni aveva incontrato la vita del Vangelo, scelto come alfabeto della vita. Nella seconda tappa Love (amore), la crescita e l’adolescenza fino all’incontro con Gesù Crocefisso e Abbandonato, l’amore più grande. Lo sviluppo dello spettacolo è stato arricchito da testimonianze di ragazzi di oggi che hanno evidenziato l’universalità dell’esperienza di questa loro coetanea. Marilisa ha raccontato la dolorosa esperienza della separazione dei suoi genitori e la riconciliazione con il papà dopo 7 anni di silenzi e rancore. Testimonianze arrivate anche da lontano, come quella di una ragazza giordana impegnata nel dialogo con i suoi coetanei musulmani, e quella di un giovane del Pakistan. L’ultima parte della serata Light (luce), la più toccante e profonda,  è stata dedicata alla malattia, all’avventura del farsi santi insieme. «Chiara ha impiegato 25 minuti a dire di sì. Poi si è voltata verso di me col suo sorriso di sempre, raggiante, con uno sguardo proprio pieno di luce.  Non è più tornata indietro”. Così la mamma  ha fatto rivivere il momento in cui Chiara ha avuto l’annuncio della gravità del male. In un filmato del 1989 Chiara Lubich ha proposto con decisione  l’unità come  l’ideale  e Gesù Abbandonato la chiave per costruirlo. Il programma di vita di  Chiara Luce. Risuonano nell’Aula le parole in una lettera alla Lubich: «Ho scoperto che Gesù Abbandonato è la chiave dell’unità con Dio, voglio sceglierlo come mio sposo e prepararmi quando viene. Preferirlo! ». Verso la conclusione è salita sul palco Maria Voce, la presidente del Movimento dei Focolari. Le sue parole interpretavano il comune sentire della folla di giovani: “Adesso partiamo arricchiti e desiderosi di cose nuove, di cose grandi. Abbiamo vissuto momenti forti, fortissimi.  Insieme. Abbiamo scoperto una cosa bellissima: che tutto può cambiare: i nostri rapporti, il nostro modo di affrontare le gioie e i dolori anche quando si presentano d’improvviso, con un volto tragico, che possiamo far nascere una rivoluzione.  Ha un nome: amore. Partiamo con questa forza nuova nel cuore”. (altro…)

Una felicità misteriosa

“Cuánta luz en nuestra Chiara”

Como Chiara Luce
Conexión telefónica mundial
Castel Gandolfo, 9 de marzo de 2000

(A cargo de Thomas Klann)

 


Trascripción del vídeo (pdf)

(…) queridos todos:

En nuestro Movimiento – aun en medio de las inevitables pruebas que encuentra en su camino una Obra de Dios – estamos viviendo, en estos últimos tiempos, momentos de una alegría especial por distintas circunstancias.
Una de ellas es, sin duda, el progreso del proceso de beatificación de Chiara Luce Badano, nuestra gen de la región de Liguria, que ya es “Sierva de Dios”. Este proceso, concluida la primera fase en su diócesis, pasa ahora a Roma.

¡Chiara Luce! ¡Cuánta luz en nuestra Chiara! La trasmite sus fotografías, sobre todo del último periodo de su vida.
¡Cuánta luz en sus palabras, en sus cartas, en su vida dedicada a amar concretamente a muchos!
La revista Ciudad Nueva italiana y sus 33 ediciones en el mundo, han empezado a hablar sobre ella. Así podremos conocerla, edificarnos con su vida, contemplarla como modelo de los nuestros y de todos los jóvenes, pero también como testigo, para jóvenes y adultos, de un Ideal vivido con madurez a los 18 años.
No puedo y no quiero anticipar aquí mucho sobre la belleza, grandeza y santidad de su breve vida. Deseo que todos empecemos a conocerla leyendo nuestras revistas o una biografía suya que aparecerá dentro de poco.

Pero algo me gustaría decir.
Una lección, un estímulo deseo extraer de sus convicciones, todas impregnadas de Ideal.
(…) En una de sus últimas cartas, Chiara Luce me revela su decisión – dictada únicamente por el amor y por el Espíritu Santo en su corazón – de querer amar a Jesús abandonado por Él mismo, sin instrumentalizarlo en beneficio propio.
Por lo tanto, amar el dolor por Él, por Jesús abandonado y no porque una alquimia divina, que conocemos, lo transforma en amor.
Y Chiara Luce experimentó muchos dolores, principalmente en la última etapa de su vida terrenal. Pero había comprendido que esos eran perlas preciosas que debían ser recogidas con predilección a lo largo del día.
En el sufrimiento, que le suponía la fortaleza, la paciencia, la perseverancia, la constancia, etc., (todas virtudes necesarias para poder llamarse cristiano en momentos tan difíciles), era allí donde sentía que podía amar.
Era en las “sorpresas” (así llamaba a las repetidas alarmas de su físico) que podía encontrarse con Él, reconocer su rostro, desfigurado y lleno de amor y abrazarlo como una auténtica joven “esposa abrazada estrechamente a un Dios abandonado”.
Por ello, con Él Chiara Luce vivió, con Él ha transformado su pasión en una canción nupcial, visto su deseo de que, cuando su alma santa pasase a la Otra vida, fuera vestida con un traje de novia. Y se ocupó de cada detalle, porque ella, en aquel momento, estaría “feliz con Jesús”. Así afirmaba y quería que dijeran sus padres.
Fue una elección radical de Jesús abandonado la suya. Una elección de lo que hace sufrir y que, si no se ama, puede arrastrar el espíritu en un túnel oscuro.
Sí, una elección de aquello que hace daño.
En estos días, pensando en ella, que se ha presentado en primer plano en el escenario de nuestra vida, recordé una conocida frase de un escrito de 1949, titulado: “Tengo un solo Esposo sobre la tierra”. Dice: “Lo que me hace daño es mío. Mío es el dolor que me acaricia en el presente. Mío el dolor de las almas que están a mi lado…”.

Quizás convenga no llegar a la vigilia de nuestro pasaje a la Otra vida para pronunciarla también nosotros, conscientes de su valor y atraídos por esa dinámica de vida que ella puede suscitar en nosotros.
(…) me invito a mí misma y a todos ustedes a hacer de esa frase una “luz para nuestros pasos” para poder servir de corona a nuestra pequeña santa (como esperamos llamar dentro de poco a Chiara Luce), o “gen realizada”, como probablemente prefieren decir nuestros jóvenes.
Estas palabras: “Lo que me hace daño es mío”, no es más que una nueva versión de lo que ya vivimos: “Eres tú, Señor (=Jesús abandonado), mi único bien”.
Sí, así: “Lo que me hace daño es mío”.
Y, para que no sean sólo palabras, tratemos de acostumbrarnos – al menos durante unos días – a contar cuántas veces en el día las ponemos en práctica, las vivimos. Este método funciona y ayuda mucho.
“Lo que me hace daño es mío”, en mí; en mis límites físicos, morales y espirituales y en los de mis hermanos; en todo tipo de sufrimiento que pasan.
Indirectamente, será una óptima contribución para la santificación no solamente nuestra, sino también de Jesús en medio de nosotros.
“Lo que me hace daño” es mío, más que cualquier otra cosa, como era para Chiara Luce.
¡Ánimo! No dudemos en comenzar.
                           
Chiara Lubich
 

“Quanta luz nesta nossa Chiara”

Castelgandolfo, 9 de março de 2000

 

«Caríssimos todos,

No nosso Movimento, mesmo entre inevitáveis provações que uma Obra de Deus tem de enfrentar, temos vivido ultimamente momentos de alegria especial devido a vários fatores. Um deles é sem dúvida o andamento do processo de beatificação de Chiara Luce Badano (uma gen da Ligúria, que já é “serva de Deus”), que agora passa para Roma, tendo sido já concluído na diocese, onde se terminou um primeiro estudo.

Chiara Luce! Quanta luz nesta nossa Chiara!

Transparece do seu rosto nas fotografias tiradas sobretudo no período final da vida.Quanta luz nas suas palavras, nas suas cartas, na sua vida toda concentrada em amar concretamente muitas pessoas! A revista Cidade Nova italiana e as suas 33 edições no mundo inteiro começaram a falar dela; assim podemos conhecê-la, aprender com ela, contemplá-la como modelo dos nossos e de todos os jovens, mas também como um exemplo, para jovens e para adultos, de um ideal vivido com maturidade já aos 18 anos. Não posso nem quero falar antecipadamente da beleza, grandeza e santidade da sua breve vida. Desejo que todos comecemos a conhecê-la, lendo as nossas revistas ou a sua biografia que será publicada o quanto antes.

Porém desejo comunicar uma ideia.
Quero tirar um ensinamento e um incentivo das suas convicções todas imbuídas de Ideal.
(…) Numa das suas últimas cartas, me confia a sua decisão – ditada unicamente pelo amor e pelo Espírito Santo no seu coração – de querer amar Jesus Abandonado por Ele mesmo e não instrumentalizá-lo para proveito pessoal.
Portanto, amar o sofrimento por Ele, por Jesus Abandonado, e não tanto porque a divina alquimia, que conhecemos, transforma a dor em amor.
Chiara Luce soube o que é sofrer, principalmente na última fase da sua vida terrena. Porém, tinha entendido que eram as pérolas preciosas que devia recolher com predileção ao longo do dia. Era especialmente no sofrimento ínsito à fortaleza, à paciência, à perseverança, à constância, etc. (todas virtudes necessárias para poder ser chamados de cristãos, em semelhantes circunstâncias) que ela sentia que podia amar. Era nas “surpresas” (assim chamava aos repetidos alarmes da sua doença) que se podia encontrar com Ele, ver surgir o Seu rosto, desfigurado e cheio de amor, e abraçá-Lo, como uma verdadeira jovem esposa “estreitamente abraçada a um Deus abandonado”.
Por isso viveu com Ele, com Ele transformou a sua paixão num canto nupcial e quis que, no momento da passagem da sua alma santa para a Outra Vida, lhe vestissem um vestido de noiva, que havia estudado nos mínimos detalhes, pois nesse momento, ela mesma disse, seria “feliz com Jesus”. Assim afirmara e assim queria que dissessem os seus pais.
A sua foi uma escolha radical de Jesus Abandonado; escolha daquilo que faz mal. A dor, quando não se ama, pode arrastar o espírito para um túnel escuro.
Sim, preferir o que faz mal. Nestes dias, ao pensar em Chiara Luce, que de repente apareceu em primeiro plano no cenário da
nossa vida, recordei uma frase de um escrito famoso de 1949, intitulado: "Tenho um só Esposo sobre a terra". Diz: "O que me faz sofrer é meu. Minha a dor que me perpassa no presente. Minha a dor das almas a meu lado…".

Talvez seja melhor não ficar à espera da véspera da nossa passagem para a Outra Vida para repetirmos também nós esta frase, cientes do seu valor, atraídos por aquele dinamismo de vida a que nos pode conduzir.
(…) Convido todos vocês – e eu faço o mesmo – a fazer desta frase uma "luz para o nosso caminho", para podermos acompanhar esta nossa pequena santa (como esperamos poder chamar daqui a pouco a Chiara Luce) ou “gen realizada”, como talvez prefiram dizer os nossos jovens.
De resto estas palavras, «O que me faz sofrer é meu», são apenas outra versão daquilo que já
vivemos: "És tu, Senhor (= Jesus Abandonado), o meu único bem".
Sim, assim: "O que me faz sofrer é meu". E, para que o que digo não se limite a palavras, comecemos por habituar-nos, pelo menos por alguns dias, a contar quantas vezes por dia as colocamos em prática, as vivemos. Este método dá certo e ajuda muito.
"O que me faz sofrer é meu", em mim, nos meus condicionamentos físicos, morais e espirituais e nos irmãos, em todo tipo de sofrimento deles. (…). "O que me faz sofrer" é meu mais do que tudo, como fazia Chiara Luce.
Coragem! Comecemos sem demora!».

Chiara Lubich

Una felicità misteriosa

Simpáticamente vuestra Chiara

“Queridísima Daniela:
¡Hola! ¡Sí, soy yo! Como te expliqué, el motivo por el que te escribo es muy, muy trivial: tengo que “despachar” el montón de papel de carta que me regalaron cuando cumplí 18 años. Aparte de bromas, ¡me encanta escribirte y contarte algo de mí!

Desde cuando mis piernas empezaron a “volverse locas” mi vida, como podrás imaginar, cambió radicalmente,
pero no me lamento porque sé que hay quien está peor que yo y después porque vivo en una familia maravillosa. Además mis amigos vienen a menudo a visitarme o me llaman por teléfono (imagina que Giuliano me llama todas las noches).
Esto me hace feliz y el tiempo transcurre veloz.

Con L., seguimos siendo muy amigos… Estoy feliz que terminara así la cosa, porque ¡sobre todo ahora siento más profundamente la importancia de una amistad auténtica! 
Y ahora basta de “confesiones” (que nunca fueron mi punto fuerte)  ¿Y tú? ¿Qué haces? Me contaron historias apasionadas y conmovedoras tristemente concluidas (menos mal…), de amistades perdidas pero no añoradas y de “acercamientos” a pequeños mocosos… En fin, ¡te diviertes!

Ahora me despido y por fa respóndeme.
Ah se me olvidaba: te escribo una poesía que leí en un libro y que me gustó mucho: “El más bello de nuestros mares es el que no hemos navegado. El más bello de nuestros hijos es el que todavía no ha crecido. El más bello de nuestros días todavía no lo hemos vivido. Y lo más lindo que quisiera decirtetodavía no te lo he dicho!”Nazim Hikmet (poeta turco).
Si lo consideras oportuno hazle leer la carta a D. y a A. , estos mensajes son para ellas:
– Para D.: una recomendación,  no estudies demasiado y no pienses en tus numerosos e intensos amores.
– Para A.: espero que hayas vuelto al buen camino, hija, y que no lo vuelvas a perder más pensando en amores maduros casi marchitos”

Simpáticamente vuestra Chiara

Sassello 1989

Tomado de: «Yo tengo todo». Los 18 años de Chiara Luce – de Michele Zanzucchi – Editorial Città Nuova 2010

 
Chiara Luce Badano – Life, Love, Light

Una felicità misteriosa

Simpaticamente, Chiara

«Querida Daniela,
Oi! Sim, sou eu mesma!! Finalmente lhe escrevo! Como já lhe expliquei o motivo pelo qual escrevo é muito, muito “equívoco”: na verdade devo “eliminar” os inumeráveis papéis de carta que ganhei de presente nos meus 18 anos. Mas, brincadeiras à parte, estou muito feliz de lhe escrever, assim posso falar um pouco de mim!

Desde quando as minhas pernas começaram a dar uma de “loucas”, como você pode imaginar, a minha vida mudou radicalmente, mas não me lamento porque sei que existe quem está pior do que eu e, além do mais, vivo numa família maravilhosa. E não só, todos os meus amigos vêem me ver muitas vezes, ou então telefonam (imagine que Juliano me liga toda noite). Isso me torna feliz e o tempo passa rápido.

L. e eu continuamos muito amigos… estou feliz que tenha terminado assim, principalmente porque agora sinto ainda mais a importância de uma amizade verdadeira!
Mas agora chega de “confissões” (que nunca foram o meu forte).
E você? O que está aprontando? Alguém me contou de histórias ardentes e apaixonadas que acabaram tristemente (ainda bem…), de amizades perdidas, mas sem arrependimentos e de “inculturações” com a criançada… ok, você se diverte!

Agora me despeço, e me responda, “please”! Ah! Estava esquecendo: mando para você uma poesia que li num livro e gostei muito:
“O mais belo dos nossos mares é aquele onde não navegamos. O mais belo dos nossos filhos ainda não cresceu. O mais belo dos nossos dias nós ainda não vivemos. E o que eu queria lhe dizer de mais belo ainda não lhe disse!” Nazim Hikmet (poeta turco).

Se você achar bom pode mostrar essa carta para D. e A. Estes recados são para elas:
– para D.: por favor, não estude demais e não pense demais nos seus numerosos e intensos amores.
– para A.: espero que você esteja voltando para o caminho certo, filhinha, e que não o perca mais, pensando em amores maduros, diria quase apodrecidos…

Simpaticamente,
Chiara

Sassello, 1989

Retirado de “A clara luz de Chiara Luce” – Michele Zanzucchi – Ed. Cidade Nova
 

Chiara Luce Badano – Life, Love, Light

Una felicità misteriosa

Speciale LoppianoLab

L’Italia s’è desta Dal laboratorio di Loppiano una prospettiva per il Paese: ridare idealità, concretezza, unitarietà al nostro cammino di nazione, ingaggiando tutti. di Maddalena Maltese http://www.cittanuova.it/contenuto.php?TipoContenuto=web&idContenuto=27587 Giovani e donne, potenzialità da riconoscere L’economista suor Alessandra Smerilli, grazie anche alle testimonianze raccontate, ha evidenziato il loro specifico apporto allo sviluppo dell’impresa.  di Chiara Andreola http://www.cittanuova.it/contenuto.php?TipoContenuto=web&idContenuto=27589 I poveri, la vera contabilità dell’EdC Gli utili donati aumentano anche nei due anni di crisi. Ma il vero bilacio dell’Economia di Comunione sta nella riduzione del numero degli indigenti. di Chiara Andreola http://www.cittanuova.it/contenuto.php?TipoContenuto=web&idContenuto=27580 L’etica provoca il mercato La crisi economica mondiale pone l’accento su nuovi modelli di sviluppo, dove gratuità, dono, persona, comunione possono conciliarsi con investimento e profitto. Al Polo Lionello banchieri e imprenditori a confronto. di Maddalena Maltese http://www.cittanuova.it/contenuto.php?TipoContenuto=web&idContenuto=27573 (altro…)

Una felicità misteriosa

Silvana Veronesi in Sardegna

Silvana Veronesi è stata invitata a dare la sua testimonianza durante il congresso

Nuoro, città centro-settentrionale della Sardegna, si estende su un altopiano ai piedi del Monte Ortobene. Nel Nuorese è ancora presente una diffusa religiosità, che si innesta nella cultura di un popolo dal carattere forte, tenace e radicale. E’ molto viva la devozione alla S. ma Vergine Maria, venerata in numerosi santuari sparsi in tutto il territorio come Nostra Signora della Neve. Una terra “benedetta da Dio”, secondo un’espressione di Chiara Lubich in una sua lettera, del 4 maggio 1949, indirizzata ai primi sardi che hanno accolto la spiritualità dell’unità. Una terra, che porta con sé delle ferite storiche e sociali ancora aperte. In questo contesto la Diocesi di Nuoro si prepara al suo ormai prossimo importante appuntamento: il Congresso Eucaristico diocesano, dal 18 al 26 settembre, indetto dal Mons. Pietro Meloni, Vescovo di Nuoro. “Eucaristia Pane di Vita”, “fonte di condivisione e comunione”, “di spiritualità e servizio”, “Eucaristia e solidarietà”, “Eucaristia, Famiglia e Lavoro”, alcuni dei grandi titoli che guideranno le tematiche di ogni giorno. Martedì 21 sarà dedicato all’Eucaristia come “fonte di unità nella missione”. Per l’occasione Mons. Meloni ha invitato Silvana Veronesi, una delle prime compagne di Chiara Lubich, che offrirà la sua testimonianza, frutto del carisma dell’unità. Il suo intervento sarà il momento centrale di un programma preparato dalla consulta diocesana delle aggregazioni laicali, e sarà rivolto soprattutto agli appartenenti ai numerosi movimenti e associazioni (più di una quarantina), presenti in diocesi. Chiara, nella sua lettera sopracitata, scriveva tra l’altro: “…voi, sardi, darete al mondo un esempio d’amore fraterno, di sostegno vicendevole, di comunità cristiana come nessuno l’ha dato mai”. Che non sia questo evento nuorese un’occasione per dimostrarlo? (altro…)

Il perdono di Don Marco

“Servire Gesù nel fratello, sia come cristiano sia come sacerdote, è per me una delle cose più belle da vivere. Spesso “l’altro” è un emarginato, un escluso dalla società che mi passa accanto. Essere coerente con il Vangelo, significa allora  poter entrare nelle ferite che il fratello vive, cercando di sanarle insieme a lui, ma senza attendersi niente in cambio. E’ successo così anche quando il sindaco del paese dove svolgevo il mio ministero mi ha chiesto di occuparmi di alcune famiglie legate ai clan della criminalità, famiglie che sembrava volessero cambiare vita. Per loro sono stati trovati una casa e un lavoro onesto, abbiamo operato per una reale integrazione nella comunità, ma nessuno di loro ha mai colto l’opportunità offerta: le regole stabilite puntualmente sono state disattese, i genitori hanno continuato a rubare di notte senza mandare i figli a scuola di giorno; anche io mi sono sentito complice di questo fallimento e di un degrado sempre più inaccettabile. Il fondo l’ho toccato però quando, a seguito di una mia chiara richiesta di rispettare i patti, le famiglie mi hanno denunciato per scasso, furto e violenza, anche verso una donna incinta. Ero veramente nei guai, circondato da gente che ora mi giudicava e mi guardava con scherno e derisione. “Perché?”- mi sono chiesto – “Perché tutto questo?” In fondo mi sono mosso per Dio  presente negli ultimi, negli emarginati, nei soli e… anche nei delinquenti. Condividendo questi dolori con altri sacerdoti con i quali viviamo insieme la spiritualità di comunione, ho trovato la forza di credere ancora una volta all’Amore di Dio per me anche in questa situazione; lì ho deciso di perdonare coloro che mi avevano fatto del male, ma anche di lottare per il trionfo della giustizia. Una sera ho chiesto ai fedeli più vicini della parrocchia di pregare per me. Poi sono andato a casa dei miei accusatori per affrontarli a viso aperto e alla fine hanno ritirato tutte le denunce. Era già notte fonda, ma sono passato ugualmente nelle case dei miei parrocchiani e li ho trovati ancora a pregare in ginocchio, e tutto il Vangelo mi è apparso come chiara verità che, a suo tempo, porta frutto.   (altro…)

Una felicità misteriosa

LoppianoLab

La cittadella internazionale di Loppiano (FI), Economia di ComunionePolo “Lionello Bonfanti”, Istituto Universitario Sophia e Gruppo editoriale Città Nuova presentano: “Piste d’innovazione in risposta alla crisi”. Parte dal centro internazionale di Loppiano (FI), da 45 anni all’avanguardia del dialogo inter-culturale e sociale, la prima edizione di LoppianoLab, evento-contenitore di numerosi appuntamenti, dibattiti, tavole rotonde e percorsi espositivi. Una sfida globale e originale per condividere sperimentazioni e prassi di coesione e innovazione in economia, cultura e formazione: un contributo di vitalità per il Paese. 4 appuntamenti per un Paese più coeso Expo 2010 – Aziende in rete: una risposta innovativa alla crisi e Convention EdC per l’Italia 50 aziende italiane di varia tipologia, aderenti al progetto di Economia di Comunione, daranno vita alla Expo 2010 allestita nel Polo imprenditoriale Lionello Bonfanti: spazi espositivi, mostre e tavole rotonde in cui imprese dell’economia civile promuovono idee e progetti orientati ad un’economia al servizio dell’uomo e della società. Un’occasione di confronto su energia e ambiente, finanza etica e sostenibilità, interventi sociali e promozione della salute. Convention “EdC per l’Italia: Imprese, progetti, futuro” Il 18 e 19 settembre esperti ed operatori discuteranno sui temi della crisi economica, dell’imprenditoria giovanile e femminile, tra gli altri. Il Polo imprenditoriale Lionello Bonfanti ospita ad oggi una ventina di aziende EdC e si propone come punto di convergenza e visibilità delle imprese che aderiscono al progetto ma anche delle organizzazioni aziendali e associazioni di categoria che sempre più guardano allo sviluppo sostenibile ed etico della propria attività e dei propri associati. Convegno: “Quale Paese, quale unità?” – per rispondere alla sfida socio-culturale Si tratta del momento clou della manifestazione in cui cultura ed economia sono al centro del dibattito. Studiare, lavorare, trovare nuove soluzioni per rispondere alle sfide di oggi ed esplorare piste possibili verso una visione unitaria del Paese, nel rispetto delle identità culturali ed economiche regionali. Appuntamento annuale del Gruppo Editoriale Città Nuova Lettori, operatori culturali, sostenitori della cultura che scaturisce dal carisma dell’unità s’incontrano per tracciare percorsi d’impegno sociale e civile attraverso forum e dibattiti con gli autori e i redattori della rivista Città Nuova, da 50 anni  portavoce di un progetto culturale che si fonda sul riconoscimento dell’unità della famiglia umana, in dialogo con le diverse espressioni contemporanee che credono nei valori dell’uomo. Gli interventi: Luigino Bruni e Nicolò Bellanca (economisti), prof. Mons. Piero Coda (preside Istituto Universitario Sophia), Antonio Maria Baggio (politologo), Johnny Dotti (imprenditore e presidente di Welfare Italia), Lucia Fronza Crepaz (Movimento internazionale Umanità Nuova), Benedetto Gui (prof. Economia Politica – Univ.Padova), Ugo Biggeri (presidente Banca Etica), Marco Morganti (A.D. Banca Prossima), Gianfranco Donato (presidente BCC Valdarno), Paolo Rafanelli (presidente Fidi Toscana), Armando Prunecchi (direttore CNA Toscana), Piero Galardini (direttore Confartigianato), Michele De Beni (pedagogista), Ezio Aceti (psicoterapeuta) e molti altri. Programma Altra documentazione (altro…)

Una felicità misteriosa

LoppianoLab


Four days of activities at Loppiano: EoC Expo and Convention, Loppiano, Italy, 2010
A showcase of Economy of Communion businesses and projects

The international town of Loppiano, near Florence – Italy, is hosting this Expo which involves:

The Economy of Communion project,
"Lionello Bonfanti" Industrial park
Sophia University Institute
Città Nuova publishing house

We suggest that everyone sign up and participate!

See LoppianLab events program

 

Più efficace di una tazza di caffè

Mentre ci avviamo all’aeroporto mi rendo conto di essere felice e libero. Sveglio! Un gesto di carità non è paragonabile alla chiacchierata confidenziale che nasce con il mio prossimo. L’attenzione all’altro è più efficace di una tazza di caffè. Madre Teresa mi aveva ricordato di amare il prossimo come me stesso. È come se avesse riacceso e resa attuale una frase del Vangelo. Nell’alba piovosa mi sembra che quelli che mettono in pratica le parole di Gesù, i santi, sono i catarifrangenti che mi indicano come arrivare alla meta. T.M. (dal blog di Città Nuova online)

Una felicità misteriosa

Brasile – diario di viaggio 2

Diario di Viaggio – Prima tappa «Riprendiamo l’aereo. Tre ore di volo, 2500 kilometri, e arriviamo a Recife. Nei pressi di questa grande città del Nord Est del Brasile si trova la cittadella Santa Maria del Movimento dei Focolari, seconda tappa della nostra avventura. E’ lì che i due gruppi, quello di San Paolo e quello di Recife, si riuniscono per gli ultimi giorni del progetto e per un bilancio del lavoro fatto. Alle spalle, per ciascuno, 15 giorni intensi di lavoro sociale, in un grande clima di fraternità, immersi in una cultura sconosciuta, in progetti diversi, condividendo ogni giorno la stessa meravigliosa esperienza con tante persone del posto. Marta, italiana, alla fine dell’esperienza conclude: “In questi giorni ho imparato che dobbiamo essere semplici, non persone costruite. Da noi ci sono tanti immigrati… Le persone qui, nella loro semplicità, ti danno tanto. Ora vedo con altri occhi gli immigrati nel mio paese”. Micheal, dalla Germania, ha lavorato per ridipingere una casa. Suo collega di lavoro, un ragazzo che “all’inizio non voleva aiutarmi. Ma gli ho fatto un sorriso e gli ho messo la paletta in mano. Ha cambiato atteggiamento e mi ha aiutato. Anche se da solo avrei fatto il lavoro tre volte più veloce, aver lavorato con lui mi ha reso molto più felice”. E sono fioriti nuovi propositi e decisioni, come quella di Emanuel, paraguaiano: “Qui ho capito come voglio vivere, cosa voglio fare della mia vita. Nel mio paese ci sono anche tanti poveri, ma qui mi sono svegliato!” o di Lara, di nazionalità argentina: “Ho capito che la lingua del cuore non è quella della ragione. E una lingua diversa che ti porta a superare i limiti linguistici e le barriere sociali, e ti mette in gioco l’anima. Questa avventura di essere di paesi diversi, con una cultura diversa, e riuscire comunque a costruire rapporti veri, mi ha fatto credere che il mondo unito è possibile, anche nel quotidiano. Partecipare a questo progetto mi ha aperto la testa ed il cuore. Mi ha permesso di scoprire una società che soffre, che ha tanti bisogni ma anche molto da dare. Torno con tanta voglia che nella mia città possa sorgere un progetto simile”. Per qualcuno è stata l’occasione di una vacanza alternativa: “Potevo scegliere di riposarmi con gli amici o venire qui. Senza dubbio ho scelto bene!”, afferma Adriano, di Porto Alegre, e quindi cittadino del Paese ospitante. Un’altra connazionale, Sulamita, racconta: “Quando sono arrivata nella favela era come se avessi trovato il mio posto: un posto dove potevo amare tutti i giorni. Ma in realtà siamo stati amati da loro con grande sincerità. Tornando a casa voglio trasmettere quanto ho vissuto perché tutta questa forza che ho ricevuto non muoia”. Viaggio all’insegna della reciprocità, con un “Grazie”, dei bambini della scuola Santa Maria, di Recife: “È stata una settimana molto speciale per noi”. E c’è anche qualcuno che non vuol far più ritorno in patria, come Pakot: “Avevo tanti problemi prima di arrivare qui: a casa, con gli studi…All’Isola S. Teresinha ho scoperto che i miei problemi erano troppo piccoli se confrontati  a quello che stavano vivendo quei bambini…e mi sono sentito impotente. Durante le due settimane che sono stato nell`Isola ho ricevuto tanti abbracci, sguardi e adesso mi sento più forte. Se fosse possibile vorrei cambiare la data del mio ritorno in Romania…”. Il progetto GLOCALCITY è realizzato  con il sostegno del programma “Gioventù in azione” della Commissione europea Leggi anche: Giovani con “Glocalcity” in Brasile Al via un progetto intercontinentale con cinquanta giovani provenienti da dieci paesi (altro…)

Settembre 2010

Audio della Parola di Vita

Gesù con queste sue parole risponde a Pietro che, dopo aver ascoltato cose meravigliose dalla sua bocca, gli ha posto questa domanda: "Signore, quante volte dovrò perdonare a mio fratello, se pecca contro di me? fino a sette volte?". E Gesù: "Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette".
Pietro, probabilmente, sotto l'influenza della predicazione del Maestro, aveva pensato di lanciarsi, buono e generoso com'era, nella sua nuova linea, facendo qualcosa di eccezionale: arrivando a perdonare fino a sette volte. […]
Ma Gesù rispondendo: "…fino a settanta volte sette", dice che per lui il perdono deve essere illimitato: occorre perdonare sempre.

"Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette".

Questa Parola fa ricordare il canto biblico di Lamech, un discendente di Adamo: "Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamech settantasette" . Così inizia il dilagare dell'odio nei rapporti fra gli uomini del mondo: ingrossa come un fiume in piena.
A questo dilagare del male, Gesù oppone il perdono senza limite, incondizionato, capace di rompere il cerchio della violenza.
Il perdono è l'unica soluzione per arginare il disordine e aprire all'umanità un futuro che non sia l'autodistruzione.

"Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette".

Perdonare. Perdonare sempre. Il perdono non è dimenticanza che spesso significa non voler guardare in faccia la realtà. Il perdono non è debolezza, e cioè non tener conto di un torto per paura del più forte che l'ha commesso. Il perdono non consiste nell'affermare senza importanza ciò che è grave, o bene ciò che è male.
Il perdono non è indifferenza. Il perdono è un atto di volontà e di lucidità, quindi di libertà, che consiste nell'accogliere il fratello e la sorella così com'è, nonostante il male che ci ha fatto, come Dio accoglie noi peccatori, nonostante i nostri difetti. Il perdono consiste nel non rispondere all'offesa con l'offesa, ma nel fare quanto Paolo dice: "Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male" .
Il perdono consiste nell'aprire a chi ti fa del torto la possibilità d'un nuovo rapporto con te, la possibilità quindi per lui e per te di ricominciare la vita, d'aver un avvenire in cui il male non abbia l'ultima parola.

"Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette".

Come si farà allora a vivere questa Parola?
Pietro aveva chiesto a Gesù: "Quante volte dovrò perdonare a mio fratello?".
E Gesù, rispondendo, aveva di mira, dunque, soprattutto i rapporti fra cristiani, fra membri della stessa comunità.
E' dunque prima di tutto con gli altri fratelli e sorelle nella fede che bisogna comportarsi così: in famiglia, sul lavoro, a scuola o nella comunità di cui si fa parte.
Sappiamo quanto spesso si vuole compensare con un atto, con una parola corrispondente, l'offesa subita.
Si sa come per diversità di carattere, o per nervosismo, o per altre cause, le mancanze di amore sono frequenti fra persone che vivono insieme. Ebbene, occorre ricordare che solo un atteggiamento di perdono, sempre rinnovato, può mantenere la pace e l'unità tra fratelli.
Ci sarà sempre la tendenza a pensare ai difetti delle sorelle e dei fratelli, a ricordarsi del loro passato, a volerli diversi da come sono… Occorre far l'abitudine a vederli con occhio nuovo e nuovi loro stessi, accettandoli sempre, subito e fino in fondo, anche se non si pentono.
Si dirà: "Ma ciò è difficile". Si capisce. Ma qui è il bello del cristianesimo. Non per nulla siamo alla sequela di Cristo che, sulla croce, ha chiesto perdono al Padre per coloro che gli avevano dato la morte, ed è risorto.
Coraggio. Iniziamo una vita così, che ci assicura una pace mai provata e tanta gioia sconosciuta.


Chiara Lubich

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Una felicità misteriosa

Politica e istruzione insieme per la Fraternità

Studiosi provenienti da Brasile, Bolivia, Cile, Uruguay, Italia e molte altre regioni dell’Argentina, riuniti per parlare su Fraternità e Conflitto: Riflessioni, dibattiti e prospettive, nel seminario in corso a Tucumàn (Argentina) dal 25 al 27 di agosto. La conferenza principale, intitolata “Fraternità e Conflitto nel pensiero contemporaneo” sarà tenuta dal Prof. Antonio Maria Baggio dell’Istituto Internazionale Sophia (con sede in Italia). Il Prof. Baggio, fondatore della rete, è uno dei teorici che si distingue per essersi dedicato a recuperare “il principio dimenticato della fraternità” come punto centrale del pensiero politico. Insieme ad altri intellettuali appartenenti alla Scuola Abba, Centro Studi del Movimento dei Focolari, svolge ricerche ed elabora teorie che mirano a consolidare il “paradigma della fraternità”, categoria teorica che nasce dall’esperienza di Chiara Lubich e dal movimento da lei fondato. Per questo legame con i Focolari, prenderanno parte al seminario, in diversi momenti, politici e giovani appartenenti al Movimento Politico per l’Unità. L’origine del seminario risale alla prima convocazione fatta dall’Università Nazionale di Cordoba nel 2008, intitolata “La fraternità come categoria politica nelle scienze giuridiche e sociali“. Durante quel primo seminario si sono sviluppate quattro tematiche molto vaste: Storia e pensiero Latinoamericano; Diritto; Scienze Politiche; Comunicazione ed Istruzione. Ne sono seguiti lavori e studi, proposti successivamente al secondo incontro: “L’idea della fraternità nel pensiero politico e nelle scienze sociali” (Università Nazionale di La Plata, 2009). E da lì è partita la proposta per l’appuntamento successivo: orientare i lavori verso una tematica più specifica, incentrata sulla realtà latinoamericana, che coinvolgesse maggiormente le discipline scientifiche. Questa è la sfida affrontata dal terzo incontro. La Casa Editrice Argentina Ciudad Nueva ha pubblicato le presentazioni dei seminari precedenti e per questo evento propone: “Studi recenti sulla fraternità. Dalla enunciazione come principio  alla consolidazione come prospettiva”.  Incaricato di questo lavoro è il Prof. Osvaldo Barrenche, Direttore della Cattedra Libera: Società, Politica e Fraternità dell’Università Nazionale della Plata, e uno dei pilastri della RUEF. In contemporanea, il Governo di Tucumàn ha convocato il II Spazio aperto “Fraternità e Società: esperienza formativa che propone idee e pratiche, visioni ed interventi nell’ambito professionale che riconsiderano il concetto di fraternità come un principio di azione e come base per la convivenza sociale. All’interno dello Spazio Aperto si svilupperà un Parlamento Giovanile il cui obiettivo è svolgere pratiche legislative, permettendo così di approfondire l’apprendimento delle regole democratiche applicabili al dibattito, alle discussioni ed al consenso. Durante il convegno si alternano testimonianze e pratiche comunitarie, solidali e fraterne di organizzazioni e comunità. Infine, lo Spazio Aperto prevede la realizzazione di attività artistiche, per dimostrare quanto ogni ambito della nostra vita sociale sia importante per costruire una città più fraterna. Per maggiori informazioni (in portoghese ed in spagnolo):  www.ruef.com.ar (altro…)

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“LoppianoLAB”

Dal  16  al  19  settembre  prossimi  si  apre  nella  cittadella  internazionale  di  Loppiano  (Firenze) “LoppianoLAB”, un appuntamento per creare uno  spazio di dialogo  e  confronto  sui  temi d’attualità,  cultura, educazione ed economia alla ricerca di idee e prassi  verso una visione unitaria dell’Italia.

La cittadella dei Focolari, situata sulle colline del Valdarno, in collaborazione con il Polo Imprenditoriale Lionello Bonfanti, l'Istituto Universitario Sophia ed il gruppo editoriale Città Nuova, offrirà quattro giorni di dibattiti, tavole rotonde, esposizioni aziendali, dove attualità e cultura, educazione ed economia, saranno in rete per proporre nuove idee che stimolino la prassi da proporre al paese nella prospettiva della fraternità universale. Una sorta di expo culturale, ma anche di laboratorio dove sperimentare, in pochi giorni, cosa vuol dire declinare nei vari ambiti del sapere il Carisma dell'Unità, e quali possono essere i suoi effetti sulla vita concreta di una nazione.

La prima edizione di “LoppianoLAB” si presenta allora come una serie di eventi tra loro collegati, ai quali si prevede la partecipazione di circa 3000 persone provenienti da tutta Italia.
L'Italia infatti si appresta a festeggiare i 150 anni della sua unità, e l'appuntamento di Loppiano diviene così un'occasione da non perdere per ritrovare le ragioni prime della convivenza civile, in un'ottica di reciprocità tra le varie aree geografiche della Penisola.
"Quale Paese, quale unità?" è infatti il titolo del convegno previsto all'interno della manifestazione, sabato 18 settembre. In quella sede verranno approfonditi  nuovi percorsi di sviluppo economico, sociale e culturale per il paese, che stimolino la fiducia nel futuro della nostra nazione.
La mattina dello stesso giorno invece, il gruppo editoriale Città Nuova offrirà ai lettori, ai collaboratori della rivista, e a tutti quelli che vorranno partecipare, un forum culturale durante il quale sono previsti spazi di approfondimento con la consultazione di testi, riviste e siti internet.

Le esperienze in atto e le prospettive future per l'Economia di Comunione saranno, invece, il terreno di gioco per la Convention EdC per l'Italia, che tra il 18 e il 19 Settembre animerà i locali del Polo Lionello Bonfanti.

Comunicato Stampa      Depliant LoppianoLab

 

 

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La crisi di coppia non è sempre irreversibile

Da queste domande ha preso il via il secondo stage della scuola Loreto di AFN (Associazione “Azione per Famiglie Nuove” onlus) con l’obiettivo di rafforzare l’unità di coppia. Sposate da più o meno tempo, provenienti da varie regioni italiane e anche da altri Paesi europei, le coppie partecipanti sono arrivate senza prospettiva, quasi come all’ultima spiaggia… E a misura che i giorni trascorrevano nel favorevole clima di fraternità della “Scuola Loreto”, presso la cittadella internazionale dei Focolari, le coppie hanno ritrovato la forza di ricominciare. Toccati da sofferenze alle volte molto forti e prolungate dovute a incomprensioni e spaccature gravi, i partecipanti hanno trovato, dicono: “La voglia di ricominciare con una energia e uno spirito nuovo” e “una grande gioia nell’aver riscoperto che l’Amore vince tutto”. L’esperienza dello stage della Scuola Loreto AFN è alla sua seconda edizione. “La base – esordiscono gli organizzatori – è l’atmosfera che si crea con l’amore reciproco che attira la presenza spirituale di Gesù fra i partecipanti, poi viene tutto il resto”. Il programma, infatti, prevede momenti di meditazione e riflessione a partire dalla spiritualità dell’unità di Chiara Lubich, applicata alla vita di famiglia; la proposta di alcuni suggerimenti da mettere in pratica nella comunione nella coppia; oltre al necessario aiuto dei professionisti e alle testimonianze di famiglie che hanno vissuto e superato la crisi. Importante la giornata dedicata al perdono, affrontato nei suoi risvolti psicologici e spirituali; i momenti ricreativi, atelier, cene festose, gite… tutte occasioni per riprovare la gioia di stare insieme in maniera distensiva. L’ultimo giorno, il rinnovo delle promesse matrimoniali. Ecco come si esprimono, prima di partire, alcune coppie: “Ci portiamo a casa molti strumenti per guidare il nostro rapporto di coppia, ma soprattutto la consapevolezza che, nonostante i nostri fallimenti, siamo amati da Dio e possiamo avere la forza di accettare il dolore e credere che si potrà trasformare in Amore tra noi e per gli altri.” “La fiducia che la condivisione profonda, l’aiuto di esperti e la volontà di rimetterci in discussione, possano far ripartire un rapporto che le corse della vita e le difficoltà quotidiane vorrebbero soffocare.” Come lo scorso anno, è previsto un week-end di verifica e valutazione nel prossimo gennaio, per continuare gli approfondimenti e consolidare i risultati.

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“LoppianoLab”, um presente de fraternidade

Para a Toscana, terra rica de vinhos e sabores, Setembro é o tempo da vindima. Recolhem-se os frutos do trabalho de meses, que se insere, por vezes, no trabalho de anos: nos carros bem carregados, mostram-se as uvas de cores e qualidades diversas, que trasbordam de esplendor e dão boa esperança de que dali vai resultar um produto genuíno, capaz permanecer no tempo.

Para entender o que vai acontecer em Loppiano, de 16 a 19 de Setembro de 2010, podemos valer-nos desta imagem e do significado deste “evento”, fundamental no mundo do vinho.

“LoppianoLab” vai ser uma espécie de vindima, mas de um tipo totalmente diferente. A cidadela dos Focolares, situada sobre as colinas de Valdarno, em colaboração com o Pólo Empresarial “Lionello Bonfanti”, o Instituto Universitário “Sophia”, e o grupo editorial “Città Nuova”, vai oferecer aos visitantes quatro dias de debates, mesas redondas, exposições de empresas, onde atualidade e cultura, educação e economia, formarão uma rede para propor novas ideias que estimulem a prática a ser proposta à Itália, na perspectiva da fraternidade universal. Uma espécie de expo cultural, mas também de um laboratório, onde se pode experimentar, em poucos dias, o que significa inserir nos vários âmbitos do saber o Carisma da Unidade, e quais podem ser os efeitos sobre a vida concreta de uma nação.

A primeira edição de “LoppianoLab” apresenta-se assim como uma série de eventos, ligados entre si, para os quais se prevê a participação de cerca de 3000 pessoas provenientes de toda a Itália.

O “Belo País” prepara-se para festejar os 150 anos da sua unificação, e o encontro em Loppiano torna-se assim uma ocasião a não perder para reencontrar as razões de base da convivência civil, numa óptica de reciprocidade entre as várias áreas geográficas da Península.
“Qual país, qual unidade?”, é este o título do convênio previsto no contexto da manifestação, no sábado 18 de Setembro. Ali, serão aprofundados novos percursos de desenvolvimento econômico, social e cultural para a Itália, capazes de estimular a confiança no futuro do país.
Na manhã do mesmo dia, o grupo editorial “Città Nuova” vai oferecer aos leitores, aos colaboradores da revista e aos visitantes, um foro cultural, no qual estão previstos espaços de aprofundamento com consulta de textos, revistas e sítios da internet.
 
As experiências em curso e as perspectivas futuras da Economia de Comunhão serão, por sua vez, o terreno de jogo para a “Convention EdC” para a Itália, que nos dias 18 e 19 de Setembro animará os locais do Pólo “Lionello Bonfanti”. 

Casetta “Primi tempi”

Una semina cominciata quattro anni prima. Un quartiere, a Santiago, vecchio e povero. Un paio di scarpe numero 42. Inizia così la nostra avventura immersi in questo pezzo di mondo emarginato della nostra capitale. Il primo giorno, appena arrivati, bussa alla nostra porta “don Juan”, uomo anziano, povero e cieco. Forte è la sensazione che sia Gesù arrivato a darci il benvenuto per questa nuova esperienza. Pian piano “don Juan” è divenuto uno di famiglia: ogni giorno ci fa visita per condividere una tazza di tè e per  raccontarci le sue belle storie. Il venerdì è invece il giorno in cui apriamo le porte a tutti, specialmente agli amici più bisognosi che cerchiamo di accogliere con tutto l’amore possibile, cercando soprattutto di donare i frutti della presenza spirituale di Gesù che custodiamo tra noi, con l’amore reciproco. Nella vicina piazza Yungay, dove ogni anno organizziamo il pranzo di Natale aiutati da tutta la comunità, un giorno un amico senza tetto ci chiede un paio di scarpe numero 42. È inevitabile pensare all’esperienza vissuta da Chiara Lubich  anni prima: proprio come aveva fatto lei chiediamo aiuto a Gesù ed ecco arrivare, il giorno dopo, uno di noi – che non sapeva di questa richiesta – giusto con un paio di scarpe numero 42! Ci viene spontaneo raccontare questo fatterello a Chiara Lubich, allora ricoverata presso l’Ospedale Gemelli di Roma. Che sorpresa ricevere, dopo pochi giorni, la sua risposta, nonostante la gravità della sua salute. Ci dava il nome che le avevamo chiesto per la nostra piccola casa, scelto proprio alla luce delle esperienze vissute fino a quel momento: casetta “Primi Tempi”, in allusione al primo focolare. La sua lettera è stata il sigillo di una nuova tappa per la nostra vita di impegno evangelico in Cile. Sono ormai passati 4 anni. Oggi la “casetta” è abitata stabilmente da tre gen, mentre altri ci vivono per due settimane, a turno. Ci siamo trasferiti definitivamente proprio nei giorni successivi al terremoto del 27 febbraio scorso. Così abbiamo potuto metterci subito a disposizione dei nostri vicini di casa che avevano avuto le loro case danneggiate dal sisma. Le visite ai nostri amici nel bisogno non sono rimaste come semplici gesti d’amicizia, ma con la nostra presenza sul posto c’è un luogo stabile dove possiamo donarci in prima persona, senza ricevere magari delle gratificazioni materiali, ma dove impariamo ad amare in modo soprannaturale. Non è mai mancato l’aiuto di Dio – attraverso tante persone – in beni materiali da distribuire, ed è cresciuto il rapporto di famiglia con tutti. Un venerdì al mese altri giovani aderiscono al nostro progetto di creare uno spazio di fraternità. Essi provengono da diversi punti di Santiago e nella nostra casa, per il clima di fraternità che c’è, riescono a superare le distanze sociali che ancora feriscono la nostra società. E’ con questo amore reciproco costruito prima tra noi che andiamo incontro ai nostri amici bisognosi. (A cura di Edoardo Zenone – Tratto dal giornale “Gen” – luglio-settembre 2010) (altro…)

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Creating a just and equitable global economy

 

 

Maria Voce, President of the Focolare Movement, spoke today at the Initiatives of Change conference centre in Caux, above Montreux. She spoke on ‘Economy of Communion: an instrument at the service of humanity on the way towards a united world’ at the conference entitled "Trust and Integrity in the Global Economy: Exploring ways to help create a just and equitable global economy". 

Read full report

 

Podcast  – the English translation of Maria Voce's Italian speech

Podcast – Mohan Bhagwandas giving a short 4 minute summary of Maria Voce's speech in English
Date: Saturday, 14 August, 2010 

 

Lavinia Sommaruga Bodeo and Maria Voce

 


 

Una felicità misteriosa

La Economía de comunión clave para una economía mundial más justa.

Traducción del artículo en inglés publicado el 14 de agosto de 2010 en el sito oficial CAUX-Initiatives of  Change: A Home for the World.

La líder del Movimiento de los Focolares: “Una ‘economía de comunión’ podría ayudar a alcanzar los objetivos del milenio para el desarrollo de las Naciones Unidas”

María Voce, presidente del Movimiento de los Focolares, intervino hoy en el centro de conferencias “Iniciativas y cambio” en Caux, cerca de Montreux.

Habló sobre el tema 'Economía de Comunión: un instrumento al servicio de la humanidad en el camino hacia un mundo unido’ en la conferencia titulada ‘Confianza e integridad en la economía global: examinando las formas para contribuir a crear una economía equitativa y global’.

María Voce pidió un regreso a los valores éticos y a una cultura del dar más que del tener y del poseer. “Para que esta profundización ética sea realmente eficaz debe estar radicada en valores humanistas y evangélicos; de lo contrario podría verse reducida al utilitarismo, o ligada a las exigencias de la economía, de las innovaciones tecnológicas, al rendimiento y a la eficiencia”, comentó. La ética exige una gran capacidad de discernimiento para separar lo positivo de los elementos negativos de la globalización, y poder identificar los retos.

“Creatividad, nuevas ideas y nuevas iniciativas económicas serán la clave para nuestro futuro”,
observó.   “Pero hay una globalización que va en dirección al plan de amor de Dios para la unidad y la fraternidad de la familia humana”, exhortó la abogada María Voce. “El dar es una cultura y un arte”, dijo.

Voce habló de la Economía de Comunión, un concepto desarrollado por la fundadora del Movimiento de los Focolares, Chiara Lubich, quien habló en Caux en julio del 2003.  La Economía de Comunión (EdC) involucra empresarios, trabajadores, dirigentes, consumidores y financistas, con el objetivo de construir y de presentar una sociedad humana en la cual, siguiendo el ejemplo de la primera comunidad cristiana de Jerusalén, ‘no exista entre ellos ningún necesitado’.  

“Es un concepto bastante sencillo, fascinante, extremamente eficaz –y por qué no decirlo- ¡revolucionario!”, dijo.

Las empresas que aceptan esta filosofía ponen en común sus ganancias de tres formas: una parte para los pobres, para quien pasa necesidad, la segunda parte es para la formación de hombres y mujeres preparados para el compartir y la comunión, y la tercera parte es para invertir en el desarrollo de la empresa. Es menos conflictual o individualista, basada sobre todo en las relaciones humanas.

“Las empresas deben convertirse en comunidades de personas unidas entre ellas por relaciones reales”,
dijo Voce. Los valores de la cooperación, la confianza, la escucha, el amor por la verdad, la participación pueden contribuir a producir la creatividad, la innovación y el respeto por la dignidad de las personas. Hoy día hay muchos polígonos industriales de dichas empresas, unidos al Movimiento de los Focolares, en Brasil, Argentina, Estados Unidos, Portugal, Bélgica, Francia e Italia.  Más de 200 tesis de doctorado y tesis académicas han sido escritas sobre este concepto, y esto le ha dado al proyecto una credibilidad académica.

María Voce habló de este desarrollo a los Objetivos para el desarrollo del milenio de las Naciones Unidas. “Existen los medios técnicos para hacerles frente”, concluyó, “pero el mundo todavía tiene necesidad de una linfa vital, de un alma, de una coherencia de vida entre los proyectos y las acciones concretas, entre las definiciones y el comportamiento adecuado”.

“El economista está llamado a sentarse a la mesa donde se toman decisiones importantes, y la Economía de Comunión no puede faltar a esta cita con la historia”,
concluyó.

Jean-Pierre Méan, presidente de la Fundación CAUX-Iniciativas y Cambio y también de Transparency International Suiza, dio la bienvenida a los numerosos huéspedes de la conferencia venidos pera esta especial ‘jornada suiza´.

Tenemos contacto entre los dos movimientos desde 1948, dijo. CAUX-Iniciativas y Cambio y el Movimiento de los Focolares comparten objetivos similares y pueden ayudarse recíprocamente para afrontar cuestiones de vital importancia que el mundo de hoy debe enfrentar, dijo. Lavinia Sommaruga Bodeo, quien trabaja en Alliance Sud, una red suiza de organizaciones para el desarrollo, introdujo a la conferencista María Voce.

Esta es la última de las seis semanas de conferencias en Caux que reúne entre sus participantes a: profesionales, empresarios sociales, representantes de ONG y personas del sector de la alimentación de todos los continentes, para desarrollar acciones finalizadas a crear una economía más justa. El congreso se concluirá el 17 de agosto.
 

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L’économie de communion: un instrument au service de l’humanité

Le Centre de rencontres d’Initiatives et Changement a eu l’honneur d’accueillir la présidente italienne du mouvement des Focolari, Maria Voce, à Caux-sur-Montreux. Elle s’est exprimée sur «l’économie de communion: un instrument au service de l’humanité vers un monde uni» durant la rencontre «Confiance et intégrité dans une économie mondialisée: explorer de nouvelles voies pour une économie mondiale plus juste».  PLUS>>

 

Discours de Maria Voce, Présidente du Mouvement des Focolari,  14 août, 2010

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Nuove iniziative economiche: la chiave per il futuro

Testo del discorso di Maria Voce, 14 agosto 2010 “Economia di Comunione: uno strumento al servizio dell’umanità nel cammino verso un mondo unito”
Podcast: discorso audio di Maria Voce in Italiano

Segue la traduzione dell’articolo in inglese pubblicato il 14 agosto 2010 sul sito ufficiale “CAUX-Initiatives of Change: A Home for the World”. Il leader del Movimento dei Focolari: “Un’ ‘economia di comunione’ potrebbe aiutare a realizzare gli obiettivi di sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite” Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, è intervenuta  oggi al Centro delle Conferenze di “Iniziative e cambiamento” a Caux, nei pressi di  Montreux. Ha parlato sul tema ‘Economia di Comunione: uno strumento al servizio dell’umanità nel cammino verso un mondo unito’ alla conferenza intitolata ‘Fiducia e integrità nell’economia globale’, esaminando le vie per contribuire a creare un economia equa e globale. Maria Voce ha chiesto un ritorno ai valori etici e ad una cultura del dare piuttosto che dell’avere e possedere. “E’ un discorso etico che, per essere davvero efficace, va condotto alle sue radici evangeliche e umanistiche proprio per impedire che anch’esso sia fagocitato dalle esigenze economiche, dalle innovazioni tecnologiche, dalla tecnica e dall’efficienza e, dunque, risolto unicamente nella dimensione dell’utilitarismo“, ha commentato. Essa richiede una grande capacità di discernimento per separare il positivo e gli elementi negativi della globalizzazione, e di individuare le sfide. “Richiede anche  creatività, nuovi sbocchi per il pensiero e l’agire economico emerso come protagonista del nostro avvenire”, ha osservato. “Ma c’è una globalizzazione che va nella direzione del disegno amorevole di Dio che vuole una umanità unita e fraterna”. “Il dare è insieme una cultura e un’arte”, ha aggiunto l’avvocato Maria Voce. Voce ha parlato dell’Economia di Comunione, un concetto sviluppato dalla fondatrice del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich, che ha parlato a Caux, nel luglio 2003. L’Economia di Comunione (EdC) coinvolge imprenditori, lavoratori, dirigenti, consumatori e operatori finanziari, con l’obiettivo di costruire e di mostrare una società umana in cui, sull’esempio della prima comunità cristiana di Gerusalemme, ‘nessuno tra loro era nel bisogno’. “E’ un concetto semplice, ma è certamente affascinante, oltremodo efficace e, perché no?,  rivoluzionario”, ha detto. Le aziende che accettano questa filosofia mettono in comune i loro profitti in tre modi: una parte per i poveri, per chi è nel bisogno; una seconda parte per la formazione di “uomini nuovi”, formati alla solidarietà e alla comunione fraterna; e la terza parte per il reinvestimento nello sviluppo della azienda. Non è conflittuale o individualistico, ma è basato  sui rapporti umani. “L’aziende devono diventare comunità di persone unite da rapporti autentici,” ha detto Maria Voce . I valori della cooperazione, fiducia, ascolto, amore per la verità, la partecipazione possono  contribuire a produrre la creatività, l’innovazione e il rispetto per la dignità delle persone. Ci sono ora tanti poli industriali composti da tali imprese, legati al Movimento dei Focolari: in Brasile, Argentina, Stati Uniti, Portogallo, Belgio, Francia e Italia. Sono state scritte più di 200 tesi di dottorato e di laurea, che hanno dato credibilità accademica al progetto. Maria Voce, facendo riferimento agli  Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite, ha parlato di  “un mondo che oggi ha le potenziali strutture per realizzare gli obiettivi del milennio (..) ma che manca ancora di una linfa vitale, di un’anima, di una coerenza di vita fra progetti e prassi, tra enunciati e stili di comportamento adeguati.” “Anche l’economia è chiamata al tavolo delle grandi decisioni. L’Economia di Comunione vuol fare la sua parte e non mancare a questo appuntamento della storia,” ha concluso. Jean-Pierre Méan, presidente della Fondazione CAUX-Iniziative e Cambiamento e di Transparency International Svizzera, ha dato il benvenuto ai numerosi ospiti della conferenza venuti per questo speciale ‘giorno svizzero’. Ci sono stati contatti tra i due movimenti a partire dal 1948, ha ricordato. CAUX-Iniziative e Cambiamento e il Movimento dei Focolari condividono obiettivi simili  e possono aiutarsi a vicenda per affrontare le questioni di vitale importanza che il mondo di oggi deve affrontare, ha aggiunto. Lavinia Sommaruga Bodeo, che lavora per Alliance Sud, una rete svizzera di organizzazioni per lo sviluppo, aveva introdotto  Maria Voce. Questa è l’ultima delle sei settimane di conferenze a Caux che riunisce partecipanti di ogni continente: professionisti, imprenditori sociali, rappresentanti di ONG e del settore alimentare, con l’obiettivo di sviluppare azioni finalizzate a creare un’economia più giusta. Il convegno si concluderà martedì 17 agosto.

Podcast (italiano): Maria Voce, L’Economia di Comunione: Strumento a servizio dell’uomo verso un Mondo UnitoDiscorso di Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, durante l’incontro.

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Una felicità misteriosa

CAUX-Initiative et Changement: des actions pour une économie plus équitable

CAUX-Initiatives et Changement est une fondation suisse d'utilité publique qui centre ses efforts sur la prévention des conflits, le dialogue interculturel et l'instaura- tion de la confiance.

La dernière des six rencontres de l’été, « Confiance et intégrité dans une économie mondialisée » (TIGE), a commencé avec 160 participants originaires de nombreux pays réunis dans le but de développer des actions pour une économie plus équitable.  Jean-Pierre Méan, président de CAUX-Initiative et Changement, a inauguré la cinquième rencontre annuelle TIGE sous le thème de «Explorer de nouvelles voies pour une économie mondiale plus juste» Plus d'info sur les Rencontres internationales de Caux 2010

14/08/2010, 10h30, Intervention de Maria Voce, présidente du Mouvement des Focolari, intitulée "L’Economie de communion: un instrument au service de l’homme vers un monde unifié".

 
 
 

 

 

 

 

Grazie dalla Svizzera

 

Mollens, 12 agosto 2010

Ieri, nella ricorrenza sempre viva di Santa Chiara, innumerevoli persone nel mondo intero si sono radunate spontaneamente in piccoli e grandi gruppi per festeggiare Chiara e il suo Carisma.

Vorrei ringraziare i moltissimi che – per lettera, email o sms – si sono uniti a noi, comunicandomi il rinnovato e gioioso impegno a testimoniarlo e ad irradiare dovunque la sua luce.

Maria Voce (Emmaus)

De Suisse, le merci d’Emmaus

Hier, pour la fête de Chiara, innombrables sont les personnes du monde entier qui se sont réunies spontanément en petits ou plus grands groupes pour fêter Chiara et son charisme.
Je voudrais remercier tous ceux qui se sont unis à nous – par lettre, message électronique ou sms – en m’assurant de leur engagement renouvelé et joyeux pour le témoigner et diffuser partout sa lumière.

                                                                Emmaus
 

Una felicità misteriosa

A fraternidade ecoa

“Acabei de conversar com Emmaus, nem me parecia falar com a presidente, tamanha é a sua simplicidade e naturalidade. Mas quanta sabedoria! Não estou só, posso superar as dificuldades junto com ela também, porque está ao meu lado”. Palavras de uma jovem focolarina da Igreja russo-ortodoxa. E continua dizendo: “A aventura com o Ideal da unidade é exaltante. Graças a ele cada vez mais descubro a beleza daquilo que a tradição da minha Igreja ortodoxa oferece. Esse ideal é mesmo feito para nós, tanto que no início, quando conheci Chiara e li os seus livros, tinha certeza que ela também era ortodoxa!”.
O último dia da permanência de Emmaus na Mariápolis Farol iniciou com alguns encontros privados, prosseguindo, depois, com um momento especial com os gen.

“Deixamos as nossas famílias para vir até aqui, mas valia a pena. Passar uma semana com 55 irmãos de países diferentes é uma experiência muito forte” (um gen da Hungria). Os jovens receberam Emmaus do seu jeito, com música e muita alegria. “O que está acontecendo aqui, o que recebo nestes dias, pode mudar a minha vida no futuro. É algo fantástico” (um gen espanhol).
Emmaus respondeu sem hesitar: “Não se preocupem de captar ou entender tudo. É suficiente um único conceito que fique na alma de vocês para mudar suas vidas”. E continuou: “Eu também sinto que tenho 55 irmãos, porque compartilhamos o ideal de invadir o mundo com o amor. É uma alegria estar aqui com vocês, e fazer parte, como diz a Escritura, deste povo beato, porque pertence a Deus”.
Giancarlo fez aos gen os votos de “experimentar um amor tão grande que não tenha confins”.
Ao cumprimentá-los Emmaus pediu desculpas porque, não podendo levar uma mala grande demais, era obrigada a deixar para eles todos os chocolates e doces que tinha recebido de presente nesses dias…!

Concluindo o dia, Micia  e Florijan acompanharam Emmaus e Giancarlo numa visita às casas e ambientes da Mariápolis, que tem nomes dados por Chiara durante a sua última visita, em 1999. O focolare do Centro Mariápolis, as residências das famílias, a sala de impressão da revista mensal Novi Svijet (Cidade Nova croata) e a redação, os alojamentos para hóspedes e os escritórios. E ainda as ruas, horta, campo de futebol, jardins, e o grande auditório com equipamentos para tradução simultânea em seis línguas.
Em língua croata: Bok Mariápolis Farol! Tchau!

Giulio Meazzini
 

Una felicità misteriosa

Echi di fraternità

“Ho appena incontrato Emmaus (Maria Voce), personalmente: non mi sembrava neanche di parlare con la presidente, tanta la sua semplicità e naturalezza. Ma quanta sapienza! Non sono sola, posso superare le difficoltà anche con lei, che mi è accanto”. Chi parla è una giovane focolarina russa ortodossa. E continua, sorridendo: “L’avventura con l’ideale dell’unità è esaltante. Grazie ad esso scopro sempre più la bellezza di quello che offre la tradizione della mia Chiesa ortodossa. Questo ideale è proprio fatto per noi. A tal punto che, quando all’inizio ho conosciuto Chiara e ho letto i suoi libri, ero sicura che fosse ortodossa anche lei!”.
L’ultima giornata di Emmaus a Faro inizia con alcuni colloqui personali, per poi proseguire con un intenso momento con i gen.

“Abbiamo lasciato le nostre famiglie per venire qui, ma ne valeva la pena. Ritrovarsi per una settimana con 55 fratelli di paesi diversi è un’esperienza fortissima” (un gen ungherese). I giovani accolgono Emmaus a modo loro, con canzoni, allegria e battimani a ruota libera. “Quello che sta succedendo qui, quello che colgo in questi giorni, può cambiare la mia vita futura. E’ una cosa fantastica” (un gen spagnolo).
Emmaus prende la palla al balzo, ribattendo: “Non preoccupatevi di cogliere o capire tutto. Basta anche un solo concetto, che vi è rimasto nell’anima da questi giorni, per cambiarvi la vita”. E continua: “Sento anch’io di avere in voi 55 fratelli, perché condividiamo l’ideale di invadere il mondo con l’amore. E’ una gioia essere qui e far parte con voi di questo popolo beato, come dice la Scrittura, perché appartiene a Dio”. Giancarlo augura ai gen di “sperimentare un amore così grande da non avere confini”.
Quando li saluta, Emmaus si scusa perché, non potendo portare via una valigia troppo pesante, è costretta a lasciar loro tutti i cioccolatini e i dolci che le sono arrivati in dono in questi giorni…

Alla fine della giornata, Micia e Florijan fanno da guida a Maria Voce e Giancarlo Faletti per la visita ai vari edifici ed ambienti che costituiscono la cittadella, ognuno con un nome dato da Chiara durante la sua ultima visita nel 1999: il focolare del Centro Mariapoli, le case delle famiglie e la sala stampa dove si prepara il mensile Novi Svijet (Città Nuova croata) e l’editoria, gli alloggi per gli ospiti e gli uffici, ma anche i vialetti, l’orto, il campo da calcetto, i fiori e i prati, la grande sala riunioni con 6 traduzioni in contemporanea.
Arrivederci Mariapoli Faro. Bok! (ciao in croato).

Giulio Meazzini

 Altre immagini della visita alla Mariapoli Faro: Galleria di foto

Una felicità misteriosa

Ecos de fraternidad

“Acabo de encontrar a Emmaus personalmente: no me parecía que estaba hablando con la presidente, tanta es su simplicidad y naturalidad. ¡Pero cuánta sabiduría! No estoy sola, puedo superar las dificultades también con ella, que está a mi lado”. Quien habla es una joven focolarina rusa, ordotoxa. Y prosigue, sonriendo: “La aventura con el ideal de la unidad es exaltante. Gracias a él descubro cada vez más la belleza de lo que ofrece la tradición de mi Iglesia ortodoxa. Este ideal está hecho precisamente para nosotros. Al punto que, al principio, cuando conocí a Chiara y leí sus libros, ¡estaba segura de que también ella era ortodoxa!”.
La última jornada de Emmaus en Faro empieza con algunos coloquios personales, para proseguir con un intenso momento con los gen.

“Hemos dejando nuestras familias para venir aquí, pero valía la pena. Encontrarse por una semana con 55 hermanos de países diversos es una experiencia muy fuerte” (un gen húngaro). Los jóvenes acogen a Emmaus a su modo, con canciones, alegría y aplausos interminables. “Lo que está sucediendo aquí, lo que percibo en estos días, puede cambiar mi vida futura. Es algo fantástico” (un gen español).
Emmaus aprovecha la ocasión, rebatiendo: “No se preocupen de captar o entender todo. Basta que les quede en el alma un sólo concepto de estos días para cambiarles la vida”. Y prosigue: “También yo siento que tengo en ustedes 55 hermanos, porque compartimos el ideal de invadir el mundo con el amor. Es una alegría estar aquí y formar parte con ustedes de este pueblo bienaventurado, como dice la Escritura, porque pertenece a Dios”.  Giancarlo augura a los gen “que experimenten un amor tan grande que no tenga confines”.
Cuando los saluda, Emmaus se disculpa porque, como no puede llevar una maleta demasiado pesada, se vio obligada a dejarles todos los chocolates y dulces que llegaron en estos días…

Al final de la jornada, Micia y Florijan acompañan a Emmaus y a Giancarlo
a visitar los varios edificios y ambientes que constituyen la ciudadela, cada uno con el nombre que Chiara les dio durante su última visita en 1999: el focolar del Centro Mariápolis, las casas de las familias y la oficina de prensa donde se prepara todos los meses Novi Svijet (Ciudad Nueva croata) y la editorial, los alojamientos para los huéspedes y las oficinas, pero también las veredas, el huerto, la plaza de futbolito, las flores y los prados, la gran sala de reuniones con 6 cabinas de traducción simultánea.

Hasta la vista Mariápolis Faro.

¡Bok! (chao en idioma croata).

Giuglio Meazzini

Otras imagienes de la visita a la Mariápolisi Faro:

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“Ci si fa santi con una sola grande idea!”

S. Chiara d’Assisi ci interessa tantissimo! Perché è una santa che ha a che fare con noi, ha qualche cosa di molto simile a noi. Io ricordo, all’inizio dell’Ideale (*) quando noi prime focolarine abbiamo scelto Dio, come ideale della nostra vita, perché tutti gli ideali crollavano; ricordo l’impressione che mi faceva questa santa di cui conoscevo la vita, che a 18 anni aveva incontrato san Francesco, la sua dottrina sulla povertà, ed è rimasta affascinata. Quindi voleva pure lei seguire questa strada nuova che lo Spirito Santo indicava. Ricordo l’impressione che mi faceva questa risposta che lei ha dato a san Francesco, quando le ha chiesto: “Ma figliola, che cosa desideri?” E lei risponde: “Dio”. Una meraviglia! Non è che ha detto: “Figliola, che cosa desideri?” “Seguirti, Francesco; la povertà; consacrarmi a Dio”. No. “Figliola, che cosa desideri?” “Dio”. E la risposta che noi abbiamo dato all’inizio dell’Ideale, quando tutti gli ideali crollavano e dentro abbiamo sentito che uno non crollava: Dio, non era effetto di un ragionamento umano, era un’ispirazione, era un colpo dello Spirito Santo, un gettito dentro. Dio abbiamo scelto. Ma non è stato un mio ragionamento, né delle prime focolarine. Dio. Anche in santa Chiara evidentemente. “Figliola, che cosa desideri?” “Dio”. Ecco. E questo ci apparenta con lei, ci fa sentire, pur lontani di secoli, ancora sulla sua strada. Santa Chiara, poi, ci dice un’altra cosa: lei era inchiodata nell’idea della povertà. Viveva una povertà talmente rigida che qualcuno ha influito sulle autorità, e hanno detto: bisogna qui modificare questa povertà, renderla più dolce, meno forte. Quando è arrivato il Papa a visitarla lei ha detto: “Cancelli i miei peccati, ma non la povertà”. E per via della povertà e di tante penitenze in seguito, si è fatta santa. S. Chiara ci dice che ci si fa santi con una sola grande idea, avendola ben fissa in testa, la sua era “povertà”, la nostra è “unità”. Se noi vogliamo farci santi, come è volontà di Dio – “è volontà di Dio la vostra santificazione” dice la Scrittura -, noi dobbiamo avere una sola grande idea, come lei: l’unità. E un’altra cosa che ci ha sempre affascinato in santa Chiara è quella che noi, che eravamo nati 700 anni dopo, vedevamo che ancora lei emanava luce, per cui si poteva imitarla secondo la nostra linea. Perché questi grandi santi che hanno dentro di sé il Risorto, lasciano dove passano una scia di luce. Ricordo come noi prime focolarine eravamo attratte da questa risposta: Dio! “Figliola, che cosa desideri?” “Dio”. E dicevamo: “Anche noi vogliamo vivere in modo da lasciare dietro di noi una scia di luce”. E sapete perché? Perché vorremmo far del bene sulla terra non solo mentre siamo in vita, ma anche dopo, per secoli, su tanti, milioni di persone; ma allora bisogna che sia il Risorto in noi, non noi. Se c’è il Risorto in noi, Lui brilla e lascia una scia di luce. Ecco, è quello che io auguro a tutti voi in questo giorno di santa Chiara. Tratto dal discorso di Chiara Lubich su S.Chiara a Estavayer-le-Lac (Svizzera), 11 agosto 1999 (*) Col termine “Ideale” Chiara, fin dai primi anni ’40, indica la luce della quale si sentiva investita dall’Alto e che comunicava a quanti le stavano attorno (altro…)

Una felicità misteriosa

Una cittadella di persone

8 agosto 2010: splendida giornata di sole a Krizevci in Croazia. E non solo come tempo atmosferico. Un passante casuale, infatti, noterebbe forse una gioia di particolare intensità sui volti degli abitanti della cittadella Faro. In particolare tra le focolarine e i focolarini che, dai paesi circostanti in cui vivono – Croazia, Serbia, Macedonia, Bosnia Erzegovina, Moldavia, Romania e Bulgaria –, sono qui convenuti per incontrare Emmaus, la presidente dei Focolari, la “loro” presidente.

Innamorati di Dio
Le hanno parlato della vita in mezzo a popoli tanto diversi, divisi nella storia da muri dolorosi di guerre e incomprensioni. Le hanno raccontato gioie e difficoltà, speranze e decisioni: “O viviamo da innamorati di Dio o non ha senso quello che facciamo”. Emmaus ha risposto ringraziandoli per la loro fedeltà, perché “pur di tante lingue, fedi e provenienze, tutti appartenete all’unico popolo di Dio”. Le ha fatto eco Giancarlo, il copresidente, colpito dal vederli così fortemente “cuore e servizio” delle comunità.

Raggio di sole
Nel pomeriggio, per gli ospiti visita alla scuola dell’infanzia “Raggio di sole”. Sorta nel 1995, con 4 sezioni miste per 110 bambini dai 3 ai 6 anni è oggi il fiore all’occhiello non solo della Mariapoli Faro, ma anche dell’intera città. Subito dopo la guerra, infatti, i focolarini chiesero al comune di Krizevci quale fosse un bisogno primario della popolazione e la risposta fu, appunto, la scuola dell’infanzia. Con gli aiuti ricevuti dall’estero, tanta fantasia e iniziative concrete, iniziò allora un’avventura educativa che oggi è modello sia per la Croazia che per altre nazioni.
Integrando la pedagogia agazziana con i principi educativi frutto del carisma di Chiara Lubich – in particolare la cultura del dare, l’educazione al difficile, al dolore, alla pace, l’accoglienza del diverso e l’arte di amare –, si lavora per la formazione integrale della personalità dei bambini e lo sviluppo delle loro capacità cognitive e comunicative. Dopo 15 anni di attività, grazie anche alla collaborazione con Educazione e Unità, l’esperienza fatta diventa contributo scientifico prezioso per enucleare i paradigmi della pedagogia di comunione anche a livello accademico, come nelle facoltà pedagogiche di Zagabria (Croazia) e Skopje (Macedonia).

Ideale e famiglie
In serata, l’incontro con le famiglie che vivono nella cittadella, e contribuiscono, tra l’altro, anche a dar vita alle aziendine di Economia di Comunione  collegate. Bella gente, famiglie unite che hanno attraversato l’orrore della guerra senza perdere la fiducia nell’amore di Dio che tutto vince. Tante le testimonianze, semplici e concrete: “Siamo fortunati, i nostri figli fin da piccoli respirano questo clima di amore scambievole”. “Qui impariamo a vivere onestamente il nostro essere cittadini responsabili”. “Ogni giorno, dopo il lavoro, tornando alla cittadella ci rendiamo conto di quanto sia importante per noi questo ideale”. “Siamo venuti qui per aiutare altre famiglie e abbiamo ricevuto il centuplo”.
Emmaus conferma: “La cittadella è fatta di case, alberi e vialetti, ma soprattutto di persone che testimoniano l’amore reciproco e danno questa impronta anche alle pietre, alle case accoglienti e armoniose, a tutto. Se non ci foste voi la cittadella non esisterebbe. E’ il vostro amore scambievole che ne giustifica il nome, Faro, accendendone la luce”.
– conclude il co-presidente Giancarlo Faletti –, è merito vostro perché avete creduto nella possibilità di essere cittadella e, con la vostra forza e costanza, siete promessa di tanti frutti in futuro”. 

Giulio Meazzini

 Altre immagini della visita alla Cittadella Faro: Galleria di foto

 

Una felicità misteriosa

A city made up of people

8 August 2010. It was a day of splendid sunshine in Krizevci, Republic of Croatia. A casual visitor couldn’t but notice the intense joy on the faces of everyone living in Mariapolis Faro and the warm atmosphere of joy among the focolarini who have gathered from the surrounding areas of Croatia, Serbia, Macedonia, Bosnia Herzogovina, Moldavia, Rumania, and Bulgaria. They’ve come to meet Maria Voce, President of the Focolare Movement. 

In love with God
They told her of life in the midst of such diverse peoples who have been divided by history and by painful barriers of war and misunderstanding. They told her about joys and difficulties, hopes and decisions: “Either we live like people who are in love with God or what we are doing just doesn’t make any sense.” Maria Voce responded by thanking them for their faithfulness, because “even though you are of many tongues, faiths, and places of origin, you all belong to the one People of God.” Giancarlo, Co-president of the Movement, echoed her sentiments, recognizing how the men and women focolarini were so strongly “heart and service” of the communities.  

Sun Ray
In the afternoon there was a visit for guests to the Sun Ray Early Childhood School. The school was begun in 1995, with 4 sections for 110 children between the ages of 2 and 6 years old. Today it is still the flower not only of Mariapolis Faro, but of the entire city. Immediately following the war, the focolarini asked the Krizevci municipality if the local population was in need of anything in particular. The answer was an Early Childhood School. With help from abroad, much creativity and concrete projects, an adventure in education began which is now a model for Croatia and other nations as well.
Integrating the Montessori method with the pedagogical principles of the charism of Chiara Lubich – especially the culture of giving, educating for difficulties, suffering, peace, welcoming those who are different and the art of loving – the school strives to develop the children’s personalities along with their cognitive and communication skills. After 15 years of activity, thanks also to the collaboration with Education and Unity, the school has been able to make a precious scientific contribution, explaining the patterns of a pedagogical method based on communion, even at an academic level in the Zagabria School of Pedagogy (Croatia) and Skopje (Macedonia).     

Ideal and Family
In the evening there was the meeting with families living in Mariapolis Faro, who offer their contribution also by running the Economy of Communion businesses which are linked to the place. They are wonderful people, with united families that have undergone the horror of war while not losing their faith in the love of God who conquers all. There was much sharing of simple and concreted experiences of life: “We’re fortunate, our children have been breathing in this atmosphere of mutual love ever since they were small.” “We learn here to live honestly as responsible citizens.” “Everyday, after work, returning to the Mariapolis, we realize how important this Ideal is for us.” “We’ve come here to help other families and we’ve received a hundredfold.”
Emmaus affirmed: “The Mariapolis is comprised of houses, trees and valleys, but above all of persons who give witness to mutual love and leave this mark even on the stones, on the harmonious and welcoming dwellings – on everything. If it weren’t for you this Mariapolis wouldn’t be here. Your mutual love is what justifies its name, “Faro” (Beacon) by enkindling its Light.  
 

Giulio Meazzini

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Una felicità misteriosa

Una ciudadela de personas

8 de agosto de 2010: espléndida jornada de sol en Krizevci, Croacia. Y no sólo como tiempo atmosférico. Un transeúnte casual, de hecho, probablemente notaría una alegría de particular intensidad en los rostros de los habitantes de la ciudadela Faro. En especial entre las y los focolarinos que vinieron acá desde los países cercanos –Croacia, Serbia, Macedonia, Bosnia Herzegovina, Moldavia, Rumanía y Bulgaria –, para encontrarse con Emmaus, la presidente de los Focolares, “su” presidente.

Enamorados de Dios
Le hablaron de la vida en medio a tantos pueblos diversos, divididos a lo largo de la historia por muros dolorosos de guerras e incomprensiones. Le cuentan alegrías y dificultades, esperanzas y decisiones: “¡O vivimos como enamorados de Dios o no tiene sentido lo que hacemos!”. Emmaus respondió agradeciéndoles por su fidelidad, porque “a pesar de los tantos idiomas, credos y proveniencias, todos pertenecen al único pueblo de Dios”. Lo subrayó también Giancarlo, el co-presidente, impresionado al verlos tan fuertemente “corazón y al servicio” de las comunidades.

Rayo de sol
En la tarde, para los huéspedes empezó la visita al preescolar “Rayo de sol”. Surgido en 1995, cuenta con 4 secciones mixtas para un total de 110 niños de los 3 a los 6 años; hoy en día es la flor en el ojal no sólo de la Mariápolis Faro, sino también de toda la ciudad. De hecho, enseguida después de la guerra los focolarinos preguntaron al municipio cuál era la necesidad primaria de la población, y la respuesta fue precisamente, un preescolar. Con la ayuda recibida del extranjero, mucha fantasía e iniciativas concretas, empezó entonces la aventura educativa que hoy es un modelo en Croacia y en otras naciones.
Integrando la pedagogía agazziana con principios educativos que son fruto del carisma de Chiara Lubich –en especial la cultura del dar, la educación para lo difícil, el dolor, a la paz, la acogida de quien es diferente y el arte de amar-, se trabaja en la formación integral de la personalidad de los niños y el desarrollo de sus capacidades cognitivas y comunicativas. Después de 15 años de actividad, también gracias a la colaboración con Educación y Unidad, la experiencia realizada se ha vuelto un aporte científico precioso para enuclear paradigmas de comunión también a nivel académico, como en las Facultades de Pedagogía de Zagabria (Croacia) y de Skopje (Macedonia).

Ideal y familias
En la noche tiene lugar el encuentro con las familias que viven en la ciudadela, y contribuyen, entre otras cosas, a dar vida a las empresitas de Economía de Comunión afiliadas. Gente bella, familias unidas que han pasado por el horror de la guerra sin perder la confianza en el amor de Dios que vence todo. Son muchos los testimonios, sencillos y concretos: “Somos afortunados, nuestros hijos desde pequeños respiran este clima de amor recíproco”. “Aquí aprendemos a vivir honestamente nuestro ser ciudadanos responsables”.  “Todos los días, después del trabajo, regresando a la ciudadela nos damos cuenta de lo importante que es para nosotros este Ideal”. “Hemos venido aquí para ayudar a otras familias y hemos recibido el céntuplo”.
Emmaus confirma: “La ciudadela está hecha de casas, árboles, pero sobre todo de personas que dan testimonio del amor recíproco y dejan su huella en estas piedras, en las casas acogedoras y armoniosas, en todo. Si no existieran ustedes la ciudadela no existiría. Es su amor recíproco lo que justifica el nombre, Faro, encendiendo la luz”.
 “Sí – concluye Giancarlo-, es mérito de ustedes porque han creído en la posibilidad de ser ciudadela y, con su fuerza y constancia, son la promesa de tantos frutos para el futuro”.

Giulio Meazzini

 Otras imágenes de la visita a la ciudadela  Faro: Galeria fotográfica

 

 

Una felicità misteriosa

Uma cidade feita de pessoas

8 de agosto de 2010: um maravilhoso dia de sol em Krizevci, na Croácia. E bonito não só pelo tempo e a temperatura. Alguém que passasse casualmente certamente iria notar uma alegria especial nos rostos dos moradores da Mariápolis Farol, e, principalmente, nos focolarinos e focolarinas que tinham vindo dos países próximos – Croácia, Sérvia, Macedônia, Bósnia Erzegovina, Moldávia, Romênia e Bulgária – para encontrar Emmaus, a presidente do Movimento dos Focolares, a “sua” presidente.

Enamorados por Deus
A ela eles falaram da vida em meio a povos tão diferentes, divididos, em sua história, por barreiras dolorosas de guerras e incompreensões. Contaram suas alegrias e dificuldades, esperanças e decisões. “Ou vivemos enamorados por Deus ou o que fazemos não tem sentido”. Respondendo Emmaus agradeceu pela fidelidade deles, porque “embora de tantas línguas, credos e proveniências, vocês pertencem ao único povo de Deus”. O que foi reforçado pelo copresidente Giancarlo, impressionado em perceber com que força trabalham como “coração e serviço” das comunidades. 

Raio de sol
À tarde os hóspedes visitaram a escola infantil “Raio de sol”. Fundada em 1995, com quatro classes para 110 crianças, de 3 a 6 anos, hoje é a jóia não só da Mariápolis Farol, mas de toda a cidade. Terminada a guerra os focolarinos perguntaram ao município de Krizevci qual a necessidade mais primária da população, e a resposta foi, exatamente, uma escola infantil. Com as ajudas recebidas do exterior, muita fantasia e iniciativas concretas, teve início uma aventura educativa que hoje é um modelo para a Croácia e para outras nações.
Integrando o método pedagógico Agazzi com os princípios educativos que florescem do carisma de Chiara Lubich – em especial a cultura da partilha, a educação à dificuldade, ao sofrimento e à paz, a acolhida do diferente e a arte de amar – trabalha-se para a formação integral da personalidade das crianças e para o desenvolvimento de suas capacidades cognitivas e comunicativas. Após 15 anos de atividade, e graças também à colaboração com Educação e Unidade, o experimento desenvolvido dá uma preciosa contribuição científica para a enunciação dos paradigmas da pedagogia de comunhão, inclusive em nível acadêmico, como ocorre nas faculdades de pedagogia de Zagreb (Croácia) e Skopje (Macedônia). 

Ideal e famílias
Durante a tarde aconteceu o encontro com as famílias que moram na Mariápolis e que, entre outras coisas, ajudam a desenvolver as pequenas atividades empresariais ligadas à Economia de Comunhão. Um lindo povo, famílias unidas, que atravessaram os horrores da guerra sem perder a confiança no amor de Deus que vence tudo. Os testemunhos são simples e concretos: “Somos afortunados. Desde pequenos os nossos filhos respiram esta atmosfera de amor mútuo”. “Aqui aprendemos a viver honestamente, como cidadãos responsáveis”. “Todo dia, retornando à Mariápolis, nos damos conta de quanto este Ideal é importante para nós”. “Viemos para cá para ajudar outras famílias, e recebemos o cêntuplo”.
Emmaus confirma: “A Mariápolis é feita de casas, árvores, ruelas, mas principalmente de pessoas que testemunham o amor recíproco e deixam esta marca até nas pedras, nas casas acolhedoras, em tudo. Se vocês não estivessem aqui a Mariápolis não existiria; é o amor mútuo que vivem que justifica esse nome, Farol, e que acende a sua luz”.
“Sim – concluiu Giancarlo – o mérito é de vocês, porque acreditaram na possibilidade de ser uma Mariápolis permanente, e com a força e a constância que possuem são promessa de muitos frutos no futuro”.
 

Giulio Meazzini

 

Outras imagens da visita à Mariápolis Farol: galeria de fotos

Una felicità misteriosa

Una cittadella di persone

8 agosto 2010: splendida giornata di sole a Krizevci in Croazia. E non solo come tempo atmosferico. Un passante casuale, infatti, noterebbe forse una gioia di particolare intensità sui volti degli abitanti della cittadella Faro. In particolare tra le focolarine e i focolarini che, dai paesi circostanti in cui vivono – Croazia, Serbia, Macedonia, Bosnia Erzegovina, Moldavia, Romania e Bulgaria –, sono qui convenuti per incontrare Emmaus, la presidente dei Focolari, la “loro” presidente. Innamorati di Dio Le hanno parlato della vita in mezzo a popoli tanto diversi, divisi nella storia da muri dolorosi di guerre e incomprensioni. Le hanno raccontato gioie e difficoltà, speranze e decisioni: “O viviamo da innamorati di Dio o non ha senso quello che facciamo”. Emmaus ha risposto ringraziandoli per la loro fedeltà, perché “pur di tante lingue, fedi e provenienze, tutti appartenete all’unico popolo di Dio”. Le ha fatto eco Giancarlo, il copresidente, colpito dal vederli così fortemente “cuore e servizio” delle comunità. Raggio di sole Nel pomeriggio, per gli ospiti visita alla scuola dell’infanzia “Raggio di sole”. Sorta nel 1995, con 4 sezioni miste per 110 bambini dai 3 ai 6 anni è oggi il fiore all’occhiello non solo della Mariapoli Faro, ma anche dell’intera città. Subito dopo la guerra, infatti, i focolarini chiesero al comune di Krizevci quale fosse un bisogno primario della popolazione e la risposta fu, appunto, la scuola dell’infanzia. Con gli aiuti ricevuti dall’estero, tanta fantasia e iniziative concrete, iniziò allora un’avventura educativa che oggi è modello sia per la Croazia che per altre nazioni. Integrando la pedagogia agazziana con i principi educativi frutto del carisma di Chiara Lubich – in particolare la cultura del dare, l’educazione al difficile, al dolore, alla pace, l’accoglienza del diverso e l’arte di amare –, si lavora per la formazione integrale della personalità dei bambini e lo sviluppo delle loro capacità cognitive e comunicative. Dopo 15 anni di attività, grazie anche alla collaborazione con Educazione e Unità, l’esperienza fatta diventa contributo scientifico prezioso per enucleare i paradigmi della pedagogia di comunione anche a livello accademico, come nelle facoltà pedagogiche di Zagabria (Croazia) e Skopje (Macedonia). Ideale e famiglie In serata, l’incontro con le famiglie che vivono nella cittadella, e contribuiscono, tra l’altro, anche a dar vita alle aziendine di Economia di Comunione  collegate. Bella gente, famiglie unite che hanno attraversato l’orrore della guerra senza perdere la fiducia nell’amore di Dio che tutto vince. Tante le testimonianze, semplici e concrete: “Siamo fortunati, i nostri figli fin da piccoli respirano questo clima di amore scambievole”. “Qui impariamo a vivere onestamente il nostro essere cittadini responsabili”. “Ogni giorno, dopo il lavoro, tornando alla cittadella ci rendiamo conto di quanto sia importante per noi questo ideale”. “Siamo venuti qui per aiutare altre famiglie e abbiamo ricevuto il centuplo”. Emmaus conferma: “La cittadella è fatta di case, alberi e vialetti, ma soprattutto di persone che testimoniano l’amore reciproco e danno questa impronta anche alle pietre, alle case accoglienti e armoniose, a tutto. Se non ci foste voi la cittadella non esisterebbe. E’ il vostro amore scambievole che ne giustifica il nome, Faro, accendendone la luce”. “ – conclude il co-presidente Giancarlo Faletti –, è merito vostro perché avete creduto nella possibilità di essere cittadella e, con la vostra forza e costanza, siete promessa di tanti frutti in futuro”.

Giulio Meazzini

Altre immagini della visita alla Cittadella Faro: Galleria di foto

 

Una felicità misteriosa

Una risposta d’amore

Benedettini, Trinitari, Agostiniani, Salesiani, Premonstratensi, Dehoniani e religiosi di altri antichi e nuovi carismi: si ritrovano il 7 agosto, provenienti da vari continenti, in una cittadina croata situata tra verdi colline a un’ora da Zagabria, Krizevci, nel cui tessuto urbano è incastonata la Mariapoli Faro. Un incontro annuale ormai abituale per i rappresentanti dei tanti religiosi che hanno innestato la linfa nuova della spiritualità dell’unità sulla radice del carisma dei propri fondatori. Anche quest’anno il programma è arricchito dalla presenza di Emmaus, Maria Voce, presidente del Movimento dei focolari, che per la prima volta visita un paese dell’est Europa: “Ovunque si trova la stessa famiglia di Chiara”, esordisce incontrandoli. La volontà di Dio Nel dialogo con i religiosi, Emmaus, insieme al copresidente, Giancarlo Faletti, tocca vari punti importanti per la vita di tutto il Movimento nell’anno sociale che si apre dopo l’estate. “Durante l’anno passato abbiamo meditato l’amore di Dio e da lui ci siamo lasciati amare: gioie, difficoltà, provvidenze inattese, tutti sono stati segni, in modi diversi, del suo amore. Nell’anno che sta per iniziare, mi sembra che lui ci sfidi a rispondere, per vedere cosa sappiamo fare e dove ci può portare la reciprocità. Fare dunque la sua volontà risvegliando la nostra tensione alla santità. Ma non da soli: possiamo farcela solo in unità. Santità collettiva, dunque, santità dell’Opera tutta. Fare la volontà di Dio sarà la nostra risposta di amore”. Più bella Un religioso chiede come si può aiutare la Chiesa in questo momento difficile. Emmaus risponde con la sua abituale immediatezza e serenità: “Ho l’impressione che la Madonna voglia fare una carezza alla Chiesa, che la voglia bella, anche attraverso di noi. L’Opera di Maria, se è se stessa, contribuisce come una figlia piccola a fare più bella sua madre”. Sulla stessa linea, il copresidente Faletti sottolinea che i momenti di difficoltà aiutano a far cadere il superfluo, tutto quello che non è Dio. Il dialogo prosegue mettendo in evidenza la fantasia, l’iniziativa, il coinvolgimento richiesti, più che nel passato, ad ogni religioso: essere lievito propositivo nelle comunità del mondo, sentirsi ognuno responsabile non solo della propria piccola o grande area di attività, ma di tutti, in modo da andare avanti “a corpo”. Difficoltà e ottimismo Non mancano domande impegnative, come quella relativa alla difficoltà, per i religiosi, di portare oggi il Vangelo alla gente. “Anche nel nostro passato ci sono stati momenti e luoghi dove non potevamo fare manifestazioni, o incontrarci, o addirittura parlare di Vangelo – puntualizza Giancarlo Falletti –. Non avevamo niente, eppure proprio lì è venuto in evidenza il centro della nostra vita: tenere Gesù sempre presente in mezzo a noi”. “Non è una parola o un concetto – aggiunge Emmaus –, ma una persona, un compagno, la possibilità di non essere soli, di sapere cosa fare in ogni situazione, senza rischiare di essere la brutta copia del passato. La realtà socio-ecclesiale infatti oggi è diversa dal passato, per cui non possiamo ripetere le stesse cose di 25 anni fa. E siccome Dio ha qualcosa da dire, anche attraverso di noi, alle persone del nostro tempo, dobbiamo attualizzare quello che il nostro carisma suggerisce, per la Chiesa e la società di oggi. Questa sfida è anche al centro della mia esperienza di presidente”. E conclude: “Che bella famiglia ci ha donato Chiara! Non riesco a non essere ottimista”. Faro Segue la Messa, concelebrata nella cornice della splendida cattedrale greco cattolico di Krizevci. Infine, alcune comunità del Movimento offrono ad Emmaus e Giancarlo, ai religiosi ed anche ai gen (i giovani dei Focolari), qui riuniti da tutto il mondo per la loro scuola annuale, un momento di festa, con canzoni, scenette comiche, costumi e dolci tipici dei loro paesi.Nel saluto finale, Emmaus sottolinea quello che è stato lo sfondo di tutta la giornata: “L’amore scambievole tra tutti ha permesso di fare di tanti popoli e lingue presenti qui alla Mariapoli Faro un’unica armonia. Se ognuno, tornando, porterà nel suo paese questa armonia, allora veramente la cittadella sarà un faro per tanti”.

Giulio Meazzini

Altre immagini della visita alla Cittadella Faro: Galleria di foto

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Una felicità misteriosa

Desde Brasil, diario de viaje

“Después de tanto esperar, finalmente salimos para Brasil. Somos unos veinte jóvenes venidos de Europa, nos acoge un clima frío y lluvioso. Pero el tiempo desfavorable no frena el entusiasmo y la alegría de encontrarnos para la experiencia que nos espera.  Estamos alojados en la ‘Mariápolis Ginetta´, la ciudadela de los Focolares a 70 Km. de San Pablo. Los primeros días participamos en un congreso sobre la fraternidad como categoría política para encarnar en la sociedad, junto con alrededor de 400 participantes brasileños de la región de San Pablo. El intercambio de experiencias es muy rico y denso.  Empezar con este congreso ha sido muy importante para nosotros, para orientar la brújula y no correr el riesgo, en los días siguientes, de perdernos en un falso activismo. Comprendemos que tenemos que apuntar a relacionarnos con la gente del lugar y su realidad cotidiana, haciendo el esfuerzo de entrar en su cultura. Estos primeros días nos han ayudado a preparar la mente y el corazón para acoger las realidades concretas que tendremos que enfrentar.

La ciudadela de los Focolares empezó hace tantos años –entre tantas otras actividades- dos proyectos: el ‘Jardín Margarita’ y el “Barrio do Carmo”. El primero es un centro educativo y de tantas otras iniciativas, situado en un pequeño barrio al frente de la ciudadela. Ya desde hace muchos años hay una escuela para niños y adolescentes. Enseguida nos injertamos en sus actividades. Una joven alemana junto con una argentina dan clases de canto a un grupo de niños brasileños. Después se hacen talleres de danza, educación física y, obviamente, de fútbol. El amor y la buena voluntad de todos, logra hacer superar la barrera del idioma.

El “Barrio do Carmo” es una aldea afro-brasileña, muy pobre. Allí no existen las estructuras para las actividades que se desarrollan en el ‘Jardín Margarita’, pero hay una panadería y una salita de costura, donde se dan cursos de formación laboral a los jóvenes de la aldea. Un colombiano de nuestro grupo organiza torneos de fútbol con unos cuarenta muchachos felices. En la sala de costura, algunas muchachas del grupo, de Alemania, Colombia e Italia, se suman al grupo de aprendices y, juntas, hacen las camisetas para el equipo de fútbol de la aldea. Otro grupo se pone a frisar y pintar las paredes de la casa. Algunos muchachos del lugar, intrigados, quieren colaborar. En poco tiempo nos encontramos en una gran obra, todos mezclados. Como delante de la casa hay tanta basura, otro grupito empieza a recogerla. Los muchachos involucrados se entusiasman y llaman a sus amigos. El pequeño grupo inicial crece enseguida. Todos están contentos de estar juntos, de trabajar jugando… y no se detienen hasta que la aldea no está limpia.

Los 15 días pasan deprisa y llega el día de volver para el evento conclusivo que tendrá lugar en el noreste de Brasil, junto a un grupo de Recife. Junto con las personas dejamos también muchas lágrimas.  Hemos vivido momentos extraordinarios con ellos y resulta duro separarnos. El amor concreto que hemos podido dar con nuestras fuerzas y talentos ha sido retribuido ampliamente con la alegría que experimentamos en nuestros corazones. Hemos construido relaciones auténticas, que permanecerán y fructificarán como semillas de fraternidad”.

(Rafael y Sara)

Una felicità misteriosa

I diciotto anni di Chiara Luce Badano – prima puntata

Il ricordo di Chiara, una ragazza vivace, allegra e sportiva, a distanza di venti anni è più vivo che mai negli episodi e negli aneddoti raccontati dai genitori Maria Teresa e Ruggero Badano. Diceva la beata Madre Teresa di Calcutta: «Se i membri della famiglia restano uniti, si ameranno reciprocamente come Dio li ama individualmente». È stata anche l’esperienza di Chiara, giovane ragazza di Sassello morta di tumore e prossima beata il 25 settembre al santuario del Divino Amore di Roma, che sembra trovare le sue radici nella testimonianza evangelica vissuta innanzitutto nel nucleo familiare.

Sappiamo che avevate desiderato tanto una figlia. Come avete vissuto l’arrivo di Chiara nella vostra famiglia?

Maria Teresa Badano: «Ci siamo sposati a 26 anni. Il nostro più grande desiderio era quello di avere dei figli, ma abbiamo dovuto aspettare undici anni. Con l’arrivo di Chiara è come se avessimo compreso maggiormente la grazia del sacramento del matrimonio, perché completava la nostra unione. Chiara cresceva bella e sana, e ci dava tanta gioia; ma abbiamo avvertito da subito che non era solo figlia nostra. Era prima di tutto di Dio, e come tale dovevamo educarla, rispettando la sua libertà».

Qualche aneddoto dell’infanzia di Chiara?

Maria Teresa Badano: «Una volta, di ritorno dall’asilo, Chiara mi aveva chiesto di fermarsi dalla nostra vicina Gianna. Dopo un’oretta è tornata a casa con in mano una bellissima mela rossa e gialla. Le ho chiesto come se la fosse procurata. Chiara mi ha risposto che l’aveva presa dalla vicina; ma, l’avevo intuito, senza il suo permesso. Le ho spiegato che avrebbe dovuto riportarla e domandare scusa. La vedevo molto preoccupata, si vergognava, ma le ho promesso che l’avrei seguita con lo sguardo dal terrazzo. Allora ha preso coraggio, è tornata dalla vicina e le ha spiegato l’accaduto. Dopo un quarto d’ora è arrivata Gianna, con un bel cestino di mele, tutto per lei. “Ora potrai fare merenda con la tua mamma − ha affermato la vicina −, perché oggi ti ha insegnato una cosa importantissima”».

Come ha conosciuto il Movimento dei focolari vostra figlia?

Ruggero Badano: «A nove anni e mezzo, grazie a una gen (generazione nuova, i giovani dei Focolari) di nome Chicca. È stato un momento fondamentale per la vita di Chiara. Prendeva una corriera che da Sassello la portava ad Albisola dove abitava la sua nuova amichetta. I miei genitori erano un po’ preoccupati per il fatto che andasse da sola, ma noi ci fidavamo. Spesso al suo ritorno, non conoscendo ancora il Movimento dei focolari, le facevamo alcune domande. Ma lei rimaneva sul vago, limitandosi a raccontare che giocavano e leggevano il Vangelo. Chiara stessa notava però, qualcosa di diverso nel rapporto con la Chicca: “Vedi mamma, io trovo che questa nuova amica è diversa da quelle che frequento di solito qua”».

Com’era Chiara da adolescente?

Maria Teresa Badano: «Chiara era una ragazza piena di vita: le piaceva ridere, cantare ed anche ballare. Ecco: era una ragazza meravigliosa. All’epoca a Sassello non c’erano molti divertimenti, d’estate i ragazzi si ritrovavano al bar, magari per prendere un gelato. E poi a noi piace pensare a Chiara come a una sportiva per eccellenza, ma non in senso agonistico. Praticava il pattinaggio e il tennis; amava la montagna, ma era al mare che “esplodeva” ».
 

(Continua…)