
Famiglie Nuove compie 50 anni

Chiara Lubich con Anna Maria e Danilo Zanzucchi, e Gianna Fumagalli. Foto CSC Audiovisivi
Chiara Lubich con Anna Maria e Danilo Zanzucchi, e Gianna Fumagalli. Foto CSC Audiovisivi
«Tra giochi, all’ombra delle conifere, sotto rocce, Chiara [Lubich], ai suoi parlava sempre di Dio, della vergine, della vita soprannaturale: la soprannatura era la sua natura. Conviveva sempre con il Signore: effetto della carità, di cui era, molecola su molecola, edificata. E allora quando s’andava in campagna quelle foreste alpine si trasfiguravano in cattedrali, quelle cime parevano picchi di città sante, fiori ed erbe si coloravano della presenza di angeli e di santi: tutto s’animava in Dio. Cadevano le barrire della materia. Era anche questa una forma di quella riconciliazione di sacro e di profano, per cui, eliminato il brutto, il male, il deforme, si ricuperavano d’ogni parte i valori di bellezza e di vita della natura, in tutti i suoi aspetti. I discorsi di lei, come le opere, risultavano un assiduo sgombero di detriti mortuari per ristabilire la comunicazione, per sé così semplice, della natura con la soprannatura, della materia con lo spirito, della terra col cielo. Una duplicazione dei valori dell’esistenza in terra; un aprire il valico al paradiso. Era l’estate del 1949. Quel godimento fu agevolato dall’eredità di una baita a Tonadico di Primiero, avuta da Lia [Brunet]. A farvi una villeggiatura vi salirono, nel luglio Chiara [Lubich], Foco [Igino Giordani]e le focolarine per stare un po’ sole a riposare fisicamente, dopo i lavori, per i poveri e per sé, durante l’anno. La baita era composta d’un fienile superiore, a cui s’accedeva con una scala a pioli dal piano terra, composto di una stanza con piccola cucina. Sopra si sistemarono alcune brande e un armadio tirato su con una carrucola: e fu il loro dormitorio. Foco andò all’albergo Orsinger ed ebbe occasione di parlare alla sala dei Cappuccini. Nella loro chiesa egli desiderò legarsi “corto” con un voto d’obbedienza il quale però a Chiara non apparve conforme agli usi del focolare. Propose piuttosto un patto di unità, nel senso che alla prossima Comunione eucaristica, sul nulla delle anime, Gesù in lei patteggiasse con Gesù in lui. La mattina alla messa nel comunicarsi i due fecero patteggiare Gesù con Gesù. Fu per lei l’inizio d’una serie di illuminazioni». Igino Giordani, Storia del Movimento dei Focolari, scritto inedito. (altro…)
Un progetto che è già esperienza di vita e azione sociale, un invito a costruire ponti di fraternità e contribuire a far crollare le barriere dell’indifferenza, dei pregiudizi, dell’egoismo. Nato nel 1973 da un’idea di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, il Genfest è un incontro di giovani provenienti da tutte le latitudini. Quella di Manila sarà l’11° edizione. Il Genfest si è affermato nel tempo come un grande festival di idee, pensieri e iniziative che hanno ispirato migliaia di giovani di culture, etnie e religioni diverse a cambiare e orientare la propria vita verso gli ideali della fraternità e del mondo unito. Il programma centrale si svolgerà nel World Trade Center Metro Manila, mentre tutti i workshops si svolgeranno presso l’Università “De La Salle”. BEYOND ALL BORDERS (oltre ogni frontiera), titolo della prossima edizione, vuole sottolineare i confini da superare, a livello personale e sociale, per costruire un mondo più unito e felice, per respirare, amare, lavorare e vivere con uno sguardo aperto e inclusivo. Diverse le manifestazioni artistiche e musicali, i forum, i momenti di expo previsti. Il logo del Genfest 2018 si può riassumere in una parola: essenzialità. “Less is more”, meno è meglio. In un mondo in cui la comunicazione e l’informazione sono sovrabbondanti ed eccessive, il messaggio di Manila sarà improntato alla semplicità e alla potenza che ogni parola possono portare al mondo. Per questo motivo il logo del Genfest è fatto di sole lettere e una semplice linea sotto il titolo. Un segno essenziale che ricorda di andare oltre, al di là dei confini, per sottolineare l’unica cosa che conta nella vita: andare verso tutti per arrivare insieme a realizzare la fraternità universale. Contattaci: info@y4uw.org Le iscrizioni saranno aperte a partire da ottobre 2017 Fonte: Y4UW International https://www.youtube.com/watch?v=C8NvjNYgNEc (altro…)
Può certamente dirsi un anniversario d’oro quello che oggi, 50 anni dopo, ricorda quel primo sommesso incontro, seme di impensate aperture tra il Patriarcato Ecumenico della Chiesa Ortodossa e il Movimento dei Focolari – scrivono dai focolari di Istanbul -. Poche settimane fa così si esprimeva il Metropolita Gennadios Zervos: “Fino ad oggi, quel momento non è stato adeguatamente apprezzato in tutta la sua portata” (cfr Quel dialogo voluto da Dio). Qualcosa della forza germinante di quell’incontro la si può intuire dall’attribuzione in Ottobre del primo Dottorato honoris causa in “cultura dell’unità” al Patriarca Bartolomeo da parte dell’Istituto Universitario Sophia (Loppiano, Italia). Da lì il progetto, ora già realtà, di arricchire l’offerta formativa dello stesso Istituto, con una Cattedra permanente per il dialogo tra Chiesa ortodossa e Chiesa cattolica, intitolata al Patriarca Atenagora e a Chiara Lubich. Il 13 giugno, giorno della ricorrenza, alcuni di noi si sono ritrovati spontaneamente al Fanar, la sede patriarcale. Davanti alla bellissima icona di Maria si è conclusa col Magnificat la nostra preghiera di azione di grazie: “Grandi cose ha fatto l’Onnipotente, Santo è il Suo Nome”. Ma l’oro è ancora d’obbligo per la celebrazione che è stata fatta qui ad Istanbul, nel quadro della Mariapoli locale. Se l’anno scorso Papa Francesco aveva visitato una Mariapoli, quella di Roma, quest’anno i partecipanti alla Mariapoli di Istanbul, hanno avuto la sorpresa, la gioia e l’onore di essere ospiti del Patriarca Bartolomeo. La Scuola Teologica dell’isola di Halki, con il suo splendido parco, ha fatto da cornice ad una giornata indimenticabile.
Domenica 25 giugno, i 65 ‘mariapoliti’ di diverse confessioni, nazionalità, lingue sono saliti alla sala delle udienze dove il Patriarca Bartolomeo ha tenuto il suo discorso: «Parliamo ora di una storia che ha 50 anni, di un legame spirituale molto forte tra il Patriarcato Greco e il Movimento dei Focolari. E possiamo parlare ormai di una tradizione perché il nostro predecessore Patriarca Demetrio ha continuato la relazione con Chiara e il Movimento. E noi abbiamo seguito e portato avanti per 26 anni questa tradizione. Siamo molto felici ed è una grande gioia per noi che la maggior parte degli anni di questa tradizione siano trascorsi con noi». Non siamo nuovi alle manifestazioni di affetto e di stima del Patriarca, ma questo riesce sempre a sorprenderci. L’espressione della sua gioia non è una formalità … si dice fiero della sua parte di 26 anni su 50! e aggiunge a braccio: «Ma già prima di essere patriarca , nel lavoro accanto ai miei predecessori ho servito con amore questo rapporto». E ha continuato: «Vedo che il buon Dio vi ha benedetto perché il vostro numero e il vostro servizio sono aumentati, perché con il testamento di Chiara che avete accolto, rendete servizio a tutta l’umanità con lo stesso cuore puro, con la stessa fede, con lo stesso amore, con la stessa laboriosità. […] Come la benedizione di papa Francesco, così la nostra benedizione e la nostra preghiera è sempre con voi, perché seminiate i semi della pace e dell’amore nel cuore degli uomini. Che Dio conduca sempre i vostri passi verso le buone opere».
Dopo il discorso la consegna dei doni, tra cui una foto incorniciata di Atenagora e Chiara durante uno dei loro incontri. E poi una canzone “Ama e capirai”, in diverse lingue (anche in greco), che sappiamo essere stata molto amata dal Patriarca Atenagora e che esprime l’essenza della Mariapoli: la luce che viene dall’amore vissuto. Nella sala da pranzo sottostante il Patriarca ha offerto a tutti uno squisito pranzo e la mattinata si è conclusa con foto ufficiali, selfie e momenti di dialogo in cui Bartolomeo si è intrattenuto con l’uno e con l’altro. D’oro infine l’eredità che ci lasciano il Patriarca Atenagora e Chiara, protagonisti e iniziatori del “dialogo della Carità”, “grandi ideatori del dialogo del popolo (…) iniziatori di una nuova Era ecumenica; hanno ammaestrato popoli, dando loro coraggio, forza, pazienza, fedeltà, disponibilità, amore e unità” (Metropolita Gennadios Zervos). (altro…)
T’ho trovato in tanti luoghi, Signore! T’ho sentito palpitare nel silenzio altissimo d’una chiesetta alpina, nella penombra del tabernacolo di una cattedrale vuota, nel respiro unanime d’una folla che ti ama e riempie le arcate della tua chiesa di canti e d’amore. T’ho trovato nella gioia. Ti ho parlato al di là del firmamento stellato, mentre a sera, in silenzio, tornavo dal lavoro a casa. Ti cerco e spesso ti trovo. Ma dove sempre ti trovo è nel dolore. Un dolore, un qualsiasi dolore, è come il suono della campanella che chiama la sposa di Dio alla preghiera. Quando l’ombra della croce appare, l’anima si raccoglie nel tabernacolo del suo intimo e scordando il tintinnio della campana ti “vede” e ti parla. Sei tu che mi vieni a visitare. Sono io che ti rispondo: “Eccomi Signore, te voglio, te ho voluto”. E in quest’incontro l’anima non sente il suo dolore, ma è come inebriata dal tuo amore: soffusa di te, impregnata di te: io in te, tu in me, affinché siamo uno. E poi riapro gli occhi alla vita, alla vita meno vera, divinamente agguerrita, per condurre la tua guerra. Da Chiara Lubich, “La dottrina spirituale”, Editrice Città Nuova, Roma 2006, pagg. 147-148. (altro…)
«Contemplando l’immensità dell’universo, la straordinaria bellezza della natura, la sua potenza, sono risalita spontaneamente al Creatore del tutto e ho avuto come una nuova comprensione dell’immensità di Dio. L’impressione è stata così forte e così nuova che mi sarei gettata subito in ginocchio ad adorare, a lodare, a glorificare Dio. Ho sentito un bisogno di far ciò, come se questa fosse la mia attuale vocazione. E, quasi mi si aprissero ora gli occhi, ho compreso come non mai prima, chi è colui che abbiamo scelto come ideale, o meglio colui che ha scelto noi. L’ho visto così grande, così grande, così grande che mi sembrava impossibile avesse pensato a noi. E questa impressione della sua immensità mi è rimasta in cuore per alcuni giorni. Ora il pregare così: “Sia santificato il tuo nome” o “Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo” è un’altra cosa per me: è una necessità del cuore». (Rocca di Papa, 22.1.87) «[…] contemplare magari una distesa di mare senza fine, una catena di monti altissimi, un ghiacciaio imponente o una volta del cielo punteggiata di stelle… Che maestosità! Che immensità! E, attraverso lo splendore abbagliante della natura, risalire a colui che ne è l’autore: Dio, il Re dell’universo, il Signore delle galassie, l’Infinito. […] Egli è presente dovunque: è sotto lo scintillio d’un ruscello, nello schiudersi d’un fiore, in un’alba chiara, in un rosso tramonto, su una vetta nevosa… Nelle nostre metropoli di cemento, costruite dalla mano dell’uomo tra il frastuono del mondo, raramente la natura si è salvata. Eppure, se vogliamo, basta uno squarcio di cielo azzurro scorto fra le cime dei grattacieli, per ricordarci Dio; basta un raggio di sole, che non manca di penetrare nemmeno fra le sbarre d’una prigione; basta un fiore, un prato, il volto di un bambino… […] Ciò ci aiuterà a tornare in mezzo agli uomini, dove è il nostro posto, ritemprati come senz’altro lo era Gesù quando, dopo aver pregato il Padre tutta la notte sui monti, sotto il cielo stellato, tornava fra gli uomini a fare del bene». (Mollens, 22.9.88) Da Chiara Lubich – “Cercando le cose di lassù” – Città Nuova Editrice, Roma 1992, pagg. 5 – 111,112. (altro…)