«Economia e comunione. Due parole che la cultura attuale tiene ben separate e spesso considera opposte. Due parole che voi invece avete unito, raccogliendo l’invito che venticinque anni fa vi rivolse Chiara Lubich, in Brasile, quando, di fronte allo scandalo della diseguaglianza nella città di San Paolo, chiese agli imprenditori di diventare agenti di comunione».
Così papa Francesco saluta i 1200 imprenditori, giovani e studiosi convenuti per questa festa dell’Economia di Comunione, dopo 25 anni di vita: «Al vostro progetto sono da tempo sinceramente interessato».
«Voi fate vedere con la vostra vita che economia e comunione diventano più belle quando sono accostate una accanto all’altra. Più bella l’economia, certamente, ma più bella diventa anche la comunione, perché la comunione spirituale dei cuori è ancora più piena quando diventa comunione di beni, di talenti, di profitti».
Ad un auditorio estremamente attento, papa Francesco rivolge tre auguri e raccomandazioni.
Primo il denaro. «È molto importante che al cuore dell’Economia di Comunione ci sia la comunione dei vostri utili. L’Economia di Comunione è anche comunione dei profitti, dei soldi, espressione della comunione della vita». Il denaro, ha detto, «diventa idolo quando diventa il fine (…). E’ stato Gesù a dare al denaro la categoria di signore». E ancora: «Si capisce, allora, il valore etico e spirituale della vostra scelta di mettere i profitti in comune. Il modo migliore e più concreto per non fare del denaro un idolo è condividerlo con altri, soprattutto con i poveri (…). Quando condividete e donate i vostri profitti, state facendo un atto di alta spiritualità, dicendo con i fatti al denaro: tu non sei Dio, tu non sei signore, tu non sei padrone!».
Secondo la povertà. «Il principale problema etico del capitalismo è la creazione di scarti per poi cercare di nasconderli o curarli per non farli più vedere (…). Gli aerei inquinano l’atmosfera, ma con una piccola parte dei soldi del biglietto pianteranno alberi, per compensare parte del danno creato. Le società dell’azzardo finanziano campagne per curare i giocatori patologici che esse creano. E il giorno in cui le imprese di armi finanzieranno ospedali per curare i bambini mutilati dalle loro bombe, il sistema avrà raggiunto il suo culmine. Questa è l’ipocrisia!». Di fronte a questo abominio «l’Economia di Comunione, se vuole essere fedele al suo carisma, non deve soltanto curare le vittime del sistema, ma costruire un sistema dove le vittime siano sempre di meno, dove possibilmente esse non ci siano più. Finché l’economia produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata, la comunione non è ancora realizzata, la festa della fraternità universale non è piena».
Terzo il futuro. «Questi 25 anni della vostra storia dicono che la comunione e l’impresa possono stare e crescere insieme», un’esperienza limitata ancora ad un piccolo numero di imprese se confrontato al grande capitale del mondo, «ma i cambiamenti nell’ordine dello spirito e quindi della vita non sono legati ai grandi numeri. Il piccolo gregge, la lampada, una moneta, un agnello, una perla, il sale, il lievito: sono queste le immagini del Regno che incontriamo nei Vangeli. Non occorre essere in molti per cambiare la nostra storia, la nostra vita: basta che il sale e il lievito non si snaturino (…), il sale non fa il suo mestiere crescendo in quantità, anzi, troppo sale rende la pasta salata, ma salvando la sua “anima”, la sua qualità». E evocando il tempo in cui non c’erano i frigoriferi e si condivideva il lievito madre per fare nuovo pane, ha spronato gli imprenditori EdC a «non perdere il principio attivo, l’ “enzima” della comunione» mettendo in atto «la reciprocità». «La comunione non è solo divisione ma anche moltiplicazione dei beni, creazione di nuovo pane, di nuovi beni, di nuovo Bene con la maiuscola». Con un invito: «Donatela a tutti, e prima ai poveri e ai giovani (…). Il capitalismo conosce la filantropia, non la comunione».
Infine: «Queste cose voi le fate già. Ma potete condividere di più i profitti per combattere l’idolatria, cambiare le strutture per prevenire la creazione delle vittime e degli scarti; donare di più il vostro lievito per lievitare il pane di molti. Il “no” ad un’economia che uccide diventi un “sì” ad una economia che fa vivere, perché condivide, include i poveri, usa i profitti per creare comunione». «Vi auguro di continuare sulla vostra strada, con coraggio, umiltà e gioia…, continuare ad essere seme, sale e lievito di un’altra economia: l’economia del Regno, dove i ricchi sanno condividere le loro ricchezze, e i poveri sono chiamati beati».
Questa la nuova consapevolezza con cui si riparte, con gioia e rinnovato impegno.
Fonte: SIF (Servizio Informazione Focolari)
Il Papa in questo discorso si dimentica delle prime vittime dell’economia moderna: gli animali e gli ecosistemi.
Da un lato i cristiani innalzano la magnificenza del creato e dall’altro non dicono niente quando intere specie si estinguono.
Sembra quasi che sia tutta una questione tra uomini e uomini, come se Iddio ci avesse posto su una roccia arida a metterci d’accordo su mere questioni di redistributizione e uguaglianza in modo avulso dal resto della creazione, che è vista in modo subordinato all’uomo anche se specie intere si estinguono per mano umana.
Spero che i cristiani escano dal loro sonno antropocentrico il più presto possibile e non si contentino dei timidi accenni che fin’ora hanno fatto i papi alla questione ambientale.
Qualsiasi forma di “economia” anche quella di “comunione” risulta finalizzata comunque alla sola ricchezza umana dei capitali, ma l’economia vera è quella del rispetto e dell’aiuto alla natura, la quale ha già tutto quanto serve per soddisfare l’uomo in ogni sua esigenza.
Una vera redistribuzione delle ricchezze non può prescindere anche dalla vera unica ricchezza : i pianeta e le sue forme biologiche.
Agli esseri umani vanno riconsegnate le terre in usufrutto e custodia.
Un usufrutto che tenga conto che nessuna Mercedes, ma neanche nessun oggetto di ingegneria spaziale eguaglia nemmeno minimamente la grandezza ingegneristica del più piccolo moscerino del nostro pianeta!
Eco-nomia significa “nominare le cose naturali ” e fu la facoltà che dio diede ad Adamo, che si chiama linguaggio, che anche gli scienziati più atei riconoscono essere la base per la logica e la scienza.
The economy of communion could be intruduced in the system of education by way of learning by doing under two different Acts of corporate Charitable Act and cooperative company Act: Right Choice One Family Charity and Family Development Thrift and Credit Society.
Charity begins naturaly at home
grows scientifically in the schools colleges and universities
spreads in the communities leasily
Seminaries right place to initiate That all may be one