L’Avventura dell’unità/Anni di sospensione

Il card. Bea visita, nel 1965, il Centro Mariapoli di Rocca di Papa
Il card. Bea visita, nel 1965, il Centro Mariapoli di Rocca di Papa
È partita la mostra itinerante “Chiara Lubich: protagonista di un nuovo tempo”, per commemorare la figura della fondatrice del Movimento dei Focolari, a cinque anni dalla sua scomparsa. Aeroporto, Mercato Pubblico, Consiglio Comunale, Assemblea Legislativa, associazioni di solidarietà, sono alcune delle tappe previste. Grande attesa anche nel Parco della Redenzione, nella settimana precedente alla Giornata Mondiale della Gioventù. La prima tappa ha avuto luogo dal 13 al 25 maggio nella Hall della Biblioteca Centrale della Pontificia Università Cattolica di Rio Grande del Sud. La vita e l’opera di Chiara Lubich sono state presentate attraverso sette banner che raccontano le origini del Movimento, i suoi primi passi e l’evoluzione di una vita evangelica che oggi si declina in diverse realtà sociali. Si passa dalla dimensione ecumenica del Movimento, con il profondo rapporto di amore reciproco con chiese cristiane e non cristiane, a quella con persone di convinzioni diverse. Un altro banner mostra la realtà dei giovani. Si evidenzia una nuova generazione che ha delle proposte concrete di rinnovamento della società, convinta che la fraternità universale, se vissuta e costruita giorno dopo giorno, porta alla vera realizzazione umana così freneticamente cercata dai giovani in forme diverse. La famiglia è un altro aspetto fondamentale per la trasformazione della società, per mantenere i valori più genuini che assicurano il senso della vita e dei rapporti sociali.
Nell’expo troviamo anche messo in rilievo un progetto che riguarda l’Economia di Comunione, lanciata proprio in Brasile nel 1991, in una delle visite di Chiara Lubich. La proposta: gestire aziende che siano economicamente sane e che cerchino, allo stesso tempo, di agire per combattere le disuguaglianze sociali e di favorire la formazione di una nuova mentalità imprenditoriale. Dall’economia alla politica. In questo campo il Movimento dei Focolari s’impegna a lavorare per il bene comune, avendo come base la categoria politica della fraternità. La politica, insomma, vissuta come servizio, “Amore degli amori” secondo una definizione di Chiara Lubich. Nel sociale, il progetto Associazione Famiglie solidali, che aiuta decine di bambini in un quartiere nella periferia della città. Progetti simili sono sparsi nel mondo e sono sorgente di speranza per tante famiglie che subiscono privazioni materiali e spirituali. Su un grande schermo, un video racconta la storia del Movimento. Ed ancora, ci sono spazi di condivisione di iniziative individuali e collettive che hanno alla base la regola d’oro (fare all’altro ciò che vorresti fosse fatto a te), presente in quasi tutte le religioni. La mostra continua in altri luoghi di rilevanza culturale della città di Porto Alegre, in cui poter conoscere la figura di Chiara, “protagonista di un nuovo tempo”; e le implicanze che il carisma dell’unità ha avuto e ha nei vari ambiti della chiesa e della società. (altro…)
Punta Alta è una vivace città del sud argentino, con abitanti dotati di molta iniziativa. Vi ha sede la Base Navale di “Puerto Belgrano”, il porto militare più grande del paese, che nel secolo scorso ha avuto il suo momento di splendore con la presenza di migliaia di giovani che vi trascorrevano il periodo di servizio militare (attualmente non più obbligatorio) in marina. Proprio in questa città di 60.000 abitanti, gente aperta e generosa, si trova un gruppo del “dialogo fra persone di convinzioni diverse”, amici dei Focolari. Per aprire ad altri questo spazio, ricco di dialogo e comunicazione, hanno organizzato una serie di cineforum. Non hanno optato per un teatro, e neppure per la buia e silenziosa sala di un cinema… hanno scelto il bar più emblematico della città: il “Bar Centrale”, con i suoi quasi 100 anni di vita, i tipici tavolini da bar in un ampio salone, i tavoli da biliardo, ed anche un piccolo palco, dove negli anni ’30 si esibivano piccole orchestre e ballerine. Attualmente è stato installato uno schermo gigante, con vari televisori distribuiti in tutto il locale, principalmente per seguire le partite di calcio: una struttura che sembra studiata apposta per gli scopi dei nostri amici. Un film e come biglietto d’ingresso un prodotto alimentare non deperibile (collaborando così con la mensa di un Centro sociale); “gli inviti si fanno personalmente, per mail, o con locandine non molto grandi, però vistose, preparate dai proprietari del locale e collocate nelle vetrine dei negozi vicini; la media di presenze va da 30 a 50 persone”, mi spiega Héctor Correa, l’appassionato esperto di cinema del gruppo. Fra i partecipanti c’erano studenti, adulti, qualche giovane recluta della Marina in uniforme e non mancavano neppure i clienti abituali del bar, che si lasciavano coinvolgere nella riunione.
Quando tutto era pronto, la proiezione era preceduta da una breve introduzione per presentare il senso di questo incontro e le motivazioni del gruppo di dialogo, organizzatore dell’evento. “Poi mio fratello Luis ed io (continua Hector) presentavamo il film, ed alla fine coordinavamo il dibattito, che sempre è stato molto partecipato ed interessante. Non scendevamo tanto negli aspetti tecnici o estetici del film, però cercavamo di offrire dettagli sulle idee ed il pensiero dell’autore, sulla presentazione dei personaggi e sul contesto storico dove si svolgeva la storia. Così i partecipanti si sentivano più interessati ai contenuti”.
““Mettere l’accento su realtà e storie che hanno in sé concetti e concezioni del mondo che molte volte non coincidono con le nostre idee (spiega Sisi Deramo), è un esercizio che ci obbliga prima di tutto ad ascoltare attentamente quello che vuole esprimere l’altro, e poi a cercare di farsi capire, nell’ambito di un dialogo fruttuoso e cordiale, perché dall’incontro di diverse opinioni si arricchiscono i partecipanti e si nutrono nella comprensione collettiva”. Chiedo a Kiki Deramo quali film sono stati scelti. “Abbiamo scelto film sui quali potevamo poi dialogare: Cinema Paradiso, Il postino o El cartero de Neruda, The Truman show, The wall de Alan Parker e La sociedad de los poetas muertos. Credo che non ci siamo sbagliati”. “È stata un’esperienza molto utile e interessante per tutti. Speriamo sia possibile ripeterla anche quest’anno”, si augura Sisi. (Carlos Mana) (altro…)
«Mi chiamo Sandra, sono imprenditrice da 30 anni, attualmente proprietaria e direttrice di tre aziende nel campo artigianale. Lavoro come designer con fibre tropicali dell’Amazzonia, e svolgo una ricerca in quella zona. Sono stata sempre sensibile alle necessità delle persone meno favorite. Direi che fa parte della mia natura dedicarmi a quelli che maggiormente hanno bisogno di aiuto e solidarietà. Già da molto giovane ho lavorato con i detenuti in un carcere; poi, come direttrice di un’azienda. Ho sempre cercato di trasmettere le mie conoscenze per la promozione di altre persone, offrendo una formazione professionale ed occasioni di lavoro. Nel 1999 una tragedia familiare ha mutato completamente la mia vita. Da un momento all’altro quell’”isola” meravigliosa nella quale vivevo è crollata. Mi è mancata la terra sotto i piedi. Ero disperata. In quel momento di grande sofferenza, si è approfondito il rapporto con alcune amiche del focolare, che avevo conosciuto tre anni prima. Ho trovato un grande sostegno da parte loro e a poco a poco ho cominciato a rialzarmi. Avendo conosciuto l’esperienza di Chiara Lubich ho sentito che un riflesso della sua luce mi dava la speranza di trovare un’uscita alla fine di quel tunnel. Ho capito che era un esempio che mi contagiava. Così ho avuto la forza di ricominciare. Nel 2009 ho partecipato al Congresso del Dialogo con persone di convinzioni non religiose alla Mariapoli Ginetta, la cittadella dei Focolari vicina a San Paolo. Mi sono sentita motivata e ho cominciato a collaborare concretamente con loro. Si è aperta la possibilità di aprire un corso per realizzare lavori fatti a mano con fibra di cocco e di palme di “buriti”, piante originarie del Brasile. Venendo da una famiglia di artigiani specialista nell’uso di fibre vegetali, ho cercato di svolgere un lavoro che, oltre a valorizzare la mano d’opera, possa garantire la conservazione dell’ambiente. È nato il progetto Ratan. Attualmente il nostro laboratorio è attivo tre volte la settimana ed è frequentato da un gruppo di 8 giovani. Lo segue una funzionaria della mia azienda ed io ne faccio la supervisione e l’orientamento dei “designs”. Sono prodotti utili alla decorazione, come vassoi, cassette, ecc. utilizzando la tecnica dell’intreccio dei fili. Alla fine dello scorso anno abbiamo vissuto un pomeriggio culturale, con la presentazione dei lavori e la vendita di alcuni pezzi. Quest’anno è già iniziata una seconda tappa del corso, con l’ampliamento dei lavori. Essendo un corso professionale, i giovani potranno essere inseriti poi nel mercato del lavoro. Le iscrizioni sono in crescita. Quest’attività è un dono per me. Comprendo che sono anche io a ricevere, e, a volte, molto più di loro. Sento una gioia enorme nel poter collaborare. Da quando ho iniziato a dedicarmi a questo sono rinata, e fintanto che vivrò voglio continuare a lavorare per questa causa». S. G. (altro…)