Movimento dei Focolari

Commento di Chiara Lubich alla Parola di vita del mese di luglio 2005

Dio è Amore . È la certezza più salda che deve guidare la nostra vita, anche quando ci assale il dubbio davanti a grandi calamità naturali, alla violenza di cui l’umanità è capace, ai nostri insuccessi e fallimenti, ai dolori che ci toccano personalmente.
Che è Amore, Dio ce lo ha dimostrato e continua a dimostrarcelo in mille modi, donandoci la creazione, la vita (e quanto di bene ad essa è congiunto), la redenzione attraverso suo Figlio, la possibilità della santificazione attraverso lo Spirito Santo.
Dio ci manifesta il suo Amore sempre: si fa vicino ad ognuno di noi, seguendoci e sostenendoci passo passo nelle prove della vita. Ce lo assicura il Salmo, da cui è tratta questa Parola di vita, parlando della insondabile grandezza di Dio, del suo splendore, della sua potenza e, insieme, della sua tenerezza e della sua immensa bontà. Egli è capace di gesta prodigiose e, nello stesso tempo, il padre pieno di attenzioni, premuroso più di una madre.

“Il Signore sostiene quelli che vacillano e rialza chiunque è caduto”

Noi tutti dobbiamo affrontare di quando in quando situazioni difficili, dolorose, sia nella nostra vita personale, sia nei rapporti con gli altri e sperimentiamo a volte tutta la nostra impotenza.
Ci troviamo di fronte a muri di indifferenza e di egoismo e ci sentiamo cadere le braccia di fronte ad avvenimenti che sembrano superarci.
Quante circostanze dolorose ognuno deve affrontare nella vita! Quanto bisogno che un Altro ci pensi! Ebbene, in questi momenti la Parola di vita può venirci in aiuto.
 
Gesù ci lascia fare l’esperienza della nostra incapacità, non già per scoraggiarci, ma per farci sperimentare la straordinaria potenza della sua grazia, che si manifesta proprio quando le nostre forze sembrano non farcela, per aiutarci a capire meglio il suo amore. A un patto però: che abbiamo una totale fiducia in Lui, come l’ha il figlioletto in sua madre; abbandono sconfinato che ci farà sentire nelle braccia di un Padre che ci ama così come siamo e al quale tutto è possibile.
Non può bloccarci neppure la consapevolezza dei nostri sbagli perché, essendo amore, Dio ci rialza ogni qual volta siamo caduti, come fanno i genitori col loro bambino.

“Il Signore sostiene quelli che vacillano e rialza chiunque è caduto”

Forti di questa certezza, potremo gettare in Lui ogni ansia, ogni problema, come ci invita a fare la Scrittura: gettate “in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi” .
Anche per noi, i primi tempi del Movimento, quando la pedagogia dello Spirito Santo cominciava a farci muovere i primi passi nella via dell’amore, il “gettare ogni preoccupazione nel Padre” era affare di tutti i giorni, e di spesse volte al giorno.
Ricordo che dicevo che come non si può tenere su una mano una brace, ma la si getta via subito perché altrimenti brucia, così, con la stessa sveltezza, gettavamo nel Padre ogni preoccupazione. E non ricordo preoccupazione messa nel suo cuore della quale Egli non si sia preso cura.
Ma non sempre è facile credere e credere al suo amore. Sforziamoci in questo mese di farlo in tutti i casi, anche nei più ingarbugliati. Assisteremo volta per volta all’intervento di Dio che non ci abbandona, ma ha cura di noi. Sperimenteremo una forza mai conosciuta prima che sprigionerà in noi nuove e impensate risorse.

 

Chiara Lubich

 

“Crudele dolcissimo amore”

“Con poesia sa parlare del dolore, con tocco leggero ti fa sorridere, pensare, riflettere, piangere. È un mistero come Chiara M. riesca ad arrivare così in profondità, a trasmetterci tutta quella serenità” – Cinzia TH Torrini, regista cinematografica. Il libro «Crudele dolcissimo amore»: diario di una lotta che rivela il mistero del dolore come dono Chiara M. ha lavorato per diversi anni come infermiera professionale. Aveva sogni e progetti. Una malattia spietata l’ha aggredita, ma senza vincere la sua voglia di vivere e gioire. Il libro «Crudele dolcissimo amore» è il diario lucido, antiretorico, a tratti ironico, di una lotta che rivela il mistero del dolore come dono. Le fragili dita, consumate dalla malattia, non le consentono nemmeno di scrivere la dedica autografa sul suo libro. Ma Chiara M. s’è inventata un timbro che riproduce la sua firma vicino ad una conchiglia ed una perla, «perché una lacrima, giorno dopo giorno, può trasformare il dolore in una perla». L’ha spiegato con la sua disarmante spontaneità ai quattrocento amici accorsi, giorni fa, a Trento, alla presentazione del suo libro-verità che porta i lettori a penetrare il mistero della vita, aprendolo con il grimaldello di un dolore vissuto sulla pelle – nella carne – e accettato col cuore. Diego Andreatta – Avvenire, 9 giugno 2005 Il coraggio di ogni giorno Quando si convive per anni con il dolore è inevitabile guardarsi dentro, ma anche – come confessa Chiara M. – «alzare lo sguardo verso l’alto». C’è una figura che in questo senso ha avuto una parte molto importante nella sua vita, quella di Chiara Lubich: «Mia madre era dirigente dell’Azione cattolica come mio padre e lì conobbe Chiara, che durante la guerra ebbe l’intuizione di iniziare un movimento, quello dei Focolari, che oggi è diffuso in 180 Paesi. Mia madre condivise questa nuova spiritualità e ce la trasmise. Durante l’adolescenza nacquero i primi interrogativi e le prime verifiche. Volevo essere sicura di quello che stavo facendo e non seguire semplicemente le “tradizioni” di famiglia. Non ci è voluto molto a capire che la spiritualità dell’unità era quella che sentivo più vicina al mio modo d’essere: un Vangelo vivo, vitale, che si concretizzasse nella realtà quotidiana, che non restasse un piccolo libro impolverato nel cassetto». Renata Maderna – Famiglia Cristiana N. 21 – 22 maggio 2005  

“La spiritualità, cuore della ricerca dell’unità visibile dei cristiani”

“La spiritualità, cuore della ricerca dell’unità visibile dei cristiani”

La spiritualità. E’ uno dei tre punti “di capitale importanza” che il Segretario Generale del CEC (Consiglio Ecumenico delle Chiese), il pastore metodista Samuel Kobia, nell’indirizzo di saluto rivolto al Papa, la mattina del 16 giugno, ha indicato come “ambito di collaborazione che potrebbe recare beneficio a tutte le Chiese e al movimento ecumenico nel suo insieme”. L’ha indicato come “base sulla quale i cristiani possono essere ‘innestati’ e far leva su un mondo che ha bisogno di trasformarsi e di sperare”.

Piena consonanza con le parole di Papa Benedetto XVI che, richiamando il suo predecessore, ha riaffermato che “l’ecumenismo spirituale è al cuore della ricerca della piena unità dei Cristiani”, proprio perché “la conversione interiore è il prerequisito per ogni progresso ecumenico”.

Ed è per approfondire la spiritualità dell’unità dei Focolari e il suo influsso sui dialoghi, che il Segretario Generale Kobia ha voluto concludere la sua visita a Roma, recandosi con una Delegazione speciale al Centro Internazionale del Movimento a Rocca di Papa. Vari membri del Consiglio generale del Movimento e i responsabili del Centro “Uno” per l’ ecumenismo, lo hanno accolto con un messaggio di benvenuto di Chiara Lubich, che ha evidenziato ’’l’emergere del dialogo della vita, del dialogo del popolo, un popolo di varie Chiese, deciso a vivere l’ecumenismo, a vivere nel quotidiano il Vangelo per contribuire alla piena e visibile comunione’’.

Il pastore Kobia ha poi ricordato il suo primo incontro con Chiara Lubich al Consiglio Ecumenico delle Chiese a Ginevra, nell’ottobre del 2002, quando era stata invitata per presentare il cuore della spiritualità dell’unità, il mistero di Gesù che sulla croce grida l’abbandono del Padre, assumendo dolori i traumi delle divisioni per ricomporli. Riferendosi anche ai rapporti con i Focolari in Svizzera e all’incontro odierno, il pastore Kobia ha ribadito il desiderio di ’approfondire la conoscenza di questa spiritualità ecumenica dei Focolari: ’’Vorremmo essere ispirati, – ha detto – dalla vostra esperienza spirituale’’.

Il vescovo evangelico-luterano Eberhardt Renz, uno degli otto presidenti del Consiglio Ecumenico, ha espresso la sua soddisfazione per aver conosciuto più in profondità i Focolari, un volto laico della Chiesa cattolica.

Il metropolita ortodosso Makarios, del Kenya, ha apprezzato l’ampiezza dei dialoghi ecumenico, interreligioso e con persone senza riferimenti religiosi, portati avanti dai Focolari.

La visita al Papa e alla Curia romana del Segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, accompagnato da una delegazione ad alto livello, cade nel 40° dell’inizio della collaborazione tra questo organismo ecumenico – che raggruppa 347 Chiese di tutto il mondo – e la Chiesa Cattolica.

I rapporti tra il Consiglio Ecumenico delle Chiese e il Movimento dei Focolari risalgono al 1967 quando vi fu la prima visita di Chiara Lubich a Ginevra su invito del segretario generale, Visser’t Hooft. Sono seguite altre visite nel 1982 e 2002.

 

“La spiritualità, cuore della ricerca dell’unità visibile dei cristiani”

Tsunami, cinque mesi dopo

Cinque mesi sono passati dal devastante maremoto che ha colpito Tailandia, Indonesia, India e Sri Lanka. La generosità degli aderenti al Movimento nel mondo, anche dai paesi più poveri dell’Africa, ha reso possibile raggiungere oltre € 638.000. La raccolta fondi e il coordinamento delle iniziative è stato affidato all’AMU, la Ong dei Focolari.

Le iniziative in corso

Riguardano sia il riavvio delle attività produttive, in particolare la pesca, sia l’assistenza ai minori, tramite il sostegno a distanza (www.sodist.famiglienuove.org) che darà continuità alle azioni già avviate.

In India – Madras (Tamil Nadu), si collabora con due organizzazioni indù: Shanti Ashram e Sarvodaya Movement: stanziati € 100.000.

In Tailandia, € 50.000.

In Sri Lanka, dove si collabora con le Suore dell’Apostolic Carmel e gli Oblati di Maria Immacolata, sono stati inviati € 100.000.

In Indonesia, € 280.000. I fondi residui verranno destinati in base all’andamento dei progetti avviati e alle nuove necessità che stanno emergendo, come per esempio nell’isola di Nias (Indonesia) devastata dal terremoto.

Dal diario di viaggio in Indonesia

Alcuni giovani del Movimento, nell’aprile 2005, partono da Singapore per Banda Aceh dove ritornano, dopo un primo viaggio, per portare gli aiuti che si erano visti necessari e per avviare, insieme alla gente del posto, alcune attività produttive.

Alcuni stralci dal diario di viaggio:

«Siamo a Banda Aceh, dove ci fermeremo sino a luglio. Prima di raggiungere questa regione dell’Indonesia, visitiamo 4 campi profughi. Raggiungiamo il primo campo, visitato anche a febbraio, ma molti rifugiati sono già tornati nei loro villaggi; cerchiamo i pescatori che avevamo conosciuto e consegniamo le reti. Erano commossi, increduli, sorpresi che avevamo mantenuta la promessa fatta.

A Padang Kasab siamo ben accolti da tutti. Come sono felici di vedere le reti!

A Belang Lancang e poi a Lancang ciò che ci colpisce è il senso di fraternità che si respira: le persone capiscono che non possiamo dare tutto a loro perché dobbiamo aiutare anche altri rifugiati.
Spieghiamo sempre che non siamo ricchi, ma che siamo tanti in tutto il mondo. Raccontiamo come raccogliamo i soldi anche con sacrificio, perché ci sentiamo fratelli gli uni degli altri.
Colgono il motivo profondo per cui siamo lì insieme a loro e alcuni aggiungono: ‘Ma anche quelli di Banda Aceh sono fratelli, dovete aiutare anche loro”.

Banda Aceh: dopo aver fatto la nostra carta d’identità, siamo diventati anche giuridicamente cittadini di Aceh! Visitiamo Lumpuuk, il luogo dove vogliamo istallare la nostra falegnameria. Ci sono diversi problemi, tanta sospensione e ci rendiamo conto che dobbiamo pagare di persona per questo progetto… La sera ci accorgiamo che non abbiamo un posto dove passare la notte. Chiediamo al sacerdote incaricato della diocesi per gli aiuti, che ci accoglie con grande ospitalità, ma non possiamo rimanere a lungo alloggiati nella parrocchia, c’è tantissima gente. Dobbiamo trovare la nostra casa. Il giorno dopo a Lumpuuk una sorpresa: troviamo un appartamento e… il proprietario non vuole l’affitto!!! Il sacerdote parla di un vero miracolo perché – così ci dice – “è la prima volta che sento una cosa del genere in tempo di Tsunami, dove gli affitti sono saliti cinque volte tanto”!

I bambini – Consegniamo 39 biciclette in villaggi diversi. E’ impossibile descrivere la loro gioia!

Le mamme – Incontriamo un gruppo di vedove che non hanno nessuna fonte di guadagno. Insieme a loro decidiamo di avviare un piccolo “business”: la vendita di cibo locale. Compriamo il necessario e il lavoro prende il via. Sono delle bravissime cuoche!

I pescatori – Le difficoltà non ci scoraggiano: ad Aceh non si trova il legno per le barche, e bisogna andare a Medan, ma questo stimola nuove idee, come iniziare a riparare le barche semidistrutte, usare motori più piccoli, coinvolgere nella ricerca del legname la persona che dirigerà la costruzione delle barche. Scopriamo che si tratta di una personalità: è il leader dei pescatori di 5 villaggi! Ci incontriamo con tutti loro, accordandoci su come lavorare. Insieme decidiamo chi riceverà la prima barca, come aiutarsi nella costruzione delle altre imbarcazioni e nella pesca stessa. E’ un momento di forte unità fra tutti».

 

Premio Dom Hélder Câmara per la Stampa 2005 a Cidade Nova

Il premio Dom Hélder Câmara per la Stampa 2005 è stato assegnato all’editrice brasiliana Cidade Nova, del Movimento dei Focolari, in riconoscimento alla sua linea editoriale che evidenzia “la comprensione fra i popoli e il diritto di ogni cittadino, secondo le esigenze della libertà e del bene comune, della giustizia e della solidarietà, della dignità e qualità di vita della persona”.

Erano questi i temi per l’edizione 2005 del Premio promosso dalla Conferenza episcopale brasiliana, in “risposta al desiderio di Giovanni Paolo II che i mezzi di comunicazione contribuiscano ad un dialogo autentico e ad una conoscenza reciproca tra i popoli, portando alla comprensione, alla giustizia e alla pace duratura”, come si legge nel regolamento del concorso.

Cidade Nova ha partecipato al Premio con i seguenti titoli: “Io sono haitiano”; “Il mondo non ha votato Bush”; “Perché la barbarie non si ripeta”, sulle torture ai militari iracheni; “Economia come vocazione alla fraternità”, sulla comunione nell’economia; “Tragedia e solidarietà dal vivo”, a proposito dello Tsunami; “Pietre vive in Terra Santa”, il lavoro per la pace a Gerusalemme; “Democrazia preventiva invece di guerra preventiva”, riguardo alla lotta contro il terrorismo.

Per Ekkehard Schneider, direttore e presidente dell’Editrice Cidade Nova, la Menzione Speciale del Premio Câmara rappresenta “la conferma di essere in sintonia con la linea indicata dalla Chiesa ai mezzi di comunicazione, una linea orientata alla fraternità, alla giustizia e alla pace”.

Il complesso editoriale Cidade Nova è composto dalla casa editrice e dalla rivista mensile. Con circa 30.000 abbonati in tutto il Brasile e all’estero, Cidade Nova, è l’edizione brasiliana della rivista Città Nuova, pubblicata in 35 edizioni di 22 lingue, il cui obiettivo è diffondere la cultura della fraternità.

“La spiritualità, cuore della ricerca dell’unità visibile dei cristiani”

“Dare visibilità al Risorto”

Sono venuti da oltre 40 Paesi dei 5 continenti, in 1500, i membri del Movimento dei Focolari impegnati in vario modo nelle parrocchie: catechisti, ministri dell’Eucaristia, consigli o commissioni pastorali, corsi per fidanzati, accompagnamento delle famiglie, Caritas, oratori.

Domenica 5 giugno erano presenti alla recita dell’Angelus in Piazza san Pietro. Papa Benedetto XVI ha rivolto loro un caloroso saluto, e ha dato una consegna: “Cari amici dei focolarini, siate segno di Cristo Risorto nella vostra comunità e in ogni ambiente di vita”.

E’ lo scopo di quest’ incontro: approfondire la comunione, l’esperienza viva del Risorto da lui promessa a due o più uniti nel suo nome, per “saperlo edificare poi nelle comunità parrocchiali in cui operate”. In questo tempo di profonde trasformazioni in cui “si stanno cercando tante strade per dare alla parrocchia un volto nuovo”, Chiara Lubich nel suo messaggio, letto in apertura, aveva sottolineato la responsabilità del dono ricevuto: la spiritualità dell’unità in così profonda consonanza con quella spiritualità di comunione lanciata da Giovanni Paolo II a tutta la Chiesa. “Può aiutare anche le comunità parrocchiali a rinnovarsi, e diventare sempre più Chiesa viva, dove tutti trovano Dio, Gesù”. “E questo è importante – ha aggiunto la fondatrice dei Focolari – perché la presenza di Gesù costituisce il volto profondo della Chiesa, come di ogni comunità cristiana”. “Gesù è luce, gioia, vita, fuoco… e quando c’è Lui la comunità rifiorisce, diventa il suo Corpo vivo”.

“Già esistono queste comunità rinnovate dal Risorto” – ha detto don Adolfo Raggio, responsabile centrale del Movimento parrocchiale dei Focolari. “Vogliamo essere ‘lievito di comunione’, come ci ha augurato Giovanni Paolo II, essere fermento nella massa. Non intendiamo cambiare le strutture. Le ravviviamo con l’amore, operando in sintonia con il parroco”.

E le molte testimonianze che si sono alternate hanno spalancato squarci di vita parrocchiale: da episodi di riconciliazione, come è avvenuto nello Zimbabwe, quando le tensioni tra le varie etnie si sono acuite, non risparmiando la comunità parrocchiale, all’azione di giovanissimi in una parrocchia di Roma, che si sono fatti carico di iniziative a favore dei più piccoli. Il Movimento parrocchiale nasce nel 1966, in risposta all’incoraggiamento di Papa Paolo VI ad un gruppo di sacerdoti, a portare lo spirito dell’unità nelle loro diocesi e nelle loro parrocchie.

 

Una rete di città latinoamericane per l’unità del continente

Una rete di città latinoamericane per l’unità del continente

E’ nata una rete di città latinoamericane per l’unità del continente. E’ sancita da una dichiarazione programmatica dal titolo “Città per l’unità”, al termine del 1° Convegno di Sindaci dell’America Latina, promosso dal Movimento internazionale Politico per l'Unità (MPPU) di Argentina, Brasile e Uruguay, svolto nella città argentina di Rosario.

E’ una risposta alla proposta lanciata dal messaggio di Chiara Lubich, letto in apertura del Convegno, in cui delineava gli elementi per “avviare un processo che può segnare la storia”: “una grande idea, la fraternità universale; un contesto dove concretizzarla, la città; soggetti istituzionali e sociali diversi, la cui unità è arricchita ed esaltata proprio dalle differenze; un progetto, l’unità dell’America Latina al servizio dell’unità del mondo”.

Questo l’augurio della fondatrice dei Focolari al continente latinoamericano: “Che la saggezza millenaria dei popoli autoctoni che è alla radice della vostra storia; che il contributo dell’immigrazione, che ha potuto esprimersi pienamente grazie alle vostre società ospitali; che le vostre incommensurabili risorse naturali e soprattutto culturali; che il desiderio di trovare un punto di equilibrio tra rispetto per la natura e sviluppo economico; che la feconda vivacità democratica dei vostri Paesi, possano trovare nuove espressioni nella fraternità, per essere dono a tutta l’umanità”.

Circa 1200 le persone intervenute: sindaci – 200 dall’Argentina, 140 dal Brasile e delegazioni provenienti da Uruguay, Bolivia, Cile, Colombia, Paraguay, Messico, Ecuador, Perù – e ancora amministratori locali, politici e molti giovani. Un applauso speciale è stato riservato alla delegazione boliviana, quando si è ricordata la delicata fase che il Paese sta attraversando. Presente anche l’Europa, con rappresentanti da Italia, Spagna, Austria, Repubblica Ceca e Slovacca.

«Abbiamo assunto la sfida di proporre una politica rinnovata dall'idea della fraternità come categoria politica – afferma il Prof. Juan Esteban Belderrain, tra i promotori dell'iniziativa – che va al di là dei singoli colori politici e unisce posizioni diverse intorno a valori universali».

“La sfida è come tradurre questi ideali in azioni concrete”. Al termine dell’incontro, Miguel Lifschitz, sindaco di Rosario, la città ospitante, ha detto: “Il compito non è semplice, ma lo strumento per avanzare in questi obiettivi è la partecipazione, che significa cominciare a integrarla nella realtà della fraternità”. Liftschitz afferma ancora che “oggi i nostri popoli non si accontentano con una democrazia ristretta. La società civile vuole essere consultata, e prendere parte alle decisioni che coinvolgono tutti. La nostra grande sfida di governi locali è quella di lavorare tutti i giorni per generare nuovi spazi che permettano la partecipazione”.

Il Convegno, patrocinato dal Ministero degli Interni argentino e dal comune di Rosario, ha dato spazio alla condivisione di pratiche politiche realizzate nei diversi Paesi, che hanno saputo superare le contrapposizioni tra governo e opposizione, tra istituzioni politiche e cittadini, tra città, e porre in atto strategie di sviluppo locale per la soluzione delle questioni sociali prioritarie.

«Sono convinta della necessità di una grande collaborazione tra Europa e America Latina sulla base della fraternità». Così l’Eurodeputata italiana Patrizia Toia, che si è assunta l’impegno di trasmettere ai suoi colleghi del Parlamento Europeo quanto vissuto in questi giorni: “Porto con me un grande slancio” ha concluso.

Cittá per l'Unità fa seguito all'incontro “1000 città per l'Europa”, realizzato a Innsbruck nel 2000, dal MPPU.

 

Commento di Chiara Lubich alla Parola di vita del mese di giugno 2005

Mentre usciva da Cafarnao, Gesù vide un esattore delle tasse di nome Matteo seduto al banco delle imposte. Matteo stava esercitando un mestiere che lo rendeva odioso alla gente e lo accomunava agli usurai e agli sfruttatori che si arricchiscono alle spalle degli altri. Gli scribi e i farisei lo mettevano sullo stesso piano dei pubblici peccatori, tanto da rimproverare a Gesù di essere “amico di gabellieri e peccatori” e di mangiare insieme a loro .
Gesù, andando contro ogni convenzione sociale, chiamò Matteo a seguirlo ed accettò di andare a pranzo a casa sua, così come farà più tardi con Zaccheo, il capo dei gabellieri di Gerico. Richiesto di spiegare questo suo atteggiamento, Gesù dirà che egli è venuto a curare i malati, non i sani e a chiamare non i giusti, ma i peccatori. Il suo invito, anche questa volta, era indirizzato proprio ad uno di loro:

“Seguimi”

Questa parola Gesù l’aveva già rivolta ad Andrea, Pietro, Giacomo e Giovanni sulle rive del lago. Lo stesso invito, con parole diverse, lo indirizzò a Paolo sulla strada di Damasco.
Ma Gesù non si è fermato lì; lungo i secoli egli ha continuato a chiamare a sé uomini e donne di ogni popolo e nazione. Lo fa anche oggi: passa nella nostra vita, ci incontra in luoghi diversi, in modi diversi, e ci fa sentire nuovamente il suo invito a seguirlo.
Ci chiama a stare con Lui perché vuole instaurare un rapporto personale, e nello stesso tempo ci invita a collaborare con Lui al grande disegno di un’umanità nuova.
Non gli importano le nostre debolezze, i nostri peccati, le nostre miserie. Lui ci ama e ci sceglie così come siamo. Sarà il suo amore a trasformarci e a darci la forza di rispondergli e il coraggio di seguirlo come ha fatto Matteo.
E per ognuno ha un amore, un progetto di vita, una chiamata particolari. Lo si avverte in cuore attraverso un'ispirazione dello Spirito Santo o attraverso determinate circostanze o un consiglio, un’indicazione di chi ci vuol bene… Pur manifestandosi nei modi più diversi, riecheggia la medesima parola:

“Seguimi”

Ricordo quando anch’io ho avvertito questa chiamata di Dio.
Era una freddissima mattina d’inverno a Trento. La mamma chiede a mia sorella più piccola di andare a prendere il latte a due chilometri da casa, ma fa troppo freddo e lei non se la sente; anche l’altra sorella si rifiuta. Allora mi faccio avanti: “Vado io, mamma”, le dico, e prendo la bottiglia. Esco di casa e a metà strada succede un fatto un po’ particolare: mi sembra quasi che il Cielo si apra e Dio mi inviti a seguirlo. “Datti tutta a me”, avverto nel cuore.
Era la chiamata esplicita a cui ho desiderato rispondere subito. Ne ho parlato con il confessore che mi ha permesso di donarmi a Dio per sempre. Era il 7 dicembre ’43; non mi sarà mai possibile descrivere ciò che mi è passato nel cuore quel giorno: avevo sposato Dio. Potevo aspettarmi ogni cosa da Lui.

“Seguimi”

Questa parola non riguarda soltanto il momento determinante della scelta della nostra vita, Gesù continua a rivolgercela ogni giorno. “Seguimi”, sembra suggerirci davanti ai più semplici doveri quotidiani; “seguimi” in quella prova da abbracciare, in quella tentazione da superare, in quel servizio da compiere…
Come rispondergli concretamente?
Facendo ciò che Dio vuole da noi nel presente, che porta sempre in sé una grazia particolare.
L’impegno di questo mese sarà dunque darsi alla volontà di Dio con decisione; darsi al fratello e alla sorella che dobbiamo amare, al lavoro, allo studio, alla preghiera, al riposo, all’attività che dobbiamo compiere.
Imparare ad ascoltare nel profondo del cuore la voce di Dio che parla anche con la voce della coscienza: ci dirà quello che Egli vuole da noi in ogni momento, pronti a sacrificare tutto per attuarlo.
“Dacci d’amarTi, o Dio, non solo ogni giorno di più, perché possono essere troppo pochi i giorni che ci restano; ma dacci d’amarTi in ogni attimo presente con tutto il cuore, l’anima e le forze in quella che è la Tua volontà”.
È questo il sistema migliore per seguire Gesù.

 

Chiara Lubich

 

L’esperienza dell’Eucaristia nel Movimento dei Focolari

Nella vita dei membri del Movimento dei Focolari, il sacramento dell’Eucaristia ha sempre avuto ed ha un valore primario, importantissimo, privilegiato. L’Eucaristia, infatti, è considerata il nucleo centrale del cammino spirituale che essi intraprendono, il motore che spinge ed al quale converge l’intera loro giornata. Per questo motivo, quanti aderiscono alla spiritualità del Movimento, cominciano spontaneamente a frequentare ogni giorno la Messa e a nutrirsi costantemente dell’ Eucaristia. Cercheremo qui di evidenziare il profondo legame che intercorre tra l’Eucaristia e il carisma dell’unità tipico del nostro Movimento, attingendo ad alcuni dei numerosi scritti che Chiara Lubich ha dedicato a questo argomento. “Il fatto che il Signore – sono sue parole -, per dare inizio a questo vasto movimento, ci abbia concentrato sulla preghiera di Gesù, sul suo testamento, significa che Egli ci doveva spingere con forza verso Colui che solo lo poteva attuare: Gesù nell’Eucaristia” . Rivolgendosi al Padre, prima di morire, aveva chiesto la realizzazione dell’unità tra i suoi e fra quelli che lo avrebbero seguito: “ perché siano come noi una cosa sola” (Gv 17,22). E prima aveva creato le premesse perché questa potesse attuarsi. Veramente l’Eucaristia è il sacramento dell’unità. E lo è anzitutto perché essa opera in ciascuno di noi qualcosa di straordinario: la nostra personale trasformazione in Gesù. Nell’ Eucaristia, infatti, è Gesù stesso che viene in noi e ci trasforma in sé. Come insegna la Lumen Gentium – sulla scia dei Padri e dottori della Chiesa -, “la partecipazione al corpo e al sangue di Cristo, altro non fa se non che ci mutiamo in ciò che prendiamo”. Per cui diveniamo realmente, anche se in modo nuovo, concorporei con Lui. L’ Eucaristia però non produce solo la trasformazione di ogni singolo cristiano in Cristo, ma, da sacramento d’unità, produce anche l’unità tra gli uomini, la comunione tra fratelli. Compone, quindi, la famiglia dei figli di Dio dando vita così alla Chiesa nella sua essenza più profonda, nel suo essere tutta carità, tutta unità, nel suo essere cioè “casa e scuola di comunione” . Ma cosa significa, per i membri del Movimento, essere consapevoli di questi così grandi effetti che l’Eucaristia opera? L’essere trasformati in Lui, l’essere fatti altro Cristo, Corpo Suo, ci spinge, singolarmente ed insieme, a comportarci come Cristo stesso, a fare nostri i suoi modi di pensare, di agire, come pure tutti i suoi insegnamenti. In una parola, a vivere amando: amando Dio e il prossimo. Ma poiché l’Eucaristia – come si è detto – ci unisce tra noi in un corpo solo, essa suscita tra noi l’amore reciproco, con quelle caratteristiche tipiche con cui era vissuto dalle prime comunità cristiane: la condivisione dei beni, la preghiera in comune, lo spezzare il pane insieme attorno alla mensa eucaristica, l’ascolto della Parola trasmessa dagli apostoli. Un amore così è chiave di vita per ciascuno di noi. Dunque, è proprio l’Eucaristia che ci indica il modello dell’autentico amore cristiano. Chiara, infatti, in una sua conversazione, dice: “Venendo a contatto nei diversi paesi del mondo con razze diverse, con culture sconosciute, con religioni le più varie, con lingue estranee, che ti fanno sentire lontano dalla patria, colpisce vedere come in qualsiasi piccola chiesa, anche nelle più sperdute, è Gesù Eucaristia che vive nelle nostre grandi cattedrali. Gesù è lì, con tutto il suo amore, tutto intero per tutti, tutto intero per ciascun uomo della terra. Da Lui si impara come gli uomini sono veramente tutti uguali, tutti figli di Dio, tutti possibili suoi seguaci, tutti candidati al suo Corpo mistico. Egli non ha preferenze di persona, non fa discriminazioni…. E, col suo esistere, ci dice fin dove il nostro amore deve arrivare, aprendoci alla fratellanza universale”. Ed è ancora Gesù Eucaristia che, sentiamo, ci indica il modo in cui amare le persone che incontriamo: “farsi uno” con tutti; come dice San Paolo “… mi sono fatto tutto a tutti…” (1Cor 9, 19-22). Gesù ha esemplificato, in maniera stupenda, questo modo di fare, istituendo l’ Eucaristia. In essa, Egli si fa pane per entrare in tutti, si fa mangiabile per farsi uno con tutti, per servire, per amare tutti. “Farsi uno” fino a lasciarsi mangiare, dunque! Questo è l’amore. “Farsi uno” in modo che gli altri si sentano nutriti dal nostro amore, confortati, sollevati, compresi. E’ nostra esperienza che amare, con questa misura, chiama la risposta del fratello, porta all’amore vicendevole, consolida la realtà di una comunità unita nel suo nome. E’ quanto si verifica solitamente nei nostri convegni, negli incontri di formazione, nelle Mariapoli, dove la Messa è vissuta come centro e culmine di essi; dove tutto viene considerato preparazione all’incontro personale e comunitario con Gesù, al quale si accosta quasi l’unanimità dei presenti. Al termine della celebrazione, l’intera assemblea è invasa da un’ ardente gioia che la conduce a testimoniare l’unità con il Risorto. Per cui, quasi a prolungamento di essa, si va a portare tutto il giorno l’amore nelle famiglie, nelle case, nei posti di lavoro, dovunque, con l’ansia dell’evangelizzazione che infiamma i cuori, con la certezza che, in tal modo, si fa realtà, secondo la Sua promessa, la presenza del Risorto tra gli uomini. (cf Mt 18,20)

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L’Eucaristia: il sacramento dell’unità

“L’Eucaristia è il sacramento dell’unità. Nell’Eucaristia Cristo è realmente presente tra noi. La sua non è una presenza statica. E’ una presenza dinamica, che ci afferra per farci suoi, per assimilarci a sé. Ci fa uscire da noi stessi per fare di noi una cosa sola con lui. In questo modo ci inserisce nella comunità dei fratelli”. E’ questo un passaggio della densa omelia di Papa Benedetto XVI a conclusione del Congresso Eucaristico italiano dal titolo: “Senza la domenica non possiamo vivere”. “Una intesa settimana di preghiera, di riflessione e di adorazione, uno straordinario evento ecclesiale”. Così è stato definito dal Papa il Congresso Eucaristico che ha dato spazio a interventi di cardinali, vescovi, esponenti delle Chiese ortodossa, anglicana ed evangelica-valdese, del mondo della comunicazione, economia, ecologia, solidarietà e ai rappresentanti del laicato. Rinnovamento nello Spirito, Comunità di Sant’Egidio, Azione Cattolica, Comunione e Liberazione, Neocatecumenali, Agesci e Focolari sono intervenuti venerdì 27 maggio, in una tavola rotonda moderata da Dino Boffo, direttore del quotidiano italiano Avvenire. Introducendo gli interventi ha affermato che quella di Bari “è una convocazione, un’amicizia nuova, un disvelamento sorprendente, una comunicazione più profonda”. Movimenti e associazioni hanno dato la loro testimonianza sul mistero dell’Eucaristia, alla luce del proprio tipico carisma. Antonietta Giorleo – Movimento dei Focolari: Intervenuta a nome di Chiara Lubich, ha attinto ad alcuni dei suoi numerosi scritti dedicati all’Eucarestia: « Veramente l’Eucaristia è il sacramento dell’unità. E lo è anzitutto perché essa opera in ciascuno di noi qualcosa di straordinario: la nostra personale trasformazione in Gesù. E’ Gesù stesso che viene in noi e ci trasforma in sé. Ci fa altro Cristo, Corpo Suo. Ci spinge, singolarmente ed insieme, a comportarci come Cristo stesso, a fare nostri i suoi modi di pensare, di agire, come pure tutti i suoi insegnamenti. In una parola, a vivere amando: amando Dio e il prossimo». Don Julian Carron – Comunione e Liberazione: «Il Mistero è entrato nella storia, si è rivestito di forma sensibile per rispondere all’esigenza di ritrovare quella Bellezza senza la quale, come diceva Dostoevskij, gli uomini sarebbero disperati». Giampiero Donnini – Cammino Neocatecumenale: «Dobbiamo far incontrare all’uomo di oggi la festa, che è dono di Dio, rendere visibile il Cristo Risorto. C’è una grossa battaglia da fare: rendere visibile Dio che opera dietro le persone. ». Paola Bignardi – Azione Cattolica: «Per i laici di A.C., la domenica, con al suo centro l’Eucaristia, è una finestra di tempo totalmente gratuito, dentro il fluire dei giorni, spesso carico di affanni». Salvatore Martinez – Rinnovamento nello Spirito: «Per i laici del nostro Paese è tempo di stupore. E’ la stagione del reciproco apprezzamento dei carismi dell’altro. La nostra amicizia è un’amicizia che continua. E proprio a noi laici cristiani è affidata in modo speciale la custodia della domenica, l’annuncio di un cristianesimo che non sdegna lo scandalo della fede». Andrea Riccardi – Comunità di Sant’Egidio: «La domenica ci insegna che la vita non dipende dalle proprie attività, quasi che il modello del cristiano sia l’affannato. Ciò che ci fa ardere il cuore è Gesù. La domenica dei cristiani salva anche il mondo. Grazie ad essa il mondi si aprirà di più alla pace, all’amore».   (altro…)