


Il prof. Shomali (Iran) all’Istituto Universitario Sophia
Sulla rivista bimestrale online del Centro Culturale Islamico britannico è stato pubblicato un breve resoconto della recente visita a Sophia del Dr. Mohammad Ali Shomali, Direttore dell’Istituto Internazionale per gli Studi Islamici di Qum in Iran. Shomali, che attualmente risiede a Londra ed è alla guida del Centro Islamico della Gran Bretagna, è una personalità ben conosciuta nel mondo sciita. Molto attivo nel campo del dialogo interreligioso, grazie a lui sono stati organizzati diversi momenti di incontro fra musulmani sciiti e monaci benedettini, e fra sciiti e mennoniti, che hanno permesso di stabilire rapporti di fiducia. La visita dello scorso 26 aprile a Sophia si inserisce in questo lungo e fecondo percorso di condivisione di esperienze spirituali e di cooperazione accademica, un percorso in cui Loppiano ha un rilievo particolare. Islam Today riporta la notizia di questa visita che dà atto di una straordinaria amicizia che cresce. Di seguito alcuni stralci: «Il rapporto fra l’Istituto Universitario Sophia e gli accademici sciiti è cominciato molto prima dell’inizio dell’università. La prima visita del Dr. Muhammad Ali Shomali del Hujjatul-Islam avvenne nel 1999. Questi incontri sono stati l’inizio di una lunga amicizia e di dialogo. Si spaziava dal parlare di Sophia al futuro dell’umanità. Queste conversazioni fra accademici e studiosi sciiti hanno rapidamente evidenziato numerose idee in comune, riguardo all’unità e al dialogo inter-religioso, che si potrebbero sviluppare in progetti concreti. L’ultima visita del Dr. Shomali all’Istituto era avvenuta nel febbraio 2015; in tale occasione egli aveva tenuto incontri sia pubblici che informali con gli studenti e lo staff universitario.
In seguito il Dr. Shomali era stato invitato dal preside prof. Piero Coda a ritornare all’università per tenere alcune lezioni agli studenti del corso di laurea programmato per il 2016. Soggetto del corso è il dialogo interreligioso, un tema affidato per la prima volta a docenti di varie tradizioni religiose, per condividere esperienze e riflessioni. Il Dr. Shomali ha svolto una sessione di 4 ore nel mese di aprile 2016. Ha parlato del suo personale impegno nel dialogo interreligioso, presentando una breve sintesi della sua ricca esperienza di vent’anni in questo ambito. Una parte della sua presentazione ha trattato l’Islam sciita e i fondamenti del dialogo secondo l’Islam sciita. Di seguito ha parlato dell’importanza del dialogo interreligioso e del futuro dell’umanità basato sull’unità. Al termine di questo impegno accademico, si è programmato un incontro di tre giorni nel prossimo luglio 2016 [dopo il mese di Ramadan]. Il preside Piero Coda e il Dr. Shomali parleranno di argomenti collegati alla ricerca dell’unità tra credenti di diversi fedi, in particolare tra musulmani e cristiani, e di altre idee che si potranno realizzare insieme nel prossimo futuro. Hujjatul-Islam Dr. Shomali accompagnerà anche altri studiosi al prossimo appuntamento per presentare la prospettiva dell’Islam sciita, mentre il prof. Piero Coda guiderà il gruppo cattolico del Movimento dei Focolari. “L’incontro di aprile è stato fruttuoso. Dopo tanti anni di amicizia e di conversazioni, i nostri due gruppi sono pronti a impegnarsi in un dialogo più specifico, di profilo accademico e allo stesso tempo spirituale, sull’unità e sulla cooperazione” – ha concluso il Dr. Shomali”.» Fonte: www.iu-sophia.org (altro…)

«Una rivoluzione copernicana per le scienze sociali»

Prof. Adam Biela

Conflitto, dialogo e cultura dell’unità
«Chiara Lubich, attraverso l’azione del Movimento dei Focolari, ha creato un nuovo fenomeno di integrazione sociale ispirato dal carisma dell’unità evangelica che mostra nuove dimensioni psicologiche, sociali, economiche e religioso-spirituali», affermava il prof. Adam Biela nella Laudatio per il conferimento alla Lubich del dottorato h.c. in Scienze Sociali all’Università Cattolica di Lublino Giovanni Paolo II nel giugno 1996. Spiegò allora come tale messaggio «costituisce un vivo esempio di come un nuovo paradigma nelle scienze sociali non solo è possibile, ma si deve necessariamente costruire». Lo definì «paradigma dell’unità» attribuendogli un ruolo ispiratore per le scienze sociali paragonato «alla rivoluzione copernicana per le scienze naturali». A quel primo riconoscimento ne seguirono altri 15 da parte di varie università nel mondo. 20 anni dopo l’Università Cattolica di Lublino Giovanni Paolo II vuole fare il punto e, in partenariato con il Centro per il Dialogo con la Cultura dei Focolari e l’Istituto Universitario Sophia, organizza un convegno di riflessione e di ricerca su “Conflitto, dialogo e cultura dell’unità”. Dalle prospettive disciplinari della psicologia, economia, pedagogia, politologia, sociologia e comunicazione, il presente convegno, dichiara oggi il prof. Adam Biela, «analizzerà quanto la ricerca e la pratica ispirate dal paradigma dell’unità, che è fondato sulla spiritualità dell’unità, possono offrire alle questioni concettuali e applicate riguardanti la costruzione dell’integrazione sociale, economica e politica nell’Europa contemporanea e nel mondo». Sotto particolare osservazione, afferma ancora il prof. Biela, «l’attività sociale di Chiara Lubich e del Movimento dei Focolari nel costruire strutture psicosociali per l’unità in vari ambiti sociali».
Ad un call for papers hanno risposto oltre 90 ricercatori e studiosi di molte parti del mondo, inviando i propri abstract in relazione alle cinque aree tematiche in cui si articolerà il convegno: dialogo nelle comunità: tra carisma e istituzione; risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo; attori del cambiamento politico e processi di partecipazione; processi individuali, interpersonali e intergruppo nella gestione e nella prevenzione dei conflitti; dialogo tra le discipline e transdisciplinarietà. Relatori principali, oltre al prof. Adam Biela e Jesús Morán, copresidente dei Focolari che offre la relazione iniziale, sono i professori Bernhard Callebaut (Istituto Universitario Sophia Loppiano, Italia), Mauro Magatti (Università Cattolica di Milano, Italia), Bogusław Śliwerski (Università di Lodz, Polonia), Marek Rembierz (Università di Slesia, Polonia), Stefano Zamagni, (Università di Bologna, Italia), Krzysztof Wielecki (Università Wyszynski di Varsavia, Polonia), Catherine Belzung (Università di Tours, Francia), John Raven (Università di Manchester, Regno Unito). Il convegno ha inizio il giorno del Sacro Cuore di Gesù, patrono dell’Università. Lo precederà la Cerimonia ufficiale con cui l’Ateneo celebra questa festa, presieduta dal Magnifico Rettore prof. Antoni Dębiński, con la partecipazione del Nunzio apostolico arcivescovo Celestino Migliore e di altre personalità civili e religiose. Info: http://psychointerwencja.wix.com/congress Fonte: Comunicato stampa SIF (altro…)

Kenya: ecumenismo e riconciliazione
Un dialogo tra appartenenti a due gruppi etnici in permanente conflitto: ne è artifice Johnson Duba, che vive a Marsabit, nel nord del Kenya. Johnson ha cercato di convincere gli anziani del villaggio a dialogare per riportare la pace nella comunità. I giovani, invece, li unisce attraverso lo sport. Un torneo di calcio senza vincitori per rinforzare la coabitazione pacifica. È uno dei frutti di riconciliazione maturati dal carisma dell’unità, che anche Johnson vive da anni nel suo villaggio. È stato presentato insieme ad altre esperienze lo scorso 27 maggio ai delegati di diverse Chiese dell’Africa dell’Est e dell’Europa riuniti per la conferenza regionale dell’International Ecumenical Movement – Kenya (IEM-K). Tra i guest-speaker il dr. Samuel Kobia, già Segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, ed ex presidente di IEM-K, e Maria Voce, presidente dei Focolari, in visita in Kenya dal 14 maggio al 1° giugno.
«Il Movimento dei Focolari è per sua natura ecumenico», ha affermato Kobia, sottolineando i suoi buoni rapporti con Chiara Lubich, che ha conosciuto di persona, e con la famiglia del Focolare. Nel suo intervento ha incoraggiato, inoltre, a perdonare sempre, per non lasciarsi imprigionare dal passato, e non trasmettere il conflitto alle nuove generazioni. Ha poi esortato il Movimento Ecumenico a sostenere i progetti di pace, dialogo e riconciliazione portati avanti dai rispettivi governi. Anche nel cuore di Chiara Lubich ardeva un desiderio: «rispondere al bisogno più urgente e drammatico dell’umanità, il bisogno di pace», ricorda Maria Voce nelle prime battute del suo discorso. E così, continua, «ci siamo trovati a costruire luoghi ed occasioni di incontro all’interno delle Chiese a cui apparteniamo, perché ci sia sempre di più “comunione”. Abbiamo poi fatto un’esperienza di popolo unito tra i cristiani di diverse denominazioni nella condivisione dei doni specifici di ciascuna Chiesa, nella speranza, un giorno, di arrivare anche ad una unità dottrinale». I
l dialogo, dunque, come via privilegiata da percorrere. È l’esperienza del Movimento dei Focolari in questi 73 anni: «Un dialogo della vita, che non mette in opposizione gli uomini, ma fa incontrare persone anche di confessioni o di fedi diverse e le rende capaci di aprirsi reciprocamente, di trovare punti in comune e di viverli insieme». Ricordando che l’unità (il « che tutti siano uno » di Gesù) è l’orizzonte e lo scopo specifico dei Focolari, Maria Voce ha confermato come il dialogo sia uno stile di vita, una nuova cultura, che il Movimento desidera offrire alle donne e agli uomini di oggi. «Lo Spirito Santo, vincolo d’amore, farà accrescere nel popolo cristiano la consapevolezza di vivere un momento prezioso e indispensabile – conclude Maria Voce –: un passaggio dal buio verso la luce della risurrezione, verso una pienezza più grande, in cui la diversità significa arricchimento ed è capace di generare comunione: dove le ferite degli uni saranno le ferite degli altri; dove insieme, con umiltà e distacco, si cercherà di andare alla sostanza e alle origini dell’unica fede in Gesù, nell’ascolto della Sua Parola».
Willy Niyonsaba
Gen Rosso in Uruguay, il video
https://www.youtube.com/watch?v=s5eR25VL53M (altro…)
Chiara Lubich e Gen Verde: la fede in musica
https://www.youtube.com/watch?v=8gP-vONchI0

Il Gen Rosso in Uruguay
«L’esperienza più importante vissuta in questi due giorni con il Gen Rosso è stata vedere realizzarsi il mio sogno: sentirmi forte, carica, senza bisogno di usare la violenza», è l’impressione di Veronica, una dei 200 ragazzi che hanno partecipato ai tre giorni di workshop organizzati dalla band internazionale, nel suo passaggio per Montevideo (Uruguay), in una tournée che include anche l’Argentina, Bolivia e Paraguay. Promotore dell’iniziativa la Fazenda da Esperança. «“Forti senza violenza” – spiegano gli artisti del Gen Rosso – è un progetto indirizzato a ragazzi e giovani per una formazione alla cultura della pace, della legalità; prevenzione al dilagante fenomeno della violenza nelle scuole in varie sue forme, della vendetta, del bullismo, del suicidio e del disagio giovanile, della dispersione scolastica». Già sperimentato con esito positivo in varie nazioni, questo progetto anche a Montevideo ha coinvolto circa 200 ragazzi e giovani di zone a rischio della capitale uruguaiana. Una di queste associazioni è il Centro Nueva Vida: «Ricordo quando siamo arrivati in questa zona periferica, nel marzo del 2001– racconta Luis Mayobre, presente dagli inizi e attuale direttore –; siamo stati ricevuti con il lancio di sassi da parte di ragazzi. Vedere i nostri giovani oggi sul palco in piena azione, insieme a tanti altri coetanei e lanciando un messaggio di non violenza, mi ha commosso». Infatti la grande novità del progetto artistico “Forti senza violenza” sta proprio nel coinvolgimento di ragazzi e giovani che, dopo i workshop di danza, musica, scenografia e preparazione insieme agli artisti, salgono insieme sulla scena e diventano tutti protagonisti.
«Impressionante! È stato coinvolgente – confida Inés, ancora presa dalla commozione –. Si sono realizzati due concerti, il 21 e 22 maggio, con la sala del Teatro Clara Jackson (1.200 posti) strapiena, una quantità molto significativa dalle nostre parti; e non si distinguevano i nostri ragazzi dagli artisti del Gen Rosso: erano pienamente integrati». Tutti questi centri che lavorano in questa zona a rischio, come il Centro Nueva Vida dei Focolari fanno crescere i giovani dando loro prospettive di un futuro positivo, lontano dalle droghe ed altri pericoli. Lo spettacolo “Streetlight”, ambientato nella Chicago degli anni ‘60, racconta la storia vera di Charles Moats, giovane afroamericano dei Focolari ucciso da una banda rivale a causa del suo impegno per la costruzione di un mondo più unito. Charles con la sua scelta della non-violenza segnerà il suo destino. Però la sua coerenza fino all’estremo farà scoprire agli amici orizzonti nuovi e impensati per la loro vita. «Dal mio punto di vista, forse il concerto più riuscito del Gen Rosso», sottolinea ancora Luis. «Frasi del tipo “se tu lo vuoi, lo puoi”, “tutto vince l’amore”, “se vuoi conquistare una città all’amore, raduna gli amici che la pensano come te …” – osserva un altro dei partecipanti – sembrava che cadessero come piccole gocce che irroravano i cuori dei presenti. Il tutto espresso con una tale forza che ti scuoteva. C’era grande empatia tra il palco ed il pubblico. Avevo invitato un’amica che, dopo un po’ piangeva commossa. Credo che Dio abbia bussato forte alle nostre porte». La stampa uruguaiana, di forte impronta laica, si è fatta eco dell’insolito evento. “200 giovani uruguaiani si preparano in intensi workshop per una presentazione musicale, insieme al gruppo internazionale Gen Rosso”, il titolo non privo di orgoglio di uno dei tanti giornali della capitale. «Felice di vedere mio figlio sul palco! – scrive la madre di uno dei ragazzi diventati artisti –. Ringrazio il Centro Nueva Vida che ha sempre puntato a dargli le opportunità per farlo crescere come persona». E Patty: «Quel “se lo vuoi, tu lo puoi” resterà segnato a fuoco in ciascuno di questi ragazzi e di tutti i presenti. Grazie! Ci avete caricato le pile e trasmesso un’energia contagiosa». https://www.youtube.com/watch?v=s5eR25VL53M&feature=youtu.be (altro…)

Cosa ho imparato dai carcerati
«Ero impiegato da ispettore merceologico, ovvero, controllo qualità, quantità, peso, ma per motivi aziendali, sono stato licenziato. Ho perso tutto: lavoro, famiglia, dignità. Dopo alcuni mesi mia moglie mi ha inviato la lettera di separazione, portandosi via la nostra unica figlia di 5 anni. Come se non bastasse e per avere ascoltato anni prima un consiglio del suocero, sono stato arrestato per truffa, millantato credito, associazione a delinquere. In realtà, però, non avevo fatto nulla! Ho provato una vergogna infinita, anche per i miei cari, e una rabbia smisurata! Dov’è, mi chiedevo, quel Dio che tutti proclamavano buono e che, invece, permetteva ingiustizie come questa? Sono stato 15 giorni in carcere, di cui 5 giorni in isolamento, chiuso in una cella di 2m per 2, privato di tutto: della libertà di aprire una finestra, di vedere o parlare con chiunque. Poi, una volta uscito dall’isolamento, mi sono dovuto confrontare con spacciatori, tossici, ladri, violentatori, rapinatori. Erano uomini. In carcere sono stato rispettato da tutti perché avevano la certezza – anche senza conoscermi – che ero del tutto innocente, che quello non era il mio posto. Era il loro modo per restituirmi la dignità che mi era stata tolta. Ho imparato molto dai carcerati. Ero in libertà provvisoria quando i miei familiari mi hanno convinto a partecipare ad una Mariapoli, dicendomi che andavamo a riposarci 4 giorni. Ho incontrato una nonna dai capelli bianchissimi che mi parlò di Dio Amore. Proprio a me che avevo fortemente dubitato di quel Dio buono. Mi si è illuminato un mondo nuovo e immenso, come se già lo conoscessi, ma non l’avevo mai esperimentato prima. Ho capito che per camminare per la strada dell’amore, non si può prescindere da quello che allora chiamavo dolore e che ora identifico con le sofferenze di Gesù sulla Croce. Quando si vive nel dolore più profondo siamo più disposti ad ascoltare Dio, il quale ci dona una vita più piena e più grande. Oggi non serbo rancore per la mia ex moglie, il suocero e per mia figlia, che in questi anni non mi aveva più voluto vedere. Sono stato assolto con formula piena, perché 3 anni dopo hanno appurato che ero del tutto estraneo ai fatti contestatimi. Non potevo tenere per me quello che la mia vita mi aveva insegnato, sentivo forte dentro di dovermi donare agli altri, soprattutto ai giovani. Ho iniziato con 5 ragazzi di 11/12 anni, che non sapevano nulla di fede, né loro né i genitori. Ho cominciato giocando a calcio per ore, poi riaccompagnandoli a casa, chiedevo loro solo di fare un semplice gesto d’amore verso la famiglia. Oggi questi giovani sono cresciuti, alcuni sono entrati nel mondo del lavoro ma, soprattutto, anche loro hanno voluto ridonare ad altri quello che hanno ricevuto, portando la certezza dell’amore di Dio a tanti. Non finirò mai di ringraziare Dio per avermi concesso di amare senza pregiudizi, conoscere che Lui è Amore, che ama ciascuno di noi personalmente e che tutti siamo uguali, tutti figli suoi». (Erasmo – Italia) (altro…)
Girona (Spagna) – Workshop per manager e responsabili aziendali
Dal 17 al 19 giugno prossimi, a Girona (Spagna) si terrà il primo workshop europeo per manager e responsabili d’azienda. Promosso dalla Commissione Economia e Lavoro del Movimento Umanità Nuova (Movimento dei Focolari) il laboratorio si presenta come un’opportunità di confronto e approfondimento su tematiche tipicamente gestionali, alla luce del paradigma della reciprocità, risorsa quanto mai attuale per l’immissione di strumenti e prassi di sussidiarietà, cooperazione e collegialità, che migliorano le modalità di lavoro e i risultati dell’impegno professionale. Il programma prevede diversi panel di lavoro in sessioni plenarie e in circoli minori per un totale di due giorni e mezzo di impegno comune, anche con contributi culturali da docenti dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (Firenze-Italia): si parlerà di strumenti professionali nell’ambito del management, dalla comunicazione all’integrazione produttiva, la gestione del gruppo, la gestione della leadership. Temi che si integreranno con quelli della cooperazione tra imprese, relazione, collegialità nelle decisioni, inclusione della persona, oltre ad approfondire aspetti culturali dell’impegno professionale in ambito gestionale. Una vera e propria chance per aumentare consapevolezza e disponibilità di strumenti in grado di far sperimentare un nuovo approccio antropologico ed economico. L’idea del workshop nasce dall’esperienza di un gruppo di manager spagnoli impegnati nelle diverse responsabilità- dal marketing alle risorse umane, dall’amministrazione alla logistica – che da qualche anno si ritrovano insieme per dialogare, scambiarsi idee ed esperienze su temi specifici, convinti che questa condivisione arricchisca il loro impegno professionale e possa contribuire a migliorare il contesto economico e organizzativo. Un vero e proprio “laboratorio” il cui funzionamento prevede sessioni tematiche tenute da esperti, a partire dai quali si innestano il dialogo e la riflessione personale, nella concretezza dei problemi e delle esperienze di successo, cui segue una sintesi comune. Elisa Golin è Presidente della Commissione Economia e lavoro del Movimento Umanità Nuova: «Con il workshop di Giugno questo laboratorio si apre a una dimensione europea, sarà un modo per rivalutare la “persona” con le sue risorse prima di tutto, che può riscoprire in sé stesso, nei colleghi e nelle persone che lui gestisce, delle persone il cui valore supera la funzione operativa, un arricchimento di visione e di strumenti che fa bene al singolo e ha ricadute operative anche nella professione». Per info: newhumanity@focolare.org Vedi sito: https://sway.com/H32Hs6UQRDhtwlYR