Nov 16, 2016 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità

Arooj Javed. Foto © Fabio Bertagnin – CSC Audiovisivi
«I giovani oggi aspirano a diventare cittadini del mondo e noi, aspiriamo ad un mondo unito». A fine giornata, questa dichiarazione di Arooj Javed, giovane studentessa in relazioni internazionali, ha riassunto le speranze, gli obiettivi fissati da New Humanity (Ong dei Focolari presso l’ONU). Perché, questo anniversario dei 20 anni della consegna del premio per l’educazione alla pace a Chiara Lubich non aveva nulla di nostalgico. Le recenti elezioni americane, la tragedia dei rifugiati, le minacce climatiche, la disuguaglianza crescente, i mercati dominati dall’avidità…; questa attualità drammatica evocata nei diversi interventi giustificava appieno il titolo scelto per il simposio: “Reinventare la pace”. Cioè in che modo, a partire dalla Spiritualità comunitaria del Movimento dei Focolari, “trovare nuove risposte” al “volto duro e angoscioso di nuove situazioni di guerra”, ha detto Jesús Morán, copresidente del Movimento. Diverse parole chiave hanno così illuminato le riflessioni: laboratori interculturali, fraternità universale, solidarietà interreligiosa, arte del “vivere insieme” e, soprattutto, educazione al dialogo e alla pace. 
Enrico Letta. Foto © Fabio Bertagnin – CSC Audiovisivi
«Dobbiamo dialogare come in un’orchestra, dove ogni strumento deve suonare in armonia con tutti gli altri, creando una sinfonia», dirà con linguaggio poetico mons. Francesco Follo, osservatore permanente della Santa Sede presso l’UNESCO. Enrico Letta, presidente dell’Istituto Jacques Delors ed ex presidente del Consiglio dei Ministri italiano, affermerà: «Per dialogare occorre la consapevolezza che siamo tutti minoranze su questa terra […] Se seguiamo la freschezza dei giovani e la loro apertura mentale, capiamo che l’educazione al dialogo rimane la nostra missione fondamentale». Nella dichiarazione finale, tra le proposte, una molto concreta: «Fornire agli Stati membri percorsi di formazione per gli insegnanti sull’arte del vivere insieme». 
Francesco Follo, osservatore permanente della Santa Sede presso l’UNESCO. Foto © Fabio Bertagnin – CSC Audiovisivi
Papa Francesco – che ha inviato un messaggio – ha parlato recentemente di una “terza guerra mondiale a pezzi”. Questa guerra «chiama in risposta una pace anch’essa costruita “a pezzi”, fatta di piccoli passi, di azioni concrete. Ognuno ha il proprio ruolo, la propria responsabilità. La pace non è una promessa, è uno sforzo, una scelta. È un invito a tutti noi che siamo qui e a coloro che ci seguono nel mondo intero, ad armarci di pace…», ha dichiarato nel suo discorso letto da Catherine Belzung, Maria Voce, presidente dei Focolari, assente per motivi di salute. Diversi video hanno illustrato tante opere di pace in diverse parti del mondo che ci permettono di sperare. La presentazione di alcune esperienze in atto ha dimostrato quanto “la pace non sia solo una teoria, un sogno, ma un modello”, come: l’associazione delle donne cristiane e musulmane Koz Kazak, al Cairo (Egitto) diventate “come sorelle” tra loro, le 40 imprese dell’economia di comunione in Africa, la presenza di una comunità dei Focolari ad Aleppo (Siria) che offre uno spazio per la condivisione alla popolazione martoriata, la scuola Santa Maria a Recife (Brasile), dove si vive la reciprocità tra scuola e famiglie. Tante piccole pietre poste al servizio della costruzione di una cultura di pace. Da Parigi, Chantal Joly Rivedi la diretta Messaggio del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella (altro…)
Nov 15, 2016 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
«L’oggi della storia ci presenta in modo incalzante l’immagine di un mondo lacerato da conflitti di ogni genere, di muri che si ergono, di migranti e di rifugiati che fuggono dalla miseria e dalla guerra, di egoismi politici che si fronteggiano incuranti delle ricadute umane». Così descrive Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, l’odierno scenario mondiale in un intervento che, impossibilitata ad essere presente, viene letto da Catherine Belzung. Scenario sintetizzato da papa Francesco – ricorda la presidente – «nell’espressione di “terza guerra mondiale a pezzi”. Una violenza non convenzionale, ubiqua e pervasiva, difficile da sconfiggere con gli strumenti sinora utilizzati. […] Sono conflitti che possono essere risolti solo con un impegno corale, non solo della comunità internazionale, ma della comunità umana mondiale. Nessuno può sentirsi escluso da questa azione: essa deve passare nelle nostre strade, nei luoghi del lavoro, dell’istruzione e della formazione, dello sport e del divertimento, delle comunicazioni, del culto. Alla “guerra mondiale a pezzi” si risponde con una pace mondiale fatta anch’essa di “singoli pezzi”, di piccoli passi, di gesti concreti. Tutti hanno un ruolo, ognuno ha una responsabilità». Maria Voce sottolinea l’impegno delle organizzazioni internazionali, della società civile, di associazioni e movimenti. Come quello che lei stessa rappresenta e che attinge ad un’esperienza di oltre settant’anni di lavoro per l’unità e per la pace iniziato da Chiara Lubich e portato avanti nei più diversi crocevia del pianeta in un dialogo a tutto campo nel mondo cristiano, con altre religioni, con persone di convinzioni non religiose. Un dialogo «basato sull’accoglienza delle persone, sul comprendere profondamente le loro scelte, le loro idee, valorizzando il bello, il positivo, quello che ci può essere di comune, che può formare dei legami».

Catherine Belzung legge il discorso di Maria Voce
«È la fraternità – afferma Maria Voce citando Chiara Lubich – che può far fiorire progetti ed azioni nel complesso tessuto politico, economico, culturale e sociale del nostro mondo. È la fraternità che fa uscire dall’isolamento e apre la porta dello sviluppo ai popoli che ne sono ancora esclusi. È la fraternità che indica come risolvere pacificamente i dissidi e che relega la guerra ai libri di storia. È per la fraternità vissuta che si può sognare e persino sperare in una qualche comunione dei beni fra paesi ricchi e poveri, dato che lo scandaloso squilibrio oggi esistente nel mondo è una delle cause principali del terrorismo. Il profondo bisogno di pace che l’umanità esprime dice che la fraternità non è solo un valore, non è solo un metodo, ma un paradigma globale di sviluppo politico». «Su queste basi – prosegue Maria Voce – è possibile ripensare la pace, anzi è possibile reinventarla». E ne enumera ambiti e significati: innanzitutto impegnarsi a fondo sul dialogo; realizzare progetti politici che non siano condizionati da interessi di parte; abbattere il muro dell’indifferenza e ridurre le disuguaglianze; promuovere una cultura della legalità; avere a cuore la salvaguardia del creato. «Reinventare la pace significa amare il nemico […], significa perdonare. Il perdono non è contrario alla giustizia internazionale, ma offre la possibilità di riavviare i rapporti su nuove basi. […] Per questo è necessaria una profonda operazione culturale. Occorre investire sulla cultura e sull’istruzione, come raccomanda questa Istituzione. […] Infine, reinventare la pace significa amare la patria altrui come la propria, il popolo, l’etnia, la cultura altrui come i propri». Leggi il testo integrale (altro…)
Nov 15, 2016 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Segui la diretta online (ore 10-13 e 15-18, di Parigi).
Nel primo anniversario dei tragici attentati terroristici a Parigi, la sede dell’UNESCO accoglie l’evento “Reinventare la pace”. Il Movimento dei Focolari, in collaborazione con la Direzione Generale dell’UNESCO e l’Osservatore Permanente della Santa Sede, nel 20° anniversario del premio “Per l’educazione alla pace” assegnato a Chiara Lubich, darà voce all’impegno deciso, creativo e diffuso in molte aree della terra di percorrere nuove strade per costruire la pace e la fratellanza. Si tratta dell’incontro quotidiano tra culture e religioni, che nelle parole della presidente dei Focolari Maria Voce all’ONU nell’aprile del 2015, «non si limita alla tolleranza o al semplice riconoscimento della diversità», ma «va oltre la pur fondamentale riconciliazione, e crea, per così dire, una nuova identità, più ampia, comune e condivisa. È un dialogo fattivo, che coinvolge persone delle più varie convinzioni, anche non religiose, e spinge a guardare ai bisogni concreti». E riferendosi all’impegno in atto anche in contesti colpiti da gravissime crisi, Maria Voce affermava che «oggi non è il tempo delle mezze misure. Se c’è un estremismo della violenza, ad esso (…) si risponde con altrettanta radicalità, ma in modo strutturalmente diverso, cioè con l’estremismo del dialogo! Un dialogo che richiede il massimo di coinvolgimento, che è rischioso, esigente, sfidante, che punta a recidere le radici dell’incomprensione, della paura, del risentimento». Il programma dell’evento sarà introdotto da Marco Desalvo, Presidente di New Humanity (ONG del Movimento dei Focolari presso l’ONU) e da un Rappresentante dell’UNESCO. Seguiranno i saluti di Mons. Francesco Follo, Osservatore permanente della Santa Sede e il contributo di Jesús Morán, copresidente dei Focolari. La sessione verrà conclusa dall’intervento di Maria Voce che svilupperà il tema: “Reinventare la pace”. La seconda sessione della mattina, corredata da contenuti multimediali, sarà interdisciplinare ed intergenerazionale. Partendo da testimonianze concrete a favore dell’unità e della pace verranno indicate delle piste operative in cinque brevi panel: Peace is Education; Peace is an Asset; Peace is Right; Peace is Green; Peace is Art. La sessione del pomeriggio: “Quale dialogo in un mondo diviso?”, aperta dalla prolusione di Enrico Letta, Presidente dell’Istituto Jacques Delors, si focalizzerà su alcune idee forza su cui poggiare un progetto per un nuovo umanesimo nel cammino verso la civiltà dell’unità. Due gli argomenti su cui verterà il confronto. Il primo: “Religioni: problema o risorsa per la pace?”, moderato da Rita Moussallem, co-responsabile del Centro per il dialogo interreligioso del Movimento dei Focolari, avrà come relatori Adnane Ben Abdelmajid Mokrani, Pontificio Istituto di Studi Arabi, Italia; Fabio Petito, Relazioni internazionali alla Sussex University, Regno Unito; Léonce Bekemans, economista e specialista in Studi Europei alla “Chaire Jean Monnet”, Italia. Il secondo: “Politica ed economia nel disordine internazionale”, da Pál Tóth, Istituto Universitario Sophia, Italia, vedrà confrontarsi Pasquale Ferrara, Ambasciatore d’Italia in Algeria; Silvia Costa, Presidente della Commissione Cultura del Parlamento Europeo; Damien Kattar, già Ministro delle Finanze del Libano. Fonte: Comunicato stampa (SIF) Scarica il programma Leggi l’intervento di Chiara Lubich del 17 dicembre 1996 (altro…)
Nov 12, 2016 | Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Un centinaio di partecipanti di 14 paesi europei (dal Portogallo alla Russia), tre giorni intensi di comunione, presenti imprenditori degli inizi dell’Economia di comunione (EdC), giovani imprenditori, studenti ed economisti. «Il convegno è iniziato con la mostra del pittore francese Michel Pochet su “Dio Misericordia” – raccontano gli organizzatori –. Le sue opere d’arte hanno fatto da cornice durante tutto l’incontro. In particolare i dipinti del “Buon Pastore” e del “Buon Samaritano” hanno ispirato gli imprenditori a voler diventare, nella loro impresa e ambienti di lavoro, ciò che quei dipinti rappresentano». «Sono venuto per sapere di più sull’EdC. Ero piuttosto critico, ma in questi giorni ho capito cosa significa: prendersi cura degli altri, anche nel lavoro. Si tratta di costruire dei rapporti fra le persone. Mi ha fatto molto bene incontrarmi con tutti voi. È forte vedere che gli imprenditori dell’Economia di comunione sono altruisti, che siete quelli che vi occupate dei bisogni degli altri. Spero di diventare in breve uno di voi». È l’impressione a caldo di Federico (Italia), studente di management.
Tre giorni di intensa comunione. Tra gli interventi, quello dell’economista svizzero Luca Crivelli sulle nuove forme di Social Business, traendone spunti di interesse per l’EdC a 25 anni dal suo inizio; di Anouk Grevin, Docente all’Università di Nantes e all’Istituto Universitario Sophia, sul «dono e la gratuità nell’azienda, puntando ad avere sguardi di misericordia in grado di “vedere” il dono nel lavoro dei propri collaboratori, di “riconoscerlo”, di “ringraziarlo” per un atto libero che nessuno può comprare. Sguardi di misericordia in grado di porre ciascuno in condizione di dare il meglio di sé, perché sente la fiducia dell’altro e riesce ad esprimersi senza paura di sbagliare»; e di Herbert Lauenroth, esperto in intercultura presso il Centro ecumenico di Ottmaring (Augsburg), sulla misericordia applicata alla vita economica e politica. Un imprenditore dell’Inghilterra al suo primo incontro EdC, diceva: «Una cosa che voi avete e che potete donare a quanti lottano per un mondo migliore ma che magari non vedono la luce, è la vostra gioia. È una cosa incredibile! Un vero capitale spirituale». E Peter, giovane della Serbia: «Sono venuto pensando che poteva essere una perdita di tempo. Ma ho trovato gente aperta, ogni dialogo è stato importante per me. Porto via un grande beneficio da questo incontro».
Il prof. Luigino Bruni, coordinatore mondiale del progetto EdC, ha ricordato i tempi della vita di Chiara Lubich a Trento, con il primo gruppo di focolarine, che invitavano i poveri a pranzo nella loro casa, «usando le tovaglie e le stoviglie più belle», sottolineando che «il nostro primo modo di curare la povertà, prima ancora di donare gli utili, è portarla dentro casa, nelle nostre aziende, e amarla con “gesti di bellezza”». Un’altra sfida individuata “per arrivare vivi al 50° dell’Economia di comunione”, riguarda le imprese. «È evidente a tutti che la comunione nelle imprese deve trovare nuove espressioni più visibili e radicali – afferma–, coinvolgendo la “governance” e soprattutto i diritti di proprietà. Finora abbiamo puntato sulla cultura e sulle motivazioni degli imprenditori, ma è sempre più evidente in un’economia in grande cambiamento che le imprese non coincidono con gli imprenditori». Ed ha aggiunto: «Uno dei punti di forza dell’EdC di questi anni, della sua resilienza, è che ha respirato con tutto il corpo. Non ha avuto delle singole persone a guidarla, ma tanti membri attivi. L’EdC è forte quando in ogni lavoratore dell’impresa c’è la stessa energia». In sintesi, ha concluso Bruni: «Abbiamo preso coscienza che l’EdC in Europa è ancora viva dopo 25 anni, che continua a portare frutto, a svilupparsi in nuovi ambienti e regioni. Significativa è stata la presenza delle prime imprese in Russia, e del nuovo incubatore di imprese in Portogallo: quell’Europa dall’Atlantico agli Urali che tutti sogniamo. Inoltre è un’EdC giovane, aperta (molti leader dell’EdC non vengono dal Movimento dei Focolari) e con tanta voglia di futuro». Servizio fotografico su Flickr: Foto gallery Il prossimo appuntamento è previsto per il 2017 in Belgio. (altro…)
Nov 10, 2016 | Chiara Lubich
Rivedi la diretta – programma del mattino https://youtu.be/pD15PSa38T0 Rivedi la diretta – programma del pomeriggio https://youtu.be/oeo7HwgcM1Q
Messaggio di Papa Francesco Messaggio del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella
DISCORSI UFFICIALI
Servizio Informazione Focolari – SIF Comunicato stampa – 09/11/2016 Comunicato stampa – 26/10/2016 Programma dell’evento: “Reinventare la pace” – Programma New Humanity: “Reinventare la pace” – Dichiarazione
Chiara Lubich, 17/12/1996: Discorso all’UNESCO (altro…)
Nov 6, 2016 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
«Poiché le guerre hanno origine nello spirito degli uomini, è nello spirito degli uomini che si debbono innalzare le difese della pace». Così recita il preambolo dell’atto costitutivo dell’Unesco, presso la cui sede, a Parigi, il prossimo 15 novembre, si ricorda Chiara Lubich e l’impegno del Movimento dei Focolari per la pace. Proponiamo dagli scritti di Igino Giordani (protagonista di due guerre) alcuni pensieri sulla pace: «Le ferite sociali si chiamano guerre, dissidi; e lacerano il tessuto sociale con piaghe che a volte sembrano non marginabili. L’anima antica, nelle ore migliori, sospirava la pace. “si vis pacem, para bellum” [se vuoi la pace prepara la guerra], dicevano i romani; ma nello spirito evangelico è vera pace non quella procurata dalla guerra, ma quella germinata da una disposizione pacifica, da una concordia d’animi. Non si fa male per avere bene. “Se vuoi la pace, prepara la pace”. Anche qui si rinnova, costruendo alla pace, per piattaforma, non le armi, fatte per uccidere, ma la carità, fatta per vivificare. La carità, movendosi, genera fraternità, eguaglianza, unità, ed elimina invidie, superbie e discordie, tenendo a raccogliere gli uomini in una famiglia di una sola mente. La vita umana è sacra. Non uccidere! Non vendicarti ! Ama il nemico. Niente taglione… L’umanità che ha seguito Cristo ha inteso nel Vangelo il messaggio angelico cantato nella notte della sua nascita: “Pace in terra”. Basta che ci sia uno che ami la pace. Condizione prima delle relazioni. Gesù opponeva a generali ed eroi insanguinati gli eroi pacifici, vittoriosi su sé stessi, suscitatori di pace con sé, coi cittadini, coi forestieri; creava un eroismo nuovo e più arduo; quello di evitare la guerra sotto tutte le sue forme, spezzandone continuamente la dialettica con il perdono e la remissione. Questa pace è frutto di carità, quella per cui ci è imposto di amare anche i nemici, anche i calunniatori: essa impedisce le rotture, o le ripara. In regime d’amore la discordia è un assurdo, un rinnegamento; e chi lo provoca, si mette senz’altro fuori dello spirito di Cristo, e fuori resta sino a che non restaura la concordia». Igino Giordani, Il messaggio sociale del cristianesimo, Editrice Città Nuova, Roma (1935) 1966 pp. 360-368 (altro…)