Mag 24, 2013 | Centro internazionale, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
“Continuate a lavorare con il Cuore in azione!”. Così Papa Francesco ha esortato due emozionatissimi gen 3 – paraguaiano ed ecuadoregna – che, a nome dei circa 800 presenti all’udienza generale di mercoledì 22 maggio, gli hanno consegnato un album di foto delle numerose iniziative svolte in diverse parti del mondo. Il Papa ha iniziato a sfogliarlo soffermandosi sulle immagini ed aggiungendo che lo avrebbe guardato poi con più attenzione. Papa Francesco aveva desiderato salutare “i ragazzi del Movimento dei Focolari riuniti nel Congresso Internazionale ‘Gen 3’, che spinti dal motto ‘Un cuore in azione’ hanno seguito quest’anno la pratica delle opere di misericordia”. Nelle parole del Pontefice sull’unità, sulla comunione e sull’azione dello Spirito Santo i gen 3 hanno sperimentato grande sintonia con lo stile di vita che cercano di fare proprio; “Ho provato una felicità che non so spiegare…impressionante!”, confida uno di loro; “quello che ci ha detto combaciava esattamente con quello che ci ha sempre detto Chiara (Lubich)”, osserva un’altra. Provenienti da varie nazionalità, di età compresa tra i 9 e i 13 anni, le gen 3 danno inizio al loro Congresso domenica 19 maggio, unitamente ai gen 3 che concludono il proprio (più di 1200 in tutto), con un programma che subito punta in alto, presentando alla cittadinanza di Castelgandolfo (Italia) ed al sindaco Milvia Monachesi la “Regola d’oro” con danze e giochi. Nel pomeriggio in diretta streaming, vivono insieme un ‘a tu per tu’ con Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari. A lei presentano i contributi dal mondo al progetto “Un cuore in azione”: l’aziendina “Insaporire con un po’ d’amore” in Ungheria; non sprecare cibo nelle mense scolastiche di una città italiana; la semina di un orto in un quartiere di Los Angeles la cui frutta e verdura sarà destinata ai meno abbienti; la raccolta di scarpe per un gruppo di bambini nelle Filippine; attività per pagare le cure per un’amica ammalata in Nigeria, solo per citarne alcune.
Seguono poi le domande sul bullismo, sull’identità del gen 3, sulla sofferenza, a chi “sa mettersi nei nostri panni, e, con un po’ di esperienza sappia darci un consiglio”. Maria Voce, con determinazione, invita ad “amare, sapendo che alla radice del bullismo non c’è la forza ma la debolezza, e senza avere paura”; “nei gen 3 – afferma – ho trovato una vivacità eccezionale, una capacità di iniziative, sempre pronti a inventare modi nuovi di trasmettere l’ideale dell’unità agli altri, con una vita piena. Ma la cosa più bella è che in tutto il mondo per i e le gen 3 Gesù è veramente un amico!”; e conclude: “Chiara Lubich ha cominciato dal Vangelo, che ci chiede di fare comunione, di dare con generosità…il vostro cuore in azione vi spinge a dare l’amicizia ai bambini che sono in una casa famiglia, la vicinanza ai malati di Alzheimer, quello che avete guadagnato con le vostre attività; Gesù in cambio vi dà, vi dà, vi dà…è una gara di generosità tra voi e Gesù…per cambiare la mentalità del mondo, dove tutti vogliono avere”. Particolarmente toccante è la lettura della lettera inviata dalle gen 3 di Aleppo (Siria), che avrebbero voluto essere presenti: “Ci stiamo impegnando ad essere una irradiazione d’amore per far sì che i terroristi lascino i loro pensieri neri…abbiamo cominciato a fare dei progetti a nostra misura per i poveri che sono aumentati tantissimo, chi ha perso casa, lavoro, figli. Siamo molto contente del Time Out per la pace, grazie perché pensate a noi!” Congedandosi, Maria Voce condivide e affida a tutti i gen 3 del mondo l’impegno di questo appuntamento quotidiano: “Pregare, col Time Out, ogni giorno, e far sentire che siamo una cosa sola, a vivere insieme a loro questa situazione”.
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Mag 24, 2013 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
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Mag 10, 2013 | Cultura, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Dov’è il confine tra la vita e la morte? Come assistere un malato “fino alla fine”? Il volume offre una visione della complessità dell’argomento e dei diversi approcci. È un libro che non contiene risposte, ma aiuta chi si interroga profondamente su come assistere un malato fino agli ultimi momenti dell’esistenza, nel pieno rispetto della sua dignità. I temi di bioetica provocano facilmente contrapposizioni irriducibili, in quanto fanno riferimento ai valori fondamentali di ogni persona. Quando poi si parla di fine vita, ogni parola, ogni azione acquista un peso e una delicatezza estrema. Episodi noti della cronaca hanno posto l’opinione pubblica di fronte ad interrogativi quanto mai problematici. L’autore Valter Giantin, geriatra, docente di geriatriamedicina interna e bioetica presso la Clinica geriatrica dell’Università di Padova, è coordinatore del corso di perfezionamento “Comunicazione emotiva e relazione terapeutica” presso la stessa Università. È docente di bioetica presso la fondazione Marcianum e presidente dell’associazione di utilità e promozione sociale Panthakù. Lavora quindi quotidianamente in questo campo, con la responsabilità di prendere decisioni difficili. Dalla sua esperienza è nato questo volume che affronta il tema della nutrizione e idratazione artificiale dal punto di vista clinico, psicologico, sociologico, legale, bioetico, attraverso dati scientifici. Mettendo a confronto circa 25 autori, fa dialogare esperienze, posizioni filosofiche, casi di cronaca, professionalità diverse, dimostrando che è spesso possibile (e utile) trovare insieme la pista da seguire. Caso per caso. – Nel testo sono analizzati alcuni rilevanti casi giudiziari sull’argomento, approfondendo anche l’approccio medico-legale. – In appendice il documento del Comitato Nazionale di Bioetica sull’alimentazione ed idratazione artificiale di pazienti in stato vegetativo persistente. Il volume inaugura la collana Borderline, che affronta argomenti attuali e di frontiera (scienza e fede, new media e società, biotecnologie e umanità, cultura e bene comune) trattati con serenità e linguaggio non specialistico con l’obiettivo di far dialogare punti di vista e competenze diverse. Citta Nuova Editrice (altro…)
Apr 2, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Nel volume “Comunione, le parole nuove dell’economia”, l’economista Luigino Bruni presenta l’Economia di Comunione (EdC) attraverso alcune parole-chiave: gratuità, lavoro, impresa, cooperazione, felicità, reciprocità, fraternità e povertà. Parole che, prese insieme, richiamano alla comunione. Parole antiche che, nell’esperienza dell’EdC, prendono un diverso significato. “La comunione è la tensione profonda dell’economia e il fondamento del progetto dell’Economia di comunione, che mira a far sorgere imprese gestite con una cultura nuova, la “cultura del dare”, scrive l’autore nell’introduzione. L’EdC è un progetto economico che coinvolge oggi centinaia di imprese, ma è anche molto di più. L’Economia di comunione, infatti, incorpora anche un umanesimo. Le aziende collegate all’EdC sono imprese private, pienamente inserite nel mercato, che pur salvando la proprietà privata dei beni mettono i profitti in comune. Nella premessa al suo libro, Bruni scrive che intende raccontare il significato del vivere la comunione in economia oggi, ma anche testimoniare l’evoluzione della sua comprensione dell’EdC, così come si è dipanata nei primi anni di vita. “Ho viaggiato in vari paesi del mondo e ho avuto modo di penetrare le varie dimensioni di questo progetto, che – occorre sempre ricordarlo – nasce da una spiritualità, e quindi si colloca costitutivamente tra ‘cielo e terra’, cioè tra profezia e storia. I vari capitoli del libro sono quindi le tappe di un viaggio, ben distinte, ma legate le une con le altre: un viaggio, personale e collettivo, che ancora continua. In particolare, testimonia una nuova comprensione delle dimensioni dell’impresa, del mercato e, soprattutto, della povertà, una realtà che mi si è aperta a mano a mano che l’ho guardata nei suoi diversi aspetti quando sono andato a cercarla in varie regioni del mondo”.
Secondo l’autore “comunione” è il nome nuovo della pace. Negli anni sessanta si parlava molto di sviluppo e si sperava che, generalizzato ed esteso ai paesi fino ad allora rimasti ai margini, esso avrebbe risolto alle radici le ragioni dei conflitti e delle guerre. Oggi, dopo decenni di forte sviluppo economico, dobbiamo constatare che da solo non è sufficiente ad assicurare la pace. La crescita economica può avvenire a scapito di altri valori importanti per la convivenza civile, quali l’ambiente, la giustizia, la solidarietà. Per questo motivo l’autore è convinto che la profetica frase di Paolo VI nell’Enciclica Populorum Progressio: “Sviluppo è il nuovo nome della pace”, oggi possa essere declinata come “comunione è il nome nuovo della pace”. Senza comunione, infatti, non c’è sviluppo autentico e sostenibile, né per i singoli, né per i popoli, né per il pianeta. di Gina Perkov Fonte: EdC online (altro…)
Mar 15, 2013 | Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
“Tutto quello che fai lo devi pensare in funzione dell’altro” – racconta Micaela Gliozzi, ricercatrice farmaceutica della Calabria – “faccio ricerca preclinica, quindi non soltanto ai fini dei risultati del lavoro in sé, ma sempre proiettata al significato per chi mi sta davanti”. Felipe De Mato Miller, filosofo di Porto Alegre: “sono grato a Chiara Lubich per aver donato il suo carisma che mi ha ispirato a sviluppare dentro la mia disciplina, l’epistemologia una nuova pista di ricerca sulla dimensione relazionale e sociale della conoscenza”. Lina O’Bankien, dell’India, nel campo dell’economia, tratta spesso con il governo. Il problema della corruzione non è una sorpresa, ma “ho scoperto che posso anche io contribuire a realizzare un mondo migliore, insieme agli altri, non da sola. Di fronte a un caso evidente ho cercato di non arrendermi alla richiesta di corruzione, ma continuare a parlare col cliente fino a fargli cambiare idea. Certo, prende molto più tempo, ma alla fine siamo riusciti”. Dall’epistemologia, dunque, agli effetti sulle malattie cardiovascolari, alla lotta alla corruzione: cosa accomuna queste tre voci? Appartengono ad alcuni dei ricercatori, dottorandi, studenti, professori provenienti da ogni parte del mondo, partecipanti al convegno internazionale “Chiara Lubich Carisma Storia Cultura”, che si è svolto a Roma il 14 marzo, nel 5° anniversario dalla scomparsa di Chiara Lubich, per continuare a Castelgandolfo il 15 . E hanno in comune la scoperta di una spiritualità che può animare ogni professione e pensiero. Convenuti oltre 600 al convegno aperto all’insegna della gioia per il nuovo Papa. Si ricorda il suo appello alla fratellanza, un termine familiare ai focolarini per l’affinità con la propria missione, la fraternità racchiusa nel “che tutti siano uno” di Gesù (Gv 17,21), motivo ispiratore del Movimento. Si rendono presenti, attraverso dei messaggi, il Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, e il Card. Gianfranco Ravasi. Chiara aveva una gran passione: lo studio – si ricorda – lasciato, “mettendo i libri in soffitta” per seguire Dio e il movimento nascente. Ma il carisma a lei affidato era destinato a fiorire anche nell’aspetto culturale, come dimostrano non solo le numerose lauree, ma proprio le centinaia di studiosi qui presenti. Seppur agli inizi di questo approfondimento, come dichiarano gli organizzatori del Centro Studi del Movimento: Scuola Abbà, si iniziano a vedere i riflessi sul sapere contemporaneo: questione ambientale, economia al tempo dei beni comuni, la legge e i nodi della politica, sono gli ambiti scelti per questo giro di boa. L’attuale crisi ambientale viene illustrata dal filosofo della scienza Sergio Rondinara, essenzialmente come una crisi antropologica, destinata a risolversi, forse, quando l’uomo recupererà il significato della propria relazione con la natura, come essere-in-dono. Mentre l’economista Luigino Bruni, ha offerto una lettura dell’Economia di Comunione come nuova pagina di storia carismatica, nella quale si può superare la ‘tragedia dei beni comuni’. Quando, cioè, l’interesse individuale prevale sui beni comuni. Bruni indica nella cura della povertà, una delle piste principali da percorrere. Diritto e politica sono stati poi affrontati dalla giurista Adriana Cosseddu e dal politologo Antonio Baggio. Le radici delle riflessioni presentate nella giornata, affondano certamente in una dimensione teologica e filosofica che sono state ampliamente trattate nelle relazioni del prof. Piero Coda e della sociologa Vera Araujo. In particolare Coda ha affrontato senza veli il “centro” della dottrina di Chiara Lubich: lo sguardo su Gesù Abbandonato, “la piaga che in quegli anni [il terrore della seconda guerra mondiale e dei totalitarismi ndr] segretamente aveva attirato l’anelito di verità e giustizia di uomini e donne (Bonhoeffer, Stein, Weil) che sperimentano in tutta la loro spiegata crudezza le conseguenze tragiche di quella morte di Dio… che si rovescia ineluttabilmente nell’agonia e nella morte dell’uomo”.
Maria Voce parla con una certa emozione: tra le aule di questa università è venuta infatti in contatto per la prima volta con l’ideale di Chiara, per il quale ha deciso di giocare tutta la sua vita, e vi ritorna ora da presidente dei Focolari, la prima a succedere alla fondatrice. Parla di “cultura della resurrezione”, come amava definirla anche Chiara, una cultura frutto della ricerca dell’uomo contemporaneo: “una ricerca talvolta sofferta e oscura, simile ad una notte epocale e collettiva, della quale lei stessa ha partecipato nel suo ultimo tratto dell’esistenza terrena. Ma al tempo stesso, ricerca nella quale ha sempre saputo cogliere quelle aperture promettenti che facevano presagire il sorgere di una cultura pervasa dalla luce che, misteriosamente ma realmente, scaturisce dal passaggio attraverso la morte verso la Vita”. Sono intervenuti anche il rappresentante dell’Unesco, ambasciatore Lucio A. Savoia, alcuni accademici provenienti da università estere (Lombardi da Maracaibo, Gabriel da Vienna, Pearce da New York) e italiane (Amaldi da Milano, Scaraffia da La Sapienza di Roma). Anche il sindaco della capitale Alemanno, che nello stesso giorno 14 marzo, alla stazione della metro B1 “Libia”, ha dedicato una targa a Chiara Lubich per sottolineare il suo legame con la città eterna. Un’impressione della ricca giornata ci arriva da Brendan Leahy, neoeletto vescovo irlandese di Limerick, e componente della Scuola Abba per l’ecclesiologia. “Siamo in tanti oggi a riflettere sulla vita e la dottrina di una donna che ha avuto un carisma, di cui forse solo oggi cominciamo a capire la profondità. Riascoltando in questo contesto cose che Chiara ha detto negli anni, si sente un peso diverso, se ne colgono le implicazioni e vediamo quanto sia attuale il suo messaggio sulla chiave dell’unità: quel mistero di Gesù Abbandonato che apre Dio, apre l’uomo a noi. Stiamo entrando in una fase nuova della storia in cui il cristianesimo stesso si rinnova attraverso i carismi, verso un futuro promettente. Il negativo c’è e bisogna riconoscerlo, ma non contiene l’ultima parola”. (altro…)