Giu 3, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
«“Saper guardare” è forse il primo atto creativo per Ciro; lì può avvenire quello scatto nella consapevolezza del Bello che ci circonda, seppure spesso nascosto dietro le apparenze del disfacimento». Così si presenta nel suo sito Roberto Cipollone, originale artista italiano che ha il suo laboratorio presso la cittadella internazionale di Loppiano (Firenze). Al rientro dall’inaugurazione di una mostra in Giappone gli rivolgiamo alcune domande: Com’è stata accolta la tua arte nel Paese del Sol Levante? «L’accoglienza è stata formidabile, con la tipica gentilezza asiatica. Sono arrivato a Kyoto tramite un’agenzia Toscana che collabora allo sviluppo dei rapporti tra Firenze e quella città giapponese. Mi ha fatto piacere trovare che l’allestimento fatto da loro rispettava in pieno quanto desideravo. Qualcuno ha commentato che sembravano ikebana fatti col ferro». Come vivi l’atto creativo? «Il processo creativo per me è come una forma di terapia. Più che con le parole, mi esprimo attraverso la trasformazione di questi oggetti comuni che poi, messi in un certo modo, sorprendono anche a me. Da questo processo, viene fuori qualcosa che stupisce, che crea emozioni». Da che cosa prendi spunto, cosa ti ispira? «Traggo ispirazione soprattutto dalla natura, dal materiale che trovo, dove a volte ci sono le tracce del vissuto; soprattutto oggetti che vengono dal mondo contadino. Anche naturalmente dalle letture, da qualche film che ho visto, immagini che ho colto così di sfuggita…, o cose che ti sorprendono che poi traduci in una forma».
I luoghi che scegli per le tue mostre alle volte sono originali… «Fino adesso ho scelto di fare esposizioni anche in posti non consueti: sull’acqua ad esempio, oppure all’aperto e nelle più varie situazioni. E senti le reazioni delle persone, a volte non preparate ad accogliere in questi modi un messaggio artistico. Sono reazioni positive che aiutano a cambiare l’uomo, il quale senza l’arte non vivrebbe». Certo, c’è arte e arte… «Cioè dall’inizio non è detto che l’arte si sia sviluppata per il benessere dell’uomo, ma io credo che l’uomo, prima ancora di mangiare, ha bisogno della bellezza. Io cerco di avere tanto rispetto per il lavoro che altri hanno fatto, il lavoro del mondo contadino soprattutto, a volte dettato anche dalla necessità, ma dove non escludevano la bellezza, il voler passare questi valori ad altri. Bellezza intesa non nel senso di leziosità, ma di messaggio di valori profondi». La mostra è in corso a Kyoto dal 21 maggio fino al 9 giugno. Per informazioni: info@labottegadiciro.it Sito ufficiale: www.labottegadiciro.it (altro…)
Giu 3, 2013 | Cultura
“Chi spera, cammina e non fugge. Si incarna nella storia e non si aliena. Costruisce il futuro, non lo attende con pigrizia soltanto. Ha la grinta del lottatore, non la rassegnazione di chi disarma”. Una spiritualità fresca, adeguata ai tempi che stiamo vivendo. “Tempi difficili, eppure stupendamente belli” questo lo spirito di don Tonino (1935-1993) un uomo “in piedi”, testimone di una Chiesa al servizio degli ultimi, degli immigrati, dei più poveri; aperta alla società,capace di far sentire Dio vicino ad ogni uomo. Domenico Amato, che ha conosciuto personalmente don Tonino, ne ripercorre la vita: il cammino spirituale, l’impegno per la pace e il dialogo come Presidente nazionale del movimento Pax Christi; gli ultimi anni della sua vita segnati dalla dolorosa malattia che lo ha colpito, ma non lo ha fermato. Il ritratto fedele di un sacerdote, infaticabile testimone dell’amore di Dio. Domenico Amato Assistente ecclesiastico nell’Azione Cattolica Italiana, è stato Assistente Nazionale del Movimento Studenti di A.C.. Attualmente è Vicario Generale della Diocesi di Molfetta ed è stato Direttore del Settimanale Diocesano «Luce e Vita». Dal 2008 è Vice-postulatore della Causa di Canonizzazione di Dio Antonio Bello, di cui ha curato insieme ad un comitato scientifico l’edizione critica dell’Opera Omnia di mons.Antonio Bello. http://editrice.cittanuova.it/s/524917/Tonino_Bello.html (altro…)
Giu 2, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Sono cresciuto in Italia. Non frequentavo la chiesa: la religione mi sembrava lontana dalla vita di tutti i giorni. Gli studi, la carriera, gli amici, il divertimento erano le mie priorità. Eppure, vedevo poche persone veramente realizzate. Più spesso incontravo gente delusa, triste e mi chiedevo come si potesse essere davvero felici nella vita. Nel 1999, all’età di 21 anni, mentre frequentavo la facoltà di Lettere ho conosciuto un compagno di studi che apparteneva ai Focolari. Sono stato toccato dal modo in cui lui e i suoi amici mi trattavano: mi sono sentito accettato così come ero. Mi ha anche colpito il fatto che, per loro, il cristianesimo non era una teoria. Condividevano il modo in cui cercavano di vivere le parole del Vangelo nel quotidiano e come sperimentavano l’amore di Dio. Era questo che li rendeva felici. Una frase mi colpì: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Anch’io potevo amare Dio presente in ogni prossimo! In famiglia ho cercato di ascoltare di più, di essere più paziente, in particolare con mio padre con cui spesso avevo avuto degli scontri. Passavo più tempo con mia madre, spesso sola in casa, aiutandola nei lavori domestici. Tutti hanno notato il mio cambiamento. Il nostro rapporto è cambiato ed è cresciuta la fiducia: mia madre mi chiedeva consigli, si confidava con me, anche se io sono il più giovane della famiglia. Una notte, sono rimasto con la mia sorella maggiore a parlare a lungo; abbiamo ricordato episodi del passato che non avevamo mai risolto. Per la prima volta ci siamo perdonati a vicenda dal profondo del nostro cuore e ci siamo abbracciati, sperimentando una grande gioia. Il mondo intorno a me ha iniziato a cambiare, perché io stavo cambiando. Ho, poi, sentito la chiamata a donare la mia vita interamente a Dio. Al lavoro le occasioni per vivere le parole del Vangelo erano molte. Una volta, nella scuola dove insegnavo, una studentessa straniera aveva preso dei voti molto bassi. Parlando con i miei colleghi capivamo che forse non era il corso più adatto per lei e gliene abbiamo consigliato un altro più consono alle sue capacità. Ma suo padre ha giudicato il nostro agire come un gesto discriminatorio e, infuriato, se l’è presa con me con l’atteggiamento di aggredirmi anche fisicamente. Io ero sereno, ormai sapevo che l’amore vince tutto. L’ho ascoltato fino in fondo, gli ho spiegato nel migliore dei modi il nostro pensiero, finché ha capito che ci muoveva solo il bene per la sua figlia. A quel punto ha detto: “Sono un immigrato, tu sei uno dei pochi che mi ha trattato con rispetto”. Abbiamo concluso il discorso prendendo un caffè insieme, anche con la figlia. Qualche mese fa mi sono trasferito nel focolare di Tokyo ed ho cominciato a studiare la lingua giapponese. Cerco di amare il Giappone come il mio Paese, di scoprirne la cultura, la storia e i costumi. Naturalmente, ho sempre la mia “identità” d’italiano, ma che si arricchisce ogni giorno nel rapporto con questo popolo. Ad esempio, qui le persone si esprimono soprattutto col silenzio o con gesti concreti. È, perciò, una sfida sempre nuova, cercare di costruire dei rapporti di fraternità più attraverso le azioni che con le parole. Fonte: New City Philippines, Aprile/Maggio 2013. (altro…)
Giu 1, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
A Colinas de Guacamaya, quartiere degradato di Valencia, importante città industriale del Venezuela, tanti genitori non hanno dove lasciare i loro bambini durante il lavoro, come succede da tante altre parti. Già da diversi anni Ofelia, una volontaria del Movimento dei Focolari, ha fondato un asilo, Arcoiris, costruendone la sede nel giardino della sua casa. Qui i bambini vengono seguiti con grande attenzione e vengono loro insegnate le nozioni fondamentali per poter frequentare con profitto le elementari. I bambini che frequentano l’asilo sono attualmente 40 dai quattro anni fino… ai quattordici. Infatti, poichè ci sono tanti bambini che non frequentano la scuola regolare per diversi motivi indipendenti dalla loro volontà, si è deciso di offrire loro la possibilità di continuare in qualche modo l’istruzione nelle strutture dell’asilo. Qualche tempo fa c’è stata una sparatoria tra la polizia e la malavita organizzata che controlla il quartiere. Non era la prima volta, tanto che già erano morte 6 persone. Ma in questo caso è accaduto proprio vicino all’asilo. Ofelia racconta: “Per evitare che i bambini si spaventassero li abbiamo fatti cantare. Poi, quando le mamme disperate sono arrivate per riprendere i loro figli, ho parlato con ognuna, cercando di calmarle, spiegando che dovevamo controllarsi per il bene dei figli. Le ho invitate, poi, a pregare insieme perché la violenza cessi”.
“Il giorno dopo — continua Ofelia — con i bambini abbiamo lanciato il ‘dado dell’amore’. Quando è uscito ‘amare tutti’ , alle loro domande: ‘Ma anche i banditi?’; e poi, ‘Ma anche i poliziotti?’; noi maestre abbiamo risposto: ‘Si! E sapete come facciamo? Possiamo pregare per loro!’. Abbiamo, allora, invitato i bambini a formulare delle preghiere spontanee che sono state bellissime nella loro innocenza. Una bambina di quattro anni ha chiesto che non ci siano più pistole nel mondo, e un altro bimbo che Dio lo aiuti ad amare di più e che cambi il cuore dei banditi”. Un altro fronte che l’asilo Arcoiris porta avanti è il rapporto con i genitori. È un aspetto molto importante, perché i bambini rimangono all’asilo solo alcuni anni e quindi l’esperienza che vi fanno, anche bella e ricca di valori, è temporanea; mentre con i loro genitori rimarranno il tempo necessario alla loro formazione come persone. Il tema affrontato quest’anno è stato: “Come comunicare con i nostri bambini”. Le varie attività previste dal workshop sono state svolte dalle stesse maestre, le quali avevano accettato generosamente di dedicare un’intera domenica ai genitori, coscienti di fare un vero e proprio investimento per il futuro dei loro piccoli alunni. Asilo Arcoiris, un piccolo seme di speranza nella violenta periferia venezuelana. (altro…)
Mag 31, 2013 | Parola di Vita
«Se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà grazia davanti a Dio» A queste persone l’apostolo raccomanda di non cedere alla reazione istintiva, che potrebbe sorgere in queste situazioni, ma di imitare il comportamento tenuto da Gesù. Li esorta anzi a rispondere con l’amore, vedendo anche in queste difficoltà ed incomprensioni una grazia, cioè una occasione permessa da Dio per dare prova del vero spirito cristiano. In questo modo, oltre tutto, potranno portare a Cristo con l’amore anche l’altro che non li comprende. «Se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà grazia davanti a Dio» Certuni, partendo da queste parole o da altre simili, vorrebbero accusare il cristianesimo di favorire una eccessiva remissività, la quale addormenterebbe le coscienze, rendendole meno attive nella lotta contro le ingiustizie. Ma non è così. Se Gesù ci chiede di amare anche chi non ci capisce e ci maltratta, non è già perché voglia renderci insensibili alle ingiustizie, anzi! E’ perché vuole insegnarci come costruire una società veramente giusta. Lo si può fare diffondendo lo spirito del vero amore, cominciando noi ad amare per primi. «Se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà grazia davanti a Dio» Come vivere, allora, la Parola di vita di questo mese? I modi, con cui pure noi oggi possiamo essere incompresi e maltrattati, sono tanti. Essi vanno dalle indelicatezze e sgarbi ai giudizi malevoli, alle ingratitudini, alle offese, alle vere e proprie ingiustizie. Ebbene: anche in tutte queste occasioni noi dobbiamo testimoniare l’amore, che Gesù ha portato sulla terra verso tutti e, quindi, anche verso chi ci tratta male. La Parola di questo mese vuole che, pur nella difesa legittima della giustizia e della verità, non ci dimentichiamo mai che il primo nostro dovere, come cristiani, è di amare l’altro, cioè di avere verso di lui quell’atteggiamento nuovo, fatto di comprensione, di accoglienza e di misericordia che Gesù ha avuto verso di noi. In tal modo anche nel difendere le nostre ragioni, non spezzeremo mai il rapporto, non cederemo mai alla tentazione del risentimento o della vendetta. E, così facendo, quali strumenti dell’amore di Gesù, saremo in grado anche noi di portare a Dio il nostro prossimo.
Chiara Lubich
Mag 31, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
È il luglio 1991; durante un viaggio in Brasile Chiara Lubich, colpita dalla ‘corona di spine’ che circonda le metropoli in cui si reca in visita, e dalla condizione in cui versano i poveri nelle favelas, lancia il progetto di una Economia di Comunione. Tornata in Italia comunica questa ispirazione a diversi esponenti del mondo dell’impresa; con le sue parole – ricorda Luigi Delfi – presente all’avvenimento – “interroga gli imprenditori proponendo di abbracciare la filosofia della condivisione di un terzo dell’utile con chi è più povero; la sua è stata un’intuizione dirompente, per me”. Luigi aveva maturato un’esperienza trentennale in qualità di disegnatore in un’azienda produttrice di fanali, nei quali vedeva nascosta un’armonia segreta, perché per avere una buona luce occorre un insieme ordinato di prismi distinti ma saldamente uniti. Pur svolgendo le proprie mansioni con gratitudine e determinazione, Luigi sente nella proposta della Lubich una chiamata personale: “In me ha fatto subito presa – confida – perché provengo da una famiglia che conosce il valore del sacrificio”. Luigi diventa uno dei fondatori della Ecie, prima azienda italiana ad aderire ai principi dell’Economia di Comunione. Con Chiara nasce un sodalizio a distanza, fatto di lettere con richieste di consigli e di pronte risposte ad andare avanti; “ogni passo che ho fatto per la nuova azienda lo confrontavo con lei”, afferma Luigi; Chiara gli insegna a non lasciar morire nell’egoismo il piccolo vulcano di luce che lo caratterizza e a donarsi agli altri continuando a portare frutti.
Producendo fanali, l’impresa diventa con il tempo fornitrice delle più importanti case motociclistiche internazionali, dal Giappone agli Stati Uniti, e Luigi viene affiancato nel gruppo di lavoro dalla moglie e dalla figlia Erika. Una sfida ancora aperta, soprattutto in tempo di crisi. “Per questo motivo oggi l’Economia di Comunione proposta da Chiara – conclude Luigi – diventa sempre più una necessità cui fare appello prima di tutto come persone, perché dà la possibilità di offrire il proprio contributo nell’agire economico”. (altro…)
Mag 30, 2013 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Leonardo Barquilla, Jesús Lozada, Augusto Blanca
Si intitola Misa trovera del Abandonado: il suo autore, il dott. Jesús Lozada, poeta e narratore cubano, ha voluto esprimere con testi profondi ed ispirati il suo “amore filiale e la gratitudine per Chiara Lubich”. Lozada esprime la sua comprensione del grido di Gesù sulla croce: ‘Perché mi hai abbandonato?’. Si tratta di uno dei pilastri della spiritualità nata dal carisma dell’unità, e che può “illuminare l’economia e la politica, la teologia e la filosofia, scienza e l’arte”. Augusto Blanca, tra le voci significative della cosiddetta Nueva Trova, ne ha musicato i testi, mentre Leonardo Barquilla ha curato gli arrangiamenti per coro e orchestra. La trova è un ritmo tradizionale cubano, legato alla figura dei trovadores, musicisti itineranti. Nasce su queste basi un’esperienza di comunione artistica in cui Lozada coinvolge alcune delle più significative espressioni musicali dell’Isola, impegnate in varie giornate di lavoro per dare il meglio di sé, guidate semplicemente da un grande amore e dedizione. Il concerto si è svolto il 24 maggio nella bellissima chiesa domenicana di San Juan Letrán, nel quartiere Vedado. Il pubblico – più di 300 persone – annovera il Nunzio Apostolico a Cuba mons. Bruno Musarò, rappresentanti del mondo ecumenico, delegati di alcune ambasciate, moltissimi artisti. L’aspetto poliedrico di questo avvenimento è colto da Maria Voce, presidente dei Focolari, che, nel messaggio inviato “augura ai presenti di sperimentare quel clima di vera fraternità che Chiara ha sempre promosso e in cui è impegnato il Movimento dei Focolari. Così, anche attraverso la musica, possiamo contribuire a stringere legami di stima e di collaborazione in tutto il mondo”.
Il programma ha visto esibirsi, in un ensemble, 16 musicisti dell’Orchestra Sinfonica Nazionale diretti dal maestro Leonardo Barquilla, insieme al coro Exaudi, di livello internazionale, diretto dalla soprano Maria Felicia Pérez. La sua voce, una delle più belle di Cuba, ha commosso nell’interpretazione di “Maria de la soledad”, in cui si esprime il dolore di una madre per la morte del figlio. Un sentito applauso-ovazione ha sigillato questo sodalizio artistico; i musicisti impegnati si sono detti determinati a proseguire la condivisione artistica intrapresa. Germán Piniella, giornalista cubano ha commentato su uno dei principali organi di stampa dell’Isola: «Il merito di questa prima messa composta da un trovatore cubano, è la capacità di commuovere sia i credenti come quelli che non lo sono. Dopo tutto, entrambi possono condividere la sensibilità artistica davanti a un fatto artistico di tale portata, seguendo il detto che “dare è meglio che ricevere”; qualcosa che ogni mente onesta può accettare». (altro…)
Mag 29, 2013 | Centro internazionale, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
L’impegno all’interno dell’Assemblea Costituente che avrebbe deciso le sorti dell’Italia del dopoguerra, l’impegno per la pace e il sostegno ai più bisognosi, l’impegno per l’ecumenismo: sono alcune delle affinità tra due figure profondamente legate da sintonia e amicizia, quelle di Giordani e La Pira, evidenziate nel convegno “Igino Giordani e Giorgio La Pira: le virtù e la politica” lo scorso 25 maggio a Firenze. Erano presenti circa 250 persone, tra cui alcuni familiari di Giordani e numerosi giovani studenti di provenienza internazionale del Centro La Pira, dedicato al sindaco che governò Firenze dal 1951 al 1964. Il centro affidato dalla sua fondazione per opera del Card. Benelli ai Focolari, è diventato un punto importante per il dialogo e la fraternità nel capoluogo toscano. Giordani è stato uno tra i più importanti politici e intellettuali del dopoguerra italiano, ma anche “cofondatore” del Movimento dei Focolari, al suo interno conosciuto anche con il nome di “Foco”. Si è prodigato a promuovere una politica fondata sul servizio alla collettività e del dialogo fraterno. «Un’iniziativa che oggi può apparire senz’altro azzardata» ha affermato nel suo intervento Alberto Lo Presti, presidente del Centro Igino Giordani. «Certo però – ha proseguito – non lo era in misura minore durante l’esperienza parlamentare di Giordani, in piena guerra fredda. A spingerlo ad un simile azzardo, è stato l’incontro con l’Ideale dell’unità di Chiara Lubich il 17 settembre 1948. Ideale che la Lubich ha dato al mondo e Giordani ha saputo trasmettere anche in politica».
Promozione della pace e dell’integrazione europea sono tra i cardini della carriera parlamentare di Giordani, analizzati dalla prof.ssa Bagnato, docente di storia delle relazioni internazionali all’Università di Firenze: «L’essenza del suo pacifismo – ricorda – sta nella sua vocazione al dialogo sul piano internazionale, così come in quello interno e relazionale». Una vocazione che ha portato l’on. Giordani a farsi promotore di numerose iniziative (quali la prima proposta di legge per l’obiezione di coscienza e di un’intesa parlamentare per la difesa della pace), collaborando sia con esponenti del suo partito, che con quelli ad esso allora frontalmente contrapposti. L’appuntamento – con l’Adesione del Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano – si è aperto con i saluti dell’Arcivescovo di Firenze, card. Betori, ha visto il susseguirsi di varie voci di studiosi – dal prof. Luppi, docente di storia contemporanea all’Istituto Universitario Sophia, al prof. Monticone, storico e già presidente nazionale dell’Azione Cattolica – e ha ospitato le note dell’Orchestra del maggio musicale fiorentino. In conclusione una delle giovani studenti presenti confida: «Trovo del tutto attuale e necessario, ora come non mai, l’auspicio che ha contraddistinto il modo d’intendere la politica di Giordani: ‘c’è bisogno di santi in Parlamento!’». (altro…)
Mag 28, 2013 | Chiesa, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
La beatificazione di don Pino Puglisi il 25 maggio 2013 diventa simbolo della lotta contro tutte le mafie e le schiavitù di oggi. Il percorso dei giovani dei Focolari sulle vie della legalità. «Non possono fare questo! Non possono fare di noi, fratelli, schiavi!». Tuonano le parole di papa Francesco all’Angelus del 26 maggio, facendo eco all’anatema che Giovanni Paolo II lanciò ai mafiosi dalla Valle dei Templi ad Agrigento nel ’93, pochi mesi prima dell’assassinio di don Puglisi. E a distanza di 20 anni dalla sua morte, don Pino Puglisi è stato proclamato beato a Palermo (Italia). Era stato ucciso il 15 settembre 1993 dai killer della famiglia mafiosa che dominava nel quartiere Brancaccio in cui don Puglisi viveva e operava incessantemente come parroco nella chiesa di S. Gaetano, “educando i ragazzi secondo il Vangelo” e sottraendoli così alla malavita, come ha ricordato ancora papa Francesco. Tra gli 80.000 partecipanti alla cerimonia di beatificazione, anche tante persone del Movimento dei Focolari hanno voluto essere presenti, soprattutto giovani e ragazzi provenienti da diverse città siciliane. L’appuntamento a Palermo per la beatificazione di don Puglisi era stato fissato da tempo. Infatti i Giovani per un Mondo Unito da alcuni mesi sono coinvolti nel cantiere legalità del Progetto Italia e volevano ritrovarsi in occasione di questa celebrazione per vivere un’ulteriore esperienza di condivisione con quanti a Palermo, e altrove, sono impegnati per la legalità. E mentre padre Puglisi diventava beato in Sicilia, a Milano un centinaio di giovani del “Cantiere legalità”, si sono trovati per parlare del fenomeno mafioso, discuterne le radici e i comportamenti e studiare insieme le strategie per combatterne lo sviluppo.
Il prossimo appuntamento per i giovani italiani del Movimento dei Focolari sarà a Caserta (29 luglio – 2 agosto 2013): qui si ritroveranno per condividere le esperienze e gli approfondimenti che in questi mesi loro stessi stanno maturando su tre tematiche connesse alla legalità: l’accoglienza degli immigrati, la difesa dell’ambiente e il lavoro. L’impegno per la legalità in Sicilia da parte dei Focolari ha radici ben lontane. Anche Chiara Lubich nel 1998 a Palermo aveva avuto modo di esprimersi su questo punto, a seguito di una esplicita domanda di alcune persone. Da lei era venuta la spinta a unire tutti coloro che sono sinceramente impegnati per il bene comune, a cominciare da associazioni e movimenti cattolici, per costruire la “civiltà dell’amore” e dare sempre maggiore consapevolezza e consistenza a quanti si impegnano giorno per giorno per contrastare la distruttiva presenza mafiosa. Il percorso compiuto in questi anni ha certamente portato i suoi risultati: insieme ai Giovani per un Mondo Unito e ai Ragazzi per l’Unità, sugli stessi pullman viaggiavano ragazzi di altri gruppi e associazioni che condividono il medesimo desiderio di un mondo più unito e fraterno.
Inoltre – anche a testimonianza della rete costruita proprio a Palermo in questi anni – i giovani ed i ragazzi hanno avuto nel pomeriggio due bellissimi appuntamenti: il primo presso la sede dell’associazione Libera per conoscere meglio l’attività di chi lavora nei terreni confiscati alla mafia, il secondo presso la sede della Comunità di Sant’Egidio che li ha ospitati per un momento di dialogo con alcuni testimoni della vita di don Puglisi. In questa occasione i Ragazzi per l’Unità di Palermo hanno anche spiegato ciò che stanno facendo nella loro città e in particolare nel quartiere di Brancaccio in cui hanno dipinto un bellissimo murales – proprio nella piazzetta in cui p. Puglisi è stato ucciso – che a distanza di mesi non è stato toccato. A chiare lettere hanno scritto: “La regola d’oro: fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”. (altro…)
Mag 27, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Sono diventato monaco per immergermi nell’infinito, ma mi sono perso». Sono le parole con le quali si apre il diario di un monaco del XXI secolo. Ex fisico poi entrato in monastero, l’Autore racconta in prima persona la sua nuova vita che trascorre nella contemplazione dell’infinito amore di Dio. Ma il mondo della ricerca scientifica – quel mondo che credeva di aver abbandonato per sempre entrando in convento – continua a bussare alla sua porta. Il testo diventa un viaggio interiore che procede su due binari: il percorso della fede si intreccia con quello delle più avanzate conoscenze di fisica fondamentale e astrofisica. Senza conflitto, però, anzi «col sogno di riuscire a spiegare un giorno perché il cammino della scienza è un percorso che accompagna verso Dio». Con stile avvincente e taglio divulgativo, il volume affronta in modo originale la questione sempre attuale del complesso rapporto tra scienza e fede. Andrea Carobene, laureato in Fisica all’Università Statale di Catania e diplomato in filosofia, è giornalista professionista di scienza, salute, ambiente, finanza e politica. Direttore di Prometeus dal 2004, collabora in particolare con le pagine scientifiche de Il Sole 24 Ore, oltre a riviste di informatica, scienza, medicina e scuola. La collana Borderline affronta argomenti attuali e di frontiera (scienza e fede, new media e società, biotecnologie e umanità, innovazione e buon senso, cultura e bene comune…), trattati con serenità e linguaggio non specialistico, con l’obiettivo di far dialogare punti di vista e competenze diverse. Fonte: Città Nuova editrice (altro…)