Movimento dei Focolari
Francesca Fialdini: Il sogno di un venditore di accendini

Francesca Fialdini: Il sogno di un venditore di accendini

Il sogno di un venditore di accendiniLa storia vera di Youssou, fuggito dal Senegal in cerca di fortuna in Europa. Una storia straordinaria di integrazione e successo. Raccontata dalla conduttrice di Unomattina  (Rai 1) La storia vera di Youssou, fuggito dal Senegal in cerca di fortuna in Europa, prima in Belgio, poi in Francia, Paesi saturi di migranti e poveri di opportunità. Da immigrato clandestino entra nel bergamasco e diventa un venditore di accendini. Di successo. Le lettere che scrive alla moglie e ai due figli, una bambina di 2 anni e un bambino di 4 rimasti a Dakar, lo tengono ancorato a un filo di speranza che non si spezzerà, fino all’agognato ricongiungimento familiare. La forza d’animo, la saggezza africana, la solidarietà di tanti italiani sconosciuti, permetteranno ai figli di integrarsi. Suo figlio diventerà il primo avvocato dell’ordine forense della Lombardia e sua figlia un affermato ingegnere. Una storia di cuore, coraggio, progetti realizzati. A conclusione il saggio di Perego fotografa l’integrazione in atto nelle nostre città mettendo in evidenza le criticità e le sfide, ma anche le iniziative del volontariato che diventano occasioni di incontro e relazione con l’altro e superamento della cultura della paura e dell’indifferenza. Francesca Fialdini è inviata e conduttrice radiotelevisiva. Dopo la laurea in Scienze della comunicazione presso l’Univ. degli Studi “La Sapienza” di Roma e un corso di specializzazione in diritto dei popoli presso la fondazione Lelio Basso, inizia la sua carriera lavorando per la redazione esteri e come conduttrice di Radio Vaticana. Dopo aver lavorato come inviata e conduttrice di A sua immagine, affiancato Fabio Volo in Volo in diretta di Raitre, oggi conduce Unomattina su Rai uno. Mons. Gian Carlo Perego è stato fino al 2006 direttore di Caritas Italiana e dal 2006 al 2009 del Centro Documentazione Caritas e Migrantes. Nel 2009 è stato nominato dalla CEI Direttore generale della Fondazione Migrantes. Roma, lunedì 23 gennaio 2017 alle ore 18.00 presso la libreria Feltrinelli – via E. Orlando, 78/81, Umberto Broccoli dialoga con Francesca Fialdini e Giulio Albanese in occasione della presentazione del romanzo.   Editrice Città Nuova  

La Pace grida ad Aleppo

La Pace grida ad Aleppo

facebook_1481010213236Per la prima volta ho assistito ad un concerto di musica classica in mezzo ad una battaglia. Ad Aleppo succede che in mezzo alla morte una voce di pace si alza in mezzo a tutte le altre che annunciano la guerra, per sollevare gli animi e dimenticare per qualche istante la morte e il freddo. È come un capitolo di una tragedia moderna che ricorda la mitologia greca. Con pochi mezzi, Padre Elias Janji con il coro Naregatsi e la pianista, hanno presentato brani di Verdi, Mozart, Vivaldi e Karl Orf, in una chiesa gremita, nonostante il freddo polare che invade Aleppo in questi giorni, elevando i nostri spiriti in un altro cielo. E pensare che non tanto distante da qui la tragedia continua con missili lanciati da Aleppo Est sulla parte Ovest, uccidendo bambini nelle scuole e persone innocenti, mentre nella parte Est della città continua l’attacco dell’esercito siriano. Migliaia di persone (si parla di 60.000 fino ad oggi) sono riuscite a scappare da Aleppo Est e a rifugiarsi nella zona Ovest. Raccontano di come molti sono stati presi in ostaggio e che ad altri, mentre scappavano, hanno sparato alle spalle uccidendone alcuni; altri ancora correvano in mezzo alle sparatorie portando la nonna o altri parenti anziani sulle spalle. La gente è contenta perché finalmente alcuni sono potuti tornare nelle loro case liberate in questi giorni mentre l’esercito ha preso possesso della stazione di pompaggio dell’acqua di tutta la città, anche se minata. Si prevede che in un mese, dopo che i tecnici avranno finito il loro lavoro, l’acqua tornerà in tutta la città. Così finirà un capitolo della tragedia ma sicuramente, penso, ce ne saranno altri. facebook_1481010280568 Il 4 dicembre si ricorda Santa Barbara, la giovane ragazza martire dei primi secoli del cristianesimo trafitta con la spada dal padre perché, credendo in Gesù, non aveva accettato di adorare un altro Dio. Una grande festa per i cristiani d’Oriente per cui, nonostante la guerra, adulti e bambini si sono radunati per festeggiarla, mascherati e cantando la sua storia, una storia che – nonostante i secoli – è cambiata poco. Viene da domandarsi cos’è rimasto dell’uomo e della sua dignità? Cosa succederà adesso? Finirà la guerra ad Aleppo ridando tranquillità alla gente che ha tanto sofferto, anche se si ritroverà con una gran parte della città distrutta? La popolazione è stanca e vuole che il conflitto finisca, ma i gruppi armati non si danno per vinti e vogliono combattere fino in fondo. Nonostante l’appello dell’inviato speciale dell’ONU, Staffan De Mistura, a tutti i gruppi a lasciare la città e a risparmiare la vita della gente che, altrimenti, pagherà con un numero di vittime molto alto, secondo la logica della guerra! Ma come dimenticare che alla fine è l’Uomo che muore, poiché ciascuno, buono o cattivo è ad immagine di Dio, anche se questa è sepolta sotto mille vizi e cattiverie. Con il Natale che bussa alle porte, chiediamo allora che non sia solo ricordare un fatto passato con i soliti festeggiamenti, ma che l’arrivo del “Principe della Pace” cambi qualcosa nei cuori e nei gesti di noi tutti, e che diventino delle piccole pietre nella costruzione di un mondo migliore che tutti sogniamo. Da Aleppo, Pascal Bedros (altro…)

Brasile: il muro colorato di Manaus

Brasile: il muro colorato di Manaus

bras2A Coroado, periferia di Manaus (capitale dello Stato di Amazonas), il muro di cinta del Centro Sociale Roger Cunha Rodrigues si è fortemente deteriorato per le rovinose piogge degli ultimi tempi. Un muro che separa e protegge il Centro dalla dura realtà di droga e di violenza che si consuma nel quartiere. Nato nei primi anni ‘90 ad opera di alcune persone dei Focolari, esso ha iniziato a funzionare all’insegna dell’accoglienza e dell’inclusione sociale con una scuola materna ed elementare, ma ben presto si è trasformato in un vero e proprio Centro sociale, aperto mattina e pomeriggio. Proprio per garantire a bambini e adolescenti del territorio, attraverso attività educative e ludiche, il diritto fondamentale di una crescita armoniosa e integrale, a supporto delle loro famiglie. Finanziariamente si regge con la generosità di tanti, soprattutto col sostegno a distanza di AFNonlus che, oltre all’istruzione, permette di offrire ai ragazzi nutrizione e prevenzione medica. Sono infatti diverse le attività che via via si susseguono, come lo studio – in collaborazione con la facoltà di Psicopedagogia dell’Università Federale di Amazonas – per individuare e superare le difficoltà di apprendimento di alcuni ragazzi; o il progetto elaborato dagli studenti di Farmacia per far acquisire a bambini e famiglie nozioni di igiene, corretta alimentazione e cura della persona. È stato fatto anche una ricerca sulle malattie infettive mediante prelievi di sangue e conseguente terapia per le patologie riscontrate. Non sono poi  mancati programmi di prevenzione alla droga e di contrasto allo sfruttamento del lavoro minorile, mentre ai genitori vengono offerti corsi di formazione professionale in collaborazione con il Centro di Educazione Tecnologica dello Stato dell’Amazonas. «Negli anni – raccontano i referenti del progetto, Jeanne e Carlos –, abbiamo ideato laboratori di narrazione, teatro e alfabetizzazione letteraria. Siamo anche riusciti a realizzare un  programma per la formazione di adolescenti e giovani all’affettività e sessualità». bras3L’ultima conquista ce la raccontano ancora Janine e Carlos: «La crisi economica sta rendendo sempre più difficile la situazione del nostro territorio. Ad esempio, un’istituzione che da quasi 10 anni offriva un corso di informatica ha dovuto interrompere la collaborazione. Alcuni genitori dei  bambini stanno perdendo il lavoro. E i mezzi per dipingere il nostro muro di recinzione che aveva assunto un aspetto tetro e addirittura minaccioso, spesso imbrattato da vandali, proprio non c’erano. È nata allora l’idea di rivolgersi al Tribunale di Giustizia di Manaus, proponendo una partnership dal titolo: “Coloriamo il muro”. La proposta, che è stata poi accolta, consisteva nel descrivere con la pittura le esperienze e i valori che viviamo con i bambini nel Centro Sociale e dare un’aria di gioia e di armonia al nostro quartiere. Volevamo che i ragazzi diventassero protagonisti di questo progetto, così abbiamo raccolto i loro disegni affinché venissero riprodotti sul muro di cinta». Il nuovo muro, restaurato e dipinto, è stato inaugurato il 27 ottobre scorso. «È stato per noi un momento di grande gioia – dichiarano Janine e Carlos –  perché questo riconoscimento da parte del Tribunale, non solo conforta il lavoro del Centro, ma ci dà  la possibilità di portare avanti al meglio il progetto. Ringraziamo in modo particolare anche le tante persone che generosamente ci sostengono nel dare ai bambini e ragazzi quelle opportunità di conoscenza e di sviluppo che permetteranno loro di prendere in mano la propria vita e diventare donne e uomini nuovi». Giovanna Pieroni (altro…)

Parola di Vita – Dicembre 2016

Il verbo è al presente: Egli viene. È certezza di adesso. Non dobbiamo  aspettare domani, o la fine dei tempi, o l’altra vita. Dio agisce subito, l’amore non consente dilazioni o ritardi. Il profeta Isaia si rivolgeva a un popolo che attendeva con ansia la fine dell’esilio e il ritorno in patria. In questi giorni d’attesa del Natale non possiamo non ricordare che una simile promessa di salvezza fu rivolta a Maria: “Il Signore è con te” (Lc 1,28); l’angelo le annunciava la nascita del Salvatore. Non viene per una visita qualsiasi. Il suo è un intervento decisivo, della massima importanza: viene a salvarci! Da cosa? Siamo in grave pericolo? Sì. A volte ne siamo consapevoli, a volte non ce ne rendiamo conto. Interviene perché vede gli egoismi, l’indifferenza verso chi soffre ed è nel bisogno, gli odi, le divisioni. Il cuore dell’umanità è malato. Egli viene mosso a pietà verso la sua creatura, non vuole che si perda. La Sua è come la mano tesa verso un naufrago che sta annegando. Purtroppo in questo periodo questa immagine, che si rinnova di giorno in giorno con i profughi che tentano di attraversare i nostri mari, ci è sempre sotto gli occhi, e vediamo con quanta prontezza afferrano quella mano tesa, quel giubbotto salvavita. Anche noi, in ogni momento, possiamo afferrare la mano tesa di Dio e seguirlo con fiducia. Egli non soltanto guarisce il nostro cuore da quel ripiegamento su noi stessi, che ci chiude verso gli altri, ma ci rende, a nostra volta, capaci di aiutare quanti sono nella necessità, nella tristezza, nella prova. «Non è certo il Gesù storico o Lui in quanto Capo del Corpo mistico – scriveva Chiara Lubich – che risolve i problemi. Lo fa Gesù-noi, Gesù-io, Gesù-tu, … È Gesù nell’uomo, in quel dato uomo – quando la Sua grazia è in lui –, che costruisce un ponte, fa una strada, … […] È come altro Cristo, come membro del Suo Corpo mistico, che ogni uomo porta un contributo suo tipico in tutti i campi: nella scienza, nell’arte, nella politica, nella comunicazione e così via». L’uomo è con ciò collaboratore con Cristo. «È l’incarnazione che continua, incarnazione completa che riguarda tutti i Gesù del Corpo mistico di Cristo»1. È proprio quanto è accaduto a Roberto, un ex-carcerato che ha trovato chi l’ha “salvato” e che si è trasformato a sua volta in uno che “salva”. Ha raccontato la sua esperienza, il 24 aprile, alla Mariapoli di Villa Borghese a Roma. «Finita una lunga detenzione pensavo di ricominciare una vita, ma come si sa, anche se hai pagato la tua pena, per la gente rimani sempre un poco di buono. Cercando lavoro  ho trovato  tutte le porte chiuse.  Ho dovuto elemosinare per strada, per sette mesi ho fatto il barbone. Finché non ho incontrato Alfonso che, mediante l’associazione da lui creata, aiuta le famiglie dei carcerati. “Se vuoi ricominciare, mi ha detto, vieni con me”. Adesso da un anno lo aiuto a preparare le buste della spesa per le famiglie dei carcerati che andiamo a visitare. Per me è una grazia immensa perché in queste famiglie rivedo me stesso. Vedo la dignità di queste donne sole con bambini piccoli, che vivono in situazioni disperate, che aspettano qualcuno che vada a portare loro un po’ di conforto, un po’ di amore. Donandomi ho ritrovato la mia dignità di essere umano, la mia vita ha un senso. Ho una forza in più perché ho Dio nel cuore, mi sento amato…». Fabio Ciardi

  1. Chiara Lubich, Gesù Abbandonato e la notte collettiva e culturale, al congresso delle gen 2, Castel Gandolfo, 7 gennaio 2007 (letto da Silvana Veronesi).

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Maria Voce ai giovani dei Focolari

Maria Voce ai giovani dei Focolari

emmaus gen«Ho visto con quanto impegno vi siete preparati, e questo mi dà una grandissima gioia, e tranquillità per il futuro del Movimento, perché ho visto che veramente avete preso sul serio la consegna che Chiara (Lubich) passa alla seconda generazione […] con lo stesso slancio» degli inizi del Movimento. Alle numerose domande che i giovani le hanno rivolto sul punto della spiritualità dell’unità scelto per approfondire in quest’anno, Gesù abbandonato, Maria Voce spiega: «Dio ha mandato il Figlio per ricostruire questi legami (di unità tra Dio e l’uomo e tra gli uomini), quindi per fare un’opera grandiosa». E per fare ciò «Gesù non ha scelto di venire con un’armata […], ma ha scelto un mezzo che forse non viene capito subito: ha scelto il mezzo della croce. Ma della croce che voleva dire per Gesù: l’amore fino alla fine, l’amore più grande, prendere su di sé tutti i dolori dell’umanità, tutte le sofferenze, tutte le umiliazioni, proprio per amore! E in quel momento, Gesù ha fatto questa nuova creazione, ha creato questa nuova unità, ha redento l’umanità, cioè ha ristabilito quell’unità che l’umanità aveva perduto con Dio e degli uomini fra di loro, quindi l’opera più grande». «Quindi Gesù abbandonato in quel momento è veramente il Re vittorioso! Non è soltanto quello che soffre; sì, la sofferenza è stata il mezzo che Lui ha scelto, ma perché dimostrava con quella sofferenza l’amore più grande, perché testimoniava agli uomini quanto il Padre li amava, e quanto Lui per amore del Padre e loro era pronto a soffrire. Ora Gesù abbandonato si presenta a noi e ci dice la stessa cosa: “Volete testimoniare a tutto il mondo, a tutti gli uomini l’amore di Dio? Usate il mio stesso mezzo, prendete su di voi le sofferenze, i dolori, i dubbi, le angosce che attraversano l’umanità», creando «sempre di più quei legami che faranno della famiglia umana una vera famiglia di figli di Dio legati fra di loro e legati con il Padre». E riguardo alle domande dei giovani sul proprio futuro, Maria Voce risponde: «Siate generosi con Dio! Se voi sentite veramente che Dio in qualche modo vi chiama, vi dice una parolina in fondo al cuore, non date retta a nient’altro, date retta solamente a questa voce e rispondete di sì […] dopo sarà Lui che vi porterà dove Lui vuole», per realizzare su ciascuno un «piano d’amore che vi darà la massima felicità. Io ve lo auguro con tutto il cuore!». Gustavo Clariá   https://vimeo.com/192247283   (altro…)