Gen 26, 2016 | Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
È Szeged, città al sud dell’Ungheria, ad ospitare nel parco cittadino “la più grande manifestazione dell’anno, gratuita e all’aperto”, il Festival Spazio Aperto, come annuncia il comunicato stampa. Il Festival si è caratterizzato per il gran numero di partecipanti e per le performance. Ma quale è stata la novità in questo evento? «Quando alcuni anni fa hanno annunciato la prima volta una possibile manifestazione cristiana a livello cittadino, non si pensava che un ambizioso progetto potesse realizzarsi nel nostro Paese», scrive Új Város, rivista dei Focolari in Ungheria. «Non era il sogno di una persona sola, ma del gruppo ecumenico dei pastori di quella città. Un sogno che un anno e mezzo fa ha cominciato a prendere corpo, coinvolgendo diverse associazioni religiose, civili e politiche», fino a dare forma, dal 25 al 27 settembre scorso, al Festival. Come afferma Orsolya Szlaukó, pastoressa evangelica: «A Szeged, il gruppo ecumenico dei pastori ha lanciato l’idea di organizzare qualcosa che annunci il cristianesimo. Il logo a quattro colori ed anche tutto il Festival ha preso spunto da un Salmo: “Il Signore mi trasse fuori al largo” (Sal, 18). Lo abbiamo sognato e realizzato per fare un dono agli abitanti di Szeged, mostrare unite le chiese cristiane e i valori di queste comunità». «La nostra missione si rivolge alla città e non solo alle nostre comunità», afferma uno degli organizzatori. «Il nostro ruolo era di assicurare lo svolgimento, non di essere in primo piano», afferma Sándor Tari, altro organizzatore. «Durante il Festival ognuno ha trovato il programma a lui adatto, dai giovani agli anziani», continua la pastoressa. «Abbiamo dato spazio a concerti, tavole rotonde, ludoteche e stand di diverse organizzazioni». «I 60 stand disseminati come casette lungo il viale del parco, hanno formato quattro quartieri cittadini in cui mostrare ai visitatori le iniziative in atto: un elettricista che ha tenuto un laboratorio per bambini, uno stand sanitario nel quale sono passate 700 persone, donazione del sangue, professori universitari che hanno svolto lezioni. Le parrocchie e le comunità ecclesiali hanno intrattenuto i passanti con una grande varietà di iniziative creative».
Sándor Tari ha lavorato per un anno intero all’allestimento dell’area stand. «Lo scopo era che fosse presente ogni settore della città: gli agricoltori, gli operai, la cultura, la sanità… La condizione richiesta agli espositori era di essere aperti all’amicizia con gli organizzatori e tra loro. Vi hanno partecipato anche la Polizia e i Vigili del Fuoco». Sándor racconta che tra i progetti c’è anche quello di continuare e probabilmente una simile iniziativa si potrà ripetere tra due anni. «Mi è piaciuto molto il clima di famiglia, con tanti genitori e bambini», ha detto un padre di famiglia. Ma anche i giovani avevano di che scegliere tra le varie band che si sono avvicendate sul palco, tra cui il Gen Verde, Hillsong e gruppi musicali ungheresi. «Qui c’è un’atmosfera che non si trova tutti i giorni e ascoltandoli suonare si può avvertire la pace in fondo al cuore», diceva un giovane. Il vescovo evangelico Péter Gáncs, alla domanda di TV Duna sul perché avesse ritenuto importante parteciparvi, ha risposto: «Già mi è piaciuto il titolo del Festival, Spazio Aperto. Alle volte ho l’impressione che le chiese abbiano paura di uscire. 25 anni dopo il cambiamento del regime vediamo che le persone non entrano facilmente in chiesa. Dobbiamo uscire noi. Per questo ho molto apprezzato questo metterci insieme ecumenico per uscire nelle piazze, sulle strade». Fonte: Új Város n.1/2016 (altro…)
Gen 25, 2016 | Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
«Insegno in una scuola cattolica della mia città, Salta, nel nord dell’Argentina – racconta Gabriela Carral –. All’inizio di ottobre del 2015, avevo incontrato Misael, un alunno di 10 anni, dopo un momento di preghiera tra ortodossi e cattolici per la Pace in Siria. In quel momento, la foto del piccolo siriano, Aylan, aveva suscitato grande commozione attraverso i mass media. Misael mi ha confidato che avrebbe voluto fare qualcosa per la pace nella nostra scuola, aggiungendo che ciò che più di tutto lo faceva soffrire era sapere che tanti bambini erano rimasti orfani a causa della guerra. Ci siamo dati appuntamento nel momento della ricreazione e mi ha detto che stava partecipando alla vita della comunità ortodossa e che era convinto che avremmo potuto pregare insieme per la pace: cattolici e ortodossi. Alcuni giorni dopo, mi ha mostrato un volantino che teneva nella sua cartella. Il testo diceva: “La Siria siamo noi, preghiamo per la pace”. Sono rimasta sorpresa nel vedere che un bambino, in mezzo a quasi 800 alunni tra elementari e medie, avesse così presente il dolore di gente che soffre a migliaia di chilometri di distanza. Facendo eco al suo desiderio, l’ho incoraggiato ad esprimerlo lui stesso ai dirigenti della scuola. È nata così la proposta di organizzare una preghiera ecumenica per la pace. Per la prima volta la parola ecumenismo risuonava nei corridoi di questa scuola, tra i dirigenti, gli insegnanti, gli studenti. Per concretizzare questa iniziativa, mi sono messa in contatto con un religioso dell’istituzione che condivide con me l’ideale di contribuire a realizzare la preghiera di Gesù: “Che tutti siano uno”. Abbiamo anche coinvolto p. Adolfo, della Chiesa Ortodossa di Antiochia e, insieme, abbiamo organizzato ogni particolare della celebrazione. In un secondo momento si è aggiunta anche la Chiesa Luterana, dato che la nostra comunità educativa accoglie un giovane volontario tedesco luterano. Poi è stata la volta del presidente dell’Unione Siriano-Libanese della città, del console della Germania e la vice-console dell’Italia, un rappresentante del Ministero dell’Istruzione, alcuni organi di stampa e altre scuole.
Il primo passo del progetto di Misael, è stato quello di costruire la pace nei nostri rapporti quotidiani, e questo ha dato vita a tante esperienze nuove vissute tra i ragazzi, ai quali abbiamo proposto anche l’iniziativa dei Giovani per un Mondo Unito: il Time Out. Così il 18 novembre, sullo sfondo degli attentati a Parigi, questa iniziativa è diventata, oltre ad un momento di preghiera per la pace nel mondo, anche una testimonianza di unità. Attraverso l’omelia dei celebranti, abbiamo conosciuto alcune storie di cristiani in Siria e in Africa; le intenzioni per la pace sono state espresse da una ragazza della Gioventù Ortodossa; una signora ha recitato il Padre Nostro in arabo e le bandiere dei diversi paesi ci hanno dilatato il cuore, facendoci sentire membri dell’unica famiglia umana. È stata insomma una celebrazione che ha lasciato nel cuore di tutti il sapore di un qualcosa che non avevamo mai sperimentato prima in modo così forte: rapporti fraterni, legami impensabili. I dirigenti della scuola l’hanno definita una giornata storica. “Ringraziamo Dio della nostra libertà – concludevano i ragazzi presenti – e ci impegniamo a non schierarci né da una parte né dall’altra, ma a stare dal lato della pace”». A cura di Gustavo Clariá (altro…)
Gen 24, 2016 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Ecumenismo, Focolari nel Mondo
«Fra i cristiani è successo come in una coppia di sposi. Nella vita di coppia le difficoltà sono inevitabili. Solo che se c’è l’amore, esse servono a mantenere e far crescere l’unità. Quando l’amore non c’è i problemi diventano un ostacolo insuperabile e si segnalano come motivo della separazione. Però in realtà non sono i problemi che hanno distrutto la famiglia, ma la mancanza di amore. Così fra le Chiese. La divisione è avvenuta non solo per motivi religiosi o teologici, ma anche – e spesso soprattutto – politici, economici, culturali. Nella misura in cui crescerà l’amore, la disunità diventerà insopportabile e i problemi si supereranno. Penso che un giorno le varie Chiese, senza abbandonare la propria tradizione e tutte quelle espressioni legittime che hanno sviluppato attraverso la storia, potranno partecipare, quando Dio vorrà, a un Concilio riunificatore per poter far sì che la Chiesa, pur mantenendo tante espressioni, sia una. Per adesso è forse prematuro, ma Dio in un giorno può farci vivere mille anni. Sarebbe un avvenimento che toccherebbe profondamente anche tutti i membri delle grandi religioni». Da “COLLOQUI” – Pasquale Foresi – Città Nuova 2009 – pag. 155-156-161 (altro…)
Gen 23, 2016 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
«Lo sport può davvero cambiare il mondo e renderlo più unito». Patsy Furtado, un’allenatrice di hockey di Mumbai, che da ragazza ha giocato nella squadra nazionale indiana di hockey, parla con forte convinzione che deriva da un’esperienza altrettanto forte vissuta con i bambini di strada di questa immensa metropoli. Nel 2005 ha incontrato i Focolari e il progetto di Sportmeet attraverso un evento di Run4unity. La sua passione per lo sport e l’esperienza di unità che ha vissuto quel giorno hanno acceso in lei il desiderio di unire le forze con altri allenatori che la pensano come lei, e di contribuire a cambiare il suo ambiente, dove si vedono spesso i bambini vivere sulla strada. Aveva appena avuto modo di conoscere una casa per indigenti con 240 bambini, che la società spesso mette da parte. Ha avuto allora l’idea di cominciare ad allenarli in diverse discipline sportive: calcio, basket, hockey, atletica…Così ha iniziato tutte le mattine alle 6,30 con una sessione di allenamento di un’ora. Al principio erano presenti 20 ragazze e 30 ragazzi, senza scarpe né abbigliamento sportivo adeguato; oggi, invece, in quella casa ci sono diverse squadre, e tutti i bambini indossano scarpe sportive, con le attrezzature giuste e uno zaino personale per lo sport. Nel 2007 i ragazzi hanno iniziato a gareggiare nelle competizioni interscolastiche di Mumbai e la squadra di calcio under-12 è arrivata all’ottavo posto tra oltre 300 scuole. Questo risultato è stato anche riportato dall’Hindustan Times, uno dei principali quotidiani di Mumbai, con il titolo “United We Stand”. Elencando le numerose realizzazioni di questo progetto, Patsy sottolinea il fatto che il comportamento dei bambini è notevolmente migliorato: lo sport ha insegnato loro ad essere disciplinati e, dopo aver praticato qualche sport, tutta la loro energia si è incanalata nel modo giusto. Considerando che è naturale essere violenti e aggressivi nell’ambiente dal quale provengono, stanno acquistando nuova sicurezza cominciando ad avere rispetto di sé, a curare meglio la propria igiene e prendersi su delle responsabilità. Professano varie religioni ma non ci vedono differenze fra loro: i bambini giocano insieme come una squadra.
Nel 2009 si è tenuto il primo seminario su Sports4Peace a Mumbai. Promuovendo il dado con le 6 regole che educano alla pace attraverso lo sport, questo progetto ha catturato l’attenzione di vari allenatori ed altre persone impegnate nell’ambito sportivo a Mumbai ed altre città dell’India. “Play well”, “Hang in there”, “Look out for others”: semplici regole che sono entrate nella vita di molti giovani e adulti amanti dello sport, spingendoli ad applicarle con passione nelle loro discipline. L’idea dello sport in funzione dell’educazione alla pace è diventata parte integrante di attività culturali interreligiose promosse da diverse università, nonché in eventi diocesani di Mumbai e Pune, una città vicina conosciuta proprio per le sue numerose università. Sports4Peace è stato presentato nelle successive edizioni di Run4Unity anche a Nuova Delhi e a Mumbai nella Settimana Mondo Unito internazionale tenutasi nel maggio 2015. In quell’occasione è stato installato, sempre a Mumbai, un dado di Sports4Peace, permanente, nel giardino pubblico sul lungomare di Bandstand,: ricorda a tutti che lo sport, vissuto e giocato bene, può aiutare a promuovere la pace e la fraternità universale. Gustavo Clariá (altro…)
Gen 23, 2016 | Cultura
In queste pagine è contenuta l’ultima intervista, realizzata poco prima della sua morte (23 gennaio 2015), a Giuseppe Maria Zanghí. È un testo che contiene confessioni intime e riflessioni a volte inaspettate: dalla crisi della cultura europea all’oggi del Movimento dei Focolari, dal ruolo delle donne nella Chiesa alla sua personale esperienza con la filosofia. Soprattutto, è la storia di un uomo fedele al carisma di Chiara Lubich per oltre sessant’anni. Giuseppe Maria Zanghí (1929-2015), primo direttore della rivista «Nuova Umanità» e, insieme a Chiara Lubich, tra i membri fondatori della Scuola Abbà, centro studi del Movimento dei Focolari, è stato autore per Città Nuova di Dio che è Amore. Trinità e vita in Cristo (1991, 20043); Notte della cultura europea (2007, 20074); Gesù abbandonato maestro di pensiero (2008); Occidente la mia terra. Storia, società, politica alla luce del paradigma trinitario (2008). L’Autore, Marco Martino, è laureato in Scienze politiche all’Università di Roma «La Sapienza», ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Filosofia politica presso la stessa Università. Attualmente è professore incaricato di Filosofia politica presso l’Istituto Universitario Sophia.
Gen 23, 2016 | Chiara Lubich, Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Questa casa costruita sulla roccia ci ricorderà con il suo nome (Parola di Vita) la casa sulla roccia di cui parla Gesù. Vengono venti e bufere, ma non crolla”, disse Chiara Lubich il 24 maggio 1986 inaugurando il Centro Mariapoli della sua città natale. 23 gennaio 2016: giorno di festa al Centro, oggi a lei intitolato, per ricordare trent’anni di storia, testimonianza, dialogo e comunione, alla luce del carisma dell’unità. L’evento si apre con il messaggio di Maria Voce ed un video che ripercorre questi 30 anni di storia. Seguono alcune testimonianze della presenza locale del Movimento in campo civile ed ecclesiale ed i saluti dell’arcivescovo di Trento mons. Luigi Bressan, del sindaco Alessandro Andreatta e di altre autorità. Dopo trent’anni, il Centro di Cadine ha tenuto fede alla propria vocazione: quella di essere un luogo di incontro e di formazione per quanti desiderano impegnarsi a irradiare la vita del Vangelo e a riportare con l’amore reciproco la presenza di Dio nel mondo. Un po’ di storia. Negli anni ‘70 il Movimento dei Focolari, diffuso nella regione, avverte la necessità di un centro di formazione. Dopo varie infruttuose ricerche, ci si concentra su Trento. Fatta partecipe di questo pensiero, Chiara risponde: “L’ho sempre pensato lì: è una città scelta da Dio”. Pochi mesi dopo in tutto il Movimento si vive la Parola di Vita: “Vendete ciò che avete, datelo in elemosina”. Il desiderio di mettere in pratica questa Parola del Vangelo spinge Nostra Fadanelli, aderente del Movimento, a donare 9 ettari di bosco proprio per la costruzione del Centro Mariapoli. Si affida il progetto a Carlo Fumagalli, focolarino architetto, che, con la consapevolezza di edificare un Centro nella città dove il Movimento è nato, ripercorre i passi della sua storia a Trento e nella valle di Primiero, riproducendo alcuni particolari nell’architettura della costruzione. Il progetto viene presentato all’allora arcivescovo di Trento, mons. Gottardi, il quale dice: “Questo deve essere un ‘monumentum’ a Chiara Lubich, logicamente quando lei sarà in Paradiso. E sarà il miglior monumento se, a riguardo della storia di Trento, sarà… una Mariapoli con sapore anche ecumenico”, riallacciandosi al mandato ecumenico alla città di Trento espresso da papa Paolo VI nel 1964. E conclude: “Voi avete questa missione!”. Da quel momento si mette in moto la generosità di ciascuno nel Movimento, ognuno con le sue possibilità e con l’inventiva di chi costruisce la “propria” casa. Ad ottobre 1980, mentre sono in corso le pratiche, arriva la notizia che a Roma si sta cercando una casa per il Centro Mariapoli internazionale. Tutti d’accordo si decide di donare tutto quanto raccolto fino a quel momento: una somma importante che lascia stupita Chiara stessa. Sembra una pazzia, ma al momento dei permessi per iniziare la costruzione arriva una nuova consistente somma, più di tre volte quella data, che fa sperimentare le promesse del Vangelo: “Date e vi sarà dato”. Nel 1982 si inizia così la costruzione della parte giorno: l’ingresso, le sale riunioni, la cucina e la sala da pranzo. Tanti vogliono collaborare, dando tempo e forze, e nell’ultimo anno di cantiere circa 800 persone si alternano contribuendo per tutti i lavori artigianali, di finitura e di manodopera. Memorabile il lavoro di pavimentazione a porfido della strada e del piazzale, ultimato la notte prima dell’inaugurazione. Il 24 maggio 1986, alla presenza di circa 2.000 persone, tra cui i rappresentanti delle più importanti chiese presenti in Europa, Chiara stessa inaugura il Centro Mariapoli, sottolineandone la vocazione formativa ed ecumenica, e intitolandolo “Parola di Vita”.
Dopo la morte di Chiara, avvenuta nel 2008, il 24 gennaio 2009, con una cerimonia di grande rilievo ecumenico, alla presenza di Maria Voce, succeduta a Chiara quale Presidente del Movimento dei Focolari, e di molte personalità civili e religiose, il Centro viene intitolato a Chiara Lubich. In questi 30 anni decine di migliaia di persone sono state ospiti del Centro, in gran parte membri del Movimento, ma non solo, dato che esso ha aperto le porte anche ad incontri promossi dalla Diocesi, da Movimenti Cattolici e da altre realtà associative laiche del territorio. Il Centro ospita, in particolare, convegni, scuole di formazione, gruppi vari del Movimento provenienti da tutto il mondo, che vengono per ripercorrere, a Trento e nella Valle di Primiero, l’esperienza dei primi tempi, quando tutto è iniziato. Quella che il Centro testimonia, come agli albori del Movimento, è l’urgenza di tenere viva una “palestra di dialogo” tra i singoli, tra i popoli, tra le chiese e tra le grandi religioni per ridare spazio alla fraternità. (altro…)
Gen 22, 2016 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
«Con i fratelli e sorelle delle varie Chiese, sforzandoci nel vivere insieme il Vangelo, conoscendoci, rafforzando il nostro amore reciproco, abbiamo scoperto quanto siano grandi le ricchezze del nostro patrimonio comune: il Battesimo, l’Antico e Nuovo Testamento, i dogmi dei primi Concili che condividiamo, il Credo (niceno-costantinopolitano), i Padri greci e latini, i martiri e altro ancora, come la vita della grazia, la fede, la speranza, la carità, e tanti altri doni interiori dello Spirito Santo. E oltre a ciò ci unisce la spiritualità dell’unità. Prima vivevamo come se tutto ciò non fosse realmente vero e non ne eravamo coscienti del tutto. Ora ci rendiamo conto che sono invece le condizioni per poter realizzare un dialogo particolare: quello della vita. Per esso noi ci sentiamo già una famiglia; sentiamo di comporre fra noi “un popolo cristiano” che interessa laici, ma non solo, sacerdoti, pastori, vescovi, ecc. Ovviamente, c’è ancora da comporre la piena e visibile comunione fra le nostre Chiese, ma possiamo già essere così. Non è un dialogo della base che si contrappone o giustappone a quello dei cosiddetti vertici o responsabili di Chiesa, ma un dialogo al quale tutti i cristiani possono partecipare. E questo popolo è come un lievito nel movimento ecumenico, che ravviva fra tutti il senso che, essendo cristiani, battezzati, nella possibilità di amarci, tutti possiamo contribuire alla realizzazione del testamento di Gesù. Anzi vogliamo sperare che altre forme di dialogo, come quello della carità, del servizio comune, della preghiera, quello teologico, possano venire potenziate dal “dialogo della vita”». Dal volume CHIARA LUBICH L’unità (a cura di Falmi/Gillet) – Città Nuova 2015 pagg. 89-90 (altro…)
Gen 21, 2016 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Un contatto della comunità del Movimento dei Focolari, ai confini con la Siria, ci ha messo al corrente della critica situazione che si trovano a vivere. In Siria fa molto freddo adesso, non hanno come riscaldare la casa e gli indumenti adatti per sopportare le basse temperature. Non hanno neanche la possibilità di comprarli, sia per difficoltà economiche sia perché a causa dell’embargo non arriva questo tipo di indumenti. Dopo un rapido confronto tra di noi abbiamo capito che potevamo, e volevamo, fare subito qualcosa per questi fratelli. Tramite un gruppo facebook, che tiene in rete tutti i giovani dei Focolari in Italia, abbiamo allargato questa richiesta d’aiuto a tutti, diffondendola con l’hashtag #riscaldiamolasiria. La soluzione più immediata per andare incontro alle loro esigenze era quella di spedire un pacco con i vestiti adatti. Abbiamo iniziato noi giovani dall’aprire i nostri armadi fino ad organizzare punti di raccolta in tutta Italia per raccogliere gli indumenti. La generosità di ognuno non si è fatta attendere! Con l’aiuto anche della parte adulta del Movimento e di tutte le comunità, nel giro di qualche giorno, molti pacchi stanno raggiungendo la Siria. All’inizio il nostro entusiasmo nell’aiutarli sembrava frenarsi per gli elevati costi di spedizione, ma dalle varie notizie da tutta Italia in tempo reale, siamo riusciti ad identificare la tariffa più economica e sicura. Il nostro aiuto non si vuole fermare qui, continueremo ad essere presenti concretamente per loro con tutti i mezzi a nostra disposizione! Per ora faremo arrivare in Siria il necessario, e il resto andrà a chi ha più bisogno nelle nostre città». Maria Chiara De Lorenzo (altro…)
Gen 20, 2016 | Focolari nel Mondo
Nella motivazione del premio il riconoscimento al suo lavoro e al lavoro della comunità di Sant’Egidio nella lotta contro l’AIDS, e alla capacità, come donna musulmana, di creare in modo eccezionale ponti tra cristiani e musulmani, dimostrando con la sua vita che una convivenza pacifica e una collaborazione efficace tra cristiani e musulmani è possibile. Tra i presenti alla cerimonia di conferimento anche Annette Schavan, ambasciatrice tedesca presso la Santa Sede, che terrà la Laudatio. In memoria della persona e dell’eredità spirituale del Vescovo cattolico di Aquisgrana, Klaus Hemmerle (1929 – 1994) il Movimento dei Focolari conferisce un premio a personalità che si distinguono come “costruttori di ponti” di dialogo tra le chiese, le religioni e visioni del mondo. Il premio viene assegnato ogni due anni. www.fokolar-bewegung.de Progetto DREAM (altro…)
Gen 20, 2016 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Il 2 febbraio padre Susai Alangaram celebrerà i 25 anni del suo sacerdozio. Era sacerdote da sei anni a Tiruchirapally, Tamil Nadu, lo stato più a sud dell’India sull’oceano indiano, quando si è lanciato in un progetto con lo scopo di alleviare dalla povertà i bambini della sua parrocchia. Anni addietro aveva conosciuto il Movimento dei Focolari e si era impegnato a vivere e testimoniare l’unità con altri suoi compagni sacerdoti, in una società paralizzata dal problema delle caste. Con due suoi amici ha iniziato così un progetto di sostegno a distanza per 50 bambini, dandogli il nome di Ilanthalir, che in lingua Tamil significa “teneri germogli”, a ricordare la tenera cura necessaria per la crescita e lo sviluppo di questi bambini. Oggi i bambini poveri in vari villaggi di cinque distretti del Tamil Nadu ricevono il sostegno di Ilanthalir, su un territorio che va da 125km a sud di Tiruchirapally a 70km a nord. Dopo lo tsunami del 2004 sono stati adottati alcuni bambini di due villaggi sulla costa, che ora stanno studiando all’Università.
Il clima nel paese è molto caldo e i monsoni sono imprevedibili, rovinando spesso le coltivazioni e creando povertà tra i contadini. Quest’anno ci sono state alluvioni nel nord e siccità al centro. La povertà è la causa della diffusa analfabetizzazione e del lavoro minorile, essendo la prima preoccupazione di tante famiglie indigenti quella di guadagnare qualcosa per il sostentamento e non quella di educare i figli. Ilanthalir cerca di assicurare ai bambini le prime necessità, sponsorizzando i loro studi fino a quando trovano un impiego e possono così assistere le proprie famiglie. Quest’anno 456 bambini beneficeranno direttamente del sostegno a distanza di Famiglie Nuove e altri 300 riceveranno assistenza da Ilanthalir.
Appartenendo a varie religioni ci si assicura che tutti i bambini festeggino insieme le principali festività come Diwali (la festa della luce), Pongal (la festa della raccolta), Natale, ecc. Il mese di ottobre è dedicato alla cura dell’ambiente, e ogni centro organizza programmi per piantare alberi, pulire luoghi pubblici, ecc. Ciò che colpisce nell’esperienza di Ilanthalir è l’impatto della spiritualità dell’unità in un contesto che altrimenti si presta a favorire una cultura di sopravvivenza e isolamento. La Parola di Vita dei Focolari, un commento che suggerisce come vivere le frasi del Vangelo, viene tradotta in lingua Tamil e diffusa tra i bambini e i loro genitori, che una volta al mese si incontrano a condividere come cercano di viverle rinnovando il loro impegno. Ogni anno si vive insieme una giornata di Mariapoli con circa 300 persone a Tiruchirapally, promuovendo uno scambio fraterno tra tutti. L’impegno dei bambini di Ilanthalir di vivere in questo modo con i loro piccoli atti d’amore li trasforma in agenti di unità nelle loro famiglie e nei loro ambienti, portando nuova speranza per molti.
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