Gen 15, 2014 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Spiritualità
Hai avuto contatti con molti cristiani non cattolici. Come li vedevi prima questi fratelli e come li consideri ora? «Ecco: di fronte ad una bottiglia riempita per tre quarti si possono avere le due note reazioni: Ah! ne manca ancora un quarto! Oppure: È già riempita per tre quarti! La prima espressione dice come vedevo io una volta i miei fratelli non cattolici, e cioè quindici anni fa, prima che iniziassi a lavorare, con tutto il Movimento dei Focolari, per l’ecumenismo. La seconda reazione è quella che ho in cuore in questi ultimi anni. Non so infatti come ringraziare Dio d’avermi portata in contatto con cristiani delle denominazioni più varie e importanti. Il vivere con loro, il trattare con loro, soprattutto il conoscerli, da quando essi si sono aperti perché hanno accettato di stabilire con noi un rapporto di carità reciproca in Cristo, mi ha messo nel cuore un grande senso di stupore e di gratitudine verso la Provvidenza per aver vegliato in queste Chiese o comunità ecclesiali su le tante ricchezze di fede, di speranza a volte, delle liturgia altre, sul valore della parola di Dio… (leggi tutto) (altro…)
Gen 14, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Tre anni fa ho intrapreso un percorso di volontariato in una Comunità di Roma che si occupa delle dipendenze. Il Centro, nato nel 1978 come supporto e sostegno alle persone tossicodipendenti, è giunto oggi ad occuparsi di problematiche molto più ampie, non più limitate solo alla tossicodipendenza. Il percorso degli utenti all’interno della comunità interessa sia coloro che presentano una problematica di dipendenza, sia i loro familiari o parenti che sono coinvolti in situazioni a volte al limite della sopportazione umana. Proprio verso questi ultimi svolgo la mia azione di volontariato, in quanto mi occupo sia delle prime accoglienze, sia dei gruppi di auto-aiuto. In entrambi questi due momenti: accoglienza e auto-aiuto, ho avuto modo di sperimentare concretamente l’importanza e la validità del dialogo, fatto di comunicazione e ascolto, che porto avanti nel Movimento dei Focolari fra persone credenti e altre di diverse convinzioni come me. L’accoglienza è il momento più difficile per chi arriva smarrito, confuso e cerca faticosamente di aprirsi e raccontare la propria vicenda ad una persona che è per lui sconosciuta. È questa la fase più complessa di tutto il percorso; se la persona che faticosamente tenta di vincere le paure e la vergogna, non percepisce di essere ascoltato tutto il lavoro che seguirà può essere vanificato. Pur nella diversità delle situazioni, il dialogo permette – grazie alla reciprocità che ne scaturisce -, una unione e uno scambio interiore veramente profondo. Il positivo dell’uno e la sofferenza dell’altro si confrontano in un’arricchente condivisione. Il peso che nella persona all’inizio dell’incontro sembrava insopportabile, diventa più leggero e le sofferenze meno pesanti. Ci saranno lungo il cammino tanti momenti difficili, ma sapere di non essere soli aiuta; nella caduta, c’è una spalla presente su cui poggiarsi. Una mattina arriva una signora chiedendo di parlare con un operatore. Sono solo, mi offro disponibile ad ascoltarla. Ancor prima di sederci, impone delle condizioni alla nostra conversazione: il nostro incontro doveva rimanere segreto (perché se il figlio ne fosse venuto a conoscenza l’avrebbe potuta massacrare di botte); lei non mi dirà né il suo nome né tantomeno quello del figlio; io non dovrò informare la polizia, né esporre denuncia. La mia reazione è prima di stupore, poi di rabbia, molti elementi mi infastidiscono. Quando, però, riesco a staccarmi dal mio ruolo, vedo due persone che non stanno certo dialogando: una è debole e carica di dolore, sofferenza e paura; l’altra è forte, ma chiusa nel suo compito di salvatore. Percepisco l’impossibilità di operare e l’incapacità di concretizzare la teoria appresa in tre anni di servizio nella comunità. Gli strumenti tecnici in questa situazione non servono, il metodo da me utilizzato è infruttuoso, bisogna cambiare strategia. È arrivato il momento di applicare il dialogo che svolgo coi miei amici del focolare! Solo io posso cambiare la situazione. Il mio tono di voce, i miei atteggiamenti mutano; invito la signora a sedersi e metto a sua disposizione le mie conoscenze tecniche, ma soprattutto umane, dimenticando le varie procedure burocratiche. C’è un’esplosione di pianto e di gioia insieme; si siede e, scusandosi per le lacrime, inizia a raccontare la sua storia. Il bisogno di condividere il dramma che sta vivendo, finalmente ha trovato uno spazio dove potersi liberare senza vergogna o paura di essere giudicata. La mia apertura è finalmente diventata ascolto capace di accogliere la sua sofferenza, elaborarla, farla mia e restituirle il mio contributo in un arricchimento reciproco. (Piero Nuzzo) (altro…)
Gen 13, 2014 | Dialogo Interreligioso, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Daisy: Abbiamo conosciuto il Movimento dei Focolari, in una Mariapoli, e da allora la scelta di vivere la spiritualità dell’unità ha dato un senso alla nostra vita.
Samir: Nel 1989, durante la guerra del Libano, la situazione era drammatica: il conflitto seminava morte e distruzione ovunque, quindi: mancanza di lavoro, chiusura delle scuole e degli uffici. Ci siamo trasferiti negli Stati Uniti, dove viveva un mio fratello. Come docente universitario potevo prendermi un anno sabbatico. Negli Stati Uniti, crocevia di culture, abbiamo vissuto l’esperienza di popoli diversi che vivono insieme. Daisy: È stato un anno intenso e pieno di prove che ci hanno permesso di sperimentare l’amore di Dio, mantenendoci sempre più uniti. Spesso ci siamo chiesti quale fosse la decisione giusta, se rientrare in Libano o restare in un paese che ci offriva tanto. Ciascuno di noi, infatti, aveva trovato un lavoro e avremmo avuto la possibilità d’ottenere la nazionalità americana. Inoltre, il futuro per i nostri figli era assicurato. Samir: La decisione non era facile, ma sentivamo di non poter abbandonare il nostro Paese nella difficile situazione che attraversava. Ci siamo confrontati con i figli e con la famiglia del Movimento ed abbiamo deciso di tornare in Libano. Eravamo, infatti, convinti che amare il nostro popolo fosse più importante delle certezze che gli Stati Uniti ci avrebbero garantito. Daisy: Tornati in Libano, la nostra vita è cambiata. Abbiamo compreso che la felicità non è in funzione delle circostanze esteriori, ma frutto del nostro rapporto con Dio e con i fratelli. Infatti, nel nostro Paese conviviamo con i musulmani, e con la spiritualità dell’unità abbiamo costruito una fraternità reale con tanti di loro. Una volta dovevamo recarci ad un incontro del Movimento in Siria, il Paese che era stato in conflitto con il nostro. I rapporti erano ancora difficili e pieni di diffidenza e pregiudizi. Eppure, abbiamo sperimentato che sono nostri fratelli e che dobbiamo dare la vita anche per loro. Samir: Abbiamo compreso ancora di più il nostro
ruolo come testimonianza d’amore fra musulmani e cristiani, come quando abbiamo accolto nel nostro Centro Mariapoli 150 persone a maggioranza musulmana. Abbiamo formato insieme una famiglia legata dalla fraternità. Crediamo che il nostro ruolo come cristiani in Medio Oriente non sia soltanto quello di esserci, ma di avere anche una presenza attiva nella vita politica e nelle istituzioni governative. Daisy: Nel momento attuale in cui gran parte dei libanesi è angosciata per l’avvenire e tanti cercano di lasciare il Paese, noi sentiamo l’amore di Dio che ci accompagna e ci radica giorno dopo giorno nella nostra terra e ci aiuta a trasmettere speranza. (altro…)
Gen 12, 2014 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Difensore della pace ad ogni costo, Igino Giordani divenne ufficiale nella prima guerra mondiale, dove fu ferito e decorato. Insegnante, antifascista, bibliotecario, sposato e padre di quattro figli, era un noto polemista dell’area cattolica, pioniere dell’impegno dei cristiani in politica, scrittore e giornalista. Dopo la seconda guerra mondiale, vissuta da antifascista costretto all’esilio, venne anche eletto alla Costituente. Fu deputato, laico illuminato, pioniere dell’ecumenismo. Fu ancora lui, a portare le realtà dei laici sposati e della famiglia all’interno del focolare, aprendolo – in certo modo – all’intera umanità. Chiara Lubich, per questi e altri motivi ancora, considerò Giordani, familiarmente chiamato “Foco”, uno dei “cofondatori” del Movimento dei Focolari.
L’incontro con Chiara avvenne nel suo ufficio alla Camera dei deputati, a Montecitorio, nel settembre del 1948. Giordani attraversava un momento particolarmente difficile della sua vita, sia spirituale che politica: «Studiavo temi religiosi con passione – scriverà nel suo postumo Memorie di un cristiano ingenuo –, ma anche per non pensare alla mia anima, del cui aspetto non ero edificato: pesava su di essa la noia; e per non confessare questa sua paresi, io mi ingolfavo nello studio e mi stancavo nell’azione. Credevo che non ci fosse altro da fare; possedevo in qualche modo tutti i settori della cultura religiosa: l’apologetica, l’ascetica, la mistica, la dogmatica, la morale…; ma li possedevo culturalmente. Non li vivevo interiormente».
Quel giorno, dinanzi alla sua scrivania, si accomodò una compagnia eterogenea, che apparve subito originale fin dalla sua composizione per un uomo esperto di vita ecclesiale com’era Giordani: un conventuale, un minore, un cappuccino, un terziario e una terziaria francescana, cioè Chiara stessa. Infatti scriverà più tardi: «Vederli uniti e concordi mi parve già un miracolo di unità». Chiara prese la parola, accolta dal cortese scetticismo del deputato: «Ero sicuro di ascoltare una sentimentale propagandista di qualche utopia assistenziale». E invece non fu assolutamente così. «C’era un timbro inusitato in quella voce – commenterà –: il timbro d’una convinzione profonda e sicura che nasceva da un sentimento soprannaturale. Perciò, di colpo la mia curiosità si svegliò e un fuoco dentro prese a vampare. Quando, dopo mezz’ora, ella ebbe finito di parlare, io ero preso in un’atmosfera incantata: come in un nimbo di luce e di felicità; e avrei desiderato che quella voce continuasse. Era la voce che, senza rendermene conto, avevo atteso. Essa metteva la santità a portata di tutti». Giordani chiese a Chiara di mettere per iscritto quanto veniva dicendo, cosa che lei fece rapidamente. Ma personalmente volle approfondire la conoscenza fatta. Poco alla volta riconobbe nell’esperienza del focolare l’attuazione del desiderio di Giovanni Crisostomo: che i laici vivessero come dei monaci, ma senza il celibato. «L’avevo coltivato tanto, dentro di me, quel desiderio – proseguirà nel suo racconto –: e perciò avevo amato l’istruzione del francescanesimo in mezzo al popolo e la direzione verginale di santa Caterina da Siena sui caterinati, e avevo assecondato iniziative che parevano sfociare verso la rimozione dei confini frapposti fra monachesimo e laicato, tra consacrati e gente comune: confini dietro cui la Chiesa pativa come Cristo al Getsemani. Una cosa avvenne in me. Avvenne che quei pezzi di cultura, giustapposti, presero a muoversi e animarsi, ingranandosi a formare un corpo vivo, percorso da un sangue generoso. Era penetrato l’amore e aveva investito le idee, traendole in un’orbita di gioia». E, per esplicitare questa “scoperta”, usava ripetere una frase che racconterà a tanti negli ultimi anni della sua vita, trascorsi, una volta deceduta l’amatissima moglie Mya, in quel focolare che tanto amava, a Rocca di Papa: «Movevo dalla biblioteca intasata di libri, verso la Chiesa abitata da cristiani». Fu una vera e propria conversione, una nuova conversione, che « svellendomi dalla stasi in cui parevo murato, urgeva ad immettermi in un paesaggio nuovo, sconfinato, tra cielo e terra, sollecitandomi a nuovamente camminare». È attualmente in corso la causa di canonizzazione di Igino Giordani, detto familiarmente “Foco”. Biografia di Igino Giordani www.iginogiordani.info (altro…)
Gen 11, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
«Non è facile raccontarvi quello che stiamo vivendo nella mia regione, in Congo, dove un conflitto permanente sconvolge il Paese. Ho conosciuto l’Ideale dell’unità quando ero ancora una gen3 ed ero felice di far parte di una comunità che viveva il Vangelo. Poi, crescendo, quando sono entrata all’università ho incontrato un altro mondo. Ho visto persone arrivare ad ammazzarsi a causa delle differenze tribali ed etniche. Corruzione, frodi, menzogna e tanti altri mali sono il tessuto della vita quotidiana. Quando ho preso il diploma, ho trovato lavoro in un’ organizzazione non governativa che opera per i diritti delle donne congolesi e, in particolare, per quante hanno subito abusi sessuali. Per questo ho girato in tante regioni. Mi sono trovata davanti alla miseria di tanta gente, anche se il Congo è un Paese bellissimo e ricco di importanti risorse naturali. Vedevo crescere un clima generale di rassegnazione. Si sentiva dire: «Questo Paese è già morto, non vale la pena occuparsene…». Verso l’inizio del 2012, qualcosa di nuovo si è acceso dentro di me. Ho letto un testo di Chiara Lubich in cui ci invitava a non accontentarci delle piccole gioie, e a puntare in alto. Ho capito che, per me, voleva dire lavorare per il cambiamento del mio Paese. Così abbiamo fatto nascere un movimento di mobilitazione giovanile in città e abbiamo iniziato a diffondere informazione, le nostre analisi e riflesioni sulla situazione, progetti per reagire insieme. Abbiamo denunciato la mancanza di lavoro per tanti giovani, con una disoccupazione giovanile altissima. Poi, mentre si avvicinava l’anniversario dell’indipendenza del Congo (1960), abbiamo stampato dei volantini denunciando i problemi del presente: la crisi della giustizia, la gravissima disoccupazione e il paradosso tra le grandi risorse del Paese e la povertà della maggioranza. La sera della vigilia, mentre stavamo ancora distribuendo i volantini, sono stata arrestata per una settimana. Per non lasciarmi da sola, si sono fatti arrestare con me altri due giovani e, dopo qualche giorno, altri due. Ho subito decine di interrogatori. Sentivo che la minaccia di morte o di condanna si avvicinava ogni giorno di più. Ciò che mi ha sostenuto anche in quei momenti terribili, è stata l’unità che mi legava alle gen della mia città e ai giovani che mi sostenevano con la loro solidarietà. Una gen si avvicinava ogni giorno al luogo dove mi trovavo e mi gridava il sostegno di tutti. E poi, pensando che Gesù, anche sulla croce, non aveva smesso di essere Amore, ho continuato ad amare concretamente, preparando il cibo per gli altri detenuti e anche per le guardie. Con tanti giovani impegnati in questo movimento condivido la Parola di vita. La cosa più importante che ho capito è che per realizzare un vero cambiamento, la forza viene dall’amore. Agire con amore, senza violenza, significa agire a fianco di Dio. Cosa vogliamo? Il nostro scopo non è opporci ad un gruppo politico, ma lottare per costruire il Congo dei cittadini, consci dei loro diritti e dei propri doveri per sostenere nuovi leader che agiscano per la giustizia. E quali sono i risultati? Oggi il movimento esiste, è conosciuto nella nostra regione e in altri punti del Paese; abbiamo condotto più di 50 azioni e ottenuto alcune risposte concrete. E siamo ancora vivi, nonostante le minacce e tentativi di strumentalizzazione. Nella nostra città siamo il primo gruppo di giovani che, rispettando le leggi del Paese, osano denunciare, sostenere, prendere posizione su tanti problemi, anche gravi, come quello delle sanzioni contro militari implicati in crimini ed estorsioni. Sono convinta che sta crescendo una generazione sempre più numerosa di congolesi che riprende fiducia e si impegna per il Paese». (M.M. – Congo) (altro…)
Gen 10, 2014 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Spiritualità
Intervista rilasciata da Maria Voce a Roberto Catalano, del centro dei Focolari per il dialogo interreligioso, in occasione della IX Assemblea Generale di Religioni per la Pace, svoltasi fine novembre 2013 a Vienna. (seconda parte) Chiara Lubich aveva intuito che nel dialogo stava la soluzione di molte sfide del nostro tempo… «Chiara, come ho avuto occasione di dire anche nel mio intervento qui a Vienna, ci ha messo di fronte ad una visione molto chiara e molto semplice: siamo tutti figli di Dio e, quindi, tutti fratelli. Non era, inizialmente, una prospettiva mirata alle grandi religioni, ma, piuttosto, un guardare all’uomo. Questo atteggiamento, successivamente, ha portato al dialogo e al rapporto con seguaci di altre religioni. Questo mi pare sia stato profetico. Chiara, infatti, ha cominciato ad aprire il movimento al dialogo ancora prima del Concilio Vaticano II quando, poi, i dialoghi sono stati assunti come una delle strade della Chiesa proprio perché parte di questa prospettiva verso l’uomo. Chiara, inoltre, ha preparato i mezzi e strumenti per questi dialoghi. Man mano che si veniva a conoscenza di persone di altre tradizioni religiose, aveva capito che era necessario specializzarsi per questi contatti. Per questo ha fondato dei centri appositi, […] dove si cerca di conoscere più profondamente cristiani di altre chiese, fedeli di altre religioni e persone di diverse culture. Da una conoscenza più approfondita nasce, infatti, una possibilità di amore e di apertura più grande. Si scoprono i valori e ci si mette non in una posizione di difesa, ma in un atteggiamento dialogico, come deve essere.
[…] Noi ci troviamo oggi con persone buddhiste, musulmane e di altre religioni che fanno parte integrante del movimento e non possiamo dire che con loro abbiamo il dialogo. Sono parte del nostro movimento e, insieme a noi, dialogano con altri. Abbiamo, dunque, superato la fase del dialogo per arrivare ad una fase di unità e collaborazione piena anche con loro». Quali sono le prospettive del dialogo interreligioso per il Movimento dei Focolari? «Noi vediamo che quando facciamo incontri di dialogo ci sono sempre persone nuove delle varie religioni, che sono attratte dal rapporto che hanno visto fra appartenenti di diverse fedi. Questa testimonianza apre alla possibilità che il dialogo si allarghi. Si tratta di rendere possibile la tolleranza, la comprensione e l’amicizia, tutti aspetti che spesso vengono compromessi da molti giudizi. Dobbiamo far cadere proprio i pregiudizi per far scoprire il bello che c’è in ogni persona, soprattutto mettendo in luce che la parte più preziosa è proprio l’appartenere ad una religione. Questo permette di mettere in luce il rapporto di ciascuno con Dio.
[…] I dialoghi ci permettono di crescere nella capacità, non solo di comprendere quelli con cui viviamo […], ma anche di contenere altri che provengono da tradizioni ed ispirazioni spirituali diverse dalle nostre. […] Il nostro movimento punta, […], all’ut omnes [il ‘Che tutti siano uno’ come chiesto da Gesù al Padre] e, per questo, deve contenere il più possibile tutte le dimensioni. Non può accontentarsi della dimensione cattolica, in cui è nato e che pure ha in sé una prospettiva universale, perché cattolico vuol dire universale. Per essere davvero universali, dobbiamo arrivare a scoprire tutto il bello che c’è nell’umanità». Leggi l’intervista integrale su Città Nuova online (altro…)
Gen 9, 2014 | Dialogo Interreligioso, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Ali: «Ho perso il lavoro e non sapevamo se saremmo stati in grado di comprare un montone, come esige la tradizione per la festa dell’Aid El Kebir (ricorrenza del sacrificio di Abramo), ormai vicina». Zohour: «Contemporaneamente, abbiamo ricevuto da una famiglia della comunità dei Focolari di Orano (Algeria), una somma per comprare una lavatrice, perché avevano visto che mi stancavo a lavare la biancheria, con due figli ancora piccoli. E proprio un negozio di Tangeri (Marocco) faceva dei buoni prezzi. Pensando alla festa dell’Aid El Kebir, ho proposto ad Ali di usare i soldi ricevuti per la lavatrice per acquistare il montone. Ma abbiamo riflettuto che dovevamo rispettare la destinazione per la quale li avevamo ricevuti. Siamo andati insieme nel negozio dove la vendevano al prezzo migliore e l’abbiamo comperata. Alla cassa ci hanno invitato a partecipare ad un sorteggio fra i clienti che avevano fatto acquisti. Tornati a casa, eravamo contenti di aver preso questa decisione insieme. Per l’animale, poi, ci siamo rimessi nelle mani di Dio». Ali: «Lo stesso pomeriggio ci hanno chiamato dal negozio per dirci che eravamo stati estratti a sorte ed avevamo vinto proprio un montone! Tre giorni dopo alla festa religiosa, abbiamo potuto così sacrificarlo con grande gioia, rispettando la tradizione. Questo fatto è stato per noi un segno della grandezza di Dio; del Suo amore, ogni volta che ci vogliamo bene e siamo uniti nel Suo nome, pronti a dar la vita l’uno per l’altro. In quella stessa settimana ho anche trovato un lavoro!». (altro…)
Gen 8, 2014 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale

Villaggio Kanazogone
«Fin dalla sua fondazione nel 1860 – racconta il parroco p. Carolus Su Naing –, la parrocchia ha servito la chiesa locale interessandosi soprattutto dello sviluppo sociale e pastorale degli abitanti del luogo e, nel tempo, ha fondato altre 4 parrocchie: Pinle, Aima,Pein ne gone, Myitkalay e Wakema, dove abitano complessivamente circa 8.000 cattolici. Kanazogone ha avuto sempre un ruolo vitale nel prendersi cura delle persone più bisognose della regione. Quando, nel 2008, il ciclone “Nargis” si abbatté sulla regione del Delta, il nostro villaggio divenne il centro dei rifugiati: circa 3000 persone colpite dal ciclone». 
Silo per la pula del riso
Qual è la vostra situazione attuale, padre? «Kanazagone, non ha ancora oggi energia elettrica fornita dal comune – ci spiega il sacerdote focolarino –. Tutti gli abitanti del villaggio devono procurarsi con i propri mezzi una qualche forma di illuminazione utilizzando candele e batterie, soltanto alcune case hanno un proprio piccolo generatore a petrolio. Insieme ai capi del villaggio abbiamo recentemente discusso sulla necessità di avere un generatore più forte e potente che dia elettricità a tutte le famiglie del posto. L’installazione di un potente generatore di biogas servirà a migliorare la vita del villaggio e la capacità lavorativa dei suoi abitanti». Come funzionerà il generatore lo chiediamo allo svizzero Rolf Infanger, dei Focolari, impegnato in prima persona nel progetto: «Il generatore alimentato a biogas, fa lavorare una dinamo di 200 KW, sufficiente per l’intero villaggio. È un’invenzione del Myanmar. La novità sta nel fatto che il biogas è generato dalla combustione della pula di riso, un prodotto di scarto. La pula di riso che, in genere, viene gettata via, può essere usata in modo efficiente per produrre energia elettrica biogas. Inoltre, il supporto tecnico sarà assicurato dal produttore locale del motore. In Myanmar sono già in uso e con buon esito molti macchinari dello stesso tipo. Questa regione è circondata da campi di riso. La riseria dove il cereale viene elaborato si trova qui nel villaggio Il progetto, guidato dall’ingegnere inventore e dal capo del villaggio, è iniziato, nell’aprile 2013, con l’arrivo di un prestito di € 25.000. Occorre restituirlo entro 5 anni ma ad un tasso minimo. Facciamo la forte esperienza di avvertire che Dio ci guida e ci orienta a fare cose utili per la vita del villaggio». 
motore a biogas
Quali sono le vostre attese quando il generatore sarà in funzione? «Grazie alla fornitura di luce ed energia generate dall’impianto a biogas quanto sarà in funzione – assicura p. Su Naing –, le famiglie del villaggio miglioreranno la loro vita quotidiana. Il reddito degli abitanti aumenterà, dando loro la possibilità di lavorare a casa nelle prime ore della sera. La luce e l’energia fornite sosterranno le scuole e l’ambulatorio del villaggio in tempi normali e anche in periodi di emergenza. I bambini saranno facilitati nei loro compiti. La luce per strada darà un senso di sicurezza, favorendo la vita sociale». Se vuoi sostenere il progetto: Conto bancario Germania: Maria Schregel Hilfswerk e.V. Sparkasse Uelzen – IBAN: DE39 2585 0110 0009 0079 49 Swift: NOLADE21UEL (altro…)
Gen 7, 2014 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Sono nato a Mosca in una famiglia appartenente alla chiesa russa ortodossa. Quando avevo tre anni, nel 1989, la mia famiglia ha conosciuto i focolarini che erano appena arrivati a Mosca. Mia madre e mia nonna sono rimaste colpite da queste persone autentiche e piene di novità della vita cristiana. La mamma si è consigliata con il parroco perché desiderava continuare l’amicizia con i focolarini e questi, informandosi su questa comunità non ortodossa, ha dato comunque la sua benedizione. Oggi, che la comunità dei Focolari a Mosca è cresciuta, la maggior parte dei suoi membri appartiene alla chiesa ortodossa. In questi venticinque anni la mia famiglia è rimasta in contatto con la comunità dei Focolari, facendone parte nello spirito di profonda unità, ma anche di libertà e rispetto reciproco.
L’anno di svolta nella mia vita è stato il 2000, quando avevo 13 anni. Allora c’è stato un incontro con Chiara Lubich in Polonia dove sono andato assieme ad un gruppo della Russia. È proprio in quei giorni che ho sentito una particolare unione con Dio, una grande maturazione della mia fede. Sono diventato fortemente cosciente dell’esistenza di Dio e della sua presenza costante e reale nella mia vita. Dopo qualche mese sono andato in Giappone con un piccolo gruppo dei ragazzi della Russia per partecipare in un incontro-conferenza internazionale dei ragazzi dei Focolari, assieme ai ragazzi buddisti giapponesi. Era la prima volta che incontravo i ragazzi che a quella giovane età cercavano di vivere seriamente il Vangelo, con lo spirito di unità e di condivisione. È nato in me un grande desiderio di continuare a vivere così anche con i miei coetanei a Mosca. Dopo questi due eventi in Polonia e in Giappone ho cominciato a sperimentare un profondo desiderio di crescere nel rapporto personale con Dio, avevo sete di Dio. Ho iniziato a frequentare la chiesa anche da solo, senza i miei genitori. Il parroco, che mi ha visto crescere, ha notato questo mio cambiamento e mi ha proposto di fare il chierichetto. Così per otto anni ho fatto questa bellissima esperienza di vicinanza al’altare e al sacerdote stesso. Come frutto di questa vita, da un lato nella chiesa ortodossa, dall’altro nella comunità dei Focolari, ho capito che non potevo fare a meno di seguire Dio che mi chiamava a lasciare tutto. Dopo aver lasciatola Russia nel 2010 per entrare in focolare, ho avuto la possibilità vivere in un modo nuovo la partecipazione alla celebrazione liturgica: ho cominciato a cantare nel coro. Era stato un desiderio un po’ dimenticato che avevo da bambino, che adesso vivo come un dono di Dio. Ora abito in focolare con altri focolarini che sono cattolici. Fra di noi cerchiamo di vivere l’amore scambievole nel quotidiano, che ci porta spesso a sperimentare la presenza spirituale di Gesù fra noi». (altro…)
Gen 6, 2014 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Spiritualità
In occasione della IX Assemblea Generale di Religioni per la Pace, svoltasi A fine novembre 2013 a Vienna, Maria Voce è stata nominata fra i 62 co-Presidenti di questa organizzazione che da 43 anni promuove il dialogo fra persone di diverse fedi e culture. A conclusione dei lavori, Roberto Catalano – del centro dei Focolari per il dialogo interreligioso – le ha rivolto alcune domande sulla rilevanza del dialogo fra seguaci di diverse fedi e del ruolo che il Movimento dei Focolari ha e può avere in questo contesto. La riproponiamo in due puntate. Religioni per la Pace. Quale l’impressione di questa esperienza nella quale il Movimento dei Focolari è impegnato dal 1982? «Ne ho riportato un’impressione molto positiva. Rappresenta, infatti, una risposta alla necessità che le diverse religioni possano esprimere sostegno e aiuto alla pace. Ciò che mi pare molto importante è che rimanga questa ispirazione: che, cioè, ci sia sempre il valore dei principi religiosi per costruire la pace. […] La pace deve nascere da una visione dell’uomo e dell’umanità come famiglia che solo le religioni possono dare. […] Trovo logico che anche il nostro movimento ne faccia parte».
Quale impressione riguardo all’esperienza di dialogo del Movimento nel mondo? «Un’impressione straordinaria. Dappertutto dove c’è il nostro movimento ci sono persone di diverse religioni che ne fanno parte. Dico dappertutto, perché non si può pensare di escludere qualcuno dal nostro raggio di azione. Infatti, come Movimento dei Focolari abbiamo davanti a noi l’ut omnes – il ‘Che tutti siano uno’ come chiesto da Gesù al Padre – e nell’ut omnes ogni uomo trova un posto. Il contatto sul posto di lavoro, nelle famiglie, nelle piazze, dovunque, ci porta a incontrare persone di religioni diverse. Tuttavia, la cosa più bella è che con questi uomini e donne si costruisce un rapporto profondo […]. La sorpresa è vedere che, insieme ai cristiani, ci sono persone di diverse tradizioni religiose che fanno parte del nostro movimento. I cristiani sono i fratelli maggiori perché hanno cominciato prima, ma accolgono gli altri nella stessa famiglia. […] Grande parte dell’episcopato cattolico ha una grande stima dei Focolari, perché si rende conto della possibilità di instaurare rapporti con persone di diverse religioni. Questo per vescovi che si trovano ad operare in Paesi come l’India, per esempio, o altre parti dell’Asia, è molto importante. Significa, infatti, contare su qualcuno che propone un cristianesimo aperto, non chiuso a difendersi, un cristianesimo di dialogo e collaborazione e non di conquista». Seconda parte Leggi l’intervista integrale su Città Nuova online (altro…)