Mag 23, 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Maggio 1995. Cittadella internazionale di Loppiano (Italia). È sera. Un gruppo di persone di convinzioni ed estrazioni culturali diverse discute animatamente, durante la cena. Sono stati insieme l’intera giornata per verificare se è possibile capirsi, accettarsi e stimarsi tra cristiani e non credenti, superando paletti ideologici e preconcetti millenari. La frequentazione tra persone così diverse per linguaggio e convinzioni, è iniziata fin dal 1978 con l’istituzione da parte di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, del “Centro per il dialogo con i non credenti”, nell’ambito della più vasta esperienza che portano avanti i Focolari. L’incontro a Loppiano è quindi un bilancio e una sfida a guardarsi in faccia per certificare che sì, stimarsi è possibile. Negli anni, infatti, si è diventati addirittura “amici”, per cui confrontarsi e stare insieme, oltre a uno stimolo, è diventato un piacere. A questa cena, però, manca uno di loro, forse il più attivo di tutti: Ugo Radica, focolarino un po’ speciale, ha avuto un’idea. È andato ad appostarsi vicino alla casa di Chiara che dovrebbe arrivare quella sera a Loppiano. La sua paziente attesa alla fine è premiata: ecco la macchina. Ugo si avvicina. Chiara, stupita, abbassa il finestrino e chiede: «Ugo, cosa ci fai qui?». Risponde deciso: «Sono con un gruppo di amici di convinzioni diverse. Perché non vieni a trovarci domani? Penso sarebbe importante per loro avere uno scambio direttamente con te». Chiara è incerta, ma poi accetta. Chiede che vengano preparate alcune domande a cui lei risponderà. Ugo ritorna dagli altri, entusiasta.

Loppiano, 7 maggio 1995: L’incontro con Chiara Lubich
E così il giorno dopo, 7 maggio 1995, Chiara Lubich passa mezz’ora con alcuni di quelli che saranno poi le colonne di un’esperienza davvero speciale, delicata eppure forte, di dialogo tra persone che normalmente fanno fatica a parlarsi e stimarsi. Il cosiddetto “quarto dialogo” del Movimento dei Focolari nasce ufficialmente lì, in quella mezz’ora, con quelle risposte ad un piccolo gruppetto a cui Chiara parla di rispetto reciproco, di “non proselitismo” (concetto quasi rivoluzionario a quei tempi!), di amore reciproco possibile tra uomini di idee e culture diverse. Un’esperienza entusiasmante, da portare avanti e diffondere con tenacia e convinzione perché, se il fine del Movimento è “che tutti siano uno”, senza i non credenti mancherebbe una parte essenziale ed insostituibile dell’umanità. Quella sera Tito, uno degli amici capitato a Loppiano proprio all’ultimo momento, telefona alla moglie, “cattolica doc”, che fa parte del Movimento da tanto tempo, per annunciarle, tutto allegro, che mentre lei in tutti quegli anni non è riuscita a vedere Chiara neanche da lontano, lui ci ha addirittura parlato di persona!
Maggio 2015, vent’anni dopo. Si fa festa, di nuovo a Loppiano. Una commemorazione nostalgica? No. Armando, Morena, Tito, Dolores, Piero, Luciana, Roberto, Silvano e tanti altri si alternano sul palco per ricordare quei momenti, fare un bilancio dei vent’anni passati e organizzare i prossimi venti. Se una cosa è chiara a tutti, è quanto sia prezioso questo tipo di dialogo. A
l contrario dei momenti di scambio tra credenti, un incontro del “quarto dialogo” non si sa mai come andrà a finire. Ma proprio questo è garanzia di autenticità, perché ognuno deve per forza mettere in campo tutto se stesso, pronto ad offrire la propria idea ma anche ad accogliere quella dell’altro in uno scambio difficile, ma fruttuoso. Un dialogo che negli anni, non senza difficoltà, è diventato internazionale, toccando moltissimi Paesi, ma la cui diffusione i presenti sentono come una responsabilità ancora più urgente. Uno stile di vita da vivere prima di tutto tra i membri del Movimento, per offrirlo poi a tutta l’umanità. (altro…)
Nov 1, 2012 | Chiara Lubich, Cultura
In un fitto dialogo con persone di convinzioni non religiose, Chiara Lubich, nel 1995 si trova a spiegare perché, senza i non credenti, i Focolari perderebbero la loro identità. «Questo è assolutamente vero! Perché noi abbiamo, come Movimento, come nuova Opera sorta nella Chiesa, una vocazione universale. Perciò il nostro motto è: “che tutti siano uno”. Ora, nei ‘tutti’ ci siete dentro anche voi. Noi non possiamo fare a meno di voi, perché ci siete nei ‘tutti’, altrimenti taglieremmo via mezzo mondo o almeno un terzo di mondo, e lo escluderemmo, mentre noi diciamo: “che tutti siano uno”. Naturalmente dobbiamo «essere uno» come possiamo: saremo uno nei valori, saremo uno in altre idee, saremo uno in qualche cosa di concreto». Chiara Lubich agli amici di convinzioni non religiose, Loppiano 7 maggio 1995 Pubblicato su DiaLogos 02, CNx, settembre 2012 (altro…)
Giu 15, 2011 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
A conclusione del suo intervento durante il convegno promosso dal centro dei Focolari per il dialogo con persone di convinzioni non religiose nell’aprile 2011, così racconta Lancerotto: «
Mio nonno insieme ad un suo figlioletto stava partecipando ad uno sciopero di braccianti agricoli nella campagne della bassa veneta, nell’Italia del nord, all’inizio degli anni venti, quando, sotto una grande quercia ancora esistente, veniva ucciso con una fucilata da un agguerrito proprietario terriero. Mia nonna Maria, detta “la riccia”, si trovò da sola ad accudire sette bambini in condizioni di estrema povertà, vivendo un lunghissimo periodo di dolore e di grandi sacrifici senza tuttavia trasmettere ai figli alcun sentimento di rivalsa. Un suo figlio, mio zio, di nome Libero, alla fine della seconda guerra mondiale, mosso da spirito di vendetta covato in tutti quegli anni di sofferenza, cercò e trovò l’assassino, ma ne ebbe pietà vedendolo povero e con la famiglia allo sbando. Se ne andò risparmiandogli la vita.

Silvano Lancerotto
Non perdonando certo, ma facendo prevalere nel suo animo la vita, così come aveva visto nell’insegnamento materno. Io provo oggi ad immaginare questa scelta avvenuta in circostanze particolari e storicamente datate e a trasferirla dal piano delle scelte personali dell’individuo al piano delle scelte degli Stati e della Politica, come in certe situazioni a noi contemporanee e conflittuali: es. Medio ed Estremo Oriente, Africa, ecc. Sarebbe certamente un bel passo avanti se la scelta di mio zio, maturata nella sua coscienza di uomo, divenisse prassi acquisita e praticata nella coscienza collettiva della società». Questa “piccola storia”, secondo Lancerotto, va nella stessa direzione del messaggio di Chiara Lubich. «È un messaggio – afferma – che agisce sulle coscienze; mira alla trasformazione della società partendo dalla trasformazione dell’individuo. Condivido la strada da lei indicata quando afferma che il dialogo esige che ognuno: individui, movimenti, stati, ceda qualcosa di sé per vedere, leggere e soprattutto ascoltare la complessità e la pluralità dei valori del mondo contemporaneo, per entrare in relazione con essi, scoprirne i rispettivi meriti, realizzare progetti comuni pur nelle legittime e propulsive diversità». (altro…)