Apr 21, 2017 | Chiara Lubich, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Tutti gli anni, la primavera sboccia con qualche giorno d’anticipo rispetto al calendario, per chi ricorda Chiara Lubich. Il 14 marzo è tutto un fiorire di iniziative e appuntamenti, in ogni angolo del mondo, con caratteristiche e tonalità diverse, per ricordare la fondatrice dei Focolari, nel giorno della sua morte, o meglio della sua nascita al cielo, avvenuta nel 2008. Nel 2017 questa particolare e sentita ricorrenza si è intrecciata con un’altra, il 50esimo anniversario dalla fondazione di Famiglie Nuove, la diramazione del movimento che abbraccia 800mila famiglie di tutti i continenti che si propongono di vivere la spiritualità dell’unità e irradiare nei loro ambienti i valori della fratellanza universale. Chiara Lubich e la famiglia, un binomio fortissimo. Evidenziato dall’attenzione particolare e dal giusto risalto dato dalla fondatrice a un “disegno ardito, bellissimo, esigente”, i cui “valori immensi e preziosissimi, proiettati e applicati all’umanità, possono trasformarla in una grande famiglia”. «Qui, davanti a voi, mi sembra di vedere Gesù che guarda il mondo, guarda le turbe e ne ha pietà – aveva detto Chiara Lubich nello storico discorso di fondazione di Famiglie Nuove, il 19 luglio 1967 – perché, di tutta questa porzione di mondo, vi è stato messo sulle spalle quello più frantumato, più simile a Lui abbandonato .(…) Questa pietà non resti nel campo sentimentale ma si trasformi in opere».
Opere che oggi sono visibili: iniziative culturali, sostegno a minori, seminari per famiglie, aiuto ai separati, progetti sociali ed educativi che mettono in luce il valore antropologico e universale della famiglia all’interno della grande “famiglia umana”. La concretezza è tipica di questa “prima cellula” della società, come è stato fortemente sottolineato anche nei due Sinodi sul tema (2014-2015) i cui contenuti sono confluiti nella esortazione apostolica Amoris laetitia di Papa Francesco, di cui proprio in questi giorni ricorre il primo anniversario di pubblicazione. “La gioia dell’amore”, di cui parla il papa, è bene rappresentata nelle mille voci e nei volti delle persone e famiglie confluite dai cinque continenti a Loppiano (Italia) nel marzo scorso, per partecipare all’evento (anzi al multi evento internazionale) “FamilyHighlights”, una tre giorni per apprendere l’arte della reciprocità («La vita matrimoniale è come una barca, commentava una famiglia del Perù: se si rema da soli si fa un’enorme fatica»), e quell’“arte di amare” che dà la forza alla famiglia di rigenerare se stessa, attraverso la fiducia, il perdono, la responsabilità, la creatività, l’accoglienza, il sostegno.
L’evento di Loppiano è stato il perno attorno a cui, sia prima che dopo, si sono svolte oltre cento manifestazioni in tutto il mondo, a partire da quello inaugurale, il 27 gennaio scorso al Cairo (Egitto) e poi nei mesi successivi (alcune sono ancora in corso) a Panama, in Croazia, Italia, Uganda, Tanzania, USA, Brasile, Francia, Kenya, Panama, Lituania, Australia, Belgio, Canada, Brasile, Burundi, Singapore… dove sono state presentate esperienze concrete e seminari sui temi dell’educazione, della relazione di coppia, dell’accoglienza, storie di quotidiano e nascosto eroismo in zone di guerra, di solidarietà in situazioni difficili e verso popoli svantaggiati, insieme a workshop, spettacoli, momenti di festa o di preghiera comune. Se è difficile nominarli tutti e descrivere le caratteristiche che ogni evento ha avuto alle diverse latitudini, è impossibile non riconoscere, in questa festosa accensione di “luci per la famiglia” – quasi fossero fuochi d’artificio – accese in sinergia con altri movimenti, rappresentanti di Chiese, religioni e istituzioni civili diverse, quei “semi di comunione per l’umanità del Terzo millennio” che erano profetizzati da Chiara Lubich nel 1993. (altro…)
Apr 18, 2017 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Spiritualità
3 novembre 1955 Se la storia universale è un quinto Evangelo per l’umanità, la vicenda personale è la stessa cosa per ciascuno. Vista da Dio essa appare un disegno per riportarci dalla dispersione all’unità con Lui. Si vede allora come il distacco di persone care e la perdita di onori e posizioni siano uno sgombero di fattori umani per lasciarti solo col Solo. E allora ogni giornata assume il valore di un’avventura divina, se è servita a farti salire lungo il raggio solo – il raggio tuo – che si collega al Sole di Dio. Si dice una marcia verso la morte: ed è un progresso verso la libertà, in cima a cui ti aspetta il Padre: quindi una marcia verso la vita, che non ha mai fine. 19 dicembre 1956 La Sapienza cristiana, nel chiederci di rinunziare a noi stessi, non ci chiede una rinunzia, ma un acquisto. Accende, al posto delle ambizioni umane, un’ambizione divina. Ci suggerisce di metter Dio al posto del nostro Io; e cioè di sollevarci dal piano umano al livello divino, di fare società con la Trinità. E’ un’umiltà che opera una grandezza sterminata. Ecco perché poi, da quella vetta, il mondo appare gramo, e le ricchezze appaiono pula e le grandezze diventano rena. Rinunziare dunque a noi, per essere sempre con Dio: trasferire l’Eterno nel tempo, far della terra il Paradiso. Allora il dolore è materia prima di grandezza: la croce una scala all’Eterno Padre. 26 dicembre 1956 La vita è un’occasione unica dataci per amare. 16 ottobre 1959 Come reazione all’individualismo oggi si coltiva la vita comunitaria e si dà alla socialità un posto centrale nello studio e nell’educazione. E’ un movimento che aiuta a menarci verso il fratello e ci induce a fare la scalata verso Dio in unione, in cordata. Ma esso contiene anche un pericolo: che a furia di stare coi fratelli ci si scordi di stare con Dio. Il fratello vale come Ianua coeli: ma se dietro di Lui non si vede il Padre, si rischia di sostituire alla desolazione dell’individualismo la desolazione del gruppismo. Chi ci fa compagnia è il Padre: chi ci assiste e vivifica è Lui. Ecco perché con le delusioni che piovono ogni giorno dalla convivenza umana Egli ci ricorda che c’è pure una convivenza divina: o meglio che la comunione c’è se dal fratello si passa al Padre e dal Padre si torna al fratello. Igino Giordani (altro…)
Apr 15, 2017 | Chiara Lubich, Spiritualità
“Vieni, Signore Gesù!”. Guardando a te, l’amore, nostra vocazione, sarà senza timore. Nell’attesa della tua venuta, costruiremo bene questa vita e, appena si aprirà l’altra, ci tufferemo nell’avventura senza fine. Tu hai vinto la morte. E per questa preghiera avvertiamo che tu, sin d’ora, l’hai vinta anche in noi, nel nostro cuore. “Vieni Signore Gesù!”, sempre, in tutti noi. E la morte non sarà; tu sarai. Il Risorto sarà. E questo è già Pasqua. Auguri a tutti per una Pasqua gloriosa e senza interruzione, feconda, fecondissima per noi, per la Chiesa e per il mondo.
Chiara Lubich
Da C.LUBICH, Cercando le cose di lassù, Roma 1992, p.136. |
|
(altro…)
Apr 13, 2017 | Chiara Lubich, Chiesa, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Chi “forma i formatori”? Chi e come, in particolare, accompagna la delicata missione di seminaristi e sacerdoti nel percorso della loro formazione pastorale? Come aiutare seminaristi, diaconi e sacerdoti ad essere “ministri capaci di riscaldare il cuore alla gente, di camminare nella notte con loro, di dialogare con le loro illusioni e delusioni, di ricomporre le loro disintegrazioni?” (Discorso del Papa ai vescovi del Brasile, 27 luglio 2013) Domande di senso per tutte le comunità cristiane che interrogarono già il Concilio Vaticano II, aprendo ed esortando alla creazione di scuole che formassero alla spiritualità di comunione. Storia. Nel 1966 nasce a Grottaferrata (Roma) la Scuola sacerdotale del Movimento dei Focolari, trasferita poi nel 1974 a Frascati, quindi stabilizzatasi nel 1984 nella cittadella internazionale di Loppiano, oggi con il nome di Centro di spiritualità Vinea Mea. L’intento è quello di offrire una formazione unificata per sacerdoti, diaconi e seminaristi che metta al centro la fraternità vissuta. Una scuola di vita per uomini chiamati da tutto il mondo ad annunciare il Vangelo, per formarsi ad una vita di comunione con i propri vescovi, con gli altri sacerdoti, con i laici delle rispettive parrocchie, con uomini e donne di ogni credo e cultura, secondo l’augurio che Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, fece nel 1966 ai partecipanti a Grottaferrata: «… Saper posporre tutto, svestirsi di ogni pretesa di potere, per assicurare la presenza di Gesù fra loro, vivendo come bambini il Regno di Dio. In questo modo [nascerà]una pastorale “nuova” e dei sacerdoti “nuovi”: sacerdoti-Cristo per l’umanità, pronti a dare la vita per tutti». In sintonia con quanto Papa Francesco più volte ha ribadito oggi ai sacerdoti: di uscire verso le “periferie esistenziali”. Dal 1966 ad oggi, sotto la guida di tanti sacerdoti a cominciare da don Silvano Cola, sono stati formati più di 4.000 sacerdoti e seminaristi tra i 20 e i 75 anni, di chiese diverse e da una sessantina di Paesi da ogni parte del globo. Un’esperienza che, per l’impegno nel vivere ogni giorno l’amore evangelico, vuole essere un’esperienza che forma “sacerdoti di comunione” al servizio degli altri.
Riaperta ad ottobre 2013 dopo quasi due anni di ristrutturazione, il Centro di Spiritualità accoglie la sfida di coniugare antico e moderno, dimensione comunitaria e tradizione secolare della chiesa, tanto nelle modalità di formazione della comunità quanto nell’architettura stessa. “Vinea Mea – spiega don Imre Kiss, attuale responsabile del Centro – offre una formazione permanente alla luce della spiritualità di comunione del Movimento dei Focolari. La scuola, della durata di un anno, prevede corsi di spiritualità, teologia, antropologia, ecclesiologia, oltre a laboratori su tematiche di attualità (giovani, famiglia, comunicazione, dialogo con culture e religioni). Attraverso la condivisione della vita in piccole comunità, punta a rispondere all’esigenza espressa da molti sacerdoti di sperimentare nel concreto una spiritualità fondata sulla comunione, per poi trasmetterla agli uomini e alle donne del nostro tempo”. Il Centro opera in sinergia con simili strutture in altrettante cittadelle del Movimento dei Focolari: in Polonia, Germania, Kenya, Brasile, Filippine, Argentina. Promuove spesso, inoltre, corsi e workshop annuali rivolti a educatori nei seminari per sostenere e diffondere uno stile di vita sacerdotale fondato sulla comunione. Lo scorso novembre 2016, il Centro Vinea Mea ha concorso ad inaugurare il Centro Evangelii Gaudium (CEG): progettata e realizzata in collaborazione con l’Istituto Universitario Sophia, costituisce un proposta in risposta all’invito del Papa di dare un nuovo slancio all’opera di rinnovamento necessaria alla nuova tappa di evangelizzazione della Chiesa, chiamata ad uscire verso le periferie esistenziali del nostro tempo. Una delle prime iniziative del CEG è il corso di approfondimento sull’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, organizzato dal Centro di spiritualità Vinea Mea. Fonte: Loppiano online (altro…)
Apr 9, 2017 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
In Gesù l’uomo si trova a partecipare della vita stessa trinitaria, della vita sociale di Dio. Questa socialità soprannaturale, che la vita della grazia porterà agli uomini, non distruggerà però la vita naturale. Vi sarà invece fra le due un meraviglioso intreccio. La socialità soprannaturale, la grazia, darà origine e permetterà una vita sociale anche naturalmente perfetta, giacché Cristo fonderà la Chiesa visibile. […] Ma qual è il punto di passaggio da Cristo alla Chiesa? Come si passa dalla presenza spirituale dell’umanità in Cristo alla presenza di Cristo nell’umanità? Per comprendere bene ciò, occorre contemplare la natura umana di Gesù, prima della sua morte e dopo la sua risurrezione. Occorre meditare sulla sua carne individua, ma che dopo l’esaltazione diventa vivificante. […] Prima della crocifissione, il raggio di azione dell’umanità di Cristo è circoscritto dai limiti della sua carne, passibile e mortale; con la sua morte e la risurrezione, essa diventa spirito vivificante. […] Per questo, il giorno glorioso della Domenica di Pasqua, quando lo Spirito penetra e illumina ogni parte del corpo di Gesù, anche la Chiesa riceve lo Spirito Santo: essa diventa il Corpo di Cristo. Si può dire: Cristo ha seminato un corpo particolare e risuscita Corpo mistico, risuscita Chiesa. Il mistero della socialità umana riaffiora perciò con evidenza anche in questi avvenimenti meravigliosi. Cristo, poiché volle essere membro della comunità umana, diventò Capo di essa. Per questo, patendo sulla croce, riscatta il genere umano, poiché esso è racchiuso spiritualmente in lui, e anche la sua carne individua, per mezzo della quale egli, appunto assumendola, aveva voluto operare la redenzione, acquista certe dimensioni dell’infinito: viene spiritualizzata e diventa l’immagine stessa della nuova umanità tutta. Quella carne che fu per l’uomo principio di limitazione, è per Gesù, dopo la risurrezione, principio di universalizzazione di vita. […] L’espressione «Corpo mistico di Cristo», con una significazione più precisa e determinata, indica la Chiesa, che continua qui in terra l’opera di Gesù stesso. […] Cristo, Figlio di Dio, era vero uomo, era perfetto uomo, così il Corpo mistico è pienamente umano, perfettamente umano, oltre che divino. L’incarnazione sta proseguendo quotidianamente la sua opera, sino alla fine dei secoli, nella Chiesa visibile. Pasquale Foresi Dal volume: Pasquale Foresi, “Teologia della Socialità”, Città Nuova 1963, pag.85 (altro…)
Apr 7, 2017 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Luigina (20 anni)
Alle volte, ascoltando la storia di una persona, si ha l’impressione di ammirare l’affresco di un’intera epoca. È il caso di Luigina Nicolodi. Trentina, occhi azzurri, classe 1925. Una donna minuta, forte e luminosa, come i folti capelli bianchi che le incorniciano il volto. Luigina, che attualmente vive a Roma, ha da poco affidato il racconto della propria vita alle pagine di un libro, edito da Città Nuova, “Sarai tutta nuova”. La mia vita con Chiara Lubich. Il Novecento che Luigina percorre è un secolo di contraddizioni, guerre, tensioni fratricide, che attraversano, scuotendole, le grandi potenze mondiali e l’Europa. «Dopo un’infanzia serena, tutta giochi» sboccia alla giovinezza proprio mentre si addensano le nubi premonitici di una nuova guerra. Il 5 maggio 1936 le truppe italiane conquistano Addis Abeba. Migliaia di italiani si trasferiscono in Etiopia attratti dalle possibilità del nuovo mercato. Tra questi la famiglia di Luigina. Nel giugno 1940 il secondo conflitto mondiale entra in casa Nicolodi: «Mio padre, come tutti gli uomini validi, fu subito richiamato alle armi e chiuse l’officina». Arruolato, combatte, viene fatto prigioniero e destinato a un campo di prigionia. Il resto della famiglia, persi tutti gli averi, è destinato a un’odissea di rimpatrio nella città natale, dove vive nell’incertezza, sotto il sibilo continuo delle bombe. Luigina si occupa delle pratiche mutualistiche degli agricoltori e tocca da vicino le condizioni di sfruttamento in cui vivono. Nel 1945, la vigilia di Natale, «come un cappotto appeso a un attaccapanni», il padre, irriconoscibile, piegato da cinque anni di guerra e campi di concentramento, riappare.
Intanto, tra le rovine di una città fumante di bombardamenti, nasce la prima comunità focolarina. Nel 1947, invitata da una conoscente, avviene l’incontro con Chiara Lubich. «Avevo sempre considerato – racconta lei stessa – che Dio fosse lontano, lassù, nell’alto dei cieli. Per me tra la terra e il cielo c’era una distanza enorme, con qualcosa di grigio e di opaco, come nuvole o tendaggi frammezzo, che si sovrapponevano. Alle parole di quella giovane, mi pareva che un’infinità di coltri si scostasse misteriosamente da una parte e dall’altra come un sipario che si apre». Il piccolo appartamento al numero 2 di piazza Cappuccini, a Trento, diventa il cuore di un gruppo sempre più numeroso. Decine, poi centinaia di persone attratte da un modo nuovo di vivere secondo la logica del Vangelo. Luigina è la sedicesima compagna di avventura di Chiara a entrare a vivere stabilmente, nel 1948, nel “focolare”, lasciando decisamente alle spalle prospettive di vita più sicure e consone per l’epoca. Un giorno, mentre osservavano, dalla finestra, degli operai intenti a scavare le fondamenta di una casa, Chiara si rivolge a Luigina, paragonando quel lavoro allo scavo delle anime, per «scalfirle, farvi penetrare Dio e farvelo rimanere». È questo, in sintesi, il lavoro cui Luigina si dedica da allora: la costruzione di un’altra casa, quella di Dio nell’anima delle persone. 
Luigina Nicolodi e Chiara Lubich 1995
Dalle montagne di Tonadico, a Trento, poi a Milano, quindi a Torino, Roma, Bolzano, Trieste, Luigina, con la sua proverbiale semplicità e schiettezza, è testimone del diffondersi di una spiritualità nuova in seno alla Chiesa. A Trieste, terra di confine con la Yugoslavia, compie continui viaggi “oltrecortina”. Un giorno, «per non rischiare di essere scoperti e denunciati dagli “angeli custodi” onnipresenti della polizia, invece di ritrovarci nel luogo già convenuto, ci riunimmo in una lontana chiesina abbandonata. Fu nel suo squallore che annunciai la nostra rivoluzionaria scoperta del Vangelo». Dopo gli anni giovanili e l’epoca degli inizi sorprendenti, Luigina per tanti anni offre il suo contributo presso il Centro Internazionale di Rocca di Papa, accanto a don Foresi, primo copresidente del Movimento, poi nella vicina zona dei “Castelli romani”. Nel 1995, l’incontro con una malattia grave («presi atto che era spazzatura tutto ciò a cui il mondo dà valore e un guadagno invece stare più vicina a Gesù»), da cui guarisce pienamente. L’avventura di Luigina, compagna “della prima ora” di Chiara Lubich, continua preziosa. Tutte le citazioni sono tratte da “Sarai tutta nuova”. La mia vita con Chiara Lubich, Città nuova, febbraio 2017.
(altro…)