Movimento dei Focolari
«Noi con gli altri»: a scuola di solidarietà

«Noi con gli altri»: a scuola di solidarietà

Un progetto di solidarietà – Nell’ambito della campagna umanitaria “Il cuore si scioglie”, lanciata dalla Unicoop, catena di supermercati italiani, è partito il progetto “Noi con gli altri”. Obiettivo: sensibilizzare gli studenti delle scuole superiori toscane al tema della condivisione, coinvolgendoli in prima persona in esperienze di solidarietà in zone disagiate. Tra le varie aree di intervento è stato scelto anche il Camerun (Africa), dove a Fontem il Movimento dei Focolari è presente da oltre 40 anni. In collaborazione con i Focolari della Toscana e di Fontem, sono stati avviati anche alcuni interventi a favore della tribù dei Mundani. In viaggio – Dal 14 al 24 febbraio, un gruppo di 20 persone coinvolte nel progetto si è recato a Fontem. Fra loro: Claudio Vanni, dirigente Unicoop, Massimo Toschi, assessore alla Regione Toscana, Piero Taiti, direttore sanitario dell’ospedale di Prato, e 7 studenti dell’Istituto Tecnico “Dagomari” di Prato, vicino Firenze, accompagnati da una insegnante. Strutture in continuo sviluppo – Ha suscitato grande interesse la visita al nuovo reparto per le malattie infettive dell’ospedale di Fontem, e al nuovo campo di pallavolo del College. Ma la meta dei giovani visitatori italiani era il villaggio di Besalì, nella regione dei Mundani, tribù di 8.000 persone. Avventuroso il viaggio per raggiungerlo: 58 km di pista in piena foresta, parecchi corsi d’acqua da attraversare su ponti di fortuna o a guado, dato che si era ancora nella stagione secca. Ma alla fine la fatica ed il disagio sono stati cancellati dalla calda accoglienza del Fon, il capo tribù, dei dignitari e di tutta la popolazione del villaggio in festa. Perché proprio Besalì? Per rispondere ad una richiesta di aiuto per i tanti ragazzi che non hanno la possibilità di andare a scuola. La Unicoop ha accettato la proposta di inserire tra i suoi progetti umanitari anche la scuola di Besalì. I dirigenti di Unicoop si erano già mostrati in passato molto interessati all’esperienza di Fontem, offrendo volentieri la loro collaborazione per completare l’installazione del sistema elettrico nel nuovo reparto per le malattie infettive. Ora è stata avviata la costruzione della scuola elementare a Besalì, dove il Fon ed alcuni dignitari del villaggio hanno offerto il terreno. I lavori, portati avanti in mezzo a tante difficoltà logistiche, sono ormai nella fase conclusiva. (altro…)

Il coraggio dell’educazione

Nel momento difficile che passa attualmente il mondo della scuola, l’Ufficio Scolastico Provinciale di Firenze, e l’Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Firenze promuovono la presentazione di Albertina Violi Zirondoli per mettere in evidenza questa educatrice di Carpi (Mo), che con il suo “metodo educativo” ha precorso i tempi e molte riforme proposte più tardi da pedagogisti europei ed americani. L’incontro, titolato “Il coraggio dell’educazione”, che si svolgerà a Firenze, mercoledì 18 aprile 2007, al Palagio di Parte Guelfa – Piazza della Parte Guelfa, verrà aperto da interventi del Dirigrnte dell’Ufficio scolastico Provinciale di Firenze, Dott.ssa Rosa De Pasquale, e dell’Assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Firenze, Prof.ssa Daniela Lastri. Seguiranno interventi del Prof. Michele De Beni dell’Università di Verona, della dott.ssa Irene Gualco, autrice di una tesi di laurea su Albertina e due testimonianze. L’incontro sarà intervallato da momenti musicali di cantautori che hanno conosciuto Albertina Violi Zirondoli e che per Lei hanno composto canzoni e poesie. Questa iniziativa è in collaborazione con l’Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC), il Centro Italiano Femminile (CIF) e “Edu – Educazione e unità” del Movimento dei Focolari, alla cui spiritualità si è ispirata la vita di Albertina. Albertina Violi Zirondoli (Carpi, 1° luglio 1901 – Roma, 18 luglio 1972), maestra elementare nelle scuole di Carpi e dintorni, è figura di laica e donna. Nel dopoguerra lavorò molto per i ragazzi e per l’emancipazione delle giovani donne che passavano da un lavoro agricolo a quello industriale, aiutandole ad ottenere la licenza elementare o un diploma, e procurando loro, oltre alla formazione, nuove opportunità di occupazione. Prima presidente locale del Centro Italiano Femminile, organizzò doposcuola per bambini e ragazze, scuole per maestre d’asilo e vigilatrici di colonie estive in montagna o al mare, corsi di economia domestica e di educazione sociale e politica. L’esperienza educativa di Albertina Violi Zirondoli è radicata nel Vangelo vissuto. Di lei è in corso il processo di beatificazione diocesano promosso dal vescovo di Fiesole, che si chiuderà il prossimo 8 maggio. (altro…)

«Noi con gli altri»: a scuola di solidarietà

Cina – Europa: «Una nuova via della seta»

E’ l’ora della Cina – Europa e Cina si stanno avvicinando in un processo sempre più accelerato. Obiettivo del seminario aperto ai giornalisti è offrire un luogo d’incontro tra questi due universi. La categoria dell’interdipendenza, da cui muovono i lavori del seminario, vuole far conoscere soprattutto quegli aspetti che favoriscono l’incontro autentico tra popoli e culture e superare disinformazione, difficoltà di comunicazione, stereotipi banali e pre-comprensioni ingiustificate. L’iniziativa si inserisce nel quadro delle “Giornate dell’interdipendenza – persone, popoli, stati per un mondo più unito”. L’edizione 2006 aveva affrontato il rapporto tra occidente e mondo islamico. Molte le questioni in dibattito: sviluppo degli ordinamenti legislativi, arte e tradizioni culturali, religioni, mass media, società civile, diritti umani, libertà di opinione, problema ecologico. Si confronteranno: studiosi e giornalisti europei che si interessano in modi diversi alla Cina, ed esponenti cinesi, protagonisti e testimoni della sua millenaria civiltà. Fra gli interrogativi – In che modo la Cina attuale riesce a tenere assieme la sua plurimillenaria tradizione e lo sforzo immane d’innovazione? Esiste uno spazio nuovo per le religioni e la vita spirituale nella Cina che transita dal comunismo al liberalismo? Conosciamo le nostre chinatown? Esistono esperienze di integrazione riuscita in Italia? Una società civile in crescita – «I segnali che provengono dalla Grande Muraglia – scrive Michele Zanzucchi in un recente reportage su Città Nuova (n.4/2007) – sono evidenti, contradditori a volte, ma sempre stimolanti. Un miliardo e trecento milioni di persone, un paese unito dal 221 a.C., una nazione dall’incredibile potenza economica e sociale, con 55 etnie diverse. Proprio nel momento del massimo sviluppo economico, cresce la richiesta interna di democrazia e di rispetto dei diritti umani. E ciò avviene non attraverso la politica, ma grazie a quella società civile che cresce impetuosamente. Forse bisogna guardare a questo mondo con più attenzione per capire dove va la Cina». (altro…)

"Sperare contro ogni speranza"

  Chiara M. nel suo diario di alcuni anni fa annota: “Annaspo in questo buio doloroso, solitario e di lacrime d’anima, un urlo silenzioso che oltrepassa sconfinate galassie, rivolte lassù in un eco senza fine. Ma dove sei? Perché non parli? Che stai facendo mentre urlo il mio dolore, la mia impotenza, la mia solitudine? Stringi i denti, mi dicevo e credi, nonostante tutto. Credi al di là dell’incredibile, dell’impossibile, perdere tutto. Nulla, non deve restare nulla. Sentivo la mia anima piangere. Non mi è rimasto nulla, ma è un nulla riempito dal tutto, solo Dio”. Finiti gli studi, ho iniziato a lavorare nell’ospedale della mia città a Trento, nel nord Italia, come infermiera professionale. E mi piaceva tutto: viaggiare, suonare la chitarra, fotografare, leggere, studiare lingue, conoscere popoli e culture diverse, arrampicarmi in montagna, o contemplare il mare, cantare intorno a un fuoco di bivacco, oppure incantarmi davanti ai giochi di luce che fa il sole attraverso le foglie di un bosco. Poi avevo programmato di andare a Fontem, nel Camerun, la cittadella internazionale dei Focolari in quel Paese, per arricchirmi, perché avevo questo bagaglio culturale e umano appunto da ampliare. Solo che non avevo fatto i conti con l’imprevisto. A causa di un farmaco, ho avuto una reazione violenta, inspiegabile, tanto da dover essere ricoverata immediatamente nel mio stesso reparto. E da lì è iniziato un calvario fatto di esami, ricoveri, viaggi in varie città, ospedali diversi, cure o tentativi di cure di tutti i generi, speranze, attese, delusioni, impotenza, ma soprattutto tanto, tantissimo dolore che nemmeno la morfina non è mai riuscito a eliminare. La mia demolizione fisica è iniziata lentamente e continua costantemente in uno stillicidio quotidiano. Ricordo il momento in cui ho deposto per l’ultima volta la mia chitarra nel fodero. Piangevo perché intuivo che davvero era l’ultima. Le mani mi facevano troppo male e sapevo che ogni peggioramento era senza ritorno. Un’altra volta, poi, a causa di un gravissimo errore medico, ho rischiato di perdere una gamba. E lì davvero non ce l’avrei fatta da sola. La frase di una mia amica del Movimento mi ha aiutato davvero a non annegare in una disperazione totale. “Tu sai cos’è questo dolore. Lo portiamo insieme; ma se tu non ce la fai, non preoccuparti, lo portiamo noi per te”. E lì la realtà che io avevo sul mio corpo non è che cambiava, però io avvertivo dentro la forza dell’unità tra noi. Ci sono stati dei momenti  in cui è stato tremendo dire di sì a Dio. Sì a perdere il lavoro che amavo moltissimo, sì a trovarmi definitivamente su questa carrozzina. Se ci pensi è da folli dirGli di sì, costantemente, tenacemente, continuamente. E’ da folli cadere nel vuoto, fidandosi unicamente di Lui, darGli carta bianca, lasciarLo agire. Eppure paradossalmente ogni caduta apparente nel vuoto, nel buio, diventa un tuffo nella luce; e il mio “socio” non finisce mai di sorprendermi. Un anno fa mi ha dato anche la possibilità di scrivere un libro dal titolo “Crudele dolcissimo amore” dove raccolgo questa esperienza. E ogni giorno ricevo e-mail, lettere di persone che si aprono, si confidano, e anche tornano a sperare, grazie a questo sì radicale che io dico a Lui, al mio socio. (C. M. – Italia) (altro…)

Il Movimento in Paraguay

Nel 1964 un primo gruppo di paraguaiani partecipa all’incontro estivo (la Mariapoli) del Movimento dei Focolari in Argentina, accompagnati da un sacerdote di Asunción, che aveva conosciuto il Movimento a Roma. Ritornati col cuore infuocato dall’esperienza fatta in quei giorni, da quel momento si incontrano regolarmente per comunicarsi le esperienze del Vangelo che incominciano a vivere. Nel 1968 la Mariapoli del Paraguay è stata portata avanti dagli stessi paraguaiani, con l’aiuto di chi in quegli anni aveva seguito regolarmente la comunità. Nel luglio del 1981 Chiara Lubich invia un gruppo di focolarine e si apre il primo focolare ad Asunción. Arrivano in seguito anche i focolarini, e si ha un nuovo sviluppo delle comunità sparse in tutto il Paese (in una trentina di città circa), intessendo così una rete che diventa ogni anno sempre più fitta. Nascono via, via, le varie diramazioni (famiglie, giovani, ecc.) e si sviluppano le espressioni del Movimento più impegnate nel sociale, come il Movimento Politico per l’Unità. Vivo è anche l’impegno per favorire lo sviluppo sociale del Paese. In campo economico sono sorte le prime aziende di produzione ispirate ai principi dell’Economia di comunione, con la destinazione sociale di parte degli utili.  Altri si impegnano in opere come quella che porta il nome di “San Miguel di Capiatà”: ha contribuito alla nascita di un nuovo quartiere nei pressi della capitale,  Asunción, dove vent’anni fa, erano sfollate alcune famiglie da un quartiere  degradato, permanentemente inondato. Sono poi molti i membri del Movimento che animano le comunità parrocchiali locali. Gli ultimi recenti sviluppi: il nuovo Centro Mariapoli “Madre dell’Umanità”, casa di formazione dei membri del Movimento, aperto a tutti; l’inaugurazione della sede paraguaiana dell’Editrice Ciudad Nueva, organo ufficiale del Movimento; e la “Casa per i Giovani”, nei pressi del Centro Mariapoli. (altro…)

«Noi con gli altri»: a scuola di solidarietà

Paraguay: premio “Tomas Moro 2006” a Chiara Lubich

Nell’accogliere il premio “Tomas Moro 2006” – ritirato a suo nome da Esperanza Aid e Mauro De Souza, corresponsabili del Movimento dei Focolari in Paraguay – Chiara Lubich, in un messaggio, augura all’Università un anno ricco di iniziative che, per i valori cristiani e profondamente umani da loro promossi, contribuiscano sempre più alla fraternità universale. Prima della consegna del premio è stata data lettura della motivazione: “A Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, Opera di Maria, per il suo grande impegno a favore dell’unità e dell’ecumenismo. Per il contributo del suo carisma nella proposta della cosiddetta Economia di Comunione, di fronte alle tante disuguaglianze che oggi colpiscono l’umanità. Per la costruzione della pace in un mondo unito”. Chiara è tra le personalità premiate, dall’ “Istituto Tomas Moro” della Facoltà di scienze giuridiche e diplomatiche dell’Università cattolica di Asuncion,  il 27 dicembre scorso insieme a Mons. Elio Sgreccia, Presidente della Pontificia Accademia per la vita, José Antonio Fortea, teologo spagnolo che ha visitato quest’anno il Paraguay, e la Conferenza Episcopale Paraguaiana che celebrava il suo 50° anno di vita. Il Paraguay ha una ricca storia, segnata non solo da guerre, conquiste e rivoluzioni ma, in particolare, dall’incontro, non senza dolore, della cultura aborigena guaranì con quella europea. Un paese bilingue, in cui si parla spagnolo e guaranì. Era il 1964 quando un primo gruppo di paraguaiani partecipa ad una  Mariapoli in Argentina. Oggi il Movimento dei Focolari è presente in Paraguay con persone impegnate in vari campi per il rinnovamento della società e della Chiesa, per portare semi di fraternità nei diversi ambienti, in questa terra ricca di potenzialità. Un solo esempio: la testimonianza di impegno politico di Cesar Romero. (altro…)

Rivista Nuova Umanità – N. 2/2007

SOMMARIO

Editoriale

DEUS CARITAS EST. UNA RILETTURA AD UN ANNO DI DISTANZA – di Luigino Bruni – Ad un anno di distanza dalla pubblicazione della Deus Caritas Est, si propone una rilettura della Enciclica di Benedetto XVI mettendo in luce alcune implicazioni per la vita economica e civile contenute nella prima parte della lettera. In particolare a partire dalla unitarietà e non contrapposizione delle forme dell’amore (Eros, philia e agape), si sviluppano alcune intuizioni relative ad una nuova declinazione del «principio di sussidiarietà».

Nella luce dell’ideale dell’unità

SE IL TUO OCCHIO È SEMPLICE – di Chiara Lubich – Riportiamo un commento – scritto nel novembre del 1949  – alla frase del Vangelo: «Lucerna del tuo corpo è l’occhio. Se il tuo occhio è puro, tutto il tuo corpo sarà illuminato» (Lc 11, 34). LA CONOSCENZA – di Pasquale Foresi – Quanto dice Aristotele, cioè che per comprendere la facoltà bisogna studiarne gli atti, per comprendere gli atti bisogna studiarne gli oggetti, è fondamentale anche per il problema della conoscenza dell’esistenza di Dio. E anche se su questo punto le scuole aristotelico-tomiste moderne si distinguono, la gran parte degli studiosi di filosofia realista ammette che l’intuizione profonda dell’essere è il vero principio di conoscenza. Se la dimostrazione dell’esistenza di Dio dovesse avvenire per qualche cosa di estrinseco e sopraggiunto all’atto conoscitivo confuso comune ad ogni uomo, e solo attraverso una deduzione si potesse cogliere, neanche i filosofi potrebbero in realtà pervenire a conoscere Dio con il ragionamento. Infatti i principi primi della metafisica acquistano validità proprio nella percezione confusa dell’essere creaturale. Solo nell’aver colto, come ogni uomo coglie, la realtà esistenziale collegata a Dio mistero, si trova la soluzione e la fondazione di una filosofia e di una metafisica. SPUNTI PER L’ETICA IN ALCUNI SCRITTI DI CHIARA LUBICH SU GESÙ ABBANDONATO  – di Giorgio Marchetti –  La teologia contemporanea sembra essersi rivolta con particolare attenzione all’evento pasquale: la morte in croce e la resurrezione di Gesù. Per quanto riguarda specificamente la Teologia Morale, il Concilio Vaticano II ha certamente segnato una svolta fondamentale aprendo varie prospettive. Tra queste, sempre più prende vigore quella del “cristocentrismo” che apre ad una morale filiale, per vivere come figli nel Figlio. Proprio per la teologia morale – ma anche per l’etica in generale –, può essere  allora importante rifarsi a “Gesù Abbandonato”, come viene proposto attraverso il carisma di Chiara Lubich di cui l’Autore presenta vari testi con qualche breve commento come premessa per ulteriori studi. Saggi e ricerche ONTOLOGIA TRINITARIA: DAL MISTERO DELLA RIVELAZIONE UNA SFIDA PER LA FILOSOFIA CONTEMPORANEA – di Emanuele Iezzoni – Parlare di ontologia e, addirittura, di un’ontologia che vuole lasciarsi illuminare dal dato della Rivelazione trinitaria, rappresenta, nel mondo contemporaneo, un’autentica sfida rivolta non tanto a questa o quella scuola o orientamento filosofico, bensì alla filosofia tout court, nella sua stessa costituzione globale. Muovendosi da posizioni vicine alla scuola fenomenologica heideggeriana, l’autore vuole mostrare l’originalità e l’attualità dell’ontologische Denken di Klaus Hemmerle nell’ambito della ricerca del fondamento della comprensione dell’essere e dell’agire concreto. LA DIGNITÀ DEL LAVORO IN ALCUNI SCRITTI DI IGINO GIORDANI. SULLA LINEA DEL NUOVO “COMPENDIO” – di Mauro Mantovani – L’Autore partendo da quanto affermato dal Compendio della Dottrina sociale della Chiesa [CDSC], pubblicato nel 2004, si sofferma su alcune pagine di Igino Giordani a proposito della dignità del lavoro umano particolarmente rilevanti. Esse appaiono non solo di notevole profondità ma anche di grande attualità e significatività e, pur senza particolari pretese di esaustività nel riportare i brani più importanti e conosciuti di Igino Giordani a proposito di questo tema, è davvero interessante accostare alcune sue espressioni ad alcuni nuclei tematici del CDSC che evidenziano, anticipandola, quasi una «mistica del lavoro» di grande valore profetico proprio nella prospettiva dell’elaborazione (sia teoretica che esperienziale) di un «nuovo umanesimo», «integrale e solidale». IL CORAGGIO DI ESSERE EDUCATORI OGGI – di Michele De Beni – Di fronte al disorientamento e al non-senso che serpeggia nella cultura post-moderna molti nostri educatori, famiglie e insegnanti in primo luogo, sono scoraggiati perché avvertono di non essere valorizzati e di esser lasciati soli.  C’è chi parla addirittura del tramonto dell’educazione stessa. Bisogna invece ri-dare centralità all’educazione, il tesoro vero dell’umanità, ma prima di tutto ri-pensare ad una cultura della formazione degli educatori e risvegliare una fede nell’educazione. Il peggior pericolo per l’educazione è proprio lo scoraggiamento degli adulti. Urge un più generoso investimento educativo: nelle famiglie e tra famiglie; nei curricoli scolastici; nelle relazioni tra persone e gruppi. Per questo occorre sostenere i giovani che intraprendono gli studi nel campo dell’educazione, sostenerli e valorizzarli in questa vocazione. C’è bisogno di competenza, ma anche di  passione, di candore e di semplicità, di valori e di maestri veri a cui mirare.   

Spazio letterario  

«Nuova Umanità» continua nelle sue pagine l’apertura di spazio dedicato alla produzione letteraria. IO NON CANTO – di  Stefano Redaelli.

Per il dialogo

PER IL DIALOGO CRISTIANO-BUDDISTA. INTERVISTA CON DONALD W. MITCHELL – a cura di Carlos G. Andrade – Per gentile concessione riportiamo questa intervista rilasciata alla rivista Unità e Carismi da Donald W. Mitchell, professore nel Dipartimento di Filosofia della Purdue University negli Stati Uniti, specializzato in filosofia buddista ed autore di numerose pubblicazioni sul dialogo interreligioso.

In dialogo con i contemporanei

LA MEMORIA CHE SALVA – di Oreste Paliotti – Ricordare è un’attività propriamente umana, perché elaborata dall’intelligenza sulla base dell’esperienza, e al tempo stesso aperta al mistero di Dio. Intervista al gesuita artista p. Marko Ivan Rupnik.

Libri

ECONOMIA SENZA GIOIA DI TIBOR SCITOVSKY – di Alessandra Smerilli – Il saggio Economia senza gioia, traduzione italiana di Joyless economy di Tibor Scitovsky, può essere considerato un libro originale e profetico. Sebbene non recepito favorevolmente dalla critica all’epoca (1976) in cui fu scritto, ha il doppio merito di averci donato un’analisi originale e ricca del rapporto tra reddito e felicità, basata sul confronto tra comfort e stimolazione  e di essere stato un libro fecondo, poiché ha originato molte ricerche successive. NUOVA UMANITÀ XXIX –  Marzo- Aprile  – 2007/2, n.170

«Noi con gli altri»: a scuola di solidarietà

La testimonianza di Ginetta: il Vangelo, rivoluzione sociale

 L’8 marzo scorso, nella cattedrale di Osasco (San Paolo) è stato aperto il processo di beatificazione alla presenza di oltre 2000 persone, 9 vescovi, personalità di varie Chiese, di movimenti ecclesiali e di altre religioni. “Una delle cose che più mi hanno colpito nella testimonianza di Ginetta è che tra quello che diceva e quello che lei era non c’erano incrinature. Parole e vita, avevano in lei un unico spessore, senza vuoti. Mi ha colpito il suo rapporto con Gesù crocefisso e abbandonato. Lei lo amava come lo Sposo della sua anima, era il centro della sua vita”. Così l’arcivescovo di Brasilia, mons. Joao Braz de Aviz, all’omelia. E il vescovo di Osasco, mons. Ercilio Turco: “Ginetta portava le persone non solo all’incontro con Gesù, ma anche all’impegno a vivere la vocazione cristiana nella società, in una via di santità che suscitava trasformazione, aprendo nuove prospettive”. Personalità del mondo religioso, civile e politico del Brasile hanno avuto in Ginetta una leader spirituale e una fonte d’ispirazione per le loro idealità e per il loro agire. Nei 42 anni in cui ha vissuto in quella terra, Ginetta non ha risparmiato le forze per diffondere la cultura della fraternità e l’ideale dell’unità, tipici dei Focolari. Con fede adamantina nella forza di trasformazione del Vangelo, ha trascinato in questa avventura migliaia di brasiliani ed  ha suscitato numerose opere sociali e culturali. È stata una delle prime sostenitrici dell’Economia di comunione, un progetto lanciato da Chiara Lubich proprio in Brasile, per contribuire a colmare il divario tra ricchi e poveri, coinvolgendo aziende di produzione e di servizi dei più diversi settori alla destinazione sociale di parte dei loro utili. Ginetta Calliari (1918-2001), nata a Trento (Italia), è stata accanto a Chiara Lubich fin dall’inizio del Movimento dei Focolari, negli anni ’40. Nel 1959, è tra i primi giovani focolarini che partono per il Brasile, primo Paese fuori dell’Europa in cui si è diffuso il Movimento. Attualmente in Brasile conta circa 300.000 aderenti e 61 centri. (altro…)

Marzo 2007

Questa Parola di vita è tratta da un Salmo che canta l’intervento decisivo e potente di Dio che libera il suo popolo dall’esilio di Babilonia e che continua a intervenire, lungo la sua storia, ogniqualvolta lo vede abbattuto, scoraggiato, insidiato dal male.
È la storia di ciascuno di noi, condensata in un’immagine efficace: da una parte l’incertezza, la trepidazione del seminatore che affida alla terra il seme (sarà buona la stagione? spunterà il frumento?), dall’altra la gioia della raccolta della mèsse sospirata.

«Chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo»

Quando pensiamo la nostra vita, ha scritto Chiara Lubich, spesso la immaginiamo tutta armoniosa, come “una serie di giornate che ci proponiamo una più perfetta dell’altra, col lavoro compiuto bene, con lo studio, col riposo, con le ore trascorse in famiglia, con gli incontri, i convegni, lo sport, con i tempi di ricreazione… svolti nell’ordine e nella pace (…). C’è sempre nel cuore umano la speranza che le cose vadano così e solo così.
In realtà, il nostro ‘Santo viaggio’ poi si dimostra diverso, perché Dio lo vuole diverso. E pensa lui stesso a introdurre nel nostro programma altri elementi da lui voluti o permessi, perché la nostra esistenza acquisti il vero senso e raggiunga il fine per cui è stata creata. Ed ecco i dolori fisici e spirituali, ecco le malattie, ecco mille e mille sofferenze che parlano più di morte che di vita.
Perché? Forse perché Dio vuole la morte? No, ché anzi, Dio ama la vita, ma una vita così piena, così feconda che noi – con tutta la nostra tensione al bene, al positivo, alla pace – non avremmo mai saputo immaginare” .
Ed ecco l’immagine del seminatore che getta un seme destinato a morire, quasi segno delle nostre fatiche e del nostro patire e l’immagine del mietitore che raccoglie il frutto della spiga germogliata da quella morte: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” .
“Dio vuole che durante la vita noi sperimentiamo una certa morte – o, a volte, molti tipi di morte – ma (…) per portare frutto, per fare opere degne di lui e non di noi semplici uomini. Questo è per lui il senso della nostra vita: una vita ricca, piena, sovrabbondante, una vita che sia un riflesso della sua” .

«Chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo»

Come vivere questa Parola di vita? Ce lo suggerisce ancora Chiara, che ci guida nella attuazione della Parola di Dio: “Occorre valorizzare il dolore, piccolo o grande, prenderlo in rilievo (…). Dar valore in particolare alla fatica, al sacrificio che comporta l’amare il prossimo: è il nostro tipico dovere” . È un dolore che genera la vita!
E questo senza mai arrendersi, anche quando non vediamo il risultato, ben sapendo che a volte “uno semina e uno miete” . Quale sarà il futuro dei figli che cerchiamo di educare il meglio possibile? Chi vedrà gli effetti del mio impegno sociale e politico? Non stanchiamoci mai nel fare il bene , i frutti ci saranno comunque, forse molto più tardi, forse altrove, ma ci saranno.

Una speranza, una certezza, una mèta sicura ci sta davanti nel cammino della vita. Le difficoltà, le prove, le avversità, dalle quali a volte ci sentiamo oppressi, sono un passaggio obbligato che ci apre alla beatitudine e alla gioia.
“E allora avanti! Guardiamo al di là di ogni dolore. Non fermiamoci solo a quella sospensione, a quella prova… Guardiamo alla mèsse che verrà” .

«Chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo»

Patricia, 22 anni, studentessa di diritto, da un po’ di tempo ricopre la carica di assistente di un direttore di dipartimento. “Fin dall’inizio – ci confida -, mi sono proposta di cercare sempre di migliorare il lavoro e di curare il rapporto con i miei colleghi, facendo in modo che ognuno si senta apprezzato”.
Ma spesso si tratta di andare controcorrente nel difendere i propri principi, fino alle ultime conseguenze, come lei stessa racconta: “Una persona importante nel mio ambiente di lavoro, che godeva di certi privilegi, aveva un comportamento chiaramente disonesto. Dovevo dirglielo”.
Per aver manifestato le sue convinzioni, Patricia perde però il lavoro. “Ho sofferto terribilmente, ma allo stesso tempo ero tranquilla, perché sapevo che avevo agito in modo giusto”. Non si dispera poiché è forte in lei la coscienza di avere un Padre a cui tutto è possibile e che l’ama oltre misura. Sembra impossibile nella situazione economica e lavorativa che vive il Paraguay, eppure quella stessa sera le arrivano due proposte di impiego. Il nuovo è addirittura migliore del precedente e più direttamente collegato con i suoi studi.

a cura di Fabio Ciardi e Gabriella Fallacara

 

«Noi con gli altri»: a scuola di solidarietà

Nuove vie per rispondere alle sfide poste oggi all’agire medico

E’ un volto del mondo della medicina che presenta molte novità quello emerso dai lavori del 1^ Congresso internazionale, svoltosi il 16 e 17 febbraio scorso al Policlinico Gemelli di Roma, in collegamento satellitare con 54 punti: dal Giappone alla Siberia, dalla Tanzania agli Stati Uniti. Al centro dei lavori, una tematica oggi ineludibile: “Comunicazione e relazionalità in medicina”. Sulle frontiere della cura dell’Aids, sono stati presentati un nuovo modello culturale in atto in alcuni Pesi dell’Africa, e i frutti della collaborazione tra nord e sud del mondo, come il progetto tra Università di Firenze e regione Toscana con l’ospedale di Fontem, nel cuore della foresta camerunese. Queste alcune tra le ‘buone pratiche’ che mostravano, con evidenza scientifica, l’efficacia della relazionalità. I profondi cambiamenti in atto nel mondo sanitario, non ultimo il rapporto medico-malato, sono stati affrontati nelle intense giornate di lavori: 46 i relatori da 17 Paesi con le più diverse competenze, iter formativi impegnati nei diversi campi della medicina. “Potremmo definire la relazione il paradigma della medicina del XXI secolo” – è stato affermato, come una sfida, un progetto operativo, fin dalle prime battute del Congresso. Di qui le nuove vie che si prospettano ora sul fronte formativo – come la proposta di nuove materie di studio nelle università e scuole di specializzazione – e su quello dello sviluppo dei modelli applicativi. Il Congresso ha così risposto al messaggio di Papa Benedetto XVI che, tra l’altro, invitava gli oltre 600 partecipanti a “scoprire nuove vie per una sempre maggiore autenticità delle relazioni nel mondo della medicina” e di Chiara Lubich che aveva augurato che il Congresso fosse “di stimolo e impegno rinnovato nel lavorare per costruire rapporti veri di fraternità, così che l’impegno culturale sia supportato da un’autentica esperienza di vita comunitaria”. Al Congresso non è mancato l’apporto di presenze istituzionali, dal Ministro italiano della Sanità Livia Turco, presente con un messaggio, al Presidente della Commissione Sanità e Igiene del Senato della Repubblica Italiana, Ignazio Marino, oltre a numerosi rappresentanti del mondo accademico. I messaggi sono pubblicati in  www.mdc-net.org (altro…)