29 Set 2023 | Centro internazionale, Chiesa
Il Sinodo sulla sinodalità prenderà il via il 4 ottobre prossimo in Vaticano fino alla fine del mese. Tra gli invitati speciali anche Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari. Siamo alle porte della tappa universale del Sinodo 2021-2024 sulla Sinodalità. Sabato 30 settembre 2023 Piazza San Pietro a Roma (Italia) raccoglierà migliaia di persone di varie Chiese cristiane per la Veglia Ecumenica, “Together – Raduno del Popolo di Dio”, promossa dalla Comunità di Taizé in collaborazione con la segreteria del Sinodo dei vescovi, il Vicariato di Roma, il Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani e il Dicastero per i laici, la famiglia e la vita. In questo evento protagonisti saranno i giovani. Alla fine di questo momento di preghiera e celebrazione, i 464 partecipanti all’assemblea sinodale si trasferiranno a Sacrofano, vicino a Roma, per un ritiro spirituale fino al 3 ottobre. Torneranno in Vaticano per la solenne inaugurazione del Sinodo con la Messa celebrata da Papa Francesco, mercoledì 4 ottobre. Subito dopo i cardinali, i vescovi, i religiosi, i laici che parteciperanno al Sinodo incominceranno i lavori nell’Aula Paolo VI. Quattro settimane, che vedranno i membri impegnati in assemblee plenarie, circoli minori, un pellegrinaggio e momenti di preghiera e liturgici fino al 29 ottobre. La Presidente dei Focolari, Margaret Karram, che è tra i 9 invitati speciali, ha inviato un messaggio a tutti in membri del Movimento nel mondo, esprimendo i suoi sentimenti per questa tappa storica della Chiesa cattolica: “Non vi nascondo l’emozione che provo, ho soprattutto la grande gioia di poter partecipare di persona a questo momento di grazia, cosciente che porto con me ciascuna e ciascuno di voi del Movimento dei Focolari e questa è anche una grande responsabilità”. “Sono certa – continua – che tanti hanno già vissuto qualche tappa del cammino sinodale nelle proprie chiese locali e hanno già fatto esperienza di alcuni dei frutti del percorso, come nuove occasioni per un dialogo che porta ad una comunione e partecipazione più profonda e allargata. (…) In questa prossima sessione siamo chiamati ancor più a ‘camminare insieme’ come ‘popolo di Dio’, perché questo diventi una realtà permanente e quotidiana nella nostra vita per il bene della Chiesa e dell’umanità”. “Tutto questo mi ha messo in cuore – spiega ancora – un grande desiderio: quello di impegnarci – come Movimento dei Focolari – a migliorare, a fare un passo in più, a rafforzare e raffinare i nostri rapporti di unità, ad essere i costruttori di fraternità in ogni ambiente in cui viviamo o operiamo”. E conclude con l’appello rivolto a tutti ad accompagnare “questa nuova promettente stagione della Chiesa” con la preghiera: “Vi chiedo infine la cosa più importante: pregare! ‘Senza preghiera non ci sarà Sinodo’, ha affermato Papa Francesco. E lo ripete anche il Segretario generale, card. Grech, incoraggiando tutti a pregare con fede e serietà. Si tratta di mettersi in ascolto di Dio, con quel raccoglimento che dà spazio a Lui e permette che i nostri cuori e le nostre menti siano illuminate dalla Sua luce. (…) Anche noi come parte del vasto popolo che in tutto il mondo prega e offre, perché il Sinodo – il cui protagonista è lo Spirito Santo – possa dare il maggior frutto per l’umanità di oggi e del futuro”.
Carlos Mana
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4 Ago 2023 | Centro internazionale, Chiesa
I giovani attendono i prossimi appuntamenti con il Papa a cui si sono preparati da tempo e, in queste prime giornate a Lisbona (Portogallo), hanno partecipato agli incontri “Rise Up”. Scopriamo cosa sono.

Mentre scriviamo, la XXXVIII Giornata Mondiale della Gioventù ha appena fatto il suo giro di boa e le prime 4 intensissime giornate sono ormai parte della vita di oltre mezzo milione di giovani che il 3 agosto 2023 ha accolto Papa Francesco nel cuore di Lisbona (Portogallo), al Parque Eduardo VII, ribattezzato “Collina dell’incontro”, ad indicare la dimensione fondante di questa GMG: la relazione con Dio, con sé stessi e poi con gli altri, per costruire un mondo in pace, sostenibile e fraterno.
Al grido di “Dio ama tutti”, in una Chiesa in cui c’è spazio per tutti, Francesco ha inaugurato ufficialmente la GMG portoghese la cui cronaca quotidiana possiamo leggere nei media. Ciò che invece rischia di passare in secondo piano è il grande lavoro di attualizzazione che la Chiesa, nel senso più universale del termine – fatta dai giovani insieme ai loro educatori, ai sacerdoti e ai Vescovi, alle varie realtà ecclesiali – ha fatto, affinché questa Giornata Mondiale fosse un luogo in cui i ragazzi “si ritrovassero” nelle loro domande, nella ricerca consapevole o meno di Dio per averlo come compagno di vita; nella realizzazione di spazi di condivisione, ispirazione ed ascolto reciproco.
“Rise Up” Meetings: spazi per pensare, condividere, farsi ispirare

Senz’altro una delle novità più grosse di questa edizione sono gli incontri “Rise Up”, il nuovo modello di catechesi della Gmg che invita i giovani a riflettere sui grandi temi affrontati durante il pontificato di Papa Francesco: l’ecologia integrale, l’amicizia sociale e la fratellanza universale, la misericordia.Sono 270 incontri svolti in 30 lingue che si ricollegano tutti al tema generale della GMG: ““Maria si alzò e andò in fretta” (Lc 1,39).
Anche il Movimento dei Focolari è stato coinvolto negli incontri Rise Up – 3 appuntamenti di mezza giornata l’uno – per i pellegrini di lingua inglese, incontrando in media 5000 giovani al giorno. “Mi sono sentita fin da subito protagonista – racconta Eunice, una gen del team organizzatore – e il tema di questa GMG mi ispira molto: anch’io mi sento spinta ad alzarmi ed andare in fretta, come Maria; sento una forte motivazione a dare di più, a superare limiti, stanchezza e difficoltà, come ha fatto lei quando è andata da Elisabetta. Non si è fermata, ma ha amato”. Agli incontri hanno preso la parola Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente dei Focolari, insieme al Card. Patrick O’Malley di Boston (Usa), all’Arcivescovo Anthony Fisher di Sydney (Australia) e al Vescovo Robert Barron di Winona-Rochester nel Minnesota (Usa).
I ragazzi della GMG di Lisbona
Fare esperienza dell’amore di Dio e portarlo ovunque ci si trova o ci si sente chiamati è stato il filo conduttore degli incontri scanditi da dinamiche, musica, preghiera e tanta condivisione. “Sentivo che dopo un anno e mezzo di ‘isolamento’ dopo il Covid qualcosa in me era cambiato” – racconta Pete, degli Stati Uniti, alla sua prima GMG. “Ho deciso di venire con i ragazzi della mia Diocesi per mettermi in gioco. Volevo uscire dalla mia zona di confort, conoscere ragazzi di altri Paesi, vedere come loro affrontano i problemi. Ho ancora tante domande, a qualcuna qui ho trovato risposte”.
Anche per i ragazzi della Slovacchia non è stato facile decidere di partire e aprirsi a persone di altre culture e modi di fare. C’è grande attesa per quanto il papa dirà nei prossimi giorni. “Siamo sicuri che le sue parole rimeranno nei nostri cuori per sempre e ci aiuteranno nelle diverse situazioni della vita”.
Questo incontrarsi, riconoscersi fratelli e sorelle è forse il tratto più caratteristico di questo evento; perciò, le testimonianze sono centrali negli incontri Rise Up.
La vita vera al centro
Come quella di Lucas, che vive nell’Amazzonia brasiliana. Alla GMG di Panama è rimasto affascinato dalla figura di Gesù e, tornato a casa, si è impegnato in un progetto di aiuto alle comunità indigene della sua terra. Per 15 giorni, con un team di medici, infermieri e psicologi, insieme ad una ventina di giovani portano aiuti, cure e supporto a molte persone lontane dai centri di cura. “Un’esperienza incredibile: quella di donarmi dalla mattina alla sera, senza sosta” racconta Lucas. “Il Progetto Amazzonia mi ha fatto crescere molto come persona. Il primo frutto di tutto questo sono io: sono cambiato, non sono più lo stesso”.
Sofia, argentina, racconta del suo percorso esistenziale di forte ricerca di senso. Ad un certo punto ha conosciuto la figura della beata Chiara Luce Badano il cui sì a Dio, anche nel dolore, le ha dato la forza di donare la propria vita nella strada di consacrazione nel Movimento dei Focolari. E potremmo andare avanti ancora perché le testimonianze raccontate sono molte, come pure le domande che i giovani hanno rivolto ai vescovi e ai leader che hanno parlato.
“Sono venuta con il mio gruppo di amici a questa GMG – racconta Pat, 19 anni, di Sydney – e questo per me è importante perché credo che per riuscire a fare la differenza nel mondo, ma anche per prendere decisioni personali abbiamo bisogno degli altri. La solitudine è un problema di tanti ragazzi della mia età e io voglio fare qualcosa per questo, cominciando con il voler bene ai miei amici e qui ho capito che questa è la strada giusta”.
Sono tante le domande e anche le paure di questi ragazzi, ma non c’è solo questo: questi ragazzi hanno voglia di aprirsi, conoscere; vengono da storie ed esistenze diverse, spesso opposte eppure sono qui incontrare Papa Francesco e per trovare Dio nella propria vita e incontrare amici con cui condividerlo. La GMG di Lisbona è entrata nel vivo del suo viaggio.
Stefania Tanesini
Per leggere gli interventi integrali:
Margaret Karram, Intervento del 2 agosto 2023, Incontro Rise Up, GMG Lisbona (Portogallo) Jesús Morán, Intervento del 2 agosto 2023, Incontro Rise Up, GMG Lisbona (Portogallo) Margaret Karram, Intervento del 3 agosto 2023, Incontro Rise Up, GMG Lisbona (Portogallo) Jesús Morán, Intervento del 3 agosto 2023, Incontro Rise Up, GMG Lisbona (Portogallo) (altro…)
19 Mag 2023 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo
Siamo arrivati alla tappa australiana del viaggio di Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente dei Focolari, un continente con straordinarie ricchezze culturali ed una famiglia dei Focolari variegata e multiculturale.
Da Suva a Sydney
In questo viaggio Margaret Karram e Jesús Morán hanno coperto grandi distanze in ogni senso, basti pensare al “salto” dal Giappone alle Isole Fiji. Lo stesso è accaduto il 9 maggio scorso con il volo per l’Australia, dove i villaggi di pescatori della costa meridionale delle Fiji hanno lasciato il posto a quel gioiello scintillante che è la città di Sydney. Le luci del suo iconico porto risplendevano mentre il nostro aereo volteggiava sulla città, che mostrava orgogliosa la sua bellezza.
A darci il benvenuto in molte lingue, in questa metropoli multiculturale, c’era la variegata comunità locale dei Focolari. Provengono dalla Corea del Sud, dalle Filippine, dalla Cina, da Hong Kong, dal Libano, dal Sudan, dall’Iraq, dalla Siria, dal Bangladesh, dal Brasile e, naturalmente, dall’Australia. Sono cattolici, melchiti, caldei, anglicani; i focolari di Sydney seguono anche le città di Brisbane, la capitale australiana Canberra e le zone circostanti.
Incontro con l’arcivescovo di Canberra
Il contatto con la Chiesa locale è sempre una priorità di ogni tappa. In un incontro profondo e pieno di humor, monsignor Christopher Prowse, attuale Arcivescovo di Canberra, ha messo in luce la vita di Mary MacKillop, la prima santa australiana. “Se fosse viva oggi, si sentirebbe molto a suo agio con i Focolari”, ha detto l’Arcivescovo, evidenziando il suo lavoro per il dialogo tra le religioni. Ci ha portato sulla sua tomba e ha pregato affinché, come lei, il carisma dell’unità possa fiorire come una rosa e diffondere il suo profumo in questa terra.
L’arte, porta aperta sulla cultura aborigena
L’arte apre sempre una finestra importante su una cultura indigena, ma per comprendere cosa si sta osservando, la presenza di una guida è fondamentale. Ad accompagnarci ad una mostra di arte aborigena contemporanea presso la Galleria d’arte del New South Wales c’è Alexandra Gaffikin, volontaria inglese che vive a Sydney, con una vasta esperienza nel settore dei musei e del patrimonio culturale.
Le pitture su corteccia, ad esempio, rappresentano storie, ma anche mappe, atti di proprietà e regolamenti. Possono essere tridimensionali, con sotto strati che rivelano persino fonti d’acqua sotterranee. Nella cultura aborigena queste opere d’arte, che originariamente erano dipinte sul corpo umano, sono collezioni viventi che si tramandano da millenni.
Una visita a Sydney
Nonostante gli impegni prefissati, Margaret Karram e Jesús Morán sono riusciti a ritagliarsi anche un po’ di tempo per visitare Sydney, salendo su uno dei tanti traghetti verso “Circular Quay” e l’iconica Opera House. La vista è spettacolare!
Culture diverse, la novità di camminare insieme
Questa visita è stata un’opportunità per i focolarini di tutta la regione – provenienti anche da Perth, Wellington in Nuova Zelanda e dalle Fiji – di ritrovarsi per alcune sessioni significative. È un tempo di riorganizzazione per il Movimento e, di conseguenza, culture molto diverse (si pensi a Corea, Giappone e l’area di lingua cinese, per esempio) si ritrovano a collaborare direttamente.
“Penso che finora non abbiamo capito gli aspetti positivi di tutto ciò, anche se il processo non è stato facile. Credo che vedremo le conseguenze tra qualche anno perché ci sta aiutando ad abbattere davvero tutte le barriere… prima di tutto nei nostri cuori, e le barriere tra le nazioni…
“Se vogliamo avere la pace, dobbiamo averla prima di tutto tra noi focolarini e nelle comunità. Dobbiamo guardare agli altri Paesi come fossero il nostro Paese e scoprire che possiamo essere questa “famiglia collegata (…)”.
“Non dobbiamo dare agli altri la nostra ricchezza, ma aiutarli a scoprire la loro”.
Margaret Karram
Una presenza speciale, nonostante le sfide della salute
Un momento particolarmente significativo è stato quello in cui tre focolarine sposate, gravemente malate, hanno potuto salutare tutti a distanza.
“Voglio solo assicurarvi la mia unità – ha detto una di loro. – Mi ero prenotata ed ero pronta a venire, ma ho dovuto cambiare programma, perché Dio aveva in serbo qualcosa di diverso per me”.
“È bello perché sento che sono dove Dio vuole che sia, anche se non è dove io vorrei essere”, ha detto un’altra.
Fisicamente non posso correre, – ha detto la terza – ma dentro di me ho una gran voglia di farlo, sono così emozionata. L’entusiasmo non ha età”.
Il benvenuto dell’Australia
La cultura aborigena in Australia è la più antica ed ininterrotta al mondo e risale ad almeno 60.000 anni fa. Il protocollo corretto per qualsiasi evento o incontro in Australia prevede di iniziare con il “benvenuto nel Paese” da parte di un anziano aborigeno, ovvero un riconoscimento formale dei custodi tradizionali di questa terra.
Quando la comunità dei Focolari si è riunita da tutta l’Australia, abbiamo avuto il privilegio di avere tra noi Ali Golding, conosciuta come “zia Ali”, che ha dato il benvenuto a tutti. È un’anziana del popolo Biripi, cresciuta in una missione aborigena. Per oltre 20 anni ha vissuto poi in un sobborgo di Sydney e negli anni ’80, Ali è stata una delle prime assistenti educative aborigene. Nel 2004 ha conseguito il diploma in Teologia.
Ha partecipato a diversi forum locali, nazionali e internazionali, tra cui il New South Wales Reconciliation Council e l’Australians for Native Title and Reconciliation. Un grande contributo per la comprensione e l’approfondimento della cultura e della storia indigena.
La presenza di Ali al nostro evento ha certamente rafforzato l’apprezzamento per questo “tesoro nazionale” e per il ricco patrimonio aborigeno. “È stata una delle accoglienze più sentite che abbia mai sperimentato – ha detto Ali Golding -. Qui ho sentito lo spirito del Creatore”.
Il miglior incontro di tutto il viaggio (finora)
Margaret Karram e Jesús Morán hanno avuto un incontro dinamico e profondo con quasi 30 giovani. Quando è stato chiesto loro di parlare delle sfide, non si sono tirati indietro, ma hanno parlato apertamente dell’indifferenza che affrontano tutti i giorni con i loro coetanei. Non sono molti e le distanze sono enormi.
Margaret Karram ha raccontato i suoi primi anni di vita gen ad Haifa con la sorella e di come abbiano iniziato in pochi, ricevendo il giornale “Gen” per posta. Era orgogliosa di come avevano iniziato e diceva di esserlo in egual modo dei presenti per essere andati avanti nella loro vita gen.
Anche Jesús Morán ha incoraggiato i giovani, rassicurandoli che è positivo condividere le loro difficoltà. “Questo è stato il miglior incontro di tutto il viaggio – ha detto alla fine -. Mi è piaciuto molto”.
Una ricca esperienza
Intervistati su come vivono il dialogo e la fraternità in situazioni di conflitto, Rita Moussallem e Antonio Salimbeni, Consiglieri al Centro Internazionale per l’Asia e l’Oceania, hanno attinto dalla loro esperienza personale.
“Nella mia esperienza di dialogo con persone di altre religioni ho capito che siamo insieme a camminare verso Dio”, ha detto Antonio. E Rita: “Il dialogo è un incontro. Ciò che è veramente importante è incontrare l’altro e scoprire che l’amore scaccia la paura”.
Imparare il “bodysurf” (spirituale)
Il surf è uno degli sport nazionali in Australia ed è molto praticato anche sulla costa di Sydney, con giovani e meno giovani che indossando la muta, prendono la tavola per andare a caccia di onde. Anche il “bodysurfing” è molto diffuso; le persone cavalcano le onde dell’oceano anche senza tavola. Uno spettacolo straordinario!
Ma per arrivare dove ci sono le onde migliori, bisogna prima affrontare quelle potenti che ci arrivano contro: quelle che non vorremmo cavalcare, quelle per cui non siamo pronti.
“Qualcuno mi ha spiegato la dinamica di questo sport e subito mi è venuto in mente il nostro amore per Gesù abbandonato” ha detto Margaret.
Quelli che praticano bodysurfing si immergono in profondità, sotto le onde in arrivo che non vogliono cavalcare, talmente in basso da poter toccare la sabbia sul fondo. In questo modo, evitano di essere travolti dalla potenza dell’oceano. Una volta che l’onda è passata, tornano in superficie per trovare un’onda da cavalcare.
“Come loro non combattono le onde, allo stesso modo non si ‘combattono le prove’, ma si va in fondo al cuore, riconoscendo Gesù in ogni dolore e, continuando ad amarlo si risale, trovando la luce attraverso l’amore”
T. M. Hartmann
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12 Mag 2023 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo
Le isole Fiji sono state la terza tappa del viaggio in Asia e Oceania di Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente dei Focolari. In questa regione del Pacifico la spiritualità dell’unità si è diffusa dalla fine degli anni ’60.
Nonostante siano arrivati alle Isole Fiji il 3 maggio 2023, dobbiamo dire che la tappa in Oceania del viaggio di Margaret Karram e Jesús Morán è iniziata ufficialmente solo due giorni dopo, con la cerimonia del “Sevusevu”, con più di 200 persone, tra cui i rappresentanti della Chiesa locale. Questo ha sancito il loro ingresso e quello della delegazione del Centro che li accompagna nella comunità ecclesiale e sociale figiana.
Sevusevu: il dono dell’accoglienza

Isole Fiji_cerimonia del “Sevusevu”
Con la cerimonia del “Sevusevu” – che significa “dono” – chi arriva nell’arcipelago viene accolto e da quel momento non è più visitatore, ma parte della comunità e membro, con tutti i diritti e privilegi di camminare sul suolo figiano. La Presidente e il Copresidente dei Focolari hanno ricevuto preziose ghirlande e la radice della Kava, un derivato della pianta del pepe, dal significato ancestrale. I due “candidati” sono stati presentati alla comunità dagli “araldi”, che hanno parlato in loro vece. Hanno poi bevuto tutto d’un fiato la bevanda ricavata dalla Kava e ricevuto il “Tabua”, un dente di balena dal significato sacro: è l’oggetto più prezioso della cultura figiana, offerto loro come segno della più alta stima e onore.
Le tradizioni nel Pacifico: radici del presente e del futuro dei popoli
Fin da subito si coglie che nel Pacifico le tradizioni sono elementi vitali e attuali; non sono relegate ad un passato che non ha nulla a che vedere con la vita quotidiana delle persone, ma costituiscono il fondamento del loro stile di vita. Rispetto, accoglienza, reciprocità, solidarietà sociale, un legame profondissimo e antico con la natura, sono i valori che le tradizioni continuano a trasmettere.
“Margaret Karram, Jesús Morán e la delegazione dei Focolari sono arrivati in un momento particolare della vita delle Isole Fiji – spiega Peter Emberson, figiano, consulente multilaterale e analista politico per il governo di Fiji e le Nazioni Unite, cresciuto nel Movimento fin da giovanissimo -. L’attuale governo è più aperto e democratico e vedo la visita di Margaret Karram e Jesús Morán come parte di questo processo di rinnovamento sociale e politico. Ci sono due domande che qui nel Pacifico poniamo sempre ad una delegazione ufficiale che approda sulle sponde delle nostre isole: ‘Da dove vieni?’ e ‘Perché sei venuto?’ Al ‘Sevusevu’ Margaret Karram ha preso la parola davanti al popolo figiano e ha offerto il suo impegno e quello del Movimento dei Focolari per costruire l’unità anche qui. È una risposta identitaria, che dice molto del contributo che il Movimento può dare al nostro Paese. E questo costruisce fiducia”.
Una regione ancora troppo poco conosciuta

Isole Fiji
L’Oceania è un continente poco conosciuto e anche se, in senso territoriale, è il più grande del globo, in termini di massa terrestre è il più piccolo. Oltre all’Australia e alla Nuova Zelanda, comprende la regione del Pacifico, composta da 26 tra stati nazionali e territori. I principali gruppi etnici sono i melanesiani, i micronesiani e i polinesiani. In totale, l’area del Pacifico conta una popolazione di 16 milioni di persone enegli ultimi 100 anni le Isole Fiji (quasi un milione di abitanti), sono diventate il cuore politico ed economico della regione, con un panorama religioso vario. Il Cristianesimo è la fede più praticata, seguito dall’Induismo e dall’Islam. Il cattolicesimo è arrivato nel XIX secolo e ad oggi i fedeli sono poco più di 82.000.
Padre Soane Fotutata, segretario della Conferenza Episcopale del Pacifico (CEPAC), durante una cena in focolare, ha chiarito le sfide sociali, ma anche ecclesiali di questo vasto territorio in cui la Chiesa cattolica è presente con 14 diocesi. Ha spiegato che la crisi ecologica è una minaccia esistenziale per le persone e le comunità. Si manifesta con l’innalzamento del livello del mare, l’acidificazione degli oceani, la siccità, le inondazioni e gli eventi meteorologici estremi divenuti più frequenti. Poi ci sono piaghe sociali come l’emigrazione economica e climatica che sta spopolando molte isole; la prostituzione, l’alcolismo, la povertà a cui anche la Chiesa locale sta cercando di rispondere.
2022: l’arrivo dei focolari a Suva
È in questo contesto ecclesiale che un anno fa si sono aperti i focolari femminile e maschile a Suva, la capitale delle Isole Fiji. La loro presenza, infatti, è anche legata a un progetto sostenuto da Missio Scotland e Missio Australia, per collaborare alla pastorale diocesana per i giovani cresimandi e post-cresimandi con un programma che punta a sostenere la trasmissione delle ricchezze culturali tra le generazioni. “Al nostro arrivo – raccontano Lourdes Rank, brasiliana e Stephen Hall, neozelandese – l’Arcivescovo ci ha chiesto di essere prima di tutto a servizio della Chiesa e di inserirci nelle sue attività e progetti. Ci siamo impegnati nella catechesi, con i giovani e nella vita delle nostre parrocchie. Un approccio che è risultato molto positivo: ora siamo veramente parte della vita ecclesiale e abbiamo iniziato a costruire rapporti con diversi sacerdoti, religiosi e laici”.
A questo proposito, il vicario generale dell’Arcidiocesi di Suva, Mons. Sulio Turagakacivi ha espresso gratitudine per il servizio che i focolari svolgono nella Chiesa locale. Ringraziandolo, Margaret Karram ha detto che: “Possiamo imparare dalla Chiesa di qui come vivere il processo sinodale e come mantenere la freschezza dell’incontro del Vangelo con la cultura e la società locali”.
A Futuna il primo seme della spiritualità dell’unità
Ma il primo seme della spiritualità dell’unità nel Pacifico è stato piantato alla fine degli anni ’60 da Sr. Anna Scarpone, missionaria marista sull’isola di Futuna. Il primo focolare del Pacifico si è poi aperto a Numea (Nuova Caledonia) dal 1992 al 2008, accompagnando la nascita e la crescita di una vivace comunità locale. Oggi i focolari delle Isole Fiji sono “casa” per tutte le comunità del Movimento della regione del Pacifico, che sono presenti – oltre che in Nuova Caledonia e nelle Fiji – a Kiribati, Wallis e Futuna, con alcune persone che conoscono la spiritualità anche in Papua Nuova Guinea, Samoa e Vanuatu.
Per la prima volta insieme
In occasione della visita di Margaret Karram e Jesús Morán le comunità si sono incontrate a Suva per alcuni giorni; è il loro primo incontro in uno dei Paesi del Pacifico e tanti gesti, come l’accoglienza e il valorizzarsi reciprocamente, dicono la consapevolezza da parte di tutti della preziosità di queste giornate. Ritrovarsi come famiglia dei Focolari, per questi popoli, non significa solo fare una comunione spirituale, ma contribuire alla vita quotidiana – che prevede la cucina, la preparazione della liturgia della Messa, i canti e le danze – offrendo ciascuno il proprio “dono” umano e culturale che incontra quello dell’altro.
Anche qui Margaret Karram e Jesús Morán hanno incontrato i focolarini e le focolarine in una mattinata di comunione profonda e hanno potuto vivere diversi momenti con la comunità, come i pasti, la Messa e tanti momenti di dialogo semplice. La condivisione delle esperienze, poi, ha permesso loro di conoscere le sfide e l’impegno del Movimento nel Pacifico. In Nuova Caledonia la comunità è impegnata nel servizio alla Chiesa e, a livello sociale, a creare spazi di unità tra le diverse componenti etniche di cui il popolo è composto. A Futuna e Kiribati la Parola di Vita è centrale, generando esperienze di perdono e riconciliazione nelle famiglie e progetti sociali al servizio delle donne e dei più bisognosi. A Fiji la comunità sta crescendo e condivide con i focolarini l’impegno al servizio della Chiesa.
Run4Unity alle Fiji: camminare insieme
Il 6 maggio è stata la giornata di Run4Unity e Margaret Karram ha dato il via alla staffetta mondiale dal Pacifico, dove sorge la prima alba al mondo. Insieme ai Ragazzi per l’Unità presenti, con Jesús Morán ha piantato due alberi tipici delle Isole Fiji: “l’albero del sandalo nativo e il citrus che, per crescere, hanno bisogno l’uno dell’altro”, ha spiegato. “Il sandalo ha il profumo e il citrus, che è un agrume, gli fornisce tutte le sostanze nutritive di cui ha bisogno. È un meraviglioso esempio in natura di cura reciproca. Questo è ciò che gli abitanti delle isole del Pacifico vogliono dire a tutti noi: l’unico modo per dare il nostro prezioso dono, l’unità, è camminare insieme, prendendosi cura l’uno dell’altro. In questo modo possiamo trasformare il nostro mondo”.
Un messaggio che richiama quella che forse è la caratteristica principale di queste isole: la vita comunitaria, come emerge nel pomeriggio e nella serata del 7 maggio all’incontro di Margaret Karram e Jesús Morán con la comunità dei Focolari. “Sono venuta qui per esservi vicina e condividere la vostra vita almeno per qualche giorno – ha detto Margaret a tutti -. Ciò che ho trovato qui è molto vicino al mio cuore e alla cultura da cui provengo, che incoraggia il rispetto per le persone e la lingua altrui e il senso di famiglia. Anche voi siete pochi, ma non preoccupatevi: ciò che importa è vivere il Vangelo e portare l’unità a chi incontriamo. Quanto avete condiviso in questi giorni mi ha colpito molto: ci avete dato Gesù con il vostro amore, l’ospitalità e l’accoglienza. Ma ascoltandovi, ho capito che la perla più preziosa che possediamo è Gesù abbandonato per il quale abbiamo lasciato tutto e che è il segreto per amare tutti”.
“Le esperienze di perdono che avete raccontato mi hanno toccato profondamente – ha continuato Jesús – e dicono che vivete il Vangelo, perché il perdono è la più grande novità che contiene. Il perdono non è umano, solo Gesù in noi può perdonare, e voi avete raccontato questo con una purezza unica”.
Alla domanda su che cosa spera per il futuro del Movimento in Oceania, Margaret Karram ha risposto dicendo quello che si augura per tutto il Movimento nel mondo, cioè che si diventi sempre di più una famiglia non chiusa in se stessa, ma aperta, che dialoga per realizzare la preghiera di Gesù al Padre, come ha sognato Chiara Lubich.
Riprendendo la parola, ha infine aggiunto: “Vorrei ancora dire che per contribuire a realizzare l’unità ogni Paese, cultura o continente non deve perdere la propria identità. Dobbiamo restare noi stessi. Questo sarebbe un grande dono per tutto il Movimento e anche per il mondo: essere noi stessi, con le nostre ricchezze e contraddizioni, e vivere il carisma dell’unità senza eliminare ciò che siamo”. L’applauso che è seguito diceva la riconoscenza delle persone per essersi sentite comprese.
Iniziata con la cerimonia del “Sevusevu”, questa visita non poteva che concludersi con altrettanta solennità. La cerimonia di addio, “I-Tatau”, sembra quindi chiudere un cerchio: in lingua figiana gli araldi che parlano a nome di Margaret e Jesús ringraziano la comunità e chiedono, a loro nome, il permesso di congedarsi; mentre lo speaker che parla a nome della comunità figiana concede loro di partire e augura un viaggio sicuro nella speranza di rivedersi ancora.
La serata-concerto che le comunità del Pacifico hanno preparato è una “expo” straordinaria delle espressioni artistiche dei popoli presenti, dove le danze e i canti dicono il loro legame profondo con la terra e la natura, la fierezza delle proprie tradizioni e il desiderio di condividerle.
Ma ciò che resterà impresso in tutti, crediamo, è il saluto che si sono scambiate le comunità della Nuova Caledonia e di Fiji: seduti gli uni di fronte agli altri, hanno intonato ciascuna il proprio canto di addio, si sono salutati con la mano guardandosi negli occhi, come chi lascia un fratello di sangue.
“Ti assicuriamo che saremo una sola famiglia – dicono a Margaret Karram – e, pur con le nostre debolezze, faremo di tutto per custodire Gesù in mezzo in Oceania”.
Stefania Tanesini
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10 Set 2022 | Centro internazionale
Insieme alla gioia di ritrovarsi in presenza dopo la pandemia, arriva l’inatteso e affettuoso saluto di Papa Francesco ai responsabili del Movimento dei Focolari nel mondo riuniti dal 10 al 23 settembre.
“Grazie tante per tante belle notizie. Sono vicino a Lei e a tutti voi. Prego per voi, per favore fatelo per me”. Con queste parole, il Papa risponde a Margaret Karram, presidente dei Focolari, che ha voluto aprire così le giornate d’incontro dei Responsabili dei Focolari nel mondo insieme al Consiglio Generale del Movimento. La Presidente ha raccontato ai 104 presenti che negli ultimi giorni aveva sentito la spinta di scrivere a Papa Francesco, per ringraziarlo della costante vicinanza a lei e al Movimento e con la speranza di dargli gioia. Nella sua lettera al Santo Padre del 6 settembre scorso, tra l’altro, scriveva: “É trascorso un anno e sette mesi dal momento della mia elezione come Presidente e Le confido che è stato un periodo impegnativo con molte sfide da affrontare e decisioni da prendere. Ho compreso sempre meglio il suo accenno alle ‘potature’ necessarie alla crescita e, rinnovando la mia scelta ad abbracciare in esse Gesù crocifisso e abbandonato, ho colto che si approfondiva l’umiltà, aumentava la speranza e avvertivo ancor più fortemente l’unità con Lei, Santità, insieme alla certezza che Dio è all’opera. Allo stesso tempo, ho assistito al fiorire di tanti frutti, passi spirituali individuali e comunitari, attenzione agli ultimi, tante azioni concrete in favore di chi più soffre”. E concludeva assicurando al Papa le preghiere dei membri del Movimento. Grande è stata la sorpresa quando il giorno seguente ha ricevuto questa risposta scritta dal Papa di suo pugno:
7.9.22
Sig. ra Margaret Karram Cara sorella, grazie tante per la sua lettera di ieri. Grazie tante per tante belle notizie. Sono vicino a Lei e a tutti voi. Prego per voi, per favore fatelo per me. Che il Signore la benedica e la Madonna la custodisca. Fraternamente,
Francesco
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