Ott 2, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
La salute come bene comune e la sostenibilità dei sistemi di assistenza sono temi che gli operatori sanitari si pongono a livello planetario, specialmente con il progressivo aumento della durata media della vita e l’aumento del fabbisogno di cure. Come prendere in carico, in maniera efficace ma al tempo stesso sostenibile, la persona malata? E anche: c’è un nesso tra spiritualità e salute globale della persona? Di questi temi si è parlato al convegno organizzato da Health Dialogue Culture, rete internazionale di professionisti della sanità, nata nel 2003 per contribuire, attraverso un confronto vitale con la scienza, a una cultura rispettosa della vita, della dignità e integrità di ogni persona, in una prospettiva di promozione della salute, individuale e sociale. Ispirata al carisma dell’unità del Movimento dei Focolari, Health Dialogue Culture propone spazi di riflessione sempre collegati alla prassi, da cui trarre linee di pensiero, come contributo al dibattito sulla necessità di creare nuovi paradigmi dei sistemi sanitari. Il congresso si è svolto in continuità con altri precedenti eventi sullo stesso tema, e in particolare con quello svoltosi a Padova (Italia), nel 2013, dal titolo Quale medicina: tra globalizzazione, sostenibilità e personalizzazione delle cure, e con la Carta etica che ne aveva raccolto i risultati.
Tra i nuovi paradigmi di cura della persona malata, sta assumendo un ruolo sempre più strategico la dimensione relazionale, ovvero il complesso di relazioni, a molteplici livelli (con i pazienti, fra professionisti sanitari, con le istituzioni) che ruotano attorno al tema della cura. Troppo a lungo ignorata nell’elaborazione di modelli socio-assistenziali, anche la dimensione spirituale, laddove applicata, esercita una influenza sostanziale sulla qualità della vita e sui risultati delle cure. Al congresso di San Paolo si è visto un programma articolato, con relazioni, laboratori, workshop,condivisione di esperienze e buone pratiche, con un dibattito proficuo su nuove metodologie per raggiungere equità e accessibilità dei servizi sanitari, a livello locale e globale.
«La vera scommessa di questo convegno – dicono gli organizzatori – è stata la ricchezza culturale e professionale dovuta alla pluralità dei relatori e dei partecipanti (oltre 270) e alla loro provenienza da Paesi che hanno standard assistenziali molto diversi, come Congo, Camerun, Norvegia, Venezuela, Cile, Paraguay, Uruguay, Benin, Amazzonia, Brasile, Repubblica Dominicana, Spagna, Regno Unito, Italia, Austria. Una particolare attenzione è stata rivolta ai temi della disabilità, dell’invecchiamento, come anche alle modalità per affrontare il dolore e la sofferenza mediante le cure palliative e la formazione degli operatori (la cura di chi cura). Durante il Congresso è stato attivato un programma specifico con sessioni interattive per studenti e giovani professionisti dell’area biomedica. Un giovane studente di medicina così commenta a conclusione dei lavori: «Esco da questo congresso con un cambiamento del mio pensiero sulla medicina, con idee diverse che mi rendono una persona migliore e con la certezza che queste idee mi faranno diventare anche un professionista migliore». Un medico brasiliano: «La scienza non è fredda e distante. Abbiamo imparato che si può fare scienza senza dimenticare l’essenza che ci unisce: l’amore». Maria Voce, presidente dei Focolari, ha inviato ai partecipanti un messaggio con l’augurio di «vivere la professionalità con un amore che genera la fraternità, tutti protesi al bene della famiglia umana». E ricordando una frase di Chiara Lubich: «L’equilibrio dell’amore sta nell’amare la singola persona vicina e lavorare per la comunità intera dal nostro angolo di vita». (altro…)
Dic 5, 2016 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Erminio Longhini nasce a Milano il 19 luglio 1928. Dal matrimonio con Nuccia Longhini nascono Michela, Matteo e Stefano. Già dagli anni dell’università, Nuccia ed Erminio studenti di medicina, intendono mettere al centro della loro professione la persona. «Fin da bambino – racconta lui stesso – ho sentito una forte attrazione verso la Vergine Maria». Forse è per questa sua filiale devozione ad “una così bella Madre”, che pur sommerso dagli obblighi della professione, si presta ad accompagnare i viaggi dei malati a Lourdes. Serio, scrupoloso, esigente, trascorre anni di duro sacrificio impegnato dall’alba a notte fonda, sia con i malati come primario ospedaliero, sia dedicandosi alla ricerca. Ma anche la sua anima è in ricerca. Con Nuccia avverte il bisogno di una spiritualità che accompagni la vita della loro famiglia e in quella dei Focolari trovano la risposta: Dio-Amore, cui Erminio sente di donare tutto se stesso, mettendosi al Suo servizio nei fratelli che incontra. Diventa un focolarino sposato. Grazie a generosi contributi, mette in piedi un reparto di medicina interna con apparecchiature all’avanguardia ed accoglie giovani laureati italiani e di Paesi in via di sviluppo perché si possano formare. Riesce a motivare colleghi ed infermieri e la divisione medica da lui diretta diviene una delle migliori, sia come rapporto umano che tecnico, con centinaia di ricerche pubblicate. Erminio capisce sempre più che non basta curare la malattia, ma la persona.
In collaborazione con l’Università Cattolica, realizza una ricerca in 40 ospedali da cui emerge che il maggior disagio dei malati è il dover dipendere dagli altri. Ed ecco il balenare di un’idea, subito comunicata alla moglie e ad alcuni collaboratori: «Perché non donare un po’ del nostro tempo per instaurare un rapporto umano, uno scambio d’amore con i nostri malati?». Non senza ostacoli e mille complicazioni, Erminio riesce a portare i primi 30 volontari in corsia disposti ad occuparsi dei malati oltre le cure. «Che cosa ho cercato di trasmettere loro? – spiega –. Ciò che avevo imparato da Chiara Lubich: la reciprocità». Da questo primo gruppo, nel 1976 nasce l’AVO (Associazione Volontari Ospedalieri), un’iniziativa incoraggiata, oltre che da Chiara, dai cardinali di Milano, Colombo e Martini e dallo stesso san Giovanni Paolo II che, durante un’udienza a 7.000 volontari dell’Associazione, dice ad Erminio: «Sono contento, dica ai suoi amici di continuare così». Dopo la dolorosa morte della moglie, Erminio affina ancor più la sua mitezza e l’abbandono in Dio. Costretto a continui ricoveri e sempre più frequenti trasfusioni, confida: «Mi sento come una foglia d’autunno in una giornata di vento. Sembrerebbe più desiderabile il venire della sera della vita. Poi capisco che si nasconde una tentazione e al mattino percepisco che mi viene donato un altro giorno e che la vita è vivere il momento presente, contando sulla misericordia di Dio per il passato e sulla speranza per l’avvenire». Nel frattempo, l’AVO si diffonde in tutta Italia e conta oggi 25.000 volontari in 250 ospedali. Per questo suo impegno, nel 2004 Erminio è insignito della Medaglia d’Oro al Merito della Sanità dal Presidente dell’Italia. Fino alla fine Erminio continua a formare spiritualmente i volontari con scritti e videomessaggi. Negli ultimi mesi, il suo quadro clinico non è certo rassicurante, ma lui è sereno: «Ringrazio Dio perché nella mia vita ho avuto molto di più di quanto immaginavo. Ringrazio la Madonna, e tutte le sere concludo le mie preghiere dicendo: sii Tu a venirmi a prendere e sarà piena letizia. Ti sentirò e ti vedrò». Il 4 novembre scorso si spegne serenamente. Tutti quelli che l’hanno conosciuto e amato sono certi che sia avvenuto proprio come lui desidera, a ricompensa di una vita tutta intrisa di Vangelo. Anna Friso (altro…)
Apr 11, 2016 | Cultura, Focolari nel Mondo
Organizza: Medicina Dialogo Comunione Partecipanti: studenti e giovani professionisti area bio-medica (Con possibilità di borse di studio per i giovani) Info: segr.med@focolare.org www.mdc-net.org (altro…)
Set 21, 2015 | Focolari nel Mondo
Sofferenza, ricerca di senso, speranza, sfida del dolore. Tematiche impegnative e quanto mai attuali oggi, mentre forme svariate di disagio entrano nel nostro quotidiano sia direttamente che attraverso i media. È per questo che il convegno “La sofferenza umana. Speranze di cura e ricerca di senso” è rivolto proprio a tutti: a partire dagli operatori in ambito sanitario e socio-sanitario, fino a chi opera nel volontariato, in campo giovanile e a contatto con varie forme di disagio. L’Associazione “Salve! Health to Share Onlus” con sede presso il Polo Lionello Bonfanti propone questo appuntamento a partire dall’esperienza e in ricordo di un pioniere della terapia del dolore, il dott. Enrico Cavallini, fra i padri fondatori della moderna anestesiologia. Scarica la locandina Scarica la brochure
Ott 3, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«Sono in piedi vicino al Carrello delle Emergenze, quando vedo 2 figure slanciate, perfettamente truccate e abbigliate. Dal fondo del corridoio arriva un bambino, con una tuta dalla misura un po’ troppo grande, esitante nell’andatura, stupito nello sguardo, con un aeroplano stretto al petto. Mi chiedo chi sia la madre, perché non somiglia a nessuna delle due, che tra l’altro rispondono in coro ad ogni domanda anagrafica e sulla salute del piccolo…mentre Vito, rigido sulla poltrona dell’ambulatorio, rifiuta con decisione lo scambio aeroplano/album figurine, proposto dall’infermiera nel tentativo di fargli distendere il braccio per il prelievo di sangue». È il racconto di Marina D’Antonio, un medico italiano, “innamorato del Vangelo”, come si descrive, che ha collezionato un’infinità di episodi con pazienti di ogni età e provenienza: filo conduttore, mettere da parte regole e imposizioni che spesso si nascondono dietro il camice bianco, e guardare alla persona che sta di fronte, facendosi carico della sua umanità. In questa storia il protagonista è un bambino. Lo raccontiamo, mentre alcune centinaia di medici e operatori sanitari si accingono a ritrovarsi a Padova (Italia) il 18 e 19 ottobre, per due giorni di congresso sul significato della medicina oggi, tra globalizzazione, sostenibilità, personalizzazione delle cure. «Di solito in questi casi – continua la dott.ssa – si cerca la collaborazione della madre… ed eccole partire all’unisono, pronte a disporsi una a destra ed una a sinistra di Vito. Una fa notare al bambino che l’aeroplano ha bisogno di disporsi sulla pista di decollo, la mia scrivania, per far salire il secondo pilota, un omino di plastica nera e rossa che magicamente spunta fuori dalla sua borsa. Vito accondiscende, in onore di una partenza regolarmente autorizzata dalla torre di controllo. Attendo il secondo incantesimo, che dovrebbe indurre Vito a permettere all’infermiera di affondare l’ago-farfalla nel suo avambraccio. Ed eccola lì, l’altra ragazza tira fuori un fiore di stoffa gialla ed una farfalla di stoffa rossa. “Guarda Vito, Brigidina la farfallina succhia un po’ di nettare da questo fiorellino…e quest’altra farfallina verde preferisce bere sul braccino di Vito…”. Il bambino si gira a guardare e l’infermiera velocissima con gesto professionale infila l’ago-farfalla. Il bambino smette di piangere e segue il volo della farfalla rossa che punta in picchiata verso il suo avambraccio, atterrando delicatamente un attimo dopo che l’infermiera ha applicato un cerotto colorato sul punto del prelievo e buttato via l’ago-farfalla nel contenitore dei rifiuti speciali. Resto ammirata nei confronti di queste 2 madri eccezionali. L’infermiera, sbigottita da un’affermazione delle due donne chiede : “Ma..perché..quanti ne avete di bambini ?!!”. Sorridono. “Be’… ora ne abbiamo15”. Spiegano di essere Educatrici assunte in una Casa Famiglia del territorio della nostra ASL. La madre di Vito è morta per AIDS. Il padre è attualmente in una Comunità di recupero per tossicodipendenti. Il Giudice Minorile tiene il bambino in Casa Famiglia fino a quando non avrà gli estremi legali per decidere se dichiararlo adottabile o no. Vito, 4 anni, stranamente non sa ancora parlare. Finito il lavoro non vado a pranzo, non torno a casa, cancello gli impegni del pomeriggio. Imposto sul navigatore l’indirizzo della Casa Famiglia, arrivo, suono impaziente il campanello e chiedo di poter fare qualcosa, qualunque cosa. Così è iniziata la mia avventura di volontaria a fianco di bambini abbandonati, maltrattati, spaventati…ma che accettano sempre la mia sfida: nonostante tutto, qualunque cosa sia accaduta o accadrà, noi continuiamo a giocare. Comincio a giocare con loro. Un pomeriggio, nel grande prato intorno alla Casa Famiglia che, per motivi di sicurezza è stata costruita in un posto isolato, è atterrato un uomo con il suo deltaplano colorato. Vito mi ha guardata e, indicando il deltaplano, ha pronunciato “Babbo”. La sua prima parola, densa come un intero discorso, toccante come anni di attesa a scrutare il cielo. La sua prima parola, regalata a me. Vito voleva andar via, con il suo babbo che sarebbe arrivato dalle nuvole. E finalmente, qualche giorno fa, è successo davvero». (altro…)