Movimento dei Focolari

Chiara Lubich: Gesù parla nel nostro cuore

Nel viaggio della vita, a volte dobbiamo rallentare la marcia per qualche attimo e ascoltare la voce che parla nel nostro cuore. Scopriremo nuove sfide come suggerisce in questo testo  Chiara Lubich. Ascoltare la voce di Gesù (…) non significa soltanto ascoltare la sua dottrina, farla propria, ma stabilire un rapporto personale con Gesù, che chiama uno ad uno, per nome. La sua voce si fa sentire nell’intimo, la sua verità (che è la verità) opera nel cuore, anche se la risposta al suo invito rimane libera per ogni singolo. Facendo l’esempio del buon Pastore, Gesù afferma che c’è opposizione tra il pastore legittimo, che entra per la porta, e il ladro o il brigante che salta il recinto. Sono esistiti, attraverso i secoli (ed esistono pure oggi), altri falsi messia che, con le loro ideologie, cercano di attrarre gli uomini. Ma coloro che appartengono a Gesù, che conoscono la sua voce, non si lasciano ingannare dalle varie promesse e non si fidano di altre voci. (…) Prova ad ascoltare la voce di Gesù che parla nel tuo cuore. Vedrai che essa ti porterà fuori dal tuo egoismo, dal tuo non-amore, dal voler primeggiare, dalla tua superbia, dal desiderio di violenza…: da tutto ciò che ti rende schiavo. Se porrai la tua vita in Gesù ed Egli sarà la tua guida, sarai senz’altro spinto fuori dalla tentazione d’un cristianesimo facile e di comodo, dalla mediocrità d’una vita senza senso. Seguendo Lui, che parla in te, che chiama proprio te (perché chiama uno per uno) non conoscerai sentieri battuti, ma ti avvierai in un’avventura divina mai sognata; tutto sarà nuovo e bello anche se costerà alla tua natura; costaterai quant’è varia la fantasia divina e comprenderai come, seguendo un simile pastore, la vita è piena, abbonda di frutti, irradia dappertutto il bene. E finalmente capirai che potente e meravigliosa rivoluzione sia il Vangelo vissuto.

Chiara Lubich

 (Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 204-208) (altro…)

Repubblica Dominicana: Quando parla il cuore

Lasciare che Dio conduca i nostri passi e scoprire che il suo amore, anche nel silenzio, non si dimentica delle nostre fatiche. Ángel Canó, focolarino sposato della Repubblica Dominicana, racconta la sua esperienza. Nel 2001, accertamenti medici di routine avevano evidenziato un problema lieve alla valvola mitrale del mio cuore ma, inaspettatamente, alla fine del 2020, la situazione si è aggravata e il cardiologo ha confermato la presenza nel mio petto di una vera “bomba a orologeria”. Insieme a mia moglie Margarita, anche lei focolarina sposata, abbiamo accolto con grande pace la diagnosi, mettendoci nelle mani di Dio. Abbiamo deciso di discuterne subito con nostro figlio Angel Leonel e nostra figlia Zoila, che è medico specializzato negli Stati Uniti. Lei stessa ha parlato con il cardiologo e si è consultata con un collega del centro in cui lavora, il quale confermava la necessità di un’operazione chirurgica. Insieme a Margarita ho trascorso la notte prima dell’intervento con molta pace, preparandomi fisicamente, mentalmente e spiritualmente a quello che mi aspettava. Eravamo fiduciosi e il giorno dopo, arrivati alla porta della sala operatoria, ridichiarando il nostro amore l’uno all’altro, ci siamo salutati, certi che ci saremmo rivisti presto. Al mio risveglio ho sentito di essere tornato in vita, anche se avevo una forte aritmia, il mio cuore correva come un cavallo veloce e faticavo ad articolare le parole. I medici si sono affrettati ad analizzare il tutto mentre io affrontavo i dolori del post intervento. Poi hanno permesso a Margarita di entrare: le sue parole di incoraggiamento e fede mi hanno dato molta pace. Sono seguiti dieci durissimi giorni in terapia intensiva, tra il dolore, l’impotenza di sentirsi immobili, il senso di solitudine, l’insonnia e la paura di morire. Lunghe notti in cui, dinanzi al mio grido, Dio sembrava essere rimasto in silenzio. Pensavo che non avrei superato tutto questo. Una mattina, immerso in una bolla di sedativi e antidolorifici, ho sentito una voce che mi diceva ripetutamente “fratello”. Quando ho aperto gli occhi, c’era il volto di un sacerdote a cui vogliamo molto bene. Un momento che mi ha ridato fiducia: il Cielo era stato sempre con me e questa sensazione mi ha accompagnato in quei giorni. Uscito dalla terapia intensiva, un giorno, Margarita , poggiando la testa con delicatezza sul mio petto malconcio, ha detto: “Che gioia abbracciarti di nuovo”. Parole che evidenziavano non solo la felicità, ma il senso della vita. È stato come riscoprire l’amore che aveva per me. Ero vivo, non solo grazie all’abilità medica, ma alla Volontà di un Dio che manifestava il suo amore regalandomi una nuova opportunità di vita. Oggi, vedo tutto come un grande dono e sento forte l’impegno di scoprire ciò che Dio vuole da me ora, come posso ricambiarlo. Ogni sera, nelle mie preghiere, ringrazio il Cielo e quando arriva il nuovo giorno, non ci sono parole per esprimere la mia gratitudine per l’opportunità di rivedere la luce del sole, di guardare con occhi nuovi il volto di mia moglie e dei miei figli.

Ángel S. Canó Sensión

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Vangelo Vissuto: “Colui che viene a me, io non lo respingerò” (Gv 6, 37)

Incontrare Gesù nel prossimo è scoprire la tenerezza e la bellezza del Suo amore. Aprirsi all’altro ci permette di essere dono per chiunque ci passi davanti e di ricevere inaspettatamente il centuplo. Il cuore pieno di gioia Nel nostro villaggio vive una famiglia molto povera con cinque bambini. Il padre è alcolizzato. Tre di loro sono nella stessa classe dei miei figli. Una sera, all’uscita da scuola, pioveva a dirotto. Prendo in macchina i bambini e, vedendo per strada quei tre, faccio salire anche loro accompagnandoli fino a casa. La più piccola mi dice: “Vieni a conoscere la mia mamma?”. Entriamo in quella dimora umilissima e la donna mi ringrazia; poi, conversando, mi dice che cerca un letto d’occasione per l’ultimo nato e mi mostra le camere dove per l’umidità la tappezzeria si stacca dai muri. Gli altri quattro figli dormono tutti nella stessa stanza. La piccola di due anni, quasi nuda, ha addosso un grembiule troppo lungo per lei. Prometto che l’indomani le avrei portato  il letto pieghevole che noi utilizziamo raramente. Il giorno dopo, quando arriviamo da quella famiglia con il lettino, dei giocattoli e alcuni vestiti, i bambini fanno salti di gioia, compresi i miei. Ripartiamo con la promessa di tornare e, sulla via del ritorno, la mia piccola esclama: “Mamma, ho il cuore pieno di gioia”. (M.O.D. – Francia) L’ex preside Un giorno, per strada, incrociai il preside dell’istituto dove insegnavo: proprio lui che tempo prima, con un pretesto, mi aveva licenziato. All’epoca era ancora sacerdote, poi aveva lasciato il ministero e si era sposato. Quando mi riconobbe, cercò di evitarmi, ma io gli andai incontro. Per rompere il ghiaccio domandai sue notizie. Mi disse che viveva in un’altra città, sposato con una vedova madre di due figli, ed era venuto in cerca di lavoro. Ottenuto con difficoltà il suo indirizzo, ci salutammo. Il giorno dopo, tra i miei amici sparsi la notizia che stavo cercando un lavoro per una persona che ne aveva bisogno. La risposta non tardò ad arrivare e mi venne segnalato qualcosa che poteva rispondere a tale richiesta. Quando lo contattai per dirglielo, quasi non riusciva a crederci! Lo accettò profondamente grato. Era commosso che proprio io mi fossi interessato a lui. ( J. – Argentina) Il nonno Da quando il nonno soffre di seri problemi di deambulazione, ha rinunciato alle solite passeggiate per stare sempre in casa a leggere in poltrona e a dormicchiare, malgrado il geriatra lo abbia incoraggiato a fare movimento e uscire. Come far riaccendere in lui la voglia di guarire, di combattere per la vita? Le nostre figlie, con tanto amore, hanno allora escogitato il modo migliore per aiutare il nonno sempre stanco e depresso. Ogni tanto tiravano fuori le carte da gioco e gli proponevano una partita a briscola. Lui tentava di sottrarsi, dicendo che non era più in grado di giocare, ma loro non desistevano. E nel gioco, condotto con l’entusiasmo e la vivacità propria dei bambini, lui ha ritrovato l’allegria e la voglia di stare insieme. Inoltre erano sempre le bambine a ricordargli gli esercizi che doveva fare, come ad esempio la gara del “passo cadenzato”: per aiutare il nonno ad alzare bene le ginocchia e non trascinare i piedi, loro si mettevano sedute a terra con le gambe tese, così lui doveva scavalcarle. (F.G. – Italia)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.1, gennaio-febbraio 2022) (altro…)

Sinodo dei vescovi 2021 – 2023: Chiamati a dare un contributo

Sinodo dei vescovi 2021 – 2023: Chiamati a dare un contributo

In atto il percorso del Sinodo 2021-2023 dal titolo “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”. In questa prima fase, oltre il coinvolgimento di ognuno nella propria comunità parrocchiale o diocesana, siamo invitati a dare un contributo anche come Movimento dei Focolari. Il perché della nostra partecipazione “Considerando che le Associazioni dei fedeli sono ‘palestra di sinodalità’ (…) sono un partner particolare in questa fase di consultazione, all’inizio di questa avventura ecclesiale desidero mettermi vicino a tutti voi per incoraggiarvi e sostenervi in questo cammino insieme con il popolo di Dio”, diceva il Card. Mario Grech, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, nella lettera indirizzata a Margaret Karram nel maggio del 2021, convocando il Movimento dei Focolari a vivere con tutta la Chiesa il percorso verso il Sinodo dei Vescovi 2023. Come risposta a quest’invito della segreteria del Sinodo dei Vescovi, la Presidente dei Focolari ha nominato un équipe internazionale per preparare la prima tappa, ossia il tempo dell’ascolto. Come Movimento siamo invitati quindi a cercare occasioni di confronto sul tema della sinodalità nella prospettiva del carisma dell’unità. Una Chiesa sinodale In occasione della commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi (2015), Papa Francesco aveva ricordato che “il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio. (…) Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto, nella consapevolezza che ascoltare è più che sentire”. Nel suo discorso rivolto il 18 settembre del 2021 ai fedeli della diocesi di Roma (Italia), il Papa ha rivolto un forte incoraggiamento a seguire la voce dello Spirito Santo che non conosce confini, ad ascoltare ciascun appartenente all’unico popolo di Dio e anche quanti vivono ai margini della comunità. “I poveri, i mendicanti, i giovani tossicodipendenti, tutti questi che la società scarta, sono parte del Sinodo? Sì, caro, sì, cara. (…) La sinodalità esprime la natura della Chiesa, la sua forma, il suo stile, la sua missione”. Tre fasi Questa visione ricchissima ci offre una importante chiave di lettura per “entrare” nella realtà del processo sinodale in corso, aperto il 10 ottobre del 2021 in Vaticano, che ha visto poi l’apertura nelle Chiese locali la domenica 17 ottobre 2021. È un processo triennale, articolato in tre fasi, scandito dall’ascolto, dal discernimento e dalla consultazione. E si presenta come una novità assoluta sia nella modalità che nelle fasi del suo svolgimento. Non si svolge solamente in Vaticano, ma in ciascuna Chiesa particolare dei cinque continenti. È la prima volta, nella storia di questa istituzione, che un Sinodo si svolge in modalità decentrata. La prima tappa (ottobre 2021 – aprile 2022) è quella che riguarda le singole Chiese diocesane dove il cammino sinodale intende rispondere a varie domande sulla vita e sulla missione della Chiesa. E in particolare, come ci ricorda nel Vademecum pubblicato dalla Segreteria generale del Sinodo, ad un interrogativo di fondo: “Come si realizza oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale) quel ‘camminare insieme’ che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata; e quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?” Dopo la consultazione delle diocesi, le Conferenze episcopali metteranno a punto la sintesi che sarà inviata alla segreteria generale del Sinodo insieme ai contributi diocesani. Quindi la segreteria generale redigerà il primo Instrumentum laboris entro settembre 2022. La finalità della fase successiva, quella continentale (settembre 2022 – marzo 2023), è di dialogare sul testo del primo Instrumentum laboris in sette riunioni continentali: Africa, Oceania, Asia, Medio Oriente, America Latina, Europa e Nord America. Questi sette incontri internazionali produrranno a loro volta sette Documenti finali che serviranno come base per il secondo Instrumentum laboris, che sarà utilizzato nell’Assemblea del Sinodo dei Vescovi nell’ottobre 2023. L’ultima fase del cammino sinodale è quella della Chiesa universale (ottobre 2023). Una tappa fondamentale di questo percorso è la celebrazione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, nell’ottobre del 2023, a cui farà seguito la fase attuativa, che coinvolgerà nuovamente le Chiese particolari. Il carisma dell’unità per una spiritualità sinodale Quale l’attitudine con cui ci poniamo difronte al processo sinodale in corso? Durante l’Assemblea Generale del Movimento dei Focolari Papa Francesco, invitava i partecipanti a privilegiare la sinodalità: “Circa l’impegno all’interno del Movimento, vi esorto a promuovere sempre più la sinodalità, affinché tutti i membri, in quanto depositari dello stesso carisma, siano corresponsabili e partecipi della vita dell’Opera di Maria e dei suoi fini specifici”. Riflettendo sull’esperienza in seno al Movimento, la Presidente Margaret Karram ricordava i punti di riferimento nella spiritualità dei Focolari che possono aiutare per l’attuazione di un processo sinodale. Il Patto dell’amore scambievole, rinnovato e messo alla base di ogni processo di discernimento, rappresenta l’impegno ad essere pronti ad amarci. La mutua e continua carità richiede d’imparare l’Arte di amare evangelica: porsi in ascolto, mettendosi in posizione d’imparare. Parlare con rispetto, con sincerità e chiarezza. Tutto si può condividere con parresia, mettendosi davanti a Dio e tenendo viva la realtà del comandamento nuovo.

Liliane Mugombozi (Yaounde, Camerun), dell’équipe internazionale per il cammino sinodale del Movimento dei Focolari.

Per facilitare il cammino di riflessione, condivisione e ascolto, l’équipe ha iniziato il “cammino sinodale” da luglio 2021. Oltre ad un video di interviste, pubblicato sul canale YouTube del Movimento dei Focolari, è stato realizzato un sussidio di approfondimenti  per aiutare gli appartenenti al Movimento a vivere il processo sinodale, raccogliere ed elaborare contributi da offrire alla segreteria del Sinodo.    Link al vademecum in italiano   https://www.youtube.com/watch?v=s49U4V7C2YQ&list=PLKhiBjTNojHpVNzhRRVCRJ-2BDdMzArXH (altro…)

La forza della cura: uniti contro la tratta

La forza della cura: uniti contro la tratta

L’8 febbraio è la giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone. Quest’anno 2022 una maratona di preghiera online prenderà il via dall’Oceania e farà il giro del mondo per concludersi in Nord America. L’impegno dei Focolari per contrastare questo fenomeno. “C’è molta prostituzione nel nostro quartiere, ma l’invito del Papa ad andare verso le periferie esistenziali alla ricerca dei più vulnerabili, bisognosi, dimenticati, ci ha incoraggiato ad avvicinare le persone che si prostituiscono con l’obiettivo di accompagnarle, stare loro vicino, far sentire che vogliamo loro bene come persone”. Laura Diaz, volontaria del Movimento dei Focolari, è una delle otto donne del gruppo “Juntas en camino” nato nel 2013 nella parrocchia della Santa Eucaristia, nel quartiere Palermo di Buenos Aires, in Argentina che si impegna ogni giorno nel prendersi cura di chi si prostituisce per contrastare il fenomeno. “In questo nostro servizio – continua – riceviamo più di quanto diamo. In noi qualcosa è cambiato: la nostra mentalità, il nostro approccio senza pregiudizi. Questo cambiamento c’è poi stato anche in diverse nostre famiglie: guardiamo chi avviciniamo come persone la cui dignità è stata violata e la cui dignità può essere ripristinata”. Questa e altre testimonianze da oltre 30 Paesi saranno raccontate l’8 febbraio 2022, durante la maratona di preghiera online – dal titolo “La forza della cura” – organizzata in occasione della giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone. Seguendo i diversi fusi orari – dalle 9.00 alle 17.00 (CET) -, la maratona prenderà il via dall’Oceania, l’Asia e il Medio Oriente, per poi passare in Africa, Europa, Sud America e concludersi con il Nord America. Sarà trasmessa in diretta streaming in cinque lingue (francese, inglese, italiano, portoghese, spagnolo) nel sito della giornata www.preghieracontrotratta.org

Marcela Villares consegna il libretto delle attività didattiche al Papa

Anche Marcela Villares, focolarina che vive in Argentina, si impegna ogni giorno per contrastare il fenomeno della tratta. Lavora con i Vescovi della Commissione Episcopale per i Migranti e gli Itineranti della Conferenza Episcopale Argentina, dove coordina l’area del traffico di esseri umani. “Abbiamo scoperto l’importanza di lavorare per formare su questi argomenti bambini e adolescenti – racconta -. Da diversi anni offriamo una formazione su temi legati alla tratta di esseri umani a diverse diocesi del Paese, lavorando soprattutto nelle scuole. I frutti sono stati enormi, soprattutto nei bambini e nei giovani, dove già si sente il seme che è stato gettato, e negli insegnanti e direttori che l’hanno preso come asse pedagogico da seguire negli anni”. Il risultato di queste esperienze è stato un libretto con attività didattiche e giochi per ragazzi dai 6 ai 17 anni. “Quest’anno nella diocesi di Orano nel nord del nostro Paese, al confine con Salta, e quindi molto sensibile a questo crimine  – continua a spiegare Marcela – grazie al gruppo di amici dell’Associazione Mondo Unito (Amu) del Lussemburgo, abbiamo potuto formare e finanziare materiali in 4 scuole. Il vicario dell’educazione ci ha chiesto di estendere la formazione ad altre scuole cattoliche e ha invitato altri direttori di scuole pubbliche”. Dopo questa esperienza a Orano, Marcela e il suo team sono stati contattati da vari media argentini e il Presidente del Circolo dei Giornalisti ha chiesto di poter avviare la formazione per giornalisti, medici e infermieri degli ospedali di zona, per le persone legate ai trasporti e anche un’università ha chiesto di tenere una conferenza.

La statuta di Santa Bakhita dell’artista Timothy Schmaltz

“La pandemia ha aumentato il business della tratta, le condizioni di vulnerabilità per le persone più a rischio e le disuguaglianze tra uomini e donne – dichiara Suor Gabriella Bottani, coordinatrice della giornata mondiale contro la tratta -. Tutto questo va affrontato con coraggio. Noi donne, dunque, dobbiamo assumere un ruolo da protagoniste per promuovere un sistema economico nuovo, fondato sulla forza della cura. La violenza causata dallo sfruttamento può essere trasformata con gesti di cura e di solidarietà”. La maratona di preghiera dell’ 8 febbraio 2022 è coordinata da Talitha Kum, la rete internazionale anti-tratta di oltre 3000 suore, amici e partner in tutto il mondo, ed è promosso dalle Unioni Internazionali delle Superiore e dei Superiori Generali, in partenariato con la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio allo Sviluppo Umano Integrale, Caritas Internationalis, l’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche, il Movimento dei Focolari, il Jesuit Refugee Service e tante altre organizzazioni in tutto il mondo.

 Lorenzo Russo

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Chiara Lubich: perdonarsi scambievolmente

Nella società di oggi, perdonare é una scelta decisamente controcorrente. “Qualcuno pensa che il perdono sia una debolezza – scrive Chiara Lubich nel brano che pubblichiamo – No, è l’espressione di un coraggio estremo, è amore vero, il più autentico perché il più disinteressato”.  Se vogliamo contribuire infatti a realizzare un mondo nuovo la strada é fare come Dio che non solo perdona, ma anche dimentica. Il Signore perdona tutte le nostre colpe perché “è buono e pietoso, lento all’ira e grande nell’amore”[1]. Chiude gli occhi per non vedere più i nostri peccati[2], li dimentica gettandoseli dietro le spalle[3]. Dio perdona perché, come ogni padre, come ogni madre, vuol bene ai figli suoi e quindi li scusa sempre, copre i loro sbagli, dà loro fiducia e li incoraggia senza stancarsi mai. Perché padre e madre, a Dio non basta amare e perdonare i suoi figli e le sue figlie. Il suo grande desiderio è che essi si trattino da fratelli e sorelle, vadano d’accordo, si vogliano bene, si amino. La fratellanza universale, ecco il grande progetto di Dio sull’umanità. Una fraternità più forte delle inevitabili divisioni, tensioni, rancori che si insinuano con tanta facilità per incomprensioni e sbagli. Spesso le famiglie si sfasciano perché non ci si sa perdonare. Odi antichi mantengono la divisione tra parenti, tra gruppi sociali, tra popoli. A volte c’è addirittura chi insegna a non dimenticare i torti subiti, a coltivare sentimenti di vendetta… Ed un rancore sordo avvelena l’anima e corrode il cuore. Qualcuno pensa che il perdono sia una debolezza. No, è l’espressione di un coraggio estremo, è amore vero, il più autentico perché il più disinteressato. “Se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete?” – dice Gesù – questo lo sanno fare tutti: “Voi amate i vostri nemici”[4]. Anche a noi viene chiesto di avere, imparando da Lui, un amore di padre, un amore di madre, un amore di misericordia nei confronti di quanti incontriamo nella nostra giornata, specialmente di chi sbaglia. A quanti poi sono chiamati a vivere una spiritualità di comunione, ossia la spiritualità cristiana, il Nuovo Testamento chiede ancora di più: “Perdonatevi scambievolmente”[5]. L’amore reciproco domanda quasi un patto fra noi: essere sempre pronti a perdonarci l’un altro. Solo così potremo contribuire a creare la fraternità universale.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 666-667) [1] Cf. Sal 103, 3.8 [2] Cf. Sap 11, 23 [3] Cf. Is 38, 17 [4] Cf. Mt 5, 42-47 [5] Cf. Col 3, 13 (altro…)

Living Peace International compie 10 anni

Living Peace International compie 10 anni

Nato nel 2012 il progetto di educazione alla pace “Living Peace” promuove una cultura di pace e fraternità. Coinvolge oltre 1.000.000 di giovani, ragazzi e bambini di 130 Paesi del mondo e si ispira all’arte di amare di Chiara Lubich. Il 5 febbraio 2022 un evento on line sul canale Youtube di Living Peace Intenational ne celebrerà i 10 anni di vita. “Insegnavo in una scuola americana al Cairo in Egitto ed è nata lì questa idea di contribuire alla pace e alla sua cultura per dare risposta alle molte sfide che si vivevano nel Medio Oriente”. Inizia così il racconto di Carlos Palma, focolarino e insegnante, ideatore del progetto “Living Peace”, nato il 5 febbraio 2012 con lo scopo di promuovere una cultura di pace, fraternità e solidarietà. Oggi, dopo 10 anni, questo percorso di educazione alla pace si è sviluppato in tutto il mondo. È promosso dall’Associazione AMU – Azione per un Mondo Unito, Onlus in partenariato con Teens4Unity e New Humanity, vi partecipano oltre 80 organizzazioni internazionali e più di 1000 tra scuole e gruppi, arrivando a coinvolgere oltre un milione di ragazzi, giovani e bambini. Il prossimo 5 febbraio dalle ore 14,30 alle ore 16, 00 (UTC+1) sul canale YouTube di Living Peace International in occasione del decimo anniversario del progetto, ci sarà un evento online tradotto in inglese, spagnolo, portoghese, francese e italiano.   “Living Peace” si basa sul “Dado della pace” sulle cui facce non ci sono numeri, ma frasi che aiutano a costruire rapporti di pace tra tutti. Esso si ispira ai punti de “L’arte di amare” che anni prima Chiara Lubich aveva proposto, con un dado, ai bambini del Movimento dei Focolari. Insieme al Dado viene proposto anche il “Time out”: alle ore 12 di ogni giorno, in ogni fuso orario, un momento di silenzio, di riflessione o di preghiera per la pace. Nato inizialmente per le scuole primarie, ben presto si è sviluppato anche nelle scuole secondarie fino a raggiungere le università, movimenti giovanili, associazioni, fondazioni, carceri, comunità religiose, centri di formazioni artistiche, ecc. Cosa significa educare per la pace? La Costituzione Unesco afferma: “Poiché le guerre cominciano nelle menti degli uomini, è nelle menti degli uomini che si devono costruire le difese della Pace”. Educare alla pace non è una disciplina in più, quanto fare di ogni ambito formativo uno strumento di pace, un percorso, in cui si punti a sviluppare la creatività e l’autonomia delle bambine/i e delle ragazze/i nell’affrontare problematiche e conflitti, imparando a dialogare. Educare alla pace significa dunque promuovere azioni concrete di pace e riconciliazione iniziando dalle scuole e arrivando a tutti i centri di formazione possibili. “Nel 2013 sono stato nominato ambasciatore per la pace dal Circolo Universale degli Ambasciatori di Pace (Francia/Svizzera) – racconta ancora Carlos Palma – Due anni dopo è nata l’idea di nominare anche i giovani ambasciatori per la pace che va dai 6 ai 25 anni. Oggi sono 600 i giovani ambasciatori nel mondo che portano il ‘Dado della pace’ ovunque, protagionisti delle piu varie azioni su tutti i campi. Esso è divenuto anche materia di studio ed approfondimento in alcune università. Grazie ai giovani ambasciatori è stato realizzato il “Dado per la pace” in braille per le persone non vedenti ed è stato ideato il format Peace Got Talent che, prendendo spunto dal format televisivo noto in varie parti del mondo, dà spazio a giovani talenti per promuovere la pace”. Poi è arrivata la pandemia. “Ma nonostante ciò – conclude Carlos Palma – i giovani hanno continuato e continuano tutt’ora in mille modi, attraverso web e social, a promuovere la pace e la fraternità”. Per maggiori info visita il sito a questo link.

Lorenzo Russo

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Definita la procedura di sostegno alle vittime di abuso dell’ex focolarino francese J.M.M.

Per mantenere fede all’impegno assunto nei confronti delle vittime di J.M.M, ex focolarino francese condannato per violenza su minori, il Movimento dei Focolari ha elaborato una procedura di sostegno psicologico da proporre alle vittime che desiderino avvalersene. Tale servizio (vedi allegato) viene offerto nell’ambito dell’indagine indipendente condotta da GCPS Consulting che ha ascoltato il parere di alcune vittime.  Ovviamente questo sostegno è un primo passo verso gli impegni che il movimento vuole prendere per il futuro e dopo l’uscita del rapporto di GCPS Consulting. In quest’ottica, il Movimento dei Focolari ha individuato nella Rete Simon uno strumento idoneo all’accoglienza, all’ascolto e all’accompagnamento delle vittime e persone colpite da queste sofferenze. La Rete Simon, si compone di psicoterapeuti, psichiatri e accompagnatori spirituali disponibili ad offrire un percorso psicologico o psichiatrico nelle diverse fasi dell’inchiesta a coloro che ne necessitano o ne fanno richiesta. L’accordo stipulato tra il Movimento dei Focolari e la Rete Simon punta a far sì che le vittime possano usufruire di tale servizio il più vicino possibile al loro luogo di residenza (la rete copre la maggior parte del territorio francese). È inoltre possibile, per coloro che non desiderano utilizzare tale rete di sostegno fornita dal Movimento dei Focolari, rivolgersi ad altri professionisti di loro fiducia. In ogni caso, sia i professionisti della Rete Simon che quelli di fiducia delle singole vittime, concorderanno tutti gli aspetti del processo di accompagnamento psicologico o psichiatrico con un professionista indipendente individuato dal Movimento dei Focolari nella persona del Dott. Alexis Vancappel, che assumerà il ruolo di coordinatore per questo aspetto. Il Dott. Vencappel è psicologo, specialista in Terapie Cognitivo Comportamentali e Neuropsicologia. Lavora come psicologo clinico presso la Clinica Psichiatrica Universitaria, CHU di Tours. – È membro del Centres experts dépression résistante (CEDR), Fondation Fondamentale – Rete nazionale multidisciplinare, impegnata nella ricerca sulla depressione resistente. – Membro del Laboratoire Inserm, Equipe Imagerie et Cerveau – Laboratorio di medicina rivolto allo studio della neuropsichiatria funzionale. – Membro del Laboratorio Qualipsy – Laboratorio di Psicologia consacrato allo studio sulla qualità della vita. I dettagli che riguardano gli ulteriori impegni assunti dal Movimento dei Focolari verso le vittime, tra cui il risarcimento dei danni, saranno concordati dopo la pubblicazione del rapporto da parte di GCPS Consulting, previsto entro il primo trimestre 2022.

Stefania Tanesini

In allegato: Procedura di sostegno psicologico alle vittime (altro…)

Chiara Lubich: L’unità

In questa occasione ci soffermiamo sul cardine fondamentale della Spiritualità dell’unità. Chiara Lubich ci indica la via per ottenere la grazia dell’unità da parte del Padre. […] Qui, in questo cardine, tipico nostro, è implicito il “di più” di ciò che è richiesto, in genere, nelle spiritualità individuali, almeno lungo il loro decorso. Quel “di più” che è, come sappiamo, reciprocità e unità. L’unità. Ma che cos’è l’unità? Si può attuare l’unità? L’unità è ciò che Dio vuole da noi. L’unità è realizzare la preghiera di Gesù: “Padre che siano uno come io e te. Io in essi e tu in me affinché siano uno” (cf Gv 17,21). Ma l’unità non si può attuare con le sole nostre forze. Può realizzarla solo una grazia particolare, che scende dal Padre, se trova una particolare disposizione in noi, un requisito preciso e necessario. Esso è l’amore reciproco, comandato da Gesù, messo in atto. Il suo amore reciproco, quello che Lui vuole, che non è – lo sappiamo – semplice amicizia spirituale o accordo o buona intesa. E’ l’amarsi l’un l’altro come Lui ci ha amato. E cioè fino all’abbandono: fino al distacco completo dalle cose e  creature, materiali e spirituali per poterci far uno l’un l’altro vicendevolmente e perfettamente. In tale maniera si fa la parte nostra e si è nelle condizioni per ricevere la grazia dell’unità, che non mancherà, che non può mancare. […] Occorre ricordarsi che, nella nostra spiritualità comunitaria, c’è una grazia in più; che il Cielo può aprirsi ogni momento per noi; e noi, se facciamo quanto Esso chiede, invasi da questa grazia, possiamo operare molto, molto per il Regno di Dio. […] Durante il prossimo mese sforziamoci per procurarci sempre questo dono! E non attendiamolo solo per la nostra felicità, ma per essere abilitati alla nostra tipica evangelizzazione. La conoscete: “Siano uno affinché il mondo creda” (cf Gv 17,21). C’è tanto bisogno nel mondo di fede, di credere! E tutti siamo chiamati a evangelizzare. […] Che chiunque osservi due o più di noi uniti (in focolare, nei nuclei, nelle unità, nei nostri incontri, o perché casualmente insieme), sia colpito da un raggio della nostra fede e creda: creda all’amore, perché l’ha visto. Mettiamoci sotto. Questo vuole il Signore da noi. Lo vuole attraverso il nostro carisma inciso nei nostri statuti: l’unità è la premessa di ogni altra volontà di Dio. Poi possiamo anche parlare per irradiare il Vangelo. Ma dopo.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, Conversazioni, Cittá Nuova, 2019, p. 523-524) https://youtu.be/i-Ml83z7OFQ (altro…)