Nov 20, 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Con un linguaggio semplice, come quello di Gesù che per spiegare il “suo regno” usava termini e paragoni sotto gli occhi di tutti, Sándor ha cominciato a raccontare come cercava di incarnare il Vangelo in tutto quello che faceva. Si è formato attorno a lui un assiduo gruppo di agricoltori e periodicamente si sono incontrati per scambiare gioie, dolori, conquiste e progressi… In loro è sbocciata la convinzione di avere una missione. Il loro rapporto con la natura, fonte di saggezza, era un bene da trasmettere anche a chi stava in città. Da questa scintilla al passo di incontrare anche dei sindaci è stato breve. Dagli incontri tra contadini e sindaci è emersa forte la necessità di creare un’alternativa alla globalizzazione che omologa e spegne valori e tradizioni. Così nel settembre del 2016 hanno realizzato un incontro che, con esperienze e interventi di specialisti, aveva lo scopo di trovare il modo per dare un’anima al Paese cominciando dalla campagna. Erano 350 partecipanti, dei quali 20 sindaci. Lo scorso settembre il 2° incontro, stavolta a Újkígyós, un comune a sud-est dell’Ungheria che, nonostante un anticipato freddo, ha visto 500 partecipanti, 27 stand che esponevano formaggi, tappeti fatti a mano, miele, piccoli mobili, marmellate… Con gratuità e generosità i contadini provenienti da molti comuni, villaggi e borghi hanno offerto il meglio dei loro prodotti culinari e di artigianato. Hanno portato anche cavalli per far girare i bambini. Una vera festa popolare.
I conferenzieri, specialisti in ecologia, agricoltura, inquinamento acustico, agricoltori, ricercatori e professori di università, erano già legati fra loro da una reale amicizia. È questo non soltanto il segreto del successo ma anche la via realizzabile per arrivare a dare un contributo di vera fraternità. Anche il Sindaco del Comune, che ha messo a servizio dell’evento gruppi folcloristici, ha rilevato che vedeva nella comunità una “nuova anima”. Il parroco ha sottolineato l’efficacia del modo di evangelizzare che aveva sperimentato. Uno degli organizzatori mi diceva: «Non abbiamo avuto nessun aiuto politico o di istituzioni: tutto è dono. L’incontro non è costato un centesimo: dalle sedie, alle tende, ai tavoli. Qui, come vedi, tutti si ritrovano fratelli, perché nei villaggi il rapporto umano, l’amicizia è la forza vincente.
Nelle città sono altri i modi di rapportarsi. Si creano circoli, club di interesse, luoghi di divertimento… ma la gente è isolata. Non si conoscono fra di loro gli abitanti di uno stesso condominio. Sentiamo che la gente della campagna può dare un contributo al Paese, può essere l’anima. Il contadino, per il contatto che ha con la natura nutre un’anima religiosa e sa il valore e il prezzo di ogni cosa e riconosce nell’uomo la sacralità a cui papa Francesco continuamente ci richiama. Questo incontro ci sembra un piccolo passo non solo per la Chiesa stessa ma anche per la società». È intervenuto anche Csaba Böjte (ofm), un francescano della Transilvania (Romania) famoso non solo nella sua terra ma in Ungheria e nell’est-Europa dove, con la collaborazione di volontari, accoglie dal 1992 bambini e ragazzi con situazioni familiari difficili. Oggi le case sono 82 ed ospitano 2500 bambini. Quello di Sándor è un sasso gettato nell’acqua che con le sue onde si allarga, si allarga. Tanino Minuta (altro…)
Nov 15, 2018 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Secondo le ultime stime, sarebbero più di 440 mila, delle oltre 2 milioni e 300 mila persone fuggite dal Venezuela, dal 2014 ad oggi, quelle che hanno superato la frontiera con il Perù. Vi arrivano dopo un viaggio estenuante, con molte incognite sul futuro e in mezzo a mille pericoli, tra i quali anche, ultimamente, la necessità di oltrepassare un fiume alla frontiera. «Se l’acqua è troppo alta, e non ce la fanno, vengono caricati a spalla da un uomo, naturalmente a pagamento». Ancora una volta è Silvano, della comunità dei focolari di Lima, a scrivere. «Fin dall’inizio di questo esodo di “arrivi forzati” abbiamo iniziato ad occuparci dell’“accompagnamento” di un numero sempre crescente di persone. Finora sono una sessantina quelle con cui abbiamo stretto un contatto personale. Non solo in senso spirituale, ma umano e professionale». Estremamente difficile la situazione per chi arriva: «Possiedono soltanto i vestiti che hanno addosso. E hanno freddo, perché pur essendo iniziata la primavera, qui le temperature sono ancora rigide. Abbiamo visto l’emozione nei loro occhi, quando hanno trovato i vestiti messi a disposizione attraverso una comunione dei beni». Due i centri operativi di accoglienza: il focolare di Lima e il “Centro Fiore”, a Magdalena del Mar, nella provincia della capitale. «Qui sono ospitati tre nuclei famigliari, tra cui quello di Ofelia, che tanti venezuelani scampati in Perù chiamano ormai “la madre”. Nel primo quadrimestre di quest’anno – racconta Silvano – siamo venuti in contatto con una psicologa, Irene, anche lei approdata qui da pochi mesi. Invitata nella nostra sede operativa, che poi è il focolare, aveva portato con sé i genitori e alcuni amici. In quell’occasione aveva conosciuto lo spirito che anima il focolare, e sapendo della necessità di molti suoi connazionali di elaborare il trauma subito, si è offerta di prestare gratuitamente il suo servizio come psicologa, per chi ne avesse fatto richiesta. Un piccolo progetto è subito cominciato, come risposta immediata alla promessa evangelica “Date e vi sarà dato”». Dopo una conferenza sul tema delle emozioni, tenuta da Irene nello scorso mese di luglio, seguita qualche settimana dopo da un secondo workshop, abbiamo aperto un consultorio in un locale del “Centro Fiore” di Magdalena del Mar. «Il “Progetto di crescita psico-emotiva per popolazioni vulnerabili” è nato così, per rispondere alla massiccia realtà migratoria che stiamo affrontando. Nella presentazione del progetto, che è rivolto in modo particolare alle categorie più fragili, come le donne, i bambini, i giovani e gli anziani – spiega Silvano – si legge che “fornire strumenti per far fronte alla situazione e consentire di integrarsi” con la comunità peruviana “è un imperativo”. Per questo il progetto, come è scritto, rientra tra gli obiettivi dei Focolari, per “collaborare alla costruzione di un mondo più unito, guidato dalla preghiera di Gesù al Padre (Che tutti siano uno, Gv 17, 21), nel rispetto e nell’apprezzamento della diversità, privilegiando il dialogo come metodo e il costante impegno a costruire ponti e relazioni di fraternità tra individui, popoli e aree culturali”. I casi più comuni sui quali si è già intervenuti sono forme di depressione sviluppate in situazioni di precarietà, o di ansia generata dalla preoccupazione per la sopravvivenza, dai maltrattamenti subiti, o ancora di disturbi nello sviluppo. Il progetto offre supporto, informazione, educazione, con percorsi individuali e di gruppo, conferenze sui temi del controllo emozionale, della violenza di genere, dell’autostima, dell’amore per sé stessi e per gli altri, sulle strategie di coaching». Alcune delle persone seguite hanno trovato un lavoro, altre lo stanno cercando, altre ancora stanno progettando di ritornare nel loro Paese di origine o di cercare un’altra destinazione. «Finora, in totale, sono state realizzate 35 sessioni di attenzione e cura psicologica. Grazie all’aiuto di amici, parenti e dell’intera comunità contiamo di continuare a offrire questo servizio gratuito agli immigrati venezuelani in difficoltà». (altro…)
Nov 6, 2018 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Con una delle economie in più rapida crescita, l’India è un Paese in corsa verso un miglioramento costante delle aspettative di vita, dei tassi di alfabetizzazione e delle condizioni di salute. Ma, tra gli 1.2 miliardi di abitanti del paese, le condizioni di coloro che vivono nelle regioni più povere sono ancora difficili. Malgrado il suo status di potenza economica, la malnutrizione mortale persiste. Ogni sera, in India, 200 milioni di persone cercano di addormentarsi nonostante i morsi della fame. E di fame, ogni giorno, muoiono 3.000 bambini. A Mumbai, da dove scrive Sunny, della comunità dei Focolari, arrivano ogni anno migliaia di persone malate di cancro. «Le loro famiglie, durante il trattamento, rimangano all’addiaccio, nei pressi dell’ospedale, prive di tutto». Si tratta di situazioni allarmanti di povertà, specie se confrontate con i dati relativi allo spreco crescente di generi alimentari perfettamente integri, letteralmente buttati al termine di feste nuziali, banchetti, funzioni, feste di famiglia. Il Paese è tra i maggiori produttori mondiali di beni alimentari, ma al contempo è quello in cui una buona parte di tali beni va sprecata. Tra le cause, anche le carenze nel sistema di trasporto e immagazzinaggio e nella “catena del freddo”: secondo stime 2017 del Ministero dell’Agricoltura indiano, il valore delle perdite connesse allo spreco alimentare (non solo in termini di beni agricoli e alimentari, ma anche di utilizzo di acqua ed energia) possono essere comprese tra gli 8 e i 15 miliardi di dollari all’anno.
Dal 2017 la Ong RotiBank lavora per raccogliere il cibo scartato o appena preparato da aziende alimentari, come hotel o caffetterie, e convogliarlo in modo sicuro nelle baraccopoli o verso le persone che vivono in mezzo alla strada. “Roti” è un tipico pane indiano, di forma circolare, un impasto di farina integrale e acqua, cotto anche su pietra. Dopo aver ricevuto in dono un furgone, la RotiBank sta ora lavorando per aumentare il numero dei mezzi e delle persone coinvolte. Molte delle persone che raggiunge sono bambini o lavoratori che non raggiungono un salario minimo per riuscire a sopravvivere. L’iniziativa non-profit si avvale di una rete di volontari che, dopo il normale orario di lavoro, prendono parte alla raccolta e alla distribuzione del cibo avanzato. «È essenziale – si legge nella presentazione dell’iniziativa – reindirizzare il cibo in eccedenza perfettamente commestibile e destinato alla discarica verso le persone che ne hanno realmente bisogno».
Spiega Sunny: «Abbiamo deciso di scendere in campo con un pomeriggio di sensibilizzazione a sostegno di questa Ong. Circa 45 persone della comunità del Focolare di Mumbai si sono messe a disposizione per servire i pasti. È stata anche un’occasione per verificare il proprio modo di fare acquisti, e per comprendere che ogni giorno potremmo mettere da parte qualcosa per consentire a queste famiglie di pranzare. Era commovente vedere quante persone erano in attesa di ricevere un po’ di cibo. Uno dei partecipanti ha detto: “Sono felice di essere venuto a fare questa esperienza. Non scorderò mai l’espressione di quelle persone in fila”». Forse dovremmo vederla tutti. Chiara Favotti (altro…)
Ott 21, 2018 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Ana ha 19 anni, vive in Spagna. Comincia a raccontare mentre avanza, senza timidezza, sul palco dell’Aula Paolo VI. «Per conoscere meglio il settore socio-sanitario, all’inizio di marzo sono stata in un ospedale della mia città» racconta. In ospedale, viene accolta da un’assistente sociale che, invece di dilungarsi in discorsi, le presta un camice, le mette in mano una cartella clinica e l’accompagna nella stanza di un paziente: «Quando sono entrata e l’ho visto, un brivido mi ha attraversato il corpo. Sono dovuta uscire un momento per fare un respiro profondo». Sul letto, c’è un ragazzo di poco più grande di lei, malato terminale di cancro. Ana si fa coraggio e rientra in stanza: «Come stai?» Lui la guarda stupito, e le fa ripetere la domanda. «Come prima cosa mi presento – le dice –, sono qui da due mesi, ho un osteosarcoma, mi rimane poco tempo da vivere e sento che sto perdendo tutto: la famiglia, il lavoro, la ragazza. La mia vita non ha più senso». Ana è in stato di shock. Milioni di emozioni e pensieri le attraversano il cuore e la mente. Tuttavia, tenta di intavolare una conversazione raccontandogli qualcosa di se e della sua vita. Dopo alcuni minuti di silenzio, il ragazzo le chiede: «Tu credi in Dio?». Ancora una volta, Ana è colta di sorpresa ma gli risponde con un bel “sì”. «Io, invece no, perché mi ha abbandonato – soggiunge lui –, perché nel giro di pochi mesi mi toglierà la vita. Mi ha lasciato molto solo». La giovane andalusa si affida a Dio prima di replicare: «Quello che senti ora ha un nome, è ‘Gesù abbandonato’. Dio non ti ha abbandonato. Continua a starti accanto più vicino che mai. Ti sta mettendo alla prova e con quello che vivi ti fa una domanda, alla quale forse non hai ancora risposto: “Sei in grado di seguirmi anche nel più grande dolore?”. Lui ha scelto questa croce per te, e solo per te, per una ragione, perché vuole che tu dia testimonianza del suo amore. Vuole farti santo. Tu puoi diventare santo se accetti e accogli il dolore, se lo prendi come qualcosa che viene da Dio e non come qualcosa di tuo. Poi, senza pensarci, inizia ad amare le persone che hai più vicino a te, i tuoi genitori, la tua ragazza, i tuoi amici, facendo vedere loro che non temi la morte perché hai trovato qualcosa di prezioso che ti aiuta a vivere momento per momento, senza pensare cosa ne sarà di te domani». «Attraverso l’assistente sociale ho saputo che alcuni giorni dopo la mia visita, la sua salute è peggiorata – racconta Ana – e che ha chiesto di ricevere l’unzione degli infermi, per potersene andare in pace. Qualche tempo dopo, ho ricevuto questa lettera…». Sul palco dell’Aula Paolo VI è un giovanissimo attore a prestare la voce ad Hugo: «Ciao Ana, ti racconto qualcosa di me. Questi giorni sono stati difficili perché il cancro è avanzato più velocemente, ero più stanco, più debole, ma erano quelle le occasioni in cui dovevo amare di più. Sono state giornate difficili perché vedevo la morte sempre più vicina e questo mi spaventava un po’, ma quando succedeva, mi ricordavo che non è la morte che chiama, ma Dio: mi chiamava per andare con Lui in Paradiso, e questo mi dava la forza di sorridere, di amare. Ormai mi rimane poco tempo qui, Ana, ma devo dirti che adesso non ho paura perché so che lì starò bene. Grazie per avermi tirato fuori da quel buco profondo, per avermi ascoltato, ma soprattutto grazie per aver portato di nuovo Dio nella mia vita. Voglio che da ora tu viva per entrambi, che ti diverta per entrambi e che realizzi tutti i tuoi sogni. Io sarò sempre accanto a te e, dal Paradiso, mi prenderò cura di te ogni giorno, sarò come il tuo piccolo angelo custode. Ho dato all’assistente sociale una croce che volevo che ti consegnasse da parte mia, la porto da quando ho fatto la Prima Comunione, ma voglio che la tenga tu perché, quando la guardi, tu ti ricordi che questa è la Croce che Dio ha voluto per te che va portata con gioia e amando sempre. Ti aspetto in Paradiso, Ana». Tamara Pastorelli Fonte: www.cittanuova.it (altro…)
Ott 9, 2018 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
Nello scorso settembre, Mayur e i suoi amici hanno visitato, nell’ambito del Progetto Udisha una baraccopoli a Bhandup e una scuola a Kanjur (Mumbai). Hanno incontrato circa 110 bambini. Mayur Jayram è un insegnante di danze tradizionali indiane e, con il suo gruppo Mayur’s Dance Academy ha organizzato dei laboratori di danza per i bambini presso una scuola municipale nel quartiere della scuola di Bhandup. A conclusione, l’attesa distribuzione di cibo nutriente come latte, frutta, ecc, per la gioia dei tutti! Nei mesi scorsi, nonostante le forti piogge, noi Ragazzi per l’unità di Andheri (Mumbai), siamo andati di porta in porta per chiedere a più di 50 famiglie del nostro quartiere i giornali vecchi da vendere come carta. Abbiamo anche distribuito delle lettere indirizzate a tutti i residenti del quartiere, facendo la stessa richiesta. Molti ci hanno dato generosamente i loro giornali; altri che non ce li avevano, ci hanno voluto ugualmente aiutare offrendoci cereali e quaderni per la scuola; altri, infine, ci hanno dato dei soldi per comprare materiale scolastico per i bambini malati.
Alcuni dei genitori e amici si sono uniti a noi, sostenendo l’iniziativa anche negli aspetti più pratici. E così sono stati raccolti 383 kili di carta! L’uomo che l’ha acquistata ci ha fatto un buon prezzo e, non solo, ha voluto darci una somma in contanti “perché si tratta di una buona causa”, ci ha detto. Con il ricavato, abbiamo acquistato una grande quantità di cereali che abbiamo donato alle suore Orsoline che accudiscono i bambini malati di AIDS e le loro famiglie. Anche se è stato stancante, la felicità nei nostri cuori è stata ancora maggiore per aver fatto qualcosa di concreto. I nostri sforzi, pur modesti, sono stati un piccolo passo per contribuire al “Progetto Fame Zero” lanciato dalla FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations) e al quale siamo impegnati i Ragazzi dell’unità di tutto il mondo. Siamo molto felici che tutto sia andato bene – concludono Anu e Alvin, ragazzi per l’unità di Andheri –, ma ora vogliamo fare qualcosa di più per costruire un mondo migliore, eliminando la fame, a cominciare dal nostro vicinato.
Guarda il video di Mayur Jayram Mandavkar https://vimeo.com/275669132 (altro…)