Movimento dei Focolari
La gioia di ritrovarsi fratelli

Congo, oltre il silenzio

«Non è facile raccontarvi quello che stiamo vivendo nella mia regione, in Congo, dove un conflitto permanente sconvolge il Paese. Ho conosciuto l’Ideale dell’unità quando ero ancora una gen3 ed ero felice di far parte di una comunità che viveva il Vangelo. Poi, crescendo, quando sono entrata all’università ho incontrato un altro mondo. Ho visto persone arrivare ad ammazzarsi a causa delle differenze tribali ed etniche. Corruzione, frodi, menzogna e tanti altri mali sono il tessuto della vita quotidiana. Quando ho preso il diploma, ho trovato lavoro in un’ organizzazione non governativa che opera per i diritti delle donne congolesi e, in particolare, per quante hanno subito abusi sessuali. Per questo ho girato in tante regioni. Mi sono trovata davanti alla miseria di tanta gente, anche se il Congo è un Paese bellissimo e ricco di importanti risorse naturali. Vedevo crescere un clima generale di rassegnazione. Si sentiva dire: «Questo Paese è già morto, non vale la pena occuparsene…». Verso l’inizio del 2012, qualcosa di nuovo si è acceso dentro di me. Ho letto un testo di Chiara Lubich in cui ci invitava a non accontentarci delle piccole gioie, e a puntare in alto. Ho capito che, per me, voleva dire lavorare per il cambiamento del mio Paese. Così abbiamo fatto nascere un movimento di mobilitazione giovanile in città  e abbiamo iniziato a diffondere informazione, le nostre analisi e riflesioni sulla situazione, progetti per reagire insieme. Abbiamo denunciato la mancanza di lavoro per tanti giovani, con una disoccupazione giovanile altissima. Poi, mentre si avvicinava l’anniversario dell’indipendenza del Congo (1960), abbiamo stampato dei volantini denunciando i problemi del presente: la crisi della giustizia, la gravissima disoccupazione e il paradosso tra le grandi risorse del Paese e la povertà della maggioranza. La sera della vigilia, mentre stavamo ancora distribuendo i volantini, sono stata arrestata per una settimana. Per non lasciarmi da sola, si sono fatti arrestare con me altri due giovani e, dopo qualche giorno, altri due. Ho subito decine di interrogatori. Sentivo che la minaccia di morte o di condanna si avvicinava ogni giorno di più. Ciò che mi ha sostenuto anche in quei momenti terribili, è stata l’unità che mi legava alle gen della mia città e ai giovani che mi sostenevano con la loro solidarietà. Una gen si avvicinava ogni giorno al luogo dove mi trovavo e mi gridava il sostegno di tutti. E poi, pensando che Gesù, anche sulla croce, non aveva smesso di essere Amore, ho continuato ad amare concretamente, preparando il cibo per gli altri detenuti e anche per le guardie. Con tanti giovani impegnati in questo movimento condivido la Parola di vita. La cosa più importante che ho capito è che per realizzare un vero cambiamento, la forza viene dall’amore. Agire con amore, senza violenza, significa agire a fianco di Dio. Cosa vogliamo? Il nostro scopo non è opporci ad un gruppo politico, ma lottare per costruire il Congo dei cittadini, consci dei loro diritti e dei propri doveri per sostenere nuovi leader che agiscano per la giustizia. E quali sono i risultati? Oggi il movimento esiste, è conosciuto nella nostra regione e in altri punti del Paese; abbiamo condotto più di 50 azioni e ottenuto alcune risposte concrete. E siamo ancora vivi, nonostante le minacce e tentativi di strumentalizzazione. Nella nostra città siamo il primo gruppo di giovani che, rispettando le leggi del Paese, osano denunciare, sostenere, prendere posizione su tanti problemi, anche gravi, come quello delle sanzioni contro militari implicati in crimini ed estorsioni. Sono convinta che sta crescendo una generazione sempre più numerosa di congolesi che riprende fiducia e si impegna per il Paese». (M.M. – Congo) (altro…)

La gioia di ritrovarsi fratelli

Myanmar: A servizio della comunità

Villaggio Kanazogone

«Fin dalla sua fondazione nel 1860 – racconta il parroco p. Carolus Su Naing –, la parrocchia ha servito la chiesa locale interessandosi soprattutto dello sviluppo sociale e pastorale degli abitanti del luogo e, nel tempo, ha fondato altre 4 parrocchie: Pinle, Aima,Pein ne gone, Myitkalay e Wakema, dove abitano complessivamente circa 8.000 cattolici. Kanazogone ha avuto sempre un ruolo vitale nel prendersi cura delle persone più bisognose della regione. Quando, nel 2008, il ciclone “Nargis” si abbatté sulla regione del Delta, il nostro villaggio divenne il centro dei rifugiati: circa 3000 persone colpite dal ciclone».

Silo per la pula del riso

Qual è la vostra situazione attuale, padre? «Kanazagone, non ha ancora oggi energia elettrica fornita dal comune – ci spiega il sacerdote focolarino –. Tutti gli abitanti del villaggio devono procurarsi con i propri mezzi una qualche forma di illuminazione utilizzando candele e batterie, soltanto alcune case hanno un proprio piccolo generatore a petrolio. Insieme ai capi del villaggio abbiamo recentemente discusso sulla necessità di avere un generatore più forte e potente che dia elettricità a tutte le famiglie del posto. L’installazione di un potente generatore di biogas servirà a migliorare la vita del villaggio e la capacità lavorativa dei suoi abitanti». Come funzionerà il generatore lo chiediamo allo svizzero Rolf Infanger, dei Focolari, impegnato in prima persona nel progetto: «Il generatore alimentato a biogas, fa lavorare una dinamo di 200 KW, sufficiente per l’intero villaggio. È un’invenzione del Myanmar. La novità sta nel fatto che il biogas è generato dalla combustione della pula di riso, un prodotto di scarto. La pula di riso che, in genere, viene gettata via, può essere usata in modo efficiente per produrre energia elettrica biogas. Inoltre, il supporto tecnico sarà assicurato dal produttore locale del motore. In Myanmar sono già in uso e con buon esito molti macchinari dello stesso tipo. Questa regione è circondata da campi di riso. La riseria dove il cereale viene elaborato si trova qui nel villaggio Il progetto, guidato dall’ingegnere inventore e dal capo del villaggio, è iniziato, nell’aprile 2013, con l’arrivo di un prestito di € 25.000. Occorre restituirlo entro 5 anni ma ad un tasso minimo. Facciamo la forte esperienza di avvertire che Dio ci guida e ci orienta a fare cose utili per la vita del villaggio».

motore a biogas

Quali sono le vostre attese quando il generatore sarà in funzione? «Grazie alla fornitura di luce ed energia generate dall’impianto a biogas quanto sarà in funzione – assicura p. Su Naing –, le famiglie del villaggio miglioreranno la loro vita quotidiana. Il reddito degli abitanti aumenterà, dando loro la possibilità di lavorare a casa nelle prime ore della sera. La luce e l’energia fornite sosterranno le scuole e l’ambulatorio del villaggio in tempi normali e anche in periodi di emergenza. I bambini saranno facilitati nei loro compiti. La luce per strada darà un senso di sicurezza, favorendo la vita sociale». Se vuoi sostenere il progetto: Conto bancario Germania: Maria Schregel Hilfswerk e.V. Sparkasse Uelzen – IBAN: DE39 2585 0110 0009 0079 49 Swift: NOLADE21UEL (altro…)