Ott 22, 2011 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Il progetto, promosso dall’Associazione Run4unity e Giovani per un Mondo Unito dei Focolari con la collaborazione dell’Accademia Santa Giulia di Brescia, vuole coinvolgere i giovani dai 14 ai 30 anni (sia individualmente che come gruppo-classe) in un percorso di formazione che, li porti a riflettere sulla realtà che li circonda, attraverso l’analisi dei linguaggi della comunicazione. L’obiettivo è produrre conoscenza e consapevolezza dei linguaggi dei media, fornendo alcune chiavi di lettura, con riferimento a tre questioni sociali di particolare rilevanza: – le dipendenze giovanili (alcol, droghe); – la multiculturalità; – il rapporto uomo-donna e le mode giovanili. Stimolando inoltre, il confronto e il coinvolgimento attivo dei partecipanti attraverso workshop, si vuole promuovere una comunicazione che aiuti la conoscenza reciproca, il dialogo tra le parti, arricchisca il pensiero e generi idee e applicazioni nuove e condivise. Spot, si gira! In ComunicAzione!” si svilupperà attraverso 8 incontri da ottobre 2011 a maggio 2012 e si concluderà, nell’autunno 2012, con la presentazione di tre campagne pubblicitarie che saranno preparate dai partecipanti e presentate poi, alla cittadinanza nel corso di un incontro pubblico e pianificate sui media della città di Brescia. Si inizia il 22 ottobre presso l’auditorium San Barnaba di Brescia con la partecipazione di alcuni docenti e studenti del corso di grafica aziendale dell’Accademia Santa Giulia I primi quattro incontri, guidati da esperti, analizzeranno le tematiche proposte. Ad essi seguirà un incontro/dialogo con Adriano Paroli Sindaco di Brescia, don Marco Mori direttore dell’Ufficio Oratori e della Pastorale giovanile e Nunzia Vallini direttore di Teletutto, che offriranno il loro punto di vista in particolare sulle tematiche legate al mondo giovanile dell’area bresciana. Gli ultimi tre appuntamenti saranno workshop. Scarica pdf depliant
Sito web: www.progettospotsigira.blogspot.com Per informazioni rivolgersi a: francesca.giugni@gmail.com e info.focolare@gmail.com
Ott 22, 2011 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Glolé è un villaggio della Costa d’Avorio di circa 1000 abitanti, situato a 30 km da Man. La popolazione è composta in maggioranza da coltivatori, spesso privi di istruzione. La comunità del Movimento è nata dalla Parola di vita messa in pratica, dapprima da una persona, poi da un gruppo sempre in crescita. Attualmente, una sessantina di persone del villaggio si costituiscono in gruppi per intraprendere tante azioni in vista del bene comune. Gilbert racconta: “Le iniziative concrete scaturiscono dalla Parola di vita vissuta. Non potevamo solo ascoltarla per poi restare con le mani in mano. Ogni volta che un ospite veniva in villaggio, qualcuno di noi cedeva il proprio letto e dormiva per terra. Un giorno abbiamo deciso assieme di costruire dei monolocali di accoglienza. Abbiamo fabbricato noi stessi i mattoni ed eretto i muri tra canti di gioia. Oggi ne abbiamo 12. È in via di costruzione un altro monolocale vicino alla strada asfaltata, per il pernottamento di chi non riesce a compiere in giornata tutto il tragitto fino a Man (7 km a piedi, e 30 km in macchina), per raggiungere l’ospedale più vicino. Si tratta di costruzioni molto semplici. Una volta abbiamo dovuto trasportare una partoriente in ospedale su di una carriola. Questo ci ha spinti a fare qualcosa di nuovo: un piccolo “reparto maternità” con l’indispensabile per casi d’emergenza, con alcune levatrici, utile anche per la campagna vaccinazioni. Il personale vi lavora gratuitamente e, in cambio, riceve doni dalla comunità. Avevamo anche un grave problema per la mortalità infantile causata dalla malnutrizione, non tanto per negligenza, quanto per mancanza d’istruzione da parte delle madri. Un proverbio della nostra tradizione dice che “il bambino appartiene alla comunità”. Così, con l’aiuto del “Centro Nutrizionale” che portiamo avanti a Man, ci siamo organizzati per formare le madri. Quando un gruppo di loro è formato si occupa della formazione di altre mamme. Ci siamo resi conto che se siamo uniti, possiamo fare molto. Abbiamo perfino potuto cambiare qualche pratica culturale del villaggio, che non era conforme alla dignità umana.
Nell’ambito agricolo, abbiamo istaurato una “Banca del riso” che è un granaio di riserva per i tempi di penuria, al servizio di tutti. Sono più di 100 le famiglie che collaborano e usufruiscono della banca. Parecchi villaggi nei dintorni hanno voluto adottare questa pratica. Grazie al dono di un ettaro di palude, offerto da una persona della comunità, abbiamo coltivato una risaia che aiuta 12 villaggi. Si tratta di un campo comunitario. Il ricavato serve anche per sostenere la formazione sanitaria, i costi per trasportare i bambini all’ospedale, e per altri progetti come la scolarizzazione dei bambini che guariscono dalla malnutrizione. Inoltre, produciamo l’olio rosso di palma per sovvenire ai nostri bisogni. Ciò che rimane lo teniamo in deposito in vista dei periodi difficili o lo vendiamo quando il prezzo è vantaggioso. Abbiamo ricevuto in dono un pannello solare, molto utile al “piccolo reparto maternità” e una moto-coltivatrice che serve, oltre che per alcuni lavori agricoli, a trasportare i malati fino alla strada asfaltata. Tutti questi doni vengono accettati solo a condizione che servano a far crescere la fraternità tra di noi. La comunità di Glolé ha fatto della fraternità la sua forza e non vuole perderla. Infatti, è stata capace di rifiutare un dono considerevole in denaro che rischiava di portare la divisione. Durante una recente visita pastorale del Vescovo, ci siamo presentati a lui così: “Qui a Glolé, grazie allo spirito di fraternità, cristiani, animisti e musulmani, viviamo tutti in armonia.” [nggallery id=75] (altro…)
Ott 21, 2011 | Focolari nel Mondo
Si è soliti definire l’età anziana come quella della decadenza, un’affermazione vera sotto certi punti di vista. La mia esperienza mi ha convinto, però, di altro. Lavoro da 14 anni presso una casa per anziani come esperta in igiene mentale. L’età senile ha rappresentato per me una sfida, prima avevo lavorato con bambini diversamente abili. Ho sentito fin da subito che dovevo fare miei i loro problemi cercando di capire profondamente che cosa vivevano in modo che, nonostante le difficoltà e i limiti dell’età, questa fase della vita potesse essere anche per loro un dono. Mi hanno arricchito quei momenti nei quali ho potuto ascoltare le storie della loro vita. Spesso da una chiacchierata ho scoperto quanti valori ci siano in queste persone, quanto sia importante quanto ci dice il Vangelo che “non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa”. (Mt 5,15) Il modo di pensare nella nostra società spesso non valorizza l’anzianità. Le parole della meditazione di Chiara Lubich “Forse più bello ancora” mi hanno ispirato. Chiara parla, nelle diverse età, di “bellezze varie. Eppure una più bella dell’altra. E l’ultima la più bella”. E continua: “Dio vedrà così le cose? Quelle rughe che solcano la fronte della vecchietta, quel camminare curvo e tremolante, quelle brevi parole piene d’esperienza e di sapienza, quello sguardo dolce di bambina e donna insieme, ma più buono dell’una e dell’altra, è una bellezza che noi non conosciamo”. [1] Una domanda, in particolare, mi tornava in mente spesso: esiste la creatività artistica nella terza età? Ho iniziato un laboratorio nel quale gli anziani possono mettere alla prova se stessi. Si sentono utili e, nonostante i limiti dell’età, possono amare e donarsi. Ho visto l’amore tra loro, che li aiuta nei rapporti reciproci, e la loro capacità di porre attenzione ai problemi dell’altro. Alcuni miei colleghi, attirati da queste mie scoperte, hanno voluto conoscere la spiritualità del Movimento dei Focolari. È nata così una cellula d’ambiente. In questi anni ho tenuto conferenze in ogni parte del Paese sul tema: “Ispirazioni innovative nella pratica della socioterapia dell’età anziana”. Ovunque un grande interesse. Un insegnante mi ha suggerito di scrivere un libro perché, secondo lui, nell’insegnamento universitario c’è bisogno di questa novità teorica che nasce dall’esperienza e dalla vita. Nel frattempo ho iniziato a organizzare periodiche mostre artistiche e conferenze. Da cinque anni dirigo un gruppo d’improvvisazione, in cui il giocare insieme diventa uno strumento di formazione della personalità e di sviluppo delle capacità. Vedo così le persone diventare sensibili alla vita degli altri imparando ad ascoltarne e ad accoglierne i problemi. Sulla base di queste esperienze, un Istituto universitario di Studi di Gerontologia mi ha chiesto di fornire un contributo per un volume nel quale ho potuto mettere anche le mie considerazioni. Dall’anno scorso insegno gerontologia sociale presso questo Istituto. Gli echi positivi evidenziano che molti sono aperti e sensibili a questa novità, nata dal carisma di Chiara Lubich. Zsuzsa Horváth Varga – Ungheria
[1] Chiara Lubich,
La dottrina spirituale, Mondadori, Milano, 2001, p. 203
Ott 21, 2011 | Centro internazionale, Chiesa, Spiritualità
«È con sorpresa e grande gioia e gratitudine che abbiamo accolto l’annuncio del prossimo “Anno della fede” indetto da Papa Benedetto XVI. E ancor più la sua lettera apostolica “Porta fidei”, con cui egli indice tale anno, che avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel 50° dell’apertura del Concilio Vaticano II. Ancora una volta si coglie la forte spinta dello Spirito Santo in questa iniziativa che giunge puntuale in questo momento della storia. I giovani della Gmg, le famiglie, i lavoratori e i giovani che scendono nelle piazze, inaugurano nuove primavere e invocano profonde riforme sociali; sono segnali che dicono quanto l’umanità oggi sia alla ricerca di cambiamento. Ne ho avuto conferma anch’io nei recenti viaggi che ho compiuto negli Stati Uniti, Santo Domingo, Russia, Slovenia, Gran Bretagna. “Non possiamo accettare che il sale diventi insipido e la luce sia tenuta nascosta”[1], scrive il Papa. È un’urgenza che avvertiamo profondamente anche noi e che ci richiama ad una conversione: vivere con particolare intensità la Parola di Dio. Rilanciati con ancor maggiore vigore dal ‘mandato’ del Papa, ci siamo impegnati a ritornare alla radicalità degli inizi del Movimento, a rievangelizzare innanzitutto noi stessi, per poi irradiare il Vangelo, con la sua forza di trasformazione, sull’umanità che ci circonda. Ancora oggi – come scriveva Chiara Lubich già nel 1948 – “il mondo ha bisogno di una cura di Vangelo”[2]. Inoltre, profonda eco ha trovato in noi il pressante invito del Papa a dare pubblica testimonianza della fede, della Parola vissuta “come esperienza di un amore ricevuto”, “comunicata come esperienza di grazia e di gioia”[3]. Nei primi anni di vita del Movimento dei Focolari era una novità la comunione delle esperienze della vita della Parola. Queste risultavano inconfutabili, perché ‘vita’, e feconde, capaci di generare l’incontro vivo con Gesù, di far di persone disperse una comunità. Benedetto XVI ci ha ricordato che non si affronta questa impresa da soli, ma in compagnia. Vogliamo intensificare quella esperienza di comunione e fraternità nei nostri ambienti: nei parlamenti, nelle fabbriche, nei quartieri, nelle università, nelle famiglie, perché è nella comunione che il Risorto stesso si fa spiritualmente presente, tocca i cuori e trasforma. Il Papa ci ha rafforzati nella convinzione che questo è un momento di grazia speciale per la Chiesa, in cui lo spirito di rinnovamento del Concilio è quanto mai in atto».
[1] Lettera apostolica “Porta Fidei”, n°3
[2] Lettere dei primi tempi. Alle origini di una nuova spiritualità, a cura di F.Gillet e G. D’Alessandro – Città Nuova Editrice, 2010
[3] Lettera apostolica “Porta Fidei”, n°7
(altro…)
Ott 20, 2011 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Due storie, quella del Focolare e quella degli Stati Uniti. A Trento in un rifugio antiaereo nel 1944, Chiara Lubich e altre giovani donne riscoprono come meta della loro vita quel passaggio del Vangelo: “Che tutti siano uno” (Gv. 17,21). 150 anni prima, i fondatori degli Stati Uniti scrivono sulla bandiera “E pluribus unum”, da molti, uno. Le due frasi indicano una tensione fondamentale: tener conto delle diversità, aspirando all’unità.
L’introduzione al volume “Focolare: living a Spirituality of Unity in the United States”, Thomas Masters, Amy Uelmen – New City Press (NY 2011), ci presenta da subito sei quadri di giovani che mettono la spiritualità in pratica. Come Rebecca, dell’Ohio, che dalla spiritualità dell’unità si è sentita aiutata a compiere la sua scelta di prestare servizio volontario per gli aiuti in Sierra Leone. O Nick, cresciuto a Baltimora, nel Maryland, che ha completato un master in affari internazionali, confrontando la sua scelta di dialogo e relazione con gli altri in un ambiente fortemente competitivo come quello della specializzazione universitaria. Elisabeth è un vero campione nel suo sport, il nuoto. È grazie a una giornata sportiva organizzata nella sua città dell’Indiana, che ha incontrato il Focolare: “Quando questi ragazzi che conoscevano il Focolare sono venuti nella mia scuola, mi ha colpito il tipo di interazione che c’era fra loro. Il mix di culture – per me che sono cresciuta nell’Indiana rurale – ha avuto un forte impatto. Ho sentito che tutto il mondo era nel mio giardino”. “Non era facile spiegare ai miei amici chi erano queste persone, per la maggior parte di origine europea, dove andavamo e cosa facevamo” – racconta Keith, cresciuta in un quartiere nero di New York. “Ma con loro era speciale, mi sentivo attirata. Facevo le stesse cose che a casa con i miei amici: sport, giochi, ma c’era un’atmosfera diversa, cercavamo di volerci bene”. La cittadella dei Focolari presso Hyde Park, New York – Mariapolis Luminosa – offre dei programmi estivi di formazione per teenagers. Naomi, una sedicenne di Chicago, racconta: “Prima di partire per la Luminosa ero la tipica teenager: scuola, amici, shopping, divertimento. Mi risultava difficile pensare agli altri. Bene, tutto questo è cambiato. Tornata a casa, ho cominciato a dare via le mie cose, rifaccio il letto ogni mattina, cerco di preparare almeno un pasto al giorno, ascolto il mio fratellino di 8 anni, a scuola cerco di essere socievole con tutti, non faccio più shopping nei negozi dove una maglietta costa 100 dollari. Cerco di fare tutto per Dio, di farlo felice. Mia mamma si chiede ancora cosa mi sia successo”. Infine David, di New York, che ha conosciuto il Focolare durante la GMG del 2002 a Toronto. Per lui ha significato smettere di assolutizzare le pratiche ‘devozionali’, e cercare di mettere al primo posto l’amore di Dio e del prossimo. “Riscoprendo così la mia fede, ho sentito la chiamata dello Spirito Santo a diventare sacerdote, e sono adesso in seminario”. Le sei esperienze riportate suggeriscono che la spiritualità dei Focolari possa essere compresa meglio attraverso l’esempio di coloro che cercano di metterla in pratica. A partire dalla vita di Chiara Lubich e di quelli che per primi si sono uniti alla sua strada, seguito dall’esempio di americani giovani, adulti, famiglie, questo libro racconta un’esperienza condivisa di vite trasformate – in modo unico, come è unica ogni persona, e al tempo stesso simile – dalla luce dell’Amore di Dio. (altro…)
Ott 19, 2011 | Chiara Lubich, Spiritualità
Giovanni Paolo II era appena giunto ad Assisi, quel 24 gennaio 2002. Si era subito recato nella Piazza san Francesco per accogliere i Rappresentanti delle Religioni del mondo insieme con le loro Delegazioni. Dopo il saluto pronunciato dal Papa e l’introduzione del Cardinale François Xavier Nguyên Van Thuân, i Rappresentanti hanno letto nelle rispettive lingue le testimonianze per la pace. Qui vi proponiamo quella di Chiara Lubich, che insieme ad Andrea Riccardi rappresentava la Chiesa cattolica. «Gesù per noi cristiani è il Dio della Pace. Per questo la Chiesa cattolica fa della pace uno degli obiettivi più sentiti. “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra” esclamava Pio XII. Pacem in terris titolava un’enciclica di Giovanni XXIII. “Mai più la guerra” ripeteva Paolo VI all’ONU. E Giovanni Paolo II, dopo i terribili avvenimenti dell’11 settembre, indica la via per raggiungerla: “Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono”. L’intera Chiesa cattolica lavora alla pace. Tante sono le vie che persegue. Efficacissimi sono i dialoghi sulla via tracciata dal Concilio Vaticano II. Essi, perché generano fraternità, garantiscono la pace. Si attuano a livello universale e nelle Chiese particolari, come attraverso gruppi e Associazioni, Movimenti ecclesiali e Nuove comunità. La Chiesa svolge il primo tra i suoi stessi figli e figlie, innescando quella comunione richiesta ad ogni livello, che è pace assicurata. Attua un secondo irreversibile con le diverse Chiese e Comunità ecclesiali, dialogo che accresce la pace nella grande famiglia cristiana.
Realizza un altro con le grandi Religioni del mondo, facendo leva, anche, sulla cosiddetta “regola d’oro”, presente in diversi Libri Sacri, che così è espressa nel Vangelo: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi anche voi fatelo a loro” (Mt 7, 12). Questa “regola d’oro”, sottolineando il dovere di amare i propri fratelli e sorelle, effettua porzioni di fraternità universale in cui signoreggia la pace. E infine il dialogo e la collaborazione in più campi con tutti coloro che, pur senza un riferimento religioso, sono uomini e donne di buona volontà per cui si può costruire anche con essi la pace. Varie espressioni, dunque, d’un unico grande dialogo, generatore di quella fraternità che può diventare, in questo difficilissimo momento storico, l’anima della vasta comunità mondiale, che paradossalmente oggi gente del popolo e governanti cominciano ad auspicare». Chiara Lubich, 24 gennaio 2002 (altro…)
Ott 19, 2011 | Cultura
Este volumen recoge una selección de ponencias presentadas en San Miguel de Tucumán (octubre 2010), durante el Tercer Seminario Internacional de la Red Universitaria para Estudios de la Fraternidad (RUEF), cuyo tema fue: Fraternidad y Conflicto. La intención de enfocarse específicamente en la temática de los conflictos, de precisar qué son, cómo ocurren y cómo se relacionan con la Fraternidad, condujo a profundizar en la realidad misma del redescubierto principio, explorando las posibilidades que ofrece tanto para llevarla a la práctica como para elevarla a concepto. Con seguridad, la Fraternidad ya es una idea y un ideal instalado en los imaginarios sociales modernos y, en cuanto tal, determina de cierta manera algunas prácticas y experiencias que realizan las personas hoy. Pero “hacer el esfuerzo del concepto” implica un empeño mayor: transformarla en categoría política para potenciar su instalación en el discurso y las prácticas políticas contemporáneas. Algo muy necesario puesto que las modernas sociedades, en particular las de nuestro continente, requieren de ideas potentes y realizables a nivel cotidiano e institucional. La presente selección constituye la continuación de los tres volúmenes que la anteceden y quiere aportar en la dirección señalada: relevar distintos enfoques y perspectivas de la Fraternidad con el fin de aportar al debate en ámbitos que constituyen nuestra conflictiva realidad latinoamericana tales como nuestra historia colonial (Ighina), la por veces inestable y siempre desigual realidad económica que nos caracteriza (Groppa), la riqueza de nuestra diversidad cultural que plantea desafíos interculturales (Cerviño), el problemático ámbito de lo normativo y lo institucional (Bestani y Costa Lima), la recepción de tradiciones europeas como el liberalismo (Mandrile) en nuestras tradiciones nacionales y nacionalistas (Valenzuela), los desafíos que plantea la formación profesional, en particular de la ética (Agusto), así como una aproximación desde las políticas públicas, en particular de la salud (Villalón) y la filosofía (Ramírez Rivas).
Datos del autor:
Pablo Ramírez Rivas es Doctor en Filosofía. Actualmente se desempeña como académico en la Escuela de Ingeniería y Ciencias de la Facultad de Ciencias Físicas y Matemáticas de la Universidad de Chile y en las Facultades de Ciencias Sociales y de Educación de la Universidad Alberto Hurtado. Sus áreas de trabajo son la filosofía política y la ética. Entre sus trabajos mencionamos: La piadosa Ilustración y sus santos filósofos. Estudio sobre las influencias religiosas reformadas en la conformación de la Modernidad (Bilbao 2011), De la utopía a la eutopía. Apuntes críticos para pensar y actuar la fraternidad hoy (2010), Secularización, mercado y sociedad (Santiago, 2009), Desarrollo de competencias éticas en Ingeniería (2009), entre otros. Desde el año 2009 participa activamente de la RUEF y en esta oportunidad asumió la edición del presente volumen.
Sumario:
Introducción
Por Pablo Ramírez Rivas
Conflicto (¿y fraternidad?) en economía
Por Octavio Groppa
Principio precautorio, fraternidad y generaciones futuras
Por Adriana Bestani
O Princípio da fraternidade na constituição
Por Alexandre José Costa Lima
La fraternidad en conflicto y el conflicto fraterno: aportes desde la interculturalidad
Por Lucas Cerviño
Fraternidad descolonial: La posibilidad de la fraternidad en el contexto del conflicto colonial
Por Domingo Ighina
Consideraciones preliminares en torno al binomio liberalismo y fraternidad
Por Pablo Gabriel Mandrile
Nacionalismo cosmopolita y fraterno: desafío para Chile y América latina
Por Esteban Valenzuela Van Treek
La fraternidad como concepto de la acción política. El caso chileno
Por Andrés Jouannet V.
El rol de la Universidad de Chile en la sociedad. Una reflexión desde la carrera de Ingeniería, a raíz del terremoto 2010
Por Héctor Agusto
Fraternidad y conflicto en una cárcel
Por Ricardo González Hidalgo
Diferencias socioeconómicas en salud y sus políticas actuales. ¿Se modificarán con la fraternidad?
Por Marcelo Villalón Calderón
Amistad, pólis y reconocim
iento: la decisión de la fraternidad
Por Pablo Ramírez Rivas
Ott 19, 2011 | Cultura
Misteriosa, inasible, fascinante: así es como muchos ven la santidad. Más aún para aquellos que –como el autor de estas páginas– se preguntan sobre la existencia de Dios sin encontrar una respuesta convincente. Chiara Luce Badano era la mejor amiga de su hermana: de aquí la idea de contar su historia en “en vivo y en directo”, pero desde las orillas, como “cualquiera de los centuriones del Calvario, como un camillero en Waterloo, como el portero de las Twin Towers”. El autor observa, recuerda, escucha y nos relata un acontecimiento extraordinario que aún hoy nos involucra –y nos estremece– tanto: el de una historia de santidad construida en el día a día.
Datos del autor:
Franz Coriasco, italiano, es autor de radio, teatro, televisión y música. En su calidad de crítico musical colabora con el semanario Famiglia Cristiana, la publicación quincenal Città Nuova y con Dimensioni Nuove, de aparición mensual. Es también autor y coordinador artístico de importantes eventos para RAI Uno y consejero de arte de Radio InBlu.
Ciudad Nueva Argentina
Ott 18, 2011 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Questo l’invito lanciato dai Giovani per un Mondo Unito (GMU) del Giappone, domenica 9 ottobre a Tokyo, durante il concerto “The Power of a Smile” (la forza del sorriso), per ricordare il grave tsunami che ha colpito le coste del nord del paese. «L’idea del concerto – raccontano – ci è venuta nel constatare quanto il sisma abbia scosso e spaventato la gente. Con “The Power of a Smile”, abbiamo allora voluto donare ai nostri amici un momento di serenità che potesse poi essere portato a tutti». Il messaggio lanciato ai 170 partecipanti e racchiuso nel ritornello della canzone conclusiva diceva “Con la potenza del mio sorriso voglio credere nella possibilità di amare questo paese”. «In questi mesi – continuano – tanti gruppi di GMU dal mondo si sono prodigati in mille modi per farci arrivare la loro solidarietà e queste azioni ci hanno incoraggiato a fare noi stessi qualcosa di concreto. Appena si è verificato il disastro, l’11 marzo, abbiamo organizzato una raccolta di fondi nella metropolitana di Tokyo, una cosa inusuale per la nostra cultura, ma che ha risvegliato un forte spirito di solidarietà e altruismo in molti passanti. Successivamente, alcuni di noi sono stati nel distretto di Fukushima per alcuni giorni, riscaldando i rifugiati con una tazza di caffè e il loro ascolto amorevole». Infine, con ben 4 gruppi ad alternarsi sul palco, l’atteso concerto. «Prima di iniziare ci siamo radunati tutti in cerchio e ci siamo promessi che, anche se sentivamo che la nostra organizzazione aveva lasciato moltissimi “buchi”, quello che desideravamo rimanesse in tutti fosse la luce della nostra unità. Pian piano che lo spettacolo andava avanti – ricorda uno dei presentatori – vedevo le facce davanti a me cambiare!» Molto diverso dai concerti tradizionali, quello che i GMU di Tokyo avevano preparato è stato un caffè-concert, con i gruppi sul palco che interagivano continuamente con il pubblico e la possibilità per tutti di potersi rilassare, incontrare e conoscere davanti a una tazza di caffè e una fetta di torta. Al termine del concerto, alcuni dei partecipanti, scrivevano: “Volevo andare a fare volontariato a Fukushima, ma non ho potuto. Che gioia allora oggi aver scoperto che donando il mio sorriso a tutti posso fare qualcosa di concreto per rasserenare la nostra società!”; “Non mi aspettavo così tanti sorrisi! Mi hanno riempito d’amore!”; “Dare un sorriso è una potenza che vince tutto!”; “Anche tu, anche io,…tutti insieme crediamoci alla possibilità di amare questo paese!”. [nggallery id=73] (altro…)
Ott 18, 2011 | Centro internazionale, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«L’inaugurazione del nuovo anno accademico dell’Istituto Universitario Sophia, giunto al suo quarto anno di vita, costituisce un’occasione indubbiamente opportuna per soffermarsi a considerare brevemente il tratto di cammino compiuto finora, al fine di trarne motivo per quanto ancora ci attende. I risultati accademici conseguiti costituiscono un dato incoraggiante. Ne sono espressione particolarmente eloquente i lavori di tesi che hanno completato il percorso di vari studenti. Infatti, essi risultano essere il frutto non solo di un impegno intellettuale portato avanti con serietà e competenza, ma anche di un’esperienza dai tratti indubbiamente unici. Secondo lo spirito del carisma dell’unità che anima l’Istituto, questa esperienza coniuga il pensiero con la vita concreta, la centralità dello studio con la valorizzazione dei rapporti da costruire ed alimentare quotidianamente in seno all’intera Comunità accademica. Tutto ciò ci consente di guardare al futuro di Sophia con ottimismo realistico, cioè con lo sguardo di chi, pur conscio delle inevitabili difficoltà del cammino, persegue sicuro un disegno di luce che gli è stato manifestato e che già vede, seppure in germe, attuarsi. E perché questo disegno che Sophia custodisce si realizzi sempre più pienamente, desidero quest’anno focalizzare la vostra attenzione su uno dei cardini fondamentali attorno a cui si sviluppa anche l’esperienza di Sophia: la vita della Parola, invitandovi a lasciarvi pervadere profondamente da essa, cioè dal modo di pensare, di volere, di amare di Gesù. Vivere la Parola, lasciarsi vivere dalla Parola: a questo ci esortava Chiara Lubich, riconoscendo in ciò una condizione indispensabile per accedere ad un nuovo modo di essere e di conoscere. Infatti, solo un uomo trasformato dalla Parola può conseguire una vera conversione della propria mente. Può divenire trasmettitore credibile della verità non solo annunciata ma vissuta. Può incidere efficacemente nei vari contesti sociali e culturali dove si trova ad operare, immettendovi il germe fecondo della vita del Vangelo. Di tutto ciò, grazie all’apporto di ciascuno di voi, Sophia può farsi sempre più autentica testimonianza. Questo è l’augurio che sentitamente vi porgo». Maria Voce
Flicker photostream (altro…)