Mag 20, 2016 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo

Livio Bertola
«L’idea di costituire l’Associazione Italiana Imprenditori per un’Economia di Comunione (AIPEC), nasce all’inizio del 2012, forse nel peggiore momento della crisi economica in Italia. È proprio in questo frangente che un gruppo di imprenditori aderenti all’EdC sentono di dover reagire. Come primo passo si cerca di capire insieme se esistano margini di collaborazione tra le imprese. Nell’autunno di quell’anno avviene l’atto costitutivo con l’approvazione, oltre che dello statuto, del codice etico; fin dall’inizio l’associazione si dimostra veicolo per la diffusione dell’Economia di Comunione». A parlare è l’attuale presidente, Livio Bertola, che illustra gli obiettivi e la breve storia dell’associazione: «I principali valori che la ispirano fanno capo a una “cultura del dare”. Per questo ogni socio si sente spinto, non tanto ad aspettarsi qualcosa per sé, ma piuttosto a mettersi nella disposizione di capire quanto può fare per gli altri». A chi vi rivolgete in particolare e quali gli obiettivi di AIPEC? «Ci rivolgiamo ad imprenditori, liberi professionisti, cooperative e, in generale, a tutte le persone che hanno a cuore un’economia che ponga al centro la persona: dipendenti, studenti, casalinghe, pensionati, disoccupati, ecc. In quanto all’obiettivo di AIPEC di promuovere i valori dell’Economia di Comunione, cerchiamo di realizzarlo in più modi: da un lato, promuovendo in tutta Italia momenti d’incontro con persone che vogliono vivere meglio il proprio lavoro, organizzando scuole di economia civile con lo sguardo sulle giovani generazioni; dall’altro, sostenendo l’attività degli imprenditori associati e favorendo le sinergie che si possono creare fra di loro».
Vi ispirate ai valori dell’Economia di Comunione, due parole che sembrano contrapposte … «In effetti, l’imprenditore che aderisce all’EdC fa una scelta controcorrente. Nel nome stesso dell’associazione abbiamo voluto inserire la preposizione “per”, con due motivazioni: in primo luogo perché ci sentiamo in un cammino che porterà ad una comunione piena e nessuno di noi ha la presunzione di sentirsi già arrivato al traguardo e, seconda ragione, ma non meno importante, perché l’Economia di Comunione è nata per i poveri; è rivolta a loro la condivisione di parte degli utili aziendali, nella piena libertà di ciascuno. Per questo sentiamo il bisogno, noi imprenditori, di aiutarci, di collaborare realmente insieme: attraverso l’ascolto reciproco, il supporto, l’attenzione all’altro (dipendente, cliente, fornitore, socio o addirittura concorrente), la condivisione di idee, delle difficoltà, di talenti. Con un’attenzione particolare agli imprenditori e lavoratori che, in questi anni, stanno soffrendo in prima persona per le conseguenze della crisi economica e sociale». In che modi si può collaborare o comunque aderire alla vostra associazione? «Possono far parte della nostra rete imprenditori e professionisti, che definiamo soci ordinari, ma anche tutte le persone che vogliono sostenere i valori dell’EdC, che consideriamo soci aderenti. Si può collaborare con AIPEC anche solo visitando il sito che offre tante informazioni sulla vita dell’associazione, le iniziative e le occasioni di diffusione e conoscenza. Associandosi, si può diventare parte attiva dei progetti in cantiere ed idearne insieme di nuovi». Progetti in cantiere? «Ci siamo proposti un obiettivo ambizioso: passare nel prossimo triennio dagli attuali 200 a 6.000 soci! È pertanto fondamentale la collaborazione e l’apporto personale, specie di chi già conosce l’EdC e vuole donare tempo ed energie per far crescere la “cultura del dare” in Italia e nel mondo». (altro…)
Mag 19, 2016 | Cultura
[:de]
Der 20. Todestag der Mönche von Tibhirine wurde irgendwann im April „diskret“ begangen, so hieß es, in Anwesenheit von Familienangehörigen und mit einer Wallfahrt nach Algier. Niemand kennt den genauen Todestag, niemand kennt die Mörder. Die Botschaft der Mönche, ihre gelebte Freundschaft mit den muslimischen Nachbarn bleibt ein Zeugnis, gerade heute. Ihr Kloster wurde auch nach dem Mord nicht aufgegeben, und jetzt gibt es Anzeichen, dass dort bald wieder eine religiöse Gemeinschaft einziehen soll. Wer noch einmal nachlesen will, was damals geschehen ist, dem empfehlen wir unser Buch „Die Mönche von Tibhirine“ von Iso Baumer; wer das Vermächtnis des Priors Christian de Chergé vertiefen will, der findet Beeindruckendes in einem Buch, das nun bereits in der fünften Auflage vorliegt: „Den Brunnen tiefer graben“. Bekannt wurden die Mönche von Tibhirine auch durch den vielfach preisgekrönten Film „Von Menschen und Göttern“, den Sie ebenfalls gerne bei uns bestellen können. Vergal Neue Stadt E-Book[:]
Mag 19, 2016 | Dialogo Interreligioso, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità

Foto: Rosario De Rosa
Latina, è una città del centro Italia, la più giovane della penisola, costruita durante il ventennio fascista sul terreno bonificato dell’Agro Pontino. La sua popolazione è già in origine “mista”, con provenienze da varie regioni, arricchita oggi dalla maggiore varietà culturale, frutto delle correnti migratorie. Basma si è trasferita lì 18 anni fa, con il marito Ben, dalla Tunisia. In Italia sono nati i loro due figli. «Un giorno – racconta – mentre aspettavo mio figlio più piccolo fuori dalla scuola, ho conosciuto un’altra mamma italiana, con cui piano piano è nata una profonda amicizia. Fino a quel momento, avevo conosciuto tanti cristiani o che almeno dicevano di esserlo, che mi avevano dato un’impressione negativa del cristianesimo, dove tutto era permesso e non si vedeva la differenza fra bene e male. Con questa nuova amica cristiana, abbiamo iniziato a confrontarci sulla nostra fede e scoprivamo sempre più di avere tanto in comune: ognuna di noi aveva messo Dio al centro della sua vita. Lei mi offriva sempre un passaggio in macchina all’uscita da scuola, abitavamo vicino; e così abbiamo iniziato a frequentarci coinvolgendo anche le nostre famiglie, e ho scoperto che dietro questa nuova amica c’era un popolo di cristiani che vivevano tutti per Dio». L’amicizia cresce, con semplici scambi di doni, e conoscenza reciproca: cuscus per tutta la famiglia accompagnato da un servizio di piatti tunisino, una cena insieme. «Abbiamo attraversato la città a piedi, come usiamo noi, e loro dicevano di aver scoperto una città nascosta, popolata da tutti gli amici musulmani». Poi una serata tunisina con contributo libero per sostenere le spese scolastiche dei ragazzi, in un periodo in cui il papà aveva avuto un incidente sul lavoro. Gli amici cristiani mettono a disposizione la casa allestendo un‘ambientazione araba con tappeti, tende, cuscini, tavolini bassi e candele. «Abbiamo fatto insieme la spesa e Basma ha cucinato – raccontano –. Grande è stata la gioia nel constatare di aver raggiunto la cifra esatta per l’acquisto dei libri. Una serata bellissima in cui abbiamo fatto nostra la cultura araba e ci siamo sentiti fratelli. Nel consegnare la cifra, il biglietto diceva: “Grazie per questo viaggio nella tua terra che ci hai fatto fare con te. La tua famiglia di Latina”. Il pianto commosso di Basma ha saldato questo legame fra tutti». 
Foto: Rosario De Rosa
Poi, improvvisa, la malattia e la morte del marito. «Prima di lasciarci Ben mi ha affidato a questi amici cristiani. Io per prima ne sono rimasta stupita: c’erano i suoi familiari, i fratelli di Moschea, ma forse lui sentiva che con loro c’era veramente un rapporto basato su Dio. Ben è morto lasciandoci in un profondo dolore. Eravamo soli in terra straniera. Io non avevo la forza di vivere», confida Basma. In quei giorni segnati dal dolore, gli amici si alternano nell’accudire la famiglia, preparando da mangiare e cercando di spronarla a ricominciare. «Il suo dolore era il nostro, i suoi figli, i nostri», raccontano. Danno vita ad una grande comunione di beni per sostenerli nel primo periodo. Dopo pochi giorni, una persona si presenta con dieci sacchi di verdura che la proprietaria aveva voluto regalare. La “Provvidenza”, come la chiamano gli amici cristiani, diventa contagiosa, e anche Basma comincia a condividere quanto riceve. Finalmente arriva la proposta di un lavoro. Ma il turno comincia alle quattro del mattino in una fabbrica distante dalla città. Una delle amiche si propone di accompagnarla. Da questo gesto inizia una catena di passaggi, in modo da condividere il peso e riuscire a farcela. «In questo nuovo ambiente di lavoro – racconta Basma -, anche io ho iniziato ad amare tutti, compreso chi mi considerava un nemico a causa del mio velo. Ora c’è un’atmosfera molto bella e i miei amici non devono più accompagnarmi perché i colleghi si offrono di farlo. Nei primi giorni difficili mi ripetevo una frase che avevo sentito dai miei fratelli cristiani: “Dove non c’è amore, metti amore e troverai amore.” È proprio così, l’amore è contagioso». Maria Chiara De Lorenzo (altro…)
Mag 18, 2016 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Foto © Ernst Ulz – CSC Audiovisivi
«Il 15 maggio Maria Voce e Jesús Morán, presidente e copresidente dei Focolari, nel primo giorno della loro visita in “Africa”, hanno ricevuto il benvenuto degli abitanti della Mariapoli Piero, in Kenya, tra suono di tamburo e grida di gioia», racconta Liliane Mugombozi, direttrice di New City Africa. «Ringraziando i giovani per il loro caloroso benvenuto, Maria Voce confida di aver ricevuto molti messaggi da varie parti del mondo. Colpisce che anche le comunità dei Focolari in Siria abbiano mandato i loro saluti agli africani e assicurato le loro preghiere. “Ringraziamo Dio che ci sia la pace in Kenya – ha detto Maria Voce – e ricordiamoci di quei Paesi dove la pace non c’è. Viviamo questi giorni affinché il nostro vivere in pace possa in qualche modo essere un contributo alla pace in tutto il mondo”». “Prima una fiamma, adesso un incendio, ha invaso tutta l’Africa, un incendio d’amore tra noi!” Quando penso alla Mariapoli Piero oggi, – scrive Liliane – mi tornano in mente le parole di questa canzone composta dai giovani del Focolare nell’anno 2000, durante la visita di Chiara Lubich a Fontem (Camerun)». Situata a circa 27 km dalla città di Nairobi, la Mariapoli Piero si estende su 18 ettari di terra verde. «Nel 1992, anno della sua fondazione, questa cittadella era proprio una piccola fiamma, un seme, che dopo 24 anni è cresciuto fino a diventare un grande incendio, un albero». «Nel suo discorso inaugurale in quel 19 maggio, Chiara Lubich aveva augurato che questo seme potesse diventare un grande albero “con i rami che potrà ospitare tanti uccelli proprio come il regno di Dio narrato da Gesù e cioè tante persone provenienti d’ogni dove che vengono a vedere come s’impara l’unità; come si pratica l’unità; come la si può irradiare attorno; come sarà il mondo là dove l’unità invocata da Gesù e voluta dallo Spirito nei nostri tempi è realizzata”. 
Foto © Ernst Ulz – CSC Audiovisivi
«Negli anni questa “profezia” è diventata un’esperienza in corso – spiega Liliane Mugombozi – Con le varie realizzazioni la Mariapoli ospita molte persone da tutta l’Africa e oltre, di tutte le estrazioni, di diverse religioni e fedi, bambini, giovani e adulti, uomini e donne, sacerdoti, vescovi e laici per vivere e testimoniare che l’unità è possibile. È un luogo di formazione alla spiritualità dell’unità e alle sue concrete realizzazioni nella società. Come ha detto un giovane 21enne, Michael: “è come un laboratorio dove facciamo le nostre più significative esperienze di vita, dove questo modo di vivere porta numerosi semi di fraternità”». «L’esperienza fatta dagli abitanti– sia stabili che temporanei – della Cittadella è proprio quella della famiglia, una famiglia legata da quell’amore reciproco basato sul Vangelo. È un processo di formazione in corso, nella vita quotidiana, con lo scopo di costruire “comunità cristiane mature” (Christifideles laici, 34)». «La caratteristica di questa cittadella, tracciata ancora da Chiara Lubich, è l’Inculturazione: “La nota specifica poi della cittadella, che è la vocazione del Movimento in Africa, sarà un accento particolare su un nostro preciso dovere e cioè: l’evangelizzazione. Per realizzare ciò questo centro si specializzerà nell’inculturazione”. Nasce così la Scuola per l’Inculturazione: il suo scopo è quello di approfondire la vita del Vangelo cercando di dialogare – dalla prospettiva della spiritualità dell’unità – con le varie culture e prassi dei popoli africani». https://vimeo.com/146788855 (altro…)
Mag 17, 2016 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Foto: © Verônica Farias – CSC Audiovisivi
4 giorni dedicati alla esemplificazione e studio delle tradizioni, sia scritte che orali, secondo l’argomento scelto, così come è compreso e vissuto nei vari gruppi etnici del continente. Un confronto con la Sacra Scrittura, col Magistero della Chiesa e con le esperienze e le riflessioni frutto della spiritualità dell’unità. Questa, in sintesi, la metodologia della Scuola per l’Inculturazione, che ha alla base una dinamica relazionale imprescindibile: «Non si può entrare nell’animo di un fratello per comprenderlo, per capirlo… se il nostro è ricco di un’apprensione, di un giudizio...», scriveva Chiara Lubich . «”Farsi uno” significa mettersi di fronte a tutti in posizione di imparare, perché si ha da imparare realmente». Ma da dove ha origine questa esperienza? «Senz’altro è stata un’idea geniale di Chiara Lubich», spiega Maria Magnolfi, 20 anni in Africa, tra Kenya e Sud Africa, dottorato in Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico, e che ha accompagnato fin dagli inizi il percorso della Scuola. «Risale a quando Chiara andò a Nairobi, nel maggio 1992, e incontrò il Nunzio e ascoltò le preoccupazioni della Chiesa che si preparava al primo sinodo africano, e quindi ad affrontare anche questo interrogativo sull’inculturazione che tanto fremeva. Fu allora che fondò la Scuola per l’Inculturazione, ispirata alla spiritualità dell’unità, in cui dar spazio allo studio di qualità e pregi delle culture africane, e al frutto dell’incontro tra questi e la vita pura del Vangelo. Non sempre nei contesti ecclesiali è stato facile trovare vie di successo per l’inculturazione. La lettera ricevuta di recente dal card. Arinze ci è sembrata molto significativa. In essa il cardinale esprime la sua gioia per il lavoro fatto in questi anni e dà pieno incoraggiamento a proseguire questo percorso».
Proprietà e lavoro e senso del sacro, la sofferenza e la morte, fino ai processi sociali di riconciliazione, ai percorsi dell’educazione e della comunicazione: sono tra gli argomenti toccati in questi anni, ciascuno con i relativi Atti pubblicati in più lingue. Nel 2013, nell’edizione precedente a quella odierna, si è poi voluto dare spazio a scoprire chi è la persona in Africa. Adesso si intende passare dalla dimensione della persona all’intreccio delle relazioni familiari, consci che in Africa non si può mai prescindere dalla famiglia. Quali le caratteristiche dell’11ª edizione? «Su questo vasto argomento della famiglia – investigando su che cos’è il matrimonio nella cultura Tswana, Zulu, Kikuyo, e ancora in quelle del Burkina Faso, Costa d’Avorio, Congo, Angola, Nigeria, Uganda, Burundi, Camerun, Madagascar… – si sono individuate due direttrici prioritarie di approfondimento» – spiega ancora Maria Magnolfi – «il ruolo uomo-donna e l’istituzione del matrimonio come alleanza e poi la trasmissione dei valori nella famiglia, una tematica che a conclusione della scuola sulla persona era già venuta in grande rilievo. Quali valori? La condivisione, l’accoglienza, la partecipazione, il rispetto per gli anziani quali “depositari di sapienza”, la prontezza a condividere subito secondo le necessità, anche rischiando». Quale il significato della scuola per l’inculturazione? La sua importanza per l’incontro tra le culture africane, e tra queste e le culture extra-africane? Raphael Takougang, focolarino camerunense, avvocato, così lo spiega: «Chiara Lubich nel fondare la Scuola per l’Inculturazione durante il suo viaggio in Kenya nel maggio 1992 ha toccato l’anima del popolo africano. Ha dimostrato di capire l’Africa più di quello che si può pensare. Il suo non è stato solo un atto formale, ma frutto di un amore profondo per un popolo e le sue culture che la storia non sempre ha valorizzato. Da più di vent’anni ormai, “periti” africani, esperti di Sacra Scrittura e del Carisma dell’Unità lavorano per mettere in luce quei Semi del Verbo contenuti nelle varie culture del continente, prima per metterli in luce agli stessi africani, che imparano così a conoscersi ed apprezzarsi di più. In effetti, la diversità e la ricchezza di quelle culture vengono più in rilievo. Poi è un contributo per rendere meglio noto il popolo africano finora poco conosciuto oltre le guerre e le carestie. Il patrimonio culturale che si è via via costituito narra della presenza di Dio nel vissuto quotidiano di quei popoli e può essere un contributo notevole nel dialogo tra i popoli in questo mondo che sempre più sta diventando un “villaggio planetario”». (altro…)
Mag 16, 2016 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Progetto MilONGa = Mille ONG in azione, per offrire a giovani over 18 l’opportunità di cimentarsi, da protagonisti, nei cantieri di sviluppo sociale delle periferie del mondo. L’iniziativa è promossa dal Movimento dei Focolari in dialogo con altre organizzazioni umanitarie nel territorio, nel rispetto delle diversità, puntando ad una cultura inclusiva e fraterna. Per la sua attuazione, i Focolari mettono a disposizione le proprie strutture presenti nei 5 continenti e la loro esperienza nell’ambito dei rapporti internazionali, offrendo ai giovani l’opportunità di diventare promotori di pace e di dialogo, in uno sforzo costante di costruire ponti fra individui, popoli e culture. Altro obiettivo è quello di sviluppare nei giovani quelle competenze trasversali capaci di renderli parte attiva all’interno del proprio gruppo e in grado di influenzare i processi decisionali e gli stili di vita nei rispettivi contesti sociali. Si tratta una forma di “volontariato interculturale” che, cercando di capitalizzare il patrimonio acquisito con i numerosi progetti sociali nel mondo, dà modo alle nuove generazioni di allenarsi, da protagonisti, nei processi di cambiamento. Un’occasione per imparare a misurarsi – nello stile della reciprocità – con i differenti contesti culturali; mettere in moto l’esercizio della cittadinanza attiva; sviluppare le proprie competenze relazionali e di leadership. Tutto questo sempre nel confronto con gli altri attori del progetto, in un percorso di crescita non individuale ed isolato ma insieme.
La prima fase prevede destinazioni in paesi dell’America Latina e Caraibi, per allargarsi poi anche in altre aree dove sono presenti attività di sviluppo socialmente inclusivo adatte all’accoglienza. I giovani potranno trascorrere periodi da uno a sei mesi, accompagnati da volontari e tutors locali. Nel portale United World Project è possibile prendere visione delle località dove si potrà svolgere il servizio volontario e scaricare il pdf per l’iscrizione. Successivamente i coordinatori regionali prenderanno contatto con gli iscritti per un’intervista e per valutare con loro una proposta personalizzata che prevede anche una formazione preliminare (svolta in collaborazione con AMU, ONG dei Focolari); attività non formali di teambuilding e networking; e presentazione delle realtà associative che li accoglieranno sul posto. Raggiunta la meta, dopo un breve periodo di training riguardo il contesto locale, i giovani inizieranno il periodo stabilito di volontariato, durante il quale sono previste anche visite culturali, partecipazione ad eventi internazionali ed attività di svago. Per l’Europa l’ente preposto alla selezione ed invio dei volontari è New Humanity, per l’area Ispanoamericana è Sumá Fraternidad e per il Brasile Sociedade Movimento dos Focolari. Gustavo Clariá Per saperne di più: Sito web: http://www.milongaproject.org/ Porfilo facebook: https://www.facebook.com/milongaproject/?fref=ts Contatta: Maria Chiara Humura (mariachiarahumura@gmail.com) (altro…)
Mag 15, 2016 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Spiritualità

Centro Ave Loppiano: Copyright Marika Tassi, ‘La chiesa’ – Roma 1962
«Gesù, nell’ultima cena, pronunziò il suo meraviglioso testamento dicendo: “Che tutti siano una cosa sola”. Unità sicuramente nella verità, unità nell’amore; ma che cosa intendeva esattamente Gesù quando disse quelle parole? Adesso per noi è più chiaro dopo un’esperienza di venti secoli della Chiesa. (…) L’aspetto di vedere la rivelazione cristiana e la fede cristiana soprattutto e quasi esclusivamente come verità è andato un po’ in crisi proprio perché le persone che ascoltano questa verità non l’accettano più come una volta. (…) Allora cosa ci vuole? Ci vuole la carità. La carità si può intendere: carità fattiva, operosa, pratica, quella che si rifà un po’ all’ortoprassi, alla teologia della liberazione, alla riforma sociale o alla pratica delle opere di misericordia; però vediamo che neanche con questa si crea l’unità, molte volte si crea la divisione. C’è anche, invece, la carità intesa come realtà spirituale delle anime di buona volontà che, sotto l’ispirazione della grazia di Dio, si amano e si uniscono. (…) Però, anche la carità stessa, in sé, come realtà umana diventata divina per opera della grazia di Dio, non credo che sia sufficiente per creare l’unità. Quello che crea l’unità è lo Spirito Santo! Quello che dà vita alla mente, riprendendo tutto il patrimonio della Chiesa cattolica, riprendendo al cuore tutto il patrimonio della Chiesa ortodossa, e alla carità vissuta, è lo Spirito Santo che rinnova la faccia della terra. È lo Spirito Santo che fa l’unità della Chiesa. E noi vediamo che deve essere lo Spirito Santo, anche adesso, a rinnovare la Chiesa, lo vediamo concretamente attraverso il carisma che è stato mandato sul nostro Movimento – come su altri Movimenti altri carismi – che rinnova la Chiesa. Che cos’è un carisma? Il carisma è l’azione dello Spirito Santo ricevuto da una o più persone. Noi non abbiamo il carisma degli apostoli, abbiamo il carisma di portare l’unità, ma questo carisma vale tanto in quanto è lo Spirito Santo stesso che crea l’unità». (1980) Da: Pasquale Foresi – Luce che si incarna – Città Nuova 2014 – pag. 211-12-13 (altro…)
Mag 14, 2016 | Centro internazionale, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo

Maria Voce e Jesus Moran vengono accolti al loro arrivo in Kenya da alcuni rappresentanti della comunità di Nairobi. Foto © Verônica Farias – CSC Audiovisual
Ad attenderli, un popolo in festa, rappresentato dalla comunità dei Focolari in Kenya e da alcune persone provenienti da varie nazioni: «Parto con tanta gioia, sento che attraverso il Kenya incontrerò le altre parti dell’Africa», ha affermato Maria Voce prima di partire da Roma. È la seconda visita nel continente, dopo quella del 2009 a Fontem (Camerun), per la solenne celebrazione del Cry Die per Chiara Lubich. Il calendario stesso degli eventi fa intravedere a grandi linee le chiavi di lettura di questo viaggio molto atteso: inculturazione, famiglia, ecumenismo. Sono numerosi gli incontri previsti con autorità, e i momenti pubblici, così come quelli con le varie comunità del Movimento. Il primo appuntamento in agenda è la Scuola per l’Inculturazione, dal 17 al 20 maggio. 257 partecipanti provenienti dall’Africa Sub-Sahariana: dall’Est all’Ovest, dal Centro, Nord e Sud accoglieranno Maria Voce e Jesús Morán, che saranno presenti durante i lavori, con interventi nella sessione di apertura e alla conclusione della scuola. A Morán è affidato, inoltre, un approfondimento alla luce dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia. Il 7 maggio 1992, durante un suo viaggio a Nairobi per incontrare i Focolari del continente africano, Chiara Lubich annotava nel suo diario: “L’inculturazione, la grande via per l’evangelizzazione!”. Cinque giorni dopo, il 19 maggio, avveniva l’inaugurazione della nascente cittadella Mariapoli Piero (Nairobi) e Chiara fondava quello stesso giorno la Scuola per l’Inculturazione: un’intuizione che si è rivelata profetica. L’11ª scuola, dal titolo “Famiglia e Inculturazione in Africa”, vedrà coinvolte per 4 giorni le varie commissioni delle aree del Sub-Sahara, composte da studiosi, accademici, esperti e da famiglie. Il 25 maggio, grande attesa alla Facoltà di Diritto alla CUEA (Catholic University of Eastern Africa) dove Maria Voce – avvocato, tra gli iniziatori della rete Comunione e Diritto – è stata invitata a tenere una lezione su “Ruolo del Diritto nel mondo contemporaneo”. La Facoltà ha tre dipartimenti: diritto pubblico, diritto privato, diritto internazionale, e offre il Corso di Laurea quadriennale Bachelor of Laws (LL.B), che mira a formare laureati con padronanza della Legge in Kenya, con una prospettiva regionale. L’intervento di Maria Voce, è rivolto principalmente a studenti e docenti della Facoltà di Diritto, ma è aperto anche alle altre Facoltà e a persone oltre l’ambiente accademico della CUEA. Il 27 maggio è il giorno dell’appuntamento al convegno dell’International Ecumenical Movement of Kenya (IEM-K), Movimento Ecumenico Internazionale del Kenya. Nata agli inizi degli anni ‘90, l’IEM-K ha sempre aspirato ad “evangelizzare la città di Nairobi vivendo una fede che non si intimidisce nell’affrontare in modo pratico, e da una prospettiva biblica, il sociale, la politica, questioni economiche e di giustizia che interessano le comunità in cui viviamo”. L’obiettivo generale dell’IEM-K è quello di fornire un forum per una comunione cristiana interconfessionale. Maria Voce è stata invitata a condividere, nell’ambito del convegno, l’esperienza dei Focolari in campo ecumenico. Il 28 e 29 maggio, infine, è previsto l’incontro con la comunità del Movimento dei Focolari in Kenya, e una rappresentanza da Burundi, Rwanda, Uganda, Tanzania, e l’inaugurazione della Chiesa “Maria della Luce”. (altro…)
Mag 13, 2016 | Centro internazionale, Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità

(C) Centro Santa Chiara Audiovisivi
Che sentimenti hanno suscitato in lei le parole del papa sulla possibilità di riattivare l’antica tradizione delle donne diaconesse? «Qualsiasi atteggiamento di apertura di questo papa per un maggiore coinvolgimento delle donne nella vita della Chiesa, anche nei suoi ruoli “dirigenziali”, mi sembra una benedizione. Questo non vuol dire che io sia a priori propensa o meno al diaconato per le donne; sono però certamente propensa a uno studio approfondito della questione, per cercare di capire meglio quali possano essere il ruolo e la funzione dei diaconi in generale, e se in tale ministero possono avere un posto anche le donne. Già adesso mi sembra che la funzione del diacono, così come è vissuta nella pratica, sembra che sia più al servizio del sacerdote che della comunità. Se invece tale ministero fosse vissuto e fosse riconosciuto più esplicitamente come servizio alla comunità, avendo anche la possibilità di proclamare il Vangelo, di somministrare i sacramenti che non sono riservati al presbitero o al vescovo, o con la possibilità di amministrare una comunità parrocchiale, credo che tutto ciò sarebbe di per sé un importante segno di maggiore apertura. Non vedo perché una donna a priori dovrebbe essere esclusa da queste funzioni». L’orizzonte di una Chiesa-comunione può aiutare nel discernimento della questione? «Credo di sì. Sono molto favorevole allo studio del diaconato da parte di una commissione ad hoc perché credo che, proprio perché le decisioni relative sarebbero importanti, istituire un gruppo di lavoro vada nella direzione di quel cammino sinodale che il papa ha avviato per tutte le questioni più importanti della Chiesa. Ciò vuol dire non solo e non tanto fidarsi di quello che al papa può sembrare bene, ma soprattutto di fidarsi di quell’esperienza di Spirito Santo che si sperimenta nell’affrontare un problema insieme, in comunione». In realtà le donne fanno già molto nelle comunità cristiane… «Da sempre innumerevoli donne sostengono delle comunità ecclesiali con varie funzioni: distribuire l’eucaristia dove i sacerdoti non possono arrivare, commentare il Vangelo, presiedere delle “liturgie in assenza di sacerdote” o seguire l’amministrazione di parrocchie o addirittura di diocesi, senza che ci sia il bisogno per questo di avere un titolo speciale… Se tutto quanto già fanno queste donne nelle Chiese locali fosse riconosciuto ufficialmente, penso che ciò sarebbe un’apertura e che ciò indicherebbe una conduzione della Chiesa più comunitaria. Oltre ad essere favorevole allo studio sul diaconato, sono grata a un papa che sempre più e sempre più fortemente vuole inserire le donne in quel cammino di riforma della Chiesa cattolica che egli sta portando avanti, riconoscendo alle donne una loro specificità e permettendo che, proprio in questa loro specificità, possano servire veramente la Chiesa e l’umanità». Fonte: Città Nuova online (altro…)
Mag 13, 2016 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il tema della partecipazione politica nelle Filippine, soprattutto tra le fasce giovanili, è sempre stato un punto chiave: negli anni il Movimento dei Focolari, cogliendo la necessità di formare le persone ad una partecipazione civica democratica per una ricostruzione equa del Paese, ha promosso attività di impulso all’impegno civile. E a pochi giorni di distanza dalla tornata elettorale, dal 12 al 14 maggio, è in corso un appuntamento animato da giovani e ragazzi dei Focolari, nell’ambito di Run4Unity , con l’obiettivo dichiarato di rafforzare i legami sociali. Si chiama, in dialetto locale, “DULA NAPUD TA Bai”, che significa “Giochiamo, amico”, abbreviato “DULA TA Bai”. «L’evento – scrive Joops Miranda, uno dei giovani organizzatori – ha lo scopo di creare coscienza che ciascuno può essere un catalizzatore del mondo unito; vuole rinforzare le relazioni interpersonali così come aiutare a costruirne di nuove; mira a incoraggiare il dialogo tra giovani di diverse comunità sugli argomenti di attualità in un ambiente dove ci si possa anche divertire! Speriamo di raggiungere questo scopo attraverso le molte attività sportive e ricreative. E questo sottolinea il nostro fine ultimo, che è quello di unire le persone di differenti origini etniche, nazionalità, fedi religiose per… diventare una famiglia». E
dove ha origine l’idea di DULA TA BAi? È sempre Joops a spiegarlo. Nell’estate 2014, insieme ad altri amici, si chiedono come non “sprecare” un’altra estate davanti al computer, alla play, sul proprio tablet. E la scintilla nasce così, chiacchierando: perché non passare un’intera giornata (che poi sono diventati tre giorni) con vari tipi di attività fisica? Tutto quello che può essere fatto insieme, all’aria aperta, invitando tutte le comunità vicine? Due mesi dopo si ritrovano in 200, da varie parti delle Filippine.
Basket, pallavolo, atletica leggera, calcio, freesbe, e la popolare “Amazing race” (una corsa), sono gli ingredienti sportivi che comporranno DULA TA Bai, per finire con una serata dal titolo “U-Nite”: musica e storie da condividere. Ma, trattandosi del secondo appuntamento, i giovani si sono chiesti come evolvere: «l’innovazione del pensiero e dei processi gioca un ruolo vitale nel nostro approccio al “che tutti siano uno” (Gv, 17-21)», spiega Joops. Così abbiamo istallato uno spazio per approfondire il tema della coscienza ambientale (Pagkabana Kalikupan). Cerchiamo di rispondere all’appello di papa Francesco nella Laudato Si’ che ci ricorda il grido di Madre Natura, e contribuire così ad un’ecologia integrale. Un’ecologia cioè, come spiega il Papa, che non si concentri solo sulla natura, lasciando da parte l’umanità e i suoi bisogni. Ma che includa un’ecologia “umana”. Vorremmo quindi, seguendo questa linea di pensiero trasmettere agli altri giovani il valore del prendersi cura l’uno dell’altro (partecipando alle attività sportive, culturali, musicali e artistiche) e dell’ambiente». Maria Chiara De Lorenzo (altro…)