Giu 6, 2009 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Alla vigilia del voto europeo, riproponiamo un pensiero di Chiara Lubich sull’Europa, tratto dal suo intervento al primo appuntamento di “Insieme per l’Europa” nel maggio 2004. Erano riunite 10.000 persone nella città tedesca di Stoccarda, e oltre 100.000 erano collegate in eventi contemporanei in varie capitali europee. L’evento era stato promosso da oltre 150 movimenti e comunità ecclesiali di varie chiese, di tutto il continente europeo. L’intervento di Chiara era incentrato sulla fraternità, definita proprio in questi giorni dal sociologo Bauman “perfetto emblema dell’identità europea”.
La fratellanza universale è stata anche il programma di persone non ispirate da motivi religiosi. Il progetto stesso della Rivoluzione francese aveva per motto: “Libertà, uguaglianza, fraternità”. Ma, se poi numerosi Paesi, nel costruire regimi democratici, sono riusciti a realizzare, almeno in parte, la libertà e l’uguaglianza, non è stato certo così per la fraternità, più annunciata che vissuta. Chi invece ha proclamato la fraternità universale, e ci ha dato il modo di realizzarla, è stato Gesù. Egli, rivelandoci la paternità di Dio, ha abbattuto le mura che separano gli “uguali” dai “diversi”, gli amici dai nemici, e ha sciolto ciascun uomo dalle mille forme di subordinazione e di schiavitù, da ogni rapporto ingiusto, compiendo, in tal modo, un’autentica rivoluzione, esistenziale, culturale e politica. (…) Lo strumento che Gesù ci ha offerto per realizzare questa fraternità universale è l’amore: un amore grande, un amore nuovo, diverso da quello che abitualmente conosciamo. Egli infatti – Gesù – ha trapiantato in terra il modo di amare del Cielo. Questo amore esige che si ami tutti, non solo quindi i parenti e gli amici; domanda che si ami il simpatico e l’antipatico, il compaesano e lo straniero, l’europeo e l’immigrato, quello della propria Chiesa e quello di un’altra, della propria religione e di una diversa. Domanda oggi ai Paesi dell’Europa occidentale di amare quelli dell’Europa centrale e orientale – e viceversa -, e a tutti di aprirsi a quelli degli altri continenti secondo la visione dei fondatori dell’Europa unita. Quest’amore chiede che si ami anche il nemico e che lo si perdoni qualora ci avesse fatto del male. Dopo le guerre che hanno insanguinato il nostro continente, tanti europei sono stati modelli di amore al nemico e di riconciliazione (…). Quello di cui parlo è, dunque, un amore che non fa distinzione e prende in considerazione coloro che stanno fisicamente accanto a noi, ma anche quelli di cui parliamo o si parla, coloro ai quali è destinato il lavoro che ci occupa giorno per giorno, coloro di cui veniamo a conoscere qualche notizia sul giornale o alla televisione. Perché così ama Dio Padre, che manda sole e pioggia su tutti i suoi figli: sui buoni, sui cattivi, sui giusti e sugli ingiusti (cf Mt 5,45). (…). L’amore portato da Gesù non è poi un amore platonico, sentimentale, a parole, è un amore concreto, esige che si scenda ai fatti, e ciò è possibile se ci facciamo “tutto a tutti”: ammalato con chi è ammalato; gioiosi con chi è nella gioia; preoccupati, privi di sicurezza, affamati, poveri con gli altri. E, sentendo in noi ciò che essi provano, agire di conseguenza. Quante forme di povertà conosce oggi l’Europa! Pensiamo, a mo’ d’esempio, all’emarginazione dei disabili e degli ammalati di Aids, al traffico delle donne costrette a prostituirsi, ai barboni, alle ragazze madri… Pensiamo ancora a chi rincorre i falsi idoli dell’edonismo, del consumismo, della sete di potere e del materialismo. Gesù in ognuno di loro aspetta il nostro amore concreto e fattivo! Egli ritiene fatto a sé qualsiasi cosa si faccia di bene o di male agli altri. Quando ha parlato del giudizio finale ha detto che ripeterà ai buoni e ai cattivi: “L’hai fatto a me; l’hai fatto a me” (cf Mt 25,40). Quando poi questo amore è vissuto da più persone, esso diventa reciproco ed è quello che Gesù sottolinea più di tutto: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato” (Gv 13, 34); è il comandamento che egli dice suo e “nuovo”. A questo amore reciproco non sono chiamati solo i singoli, ma anche i gruppi, i Movimenti, le città, le regioni e gli Stati. I tempi attuali domandano, infatti, ai discepoli di Gesù di acquistare una coscienza “sociale” del cristianesimo. E’ più che mai urgente e necessario che si ami la patria altrui come la propria: la Polonia come l’Ungheria, il Regno Unito come la Spagna, la Repubblica Ceca come la Slovacchia… L’amore portato da Gesù è indispensabile all’Europa perché essa diventi una famiglia di nazioni: la “casa comune europea”. Chiara Lubich, Stoccarda 8 maggio 2004 (altro…)
Giu 3, 2009 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
Il punto
Un’Europa fortezza e un’Italia blindata? di Paolo Lòriga
Editoriali
Politica e dignità del femminile di Elena Granata Influenza suina, nuova epidemia? di Luciano Donati Adriano e Kakà, uno va uno resta di Vera Araújo
Primo piano
Il Papa in Terra Santa Il calvario, il muro, il memoriale di Michele Zanzucchi, da Gerusalemme Viaggio difficile, quello di Benedetto XVI, in una regione dove soffrono tutti: israeliani e palestinesi, ebrei, musulmani e cristiani. Il suo ruolo di “pontefice” cioè costruttore di ponti.
Uomini e vicende
Europa A che serve un Parlamento? di Giovanni Romano Quasi 500 milioni di cittadini eleggeranno tra il 4 e il 7 giugno i nuovi rappresentanti. Le scelte dell’assise europea incidono sempre più sulla vita di tutti. Bambini e pubblciità Chi li salva dagli spot? di Aurelio Molè Il miraggio consumistico orienta i comportamenti dei nostri figli. Come educarli alla vera libertà? Fronti internazionali Afghanistan nel cuore a cura di Aurora Nicosia Il racconto di Bruno Arpaia, avvocato, ufficiale dell’esercito, dopo sei mesi di missione a Kabul. Terremoto in Abruzzo Ricostruire l’anima dei luoghi di Elena Falessi Le decisioni per la ricostruzione dell’Aquila saranno determinanti per la sopravvivenza della città. In gioco il destino di una comunità e del suo territorio. Cinema “Millionaire” la storia continua di Ravindra Chheda Otto Oscar: incredibile, da fa invidia a “Via col vento” o a “Schindler List”. Bollywood raggiunge Hollywood. Cittadinanza e legalità Il coraggio di ribellarsi di Sara Fornaro Salvatore Cantone, imprenditore, guida l’associazione anti-racket di Pomigliano D’Arco, dopo aver detto ‘no’ al pizzo e fatto condannare gli estorsori.
Dal vivo
Una vita “oltre” Schedato dalla Stasi di Caterina Ruggiu Gli anni rischiosi ed esaltanti vissuti nell’Oltrecortina da un medico anestesista italiano.
Cultura
Progetto PISA La scuola costruisce il futuro a cura di Giulio Meazzini Un programma internazionale per valutare i sistemi scolastici e imparare dai migliori. L’Italia in affanno. Ne parliamo con Mimma Siniscalco.
Giu 3, 2009 | Cultura
SOMMARIO
Editoriale
IL RITORNO DELL’ETICA: UNA LETTURA RAGIONATA DELLA CRISI – di Antonio Maria Baggio – La crisi che il mondo sta attraversando e che si è presentata in maniera violenta sotto l’aspetto finanziario, mette in discussione principi di comportamento e presupposti del pensiero che non si limitano affatto al particolare campo finanziario e neppure al più ampio terreno economico. La crisi investe la nostra capacità di darci delle regole e di costruire le condizioni perché si possa sviluppare la “vita buona”. L’editoriale passa in rassegna alcuni dei “presupposti” che, prevalentemente accettati fino allo scoppio della crisi, si sono rivelati inutili, illusori o dannosi, sia in campo economico che sociale e politico. Al contrario, comportamenti “virtuosi”, orientati consapevolmente al bene, prima considerati come ingenui o marginali, appaiono oggi come condizioni necessarie per il funzionamento di qualsiasi sistema umano. L’idea che si possa produrre le risorse e i beni (economia) o gestire strategicamente tali beni (politica), senza volere al tempo stesso, con le stesse azioni, compiere anche il bene (morale), si è rivelata una ingenua (per alcuni) o interessata (per altri) illusione.
Nella luce dell’ideale dell’unità
RIVISITARE IL PARADISO ’49 DI CHIARA LUBICH ALLA LUCE DELLA LETTERA AGLI EFESINI – di Gérard Rossé. L’articolo, che costituisce la prima parte di uno studio composto di quattro parti, si sviluppa dalla considerazione che l’autentica mistica cristiana, anche se può fruire di luci straordinarie, non si discosta dalla fede, ma è questa medesima fede vissuta con più chiarezza e intensità. Su questo si basa lo studio comparativo tra la Lettera agli Efesini e alcuni appunti nei quali Chiara Lubich riferisce l’esperienza contemplativa da lei vissuta nel 1949; essa, sottolinea Rossé, nasce da un’esperienza di comunione, un’esperienza ecclesiale: Chiara vive personalmente la realtà della Chiesa nella sua identità profonda di Corpo di Cristo, realtà che trova il proprio termine nella partecipazione alla vita trinitaria di Dio, attraverso l’inserimento nel rapporto stesso del Figlio col Padre. Lo studio comparativo appare tanto più appropriato poiché l’argomento principale della lettera agli Efesini è proprio la Chiesa nella sua identità e vocazione all’unità.
Saggi e ricerche
PSICOLOGIA E COMUNIONE. PRESENTAZIONE INTRODUTTIVA – di Simonetta Magari. IL SENSO DI SÉ, L’INCONTRO CON L’ALTRO E L’ACCETTAZIONE DEL LIMITE – di Simonetta Magari e Pietro Andrea Cavaleri – Oggi il centro di gravità della psicologia si è spostato dall’intrapsichico all’intersoggettivo. L’intersoggettività si rivela fondamentale per comprendere la vita psichica; tuttavia, la reciprocità su cui si fonda la matrice intersoggettiva della mente non costituisce un orizzonte ultimo, sufficiente a contenere la complessità dell’individuo. La sfida che attende oggi la psicologia consiste non solo nel cogliere e teorizzare la reciprocità da cui nasce l’intersoggettività, la lettura della mente e il riconoscimento dell’altro; ma anche quella forma di reciprocità ancora del tutto inesplorata che rende possibile la comunione fra gli individui e che si radica sul dono di sé, sulla gratuità. Gli autori ritengono che aprendosi al confronto con questa nuova forma di reciprocità, la psicologia può trovare una sponda di riferimento non trascurabile nella spiritualità espressa da Chiara Lubich. L’AUTOREALIZZAZIONE NELLA SOCIETÀ POSTMODERNA – di Pietro Andrea Cavaleri – Cosa si intende oggi per autorealizzazione? La piena realizzazione delle potenzialità di cui ciascuno è dotato? O, piuttosto, un realizzarsi “da sé”, cioè una realizzazione di sé solitaria, senza la compagnia dell’altro? Nel confrontarsi con questi interrogativi, l’autore propone il concetto di realizzazione individuale quale categoria del pensiero moderno. Viene, poi, presa in considerazione l’istanza dell’autorealizzazione alla luce della psicologia del novecento. Dopo aver descritto i “nuovi sintomi” del disagio mentale, l’autore ribadisce come la ricerca psicologica confermi l’impossibilità per l’individuo di realizzarsi senza l’altro. I nuovi orientamenti della psicologia evidenziano come non soltanto la relazionalità in quanto tale, ma soprattutto la relazione di reciprocità sia all’origine della mente umana, costituisca il fondamento della salute psichica e la condizione indispensabile per il pieno realizzarsi della personalità individuale. FAMIGLIA PICCOLA CHIESA. IL CONTRIBUTO DI IGINO GIORDANI ALLA TEOLOGIA MORALE – di Colomba In Hye Kim – Questa ricerca vorrebbe indagare su una dimensione poco esplorata di un personaggio davvero poliedrico, Igino Giordani (1894-1980), che porta alla luce il valore e il significato profondo del matrimonio e della famiglia cristiana, specialmente la loro dimensione teandrica. Giordani afferma che i coniugi cristiani sono chiamati alla santificazione non “nonostante” il matrimonio, ma “attraverso” il matrimonio, poiché esso è reale “partecipazione” alle nozze di Cristo con la Chiesa. Viene approfondita la sua ricca dimensione teologica della famiglia come piccola chiesa e comunità d’amore. Giordani – ora Servo di Dio – con la sua stessa vita ne è stato un luminoso “testimone” e ha svolto il ruolo di “profeta” e “precursore” del Concilio Vaticano II in questi ambiti della riflessione teologico-morale. Le ricerca attesta la scoperta di una fonte importante che ha dato un contributo per il rinnovamento in questo campo che culminerà con la grande stagione conciliare: la teologa Maria Schlüter Hermkes (1889-1971).
Per il dialogo
INDUISMO FRA ARIANIZZAZIONE, SANSKRITIZZAZIONE E DEBRAHMANIZZAZIONE – di Roberto Catalano – Il presente studio intende proporre una lettura dell’induismo alla luce di un duplice processo. Da un lato, si vuole evidenziare il fenomeno della sanskritizzazione (chiamato anche brahmanizzazione), che caratterizza da millenni quel particolare filone religioso oggi comunemente definito induismo. Tale processo si è diversificato lungo i secoli assicurando a tali espressioni religiose una longevità unica nella storia del genere umano ed una capacità, altrettanto particolare, di sopravvivere a flussi e riflussi storici, a incontri-scontri con altre civiltà ed espressioni religiose. Al contempo si cerca di rileggere tale fenomeno dalla prospettiva data dal tentativo di de-brahmanizzare il fenomeno indù. Si tratta di studi piuttosto recenti che danno, o cercano di dare, una nuova lettura dei meccanismi interni di sanskritizzazione, alla luce di altri grandi movimenti sia di pensiero che di fede: il buddhismo, l’islam, il movimento bhakti ecc.
Spazio letterario
RICHIAMI DI CHIARA – di Claudio Guerrieri – «Nuova Umanità» continua nelle sue pagine l’apertura di spazio dedicato alla produzione letteraria.
Libri
GESÙ ABBANDONATO: LA VIA “POSSIBILE”: IN DIALOGO CON VINCENZO VITIELLO – Piero Coda – Analisi delle recenti opere di Vincenzo Vitiello: Ripensare il Cristianesimo. De Europa e Oblio e memoria del Sacro. LE “POESIE ULTIME” DI MARIO LUZI – Carla Pagliarulo introduce la recente raccolta postuma Lasciami, non trattenermi del poeta fiorentino. XXXI, Maggio-Giugno 2009/3, n. 183
Mag 31, 2009 | Parola di Vita
Immagini un tralcio staccato dalla vite? Non ha futuro, non ha più alcuna speranza, non ha fecondità e non gli resta che seccare ed essere bruciato. Pensa a quale morte spirituale sei destinato, come cristiano, se non rimani unito a Cristo. Fa spavento!
E’ la sterilità completa, anche se sgobbi da mattina a sera, anche se credi di essere utile all’umanità, anche se gli amici ti applaudono, anche se i beni terrestri crescono, anche se fai sacrifici notevoli.
Tutto questo avrà un senso per te sulla terra, ma non ha nessun significato per Cristo e per l’eternità. Ed è quella la vita che più importa.
“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”.
Come puoi tu rimanere in Cristo e Cristo rimanere in te? Come essere tralcio verde e rigoglioso che fa corpo con la vite? Occorre anzitutto che tu creda in Cristo. Ma ciò non basta. La tua fede deve influire sulla dimensione concreta della vita. Devi cioè vivere conforme a questa fede, mettendo in pratica le parole di Gesù.
Così non puoi trascurare quei mezzi divini, che Cristo t’ha lasciato, mediante in quali ottieni o riacquisti l’unità eventualmente spezzata con lui. E ancora Cristo non ti sentirà ben saldo in lui, se non ti sforzerai d’essere inserito nella tua comunità ecclesiale, nella tua Chiesa locale.
“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”.
“Chi rimane in me ed io in lui”. Vedi come Cristo parla di un’unità tua con lui, ma anche di un’unità sua con te? Se tu sei unito a lui, lui è in te, è presente nell’intimo del tuo cuore.
E nasce da questo un rapporto e un colloquio d’amore reciproco, una collaborazione fra Gesù e te, discepolo suo. Ed ecco la conseguenza: far molto frutto, esattamente come un tralcio ben unito alla vite dona grappoli saporosi.
“Molto frutto” significa che sarai dotato di una vera fecondità apostolica, e cioè della capacità di aprire gli occhi di molti alle parole uniche, rivoluzionarie di Cristo e sarai in grado di dare ad essi la forza di seguirle.
“Molto frutto” significa ancora che saprai suscitare, o anche edificare, opere piccole o grandi per sollevare i più vari bisogni del mondo secondo i carismi che Dio ti ha dato.
“Molto frutto” significa “molto”, non “poco”. E ciò può voler dire che saprai portare nell’umanità che ti circonda una corrente di bontà, di comunione, di amore reciproco.
“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”.
Ma “molto frutto” non significa solo il bene spirituale e materiale degli altri, ma anche il tuo.
Anche il crescere interiormente, anche il santificarti personalmente dipende dalla tua unione con Cristo.
Santificarti. Forse questa parola, coi tempi che corrono, ti sembrerà un anacronismo, un’inutilità, o un’utopia.
Non è così. I tempi presenti se ne vanno e con essi le vedute parziali, errate, contingenti. Resta la verità. Duemila anni fa Paolo, l’Apostolo, diceva chiaramente che è volontà di Dio per tutti i cristiani la santificazione. Teresa d’Avila, dottore della Chiesa, è certa che chiunque, anche preso dalla strada, può arrivare alla più alta contemplazione. Il Concilio Vaticano II dice che tutto il popolo di Dio è chiamato alla santità.
Queste sono voci sicure.
Perciò vedi di raccogliere nella tua vita anche il “molto frutto” della santificazione che sarà possibile solo se sei unito a Cristo.
“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”.
Hai osservato come Gesù non domandi direttamente il frutto, ma lo veda come conseguenza del “rimanere” uniti a lui?
Può essere che anche tu cada nell’errore in cui molti cristiani si trovano: attivismo, attivismo, opere, opere per il bene degli altri, senza aver tempo di considerare se sono in tutto e per tutto uniti a Cristo.
E’ un errore: si crede di portar frutto, ma non è quello che Cristo in te, Cristo con te potrebbe portare.
Per portare il frutto durevole, che ha il timbro divino, occorre rimanere uniti a Cristo, e quanto più rimarrai unito a Cristo tanto più frutto porterai.
Inoltre questo verbo usato da Gesù, “rimanere”, dà l’idea non tanto di momenti in cui si porta frutto, ma di uno stato permanente di fecondità.
Infatti, se tu conosci persone che vivono così, vedrai che esse, magari con un semplice sorriso, con una parola, con l’usuale comportamento quotidiano, col loro atteggiamento di fronte alle varie situazioni della vita, toccano i cuori fino, a volte, a far loro ritrovare Dio.
Dei santi è stato così. Ma non dobbiamo scoraggiarci nemmeno noi. Anche i comuni cristiani possono portare frutto. Senti.
Tu sai che il mondo studentesco oggi è per lo più politicizzato e lascia poco spazio a coloro che vorrebbero rendersi utili all’umanità partendo da altri moventi.
Siamo in Portogallo. Maria do Socorro, finito il liceo, è entrata all’università. L’ambiente è difficile. Molti suoi compagni lottano, seguendo la propria ideologia, e ciascuno vuole trascinare dietro a sé gli studenti che ancora non si pronunciano.
Maria sa bene qual è la sua via, anche se non è facile spiegarla: seguire Gesù e rimanere unita a lui. E’ qualificata amorfa, senza ideali dai suoi compagni, che non conoscono nulla delle sue idee. Qualche volta ha provato il rispetto umano, soprattutto entrando in chiesa. Ma lei continua ad andarci, perché sente che deve rimanere unita a Gesù.
Si avvicina Natale. Maria si accorge che c’è tra loro chi non può andare a casa, perché abita troppo lontano, e propone agli altri compagni di fare insieme un regalo a quelli che non partono. Con sua grande sorpresa tutti accettano, subito.
Più tardi ci sono le elezioni e, altra grande meraviglia, proprio lei viene eletta rappresentante del suo corso. Ma lo stupore è più forte ancora quando si sente dire: “E’ logico che sia stata eletta tu; perché sei l’unica che ha una linea precisa, che sa cosa vuole e come fare per realizzarla”. Ora, alcuni si sono interessati al suo ideale e vogliono vivere come lei.
Un buon frutto della perseveranza di Maria do Socorro nel rimanere unita a Gesù.
Chiara Lubich
Mag 18, 2009 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Il mio Paese è da poco uscito da una guerra che è durata molti anni. Ora la situazione politica è stabile, c’è un grande sviluppo, e la vita è tornata alla normalità. Ma non per tutti. Da qualche tempo alcuni ragazzi, rimasti senza famiglia, si radunavano vicino alla chiesa per chiedere l’elemosina. Ormai era un punto di ritrovo, dormivano e vivevano li. Col tempo si sono create situazioni sempre più difficili, furti, litigi fra loro, giro di droga, ed era diventato pericoloso girare la sera. Il sacerdote aveva parlato con loro per cercare una soluzione, ma alcuni erano molto ribelli e rifiutavano qualunque rapporto. Con altri giovani ci siamo chiesti cosa potevamo fare: abbiamo deciso di provare a conoscerli. Ci siamo presentati, e ogni volta che andavamo a messa ci fermavamo a salutarli. Pian piano si è creato un rapporto con alcuni di loro ed è venuta l’idea di fare qualcosa insieme. Abbiamo così organizzato una partita di calcio. Abbiamo cercato il campo e siamo riusciti ad avere in regalo bellissime divise per tutte e due le squadre. Nel giorno stabilito siamo andati sul campo, portando una merenda con bibite, sandwich, torte e panini. E’ stato un momento molto forte, l’amicizia è cresciuta tantissimo. La festa più grande è stata la loro vittoria! Da allora abbiamo cominciato ad invitarli ai nostri incontri. La loro risposta ha superato ogni aspettativa. Il rapporto che è nato ha riacceso in loro una nuova speranza, il desiderio di parlare con il sacerdote per trovare un lavoro (e tanti lo hanno trovato) e reinserirsi nella vita normale. Ci siamo accorti che la cosa più importante non è dare soldi, ma più attenzione. Dovevamo dare il nostro tempo, il nostro affetto, l’amicizia e i frutti di questo amore sono stati molto più grandi. (T. P. – Angola) (altro…)
Mag 12, 2009 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
Editoriali
Italia, Malta e quella barca di Flavia Cerino Terremoto, tra gli sfollati di Gino Mecca Benedetto XVI in Terra Santa di Roberto Catalano
Primo piano
Televisione Grande fratello e dintorni di Aurelio Molè Nel giro di pochi giorni si sono conclusi popolari programmi quali il “reality”, “X Factor”. Proviamo a tracciare un primo bilancio.
Uomini e vicende
Prospettive La corsa dell’economia di Alberto Ferrucci Tassare le operazioni speculative, ristabilire regole e verifiche, tenere sotto controllo l’inflazione per salvaguardare i ceti medio-bassi. Da Assisi …a Roma Francesco, 800 anni dopo di Aurora Nicosia Per la prima volta insieme da tutto il mondo le famiglie francescane. Sulla tomba del santo la riscoperta della forza travolgente del Vangelo. Personaggi Valentino nella maturità di Paolo Lòriga Alla caccia del nono mondiale per festeggiare i 30 anni. Ma con un desiderio: mettere su famiglia e avere figli. Vita matrimoniale I silenzi di lui, le parole di lei A cura di Giulio Meazzini Dallo scontro al ricominciare insieme, all’impegno per gli altri. Una famiglia italo-argentina racconta la sua storia, simile a quella di tante altre coppie. Istituto universitario Sophia Profili di vita di Gianni Abba Nuove generazioni: due studenti (dirigenti di domani?) con esigenze forti, che non si adeguano passivamente alla cultura imposta. Mese di maggio La Protagonista dell’Opera di Oreste Paliotti A colloquio con uno tra i maggiori esperti di apparizioni mariane, padre Angelo Maria Tentori.
Dal vivo
Sul cammino dell’unità Non potevamo immaginare… di Mariele e Pino Quartana Storia di una famiglia – quella dei Crepaz – aperta sul mondo. Un libro ne racconta la vicenda. Impariamo dai bambini Ma tu ci vedi! di Raffaele Alterio Un prete napoletano non vedente e i suoi piccoli amici. Percorsi Comprata per sempre di Tanino Minuta «Calcolai se c’era tempo di correre a procurarmi la carne. Diana non doveva scoprire la “trappola”». Metamorfosi di una collega difficile.
Cultura
Dibattiti Laicità alla francese di Catherine Belzung Coesistenza pacifica tra credenti e no, con sporadici sussulti di scontro accentuati dai media. Il contributo dei gruppi di dialogo. Studi e ricerche Trent’anni di Nuova Umanità di Giulio Meazzini La rivista, aperta a tutte le discipline, esprime la cultura del Movimento dei focolari nella sua unità. Intervista al direttore.
Natura Cantico o meccanismo? di Giovanni Casoli Dalla contemplazione di san Francesco alla nausea di Sartre: la parabola dell’uomo, incapace di gratitudine.
Come eravamo La Merica di Silvano Gianti Corsi e ricorsi storici: nuovi “ospiti” arrivano sulle nostre coste e torna alla memoria un passato di emigrazione.
Apr 30, 2009 | Parola di Vita
Edith, cieca dalla nascita, vive con altre non vedenti in un istituto dove il cappellano, paralizzato alle gambe, non può più celebrare la Messa. Per questo motivo si vuole togliere Gesù Eucaristia dalla casa. Edith ricorre al vescovo perché lo lasci quale unica luce alla loro tenebra. Ottiene il permesso e con questo anche quello di distribuire lei stessa la Comunione al cappellano e alle compagne.
Desiderosa di rendersi utile, Edith ha ottenuto anche di disporre di una radio libera per varie ore. Se ne serve per offrire ciò che di meglio ha: consigli, pensieri validi, chiarimenti morali, per sostenere con la sua esperienza coloro che soffrono. Edith… e potrei narrarti altre cose di lei. Ed è cieca e la sofferenza l’ha illuminata.
Ma quanti altri esempi avrei da narrarti! Il bene c’è e non fa rumore. Edith vive praticamente da cristiana: sa che ognuno di noi ha ricevuto dei doni e li mette al servizio degli altri.
Sì, perché per “dono” (o “carisma” come si suol dire dal greco) non s’intendono soltanto quelle grazie di cui Dio arricchisce coloro che debbono governare la Chiesa. E nemmeno s’intendono soltanto quei doni straordinari che egli si riserva di mandare direttamente a qualche fedele, per il bene di tutti, quando pensa che occorra nella Chiesa rimediare a situazioni eccezionali, o a pericoli gravi, per i quali non bastano le istituzioni ecclesiastiche. Questi possono essere la sapienza, la scienza, il dono dei miracoli, il parlare le lingue, il carisma di suscitare una nuova spiritualità nella Chiesa ed altri ancora.
Per doni, o carismi, non s’intendono solo questi, ma anche altri più semplici che possiedono molte persone e si notano per il bene che producono. Lo Spirito Santo lavora.
Inoltre si possono chiamare doni o carismi anche i talenti naturali. Ognuno quindi ne è dotato. Anche tu.
E che uso devi farne? Pensare come farli fruttare. Essi ti sono dati non solamente per te, ma proprio per il bene di tutti.
“Usate bene i vari doni di Dio: ciascuno metta a servizio degli altri la grazia particolare che ha ricevuto”.
La varietà dei doni è immensa. Ognuno ha il suo e ha quindi nella comunità la sua specifica funzione.
Ma dimmi un po’: qual è il tuo caso? Hai qualche diploma? Non hai mai pensato di mettere a disposizione qualche ora della settimana per insegnare a chi non sa, o non ha i mezzi per studiare?
Hai un cuore particolarmente generoso? Non hai mai pensato di mobilitare delle forze ancora sane in favore di gente povera ed emarginata, e rimettere così nel cuore di molti il senso della dignità dell’uomo? […]
Hai doti particolari per confortare? Oppure per tenere la casa, per cucinare, per confezionare con poco abbigliamenti utili o per lavori manuali? Guardati attorno e vedi chi ha bisogno di te.
Provo dolore quando vedo che c’è gente che cerca e insegna come riempire il tempo libero. Non abbiamo, noi cristiani, tempo libero, finché ci sarà sulla terra un ammalato, un affamato, un carcerato, un ignorante, un dubbioso, uno triste, un drogato, […] un orfano, una vedova…
E la preghiera non ti sembra un dono formidabile da utilizzare, dato che in ogni momento puoi rivolgerti a Dio presente dappertutto? […]
“Usate bene i vari doni di Dio: ciascuno metta a servizio degli altri la grazia particolare che ha ricevuto”.
Immagini la Chiesa in cui tutti i cristiani, dai bambini agli adulti, fanno quanto possono per mettere a disposizione degli altri i loro doni?
L’amore scambievole acquisterebbe tale consistenza, tale ampiezza e rilievo che […] potrebbero riconoscere da questo i discepoli di Cristo. […]
E allora, se il risultato è tale, perché non fare tutta la tua parte per conseguirlo?
Chiara Lubich
Parola di vita, gennaio 1979, pubblicata per intero in Essere la Tua Parola. Chiara Lubich e cristiani di tutto il mondo, vol. I, Roma 1980, p.157-159.
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Apr 23, 2009 | Focolari nel Mondo
Molto più della solidarietà
«Nella polvere dell’Aquila si è respirata tanta umanità” – ci racconta Umberto, volontario del Soccorso alpino e speleologico impegnato nei soccorsi tra le macerie. “Erano crollati pregiudizi, presunzione, arroganza e sembrava fosse rimasta solo la “purezza” dell’uomo, come fossimo stati appena creati. C’era molto più della solidarietà: l’umanità di tutti era emersa nella sua splendida grandezza».
Un’esperienza che cambia
Marta, diciannovenne studentessa di ingegneria edile all’università aquilana, non sa trattenere la commozione: «È un’esperienza che cambia. Solo Dio resta. Lo sapevo, ci credevo, ma adesso l’ho sperimentato. Cosa è servito programmare la vita? Vivo adesso un giorno alla volta, anzi, un attimo alla volta». Domenica 5 aprile la scossa di poco prima delle 23.00 è accompagnata da un boato. Marta si prende un grande spavento. Con le colleghe non sa cosa fare, anche se la casa in affitto, costruita negli anni Novanta, sembrava sicura. Telefonano ai rispettivi genitori. Sembra che avessero concordato la risposta: non preoccupatevi, non è il caso di esagerare, pensate piuttosto a studiare. Chissà quanti rimorsi, anche se le figlie sono riuscite a salvarsi. Chiara, 24 anni, corso di odontoiatria, ricorda bene la scossa delle 22,45. Era al telefono con Lisa: che spavento! Le altre studentesse delle rispettive abitazioni avevano già lasciato L’Aquila. Sole in due case. Decidono di dormire insieme. «Vengo da te? Vieni da me?». Meno male che Chiara andò dall’amica. La sua casa era situata in una delle aree più disastrate.
Ricostruire. Anche dentro
Un’altra ricostruzione non va dimenticata. Quella delle numerosissime persone traumatizzate dal sisma. Le crisi di panico, lo stato d’ansia e d’insicurezza, la difficoltà a gestire la quotidianità e a progettare sono accompagnate spesso da insonnia e mancanza di reattività. I sintomi del trauma dureranno mesi, quando non resteranno permanenti. «Saperli gestire – ci spiega Giuseppe Riccio, neurologo, dirigente di psichiatria della Asl di Teramo, che opera con gli sfollati – è comunque possibile, ma non basta il supporto della psicoterapia e delle medicine. Servono contesti ricchi di relazioni. Allora, i danni del trauma possono diventare reversibili». In questa cruciale ricostruzione interiore, la generosità e il calore umano di gruppi, movimenti e associazioni possono fare molto. Come già si sta vedendo mentre ancora la terra trema. Le testimonianze sono pubblicate su Città Nuova n. 8 del 25.04.2009 (altro…)
Apr 21, 2009 | Centro internazionale
Pubblichiamo alcuni stralci di un intervento di Nedo Pozzi sulla figura di “Giordani comunicatore”, tenuto il 18 aprile, giorno del 29° anniversario della nascita al Cielo di “Foco”, nel corso del recente convegno di NetOne Italia. Ventinove anni fa Igino Giordani, da Chiara e da tutti noi chiamato Foco, lasciava questa terra. Per Giordani, una delle figure più rappresentative del Novecento italiano, al culmine della fama e di una frenetica attività, avviene l’evento che avvia la sua vita verso un’esperienza spirituale nuova e totalmente coinvolgente. E’ l’incontro con Chiara Lubich, nel settembre 1948. Con lei inizia un sodalizio spirituale singolare per umiltà, trasparenza, unità. Dirà più tardi: “Tutti i miei studi, i miei ideali, le vicende stesse della mia vita mi apparivano diretti a questa meta… Potrei dire che prima avevo cercato; ora ho trovato”. E fu proprio da quell’incontro tra Chiara e Giordani del 1948 che iniziò a fiorire un rinnovamento radicale del vivere, del pensare, dell’interagire sociale in tutti i sensi, anche in quello politico, anche in quello mediatico. Giordani è un personaggio estremamente poliedrico, ma oggi lo guardiamo soprattutto come comunicatore a servizio di un grande ideale: l’umanità come famiglia. Il suo impegno come uomo dei media è impressionante: 4000 articoli su 49 organi di stampa italiani e di altri paesi, fondatore di varie testate, direttore di due quotidiani e di 10 periodici, autore di oltre 100 libri (una media di quasi due all’anno) per un totale di 26000 pagine, tradotte nelle principali lingue, senza contare i saggi, gli opuscoli, le lettere, i discorsi. Per un trentennio è rimasto nel vivo del fermento politico e culturale, nazionale e internazionale, accendendo luci profetiche sugli avvenimenti spesso drammatici del XX secolo. Oltre alla penna, di scrittore di razza, la sua dote mediatica più coinvolgente era la parola, il dono di una conversazione che attraverso la bellezza e la proprietà dell’eloquio e una sottile ironia veicolava idee controcorrente, di insolita altezza. Ed ecco qualche pensiero di questo artista della parola, questo politico “ingenuo” e “troppo cristiano”. Qualche perla scelta dai suoi scritti sulla comunicazione: “Se per l’uomo essere è pensare, vivere è comunicare.” “Il comunicatore è chiamato ad illuminare, non oscurare. …Dovrebbe rinnovarsi ogni giorno, rifornirsi d’idee ogni momento. … Il comunicatore può non avere un soldo in tasca, ma se ha un’idea in testa, una fiamma in cuore, vale sul mercato più d’un finanziatore.” “L’amore è tutto; senza l’amore tutto è niente: la comunicazione può e deve alimentare questa verità che è il solo cemento sociale durevole, prima che la paura, madre dell’atomica, abbia il sopravvento.” “Il comunicatore è il più diretto costruttore di una città nuova.” “L’umanità si svena sempre per le stesse ragioni… Per esempio dice: ‘Si vis pacem, para bellum’. Ma per noi la verità è altra. Se vuoi la pace prepara la pace. Se prepari la guerra, i fucili ad un certo momento spareranno da soli… Se vogliamo arrivare alla pace, dobbiamo cominciare a costruirla tra di noi… perché la pace comincia veramente da ciascuno di noi.” E queste stesse parole le ha pronunciate in parlamento il 21 dicembre 1950. E per finire, cosa direbbe oggi Giordani se gli chiedessimo cosa dobbiamo praticamente fare? “Aprire il cuore come una conchiglia a raccogliere la voce dell’umanità e mettere a circolare l’amore e la ricchezza – il bene e i beni – sopprimendo gli sbarramenti di razza e di classe, le dogane dello spirito, i pedaggi della felicità… Vedere nell’uomo, chiunque esso sia, un fratello…” E’ una proposta ed un invito che risale al 1961 ma che sento sempre attualissimo, e che mi interroga ogni mattina, ogni volta che incontro qualcuno o che mi siedo al computer per fare il mio… e il suo mestiere. Nedo Pozzi (altro…)
Apr 20, 2009 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
Primo piano
Ricominciare assieme a loro di Paolo Lòriga La terra trema ancora, mentre si va normalizzando la vita nelle tendopoli. Iniziati gli accertamenti delle responsabilità per i crolli. Gli sfollati chiedono impegni precisi e regole chiare per la ricostruzione. (leggi tutto l’articolo…
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Il Punto
Un piccolo grande-eroe sul set dell’Aquila di Michele Zanzucchi
Editoriali
Libertà religiosa e reciprocità di Vincenzo Buonomo Pericolosa posta elettronica di Luigino Bruni Biodiversità culturale di Fabio Ciardi
Uomini e vicende
Multilaterali e felici di esserlo di Giovanni Romano L’amministrazione Obama sta introducendo nell’agone politico mondiale un tono più dialogante e fattivo. Che deve passare ai fatti concreti. Ritorno in Calabria. Quel lungo abbraccio a Mariella di Oreste Paliotti Significativi riconoscimenti per Maria Voce, l’erede di Chiara Lubich, nella recente visita alla sua terra d’origine. Chiara e la politica A cura di Pietro Parmense Riportiamo una lettera di Dario Franceschini, segretario del . Pdl, «moralità del fare» di Iole Mucciconi Questa, secondo Berlusconi, la fisionomia della nuova compagine, il Popolo della libertà. Una pluralità di formazioni per il più grande partito italiano. Personaggi. La ricetta della Bianchetti di Aurelio Molè Dopo anni di gavetta, la conduttrice di “Domenica In” è uno dei volti più noti della televisione. Ci confessa i suoi segreti. Comunicazione e ambiente. Rifiuti amici di Maria Flora Mangano Ragionando con calma sullo smaltimento, prima della prossima emergenza, si possono scoprire soluzioni innovative ed efficaci.
Dal vivo
Fuori dal tunnel. Volati in cielo di Francesca Copelli Quando una madre perde il figlio di ventidue anni. Percorsi. Lasciati raggiungere! di Tanino Minuta Un barbone, il Danubio, un sogno… Ciascuno ha il suo sentiero per incontrare Dio.
Cultura
Tra genetica ed eugenetica. Staminali, speranze e timori di Giulio Meazzini Dai laboratori alla sperimentazione sull’uomo, dalla politica all’impatto sul nostro futuro. Intervista a Dallapiccola. Lev Tolstoj. Il senso della vita di Enzo Giorgi Tra scienza e fede, un piccolo libro del grande scrittore e filosofo russo anticipa sensibilità e domande di oggi. Lino Zanussi. Lavatrici DOCG di Michele Genisio Il paròn che bloccò l’emigrazione dalla propria terra, creando una realtà industriale di primo livello in Italia ed Europa. Controcorrente. Aziende, lavoro, persone di Silvano Gianti In tempi di crisi globale, l’attenzione non solo al bilancio, ma anche alle persone, paga. Il “caso Tassano”.