Movimento dei Focolari
Faith and the Marvelous Progress of Science

Faith and the Marvelous Progress of Science

faith_and_science_catalogAbout this Book

Many Christians today favor the approach of dialogue between faith and science. As Pope Francis writes, “all of society can be enriched thanks to this dialogue, which opens up new horizons for thought and expands the possibilities of reason.” After all, faith is not fearful of reason. It seeks and trusts reason. It values science for the simple reason that since there is only one Truth and since the light of reason and the light of faith both come from God, they cannot contradict each other. The Catholic Church’s position, therefore, is that she has no wish to hold back the marvelous progress of science. Indeed, the pathway of dialogue is needed, not least because it is linked to the promotion of peace and harmony in the world.Read more

Available from New City Press (NY)

[:es]Mariápolis en España

[:es]Mariápolis en España

Inv_Mplis_Spagna_rSi quieres construir un boceto de mundo unido, con personas de toda edad y condición social, a través de conferencias, excursiones, espacios artísticos y de comunicación, grupos de diálogo, juegos… te esperamos en Astorga del 2 al 6 de agosto. En Mariápolis, la diversidad es una riqueza y cada uno ayuda a construir la fraternidad de la familia humana. Más información en la invitación y en los teléfonos 636 297 926 y 608 601 127. Todos los viernes de 18 a 20 h.; a partir del 15 de abril, de lunes a viernes, en el mismo horario. El plazo de inscripción finaliza el 30 de junio. Sigue paso a paso la preparación de Mariápolis Astorga 2015 en Facebook. También te puedes inscribir aquí

Kiribati: l’onda solidale dopo il ciclone Pam

Kiribati: l’onda solidale dopo il ciclone Pam

CyclonePamLa strada che unisce la capitale e il porto al resto dell’isola di Tarawa, la più grande dell’arcipelago delle Kiribati, in Oceania, è distrutta. Gli argini che difendevano le spiagge dalle maree sono crollati e molte abitazioni tradizionali sono state spazzate via. Il ciclone Pam, uno dei più violenti registrati nel Pacifico meridionale, ha colpito in particolare gli arcipelaghi di Vanuatu, Salomone e Kiribati, con onde altissime rafforzate da un vento che ha raggiunto i 250/300 chilometri orari. La Croce Rossa locale segnala che mancano rifugi d’emergenza, cibo e acqua potabile per molti dei 253.000 abitanti, e la popolazione sta evacuando le aree più colpite. «Abbiamo avuto notizie dalla locale comunità del Movimento dei Focolari – scrive Mary Cass, referente del progetto AMU, da Perth, Australia -. Tutti stanno bene e sono impegnati nel lavoro di ricostruzione e di approvvigionamento di cibo e acqua per le famiglie del villaggio di Buota (dove è in corso il progetto ), che al momento è tagliato fuori: la strada e il ponte che lo collegano al resto di Tarawa, infatti, sono distrutti. Hanno in mente la Parola di Vita del mese che sollecita a “prendere la propria croce” e sperano di potersi incontrare presto per rafforzare il loro spirito di unità in questo momento così difficile». «Il tempo sta tornando alla normalità – scrive uno di loro – le onde sono tornate a sorridere. Siamo felici che tutti stiano bene». Ma se lo spirito e la dignità degli abitanti di Tarawa sono ammirevoli, la situazione è comunque molto grave: l’acqua potabile scarseggia perché con l’inondazione molti pozzi e serbatoi sono stati contaminati dall’acqua marina, scarseggia anche il cibo a causa della distruzione dei raccolti e dell’interruzione delle vie di comunicazione; manca il carburante, l’80% delle case tradizionali è stato distrutto… La Repubblica di Kiribati, inoltre, ha un grosso problema di fondo: il progressivo innalzamento del livello del mare sta sottraendo terre all’agricoltura, con effetti negativi sulle attività lavorative e sulla qualità dell’alimentazione. Solo il 10% della popolazione ha un lavoro regolare, mentre tutti gli altri vivono di espedienti. Non potendo arrestare l’avanzata del mare, dovuta al surriscaldamento globale, il governo punta a fornire agli abitanti una collocazione all’estero o in altre parti del Paese. Si prevede che fra alcuni decenni tutto l’arcipelago sarà sommerso. Kiribati_03Il progetto dell’AMU (Azione per un Mondo Unito onlus), Ong ispirata ai principi del Movimento dei Focolari, ha l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita della comunità di Buota, uno dei villaggi più poveri dell’isola di Tarawa, attraverso iniziative mirate per le donne e i bambini. Inoltre è previsto un supporto per sviluppare piccole attività produttive. «La prima – continua Mary Cass – consiste nella produzione e vendita di ghiaccio, grazie ad un congelatore; la seconda riguarda invece la vendita di oggetti di artigianato all’aeroporto di Tarawa. Con i contributi AMU con i quali abbiamo acquistato anche una macchina da cucire. Va bene anche la produzione di pane che viene venduto a tre negozi presenti nel villaggio e nell’area circostante. Il ricavato di queste attività – oltre a retribuire il lavoro delle donne coinvolte – va a beneficio della nostra scuola materna “Love and Unity” e permette di provvedere ad alcune necessità alimentari dei bambini e delle loro famiglie». Kiribati_02Come si vive in una terra senza futuro? «La vita della locale comunità dei Focolari a Buota va avanti: i gruppi della Parola di Vita – raccontano – uniscono le persone nei villaggi sparsi in tutta la stretta striscia di terra. Il Vescovo di Tarawa, con l’aiuto dei sacerdoti, traduce ogni mese il testo della Parola di Vita nella lingua locale, il gilbertese. Le famiglie si aiutano, ricostruendo le case distrutte dalle calamità naturali, e ricominciano a trovarsi per condividere le esperienze appena riescono a mettere un tetto sulla testa. La comunità ha nominato il proprio centro (dove c’è una piccola scuola) “Loppiano, Centre of Unity and Love” – ricordando il nome della prima cittadella dei Focolari – col desiderio di essere un esempio di amore e unità per tutti».   Vedi anche: Scheda progetto AMU Notizie n. 1/2015. Video su Facebook (altro…)

Dieci giorni

Dieci giorni

DieciGiorniQuando una coppia si forma un uomo e una donna tentano un cammino che pare fatto di latte e miele. È anche la storia di Carlo e Anna. Nel tempo però le fragilità possono trasformare il piacere di stare insieme in uno stillicidio di incomprensioni e rivalse. Sono momenti difficili, a volte disperati, e possono portare alla separazione. Nello stesso tempo la crisi può essere occasione di rinascita e l’emozionante racconto contenuto in questo libro ci fa immergere in modo profondo nella vita di una coppia nei dieci giorni più simbolici della loro crisi. Sono giorni nei quali entrambi i coniugi possono operare scelte capaci di trasformare il loro amore. Oggi in Italia un matrimonio su tre culmina con una separazione e il saggio che segue svela le dinamiche psicologiche di ogni famiglia fornendoci utili consigli, indicazioni e strategie per affrontare la crisi della coppia. L’Autore: Fernando Muraca è regista, sceneggiatore, attore. Per il cinema ha diretto La terra dei santi (2014) con Valeria Solarino e Duns Scoto (2010). Per la televisione Il commissario Rex, Don Matteo, Un passo dal cielo per Raiuno. È stato responsabile dell’Ufficio selezione sceneggiature per la Lux Vide Spa. L’Esperto: Rino Ventriglia è neurologo, psicoterapeuta, analista transazionale didatta e supervisore, da sempre appassionato all’uomo. Nel 2004 ha fondato il Centro Logos, Centro casertano di analisi transazionale. È direttore della Scuola di psicoterapia a indirizzo analitico‒transazionale psicodinamico di Casapulla (CE). La Collana: Passaparola affronta attraverso racconti autobiografici temi scottanti e dolorosi della quotidianità: adolescenza, crisi di coppia, malattia, dipendenze, lutto, anoressia, trauma. Drammi, ferite e problemi attuali nei quali il lettore può ritrovarsi. Storie scritte con uno stile agile, piacevole e avvincente. Nella seconda parte del volume un esperto rilegge il racconto e fornisce chiavi di lettura utili, indicazioni pratiche, e prospettive concrete.

Parola di Vita Aprile 2015

Nella prima lettera alla comunità di Corinto, da cui è tratta la parola di vita di questo mese, Paolo deve difendersi dalla scarsa considerazione che alcuni cristiani mostrano nei suoi confronti. Essi mettevano in dubbio o negavano la sua identità di apostolo. Dopo averne rivendicato a pieno titolo questa qualifica per aver “veduto Gesù Cristo” (cf 9, 1), Paolo spiega il perché del suo comportamento umile e dimesso, al punto da rinunciare ad ogni tipo di compenso per il suo lavoro. Pur potendo far valere l’autorità e i diritti dell’apostolo, preferisce farsi “servo di tutti”. È questa la sua strategia evangelica. Si fa solidale con ogni categoria di persona, fino a diventare uno di loro, con lo scopo di portarvi la novità del Vangelo. Per cinque volte ripete “mi sono fatto” uno con l’altro: con i Giudei, per amore loro, si sottopone alla legge mosaica, pur ritenendosi non più vincolato da essa; con i non Giudei, che non seguono la legge di Mosè, anche lui vive come fosse senza la legge mosaica, mentre invece ha una legge esigente, Gesù stesso; con quelli che venivano definiti “deboli” – probabilmente cristiani scrupolosi, che si ponevano il problema se mangiare o meno le carni immolate agli idoli –, si fa anche lui debole, pur essendo “forte” e provando una grande libertà. In una parola, si fa “tutto a tutti”. Ogni volta ripete che agisce così per “guadagnare” ognuno a Cristo, per “salvare” ad ogni costo almeno qualcuno. Non si illude, non ha aspettative trionfaliste, sa bene che soltanto alcuni risponderanno al suo amore, nondimeno egli ama tutti e si mette al servizio di tutti secondo l’esempio del Signore, venuto «per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mt 20, 28). Chi più di Gesù Cristo si è fatto uno con noi? Egli che era Dio, «annientò se stesso, assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini» (Fil 2, 7). “Mi sono fatto tutto a tutti” Chiara Lubich ha fatto di questa parola uno dei capisaldi della sua “arte di amare”, sintetizzata nell’espressione “farsi uno”. Vi ha visto un’espressione della “diplomazia” della carità. «Quando uno piange – ha lasciato scritto –, dobbiamo piangere con lui. E se ride, godere con lui. E così è divisa la croce e portata da molte spalle, e moltiplicata la gioia e partecipata da molti cuori. […] Farsi uno col prossimo per amor di Gesù, coll’amore di Gesù, finché il prossimo, dolcemente ferito dall’amore di Dio in noi, vorrà farsi uno con noi, in un reciproco scambio di aiuti, di ideali, di progetti, di affetti. […] Questa è la diplomazia della carità, che ha della diplomazia ordinaria molte espressioni e manifestazioni, per cui dice non tutto quello che potrebbe dire, perché al fratello non piacerebbe e non sarebbe gradito a Dio; sa attendere, sa parlare, arrivare allo scopo. Divina diplomazia del Verbo che si fa carne per divinizzarci» . Con fine pedagogia Chiara individua anche gli ostacoli quotidiani che si frappongono al “farsi uno”: «A volte sono le distrazioni, altre volte il cattivo desiderio di dire precipitosamente la nostra idea, di dare inopportunamente il nostro consiglio. In altre occasioni siamo poco disposti a farci uno col prossimo perché riteniamo che non comprenda il nostro amore, o siamo frenati da altri giudizi al suo riguardo. In certi casi siamo impediti da un recondito interesse di conquistarlo alla nostra causa». Per questo «è proprio necessario tagliare o posporre tutto quanto riempie la nostra mente e il nostro cuore per farci uno con gli altri» . È dunque un amore continuo e infaticabile, perseverante e disinteressato, che si affida a sua volta all’amore più grande e potente di Dio. Sono indicazioni preziose, che potranno aiutarci a vivere la parola di vita in questo mese, a mettersi in sincero ascolto dell’altro, a capirlo dal di dentro, immedesimandosi in ciò che vive e che prova, condividendone preoccupazioni e gioie: “Mi sono fatto tutto a tutti” Non possiamo interpretare questo invito evangelico come una richiesta a rinunciare alle proprie convinzioni, quasi approvassimo in maniera acritica qualunque modo di agire dell’altro o non avessimo una nostra proposta di vita o un nostro pensiero. Se si è amato fino al punto da diventare l’altro, e se quanto si condivide è stato un dono d’amore ed ha creato un rapporto sincero, si può e si deve esprimere la propria idea, anche se forse potrà far male, rimanendo però sempre in atteggiamento di più profondo amore. Farsi uno non è segno di debolezza, non è ricerca di una convivenza tranquilla e pacifica, ma espressione di una persona libera che si pone a servizio; richiede coraggio e determinazione. È importante anche avere presente lo scopo del farsi uno. La frase di Paolo che vivremo questo mese continua, come abbiamo precedentemente accennato, con l’espressione: «… per salvare ad ogni costo qualcuno». Paolo giustifica il suo farsi tutto con il desiderio di portare alla salvezza. È una via per entrare nell’altro, per farvi emergere in pienezza il bene e la verità che già vi abitano, per bruciare eventuali errori e per deporvi il germe del Vangelo. È un compito che per l’Apostolo non conosce né limiti né scuse, al quale egli non può venir meno perché glielo ha affidato Dio stesso, e deve compierlo “ad ogni costo”, con quella inventiva di cui soltanto l’amore è capace. È questa intenzionalità a dare la motivazione ultima al nostro “farsi uno”. Anche la politica e il commercio sono interessati a farsi vicini alle persone, ad entrare nel loro pensiero, a coglierne le esigenze e i bisogni, ma vi è sempre la ricerca di un tornaconto. Invece «la diplomazia divina – direbbe ancora Chiara – ha questo di grande e di suo, forse di solo suo: che è mossa dal bene dell’altro ed è priva quindi d’ogni ombra d’egoismo» . “Farsi uno” dunque, per aiutare tutti nella crescita dell’amore e così contribuire a realizzare la fraternità universale, il sogno di Dio sull’umanità, il motivo per il quale Gesù ha dato la vita. Fabio Ciardi (altro…)