Apr 20, 2005 | Chiesa
Con grande gioia abbiamo accolto l’elezione di Papa Benedetto XVI. A lui assicuriamo la nostra più intensa e costante preghiera. Per la conoscenza diretta che ho di lui, il nuovo Papa, avendo doti particolari per cogliere la luce dello Spirito, non mancherà di sorprendere e superare ogni previsione. Ci sembra abbia rivelato l’anima del suo pontificato nelle parole finali pronunciate il giorno dell’apertura del conclave, quando ricordava qual è “il frutto che rimane”: “quanto abbiamo seminato nelle anime: l’amore, la conoscenza, la fede, il gesto capace di toccare il cuore, la parola che apre l’anima alla gioia del Signore”. Preghiamo il Signore, come lui ha invitato a fare, perché lo “aiuti a portare frutto, un frutto che rimane”, e “la terra venga cambiata da valle di lacrime in giardino di Dio.” In lui, siamo certi, è garantita la continuità con il Concilio Vaticano II e con il pontificato di Giovanni Paolo II. In lui è viva la sensibilità per la dimensione carismatica della Chiesa, per i nuovi movimenti e comunità. Ci sono rimaste impresse le sue parole, alla vigilia del grande incontro del ’98 dei Movimenti con Papa Wojtyla, nei quali il card. Ratzinger intravedeva l’azione dello Spirito Santo che “rinnova la giovinezza della Chiesa”, ed evidenziava il perché del particolare legame, lungo la storia della Chiesa, tra i movimenti e il Papato. Per noi è la chiamata ad una nuova responsabilità. (altro…)
Apr 19, 2005 | Famiglie
Igino Giordani, scrittore e giornalista, uomo politico, sposato e padre di quattro figli, è stato anche il primo animatore e responsabile di Famiglie Nuove ed è considerato confondatore del Movimento dei Focolari. Dallo scorso anno è in corso la sua causa di beatificazione. Per esaminare i suoi scritti – oltre cento libri e quattromila articoli – sono state istituite recentemente due commissioni: una storica e una teologica. Vogliamo ricordarlo oggi, a venticinque anni dal termine della sua vita terrena, con un suo pensiero sull’amore coniugale, recitato durante la diretta Rai del Familyfest 2005, il 16 aprile scorso.
La sorgente dell’amore
di Igino Giordani «L’uomo e la donna, per le nozze, non sono più due ma uno. Dividersi, dopo una tale unificazione, vuol dire uccidersi, svenandosi. E’ la morte. Perché l’unione coniugale si conservi, non c’è altra corrente coesiva che l’amore: ma un amore che viene dall’amore di Dio, superiore alle vicende della natura e agli umori degli uomini. Se guardo alla mia vita, posso dire che il matrimonio riesce nella misura in cui realizza questo amore. Il suo valore sta prima di tutto in questo, e non nei titoli bancari, nel benessere, nel successo, e neppure nell’aspetto prestante e gradevole. Diventa tomba dell’amore quando, esaurite le attrazioni fisiche scambiate per amore, viene meno lo spirito che lo vivifica.
Volersi ogni giorno più bene, non far caso ai difetti, non far caso ai torti, perdonare sempre, tornare sempre ad amarsi… Allora la vita diventa una gioia. Mentre l’indifferenza, l’egoismo, a che servono? Servono a creare l’inferno in terra. Due sposi che perdono tempo a non amarsi, sono due creature che perdono tempo a morire. Se invece si amano, Dio passa tra di loro. Ecco come la casa diventa una casa di felicità, pur in mezzo alle prove più grandi». (altro…)
Apr 13, 2005 | Ecumenismo
Dopo la “partenza” del Papa, continuano ad arrivarci echi commossi da cristiani di varie Chiese, in contatto in vario modo
con i Focolari. Il dialogo ecumenico era infatti una delle priorità del suo pontificato.
Ortodossi
ITALIA «Era una persona carismatica, una figura inestimabile, amata da tutti. Lo Spirito Santo illuminava lui e anche noi per seguire nella stessa linea la volontà di Dio: “che tutti siano una cosa sola”» (Metropolita Gennadios Zervos, Arcivescovo ortodosso d’Italia, Patriarcato ecumenico di Costantinopoli). SLOVENIA «Era una persona straordinaria. Anche la Chiesa serba è in lutto» (Protoierei Boskovic). ARGENTINA «Faro di luce viva, viaggiatore infaticabile nella sua missione di cercare l’unità visibile dei cristiani… Come ortodosso-greco l’ho conosciuto e amato: un uomo santo, Papa, “fratello maggiore” di Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I – secondo quanto dice il Patriarca» (Lic. Elias Crisostomo Abramides, Buenos Aires, Patriarcato ecumenico di Costantinopoli).
Armeni
STATI UNITI «Tutti i cristiani possono essere fieri di lui» (Fr. Khatchadourian, parroco a Los Angeles).
Luterano-Evangelici
GERMANIA «Giovanni Paolo II nei suoi discorsi e Lettere apostoliche partiva sempre dalla Sacra Scrittura, ciò lo rendeva vicino a noi. E’ da ammirare inoltre l’apertura del Papa verso i Movimenti e nuove comunità ecclesiali» (Pastore Gottlob Hess, Fraternità di vita comune). «In misura crescente si è avvertito che Giovanni Paolo II voleva accelerare il processo ecumenico. Per lui l’ecumenismo non era marginale: ne ha dato una testimonianza avvincente» (Walter Pollmer, Fraternità della Croce). «Sono riconoscente a Giovanni Paolo II per la sua antropologia – profondamente biblica – che fa giustizia all’uomo» (Günter Rattey, Fraternità della Croce). «Dopo l’incontro storico del Papa con i Movimenti ecclesiali nel 1998, l’affermazione di Giovanni Paolo II che la dimensione carismatica – di cui i Movimenti sono un’espressione significativa – e la dimensione istituzionale siano coessenziali alla costituzione della Chiesa, ha dato un impulso all’ecumenismo spirituale. Quando alcuni responsabili di movimenti evangelici in Germania sono stati informati di questo evento hanno esclamato: “Allora il Papa ci ha capito!”» (Konrad Herdegen, YMCA Norimberga). «Con immensa gratitudine volgiamo il nostro sguardo agli anni passati apprezzando le iniziative del Santo Padre che hanno condotto alla testimonianza meravigliosa dell’evento di Stoccarda “Insieme per l’Europa, 8 maggio 2005”» (Helmut Nicklas e Gerhard Pross). GUATEMALA “Questo uomo è veramente un santo”. (Edna Cardona de Morales)
Luterani-Svedesi
SVEZIA «La sua testimonianza più significativa forse è stata quella di questi ultimi anni e queste ultime settimane, quando ha portato la sua debolezza fisica con un amore continuo per il suo popolo e la sua Chiesa. Così ci ha dato un esempio ed un modello… Con grande gratitudine tutta la cristianità potrà testimoniare che il Papa veramente ha vissuto per la gloria di Dio con la sua fede, la sua convinzione e la sua pietà» (Arcivescovo emerito Gunnar Weman).
Riformati
SVIZZERA «Nella sua vocazione unica è stato anche per noi fratello e padre, un modello con il suo coraggio nell’agire e parlare solo secondo il pensiero di Dio. Incarnava per questo nella società in modo cristallino la nostra coscienza cristiana» (avv. Kathrin Reusser, Zurigo). ROMANIA “Ho avuto la fortuna di incontrarlo alcune volte di persona, seppur brevemente. Indimenticabile un’udienza in piazza s. Pietro almeno 20 anni fa, dove eravamo con un gruppo di partecipanti ad un incontro ecumenico del Centro “Uno” del Movimento dei Focolari. Eravamo in prima fila; il Papa passò e riconobbe il nostro gruppo. Gli dico: “Noi crediamo che l’unità della Chiesa verrà”. Il Papa risponde “Magari!” e va avanti. Io, con voce più forte: “Siamo convinti!”; lui si ferma, si volta ancora, ci guarda e dice: “Dovete farla voi!” Dovete farla voi. L’unità della Chiesa era certamente una delle sue passioni più grandi. La strada dell’unità ha bisogno di un soffio forte dello Spirito Santo alla base, nel popolo. E’ questo che ho sentito dietro le sue parole. E’ una sua consegna che ha dato a tanti in molti modi. (prof. Stefan Tobler, Sibiu)
Anglicani
USA «E’ stato veramente un leader affascinante. Ha affrontato argomenti che nessun altro voleva affrontare. Non sempre sono stato d’accordo su tutto, ma non ho mai messo in dubbio la sua fede vera, il suo desiderio di andare verso gli altri e di cercare il bene andando al di là di differenze dottrinali. Ci lascia un’enorme eredità» (Rev. Chuck Kramer, Presidente dell’Associazione Ecumenica del Clero, Hyde Park, New York). «Mi ha incoraggiato a vivere una vita migliore» (Dott. Shirley Jones, Albany, New York). URUGUAY “Viviamo con voi questi momenti con la preghiera ed il cuore, per questo grande Papa che ha lavorato tanto per l’unità” (vescovo Miguel Tamayo). GRAN BRETAGNA “Il Papa: ha avuto un ruolo molto importante anche a livello ecumenico. Ha fatto un grande cambiamento, ha vissuto il papato con un’autorità mondiale. Quando ha raccolto i leaders delle varie religioni, si e’ visto in lui un Pastore universale. Quindi questa sua figura e’ molto più accettabile che non la figura del papato nel passato”. (Rev. Callan Slipper, delegato ecumenico della diocesi anglicana nel nord ovest di Londra)
Metodisti
SUDAFRICA «Personalmente io sento una grande gratitudine per il Papa…per quanto ha fatto per l’ ecumenismo. Qualche anno fa ho avuto l’occasione di salutarlo a Roma e da allora ho sentito che Papa Giovanni Paolo II non apparteneva solo alla Chiesa Cattolica, ma è di tutti noi. Penso che ha compiuto pienamente il disegno di Dio su di lui» (Em Beardal, volontaria).
«Dopo essere stato l’anno scorso all’Angelus in Piazza San Pietro, con mia moglie abbiamo scoperto profondamente, in una “luce nuova” la figura del Papa. Da allora abbiamo sempre pregato per lui. Negli ultimi giorni lo abbiamo accompagnato recitando il Padre nostro, la preghiera dell’unità» (dr. Welile Shasha – direttore dell’OMS per il Sud Africa). USA «Non trovo parole… ma certamente è nei nostri pensieri. Una delle sue eredità degne di ricordo, e che apprezzo particolarmente, è il costante impegno a costruire ponti per il dialogo con altri cristiani e con membri di altre religioni» (pastore Jim Moore, Hyde Park, New York.)
Presbiteriani
BRASILE «Un grande essere umano! Lo ammiro per il suo lavoro per la pace» (Pastore Marcio Moreira – San Paolo).
Mennoniti
GUATEMALA «Ringraziamo il Signore per la vita di Giovanni Paolo II, e le sue vedute per rinforzare il dialogo ecumenico, per uscire dallo scandalo della divisione e insistere sull’urgente bisogno dell’unità dei cristiani» (prof. Mario Higueros). (altro…)
Apr 2, 2005 | Chiesa
Davvero ci ha lasciato un grande Papa, un grande santo! Come vorrei che ritornassero i tempi in cui la santità era proclamata a
furore di popolo. I giovani sarebbero in prima fila! La sua santità. Anch’io posso darne testimonianza di persona. Spesso, dopo un’udienza con lui, m’è rimasta l’impressione che il cielo si aprisse. Mi sono trovata come direttamente collegata con Dio, in una densissima unione con Lui, senza intermediari. E’ perché il Papa è mediatore, ma quando ti ha congiunto con Dio, scompare. M’è parso di comprendere più profondamente qual è il carisma proprio del Papa. Le chiavi per aprirci il cielo, non gli servono soltanto per cancellare i nostri peccati, ma anche per aprirci il Cielo aprendoci all’unione con Dio. Non si spiega forse così quella gioia, quell’entusiasmo, quell’attrattiva che il Papa ha sempre esercitato sui giovani, sui milioni di uomini e donne di ogni razza, cultura, religione e credo che ha incontrato su tutto il pianeta? E quei capovolgimenti di storia da lui operati in questi 27 anni? Questo Papa comunicava Dio e Lui “fa nuove tutte le cose”. Una “Presenza” che si è fatta sempre più forte, più grave si è fatto il carico di sofferenza sino all’ultima ora. Ma in questo momento non posso non esprimere la mia gratitudine più profonda per molte altre porte aperte da quelle chiavi: il Papa ha sempre spalancato le porte alle novità dello Spirito che ha riconosciuto anche nel nostro movimento, dando il suo continuo incoraggiamento e sostegno, riconoscendolo come dono di Dio e speranza per gli uomini. (altro…)
Apr 2, 2005 | Chiesa
Grande è la nostra gratitudine al Papa. Il rapporto con lui risale alla fine degli anni ‘60 quando ancora era arcivescovo di Cracovia. L’allora card. Wojtyla aveva riconosciuto nel Movimento l’azione di un carisma. Resterà poi fissato nella storia quel primo grande incontro del Papa con i movimenti ecclesiali e le nuove comunità alla vigilia di Pentecoste’98, in piazza San Pietro. C’era parso di vivere una nuova ora della Chiesa: la Chiesa del Concilio, non solo gerarchica e petrina, ma anche carismatica e mariana, due dimensioni da lui riconosciute “coessenziali”, riconoscendoci così un posto nella Chiesa. Ma lungo tutto il suo pontificato ha sempre spalancato le porte alle novità dello Spirito: ciò che sembrava impossibile ai canonisti, lui l’ha reso possibile: come l’inserimento in un’opera cattolica, di persone di altre Chiese, di seguaci di altre religioni e di chi non ha una fede religiosa; che cardinali e vescovi abbiano un legame spirituale con il movimento; e ancora che sia sempre una donna alla guida di quest’Opera che abbraccia anche vescovi, sacerdoti e religiosi, aprendo così nuove prospettive al ruolo della donna e all’apertura della Chiesa. Innumerevoli poi sono stati gli incontri con lui, le udienze, gli inviti a pranzo e… per ben 8 anni le sue telefonate di augurio il giorno di Santa Chiara… sino a chiamarmi “sorella” nella sua ultima lettera. (altro…)
Apr 2, 2005 | Dialogo Interreligioso
Dopo la “partenza” del Papa continuano ad arrivare, tramite e-mail, echi dal Movimento dei Focolari nel mondo.
Particolarmente significative sono in questo momento le espressioni di intima partecipazione e gratitudine per Giovanni Paolo II degli amici ebrei, musulmani e buddisti che spontaneamente le hanno volute comunicare ai centri del Movimento. Riportiamo alcuni stralci.
Mondo ebraico
chi degli amici ebrei ci giungono da Argentina e Uruguay
- “L’atteggiamento del Papa ha costruito dei ponti” (Rabbino Daniel Goldman – Buenos Aires)
- “Ci sarà un prima e un dopo nella storia grazie a Giovanni Paolo II” (Rabbino Adrián Herbst – Buenos Aires)
- “E’ stato il Papa che più ha lavorato nel dialogo giudaico-cristiano. La sua grandezza è stata quella di aver chiesto perdono per gli errori commessi nel passato e, così come lui ci ha definiti “i fratelli maggiori”, oggi possiamo dire che sta morendo Giovanni Paolo II “il nostro fratello maggiore” (il Presidente della AMIA, Associazione Mutua Ebrea Argentina, Abraham Kaul)
- “Il popolo ebreo mai aveva provato un sentimento così per un Papa, per quanto egli ha fatto per noi” (un’amica ebrea della Commissione Associazioni Femminili Ebree, Uruguay).
Mondo musulmano
Dagli echi giunti da Turchia, Algeria e Stati Uniti In Turchia le prime persone a contattare il focolare di Istanbul, ieri, sono stati proprio i nostri amici musulmani.
- Una donna, commossa, diceva: “Mi sembra che è la mia anima, una parte di me, che sta partendo”.
- Uno studente: «Prego Dio di non lasciarci senza persone come Lui… Anch’io, come le persone di tutto il mondo, vi sono vicino in questa sofferenza e prego pcon gli amici cristiani».
Dall’Algeria: Una coppia musulmana si ricordava che il Papa era stato in Marocco ed aveva impressionato per la sua apertura davanti ai 10.000 giovani, a Casablanca. Questa mattina ci hanno detto: «Il Papa è un santo! Ha fatto molto per il mondo, ha avuto tanto coraggio. Ha fatto quello che Dio voleva. Era contro le divisioni e le guerre. E’ stato per noi un Padre». Dagli Stati Uniti giungono gli echi di alcuni Imam con cui da tempo i focolari del posto sono in dialogo:
- “In Giovanni Paolo II viveva l’”essenza” di Cristo, servendo tutte le persone, non solo i cattolici, ma stendendo la mano verso tutti, perché vivessero una vita migliore. Ha bussato alle porte della coscienza dei leader del mondo perché riconoscessero i loro doveri di fare di più per le persone sofferenti in ogni parte del mondo. Questo mi ha attirato, e io l’ho comunicato ai miei seguaci” (Imam W. D. Mohammed – leader di 2 milioni di musulmani afro-americani)
- “Con questo Papa ho sentito un rapporto personale. Ho apprezzato soprattutto le sue parole al mondo dopo l’11 settembre, quando ha detto che ciò che era successo non era per colpa della religione. E’ stato molto incoraggiante e commovente. Lo considero un fratello, un amico, un membro della famiglia. Mi mancherà, ma so che ciò che ha incominciato vivrà per sempre” (Imam Sultan Salahuddin, Chicago)
- “Non posso pensare a un’altra persona della storia recente che abbia una tale grandezza e che abbia avuto un tale impatto sulla società e sul mondo. Ha lavorato per tirar fuori il meglio dell’umanità” (Imam Bilal Muhammed, Kansas City)
- “La sua vita, ciò che ha fatto, e le sue azioni hanno cambiato la visione del mondo sulle differenze etniche. L’ho osservato per anni e ho visto i cambiamenti che sono avvenuti e che sono stati come un effetto a catena in tutta l’umanità. Ho apprezzato il fatto che ha abbracciato l’Islam in un momento quando non era molto popolare avvicinarsi a noi” (Ijlal Munir, musulmana e manager di una ditta di W. D. Mohammed , Chicago)
- “Giovanni Paolo II ha avuto una forza spirituale che è andata al di là delle barriere religiose. Ha avuto un influenza spirituale fenomenale che ha toccato tutti” (Dr. Imam Mikal Ramadam, Chicago)
- “Papa Giovanni Paolo II è uno dei grandi segni storici e meravigliosi dell’amore per l’umanità del Grande Misericordioso, del Grande Benefattore. Con la sua coraggiosa difesa della libertà, giustizia e uguaglianza tra i membri della famiglia umana, ci ha fatto ricordare la nostra responsabilità individuale e collettiva ad utilizzare le risorse che Dio ci ha dato al servizio dell’umanità”. (Imam Malik Shabazz, della moschea di Beacon – New York)
Mondo buddista
Dagli echi giunti dal Giappone e dalla Thailandia: Dal focolare di Tokyo: “I nostri amici buddisti vivono insieme a noi queste ore con grandissimo affetto e intensità”.
- “Ora tutto il mondo sta in preghiera per Giovanni Paolo II, figura storica grandissima, leader eccezionale della pace, perché in lui tutti vedono Dio” (Rev. Nissho Takeuchi, della Nichirenshu, Tempio Myokenkakuji – Osaka)
- Un buddista che è stato a Roma e ha incontrato il Papa: “La mia bambina, che adesso ha 9 anni, da piccola ha avuto una carezza sulla testa da parte del Papa. Ancora adesso mi ritorna vivamente agli occhi la figura di Giovanni Paolo II che ci ha fatto sentire questo calore, anche se noi non siamo cristiani. Anch’io, come uomo, voglio vivere la mia vita seguendo il cuore del Papa. Mi sembra impossibile che lui sia adesso in questo stato…veramente, mi viene solo da dirGli ‘grazie’. E che possa riposare in pace.” (Koichi Kawamoto, del movimento Rissho Kosei Kai)
- “La figura del Papa è stata per me un modello di vita. Ho visto il Papa in un’udienza pubblica in Piazza S. Pietro, che salutava per prime le persone ammalate o in carrozzella, “perdendo” tempo con tutta questa gente. Ed ho visto che lo faceva con tanto amore, scoprendo che per il Papa l’esistenza di queste persone è “preziosa”. Tornando in Giappone ho voluto fare la stessa cosa seguendo il suo esempio: ho chiamato le persone handicappate o malate dei templi buddisti a me affidati per salutarle e conoscerle” (Rev. Yasuo Koike – responsabile del movimento Rissho Kosei Kai di Chiba, vicino Tokyo)
Gli amici buddisti del Movimento dei Focolari in Thailandia si uniscono al mondo cristiano nel pregare per lui, con affetto e rispetto profondo e ci fanno sentire la loro vicinanza spirituale:
- Nella sala del Gran Maestro Ajhan Thong, a Chiang Mai, spicca una grande foto di lui con il Santo Padre in occasione di un’udienza in Vaticano. Da allora parla spesso ai suoi seguaci della grandezza spirituale del Papa per tutto il mondo. In questi giorni prega in modo tutto particolare per il Papa.
- Il monaco Phramaha Thongrat in una telefonata, ha detto che il Papa non è solo un grande fratello, è suo padre!(I buddisti tailandesi chiamano “padre” o “madre” persone di alta spiritualità, guide spirituali importanti per la loro vita). Ed ha voluto dedicargli una poesia:Mio padre è andato in Paradiso Nei lunghi anni che mio padre dimorava in Vaticano, brillava il bello e regnava la gioia. Oggi senza di lui la città è vuota. Sgomento, dolore e lacrime: tutto parla del suo immenso amore. Sì, amore è la parola che lui ha pronunciato per il mondo intero. Il suo messaggio ha cambiato il percorso di ogni uomo. La sua eredità rimarrà per sempre, fino agli ultimi confini della terra: fondamento per la pace vera, per un mondo che il male mai più conoscerà. Oggi mio padre è andato in Paradiso; ha concluso il cammino terreno e se ne va… Ma il suo cuore sarà sempre pieno di gioia che trabocca. Mio padre ci ha indicato la via dei saggi che porta alla sapienza eterna. Phramaha Thongrat, monaco buddista
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Mar 31, 2005 | Parola di Vita
Gesù parlava sovente per immagini e con parabole. Un modo semplice ed efficace per insegnare le verità più profonde, di cui era portatore. La similitudine del pastore con il suo gregge, in cui è incastonata questa Parola di vita, richiamava ai suoi ascoltatori scene familiari di vita quotidiana. Gesù rammenta loro i ladri e i briganti che, come lupi rapaci, fanno razzia del gregge. Lui invece si paragona a un pastore buono, a cui stanno veramente a cuore le proprie pecore, le guida e le difende, al punto da affrontare se necessario la morte!
Ma in Gesù, al di là della parabola, questo diventa realtà: Lui è veramente morto sulla croce “perché noi avessimo la vita” .
«Io sono venuto perché abbiano la vita…»
È venuto perché il Padre l’ha inviato a portarci la sua vita divina. Dio infatti ha amato così tanto il mondo da dare il Figlio suo affinché chi crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna .
La vita che Gesù è venuto a portarci non è la semplice vita terrena che abbiamo ricevuto dai nostri genitori. La vita che Egli ci dona è infatti “vita eterna”, ossia partecipazione alla sua vita di Figlio di Dio, ingresso nella comunione intima con Dio: è la vita stessa di Dio, Gesù può comunicarcela perché lui stesso è la Vita. L’ha detto: “Io sono la Vita” , e “dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto” .
Ma la vita di Dio, lo sappiamo, è l’amore.
Gesù, Figlio di Dio che è Amore, venendo su questa terra, è vissuto per amore, e ci ha portato lo stesso amore che arde in Lui. Dona a noi la stessa fiamma di quell’infinito incendio e ci vuole “vivi” della sua vita.
«… e l’abbiano in abbondanza»
Poiché Gesù non soltanto possiede la vita, ma “è” la Vita, egli può donarla con abbondanza, così come dona la pienezza della gioia .
Il dono di Dio è sempre senza misura, infinito e generoso com’è Dio. Così Egli viene incontro alle aspirazioni più profonde del cuore umano, alla sua fame di una vita piena e senza fine. Solo Lui può appagare l’anelito all’infinito. La sua infatti è “vita eterna”, un dono non soltanto per il futuro, ma per il presente. La vita di Dio in noi comincia già da ora e non muore mai più.
Come non pensare a quei cristiani realizzati che sono i santi? Ci appaiono talmente pieni di vita da traboccarla attorno a loro.
Da dove veniva l’abbraccio universale di Francesco d’Assisi, capace di accogliere i poveri, di andare verso il Sultano, di riconoscere dei fratelli e delle sorelle in ogni creatura? Da dove l’amore fattivo di Madre Teresa di Calcutta, che si è fatta madre per ogni bambino abbandonato e sorella di ogni persona sola? Essi possedevano una vita straordinaria, quella che Gesù aveva donato loro.
«Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza»
Come vivere questa Parola?
Accogliamo la Vita che Gesù ci dona e che vive già in noi per il battesimo che abbiamo ricevuto e per la nostra fede, Vita che può sempre crescere nella misura in cui amiamo. È l’amore che fa vivere. Chi ama, scrive san Giovanni, dimora in Dio , partecipa della sua stessa vita. Sì, perché se l’amore è la vita e l’essere di Dio, l’amore è anche la vita e l’essere dell’uomo. Così com’è vero che tutte le volte che non amiamo noi non viviamo.
Ne è una testimonianza eloquente la partenza per il Cielo di Renata Borlone, una focolarina di cui in questi mesi si è aperto il processo di beatificazione. Accettata con tutto il cuore, come volontà di Dio, la notizia della morte imminente, diceva di voler testimoniare che “la morte è vita”, è risurrezione, e s’è proposta, con l’aiuto di Dio, di dare questa dimostrazione fino alla fine. E c’è riuscita, trasformando così un evento di lutto in un tempo di Pasqua.
Chiara Lubich
Mar 31, 2005 | Chiesa
Chiara Lubich e tutto il Movimento dei Focolari nel mondo in queste ore si stringono intorno al Papa, intensificando ancor più le preghiere, perché Dio lo sostenga in questo altissimo momento della sua vita. Nelle varie diocesi il Movimento si unisce alle iniziative di preghiera promosse dai vescovi. In tutto il mondo, il consueto time out quotidiano di preghiera per la pace, a mezzogiorno, è dedicato ora al Papa. Si uniscono nella preghiera anche i membri delle altre Chiese cristiane e gli amici ebrei, musulmani, indù, buddisti e di altre religioni che nutrono per lui un profondo affetto, sentendone la sua paternità spirituale.
In preghiera per il Papa i musulmani dell’Iran
Ci è appena giunto un toccante messaggio dall’Associazione scientifica Iraniana Genitori-Insegnanti con cui da alcuni anni si è instaurato un profondo dialogo a livello spirituale e culturale: Le gravi condizioni di salute di Papa Giovanni Paolo II hanno profondamente rattristato le persone del mondo. Sappiate che vi siamo vicini in questa sofferenza e che siamo uniti in preghiera con voi. Noi offriamo le nostre preghiere, così come le persone di tutto il mondo, perché il Papa possa ristabilirsi prontamente. “Possa essere sempre benedetto da una buona salute”. Noi abbiamo appreso che, nonostante la grave e dolorosa malattia, il Papa è rimasto calmo e sereno. Tale serenità, in queste condizioni, è un dono divino riservato ad un grande uomo come Lui. Ha chiesto anche che gli fossero letti dei testi sacri; noi leggeremo il Sacro Corano anche per Lui. Behzad Dehnavi and Kiyoomarss Jahangardi Membri del Consiglio di Amministrazione dell’Associazione scientifica Iraniana Genitori-Insegnanti (altro…)
Mar 24, 2005 | Focolari nel Mondo
Un viaggio fra le realizzazioni e gli aiuti del Movimento dei focolari nei paesi colpiti dal maremoto dello scorso dicembre.
INDONESIA.
Sono i primi di aprile. Aceh li aspetta. Jorge, focolarino centroamericano da alcuni anni a Singapore, e tre giovani, John Paul della Malesia, Ponty e Lambok indonesiani, stanno partendo per visitare alcuni villaggi della zona indonesiana più colpita dal maremoto. È la seconda volta. In febbraio avevano portato alcuni primi aiuti di emergenza, ma soprattutto avevano incontrato da vicino la realtà vista in televisione, e la gente, provata ma dignitosa, con cui avevano creato i primi rapporti di amicizia. Con loro erano stati individuati alcuni progetti che ora si può cominciare a realizzare: una falegnameria per costruire le barche dei pescatori e l’acquisto di reti per sostituire quelle distrutte. Si tratta insomma di ridare loro i mezzi che avevano, per ricominciare a lavorare e a riprendere la vita. Intanto a Medan e nell’isola di Nias prosegue il sostegno scolastico e l’assistenza a quattrocento bambini e alle loro famiglie. La generosità di tanti da tutto il mondo ha reso possibile queste azioni. Sono stati raccolti oltre 600 mila euro, alcuni preziosissimi come i venticinque euro dei bambini di Duala in Camerun o i sacrifici fatti in Kenya, paesi dove la povertà non manca. Ancora una volta non è stata solo la solidarietà e generosità di chi sta meglio, è stata la comunione dei beni fra tutti a caratterizzare la risposta all’appello lanciato dal Movimento dei focolari subito dopo la catastrofe. Il coordinamento delle iniziative è stato affidato all’Amu, la Ong dei Focolari. I nostri interventi – ci dice il presidente dell’Amu Franco Pizzorno – arrivano direttamente alle popolazioni colpite perché possiamo contare sulla presenza di persone del movimento. Dove non abbiamo una presenza diretta si sono avviate collaborazioni con la chiesa cattolica e in India anche con organizzazioni indù che conosciamo da tempo. Ma torniamo in Indonesia. Partiti da Medan, si attraversa il confine con la regione di Aceh: Abbiamo viaggiato più di quattro ore per raggiungere il primo campo profughi visitato in febbraio. Tanti sono però già rientrati nei villaggi e così andiamo a cercarli. Non se l’aspettavano, sono commossi e sorpresi, non pensavano che avremmo mantenuto la promessa. Raggiungiamo un altro villaggio dove incontriamo altri trenta pescatori e consegniamo anche a loro le reti. Condividiamo difficoltà e conquiste. Prima di ripartire ci dicono: ci avete ridato la speranza. Nei giorni seguenti il viaggio procede con la visita ad altri quattro campi profughi a Padang Kasab, Belang Lancang, Lancang e Ulee Kareung. Ciò che ci colpisce di più è il loro senso di fraternità. Quando spieghiamo che non possiamo dare tutto quello di cui ci sarebbe bisogno, perché dobbiamo darne anche ad altri rifugiati, ci capiscono, e colgono – ci sembra – il motivo profondo per cui siamo lì insieme a loro: dare espressione concreta alla fratellanza universale. La tappa successiva è Lampuuk, il luogo individuato per installare la falegnameria per costruire le barche e fissare una base d’appoggio nei prossimi mesi di attività. La chiesa locale offre la sua collaborazione e ospitalità, ma non è possibile restare a lungo presso la parrocchia. Lambok va a parlare con una persona che ha una casa libera e quando torna comunica a tutti la sua sorpresa: Non vuole niente per l’affitto. E pensare che dopo lo tsunami gli affitti nella zona sono aumentati anche di cinque volte! Ci sono delle difficoltà per procurarsi il legno in loco e così si decide di rientrare a Medan insieme con il leader dei pescatori di cinque villaggi. I suoi amici intanto cominceranno a riparare cinque barche solo semidistrutte… Visitiamo le zone vicine. Si aprono nuovi scenari. Il nostro amico ci racconta che dove stiamo passando c’era un villaggio di settemila persone, ora ce ne sono solo sette. Continuano nel frattempo i contatti con la popolazione e si viene a conoscere la situazione di un gruppo di vedove, che non hanno più nessuna fonte di sostentamento. Con loro si decide di avviare un nuovo business: preparare cibo locale e venderlo. Le aiutiamo ad avviare l’attività comprando le attrezzature adatte. A Lampuuk la scuola elementare è stata distrutta e i bambini devono fare a piedi tre chilometri di strada per rag- giungere la più vicina. Oltre alle reti sono state così consegnate 39 biciclette, insieme a scarpe e materiale scolastico.
THAILANDIA.
Ogni giorno il parroco di Phuket, un religioso stimmatino, va a visitare le vittime dello tsunami con la sua équipe di quattro laici. Vanno casa per casa chiedendo come va, cosa possono fare per loro… In questi mesi ha potuto aiutare oltre settecento situazioni: bisogni piccoli e grandi come dare da mangiare, offrire una borsa di studio, fino a cercare le barche per i pescatori. Si occupa anche dei morgan (gli zingari del mare) e li aiuta a trovare un posto per costruire la casa. Ci sono infatti persone che vogliono comprare i terreni vicino al mare e fanno di tutto per cacciare via i morgan. Il parroco li ha accompagnati passo per passo come un amico e un fratello. Lo stiamo aiutando – ci scrivono – ad acquistare barche di seconda mano per i pescatori, a ripararne altre o a sistemarne i motori. Nella provincia di Phanga invece la collaborazione è stata avviata con le suore salesiane. I due campi di fortuna gestiti dalla chiesa sono ancora affollati di profughi senza nessuna sistemazione definitiva in vista. Un primo aiuto va al sostentamento di quelli alloggiati provvisoriamente in questi due campi. Tra il personale che vi lavora ci sono da tre mesi due seminaristi del movimento, e uno di loro si è messo d’accordo con i suoi superiori per sospendere il suo studio presso il seminario e fare un anno intero di servizio con le vittime dello tsunami. Anche una ragazza del movimento, assieme ai suoi compagni di università, ha lavorato lì per qualche settimana. Le suore hanno individuato una cinquantina di famiglie in necessità per rifare o riparare la loro casa, costruire pozzi per l’acqua. Si tratta di famiglie che non ricevono aiuto da nessuna par- sette costa circa tremila euro, ma giacché tutti nel villaggio si aiutano concretamente, il costo effettivo si aggira introno a duemila euro. Finora sono state aiutate una decina di famiglie. Anche qui, come a Phuket, è prezioso l’aiuto che viene dato per costruire o riparare le barche.
INDIA.
Andrea è una giovane indiana, che insieme ad altri dei Focolari, si era data da fare a Madras nei primi giorni dopo lo tsunami. Era stata anche l’occasione per individuare alcune necessità per i pescatori conosciuti e per i loro bambini. Kovalam è una località della periferia di Madras – ci racconta – formata da un insieme di molti piccoli villaggi, dove seicento famiglie sono state seriamente colpite dal maremoto. È conosciuta per una vecchia moschea, i musulmani infatti ritengono che vi abbia abitato uno dei primi discepoli di Mohammed. Vi è anche una chiesa di duecento anni fa, dedicata a Nostra Signora del Monte Carmelo e costruita da un mercante portoghese, un uomo di profonda fede cristiana che ha condiviso il suo benessere con i poveri del villaggio. Andrea aveva affidato alla gente del posto la realizzazione di alcune centinaia di reti da pesca e di quasi quattrocento divise per i bambini. In prima fila negli aiuti ci sono i giovani stessi del villaggio che si sono costituiti in associazione e stanno coordinando le varie attività. Col loro aiuto Andrea può spiegare che questa azione è il frutto della collaborazione di famiglie, giovani, bambini, anziani che vogliono costruire in questo modo la fraternità con tutti loro. Alcuni pescatori si avvicinano e la invitano a pregare insieme a loro e a ringraziare Dio per quello che è avvenuto. Ci inginocchiamo in chiesa e desiderano mettere davanti all’altare uno dei pacchi con le reti come offerta simbolica. Mi colpisce la loro fede semplice e profonda allo stesso tempo . Si avvicinano alcune donne e si rivolgono a Andrea: Tu sei diversa da altri che sono venuti e che – portando gli aiuti – desideravano avere dei cartelloni pubblicitari, si aspettavano delle ghirlande… Tu sei venuta senza tutto ciò, sei venuta, e sei diventata una di noi. Forse è questo il frutto più importante di quanto si sta facendo in Indonesia, Thailandia, India, Sri Lanka, la condivisione porta alla fraternità. di Marco Aquini (Città Nuova, N.10/2005) (altro…)
Mar 23, 2005 | Spiritualità
Ogni anno ci sentiamo avvolti in un’atmosfera speciale. E non può essere che così, perché in questi giorni ricordiamo e riviviamo, condensati, molti misteri della nostra fede. Sono questi, infatti, i giorni dell’amore, perché è tutto amore ciò di cui si fa memoria.
Giovedì Santo
Amore il sacerdozio che possiede un carattere ministeriale, e cioè di servizio e quindi d’amore concreto. Amore l’Eucarestia nella quale Gesù ci ha dato tutto se stesso. Amore l’unità, effetto dell’amore, che Gesù ha invocato dal Padre: “Che tutti siano uno come io e te”. Amore quel comando che Gesù serbò in cuore tutta la vita, per rivelarlo il giorno prima di morire: “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi. Da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete a vicenda”. Non possiamo passare questo giorno senza un attimo di raccoglimento, nel quale diciamo a Gesù tutta l’adesione della nostra anima a quel comando che chiamò “mio” e “nuovo”. Un comando che non ha lasciato senza spiegazione, quando ha soggiunto: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”.
Venerdì Santo
E’ proprio con la morte in Croce, il venerdì santo, che Gesù ci imparte l’altissima, divina, eroica lezione su cosa sia l’amore. Aveva dato tutto: una vita accanto a Maria nei disagi e nell’obbedienza. Tre anni di predicazione rivelando la Verità, testimoniando il Padre, promettendo lo Spirito Santo e facendo ogni sorta di miracoli d’amore. Tre ore di croce, dalla quale dà il perdono ai carnefici, apre il Paradiso al ladrone, dona a noi la Madre e, finalmente, il suo Corpo e il suo Sangue. Gli rimaneva la divinità. La sua unione col Padre, che l’aveva fatto tanto potente in terra, quale figlio di Dio, e tanto regale in croce, doveva non farsi più sentire, disunirlo in qualche modo da Colui che Egli aveva detto di essere uno con Lui: “Io e il Padre siamo uno” (Gv. 10,30). In Lui l’amore era annientato, la luce spenta, la sapienza taceva. Eravamo staccati dal Padre. Era necessario che il Figlio, nel quale noi tutti ci ritrovavamo, provasse il distacco dal Padre. Doveva sperimentare l’abbandono di Dio, perché noi non fossimo mai più abbandonati. Gesù ha saputo superare tale immensa prova riabbandonandosi al Padre – “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46) – ed ha così ricomposto l’unità spezzata degli uomini con Dio e fra loro. Si manifesta a noi ora come rimedio ad ogni disunità, come chiave dell’unità. Tocca ora a noi corrispondere a questa grazia e fare la nostra parte. Poiché Gesù s’è ricoperto di tutti i nostri mali, noi possiamo scoprire dietro ad ogni dolore, ad ogni separazione, lui stesso, un suo volto. Possiamo abbracciare lui in quelle sofferenze, in quelle divisioni, e dirgli il nostro sì come ha fatto lui, rimettendoci alla volontà del Padre. E Lui vivrà in noi – forse ancora doloranti – come Risorto; lo starà a dimostrare la pace che tornerà in noi.
Pasqua di Resurrezione
Gesù è fedele alla sua promessa: “dove due o tre sono riuniti nel mio nome, cioè nel mio amore, io sono in mezzo a loro.” Sì, dove due o più sono uniti nel suo amore si fa presente il Risorto, che porta con sé i doni dello Spirito: luce, gioia, pace, amore. E’ l’esperienza fatta con stupore sin dagli inizi quando a Trento, durante il secondo conflitto mondiale, con le mie prime compagne, avevamo fatto nostro quel comando: “amatevi come io ho amato voi” e avevamo stretto un patto: “io sono pronta a morire per te; io per te …”. Ed è proprio il Risorto che il mondo attende oggi! Attende testimoni che possano dire a tutti in verità: l’abbiamo visto con i sensi dell’anima; l’abbiamo scoperto nella luce con cui ci ha illuminato; l’abbiamo toccato nella pace che ci ha infuso; abbiamo sentito la sua voce in fondo al cuore; abbiamo gustato la sua gioia inconfondibile. Potremmo così assicurare a tutti che Lui è la felicità più piena e far risperare il mondo. Chiara Lubich (altro…)