Mag 27, 2016 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Durante la Scuola per l’Inculturazione sono emerse alcune preoccupazioni per quegli aspetti della modernità che possono mettere in ombra i valori fondamentali delle culture africane. Eppure lo sviluppo non si può fermare. Quale, secondo lei, la via per salvare i valori contenuti nelle tradizioni? «Penso, effettivamente, che lo sviluppo non possa essere impedito. Anche la cultura della tradizione nelle culture africane è sempre in evoluzione. La modernità, però, fa penetrare nelle tradizioni africane il materialismo, l’individualismo, il primato del denaro ed il capitalismo. Non dico che i soldi siano un male, ma l’utilizzo sbagliato ci fa dimenticare la nostra umanità, ciò che in Africa chiamiamo “ubuntu”. Ma la modernità contiene anche degli aspetti positivi: come la democrazia, i diritti dell’uomo, il pluralismo che ci fa accogliere l’altro, le differenze. In alcuni paesi africani ci si ammazza perché manca il pluralismo; esiste un “io collettivo” che è molto pericoloso. In questo senso l’individualismo – un valore dell’Occidente – non sembra del tutto negativo, perché se voglio scappare dall’“io collettivo”, ci vuole una buona dose di individualismo. Insomma, penso che ci voglia un equilibrio tra individualismo e pluralismo. È importante prenderne coscienza e rifletterci, anche se non è sufficiente. Penso che dobbiamo illuminare la cultura africana contaminata dai valori negativi della modernità. Credo che a questo punto deve intervenire il cristianesimo, che fa vedere l’altro come la mia strada verso la santificazione. Il Vangelo ci invita a mettere i soldi in secondo piano. Gesù mette al primo posto l’uomo, il prossimo. Per me questo è importante, mi sembra la via per salvare i valori universali contenuti nelle tradizioni». Quale impressione si porta via di questi giorni? Quali sfide da affrontare nella vita quotidiana dei popoli africani? «Attraverso una semplice situazione che mi è capitata, ho sentito che in questi giorni potevo rinascere, come Nicodemo. È stato il mio inizio della Scuola per l’Inculturazione. La seconda impressione forte è stata vedere le persone che sono qui. Scoprire che l’Africa è plurale, che c’è “la pluralità delle Afriche”. Avevo voglia di conoscere ciascuno, di capire come vive; parlare con un camerunese, che è molto diverso da un burundese, un ruandese o un etiope. Qui ho sperimentato la pluralità dell’Africa. Ma, come africani, ci incontriamo in certi valori comuni: la solidarietà, la famiglia e le relazioni familiari, la comunione, la centralità dell’educazione dei nostri figli; questo è importante per noi africani, anche se siamo molto diversi. Per me, la sfida per sconfiggere le guerre interne, passa dall’incarnare nel quotidiano, nella vita socio politica, le parole del Vangelo. È la sfida che parte da questi giorni: tornati a casa, come ci comporteremo verso quelli che sono diversi da noi? Come ci comporteremo verso i nostri nemici? Verso le persone che non sono del mio partito politico, che non mi apprezzano? Sarò capace di amarli? Sarò questa “luce bianca” del Vangelo, nelle realtà sociali, politiche, nelle incomprensioni tra i vari gruppi della stessa nazione? Questo impegno mi porto via: la sfida di questo tempo per sconfiggere i grandi problemi dell’Africa». A cura di Irena Sargankova (altro…)
Mag 18, 2016 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Foto © Ernst Ulz – CSC Audiovisivi
«Il 15 maggio Maria Voce e Jesús Morán, presidente e copresidente dei Focolari, nel primo giorno della loro visita in “Africa”, hanno ricevuto il benvenuto degli abitanti della Mariapoli Piero, in Kenya, tra suono di tamburo e grida di gioia», racconta Liliane Mugombozi, direttrice di New City Africa. «Ringraziando i giovani per il loro caloroso benvenuto, Maria Voce confida di aver ricevuto molti messaggi da varie parti del mondo. Colpisce che anche le comunità dei Focolari in Siria abbiano mandato i loro saluti agli africani e assicurato le loro preghiere. “Ringraziamo Dio che ci sia la pace in Kenya – ha detto Maria Voce – e ricordiamoci di quei Paesi dove la pace non c’è. Viviamo questi giorni affinché il nostro vivere in pace possa in qualche modo essere un contributo alla pace in tutto il mondo”». “Prima una fiamma, adesso un incendio, ha invaso tutta l’Africa, un incendio d’amore tra noi!” Quando penso alla Mariapoli Piero oggi, – scrive Liliane – mi tornano in mente le parole di questa canzone composta dai giovani del Focolare nell’anno 2000, durante la visita di Chiara Lubich a Fontem (Camerun)». Situata a circa 27 km dalla città di Nairobi, la Mariapoli Piero si estende su 18 ettari di terra verde. «Nel 1992, anno della sua fondazione, questa cittadella era proprio una piccola fiamma, un seme, che dopo 24 anni è cresciuto fino a diventare un grande incendio, un albero». «Nel suo discorso inaugurale in quel 19 maggio, Chiara Lubich aveva augurato che questo seme potesse diventare un grande albero “con i rami che potrà ospitare tanti uccelli proprio come il regno di Dio narrato da Gesù e cioè tante persone provenienti d’ogni dove che vengono a vedere come s’impara l’unità; come si pratica l’unità; come la si può irradiare attorno; come sarà il mondo là dove l’unità invocata da Gesù e voluta dallo Spirito nei nostri tempi è realizzata”. 
Foto © Ernst Ulz – CSC Audiovisivi
«Negli anni questa “profezia” è diventata un’esperienza in corso – spiega Liliane Mugombozi – Con le varie realizzazioni la Mariapoli ospita molte persone da tutta l’Africa e oltre, di tutte le estrazioni, di diverse religioni e fedi, bambini, giovani e adulti, uomini e donne, sacerdoti, vescovi e laici per vivere e testimoniare che l’unità è possibile. È un luogo di formazione alla spiritualità dell’unità e alle sue concrete realizzazioni nella società. Come ha detto un giovane 21enne, Michael: “è come un laboratorio dove facciamo le nostre più significative esperienze di vita, dove questo modo di vivere porta numerosi semi di fraternità”». «L’esperienza fatta dagli abitanti– sia stabili che temporanei – della Cittadella è proprio quella della famiglia, una famiglia legata da quell’amore reciproco basato sul Vangelo. È un processo di formazione in corso, nella vita quotidiana, con lo scopo di costruire “comunità cristiane mature” (Christifideles laici, 34)». «La caratteristica di questa cittadella, tracciata ancora da Chiara Lubich, è l’Inculturazione: “La nota specifica poi della cittadella, che è la vocazione del Movimento in Africa, sarà un accento particolare su un nostro preciso dovere e cioè: l’evangelizzazione. Per realizzare ciò questo centro si specializzerà nell’inculturazione”. Nasce così la Scuola per l’Inculturazione: il suo scopo è quello di approfondire la vita del Vangelo cercando di dialogare – dalla prospettiva della spiritualità dell’unità – con le varie culture e prassi dei popoli africani». https://vimeo.com/146788855 (altro…)
Mag 17, 2016 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Foto: © Verônica Farias – CSC Audiovisivi
4 giorni dedicati alla esemplificazione e studio delle tradizioni, sia scritte che orali, secondo l’argomento scelto, così come è compreso e vissuto nei vari gruppi etnici del continente. Un confronto con la Sacra Scrittura, col Magistero della Chiesa e con le esperienze e le riflessioni frutto della spiritualità dell’unità. Questa, in sintesi, la metodologia della Scuola per l’Inculturazione, che ha alla base una dinamica relazionale imprescindibile: «Non si può entrare nell’animo di un fratello per comprenderlo, per capirlo… se il nostro è ricco di un’apprensione, di un giudizio...», scriveva Chiara Lubich . «”Farsi uno” significa mettersi di fronte a tutti in posizione di imparare, perché si ha da imparare realmente». Ma da dove ha origine questa esperienza? «Senz’altro è stata un’idea geniale di Chiara Lubich», spiega Maria Magnolfi, 20 anni in Africa, tra Kenya e Sud Africa, dottorato in Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico, e che ha accompagnato fin dagli inizi il percorso della Scuola. «Risale a quando Chiara andò a Nairobi, nel maggio 1992, e incontrò il Nunzio e ascoltò le preoccupazioni della Chiesa che si preparava al primo sinodo africano, e quindi ad affrontare anche questo interrogativo sull’inculturazione che tanto fremeva. Fu allora che fondò la Scuola per l’Inculturazione, ispirata alla spiritualità dell’unità, in cui dar spazio allo studio di qualità e pregi delle culture africane, e al frutto dell’incontro tra questi e la vita pura del Vangelo. Non sempre nei contesti ecclesiali è stato facile trovare vie di successo per l’inculturazione. La lettera ricevuta di recente dal card. Arinze ci è sembrata molto significativa. In essa il cardinale esprime la sua gioia per il lavoro fatto in questi anni e dà pieno incoraggiamento a proseguire questo percorso».
Proprietà e lavoro e senso del sacro, la sofferenza e la morte, fino ai processi sociali di riconciliazione, ai percorsi dell’educazione e della comunicazione: sono tra gli argomenti toccati in questi anni, ciascuno con i relativi Atti pubblicati in più lingue. Nel 2013, nell’edizione precedente a quella odierna, si è poi voluto dare spazio a scoprire chi è la persona in Africa. Adesso si intende passare dalla dimensione della persona all’intreccio delle relazioni familiari, consci che in Africa non si può mai prescindere dalla famiglia. Quali le caratteristiche dell’11ª edizione? «Su questo vasto argomento della famiglia – investigando su che cos’è il matrimonio nella cultura Tswana, Zulu, Kikuyo, e ancora in quelle del Burkina Faso, Costa d’Avorio, Congo, Angola, Nigeria, Uganda, Burundi, Camerun, Madagascar… – si sono individuate due direttrici prioritarie di approfondimento» – spiega ancora Maria Magnolfi – «il ruolo uomo-donna e l’istituzione del matrimonio come alleanza e poi la trasmissione dei valori nella famiglia, una tematica che a conclusione della scuola sulla persona era già venuta in grande rilievo. Quali valori? La condivisione, l’accoglienza, la partecipazione, il rispetto per gli anziani quali “depositari di sapienza”, la prontezza a condividere subito secondo le necessità, anche rischiando». Quale il significato della scuola per l’inculturazione? La sua importanza per l’incontro tra le culture africane, e tra queste e le culture extra-africane? Raphael Takougang, focolarino camerunense, avvocato, così lo spiega: «Chiara Lubich nel fondare la Scuola per l’Inculturazione durante il suo viaggio in Kenya nel maggio 1992 ha toccato l’anima del popolo africano. Ha dimostrato di capire l’Africa più di quello che si può pensare. Il suo non è stato solo un atto formale, ma frutto di un amore profondo per un popolo e le sue culture che la storia non sempre ha valorizzato. Da più di vent’anni ormai, “periti” africani, esperti di Sacra Scrittura e del Carisma dell’Unità lavorano per mettere in luce quei Semi del Verbo contenuti nelle varie culture del continente, prima per metterli in luce agli stessi africani, che imparano così a conoscersi ed apprezzarsi di più. In effetti, la diversità e la ricchezza di quelle culture vengono più in rilievo. Poi è un contributo per rendere meglio noto il popolo africano finora poco conosciuto oltre le guerre e le carestie. Il patrimonio culturale che si è via via costituito narra della presenza di Dio nel vissuto quotidiano di quei popoli e può essere un contributo notevole nel dialogo tra i popoli in questo mondo che sempre più sta diventando un “villaggio planetario”». (altro…)
Nov 26, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Il ‘via’ a questo innovativo e atteso progetto è avvenuto in questi giorni a Loppiano, la cittadella internazionale dei Focolari, con il primo corso per tutor. Un centinaio – numero massimo previsto dagli organizzatori – di partecipanti di varie tipologie: insegnanti, psicologi, medici, esperti di animazione giovanile, professionisti, sono venuti da 8 Paesi europei ma anche da Brasile, Argentina, India, Burkina Faso, Camerun. Tanti di essi sono genitori, di cui diversi presenti in coppia, o appassionati formatori di bambini e ragazzi. Come prerequisito, oltre ad una buona capacità di ascolto e di empatia, si chiedeva che dalla stessa regione si prenotassero in due, un uomo e una donna. Perché – sempre a detta degli organizzatori – nel far scoprire ai ragazzi i valori dell’affettività e della sessualità, è importante proporsi sia con la sensibilità maschile che femminile.
Il progetto scaturisce dalla sinergia tra famiglie, animatori giovanili ed esperti in varie discipline, tutti dell’ambito dei Focolari, fra cui alcuni docenti dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (Firenze). La sua finalità è guidare gli adolescenti in un percorso di formazione integrale, dove la sessualità è illuminata dalla visione antropologica che ha come riferimento la persona nel suo essere in relazione, nella sua capacità di amare e di essere amata, di donare e di accogliere. A gioire di questa iniziativa sono soprattutto i genitori che di fronte alla complessità di queste tematiche, avvertono sempre più la necessità di strumenti aggiornati. Sono questi i presupposti che hanno guidato il pool che ha elaborato il percorso Up2Me nelle sue diverse tappe, nei contenuti e nella sua metodologia, che vuole essere prevalentemente interattiva, proprio per facilitare il formarsi nei ragazzi di una coscienza morale che li aiuti a dare ragione delle proprie scelte e li renda capaci di esprimerle.
I tutor si metteranno in azione da gennaio 2016. Nelle loro regioni e Paesi ci sono già ragazzi i quali, col consenso dei loro genitori, intendono frequentare Up2me. È un percorso modulato su una dozzina di lezioni, per gruppi di 10/20 unità secondo tre fasce di età: 9-11 / 12-14 / 15-17. Avendo presenti le molteplici dimensioni della persona (corporea, emozionale, intellettuale, sociale, spirituale, storico-ambientale), le lezioni spazieranno dalla conoscenza del corpo umano al concetto di persona; dall’immagine stereotipata di pubblicità e media, all’identità sessuale; dalla gestione delle emozioni, al conflitto genitoriale; dai comportamenti a rischio, all’influenza di Internet. Per dialogare poi in profondità sui grandi temi della trasmissione della vita, contraccezione, aborto, pornografia, apposite dinamiche (giochi di ruolo, videoclip, ascolto di esperienze) aiuteranno i ragazzi nel rapporto con se stessi e nella scoperta del proprio progetto di vita. Anche per i genitori sono previste serate di incontro e di collaborazione. Il programma del corso è stato testato da due corsi pilota in Italia. Il 2016 sarà un anno di sperimentazione con i primi gruppi di ragazzi in diversi Paesi d’Europa. Contemporaneamente, esperti di vari continenti tradurranno e adatteranno il programma ai diversi ambienti geo-culturali. Facendo tesoro dell’esperienza, a fine anno si ripeterà il corso per tutor per poi moltiplicare il percorso Up2me nelle diverse aree del mondo. Info: up2me@afnonlus.org (altro…)
Nov 12, 2015 | Centro internazionale, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Ambiente e Diritti: un tema di grande attualità, a pochi mesi dalla Laudato Si’, l’enciclica di Papa Francesco sull’ambiente, e alla vigilia della COP 21, la Conferenza ONU a Parigi sui cambiamenti climatici. Come nasce l’idea? «È un progetto al quale stiamo lavorando da due anni, che cade in un momento estremamente favorevole per l’attenzione all’ambiente. Il Congresso, dal titolo “Ambiente e “diritti” tra responsabilità e partecipazione”, nasce dall’esperienza condivisa con un magistrato impegnato da anni in processi da cui emergono le tragiche conseguenze e i gravi danni dovuti all’uso irresponsabile delle risorse naturali. Conoscendo come la rete di Comunione e Diritto è estesa in tutto il mondo, ha colto in essa la possibilità di far conoscere e condividere difficoltà e problemi anche dei Paesi più lontani e dimenticati. Dal confronto è nata l’idea di fare qualcosa, che potesse essere una risposta positiva globale». Dal programma emerge un forte coinvolgimento dei giovani. Che percorso avete seguito? «Si tratta del risultato di un confronto avvenuto durante il Seminario internazionale a Castel Gandolfo, in Italia (marzo 2014) tra 40 studiosi e studenti dell’Europa, Africa e Brasile e dalla Summer school ad Abrigada, in Portogallo (luglio 2014) tra giovani europei e africani. Questi ultimi hanno approfondito il tema dell’ambiente nella prospettiva della responsabilità e partecipazione e si sono impegnati a continuare la ricerca sino al Congresso, in programma per il 13-15 novembre prossimi». I partecipanti arrivano da 4 Continenti, rappresentano 21 Paesi. Una prospettiva internazionale dunque, dalla quale guardare le legislazioni vigenti in materia ambientale, con quali obiettivi? «Vorremmo mettere in luce il concetto di relazionalità che è costitutiva della persona. Il nostro essere con gli altri, in una relazione di cura e di attenzione, esige responsabilità nei nostri rapporti sia con l’altro che con la natura. Se vissuti così, questi rapporti ci permettono di cogliere anche le relazioni di Amore che sottostanno al Creato. Un altro obiettivo è quello di rafforzare il concetto di partecipazione nell’attività legislativa. Durante il congresso si valuterà, anche una proposta di legge popolare che va in questa direzione. La proposta parte da una legge regionale siciliana relativa al territorio di Pachino che ha evidenziato il contrasto tra la “procedura legislativa” e il “potere partecipativo”. In pratica assume un ruolo fondamentale la comunicazione con i soggetti interessati, in modo che essi possano valutare le proposte legislative e regolamentari in corso». «Inoltre, vogliamo dare voce a Paesi diversi e distanti tra loro, spesso dimenticati o alla ribalta per situazioni drammatiche, come ad esempio la Repubblica Centrafricana. Si parlerà non solo attraverso un approccio teorico, ma con storie e testimonianze: conduzione di inchieste sui danni all’ambiente per illeciti, “alt” ai poteri forti negli apparati statali, il problema della deforestazione e desertificazione nell’Africa sub sahariana…». È anche un convegno con un approccio interdisciplinare. Tra i partecipanti ad esempio, EcoOne, è una rete di studiosi in campo ambientale ed ecologico che esprime da anni l’attenzione dei Focolari per l’ambiente… «Studiosi di ecologia, fisica ambientale, ma anche economisti, pedagogisti, politologi, architetti, saranno presenti insieme a noi. Con loro, in particolare nella tavola rotonda della domenica mattina, la riflessione si sposterà sulla prospettiva di una visione unitaria che possa ricomporre i due termini: uomo e natura. Nell’ultima sessione interverrà la presidente dei Focolari Maria Voce, avvocato, che tra l’altro è stata tra gli iniziatori di Comunione e Diritto, la rete di studiosi, studenti e operatori del diritto, nata nel 2001 da un’intuizione di Chiara Lubich. CeD, in sintesi, promuove e affianca le più varie iniziative per elaborare e diffondere una nuova cultura fondata sulla relazionalità quale categoria giuridica, ma anche chiave dei rapporti tra operatori del diritto». Comunicato stampa (altro…)