Lug 29, 2019 | Dialogo Interreligioso
Andrea Cardinali, giovane scrittore, racconta la quarta edizione del Summer Camp dei ragazzi di Armonia tra i popoli che si è svolta a luglio in Terra Santa. È il racconto personale di un’esperienza e di una terra capaci di toccare l’anima come pochi posti al mondo. Ci sono viaggi dai quali si torna rilassati perché vissuti come vacanze, altri dai quali bisogna prendersi giorni di riposo ulteriori per il sonno accumulato e poi ci sono viaggi che al ritorno ci si domanda: “Ma… dove sono stato?”
A volte si vive tutto così intensamente che manca il momento della domanda, la fase nella quale l’uomo si interroga sul senso, sul dove, sul perché. Non è necessariamente un male. Tutt’altro. Soprattutto quando si tratta di trascorrere la maggior parte del tempo con bambini ancora inconsapevoli di essere “prigionieri” nel loro luogo di nascita, la Palestina. Il fatto che manchi il momento della domanda non è sintomo di poca riflessione. Per alcuni viaggi, forse i più grandi, funziona proprio così, parti quando dici un quasi inconsapevole “Sì” ed entri con forza nel pieno dell’avventura. Non è più possibile pensare il senso da un fuori, sei così in uscita da te stesso che il senso lo viaggi da dentro.![IMG 20190715 WA0009 IMG 20190715 WA0009](https://eyut279xk3q.exactdn.com/wp-content/uploads/2019/07/IMG-20190715-WA0009.jpg?strip=all&lossy=1&resize=250%2C188&ssl=1)
Sono stato in Palestina 18 giorni, trascinato da Antonella Lombardo e dalle meravigliose ragazze della scuola Dance Lab di Montecatini (Italia), alcune delle quali incontrate nell’indimenticabile Genfest Let’s Bridge del 2012. “Armonia tra i Popoli” nasce nel 2005 con l’intento di utilizzare l’arte e la danza come strumenti di unità tra popoli e culture. Dopo varie edizioni italiane e workshop con ragazzi provenienti da vari Paesi, alcuni anni fa è nato grazie alla collaborazione con padre Ibrahim Faltas il progetto “Children without borders” che quest’estate è arrivato
alla quarta edizione in Palestina. Sono stato l’ultimo ad aggregarsi a questa comitiva di artisti-educatori e con Luca Aparo di Sportmeet abbiamo cominciato a muoverci anche sul fronte sportivo che sappiamo essere altrettanto prezioso per imparare a divertirsi rispettando diversità di ogni tipo. Dopo due settimane di workshop artistici siamo andati in scena con i bambini il 14 luglio al Teatro Notre Dame di Gerusalemme e il 16 luglio alla Fondazione Giovanni Paolo II di Betlemme, rappresentando l’incontro storico di San Francesco d’Assisi con il Sultano d’Egitto Malik Al-Kamil avvenuto 800 anni fa nel 1219. Ad impreziosire le due serate c’era con noi anche il cantante Milad Fatouleh, conosciuto in Italia per “Una stella a Betlemme” votata migliore canzone straniera allo Zecchino d’Oro del 2004. Molte le personalità politiche e religiose presenti ai due spettacoli per celebrare l’incontro del Cristianesimo e dell’Islam, segno profetico del dialogo interreligioso e di una pace possibile.
Andrea Cardinali
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Ott 28, 2016 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il 16 ottobre 1966 arrivava a Tlemcen, città dell’Algeria, una Citroën 2 CV. A bordo tre focolarini: Salvatore Strippoli e Ulisse Caglioni, italiani, e Pierre Le Vaslot, francese. È l’inizio di un’avventura che in questi giorni festeggia 50 anni di presenza e di vita, e che dall’Algeria si è diffusa un po’ dappertutto in Nord Africa e Medio Oriente. Racconta Mourad, medico: «Eravamo un gruppo di giovani che non sapevano esattamente cosa volessero fare; un niente ci faceva ridere. Un giorno abbiamo incontrato Gérard che ci ha invitati a prendere un tè a casa sua, il focolare. Varie volte siamo tornati, abbiamo parlato, cantato delle canzoni, erano belle canzoni che dicevano tante cose sulla vita. Si conosceva sempre più un ideale che ci ha riempiti, ci ha insegnato a vivere. Questo cinquant’anni fa. Ora ho 67 anni e continuo a vivere questo ideale, sono contento di viverlo; è un ideale che ci insegna a vivere l’amore tra le persone». E Samira, studentessa: «Ho 21 anni. Sono molto colpita, riconoscente e incoraggiata dalle sane idee dei Focolari. Soprattutto dalla determinazione nel voler costruire ponti fra gli uomini e nel trasmettere valori morali e umani, per riunirci tra fratelli di tutti gli orizzonti e soprattutto ad Allah, nostro Signore, che è uno». Omar, infermiere di sala operatoria: «La Pace sia con voi. Il Movimento dei Focolari mi ha insegnato a conoscere l’altro, anche se diverso, a saper apprezzarci, anzi ad arricchirci reciprocamente e ad andare al di là dei pregiudizi, talvolta secolari. Ho imparato a fare il primo passo verso l’altro, ad avvicinarlo come un fratello, con un amore disinteressato che è la chiave della fraternità».
E Mons. Henri Teissier, arcivescovo emerito di Algeri: «La Chiesa d’Algeria non è che un piccolo numero di cristiani, per il quale è importante essere inserito nella società algerina. Il Focolare ha puntato proprio sulla relazione, sul dialogo, senza nascondere la propria identità, ma lasciando agli amici algerini che si avvicinavano il compito di tradurlo nella propria cultura. Penso che il Focolare, così facendo, abbia risposto all’attesa della Chiesa. Evidentemente, questo li ha un po’ tagliati fuori dalla comunità cristiana radunata, ma indubbiamente il nostro obiettivo non è la comunità radunata, ma una comunità che cerca gli altri per ritrovarsi in una realtà che ci supera». Il centro dei Focolari “Dar es Salam” di Tlemcen accoglie i due eventi che segnano la tappa di questo cinquantesimo:
- il secondo Congresso Internazionale dei Musulmani del Movimento dei Focolari (28-30 ottobre 2016), con partecipanti da tutta l’Algeria, dal bacino mediterraneo (Libano, Egitto, Giordania, Italia, Francia, Svizzera) e dal Canada;
- la Festa dei 50 anni del Movimento dei Focolari in Algeria (1-2 novembre 2016) con partecipanti dalle varie comunità e alcuni dei primi testimoni di quest’avventura, presente anche il copresidente dei Focolari Jesús Morán.
Fonte: Servizio Informazione Focolari (altro…)
Gen 1, 2016 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il messaggio di Papa Francesco, in quest’anno giubilare della Misericordia, sollecita più che mai a vivere per il dono immenso della Pace. Un appello forte, che scuote le coscienze e invita alla conversione. Pace e Misericordia: due elementi imprescindibili per la convivenza umana e per quella con il Creato. Due parole di cui prendiamo, oggi, maggiore consapevolezza per gli effetti della loro assenza. Nel messaggio papale, un brano che parlava di Gesù mi ha riportato nella mia Terra. È toccante per me – araba, cattolica, di origine palestinese – rivedere l’agire di Gesù seguendo il motto “Vinci l’indifferenza e conquista la Pace”. Ripercorrendo quei posti posso affermare che Egli ha vissuto come Persona tra persone e narrato parabole divine traendole dalla vita quotidiana. Purtroppo ancora oggi la mia è una Terra in cui la Pace non si conosce ancora nella sua interezza, eppure in essa sono nate le tre grandi religioni monoteiste. Nello Stato d’Israele vi abitano 8 milioni di persone e 4 nei Territori Palestinesi. Nelle due località i cristiani sono solo il 2% della popolazione, appartenenti a varie chiese: cattolica, ortodossa, armena, siro-ortodossa, copta, luterana e altre. Una Terra piccola ma vasta per le sue dimensioni multi-religiose, multi-culturali e multi-confessionali. Una Terra che ha visto tante invasioni, tante conquiste e tanti conflitti che tuttora continuano. La possibilità di vivere pacificamente è un cammino ancora tutto da percorrere. Anche se qua e là non mancano tentativi per trovare una soluzione politica giusta e duratura. Paure e sfiducia reciproca hanno innalzato muri di divisione tra l’una e l’altra parte della popolazione, ma sono soprattutto l’ostilità e la diffidenza dentro il cuore che sono difficili da abbattere. Mi colpiscono profondamente le parole del Papa: “A livello individuale e comunitario l’indifferenza verso il prossimo, figlia di quella verso Dio, assume l’aspetto dell’inerzia e del disimpegno, che alimentano il perdurare di situazioni di ingiustizia e grave squilibrio sociale, le quali, a loro volta, possono condurre a conflitti o, in ogni caso, generare un clima di insoddisfazione che rischia di sfociare, presto o tardi, in violenze e insicurezza”. Negli anni vissuti a Gerusalemme mi sono impegnata, con tanti altri, a diffondere lo spirito di dialogo vero e sincero tra il mondo arabo e quello ebraico, attraverso l’amicizia e l’affetto che solo i rapporti umani possono creare. Parlare di pace, infatti, solo in senso politico non è così efficace se prima non si costruisce il rapporto tra le persone. Da qui sono nati momenti di incontro tra giovani, famiglie, studiosi delle due parti che hanno prodotto gesti concreti di riavvicinamento, solidarietà e rispetto reciproco. “Vinci l’indifferenza e conquista la Pace”. Un messaggio che fa fiorire nell’anima una nuova speranza. Il Papa ci ammonisce dicendo: “Alcune persone preferiscono non cercare, non informarsi e vivono il loro benessere e la loro comodità sorde al grido di dolore dell’umanità sofferente. Quasi senza accorgersene, siamo diventati incapaci di provare compassione per gli altri, per i loro drammi, non ci interessa curarci di loro, come se ciò che accade ad essi fosse una responsabilità estranea a noi, che non ci compete”. Il messaggio di Papa Francesco ci sia di sprone per un reale cambiamento. Che il 2016 ci veda tutti fermamente e fiduciosamente impegnati, a diversi livelli, a realizzare la giustizia e operare per la pace. Sì, quest’ultima è dono di Dio ma è affidato a tutti gli uomini e a tutte le donne del mondo. Sta a ciascuno di noi realizzare questo traguardo. (altro…)
Ott 9, 2015 | Chiesa, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Cari Padri sinodali, cari fratelli e sorelle, nel riprendere questa mattina i lavori della Congregazione generale vorrei invitarvi a dedicare la preghiera dell’Ora Terza all’intenzione della riconciliazione e della pace in Medio Oriente. Siamo dolorosamente colpiti e seguiamo con profonda preoccupazione quanto sta avvenendo in Siria, in Iraq, a Gerusalemme e in Cisgiordania, dove assistiamo ad una escalation della violenza che coinvolge civili innocenti e continua ad alimentare una crisi umanitaria di enormi proporzioni. La guerra porta distruzione e moltiplica le sofferenze delle popolazioni. Speranza e progresso vengono solo da scelte di pace. Uniamoci, dunque, in una intensa e fiduciosa preghiera al Signore, una preghiera che intende essere al tempo stesso espressione di vicinanza ai fratelli Patriarchi e Vescovi qui presenti, che provengono da quelle regioni, ai loro sacerdoti e fedeli, come pure a tutti coloro che la abitano. Nello stesso tempo rivolgo, insieme al Sinodo, un accorato appello alla comunità internazionale, perché trovi il modo di aiutare efficacemente le parti interessate, ad allargare i propri orizzonti al di là degli interessi immediati e ad usare gli strumenti del diritto internazionale, della diplomazia, per risolvere i conflitti in corso. Desidero infine che estendiamo la nostra preghiera anche a quelle zone del continente africano che stanno vivendo analoghe situazioni di conflitto. Per tutti interceda Maria, Regina della pace e amorosa Madre dei suoi figli». Fonte: Vatican.va (altro…)
Ago 30, 2014 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Arrivare in Terra Santa a fine luglio, con notizie drammatiche sui telegiornali, è stata, come qualcuno l’ha definita, “un’autentica pazzia”. Questo del ‘focolare temporaneo’, cioè un Focolare di un mese nella Palestina, era un progetto partito in primavera, quando sembrava tutto calmo. Poi, poche settimane prima della partenza, la situazione è precipitata: “Che fare?”, ci siamo chiesti e subito la risposta:“È questo il momento più opportuno per andare e testimoniare che l’amore è più forte della paura”. Sicuramente la presenza dei Focolari presenti nel territorio, da decenni ormai, era ed è la nostra sicurezza. Perciò, il 30 luglio ci siamo insediati a Betlemme, in un piccolo appartamento. Risvegliarsi nella città dove è nato Gesù, è stata un’impressione forte. “È un sogno?”, ci siamo domandati. Abbiamo presto iniziato con le visite alle famiglie, sacerdoti, giovani: tutti sorpresi e felici di vedere che due focolarini dall’Italia erano davvero arrivati ed uno da Gerusalemme si era unito a loro. Ci sono stati anche alcuni appuntamenti forti, come la Mariapoli a Nazareth, che ha avuto un bel numero di partecipanti (nonostante la situazione), con una lettera e delle foto arrivate dai nostri residenti a Gaza che non potevano essere fisicamente presenti. Poi l’8 agosto, nel pieno dei combattimenti, un incontro interreligioso a Gerusalemme, con arabi cristiani ed amici ebrei e musulmani insieme: lo scopo era pregare e chiedere la pace. Un’ora di ‘luce intensa’ nella notte della guerra, con momenti intensi ed emotivi. Un rabbino ha sorpreso tutti con una commovente preghiera per i bambini di Gaza. In tutto circa 80 partecipanti. Un piccolo miracolo, data la situazione.
Ci sentiamo profondamente cambiati per tre aspetti: il dolore, l’amore e la preghiera. Il primo è il dolore per le storie che i nostri ci raccontano: le aspirazioni ad uno Stato, quelle di una pace vera e duratura; dall’acqua, alla libertà di movimento, ad un futuro migliore per i propri figli e, soprattutto, l’aspirazione a vivere in armonia ed in pace con tutti i vicini. Il secondo elemento è l’amore: quanto amore abbiamo ricevuto in queste tre settimane! Molto più di quanto abbiamo dato. E il terzo, la preghiera: momenti lunghi, a volte anche giorni interi passati in silenzio a pregare per tutti: per chi muore e per chi spara; e preghiera affinché arrivi perdono reciproco in questa terra imbevuta di sangue. La caratteristica di tutta l’esperienza è stata vivere in mezzo alla gente, mescolati tra tutti. Non un comodo appartamento nella grande città: abbiamo imparato a razionare l’acqua che scarseggia, per esempio. Questa è praticamente la vita dei palestinesi. Volevamo e stiamo provando cosa significhi passare i check-point; cosa significhi sorridere e salutare ad un soldato con un mitra in spalla; oppure essere gentile con una nonna che, sotto il sole, cerca di vendere piantine di menta. In tutto questo abbiamo sperimentato la presenza di Dio. E Dio, in Terra Santa, lo senti camminare fianco a fianco a te ancora una volta, per queste strade. Un’esperienza vissuta insieme a quelli che sono qui per contribuire a realizzare il sogno di Gesù: ‘che tutti siano una cosa sola’ (Gv 17,21). Quella preghiera per cui Chiara Lubich ha dato la sua vita. Un giorno arriverà il mondo unito anche in Terra Santa: sarà il mondo del perdono reciproco, la vera acqua che disseterà questa sete di pace. E quel giorno, noi tutti insieme, dobbiamo essere qui per continuare ad amare». Luigi Butori (Italia) (altro…)